Scienze sociali e dottrina sociale della Chiesa Carlo ... - Meic Marche

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30.05.2013 Views

cosiddetto Corporate State 101 che, ben lontano dal corporativismo fascista o da altre forme storiche di corporativismo, fa riferimento alla tendenza degli apparati pubblici ad incorporare realtà istituzionali e associative che rappresentano interessi rilevanti della società civile, mediante meccanismi di cooptazione e di controllo, fino ad arrivare a forme di consociazione nei processi politico-decisionali 102 . Nonostante queste considerazioni di natura critica - accanto ad altre che si potrebbero dedurre dalle caratteristiche specifiche della società tedesca - riteniamo che le scelte di politica sociale e di organizzazione dei servizi praticate in Germania rappresentino una realizzazione del principio di sussidiarietà su cui valga la pena di riflettere, per cercare di risolvere almeno qualche elemento della crisi dello stato sociale, che sta dilagando non solo in Italia, ma anche negli altri paesi europei, con un incremento minaccioso dei rispettivi disavanzi della spesa pubblica. A questo proposito vale la pena di ricordare che, secondo alcune interpretazioni, oltre agli indubbi benefici che l’applicazione del principio di sussidiarietà determina per la sorte delle finanze pubbliche, in Germania sarebbe diffusa la convinzione che le libere associazioni sono in grado di svolgere i compiti ad esse assegnati anche meglio delle strutture pubbliche, con la ovvia conclusione che questa sarebbe la soluzione migliore anche per i cittadini 103 . 1.3. Il principio di sussidiarietà nel Trattato dell’Unione europea Il Trattato dell’Unione europea, sottoscritto a Maastricht il 7 febbraio 1992, prevede che gli obiettivi dell’Unione siano perseguiti nel rispetto del principio di sussidiarietà. In particolare, nelle disposizioni che modificano il Trattato che istituisce la Comunità economica europea per creare la Comunità europea (titolo II), si precisa che nei settori che non sono di sua esclusiva competenza, la Comunità interviene secondo il principio di sussidiarietà soltanto se e nella misura misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell’azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario (art. 3b). Come è noto, va attribuito a Jacques Delors, oltre che alle pressioni del governo federale e dei presidenti dei Länder tedeschi 104 , il merito di aver fatto emergere sulla scena dell’Europa, protesa verso la propria integrazione, nonostante ricorrenti crisi e difficoltà crescenti, il principio di sussidiarietà, facendone - con felice intuizione - uno dei cardini dell’organizzazione comunitaria e dei rapporti tra Comunità e stati membri. Anche se è troppo presto per valutare l’efficacia operativa di tale principio, non possiamo sottovalutare l’importanza del riconoscimento ufficiale che esso ha avuto a livello europeo, anche per le ripercussioni che potrà avere nel dibattito in corso sulle prospettive di unificazione del vecchio continente. In particolare, sarà interessante verificare le applicazioni del principio di sussidiarietà nel campo delle politiche sociali, che nell’accezione comunitaria comprendono anche le politiche del lavoro. Il Libro Verde, redatto dalla Commissione delle comunità europee 105 , prevede per le politiche sociali l’ingresso in una fase decisiva, in quanto il Trattato sull’unione avrebbe aperto nuove 101 Sul Corporate State si possono vedere i testi citati in A. Ardigò, Crisi di governabilità e mondi vitali, Cappelli, Bologna 1980, pp. 137-139. 102 Dal punto di vista concettuale è tuttavia importante distinguere tra Corporate State, tradotto con stato neo-corporativo, e Corporatist Model applicato all’organizzazione dei servizi sociali e tradotto con l’italiano «modello corporatista». Va inoltre osservato che in italiano il termine «corporatista» risulta meno equivoco dei termini «corporativo» o «neo-corporativo», per designare i processi di incorporazione nello stato delle organizzazioni assistenziali e di servizio sociale. 103 Ved. M. Reinhard, Il sistema dei servizi sociali in Germania, cit., p. 210. 104 Ved. J. Delors, Entwiklungsperspektiven der Europäische Gemeinschaft, in «Aus Politik und Zeitgeschichte», 1993, 1, pp. 3-18. 105 Commissione delle comunità europee - direzione generale occupazione, relazioni industriali e affari sociali, Libro Verde, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità Europee, Lussemburgo 1994.

possibilità all’intervento comunitario in campo sociale, in particolare assegnando un ruolo maggiore alle parti sociali, mentre la situazione socio-economica in trasformazione, riflessa segnatamente nel grave livello di disoccupazione, esige un riesame dei collegamenti tra politiche economiche e sociali, a livello sia nazionale sia comunitario. La politica sociale comunitaria, oltre che l’obiettivo di favorire la convergenza delle diverse politiche sociali nazionali, comprende un’ampia gamma di aree, quali la parità di opportunità, i problemi della sicurezza e della salute, l’occupazione e il diritto del lavoro, la protezione sociale e la sicurezza sociale, nonché specifici problemi fatti oggetto di interventi mirati, come la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (in termini sia di prevenzione sia di riabilitazione), le opportunità e i rischi per i giovani, il ruolo sociale ed economico degli anziani, la parità di opportunità per gli immigrati provenienti da paesi terzi, l’integrazione dei portatori di handicap. Di fronte a questa molteplicità di obiettivi, sarà interessante - come già si osservava - analizzare le applicazioni del principio di sussidiarietà, a partire dalle interpretazioni che ne verranno fatte per la gestione del Fondo sociale europeo, che rappresenta già un’occasione per dimostrare che un’unione di stati democratici non può funzionare senza strumenti che favoriscano la coesione economica tra regioni ricche e povere, nonché la solidarietà tra categorie sociali fortunate e meno fortunate. 1.4. L’organizzazione dei servizi sociali negli Stati Uniti d’America Nonostante negli Stati Uniti non sia stato teorizzato alcun riferimento al principio di sussidiarietà, può essere utile dare uno sguardo ai criteri che presiedono in questo paese la programmazione delle politiche sociali e l’organizzazione dei relativi servizi, in quanto da tali criteri emergono alcuni spunti interessanti di analisi e di comparazione sul piano internazionale 106 . La realtà dei servizi sociali, negli Stati Uniti, è stata organizzata in prevalenza secondo criteri più pragmatici di quelli adottati in Europa, affidandone la gestione ad organismi che rientrano nella vasta categoria delle non profit organization. In genere si tratta di realtà che hanno una tradizione consolidata, risultano relativamente autonome dal punto di vista gestionaleorganizzativo e svolgono funzioni e compiti di pubblica utilità. Per questo ottengono donazioni e contributi da parte dei privati, accanto al finanziamento pubblico, che varia secondo gli stati e la tipologia dei servizi offerti, i cui costi gravano in parte anche sugli utenti-beneficiari. Per questi organismi i rapporti con le autorità pubbliche non risultano affatto semplici, in quanto gli stati tendono - attraverso un complesso meccanismo di autorizzazioni, di erogazioni di fondi e di controlli burocratici - a concepire tali organizzazioni come strutture incorporate nello stato, secondo il modello già richiamato del Corporate State. In tale contesto, pesantemente condizionato dai controlli pubblici, accanto al volontariato personale, si è sviluppato un consistente volontariato economico. Se si tiene presente, ad esempio, che solo la metà dei costi relativi ai servizi gestiti dalle Catholic Charities di Chicago grava sulle amministrazioni locali e statali (comuni, stato dell’Illinois e governo federale), è facile calcolare quanto il pubblico risparmi attraverso questo sistema di organizzazione dei servizi, che vede il concorso economico degli utenti e quello volontario di molti cittadini, di aziende e di organismi per la raccolta di fondi da destinare a scopi assistenziali e di servizio sociale, come la United Way 107 . Pur tenendo conto della varietà di situazioni presenti nella realtà complessiva degli Stati Uniti (ad esempio, nel distretto federale di Washington esiste una discreta organizzazione di servizi 106 Un quadro esauriente, anche se purtroppo non interamente aggiornato, dell’organizzazione dei servizi sociali negli Stati Uniti si può trovare in S.B. Kamermann - A.J. Kahn, Social Services in the United States, Temple University Press, Philadelphia 1976: si veda in particolare il cap. VII, alle pp. 435-501. 107 Ved. E. Conway, Uno sguardo sintetico sulla storia e l’attività della Caritas di Chicago, in «Politiche sociali e servizi», 1993, 2, pp. 141-165.

possibilità all’intervento comunitario in campo <strong>sociale</strong>, in particolare assegnando un ruolo<br />

maggiore alle parti <strong>sociali</strong>, mentre la situazione socio-economica in trasformazione, riflessa<br />

segnatamente nel grave livello di disoccupazione, esige un riesame dei collegamenti tra politiche<br />

economiche e <strong>sociali</strong>, a livello sia nazionale sia comunitario.<br />

La politica <strong>sociale</strong> comunitaria, oltre che l’obiettivo di favorire la convergenza delle diverse<br />

politiche <strong>sociali</strong> nazionali, comprende un’ampia gamma di aree, quali la parità di opportunità, i<br />

problemi <strong>della</strong> sicurezza e <strong>della</strong> salute, l’occupazione e il diritto del lavoro, la protezione <strong>sociale</strong> e<br />

la sicurezza <strong>sociale</strong>, nonché specifici problemi fatti oggetto di interventi mirati, come la lotta<br />

contro la povertà e l’esclusione <strong>sociale</strong> (in termini sia di prevenzione sia di riabilitazione), le<br />

opportunità e i rischi per i giovani, il ruolo <strong>sociale</strong> ed economico degli anziani, la parità di<br />

opportunità per gli immigrati provenienti da paesi terzi, l’integrazione dei portatori di handicap.<br />

Di fronte a questa molteplicità di obiettivi, sarà interessante - come già si osservava - analizzare<br />

le applicazioni del principio di sussidiarietà, a partire dalle interpretazioni che ne verranno fatte<br />

per la gestione del Fondo <strong>sociale</strong> europeo, che rappresenta già un’occasione per dimostrare che<br />

un’unione di stati democratici non può funzionare senza strumenti che favoriscano la coesione<br />

economica tra regioni ricche e povere, nonché la solidarietà tra categorie <strong>sociali</strong> fortunate e meno<br />

fortunate.<br />

1.4. L’organizzazione dei servizi <strong>sociali</strong> negli Stati Uniti d’America<br />

Nonostante negli Stati Uniti non sia stato teorizzato alcun riferimento al principio di<br />

sussidiarietà, può essere utile dare uno sguardo ai criteri che presiedono in questo paese la<br />

programmazione delle politiche <strong>sociali</strong> e l’organizzazione dei relativi servizi, in quanto da tali<br />

criteri emergono alcuni spunti interessanti di analisi e di comparazione sul piano internazionale 106 .<br />

La realtà dei servizi <strong>sociali</strong>, negli Stati Uniti, è stata organizzata in prevalenza secondo criteri più<br />

pragmatici di quelli adottati in Europa, affidandone la gestione ad organismi che rientrano nella<br />

vasta categoria delle non profit organization. In genere si tratta di realtà che hanno una<br />

tradizione consolidata, risultano relativamente autonome dal punto di vista gestionaleorganizzativo<br />

e svolgono funzioni e compiti di pubblica utilità. Per questo ottengono donazioni e<br />

contributi da parte dei privati, accanto al finanziamento pubblico, che varia secondo gli stati e la<br />

tipologia dei servizi offerti, i cui costi gravano in parte anche sugli utenti-beneficiari.<br />

Per questi organismi i rapporti con le autorità pubbliche non risultano affatto semplici, in quanto<br />

gli stati tendono - attraverso un complesso meccanismo di autorizzazioni, di erogazioni di fondi e<br />

di controlli burocratici - a concepire tali organizzazioni come strutture incorporate nello stato,<br />

secondo il modello già richiamato del Corporate State. In tale contesto, pesantemente<br />

condizionato dai controlli pubblici, accanto al volontariato personale, si è sviluppato un consistente<br />

volontariato economico. Se si tiene presente, ad esempio, che solo la metà dei costi relativi ai<br />

servizi gestiti dalle Catholic Charities di Chicago grava sulle amministrazioni locali e statali<br />

(comuni, stato dell’Illinois e governo federale), è facile calcolare quanto il pubblico risparmi<br />

attraverso questo sistema di organizzazione dei servizi, che vede il concorso economico degli<br />

utenti e quello volontario di molti cittadini, di aziende e di organismi per la raccolta di fondi da<br />

destinare a scopi assistenziali e di servizio <strong>sociale</strong>, come la United Way 107 .<br />

Pur tenendo conto <strong>della</strong> varietà di situazioni presenti nella realtà complessiva degli Stati Uniti<br />

(ad esempio, nel distretto federale di Washington esiste una discreta organizzazione di servizi<br />

106 Un quadro esauriente, anche se purtroppo non interamente aggiornato, dell’organizzazione dei<br />

servizi <strong>sociali</strong> negli Stati Uniti si può trovare in S.B. Kamermann - A.J. Kahn, Social Services in the United<br />

States, Temple University Press, Philadelphia 1976: si veda in particolare il cap. VII, alle pp. 435-501.<br />

107 Ved. E. Conway, Uno sguardo sintetico sulla storia e l’attività <strong>della</strong> Caritas di Chicago, in<br />

«Politiche <strong>sociali</strong> e servizi», 1993, 2, pp. 141-165.

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