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Untitled - The Vampire Inside

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Vide davanti a sé ricordi che si trasformavano nella realtà -<br />

ricordò der Mauseturm - la Torre del Topo - e la Torre del Gatto, e<br />

quell'altra - sì, la Torre del Bue - tutte quante in piedi dal Medioevo,<br />

adesso illuminate nottetempo grazie all'elettricità: ai suoi tempi il<br />

medesimo effetto si otteneva per mezzo delle candele, dei fuochi di<br />

segnalazione sulle acque scure e turbinose del fiume. Le torri si<br />

trovavano nella parte vecchia della città, che, quando era un<br />

ragazzo, rappresentava il paese intero. Allora, Oberwesel constava<br />

forse di un centinaio di case - la popolazione non superava i mille<br />

abitanti - la cattedrale, la Chiesa di Nostra Signora, vicino al porto, e<br />

San Martino più nell'entroterra, i monasteri, e a torreggiare sopra<br />

ogni altra cosa sulla cima della collina più elevata, die Schònburg.<br />

Grazie alla luce della luna, Karl vide i mattoni rossi dell'ala<br />

ricostruita, in evidente contrasto con le pietre originali grigiomarrone<br />

della massiccia fortezza. Una stravaganza architettonica in<br />

voga per quel tipo di restauro. Molti castelli lungo il Reno erano<br />

stati ristrutturati, e ce n'erano un centinaio. Non era una cosa<br />

esteticamente piacevole, ma almeno, pensò Karl, era chiaro a tutti<br />

cosa era originale e cosa invece no.<br />

Il castello di Schònburg era sempre stato là, o così sembrava. La<br />

costruzione era cominciata mille anni prima, accresciuta dai molti<br />

principi guerrieri che avevano vissuto in quel posto. La proprietà era<br />

stata oggetto di dispute nel corso dei secoli. Dalla stazione Karl<br />

chiamò uno dei due taxi del paese e disse al conducente di portarlo<br />

al Castello Schònburg. Se durante quel secolo e mezzo di esistenza<br />

aveva imparato qualcosa, era che i ricchi potevano permettersi di<br />

essere eccentrici. Tutti se lo aspettavano. Era molto più semplice<br />

chiedere che la sua stanza fosse pulita dopo le otto di sera là, dove<br />

pagava per un servizio particolare, che in una locanda, dove la sua<br />

richiesta sarebbe stata ignorata per quanto avesse potuto pagare.<br />

Il taxi alla fine giunse alla stazione e il conducente, una matrona,<br />

con l'abituale «Guten Abend!» lo condusse lungo la tortuosa<br />

autostrada che s'inerpicava lungo la montagna. Cercò di coinvolgerlo<br />

in una conversazione, ma Karl resistette al tentativo. Ai suoi tempi<br />

Oberwesel era stata piccola. Lo era ancora. Lui era uno straniero che<br />

arrivava nel bel mezzo della notte. La notizia del suo arrivo, la sua<br />

descrizione, e tutto il suo contrario sarebbe stato macinato nel

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