Untitled - The Vampire Inside

L'Agnello di Dio, dipinto nel 1432 da Jan Van Eyck».
«Cosa posso dirvi di quel quadro? Karl, tu l'hai visto. E tu David?».
David annuì.
«Sì», disse Karl. «È una magnifica opera d'arte». Aveva visitato la
cattedrale con Gerlinde, che era rimasta semplicemente sopraffatta
da quell'antico dipinto in particolare, così ben conservato. I colori -
ancora vivi dopo secoli - i volti espressivi, la qualità tutta fiamminga
nello stile degli abiti e delle pose l'aveva ipnotizzata. L'Agnello di
Dio era un quadro enorme, composto di pannelli più piccoli che si
congiungevano, come schermi, su un vasto pannello principale. Il
fulcro di tutto era dipinto su quel pannello principale: l'apparizione
di Cristo, l'agnello. I pannelli intorno all'agnello erano più specifici:
angeli, ecclesiastici, santi, gente comune, tutti concentrati sulla scena
centrale. Karl era stato particolarmente rapito dal dipinto della
Vergine.
«Quello che mi aveva attratto all'inizio», disse Morianna, «era il
fatto che Cristo fosse raffigurato come un vero e proprio agnello.
L'artista ha preso la metafora e l'ha esplicitata. Tutti nel dipinto si
adunano ossequiosamente intorno all'agnello bianco con l'aureola.
L'agnello di Dio come un agnello! Una simile semplicità è toccante,
non è vero? Io l'ho trovata avvincente.
Mentre ero là a meditare sul dipinto, cominciai a comprendere la
natura dell'agnello e di Cristo, una metafora del sacrificio. Un
agnello condotto al massacro. Un sacrificio, e il sangue viene versato
per il bene di tanti.
Dire che la metafora mi piacque è minimizzare quello che provai.
Io provengo da una cultura che ha radici nel buddhismo. Per quella
religione, il concetto del sacrificio verso l'illuminazione si avvicina
all'idea cristiana. Ogni religione ne ha una versione differente: gli
indù, i musulmani... Non ha forse Mosè condotto la sua gente verso
la libertà e gli è stato richiesto di sacrificare la sua passione per
vedere la Terrasanta? Eppure qualcosa nella metafora cristiana toccò
qualche corda dentro di me. Credo di essere stata nel posto giusto al
momento giusto, come dicono i mortali. Oppure, come avrebbe
detto Carl Jung...», guardò Michel, che le restituì lo sguardo, «ci fu
un sincronismo. La mia realtà interna si allineò a quella esterna, e