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Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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d) Nello stato riformista, come già accennato, il fine delle politiche <strong>sociali</strong> è l’eguaglianza delle<br />

opportunità offerte ai singoli cittadini; nello stato assistenziale l’obiettivo è l’eguaglianza completa<br />

ed effettiva, con una valutazione negativa <strong>della</strong> meritocrazia tipica delle politiche riformistiche.<br />

e) Lo stato, nel modello riformista, risulta marginale nella soddisfazione dei bisogni, rispetto ad<br />

altre «agenzie», prime fra tutte le famiglie e le imprese (cioè, l’economia di mercato); questa<br />

concezione residuale dell’azione statale nel modello assistenziale viene sostituita da un’altra<br />

concezione che implica il trasferimento delle competenze, nel soddisfacimento dei bisogni, dalle<br />

famiglie e dalle imprese verso le istituzioni politiche; lo stato occupa tutti gli spazi <strong>della</strong> società, in<br />

analogia a quanto avviene nel modello «totale» di Welfare State 117 .<br />

Può essere utile ricordare, infine, che lo stato assistenziale, nella sua versione italiana, è stato<br />

indagato, all’interno di una prospettiva di tipo sociologico, da diversi autori, tra i quali possiamo<br />

ricordare Ugo Ascoli, Massimo Paci e Maurizio Ferrera; quest’ultimo utilizza un metodo di tipo<br />

più specificatamente storico, o meglio di storia politica e socio-economica. Ascoli, riprendendo in<br />

modo originale la tipologia di Titmuss (1958), propone di distinguere tra modello residuale,<br />

modello meritocratico-particolaristico-corporativo, modello meritocratico-particolaristicoclientelare<br />

e modello istituzionale-redistributivo di Stato del benessere. Massimo Paci concorda<br />

con Ascoli nel sostenere l’esistenza di una tradizione particolaristico-clientelare nel sistema<br />

italiano di welfare, che necessiterebbe pertanto di una riforma in senso universalisticoegualitario.<br />

All’interno di un’ampia analisi storico-<strong>sociale</strong>, Maurizio Ferrera sottopone a verifica<br />

empirica le ipotesi del particolarismo-meritocratico e dell’universalismo-egualitario, confermando<br />

la validità euristica del modello particolaristico-clientelare - già utilizzato da Ascoli e da Paci - per<br />

interpretare la forma storica e le caratteristiche strutturali del Welfare State all’italiana.<br />

Senza procedere oltre nell’analisi e nella discussione delle teorie che abbiamo ricordato, ci<br />

sembra che non sia difficile ammettere una certa connessione tra i teoremi e i paradigmi <strong>della</strong><br />

crisi del Welfare State, elaborati prevalentemente in ambito sociologico 118 , e le critiche <strong>della</strong><br />

Centesimus annus nei confronti di una concezione assistenziale dello stato.<br />

3. Dalla sussidiarietà all’autonomia <strong>sociale</strong> delle comunità<br />

Partendo dalla sussidiarietà, come principio di teologia morale 119 , cercheremo di sviluppare<br />

qualche indicazione per ulteriori approfondimenti scientifici da effettuare nel campo nelle<br />

politiche <strong>sociali</strong>, al fine di individuare le applicazioni più pertinenti che se ne possono effettuare,<br />

sia in termini teorici sia pratici. A questo proposito ci sembra interessante documentare la<br />

corrispondenza tra il principio di sussidiarietà e quello dell’autonomia <strong>sociale</strong> delle comunità, già<br />

teorizzato in Italia nel dibattito sulla costituzione 120 ed attualmente in fase di studio e di<br />

discussione nell’ambito del servizio <strong>sociale</strong> e delle politiche <strong>sociali</strong> 121 .<br />

L’ipotesi che ci guida è che dal principio di sussidiarietà si possano ricavare elementi teoricopratici<br />

di approfondimento e di confronto con il correlativo principio di politica <strong>sociale</strong>, che fa<br />

riferimento al valore dell’autonomia <strong>sociale</strong> delle comunità. In altri termini, ci sembra che lo<br />

117 Ved. V. Cesareo, Espansione e crisi dello “stato del benessere” in Italia, in Stato e senso dello<br />

stato oggi in Italia, Vita e Pensiero, Milano 1981, pp.178-212.<br />

118 Ved. P. Donati, Risposte alla crisi dello stato <strong>sociale</strong>, Franco Angeli, Milano 1984, pp. 35-53.<br />

119 Cfr. Sollicitudo rei <strong>sociali</strong>s, n. 41.<br />

120 Ved. G. La Pira, Il valore <strong>della</strong> costituzione italiana, in «Cronache <strong>sociali</strong>», 1948, 2, pp. 1-3.<br />

121 Ved. F. Villa, Dimensioni del servizio <strong>sociale</strong>, cit. e P. Donati, La cittadinanza societaria, cit.

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