Untitled - The Vampire Inside

sicuro». Lei non parve udire alcunché di quello che disse.
L'adrenalina aumentò improvvisamente e Karl comprese che se
non fosse stato per quelle ghiandole umane che in certe occasioni
erano in grado di produrre una forza straordinaria, non sarebbe mai
stato capace di gettare Gerlinde dentro l'armadio e chiudere la
porta.
Vi si appoggiò di schiena.
«Perché l'hai fatto?», chiese Donata ansimando sul pavimento.
Karl si limitò a scuotere la testa. Come poteva spiegare
quarant'anni e il debito che sentiva di avere nei confronti di Gerlinde
per quello che le aveva fatto, anche se lei l'aveva voluto. E anche se
aveva cercato di ucciderlo. Nessun mortale poteva desiderare quella
trasformazione. Non avevano la minima idea del suo effetto, di
quello cui avrebbero dovuto rinunciare, o di come avrebbero
dovuto esistere.
E adesso sapeva che lei non avrebbe mai potuto accettare di non
avere un figlio. Lui non aveva il diritto di...
«Dobbiamo uscire di qui», gridò Donata. «Michel. Michel!».
Karl guardò verso il punto che lei stava fissando in preda
all'orrore. Michel giaceva scomposto sul letto, il copriletto era zuppo
del suo sangue. Il lato destro della gola del ragazzo era stato quasi
strappato via, e l'arteria della carotide ancora guizzava.
«Mio Dio!», sussurrò Karl. Si precipitò verso Michel. La giugulare e
la vena erano state entrambe recise. La vena era l'ultima delle sue
preoccupazioni. «Passami quei due morsetti chirurgici», disse.
«Dove?»
«Sul cassettone. Con l'equipaggiamento per l'endovenosa». Li
aveva usati per tenere la sua vena aperta mentre si privava del suo
stesso sangue. Adesso avrebbero impedito che il sangue fuoriuscisse.
Un morsetto su ciascun lato dell'arteria recisa contrastò la fuoriuscita.
Se tutto fosse andato bene, l'arteria dall'altra parte del collo di
Michel avrebbe continuato a pompare sangue nel suo cervello.
«Dobbiamo portarlo in ospedale!».
Il rischio era grande, ma non vedeva altre alternative a quel