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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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consentono di coordinare le proprie azioni con quelle degli altri in modo da permettere a tutti gli<br />

agenti coinvolti di raggiungere stati preferiti a quelli raggiungibili in assenza di accordo e coordinamento.<br />

Ciascuno sa però anche che esiste una pluralità di accordi possibili che godono di<br />

queste caratteristiche ma che differiscono per la maniera in cui distribuiscono i vantaggi derivanti<br />

dal coordinamento stesso tra i partecipanti ed esiste dunque un conflitto sulla scelta dell’accordo.<br />

Per di più la negoziazione viene effettuata in una situazione in cui l’informazione che ciascuno<br />

possiede sulle caratteristiche dell’altro e sullo stato del mondo è limitata e asimmetrica, e l’osservazione<br />

del soddisfacimento del contratto stipulato è costosa o addirittura irrealizzabile. L’ultima<br />

caratteristica pone vincoli alla possibilità di utilizzare meccanismi di garanzia del rispetto dei patti<br />

come il ricorso ad un terzo arbitro o a un sistema giudiziario e richiede che il vincolo contrattuale<br />

contenga incentivi sufficienti a rendere interesse di ciascuna parte il corretto adempimento degli<br />

obblighi volontariamente sottoscritti.<br />

Gran parte <strong>della</strong> strumentazione concettuale per analizzare questi casi viene derivata dalla<br />

teoria dei giochi. Un gioco è definito da: a) un insieme di giocatori; b) per ciascun giocatore, un<br />

insieme di azioni alternative tra cui deve scegliere quella da compiere; c) una regola che associa<br />

a ciascun insieme di azioni, una per ciascun giocatore, un esito, ossia uno stato raggiunto per<br />

effetto <strong>della</strong> loro attuazione; d) una misura del livello di realizzazione degli obiettivi di ciascun<br />

giocatore in corrispondenza a ciascuno dei possibili esiti.<br />

Per semplicità, ci si limiterà dapprima essenzialmente ai giochi deterministici a informazione<br />

completa e perfetta. Nei giochi di un qualche interesse, nessun giocatore è in grado di<br />

determinare, attraverso la scelta del proprio comportamento, quale esito verrà raggiunto; sa che<br />

esso dipenderà da quali azioni gli altri sceglieranno di effettuare e sa che gli altri si trovano, e<br />

sanno di trovarsi, in una condizione analoga. Si ipotizza che ciascun giocatore sia razionale nel<br />

fare le proprie scelte, ossia che a ciascuna possibile combinazione di azioni scelte dagli altri<br />

associ un’azione sua tale da massimizzare la propria funzione obiettivo. Sa che gli altri sono<br />

razionali e sa che ciascuno sa tutto ciò che gli altri sanno. La nozione più comune di equilibrio di<br />

un gioco è quella che lo identifica in un insieme di azioni tali per cui nessuno vorrebbe aver<br />

deciso altrimenti una volta conosciute le azione adottate dagli altri; nessuno, date le scelte degli<br />

altri, potrebbe far meglio per la realizzazione dei propri obiettivi che continuando a fare ciò che<br />

fa.<br />

Trascurando gli aspetti tecnici relativi alle condizioni di esistenza e all’interpretazione di un<br />

equilibrio, i problemi interessanti per la presente discussione nascono dall’esistenza di più<br />

soluzioni che, anche quando sono tutte efficienti, non possono essere ordinate tra loro nel senso<br />

di Pareto (l’esempio canonico è la «battaglia dei sessi») e/o dal fatto che, anche quando vi è<br />

un’unica soluzione, questa non è efficiente nel senso di Pareto (il caso del «dilemma dei<br />

prigionieri»).<br />

Mentre la decisione individuale è potestà e responsabilità del singolo, la formulazione lascia del<br />

tutto impregiudicato il fatto che si stia descrivendo un mondo di persone egocentriche o di<br />

persone altruiste; questo dipende dalla struttura <strong>della</strong> funzione obiettivo di ciascuno dei giocatori.<br />

Ciò che è importante è che, una volta specificato l’insieme delle azioni disponibile per ciascuno,<br />

nessuno può vincolarsi con gli altri, per lo meno non in modo da essere credibile e creduto da<br />

costoro, a prendere una decisione piuttosto che un’altra; ciò non vuol dire che mantenere la<br />

propria parola deve essere ritenuto un fatto irrilevante: se lo è, questo incide sul modo in cui il<br />

gioco viene caratterizzato, in particolare su come si descrive la singola azione (come si distingue<br />

il fare, o non fare, un’azione che si è promesso di fare dal farla, o non farla, in assenza di<br />

promessa), come si costruisce l’insieme delle azioni ammissibili e, soprattutto, sulle proprietà di<br />

cui si dotano le funzioni obiettivo dei singoli.<br />

I problemi sottolineati in quest’ambito riguardano soprattutto i conflitti tra razionalità individuale<br />

e razionalità collettiva. Ma essi costringono anche ad un rigore di linguaggio che aiuta a chiarire

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