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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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come spesso si è sottolineato in questi anni, faciliti l’accesso all’occupazione <strong>della</strong> forza lavoro<br />

disponibile, sviluppi le competenze e le professionalità richieste nei processi di ristrutturazione,<br />

migliori il funzionamento del mercato del lavoro rendendo più efficaci le attività di ricerca del<br />

posto da parte dei lavoratori e dei lavoratori da parte delle aziende 148 .<br />

4. Il riconoscimento del ruolo delle risorse umane nell’impresa e nella crescita dei sistemi<br />

economico-produttivi avanzati appare un tratto caratteristico negli scenari prospettati dagli<br />

analisti <strong>sociali</strong>. Il panorama europeo offre una serie di indicazioni utili e convergenti; la<br />

prospettiva generale che emerge è quella di contemperare in modo contestuale due linee di<br />

intervento: da una parte, l’esigenza di contrastare una disoccupazione di nuovo allarmante,<br />

puntando l’attenzione sulle forme di possibile reinserimento delle fasce deboli e di sostegno<br />

all’assunzione dei giovani; dall’altra, la necessità di favorire la ripresa, attraverso forme di<br />

abbattimento del costo del lavoro, strumenti di flessibilizzazione dell’orario di lavoro, azioni di<br />

formazione e di consulenza perché le imprese trovino le competenze di cui necessitano, sostegni<br />

all’innovazione. In altri termini, accanto a una permanenza e anzi a una ripresa di interventi<br />

finalizzati all’incentivazione dell’assunzione di soggetti deboli in cerca di lavoro, si fa strada e<br />

acquista consistenza un intervento finalizzato a sostenere la ripresa delle imprese in una fase di<br />

difficoltà.<br />

La centralità delle strategie formative appare negli anni novanta l’elemento caratterizzante<br />

delle politiche del lavoro. L’obiettivo fondamentale non è solo la lotta contro la disoccupazione,<br />

bensì quello di favorire la partecipazione attiva di tutti al sistema economico e <strong>sociale</strong>: la<br />

valorizzazione delle risorse umane disponibili e l’investimento in capitale umano, attraverso la<br />

formazione di base e gli interventi di qualificazione e riqualificazione professionale, diventano<br />

pertanto linee strategiche decisive per i prossimi anni 149 . La spinta è certamente verso risorse<br />

umane sempre più qualificate, pur se non si possono trascurare i segnali ambivalenti emergenti<br />

nei contesti produttivi più avanzati, come la crescita anche dell’area dei lavori scarsamente<br />

qualificati e al limite precari. D’altra parte, come è stato notato, le relazioni industriali e il sistema<br />

formativo non sono probabilmente le uniche variabili istituzionali esplicative delle divaricazioni<br />

delle diverse regioni forti; ve ne sono altre, inerenti ai differenti modelli di sviluppo locale e<br />

precisamente ai diversi modelli di strategia delle imprese sul mercato e alla conseguente<br />

differenziazione delle risorse umane di cui esse hanno bisogno 150 . Ciò comporterebbe non solo la<br />

garanzia di un’istruzione formale più lunga, quanto piuttosto la differenziazione, nel senso del<br />

policentrismo e <strong>della</strong> discontinuità, del sistema formativo, così che ad ogni livello di ingresso nel<br />

mercato del lavoro sia assicurato un adeguato grado di formazione professionale.<br />

Non è mancato certo nel più recente insegnamento <strong>sociale</strong> <strong>della</strong> chiesa il riconoscimento del<br />

ruolo e del valore delle risorse umane nelle economie avanzate, ma debole sembra la percezione<br />

delle implicazioni che conseguono da tale centralità. Emblematico, ad esempio, è il riferimento -<br />

nella forma di debole accenno, appunto - al ruolo del sistema di istruzione in relazione ai processi<br />

lavorativi e all’occupazione 151 . Per contro, decisivo si rivelerebbe l’investimento da parte delle<br />

politiche pubbliche in tale direzione, se è vero soprattutto che necessita la coltivazione<br />

dell’integrazione tra gli strumenti di intervento, per la complementarietà che esiste tra i servizi per<br />

148 Cfr. Dell’Aringa C., La disoccupazione nelle società avanzate, in «Il Mulino», XLIII (1995), 1, pp.<br />

103-111.<br />

149 Cfr. L. Frey, Significato e limiti delle politiche del lavoro, cit.; cfr. anche M. Colasanto, La<br />

formazione professionale come governo del mercato del lavoro, in «Professionalità», 20, 1994, pp. 15-22.<br />

150 Cfr. M. Regini, Domanda di risorse umane e istituzioni formative, in «Impresa e Stato», 28, 1994, pp.<br />

20-26.<br />

151 Cfr. Laborem Exercens, n. 18.

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