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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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1891, che porta in primo piano la questione <strong>sociale</strong> e la necessità, per il cristiano, di impegnarsi<br />

per il miglioramento delle condizioni di vita delle classi più povere. Il giornale diventa così uno<br />

strumento importantissimo di quel movimento <strong>sociale</strong> cattolico che, ispirandosi alla <strong>dottrina</strong><br />

<strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>, ha tanto contribuito al miglioramento delle condizioni materiali e spirituali di<br />

vita tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX.<br />

Da più parti è stato sottolineato come la storia dei settimanali cattolici coincida con la storia<br />

del movimento cattolico e rifletta la preoccupazione per una pedagogia cristiana e insieme<br />

l’esigenza di un impegno concreto di solidarietà (impegno che si è tradotto, per esempio, nel<br />

tessuto delle strutture cooperativistiche e nella costituzione delle casse rurali, con cui i cattolici<br />

impegnati nel <strong>sociale</strong> hanno contribuito a far fronte ai disagi e ai cambiamenti introdotti<br />

dall’industrializzazione). G. Garancini sottolinea, a questo proposito, in un intervento sul volume<br />

per i 25 anni <strong>della</strong> Fisc dal titolo Informazione e territorio, che i modelli culturali fondamentali di<br />

fine ’800, imperniati sulla dimensione del pluralismo, erano tre: il modello liberale, basato su un<br />

pluralismo concorrenziale; il modello social-marxista, sostenitore di un pluralismo conflittuale; il<br />

modello cattolico, fondato su una tradizione popolare di autonomie locali, fautore di un pluralismo<br />

organico.<br />

Nella Centesimus annus, del 1991, si riassumono e si esplicitano i principi che devono guidare<br />

l’operato dei giornalisti e dei mezzi di comunicazione di ispirazione cattolica, nella direzione di<br />

quella formazione <strong>sociale</strong> che così intensamente ha caratterizzato la stampa cattolica delle<br />

origini. I due principi fondamentali sono quelli <strong>della</strong> solidarietà <strong>sociale</strong> e <strong>della</strong> sussidiarietà, alla<br />

luce dell’idea centrale <strong>della</strong> dignità <strong>della</strong> persona umana (una dignità che rispetta la verità <strong>della</strong><br />

persona come essere relazionale, aperto agli altri): una solidarietà territoriale, centrata<br />

sull’impegno a rispondere ai bisogni realmente emergenti, e una sussidiarietà che stabilisce<br />

l’intervento delle istituzioni a sostegno dell’iniziativa <strong>sociale</strong>.<br />

La stampa cattolica, e questo è il secondo punto da sottolineare, si fa fin dall’inizio portavoce<br />

di un impegno consapevole di traduzione dei valori cattolici in una rete di attività <strong>sociali</strong> e di carità<br />

operante e operosa: una impostazione fedele e intransigente sui principi, ma appassionata e<br />

coinvolta nella pratica, che il card. Martini ha definito «carità politica». Un impegno<br />

inscindibilmente legato a quella realtà (locale, territoriale) in cui l’azione dei cattolici si sviluppa, e<br />

rispetto alla quale la stampa cattolica fa da punto di riferimento. L’impegno, soprattutto dei<br />

settimanali cattolici, per le culture locali è ben lontano dal particolarismo, poiché l’attenzione è<br />

costante nel richiamare, accanto alla dignità e alla ricchezza che nella dimensione locale si<br />

sviluppano, il collegamento e i comuni valori di cui le diverse realtà locali si nutrono. Una<br />

dimensione locale che nella Centesimus annus viene definita come «la soggettività <strong>della</strong><br />

società».<br />

La capacità di elaborare una cultura del territorio, rispettosa delle realtà, dei soggetti, <strong>della</strong><br />

cronaca ma anche in grado di rileggere tutto ciò alla luce <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> è una<br />

sfida che tutti i media cattolici, non solo la stampa, devono raccogliere dopo un periodo di crisi dei<br />

valori (si pensi alle critiche alle «metanarrazioni totalizzanti» mosse dalla corrente culturale,<br />

dominante negli anni ’80, del postmodernismo) e di eccessiva sudditanza da paradigmi culturali<br />

molto lontani dal messaggio cristiano che ha investito la società nel suo complesso e che tuttora è<br />

dominante.<br />

Una sfida che, insieme alla formazione e alla partecipazione sempre più attiva dei cattolici nei<br />

diversi settori <strong>della</strong> comunicazione, va raccolta perché la più autentica vocazione dei mezzi di<br />

comunicazione e quella dei cattolici si incontrino i media consentendo maggior forza e visibilità<br />

alla riflessione e all’operare dei cattolici, i cattolici conferendo dignità e spessore al lavoro dei<br />

media.<br />

1.4. La formazione del pubblico

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