Vertenze Rivalutazione pensioni Rivalutazione pensioni - Aspenscrt.it
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Riflessione sui 150 anni dell’un<strong>it</strong>à d’Italia<br />
di Pietro Rosso<br />
Da giovanotto, poco più che imberbe, ho partecipato con entusiasmo<br />
alla celebrazione del centenario dell’un<strong>it</strong>à d’Italia. Era un’Italia<br />
diversa dall’attuale. Il 1961 rappresentava il punto d’arrivo di<br />
quel periodo storicamente chiamato “della ricostruzione”. L’Italia<br />
era usc<strong>it</strong>a dalla seconda guerra mondiale in macerie, anche se, successivamente,<br />
qualche revisionista affermò che le macerie non erano<br />
poi così tante, io, a Torino, le ho viste e posso dire che c’erano<br />
ed erano molte. La ricostruzione, dal 1945 in poi, avvenne prima di<br />
tutto sul piano pol<strong>it</strong>ico-ist<strong>it</strong>uzionale, con una nuova Cost<strong>it</strong>uzione<br />
repubblicana e democratica e poi su quello economico. Lavoravano<br />
tutti, in quei tempi, contadini, operai e dirigenti con l’unico obiettivo<br />
di risollevare le sorti del Paese.<br />
L’esposizione di Italia 61 con i due palazzi, Nervi e Vela, la monorotaia,<br />
la teleferica di Cavoretto e tutti quei padiglioni zeppi di<br />
meraviglie tecniche, rappresentava un messaggio al mondo intero<br />
che l’Italia c’era, era risorta e che era proiettata verso un futuro<br />
migliore.<br />
In effetti si può dire che, tra l’inconsapevolezza della maggior parte<br />
degli <strong>it</strong>aliani, stava iniziando il “boom economico” periodo in cui<br />
si sarebbero ridotte, lentamente ma costantemente, le sacche di povertà<br />
e di ignoranza ed una più equa distribuzione del redd<strong>it</strong>o avrebbe<br />
migliorato la v<strong>it</strong>a di tutti gli <strong>it</strong>aliani.<br />
Tutt’altra Italia quella che celebra il centocinquantenario dell’Un<strong>it</strong>à:<br />
la crisi economica, l’etica della pol<strong>it</strong>ica ai minimi,il deb<strong>it</strong>o pubblico<br />
al massimo livello, la disoccupazione giovanile, il precariato,<br />
ponti che non si fanno, trafori che non si vogliono, gente che inneggia<br />
alla secessione, il problema non risolto dell’immigrazione, clandestina<br />
e non, giudici corrotti e corruttori di giudici, Ministri della<br />
Repubblica che appenna sentono l’inno nazionale alzano il d<strong>it</strong>o<br />
medio. La lista sarebbe ancora lunga, ma tanto basterebbe per r<strong>it</strong>e-<br />
13<br />
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nere che, se dopo 150 anni l’Italia è questa, ci sarebbe ben poco da<br />
festeggiare e che tutti quei morti per l’Un<strong>it</strong>a e per la Resistenza<br />
sarebbero morti invano.<br />
Ma poi è arrivato quel fatidico 17 Marzo e vi è stata un’esplosione<br />
di patriottismo. Esplosione, tanto inattesa quanto benefica, quasi ad<br />
esorcizzare i gravi problemi che affliggono il Paese. Bandiere tricolori<br />
ovunque, inno nazionale suonato e cantato come mai prima. Io<br />
stesso, malgrado il mio scetticismo, mi sono lasciato coinvolgere in<br />
questa ondata di patriottismo ed ho partecipato con entusiasmo a<br />
parecchie delle tante celebrazioni e raduni: la festa della Repubblica<br />
con le frecce tricolori, il raduno degli alpini con la loro immensa<br />
(con qualche aiuto esterno) simpatia, il raduno della Cavalleria o<br />
perlomeno quello che è rimasto della Cavalleria, i Lancieri di Montebello<br />
con i loro magnifici cavalli, il raduno dei Bersaglieri con le<br />
loro splendide fanfare, il raduno dei Carabinieri ed in particolare lo<br />
spettacolare carosello del loro reparto a cavallo. È stato ed è, perché<br />
non è ancora fin<strong>it</strong>a, un tripudio di folla. Mai avrei pensato ad una<br />
partecipazione popolare così massiccia e soprattutto intrisa di un<br />
sentimento patriottico che si credeva ormai sop<strong>it</strong>o. Devo dire che<br />
ho rivissuto la magica atmosfera del 1961 e quella delle Olimpiadi<br />
del 2006. Tutto ciò ha coinvolto in modo particolare i torinesi, i<br />
quali, da sempre sono fieri che la loro c<strong>it</strong>tà sia stata tra le maggiori<br />
artefici del Risorgimento; ma ormai, dei cosiddetti torinesi, quelli<br />
che risiedono nella c<strong>it</strong>tà da più generazioni, non è rimasto che una<br />
minoranza e quindi tutta quella folla è parte di una società eterogenea,<br />
composta da c<strong>it</strong>tadini provenienti da tutt’Italia e non solo. Ho<br />
visto etnie provenienti da tutto il mondo: dall’Africa, dal Mediooriente<br />
e dall’Asia, dall’America del Sud ed altre ancora. Trattasi<br />
ormai di una società multietnica e secondo alcuni Torino è per questo<br />
la più europea delle c<strong>it</strong>tà <strong>it</strong>aliane. Non so se sia vero, verrebbe<br />
da dire “esageruma nen”, però questa è la realtà e con questa ci si<br />
deve confrontare.<br />
Tale entusiastica partecipazione, manifestatasi con la quasi totale,<br />
salvo qualche servizio del TG Regionale, assenza della Rai, mi ha<br />
fatto superare lo scetticismo iniziale, è stata come un’iniezione di<br />
fiducia per il futuro. Con una popolazione del genere sarebbe del<strong>it</strong>tuoso<br />
non risolvere i problemi che prima ho, sia pur parzialmente,<br />
elencato e che comunque devono essere affrontati nel migliore dei<br />
modi per i bene di tutti gli <strong>it</strong>aliani (come Cost<strong>it</strong>uzione comanda),<br />
altrimenti l’alternativa è il fallimento del Paese Italia.