Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche
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CARLO BERETTA<br />
LA TEORIA ECONOMICA 1<br />
Il tema di discussione proposto riguarda le relazioni tra <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> ed<br />
economia, ed in particolare le possibili influenze che ciascuna ha esercitato sull’altra. Per i limiti<br />
di conoscenza di chi scrive lo si è ulteriormente circoscritto alle relazioni tra alcuni ambiti di<br />
elaborazione <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong> e una parte <strong>della</strong> teoria, parte che si ritiene però di particolare<br />
rilevanza per l’argomento in oggetto. Sempre i suddetti limiti hanno indotto ad un’analisi indiziaria,<br />
prendendo due esempi come campioni dei problemi che sorgono quando si vuole affrontare la<br />
tematica in questione; le induzioni che si possono trarre sono proposte come suggestive piuttosto<br />
che come dimostrative; per accertare quale valore possano avere, occorrono conoscenze che al<br />
momento non ho.<br />
1. I diversi ambiti di elaborazione <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong> <strong>sociale</strong><br />
Si possono distinguere più livelli di elaborazione, di diffusione ed applicazione <strong>della</strong> <strong>dottrina</strong><br />
<strong>sociale</strong>, legati tra loro in modo ovvio ma diversi l’un dall’altro. V’è, in primo luogo, il magistero<br />
pontificio a forte contenuto <strong>sociale</strong>. V’è poi il magistero delle conferenze episcopali e dei singoli<br />
vescovi che si differenzia dal primo se non altro per maggiori riferimenti alle realtà nazionali o locali.<br />
V’è quindi il lavoro di esegesi, soprattutto dei documenti pontifici e delle conferenze episcopali,<br />
fatto in gran parte da esperti con formazione prevalentemente teologica. V’è infine quel<br />
che di tutto questo lavoro si trasferisce a livello delle singole comunità, che traspare dalla<br />
predicazione e dal clima culturale ed ideale che si vive, ad esempio, nelle parrocchie.<br />
Da un livello all’altro cambia l’insieme dei destinatari, passando da quello degli «uomini di<br />
buona volontà» a comunità vuoi territorialmente circoscritte, vuoi contraddistinte dal possesso di<br />
caratteristiche, soprattutto di formazione e di interessi culturali, particolari; cambia lo spettro dei<br />
problemi affrontati e soprattutto cambia, o forse dovrebbe cambiare, il linguaggio utilizzato,<br />
diventando possibile, ad esempio nel campo esegetico ed analitico, utilizzarne uno tecnico e<br />
specializzato, con tutti i vantaggi ed i costi che queste operazioni sempre comportano. È naturale<br />
che i contatti con il mondo <strong>della</strong> teoria siano molto diversi a seconda del contesto considerato.<br />
Chi scrive ha una conoscenza, sia pure limitata e parziale, del primo, ristretta quasi<br />
esclusivamente ai documenti pontifici più noti in materia, essenzialmente le encicliche, e a<br />
qualche documento del Concilio; ha una conoscenza ancor più carente sia del magistero episcopale,<br />
sia del lavoro di esegesi che si è sviluppato attorno ad essi. Piaccia o no, è praticamente<br />
impossibile sottrarsi all’indistinto rumore di fondo che, di queste discussioni, si riverbera sulla<br />
società, soprattutto all’ultimo livello. Le osservazioni che seguono sono perciò fortemente distorte<br />
da questa disomogeneità e parzialità di informazione.<br />
1 Desidero ringraziare S. Beretta, A. Contini, F. Duchini, G. Merzoni, D. Parisi e gli intervenuti al<br />
seminario organizzato dal prof. S. Zaninelli. Vale l’usuale caveat.