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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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maggioranza-minoranza, anche se, beninteso, questi dibattiti svolti nelle sedi dei partiti e in quelle<br />

ufficiali dello stato non mancano di influire nell’evoluzione <strong>della</strong> stessa <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong>.<br />

La nota costante rimane quella del bene comune di cui si continua a discutere non solo come<br />

se si trattasse di un punto di riferimento obbligato e, per così dire, rituale, ma proprio perché dal<br />

relativo principio scaturivano imperiosamente delle direttrici di pensiero e di azione. Era<br />

certamente arduo, e lo è tuttora, coordinare il principio-fine del bene comune con una piattaforma<br />

democratica, dove i contrasti ideologici non si sopiscono ed anzi obbligano a decisioni e prese di<br />

posizione necessariamente parziali, o quanto meno dirette a far prevalere interessi di parte,<br />

tramutati o riletti come interessi <strong>della</strong> generalità.<br />

Sul terreno pratico, l’idea del bene comune deve anzi mettersi alla prova in confronto alla<br />

persistente ideologia dell’interesse generale, così familiare alle impostazioni filosofico-politiche<br />

del liberalismo e delle sue prosecuzioni <strong>sociali</strong>stiche. Quanto meno il bene comune ha il suo<br />

campo di coltura nella sostanza <strong>della</strong> vita <strong>sociale</strong>, quando invece l’interesse generale scaturisce<br />

da una meccanica istituzionale, dove ha sommo risalto proprio il contrasto tra maggioranza e<br />

minoranza e tutto viene fatto dipendere dalla sottomissione <strong>della</strong> minoranza a ciò che la<br />

maggioranza vuole e impone.<br />

Il bene comune, una volta messo a fuoco nell’agone culturale e politico di forze contrastanti,<br />

doveva necessariamente imporre la fuoriuscita <strong>della</strong> progettazione istituzionale dai consueti<br />

campi di battaglia dello stato liberale borghese, dove tutto si risolveva in un rapporto cittadinostato<br />

che premiava comunque il governo <strong>della</strong> maggioranza e che rendeva privilegiate formule<br />

istituzionali, di solito di stampo accentrato e comunque assai poco coordinate con le autonomie<br />

<strong>sociali</strong> e con quelle comunitarie. Non la politica in quanto tale, e cioè come campo di lotta e di<br />

sopraffazione di ideologie e di intenti disancorati da ogni prova di coerenza con ispirazioni ideali e<br />

con interessi <strong>sociali</strong> effettivi, ma una politica che sortisca appunto da una coralità di forze culturali<br />

e <strong>sociali</strong>, perché solo questo consentirebbe il dialogo occorrente a scoprire nella vita di tutti i<br />

giorni le approssimazioni più veraci al bene comune.<br />

Il passaggio alla dimensione politica esprime anche una richiesta attuale dell’uomo: una ripartizione più<br />

grande delle responsabilità e delle decisioni. Tale legittima aspirazione diventa più manifesta man mano che<br />

cresce il livello culturale e aumenta il senso <strong>della</strong> libertà, e l’uomo si rende meglio conto che, in un mondo<br />

aperto su un avvenire insicuro, le scelte d’oggi condizionano già la vita di domani. Nella Mater et magistra,<br />

Giovanni XXIII sottolineava che l’accesso alle responsabilità è un’esigenza fondamentale dell’uomo, un<br />

esercizio concreto <strong>della</strong> sua libertà, una via per il suo sviluppo, e indicava come, nella vita economica e in<br />

particolare nell’impresa, tale partecipazione alle responsabilità debba essere assicurata. Oggi la sfera è più<br />

vasta, estendendosi essa al settore <strong>sociale</strong> e politico dove deve essere istituita e intensificata una<br />

ragionevole partecipazione alle responsabilità e alle decisioni. Certo, le scelte proposte alla decisione sono<br />

sempre più complesse; molteplici le considerazioni da tener presenti, aleatoria la previsione delle<br />

conseguenze, anche se scienze nuove cercano di illuminare la libertà in questi momenti importanti.<br />

Tuttavia, sebbene talvolta si impongano dei limiti, questi ostacoli non devono rallentare una più diffusa<br />

partecipazione al formarsi delle decisioni, come alle stesse scelte e al loro tradursi in atto. Per creare un<br />

contrappeso all’invadenza <strong>della</strong> tecnocrazia, occorre inventare forme di moderna democrazia non soltanto<br />

dando a ciascun uomo la possibilità di essere informato e di esprimersi,. ma impegnandolo in una<br />

responsabilità comune. … La libertà che si afferma troppo spesso come rivendicazione di autonomia<br />

opponendosi alla libertà altrui, si sviluppa così nella sua realtà umana più profonda: impegnarsi e<br />

prodigarsi per costruire solidarietà attive e vissute (Octogesima adveniens, n. 47).<br />

Sono chiari in questo intervento del magistero i nuclei del dibattito che si svilupperà negli anni<br />

successivi e che dura tuttora: la nascita di un’idea di responsabilità per le decisioni che<br />

impegnano l’umanità tutta intera e le generazioni future, la ripartizione delle responsabilità, la<br />

connessione sempre più avvertita tra libertà e responsabilità individuale e <strong>sociale</strong>, il fiorire delle<br />

esperienze di volontariato, il nascere e crescere dell’idea di una solidarietà che si estende oltre i

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