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Untitled - The Vampire Inside

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Michel.<br />

«Forse, sotto certi punti di vista, erano una civiltà come Atlantide.<br />

Quelle persone venivano chiamate Anga-m'a. Come ogni altra<br />

cultura della terra, passata e presente, avevano delle leggende<br />

riguardo i vampiri. Le loro erano basate su un pipistrello vampiro<br />

che vive in quella regione. Questo pipistrello vampiro era molto più<br />

grosso della varietà sudamericana. Puoi immaginare come sia stato<br />

per loro. Sulla loro piccola isola solitaria di circa tre miglia quadrate,<br />

un pipistrello delle dimensioni di un grosso topo piombava dal cielo<br />

di notte attaccando spesso non soltanto gli animali ma anche i nativi.<br />

Come noi tutti sappiamo, si parlava di vampiri già negli scritti del<br />

2500 avanti Cristo: nell'Epica di Gilgamesh vi si fa riferimento come i<br />

"portatori di morte". Così tante variazioni nel corso dei secoli in così<br />

tanti luoghi della terra. L'immaginazione è davvero il bene più<br />

grande dell'umanità.<br />

Per gli Anga-ma'a, che vivevano un'esistenza semplice in<br />

comunione con la natura, ai nostri occhi idilliaca - alzarsi con il sole e<br />

dormire quando questo tramonta, prendere i pesci dall'oceano, i<br />

frutti dagli alberi, ripopolando il loro piccolo mondo - il pipistrello<br />

vampiro era un mostro temibile che portava malattia e morte. E<br />

comunque quella creatura era parte del loro mondo, e loro come<br />

tale l'accettavano».<br />

«È un dato», lo interruppe Morianna, «che più una società integra<br />

la morte nella sua cultura, affrontandola direttamente, più quelle<br />

persone daranno valore alla vita sforzandosi di vivere».<br />

«Intorno a noi vediamo l'opposto, specialmente in Occidente. Qui<br />

la morte viene nascosta. I morti vengono dimenticati ancor prima di<br />

morire. I vecchi vengono lasciati ad affrontare questo passaggio<br />

insieme a degli estranei che poco si occupano delle loro anime. Non<br />

vi è senso di continuità. E, una volta spirato il corpo, vengono<br />

bruciati o sepolti da persone che, invece di seguire l'istinto naturale<br />

di affliggersi per la perdita e augurare al defunto un viaggio sereno,<br />

celebrano piuttosto la vita, come fosse tutto quello che conta. E si<br />

tratta, ovviamente, di un modo per evitare le emozioni e accrescere<br />

l'isolamento. Noi, sopra tutte le creature, comprendiamo i pericoli<br />

dell'isolamento».

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