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• Il Settecento<br />
• a cura di: Musei Civici Veneziani<br />
• Le sorti dell'arte del vetro sembrano seriamente<br />
compromesse all'inizio del XVIII secolo.<br />
Il merito di aver compiuto il primo passo per tentare di uscire<br />
dalla crisi va attibuito al muranese Giuseppe Briati il quale,<br />
nonostante la dura opposizione dei suoi concittadini, riuscì a<br />
dare avvio ad una produzione di vetri che avessero una<br />
composizione chimica analoga a quella dei vetri boemi, al fine<br />
di stroncarne la concorrenza, senza tuttavia ridurrele proprie<br />
opere a mera imitazione.<br />
Lo stesso dicorso non vale, invece, per quei vetri incisi non più<br />
a diamante ma a rotella che, grazie a questa nuova tecnica,<br />
mutuata anch'essa dalla Boemia e resa possibile dalla nuova<br />
qualità del cristallo muranese, echeggiavano assai spesso, pur<br />
con spiritose varianti, motivi decorativi di quel Paese, tanto da<br />
essere chiamati "cristalli all'uso di Boemia".<br />
La produzione di Giuseppe Briati "privilegiata" con decreto del<br />
Consiglio dei Dieci del 1737, ebbe un enorme successo.<br />
In quest'ambito debbono essere ricordate soprattutto le<br />
"chiocche", cioè i lamoadari a molteplici bracci di cristallo<br />
decorati da festoni, fiori e foglie.