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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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GIORGIO BERTI<br />

L’EVOLUZIONE COSTITUZIONALE.<br />

Mai come nell’ultima enciclica, il papa era intervenuto in maniera così vigorosa a richiamare<br />

l’attenzione su alcune contraddizioni paradossali che sembrano affliggere la nostra epoca e<br />

mettere in crisi concetti e idee che pure fanno irrimediabilmente parte del nostro patrimonio<br />

culturale, come quelli di democrazia, diritti dell’uomo, libertà di coscienza.<br />

Di fronte a prese di posizione su temi che attengono al fondamento stesso <strong>della</strong> convivenza<br />

civile, appare d’altra parte ben giustificata la legittimazione <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> ad affrontare i problemi<br />

<strong>della</strong> società, con la pretesa di indirizzarne il cammino; domanda classica, quella su questo tipo di<br />

legittimazione, con la quale il card. Etchegaray aveva aperto il Convegno su «Insegnamento<br />

<strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>: principi e nuovi contenuti», tenutosi a Milano, presso l’Università Cattolica,<br />

dal 14 al 16 aprile del 1988, e alla quale egli stesso rispondeva osservando che il contributo <strong>della</strong><br />

<strong>Chiesa</strong> - tra rischio di sottovalutazione <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> e speculare rischio di una sua<br />

sopravalutazione - «è, essenzialmente, quello d’educare le coscienze e di fortificare così la base<br />

morale <strong>della</strong> società».<br />

Se, dunque, il ruolo <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> è quello di educare e formare le<br />

coscienze, si può, già a questo livello, individuare il primo punto di contatto tra essa e le discipline<br />

scientifiche che indagano la vita economica, politica e giuridica. Dall’altra parte, si deve<br />

registrare un’influenza che il diritto pubblico ha esercitato sulla <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> e cioè l’attenzione<br />

nei confronti delle forme in cui l’attività politica e giuridica si esplica, in quanto capace di<br />

indirizzare e determinare i contenuti.<br />

Oggi si parla sovente nel nostro paese di seconda repubblica, quasi con il piacere sottile di<br />

lasciare andare la prima, tanto predicata, quanto tradita, e sopratutto negletta nella sostanza,<br />

quando non nella forma, da quanti dovevano occuparsene, come una cosa troppo scomoda e<br />

difficile. Gli avvenimenti si sono poi sovrapposti alla cattiva coscienza ed alla pessima volontà<br />

degli uomini, e ci troviamo di fronte ad un edificio (che non è però solo quello degli uffici pubblici)<br />

che richiede una ristrutturazione che non sia solo nella facciata. Come sempre, bisogna prendere<br />

le mosse da un atto di cultura, di consapevolezza profonda che va certo oltre le singole idee o i<br />

singoli propositi, oppure le preferenze di persone e di gruppi.<br />

Ci sono molte cose delle quali tener conto e tutte debbono essere ricondotte ad un’unità di<br />

ispirazione. Lo stato non può venire riedificato sul solo potere politico, ma deve essere ripensato<br />

e rifatto sulle libertà e sui doveri delle persone. Non interessa tanto la divisione dei poteri pubblici,<br />

ma l’unità <strong>della</strong> persona umana, e vogliamo che lo stato sia al servizio di questa unità<br />

fondamentale<br />

Perché questo avvenga, lo stato deve ottenere non tanto consensi, quanto fiducia, deve cioè<br />

essere un complesso di cose in sé affidabile. La fiducia poi non basta dichiararla, occorre<br />

conquistarla giorno per giorno. Allora la legittimità dello stato nasce da questa fiducia, non dalla<br />

forza o dal potere stabilito. Il contrario può essere ancora sostenuto da chi si attarda in vecchie<br />

credenze.<br />

Pertanto non si deve coltivare neppure la ricerca <strong>della</strong> legittimità o <strong>della</strong> legittimazione dei<br />

governi o degli stati. Anche questo è un problema superato dai tempi: ogni società è politicamente<br />

responsabile e consapevole e neppure l’uso legale <strong>della</strong> forza potrebbe incidere in qualche modo<br />

in questa consapevolezza, che deriva dalla coscienza delle libertà e dalla necessità di viverle in<br />

comune con gli altri. Ognuno ha dentro di sé, direbbe Nagel 3 , il personale e l’impersonale, se<br />

3 T. Nagel, Equality and Partiality, Oxford 1991.

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