Untitled - The Vampire Inside

era chiara. Ma loro tutti avevano una pelle chiara e i goth erano
rinomati per il loro makeup bianco. Gli altri si erano tinti i capelli ma
non lei, e vide sotto quella fioca luce di stelle che il suo colore
naturale era nero. All'improvviso, si rese conto che era italiana.
Aveva notato un lieve accento nella sua voce, e adesso, vedendola
così da vicino, la cosa era confermata.
«Perché ci hai aiutato?», chiese lei.
«Perché no?»
«Che cosa ci fai qui?»
«Potrei chiedervi la stessa cosa».
«Noi», e fece un cenno rivolta agli altri, «veniamo spesso qui.
Quando la luna inonda di luce cerea e quando decresce».
«Non dirmi che siete streghe», disse Karl, un po' deluso. Pensava
che la cosa fosse finita negli anni Sessanta.
«Non esattamente», disse lei. «Siamo...».
«Non dirlo a un estraneo!», scattò uno dei ragazzi, con accento
irlandese.
«Ci ha salvato la vita, se l'hai dimenticato», disse bruscamente la
donna alta. Poi, rivolta a Karl: «Vieni con noi. Ti prego. È distante,
ma ti piacerà».
Lo stesso ragazzo fece un grugnito basso di disapprovazione, ma
la ragazza alta lo ignorò.
Cosa fosse stato a convincerlo ad andare con loro, Karl lo
ignorava. Lei fece strada per la collina più alta, leggermente verso
ovest, e presto raggiunsero una cripta particolare davanti alla quale
lei si fermò. Il nome della famiglia scarabocchiato in alto nella pietra
diceva: NOIR. La cripta non era nera ma fatta della solita pietra
grigio-bianca, con un tetto a due spioventi e una porta di metallo
con una grande N al centro e intorno un disegno circolare. La porta
sembrava essere chiusa, ma la ragazza alta aveva una chiave, vecchia
a giudicare dall'aspetto, lunga, con un anello a una estremità e due
denti all'altra per far girare la serratura.
La cripta era grande come le altre, e non c'era modo che
potessero starvi dentro comodamente più di due di loro per volta.