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Untitled - The Vampire Inside

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difficile immaginare di sentirsi a quel modo, e cosa avrebbe provato<br />

nel momento in cui fosse stato privato per sempre della luce del<br />

giorno?<br />

Ma le sue giornate erano ancora piene di mortali, tutt'intorno a<br />

lui: certe volte lo soffocavano con i loro odori che erano quasi<br />

tangibili, come se potesse sentire l'aria spandere il profumo dei loro<br />

corpi o il respiro che fuoriusciva dalle loro narici. Già sentiva il<br />

battito dei loro cuori dentro di sé come le vibrazioni prodotte da<br />

tamburi che risuonavano in eterno. Osservava e udiva l'aria passare<br />

nei loro polmoni porosi, sentiva i succhi gastrici guizzare nello<br />

stomaco e nell'intestino. Certe volte, lo stimolo era quasi<br />

insopportabile. Sua madre gli aveva detto di abituarsi a un simile<br />

sovraccarico dei sensi e imparare a contenerlo, tranne quando<br />

cacciava, cosa che doveva ancora fare. Forse era così. O forse no.<br />

Per ora, sentiva che sarebbe stato così per sempre. Persino in quel<br />

momento, benché lui e Chloe si fossero allontanati, riusciva ancora a<br />

sentire l'ansimare, i rumori umidi di quei due sulla collina mentre<br />

raggiungevano entrambi l'orgasmo, e questo lo infastidiva e lo<br />

spaventava allo stesso tempo, per tanto quelle sensazioni erano forti.<br />

Poi li sentì ridere insieme, baciarsi...<br />

Doveva ammettere che trovava i mortali affascinanti. Vivevano<br />

come se fosse per sempre, e ovviamente non era così. Si chiese in che<br />

modo funzionassero le loro menti, come riuscissero a non curarsi<br />

della morte fino a quando non erano intrappolati, costretti ad aprire<br />

quella porta con mani tremanti. Per lui erano così misteriosi. E alcuni<br />

- più o meno della sua età - li trovava incredibilmente attraenti,<br />

nonostante ritenesse gran parte degli adolescenti spaventosi. Si<br />

comportavano in maniera stupida e avevano sviluppato maniere<br />

triviali e false che lo ferivano. Le loro preoccupazioni erano banali, e<br />

collimavano solo marginalmente con le sue. Lo scopo principale<br />

della sua esistenza era stato quello di espandersi e svilupparsi sin<br />

dalla sua nascita. Non poteva fare a meno di essere com'era. Il<br />

mondo della sua razza era di quelli che quei portatori di sangue<br />

nemmeno osavano sognare, e lui ci viveva. Sempre. Era la sua realtà.<br />

E nessuno dei libri o film su quelli che loro chiamavano "vampiri" si<br />

avvicinava a comprendere la sua esperienza, dunque come potevano<br />

quei mortali relazionarsi a lui?

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