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LO SPIRITO SANTO NELLA VITA DELL ... - Sante Babolin

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

<strong>LO</strong> <strong>SPIRITO</strong> <strong>SANTO</strong><br />

<strong>NELLA</strong> <strong>VITA</strong> <strong>DELL</strong>’ESORCISTA<br />

E <strong>NELLA</strong> LITURGIA <strong>DELL</strong>’ESORCISMO<br />

Il mio intervento vuole essere una riflessione sulla mia esperienza di esorcista.<br />

Il decreto, con il quale il Vescovo di Padova mi conferì il mandato di celebrare l’esorcismo nel territorio<br />

della diocesi il 15 settembre 2006, si esprime in questi termini:<br />

TI CONFERISCO il ministero di accogliere le persone con disagi dell’anima e LA LICENZA di celebrare<br />

il rito dell’esorcismo nell’ambito del territorio diocesano.<br />

A giugno del 2006, a 70 anni compiuti, rientrai nella mia diocesi di Padova, lasciando l’Università<br />

Gregoriana di Roma dove avevo insegnato per 33 anni filosofia, poiché la mia cattedra di “Filosofia<br />

della Cultura”, secondo gli statuti, passava ad altro professore. Chi volesse conoscere qualcosa sul<br />

mio percorso intellettuale può entrare nel mio sito www.babolin.it (in fase di rinnovo).<br />

Accettai il nuovo ministero unicamente per obbedienza, resa più palese dalle insistenze con cui il<br />

Vescovo tentò di convincermi ad accettare.<br />

Fino a quel momento la mia vita sacerdotale era stata segnata da due esperienze:<br />

- quella dello studio e dell’insegnamento della filosofia, iniziato a ottobre del 1962, tre mesi<br />

dopo l’ordinazione sacerdotale: 3 anni a Roma e 1 a Parigi (come studente); 7 anni nel Seminario<br />

di Padova e 33 alla Gregoriana (come professore);<br />

- e quella del Rinnovamento nello Spirito Santo, a marzo del 1975, che mi fece scoprire<br />

l’importanza dello Spirito di Gesù risorto nella vita di fede e nella preghiera, esperienza approfondita<br />

poi anche con l’aiuto di buone pubblicazioni e la lettura dei Padri della Chiesa;<br />

da qui mi venne una riscoperta della liturgia e dell’Eucaristia, la cui celebrazione per 44 anni<br />

(4 da studente e 40 da docente) alimentò praticamente in modo quasi esclusivo la mia vita di<br />

fede e di sacerdote.<br />

SCHEMA<br />

1. Lo Spirito di Gesù Cristo<br />

1.1 Spirito Santo intimo ospite dei cuori<br />

1.2 Spirito Santo dolce guida interiore<br />

2. Lo Spirito Santo nella liturgia della Chiesa<br />

2.1 Epiclesi cuore della liturgia<br />

2.2 Doni dello Spirito Santo<br />

2.3 Doni e ministeri<br />

3. Lo Spirito Santo nel ministero dell’esorcismo<br />

3.1 Nella vita dell’esorcista<br />

3.2 Nella terapia esorcistica<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

1. Lo Spirito di Gesù Cristo (premessa)<br />

Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene - e„ tij pneàma Cristoà oÙk<br />

œcei, oátoj oÙk œstin aÙtoà (Rm 8, 9b).<br />

Riceviamo lo Spirito Santo che realizzò l’incarnazione del Figlio di Dio, che scese su Gesù di Nazareth<br />

nel Giordano e lo consacrò Cristo, accompagnandolo nel ministero e nella passione e morte, e<br />

lo risuscitò dopo tre giorni. Ai seguaci di Gesù Cristo è dato lo stesso Spirito: “è in Cristo che abita<br />

corporalmente tutta la pienezza della divinità, e noi abbiamo in lui parte alla sua pienezza” (Col 2,<br />

9-10).<br />

Questa pienezza di divinità è stata effusa sull’universo creato dalla croce: “È piaciuto a Dio che abiti<br />

in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo<br />

pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra sia quelle che stanno<br />

nei cieli. Un tempo anche voi eravate stranieri e nemici, con la mente intenta alle opere cattive;<br />

ora egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte, per presentarvi santi, immacolati<br />

e irreprensibili dinanzi a lui, purché restiate fondati e fermi nella fede, irreprensibili nella speranza<br />

del Vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunciato in tutta la creazione che è sotto il<br />

cielo, e del quale io, Paolo, sono diventato ministro” (Col 1, 19-24).<br />

1.1 <strong>SPIRITO</strong> <strong>SANTO</strong> INTIMO OSPITE DEI CUORI<br />

Voi non siete sotto il dominio della carne ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita<br />

in voi - o„ke‹ n Øm‹n (Rm 8, 9°).<br />

Lo Spirito Santo dimora nell’intimo dei cuori, come ospite, come uno che accoglie e si lascia accogliere.<br />

Per capire questa relazione tra noi e lo Spirito Santo, ci può aiutare il tipo di relazione che<br />

realizzò l’apostolo Giovanni con Maria, la madre di Gesù. Gesù dona Maria come madre a Giovanni;<br />

e dona Giovanni come figlio a Maria; “e da quell’ora il discepolo l’accolse con sé - la introdusse<br />

nella sua casa (kaˆ ¢p’ke…nhj tÁj éraj œlaben Ð maqht¾j aÙt¾n e„j t¦ ‡dia<br />

- in sua: la rese partecipe di tutta la sua vita)” (Gv 19, 27).<br />

1.2 <strong>SPIRITO</strong> <strong>SANTO</strong> DOLCE GUIDA INTERIORE<br />

Lo Spirito che abbiamo da Gesù, ci guida dolcemente (con tenerezza irresistibile) verso la piena<br />

somiglianza con Cristo, come in una progressiva ri-generazione; siamo voluti figli (tškna) dal Padre<br />

per una nuova creazione in Cristo, ma diventiamo figli (uƒoˆ) anche per nostra volontà, che riconosce<br />

il dono di Dio, se ne rallegra e lo vive con gioia e umiltà. In modo analogo, si rinnova per<br />

noi una nuova creazione, a sua immagine e somiglianza di Dio, però in Cristo Gesù nuovo Adamo.<br />

Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio (uƒoˆ qeoà). E voi non<br />

avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi<br />

per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta<br />

(summarture‹ tù pneÚmati ¹mîn) che siamo figli di Dio (tškna qeoà) (Rm 8, 14-16).<br />

La dolcezza della guida dello Spirito Santo, di cui si parla, è attenzione, rispetto, pazienza, intercessione<br />

verso di noi:<br />

Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza (tÍ ¢sqene…v ¹mîn); non sappiamo infatti come pregare<br />

in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i<br />

cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi, secondo i disegni di Dio (Rm 8,<br />

26-27).<br />

2


BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

2. Lo Spirito Santo nella liturgia della Chiesa<br />

Nell’Eucaristia lo Spirito Santo trasforma il pane e il vino (i nostri doni) nel Corpo e Sangue di Cristo<br />

risorto, affinché i discepoli del Signore se ne possano nutrire: la trasformazione del pane e del<br />

vino è finalizzata alla nostra trasformazione nel corpo mistico di Cristo che è la Chiesa; e quello che<br />

è evidente nell’Eucaristia, è presente in tutta la liturgia della Chiesa: l’azione dello Spirito Santo,<br />

operante in ogni sacramento e in ogni celebrazione dei divini misteri, raduna tutti noi in un solo<br />

corpo e in un solo spirito, come chicchi di grano in un solo pane.<br />

Ora questa trasformazione, che inizia con il sacramento del battesimo e si rianima e rafforza ulteriormente<br />

mediante la liturgia della Chiesa, ci consente di assorbire e irradiare Cristo vivo, “luce vera<br />

che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9). Questa irradiazione è la gloria, il Nome, che il Padre ha dato<br />

a Gesù. Perciò noi siamo chiamati a diventare la gloria di Cristo.<br />

Sappiamo infatti che siamo stati redenti “con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e<br />

senza macchia” (1Pt 1, 19); e il Padre ha gradito la sua offerta, che rimane per sempre al suo cospetto;<br />

per questo gradimento, il Padre ci prende e ci dona a Cristo come fratello e sorella. Noi siamo<br />

quindi chiamati a diventare la gloria di Cristo per volontà del Padre; e Cristo riversa su di noi il suo<br />

amore per il Padre, perché gradisce il dono del Padre che ognuno di noi è per lui: l’amore per il donante<br />

ricade nel dono fatto dal donante: “Come il Padre ama me, così anch’io amo voi” (Gv 15, 9).<br />

Ci troviamo così coinvolti e travolti nel gioco dell’Amore eterno che è Dio: “Dio è amore; chi rimane<br />

nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4, 16). Questo amore reciproco, vivo e<br />

indicibile, che ci unisce al Padre per Cristo Gesù, è lo Spirito Santo, riversato su di noi, come nostra<br />

partecipazione alla gioia che è Dio uno e trino. Possiamo allora comprendere, perché S. Ireneo affermi<br />

che l’uomo vivente è gloria di Dio.<br />

Il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l’utilità degli uomini, in favore dei quali ordinò<br />

tutta l’opera della salvezza, per mostrare Dio all’uomo e portare l’uomo a Dio. Egli mantiene<br />

l’invisibilità del Padre e, nello stesso tempo, rende visibile Dio all’uomo con molti interventi provvidenziali,<br />

perché l’uomo, del tutto privo di Dio, non cessi di esistere. Gloria di Dio è l’uomo vivente, e<br />

vita dell’uomo è la visione di Dio. Se la rivelazione di Dio, mediante la creazione, dà vita a tutti i viventi<br />

che sono sulla terra, a maggior ragione la rivelazione del Padre, mediante il Verbo, dà vita a tutti<br />

coloro che lo contemplano (S. IRENEO (130-200), Trattato contro le eresie, IV, 20, 7).<br />

Un proverbio dice: “chi non progredisce, regredisce”; e Gesù dice: “A chi ha sarà dato; a chi non<br />

ha, sarà tolto anche quello che ha” (Mc 4, 25). E Paolo ripropone la medesima esigenza di vita,<br />

quando scrive: “Vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che<br />

si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato” (Col 3, 9-10). Quando<br />

la vita nuova, che ci è stata donata, non si sviluppa, non continua a rinnovarsi, diventiamo cristiani<br />

“mummificati”, utili alla decorazione (a dare spettacolo). Soltanto lo Spirito di Dio può rianimare<br />

questi esseri senza vita (cf. Ez 37, 1-10).<br />

Questa è la triste sorte di tanti cristiani anagrafici, inariditi, che si muovono come pecore senza pastore,<br />

che cercano l’acqua in cisterne screpolate o bevono un’acqua inquinata talvolta con grande<br />

rischio per la loro salute. E allora che fare per evitare questo e mantenere o ricuperare la vitalità, il<br />

colore e il profumo della fede in Cristo? La risposta ci viene da una convinzione, spesso espressa<br />

dai Padri della Chiesa: la cosa più importante per la vita di fede è il conseguimento dello Spirito di<br />

Cristo; e la liturgia, momento particolare della vita della Chiesa, ci consente di ricevere costantemente<br />

lo Spirito di Cristo, se vi partecipiamo seriamente.<br />

Per noi cristiani, la liturgia è il culto reso a Dio dalla Chiesa ed è perciò opera del popolo e di Dio:<br />

opus populi et opus Dei. Nella liturgia si compie la difficile congiunzione del mistero (evento prodotto<br />

da Dio) e del simbolo (veicolo umano percorso dalla grazia di Dio). Di qui la necessità di essere<br />

illuminati sui divini misteri e sui percorsi della significazione e della comunicazione umana.<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

Ora la liturgia attua la congiunzione della verità rivelata (elemento soprannaturale) e della nostra<br />

adesione di fede a tale verità (elemento culturale): due elementi che difficilmente stanno insieme;<br />

per questo sovente si è tentati a risolvere questa difficile congiunzione a beneficio di un equilibrio<br />

astratto, come sarebbe l’intellettualismo teologico (ad es. una liturgia costruita tutta sulla parola,<br />

senza gesti e senza sentimenti), oppure il ritualismo rubricistico (ad es. una liturgia ossequiente alle<br />

rubriche, come in una esibizione di ginnastica artistica).<br />

2.1 EPICLESI CUORE <strong>DELL</strong>A LITURGIA<br />

L’epiclesi è l’invocazione dello Spirito Santo, liturgicamente espressa mediante l’imposizione delle<br />

mani (gesto marcatamente presente nel rito dell’esorcismo), è il cuore di ogni azione sacramentale<br />

della Chiesa, di cui l’Eucaristia è il momento intensivo più qualificante.<br />

Ora nel momento centrale dell’azione eucaristica le mani del sacerdote eseguono le parole che escono<br />

dalla sua bocca: l’invocazione dello Spirito Santo sulle offerte è significata e attuata dalle sue<br />

mani distese sopra di esse, come per comunicare l’energia celeste che provocherà la transustanziazione.<br />

Il sacerdote prende poi solennemente in mano il pane e il calice, in sincronia perfetta con il<br />

racconto dell’ultima cena, ripetendo così lo stesso gesto del Signore; gesto di intenso simbolismo,<br />

che coniuga in drammatica tensione la parola che consacra, e il gesto che sigilla, affinché il dono<br />

che viene fatto dal Signore sia un dono irreversibile.<br />

È quanto mai necessaria per la vita spirituale dei fedeli una coscienza più chiara della ricchezza<br />

dell’anafora: insieme alle parole pronunciate da Cristo nell’Ultima Cena, essa contiene l’epiclesi, quale<br />

invocazione al Padre perché faccia discendere il dono dello Spirito affinché il pane e il vino diventino<br />

il corpo ed il sangue di Gesù Cristo e perché la comunità tutta intera diventi sempre più corpo di<br />

Cristo. Lo Spirito, invocato dal celebrante sui doni del pane e del vino posti sull’altare, è il medesimo<br />

che riunisce i fedeli in un solo corpo, rendendoli un’offerta spirituale gradita al Padre (BENEDETTO<br />

XVI, Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, 2007, n. 13).<br />

In tutte le culture, per se stessa la mano dell’uomo è estremamente carica di significato ed è simbolo<br />

di potere e strumento di linguaggio. Per quanto riguarda la simbolica religiosa della mano, mi limito<br />

a sottolineare tre significati fondamentali: la potestà, la differenza e l’unione.<br />

Circa la potestà: i testi, l’iconografia e i riti fanno della mano una specie d’intermediario tra l’uomo<br />

e Dio. Leggiamo in Isaia: “Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi; - queste cose ha<br />

fatto la mia mano ed esse sono mie” (66, 1-2). Perciò la creazione è la prima manifestazione (da<br />

manu-fateor = manifesto) della grandezza di Dio, la sua prima scrittura. Così nelle cerimonie religiose<br />

la mano spesso assume la funzione di uno strumento, per il quale Dio trasmette un potere e<br />

una salvezza che soltanto lui possiede e può donare. Qui sta il significato profondo dell’imposizione<br />

delle mani nei gesti di benedizione; e su questo percorso si determina pure il significato della imposizione<br />

delle mani nell’azione sacramentale della Chiesa.<br />

Circa la differenza: la mano può essere destra o sinistra e può esibire la parte palmare o dorsale; di<br />

qui la simbolica della differenza: tra bene e male, tra prendere (tenere) e ricevere (contenere): “Il<br />

cuore del sapiente va alla sua destra, il cuore dello stolto alla sua sinistra” (Qo 10, 2). La destra benedice,<br />

la sinistra maledice; la destra è misericordia, la sinistra è giustizia.<br />

Circa l’unione: la mano nella mano significa condivisione e unione di vita; per questo nel rito del<br />

Matrimonio gli sposi manifestano il loro consenso donandosi la mano destra. Talvolta questo gesto<br />

(mani nelle mani) significa anche sottomissione (a colui che prende le mani) e protezione (di colui<br />

che offre le mani giunte): “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento li toccherà”<br />

(Sap 3, 1); e Gesù sulla croce: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46).<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

2.2 DONI DEL<strong>LO</strong> <strong>SPIRITO</strong> <strong>SANTO</strong><br />

Per lasciare emergere i doni dello Spirito Santo è necessaria, come condizione preliminare, la piena<br />

docilità allo Spirito Santo: “Ed ecco che io, costretto dallo Spirito, vado a Gerusalemme, senza sapere<br />

ciò che là mi accadrà” (At 20, 22; cf. Rm 8, 14-16). Questo sentimento di essere costretto, legato<br />

dallo Spirito Santo, si può comprendere con il seguente testo del libro dell’Esodo: “Per tutto il<br />

tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le<br />

tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube<br />

del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile<br />

a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio” (Es 40, 36-38).<br />

Per conseguire la docilità allo Spirito Santo, i mezzi principali sono:<br />

1. obbedire con fedeltà a quella volontà del Signore che già si conosce;<br />

2. rinnovare la nostra disponibilità a compiere la volontà del Padre;<br />

3. domandare continuamente luce e forza allo Spirito Santo per compiere i suoi voleri;<br />

4. controllare con esattezza i diversi moti della nostra anima.<br />

Lo Spirito Santo non solo santifica e guida il Popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri,<br />

e lo adorna di virtù, ma, “distribuendo a ciascuno i propri doni come a lui piace” (1Cor 12, 11), dispensa<br />

tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende idonei e pronti ad assumere responsabilità<br />

e uffici, utili al rinnovamento e al maggiore sviluppo della Chiesa secondo le parole: “A<br />

ciascuno è data una manifestazione dello Spirito, perché torni a comune vantaggio” (1Cor 12, 7). E<br />

questi carismi, dai più straordinari ai più semplici e largamente diffusi, vanno accolti con gratitudine<br />

e consolazione, poiché sono innanzitutto adatti e utili alle necessità della Chiesa. Non bisogna però<br />

ricercare temerariamente doni straordinari, né far dipendere da essi con presunzione i frutti del lavoro<br />

apostolico. Comunque il giudizio sulla loro genuinità e sul loro ordinato esercizio compete a coloro<br />

che nella Chiesa hanno il compito di presiedere; ad essi spetta in particolare di non estinguere lo Spirito,<br />

ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cf. 1Ts 5, 12 e 19-21) (LG 12).<br />

La grazia santificante richiede numerose qualità per conservarsi e per agire; e queste sono:<br />

- le virtù teologali (fede, speranza, carità): sono al primo posto, perché hanno per oggetto il Signore<br />

e ci uniscono a lui;<br />

- i doni dello Spirito Santo: vengono subito dopo, perché sono il compimento delle virtù teologali<br />

e servono a farle agire con più facilità;<br />

- le beatitudini: sono il risultato del pieno funzionamento delle virtù teologali e dei doni e frutti<br />

dello Spirito Santo;<br />

- le virtù morali cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza) occupano l’ultimo posto perché<br />

perfezionano l’anima nel campo naturale e possono esserci anche senza la grazia santificante.<br />

Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio<br />

ci ha donato - †na e„dîmen t¦ ØpÕ toà qeoà carisqšnta ¹m‹n (1Cor 2, 12).<br />

Riguardo ai doni dello Spirito (perˆ tîn pneumatikîn), fratelli, non voglio lasciarvi nell’ignoranza.<br />

Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli<br />

idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: “Gesù è<br />

anàtema!”; e nessuno può dire: “Gesù è Signore!”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono<br />

diversi carismi (diairšseij carism£twn), ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri (diairšseij<br />

diakoniîn), ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività (diairšseij nerghm£twn), ma<br />

uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito<br />

per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza (lÒgoj<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

sof…aj); a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza (lÒgoj gnèsewj); a uno,<br />

nello stesso Spirito, la fede (p…stij); a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni (car…smata<br />

„am£twn); a uno il potere dei miracoli (nerg»mata dun£mewn); a un altro il dono della<br />

profezia (profhte…a); a un altro il dono di discernere gli spiriti (diakr…seij pneum£twn); a un altro<br />

la varietà delle lingue (gšnh glwssîn); a un altro l’interpretazione delle lingue (˜rmhne…a<br />

glwssîn). Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come<br />

vuole. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò<br />

Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo<br />

come maestri; poi ci sono i miracoli (i poteri dun£meij), quindi il dono delle guarigioni<br />

(car…smata „am£twn), di assistere (i soccorsi ¢ntil»myeij), di governare (i governi kubern»seij),<br />

di parlare varie lingue (varietà delle lingue gšnh glwssîn). Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti?<br />

Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue?<br />

Tutti le interpretano? Desiderate invece intensamente i carismi più grandi; e allora, vi mostro la via più<br />

sublime (zhloàte t¦ car…smata t¦ me…zona. Kaˆ œti kaq’Øperbol¾n ÐdÕn Øm‹n<br />

de…knumi) (1Cor 12, 1-11. 27-31)<br />

I doni dello Spirito sono molteplici; e quando ci lasciamo salvare da Gesù, accogliendo la remissione<br />

dei peccati e l’effusione dello Spirito, entriamo nella dimora interiore della Santissima Trinità<br />

che vive in noi: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui<br />

e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23).<br />

La nostra intimità con il Padre, per Cristo Gesù, nello Spirito Santo innanzitutto fa emergere in noi<br />

tutto quello che Dio ci ha già donato, poi successivamente fa fiorire nuovi doni, sia come manifestazioni<br />

occasionali sia come vere chiamate a servire la Chiesa: “Se uno mi vuol servire mi segua,<br />

e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv 12, 26).<br />

Di qui un criterio di discernimento importante: i doni già ricevuti (forse infruttuosi) sono importanti<br />

perché sono certi, poiché “i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11, 29), mentre i<br />

doni nuovi sono riconoscibili se sono in armonia con quelli già ricevuti (lo Spirito Santo non si contraddice!).<br />

Conseguenza pratica: se uno trascura i doni ricevuti per coltivare quelli nuovi, è certamente<br />

fuori dall’azione dello Spirito Santo.<br />

Nel nostro apprezzamento dei doni dello Spirito Santo, dobbiamo innanzitutto scoprire i doni più<br />

semplici e largamente diffusi; e sono i famosi sette doni: sapienza, intelletto, scienza, consiglio,<br />

pietà, fortezza, timor di Dio.<br />

I primi quattro perfezionano la nostra capacità di conoscere:<br />

- l’intelletto ci permette di penetrare le verità della fede,<br />

- la sapienza ci permette di contemplarle;<br />

- la scienza ci consente di avere una giusta valutazione delle realtà terrene (S. Francesco);<br />

- il consiglio, di agire con viva fede in ogni circostanza.<br />

Gli ultimi tre perfezionano la volontà e la sensibilità:<br />

- la pietà ci consente di essere misericordiosi verso gli altri;<br />

- la fortezza, di superare le nostre debolezze;<br />

- il timor di Dio, di vincere l’orgoglio e i disordini della concupiscenza.<br />

«La Sapienza si è costruita una casa» (Pro 9, 1). La potenza di Dio e Padre, per se stessa sussistente, si è<br />

preparata, come propria dimora, l’universo intero, nel quale abita con la sua forza creatrice. Questo universo,<br />

che è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, consta di natura visibile e invisibile.<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

«E vi ha intagliato le sue sette colonne» (Pro 9, 1). L’uomo fu formato dopo la creazione a somiglianza di<br />

Cristo, perché crescesse in lui e osservasse i suoi comandamenti. A lui Dio ha dato i sette carismi dello Spirito<br />

santo. Essi mediante la scienza suscitano la fortezza e, viceversa, mediante la fortezza manifestano la<br />

scienza. Questi carismi perfezionano l’uomo spirituale, lo confermano nella fede e lo portano alla completa<br />

partecipazione delle realtà celesti. Lo splendore naturale dello spirito viene esaltato dai vari doni.<br />

La fortezza dispone a ricercare con fervore e a desiderare di compiere sempre e in tutte le cose, a seconda<br />

delle loro finalità, i divini voleri, conforme ai quali tutti gli esseri sono stati creati.<br />

Il consiglio discerne i santissimi voleri increati e immortali, capaci di essere pensati, rivelati e realizzati.<br />

La prudenza fa acconsentire a prestar fede a questi voleri e non agli altri.<br />

“Ha versato il suo vino nella coppa e imbandito la sua tavola” (cf. Pro 9, 2). Nell’uomo in cui viene fusa,<br />

come in una coppa, la natura spirituale e quella corporale, Dio infonde la scienza delle cose create e di se<br />

stesso, autore di tutto.<br />

L’intelletto fa sì che l’uomo sia inebriato, come per il vino, di tutto ciò che riguarda Dio.<br />

Egli, pane celeste, nutrendo di se stesso nella fortezza le anime, e arricchendole e dilettandole con la dottrina,<br />

dispone tutte queste cose come vivande per il convito spirituale di quanti desiderano parteciparvi. Mandò<br />

i suoi servi ad invitare a gran voce e con insistenza al banchetto (cf. Mt 22, 3). Mandò gli apostoli a servire<br />

la sua divina volontà con la proclamazione evangelica. Essa deriva dallo Spirito, sta al di sopra della<br />

legge scritta e di quella naturale, e chiama tutti a Cristo. Con l’incarnazione si è realizzata in lui senza confusione<br />

l’unione ipostatica della mirabile natura divina e di quella umana.<br />

Per mezzo degli apostoli grida: Chi non ha la sapienza venga a me (cf. Pro 9, 4). Cioè chi è stolto, e pensa<br />

quindi in cuor suo che Dio non esista, abbandoni l’empietà, si rivolga a me per mezzo della fede e riconosca<br />

che io sono il creatore e il Signore di tutte le cose.<br />

A coloro che abbisognano di sapienza dice: Venite, mangiate con me il pane e bevete il vino che ho versato<br />

per voi (cf. Pro 9, 5). A coloro che sono privi delle opere della fede, anche se ricchi di dottrine elevate,<br />

dice: «Venite, mangiate il mio corpo, pane che vi nutre nella fortezza, bevete il mio sangue, vino che vi rallegra<br />

nella scienza e vi fa diventare Dio. Ho infatti unito il sangue alla divinità per la vostra salvezza» (SAN<br />

PROCOPIO DI GAZA, Commento sui Proverbi, cap. 9; PG 87, I, 1299-1303).<br />

Oltre ai doni già ricevuti e ai doni più semplici e ordinari, dobbiamo aprirci anche a tutto quello che<br />

lo Spirito Santo vorrà donarci, secondo gli imperscrutabili disegni del Padre; e questo significa restare<br />

disponibili a nuove chiamate e a lasciarci usare come a lui piace.<br />

2.3 DONI E MINISTERI<br />

Tra i doni dello Spirito Santo si devono distinguere i carismi (car…smata) e le grazie spirituali<br />

(pneumatik¦ - spiritalia); i primi sono permanenti e sono vocazioni; i secondi sono le manifestazioni<br />

dello Spirito Santo che interviene occasionalmente secondo le necessità dei credenti.<br />

Ciascuno, secondo il dono ricevuto (kaqëj œlaben c£risma), lo metta a servizio degli altri,<br />

come buoni amministratori della multiforme grazia (c£ritoj) di Dio (1Pt 4, 10).<br />

Ciascuno riceve da Dio il proprio dono (‡dion c£risma), chi in un modo chi in un altro (1Cor 7,<br />

7).<br />

Abbiamo doni (car…smata) secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia<br />

la eserciti secondo la misura della fede (Rm 12, 6).<br />

Non trascurare il dono spirituale (m¾ ¢mšlei toà car…smatoj) che è in te e ti è stato conferito,<br />

per indicazione dei profeti, con l’imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri<br />

(1Tm 4, 14); ricordati di ravvivare il dono spirituale (tÕ c£risma) che è in te per l’imposizione<br />

delle mie mani (2Tm 1, 6).<br />

Aspirate alla carità (t¾n ¢g£phn). Desiderate intensamente i doni dello Spirito, soprattutto la<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

profezia (zhloàte de t¦ pneumatik£, m©llon de †na profhteÚhte) [Perseguite sempre<br />

la carità, desiderate con zelo i doni spirituali, soprattutto affinché possiate profetare] (1Cor 14, 1).<br />

Possiamo concludere che il carisma è un dono che abilita ad uno specifico servizio nel corpo di Cristo;<br />

stabilisce la direzione di un servizio; è quindi sinonimo di vocazione. Mentre i pneumaticà sono<br />

manifestazioni transitorie dello Spirito Santo e sono revocabili, i karìsmata sono irrevocabili; è bene<br />

desiderare i pneumaticà, non i karìsmata.<br />

Nota esplicativa<br />

È importante capire la distinzione tra carisma e dono spirituale (kàrisma e pneumaticòn), perché solo il kàrisma è dono-chiamata<br />

di Dio al ministero, mentre non lo è il pneumaticòn. Cosa sono e come discernere il kàrisma dal pneumaticòn?<br />

Nel Nuovo Testamento sono usati, a seconda dei casi, questi due diversi termini, con diverso significato; nella traduzione<br />

italiana non si nota la diversità dei vocaboli usati per indicare i doni spirituali o i doni dello Spirito; né è presente<br />

la distinzione di significato che uno stesso termine assume:<br />

a) Significato di kàrisma (karìsmata): è usato in modi molto diversi, come appare nei seguenti testi: il dono di grazia<br />

non è come la caduta (Rm 5, 15-16); i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (Rm 11, 29); ciascuno ha il proprio<br />

dono da Dio, chi in un modo... (1Cor 7, 7); grazie alla vostra cooperazione nella preghiera per noi, affinché per il favore<br />

divino ottenutoci da molte persone...(1Cor 1, 11); abbiamo doni diversi, secondo la grazia data a ciascuno (Rm 12,<br />

6); nessun dono di grazia più vi manca (1Cor 1, 7); vi sono diversità di carismi (1Cor 12, 4.9.28.30.31); ciascuno viva<br />

secondo la grazia ricevuta (1Pt 4, 10); non trascurare il dono spirituale (1Tm 4, 14); ravvivare il dono spirituale (2Tm<br />

1, 6). In questi luoghi sono elencati i doni che abilitano ad occupare un posto nella comunità cristiana.<br />

Conclusione: il carisma è un dono che abilita l’individuo ad uno specifico servizio nel corpo di Cristo; è un dono che<br />

stabilisce la direzione d’un servizio; è quindi sinonimo di vocazione.<br />

b) Significato di pneumaticòn (pneumaticà). Nei tre capitoli (12-14) della prima ai Corinti ricorre un altro termine degno<br />

di rilievo che la Volgata traduce «spiritale - spiritalia» (doni spirituali); e il fatto è importante, perché viene usato<br />

in casi assai significativi al posto di kàrisma, come ad es.: riguardo ai doni dello Spirito...(1Cor 12, 1); aspirate pure<br />

anche ai doni dello Spirito... (1Cor 14, 1).<br />

Conclusione: il pneumaticòn è una manifestazione transitoria dello Spirito; i pneumaticà sono revocabili (mentre i karìsmata<br />

sono irrevocabili); è bene desiderare i pneumaticà; e i karìsmata? sembra di no.<br />

Nella chiesa primitiva è frequente la triade: apostoli, profeti, dottori o catechisti (cf. 1Cor 12, 28; Ef<br />

2, 20).<br />

Apostoli (distinti dai dodici): inizialmente sono dei missionari (annunciatori della Parola), inviati<br />

ufficialmente dalle loro comunità, accolti come fossero il Signore (Didaché 11, 4; cf. Gal 4, 14).<br />

Profeti: hanno un ruolo di primo piano nelle assemblee cristiane (1Cor 14, 3-4), con funzione di edificare<br />

(cioè assicurare la predicazione della Parola di Dio), esortare, incoraggiare. I profeti sono<br />

anche (in alcuni casi) leader di importanti comunità locali, uniti in queste funzioni ai dottori (At 13,<br />

1; 15, 32), ed è tra loro che vengono scelti gli apostoli da inviare in missione. Questo ruolo capitale<br />

dei profeti nella comunità cristiana spiega l’insistenza di Paolo sul dono della profezia (1Cor 14, 1;<br />

1Ts 5, 20; Rm 12, 6). Nella Didaché 13, 3 i profeti vengono considerati le vere guide spirituali della<br />

comunità, paragonabili ai sommi sacerdoti.<br />

Dottori (didaskaloi): vengono sovente associati ai profeti, perché curano l’annuncio della Parola e<br />

sono ufficialmente incaricati di assicurare un insegnamento sistematico delle sacre Scritture.<br />

Questi ministeri (diakonia-servizio) sono doni (carismi) offerti da Dio alla Chiesa per il bene di tutti,<br />

per la salute di tutto il corpo della Chiesa. È da notare inoltre che, poiché gli apostoli erano scelti<br />

tra i profeti e i dottori, dovendo nutrire i fedeli con le Scritture, possiamo concludere che le prime<br />

comunità cristiane erano chiaramente fondate sulla Parola di Dio: annunciata dagli apostoli,<br />

coltivata dai profeti, spiegata dai dottori.<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

3. Lo Spirito Santo nel ministero dell’esorcismo<br />

Il rito dell’esorcismo è un sacramentale (CCC 1667-1676), istituito dalla Chiesa (SC 60; cf. CCC<br />

1668), che domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un<br />

oggetto sia protetto contro l’influenza del maligno e sottratto al suo dominio (CCC 1673).<br />

L’esorcismo non conferisce la grazia dello Spirito Santo alla maniera dei sacramenti, però mediante<br />

la preghiera della Chiesa prepara a ricevere questa grazia e dispone a cooperare con essa (CCC<br />

1670).<br />

L’esorcismo è quindi una benedizione che riguarda in modo particolare la vita ecclesiale e sacramentale<br />

ed è riservata al ministero ordinato dei vescovi e dei presbiteri (CCC 1669).<br />

In una forma semplice, l’esorcismo è praticato durante la celebrazione del Battesimo. L’esorcismo solenne,<br />

chiamato “grande esorcismo”, può essere praticato solo da un presbitero e con la licenza del vescovo.<br />

In ciò bisogna procedere con prudenza, osservando rigorosamente le norme stabilite dalla Chiesa.<br />

L’esorcismo mira a scacciare i demoni o a liberare dall’influenza demoniaca, e ciò mediante l’autorità<br />

spirituale che Gesù ha conferito alla sua Chiesa. Molto diverso è il caso di malattie, soprattutto<br />

psichiche, la cui cura rientra nel campo della scienza medica. È importante, quindi, accertarsi, prima di<br />

celebrare l’esorcismo, che si tratti di una presenza del Maligno e non di una malattia (CCC 1673).<br />

L’esorcismo è una liturgia in cui, per la preghiera della Chiesa, si rinnova l’epiclesi, l’invocazione<br />

dello Spirito Santo; è forse il sacramentale più vicino ai sacramenti; si pensi agli esorcismi che<br />

preparano i catecumeni al battesimo e al piccolo esorcismo presente nel sacramento del battesimo.<br />

Altro aspetto è la contiguità dell’esorcismo con i sacramenti della penitenza e dell’unzione degli<br />

infermi. Il potere, dato da Gesù alla Chiesa, di scacciare gli spiriti immondi è congiunto:<br />

- con il potere di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità: “Chiamati a sé i suoi dodici discepoli,<br />

Gesù diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e<br />

ogni infermità” (Mt 10, 1);<br />

- e con l’annuncio del Regno: “Convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni<br />

e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi” (Lc<br />

9, 1-2). E ancora: “Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la<br />

loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto<br />

risorto; e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. Chi<br />

crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i<br />

segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno<br />

lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà<br />

loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno»” (Mc 16, 14-18).<br />

Oggi si parla spesso, nel contesto della cura pastorale per la salute, dei disagi dell’anima (yuc¾).<br />

L’anima, secondo la concezione dell’homo triplex (cf. 1Ts 5, 23), recepisce l’influsso sia del corpo<br />

che dello spirito; e quando tali influssi provengono da uno spirito ribelle al progetto di Dio creatore<br />

o da un corpo ferito, sia da malattie come da relazioni conflittuali, l’anima geme per l’agitazione di<br />

pensieri, sentimenti e desideri. I disagi dell’anima sarebbero quindi quelle “piaghe dei cuori spezzati”<br />

(cf. Is 61, 1-3), che Gesù Cristo continua a “fasciare” mediante il ministero di consolazione affidato<br />

alla sua Chiesa: “La Chiesa ha ricevuto dal Signore il compito di guarire gli infermi (Mt 10, 8)<br />

e cerca di attuarlo sia attraverso le cure che presta ai malati sia mediante la preghiera di intercessione<br />

con la quale li accompagna. Essa crede nella presenza vivificante di Cristo, medico delle anime e<br />

dei corpi. Questa presenza è particolarmente operante nei sacramenti e in modo tutto speciale nella<br />

Eucaristia, pane che dà la vita eterna e al cui legame con la salute del corpo san Paolo allude” (CCC<br />

1509).<br />

Il Codice di Diritto Canonico (c. 1172) stabilisce che:<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

1. Nessuno può proferire legittimamente esorcismi sugli ossessi, se non ne ha ottenuto peculiare<br />

ed espressa licenza dall’Ordinario del luogo.<br />

2. L’Ordinario del luogo conceda tale licenza solo al sacerdote che sia ornato di pietà, scienza,<br />

prudenza e integrità di vita.<br />

Per la Chiesa l’esorcismo richiama l’azione liberatrice di Cristo, a favore di tanti infelici vessati e<br />

posseduti dal maligno e costituisce un’azione molto delicata, per cui essa vieta a chiunque (nemo) di<br />

compiere esorcismi sugli ossessi, se non ha ottenuto una speciale licenza dall’Ordinario del luogo:<br />

licenza che deve essere espressa, non basta quella presunta.<br />

Per la licenza è competente solo l’Ordinario del luogo (Vescovo diocesano), non l’Ordinario di<br />

un Istituto religioso o di una Società di vita apostolica clericale e di diritto pontificio (c. 134, § 2).<br />

3.1 <strong>LO</strong> <strong>SPIRITO</strong> <strong>SANTO</strong> <strong>NELLA</strong> <strong>VITA</strong> <strong>DELL</strong>’ESORCISTA<br />

Secondo il canone 1172, il Vescovo dovrebbe trovare nel presbitero, che ritiene idoneo al ministero<br />

dell’esorcismo, queste qualità: pietà, scienza, prudenza, integrità di vita.<br />

Circa la pietà:<br />

dal contesto sembra si tratti dello spirito di preghiera. Sappiamo che la preghiera di attua secondo<br />

diverse tipologie (lode, ringraziamento, umiliazione e richiesta di perdono, di aiuto per sé e per gli<br />

altri; preghiera liturgica, privata, meditazione, ecc.); e tutte sono richieste a chi esercita il ministero<br />

della consolazione e dell’esorcismo. Però mi sembra che una costante attitudine le lega tutte; attitudine<br />

che chiamerei l’intenerimento del cuore, perché è grande la sofferenza delle persone che patiscono<br />

disagi dell’anima e vessazioni da parte del Maligno.<br />

Perciò in un sacerdote, dedito al ministero della consolazione e dell’esorcismo, mi sembra che lo<br />

spirito di preghiera dovrebbe svelare ed esprimere un costante intenerimento del cuore, verso Dio<br />

Padre e verso l’uomo sofferente. Questo spirito di preghiera realizzerebbe così la beatitudine riservata<br />

ai misericordiosi:<br />

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia [mak£rioi oƒ le»monej, Óti aÙtoˆ<br />

le-hq»sontai - En marche, les matriciels! Oui, ils seront matriciés! - Chouraqui] (Mt 5, 7)<br />

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” [G…nesqe o„kt…rmonej kaqëj Ð<br />

pat¾r Ømîn o„kt…rmwn st…n – Soyez matriciels, comme votre père est matriciel - Chouraqui]<br />

(Lc 6, 36).<br />

Circa la scienza:<br />

come dono dello Spirito produce una giusta valutazione delle realtà terrene. Infatti come la profezia<br />

facilita la scoperta della presenza di Dio nella storia, così il dono della scienza facilita la scoperta<br />

della presenza di Dio nella natura. San Francesco d’Assisi era particolarmente dotato di questo dono<br />

dello Spirito Santo: nel suo Cantico delle creature, che esprime rispetto, gioia e lode per tutto ciò<br />

che di buono c’è nella creazione, egli traccia la via che guida l’uomo verso la sua suprema elevazione<br />

nell’incontro con Dio. Blondel, nelle sue Notes d’Esthétique, vede in questa attitudine di san<br />

Francesco la perfetta raffigurazione della sua estetica.<br />

L’ordine e l’armonia dell’universo diventano bellezza, solo quando vengono percepiti, conosciuti, amati<br />

e integrati nella vita dell’uomo. Di conseguenza la bellezza dell’universo più che ordo e splendor<br />

ordinis, inteso come accettazione integrale del cosmos da parte dell’uomo. Perciò è l’uomo, propriamente,<br />

che fa bello l’universo, perché dà voce al suo determinismo e perché intona il Cantico delle<br />

creature (L’estetica di M. Blondel, 141-142).<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

Per il nostro ministero questa è la conseguenza: il primo esorcismo è dato da una vita sana, bene integrata<br />

con tutto ciò che è veramente umano, bello e buono secondo l’ordine naturale posto da Dio<br />

nelle sue creature.<br />

Talvolta si tende a estendere questo dono della scienza al carisma della conoscenza, che facilita la<br />

penetrazione e comunicazione della Parola di Dio. Pertanto, inserita nel contesto delle quattro qualità<br />

richieste all’esorcista, la scienza, qui richiesta, indica probabilmente anche la formazione teologica<br />

e spirituale e l’approfondimento delle discipline che possono aiutare l’esorcista nell’esercizio del<br />

suo ministero.<br />

Su questo tragitto vedo inserirsi il necessario apporto delle scienze mediche. Ignorarle nell’esercizio<br />

del ministero esorcistico, significa non avere quella scienza che la Chiesa chiede e deprezzare i doni<br />

dello Spirito Santo. Sta scritto infatti che dobbiamo “onorare il medico, come si deve, secondo il bisogno,<br />

poiché anche lui è stato creato dal Signore; dall’Altissimo viene la guarigione, ma il Signore<br />

ha creato i medicamenti dalla terra e l’uomo assennato non li disprezza” (Sir 38, 1-2. 4).<br />

Circa la prudenza:<br />

è la fronesis greca (φρόνησις, termine usato soprattutto da Aristotele nel libro VI della Etica Nicomachea)<br />

che possiamo tradurre con prudenza, sagacità, saggezza pratica; è l’auriga virtutum dei latini;<br />

è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a<br />

scegliere i mezzi adeguati per compierlo. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi<br />

morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.<br />

Su questo percorso razionale si colloca il discernimento:<br />

- circa la presenza e l’uso dei carismi,<br />

- circa l’autenticità di fenomeni spirituali (miracoli, profezie, apparizioni),<br />

- e circa gli spiriti (di cui sopra 2.2 in 1Cor 12).<br />

Il discernimento, di cui ha bisogno l’esorcista, va oltre lo stesso carisma del “discernimento degli<br />

spiriti” (diakr…seij pneum£twn), che in quanto carisma va esso stesso soggetto a discernimento,<br />

come può essere il caso di una persona sensitiva, ritenuta dotata di discernimento perché prega e indovina<br />

nell’indicare cose nascoste. Ebbene, anche questo serve poco al discernimento dell’esorcista,<br />

che deve capire lo stato spirituale delle persone che a lui si rivolgono e non può confondere un sintomo<br />

di malattia mentale con il sintomo di una presenza malefica tale da esigere l’intervento esorcistico.<br />

La difficoltà di questo discernimento appare ancora più evidente, se teniamo presente quanto suggerisce<br />

la Chiesa, la quale, dopo aver esposto i sintomi più noti di una presenza malefica (parlare correntemente<br />

lingue sconosciute o capire chi le parla; rivelare cose occulte e lontane; manifestare forze<br />

superiori all’età o alla condizione fisica; e, soprattutto, forte avversione al sacro) aggiunge: “Occorre<br />

fare attenzione – sedulo perpendenda est – alla relazione di tutti questi segni – omnium signorum<br />

- con la fede e l’impegno spirituale – certamen spirituale - nella vita cristiana”. E precisa ancora:<br />

“della necessità di ricorrere al Rito dell’esorcismo l’esorcista deciderà con prudenza dopo attento<br />

esame e dopo aver consultato, per quanto è possibile, persone esperte in questioni di vita spirituale<br />

e, se necessario, persone esperte in medicina e psichiatria, qui sensum habeant rerum spiritualium<br />

- competenti anche nelle realtà spirituali” (Premesse generali, 16-17).<br />

Circa l’integrità di vita:<br />

integrità è santità: “Siate santi, perché io sono santo” (Lv 11, 44). Dio è santo, perché è la pienezza<br />

della potenza, della vita e della bontà; questa pienezza dimora corporalmente in Cristo, a questa<br />

pienezza siamo chiamati a partecipare fino a raggiungere la stessa sua statura. Ecco la santità: essere<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

in tutto simili a Gesù, fino a realizzare con lui la stessa unità che Gesù ha con il Padre: “Non prego<br />

solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano<br />

una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che<br />

tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa<br />

come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca<br />

che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (Gv 17, 20-23). Come si vede, la<br />

Chiesa non considera nemmeno se il presbitero ha dei doni particolari, come spesso la gente presume;<br />

e come anche talvolta dei sacerdoti presumono di avere e per questo ambiscono di diventare esorcisti.<br />

Considerando serenamente le cose, mi sembra che il sacerdote esorcista dovrebbe avere soprattutto<br />

due qualità: una profonda unione con Cristo e una obbedienza di fede verso la Chiesa, concretamente<br />

con il proprio Vescovo! Personalmente non capisco la preoccupazione di convincere il vescovo<br />

a conferire a qualcuno il mandato dell’esorcismo, qualora non lo faccia.<br />

3.2 <strong>NELLA</strong> TERAPIA ESORCISTICA<br />

All’inizio del mio ministero ho realizzato tre incontri con due psichiatri che si dichiararono disponibili<br />

a seguirmi (dal 24 gennaio 2007) e anche con la loro consulenza ho elaborato un protocollo che<br />

sto ancora seguendo.<br />

Il protocollo comporta quattro passaggi:<br />

1° Ascolto le persone alle quali ho dato appuntamento.<br />

Si tratta di ascolto attivo, da cui emerge un primo quadro personale e familiare e inizio il discernimento:<br />

- consiglio, se necessario, a riprendere la pratica religiosa;<br />

- insegno a pregare in modo specifico, offrendo uno schema di preghiera e una icona per la<br />

preghiera visiva (utilissima per favorire la guarigione della psiche);<br />

- se mi chiedono una preghiera personale per guarigione o liberazione, suggerisco di partecipare<br />

agli incontri di preghiera per la guarigione e liberazione, che presiedo due volte al mese,<br />

in luoghi diversi, per mandato specifico del vescovo.<br />

- Per ogni persona compilo una scheda, con il consenso dell’interessato o interessati; scheda<br />

che tengo aggiornata nei successivi incontri; attualmente ho realizzato un totale di 537<br />

schede.<br />

2° Accompagnamento insieme con il medico.<br />

- Se la terapia spirituale non risolve i problemi, suggerisco la visita medica psichiatrica; se<br />

hanno già uno psichiatra, chiedo se posso parlare con lui (cosa che ordinariamente lo psichiatra<br />

gradisce);<br />

- se si rivolgono allo psichiatra dell’équipe, allora il caso diventa oggetto dei periodici consulti<br />

che faccio con lui;con questo metodo finora sono state accompagnare circa 60 persone,<br />

delle quali una ventina si possono considerare guarite, capaci cioè di camminare da sole nella<br />

loro vita.<br />

3° Rito di liberazione.<br />

- Lo propongo a coloro che nonostante la verifica fatta continuano ad accusare problemi, oppure<br />

che hanno vissuto situazioni sospette (invischiate con pratiche magiche, disturbi abbastanza<br />

specifici di tipo vessatorio, grosse difficoltà a pregare e a seguire in chiesa le celebrazioni<br />

liturgiche, ecc.).<br />

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BABOLIN SANTE (Collevalenza, 23 luglio 2010)<br />

- Il rito si compie in piccoli gruppi di 10 persone: si prepara con un percorso catechetico inteso<br />

a introdurre alla fede (Unicità di Dio, Gesù unico Salvatore, Come realizzare la conversione<br />

a Gesù, Come liberare la libertà).<br />

- Il rito con assistenza degli ausiliari si compie in due fasi: nella prima fase si svolge il rito<br />

dell’esorcismo omettendo la formula imperativa, nella seconda fase la persona dichiara con<br />

la presenza di due sacerdoti (io e un altro), davanti al Crocifisso, la volontà di recuperare la<br />

sua libertà compromessa da lei o da altri, quando … (qui dichiara nulle le operazioni compiute<br />

di cui conserva memoria); e rinnova le promesse battesimali e della confermazione;<br />

quindi riceve una specifica benedizione.<br />

4° Esorcismo completo fino alla liberazione.<br />

- Previa domanda scritta, presentata compilando un modulo preparato da due legali (un civilista<br />

e un penalista) e approvato dalla Curia.<br />

- Seguo il nuovo rito promulgato dalla CEI nel 2001; però uso anche il vecchio rito, con il<br />

consenso del Vescovo, per alcune formule imperative e per il Praecipio, dopo il Motu Proprio<br />

di Benedetto XVI Summorum Pontificum sulla "Liturgia romana anteriore alla riforma<br />

del 1970" (7 luglio 2007). In genere preferisco il latino, anche per il nuovo rito.<br />

- Spesso insisto durante le litanie nell’invocazione della B.V.M. con particolare riferimento<br />

alle apparizioni; insito pure nell’invocazione dello Spirito Santo, usando quasi sempre qualche<br />

canto seguito dalla glossolalia (l’ultima liberazione è avvenuta in questo momento).<br />

- Nell’esorcismo uso il camice e la stola; e vi partecipa un piccolo gruppo di ausiliari, persone<br />

da me preparate, che formano una piccola assemblea liturgica e, se necessario, assistono la<br />

persona esorcizzata.<br />

- La pratica esorcistica dura fino alla liberazione, con una cadenza settimanale; il rito dura<br />

ordinariamente non meno di un’ora. Da febbraio 2007 ho visto 5 liberazioni complete.<br />

- Gli esorcismi finora compiuti, con questo metodo, sono 541.<br />

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