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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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iconoscibile una precisa ispirazione cristiana, anche se - citiamo sempre Gennarini - un punto<br />

accomunò Guala ai suoi successori, fino a Bernabei: «la convinzione che non dovesse essere<br />

vietato l’ingresso a Dio nei programmi televisivi e che invece si dovesse il più possibile frenare<br />

l’immanentismo etico e il conseguente realismo che, come un’onda in piena, stava montando<br />

nella società italiana». Ma più ancora che nei programmi, nei loro contenuti, l’ispirazione cristiana<br />

di quella televisione si manifestava nel suo progetto generale, in una visione teleologica<br />

dell’attività culturale.<br />

3) Il terzo punto qualificante <strong>della</strong> gestione del mezzo televisivo negli anni Cinquanta fu quello<br />

<strong>della</strong> formazione <strong>della</strong> professionalità. È questo un problema fondamentale per la comunicazione<br />

televisiva, come ci rivela una proposta arrivata recentemente alla ribalta, quella elaborata da<br />

Popper poco prima <strong>della</strong> sua morte. Se è l’uso del mezzo televisivo da parte dei produttori a<br />

determinarne il valore, non è dunque indifferente all’esito finale la formazione non solo tecnica<br />

ma anche intellettuale ed etica dei produttori. Nella nascita <strong>della</strong> televisione italiana è noto che<br />

questo problema fu affrontato in maniera radicale con la selezione e la formazione in azienda di<br />

un gruppo di giovani professionisti <strong>della</strong> comunicazione televisiva. Lo spirito a cui si ispira questa<br />

operazione e che lasciò un segno profondo e duraturo sulla televisione italiana fu quello spirito<br />

cristiano che qualche anno dopo si sarebbe definito conciliare, autenticamente cristiano, cioè, ma<br />

aperto al dialogo con le altre esperienze culturali che ponessero al centro <strong>della</strong> loro attenzione<br />

l’uomo. È ancora una volta preziosa, al proposito, la testimonianza di Mimmo Gennarini, tra i<br />

protagonisti <strong>della</strong> vicenda che egli così ricorda: «Guala incitò gli ambienti cattolici e i suoi amici<br />

perché fossero numerose le partecipazioni di giovani dell’area cattolica, ma si rivolse anche alle<br />

Università… Così assieme a un gruppo di portatori di una ispirazione religiosa entrarono anche<br />

numerosi altri meritevoli per ragioni intellettuali e culturali, non del tutto estranei a una concezione<br />

cristiana» 8 .<br />

La delicatezza dell’operazione leggibile e letta all’epoca, a seconda dei punti di vista, come<br />

integralista o come tatticista non ne mise in pericolo la profondità e la complessità: si trattava,<br />

secondo le testimonianze di Gennarini, non di un’operazione politica, ma di «un tentativo di<br />

inculturazione <strong>della</strong> fede, in modo tale che dal grande minestrone televisivo sorgessero valori<br />

determinanti, criteri di giudizio e linee di pensiero di un umanesimo cristiano».<br />

I risultati di questo vasto, generoso progetto si sono manifestati nell’ambito <strong>della</strong><br />

comunicazione televisiva italiana più a lungo <strong>della</strong> presenza del suo iniziatore.<br />

1.3. Cattolicesimo e mass media<br />

Il rapporto tra <strong>Chiesa</strong> e mass media, o più in generale tra cultura cattolica e mass media, si<br />

sviluppa principalmente in tre direzioni, che assumono nell’era contemporanea una diversa<br />

rilevanza. La prima consiste nella possibilità di disporre di spazi di intervento presso i media<br />

«laici», sia con una presenza di operatori (giornalisti, conduttori, programmisti, registi)<br />

cristianamente ispirati, come è accaduto per la Rai delle origini, sia con la richiesta di spazi per<br />

programmi a contenuto formativo e religioso, che è oggi la meno praticata. Una seconda<br />

direzione è quella <strong>della</strong> creazione di media cattolici, esplicitamente e intenzionalmente ispirati al<br />

magistero <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> e principalmente (benché non esclusivamente) rivolti a un’informazione<br />

intra-ecclesiale; è questo l’ambito in cui si riscontrano i risultati più evidenti, soprattutto nel<br />

settore <strong>della</strong> stampa cattolica.<br />

Una terza modalità è quella dell’utilizzo dei media come veicoli del messaggio <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>:<br />

nonostante la progressiva secolarizzazione, infatti, non si può non osservare come tanto i viaggi e<br />

i discorsi del pontefice, quanto l’opinione dei vescovi su alcuni importanti fatti <strong>della</strong> vita civile o su<br />

controverse questioni etiche siano quasi costantemente presenti nei testi dei media. Al di là delle<br />

8 Ibid.

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