E così io guarderò te con i tuoi occhi e tu guarderai me con i miei
E così io guarderò te con i tuoi occhi e tu guarderai me con i miei E così io guarderò te con i tuoi occhi e tu guarderai me con i miei
Progetto di didattica interculturale ...E così io guarderò te con i tuoi occhi e tu guarderai me con i miei... (J.L. Moreno, Einladund zu einer begegnung, Vienna, 1914)
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Progetto di didattica in<strong>te</strong>rcul<strong>tu</strong>rale<br />
...E <strong>così</strong> <strong>io</strong> <strong>guarderò</strong> <strong>te</strong> <strong>con</strong> i <strong><strong>tu</strong>oi</strong> <strong>occhi</strong><br />
e <strong>tu</strong> <strong>guarderai</strong> <strong>me</strong> <strong>con</strong> i <strong>miei</strong>...<br />
(J.L. Moreno, Einladund zu einer begegnung, Vienna, 1914)
Pre<strong>me</strong>ssa<br />
Il corso di alfabetizzaz<strong>io</strong>ne di quest’anno è stato frequentato da una ventina<br />
di alunni che avevano vissuto l’esperienza migratoria da pochi <strong>me</strong>si.<br />
E’ nata l’idea, sullo stimolo dello spettacolo <strong>te</strong>atrale che la Consulta<br />
Comunale dell’Immigraz<strong>io</strong>ne ci ha invitato ad organizzare, di raccogliere<br />
ma<strong>te</strong>riali e <strong>te</strong>sti dei ragazzi che rac<strong>con</strong>tassero propr<strong>io</strong> l’esperienza del<br />
viagg<strong>io</strong>.<br />
Abbiamo quindi avviato alcuni laboratori autob<strong>io</strong>grafici nei quali, attraverso<br />
la let<strong>tu</strong>ra di <strong>te</strong>sti di autori migranti, i ragazzi sono stati invitati a rac<strong>con</strong>tare la<br />
loro esperienza, prima oral<strong>me</strong>n<strong>te</strong>, poi attraverso disegni, infine per iscritto.<br />
All’iniz<strong>io</strong> abbiamo cercato di sviluppare abilità lega<strong>te</strong> alla descriz<strong>io</strong>ne: la mia<br />
casa, le stag<strong>io</strong>ni, le abi<strong>tu</strong>dini, il cibo… Poi siamo passati al rac<strong>con</strong>to: i g<strong>io</strong>chi,<br />
gli amici, la vita quotidiana. Infine abbiamo parlato della migraz<strong>io</strong>ne, del<br />
progetto, dell’at<strong>te</strong>sa, della par<strong>te</strong>nza, del viagg<strong>io</strong>, dell’arrivo…<br />
Spesso offrivamo il modello di modello di let<strong>tu</strong>re di riferi<strong>me</strong>nto: abbiamo<br />
scoperto quanto sia ricca la produz<strong>io</strong>ne let<strong>te</strong>raria di autori migranti, quegli<br />
autori che, provenienti da diversi Paesi del mondo, oggi risiedono in Italia e<br />
scrivono in italiano.<br />
La <strong>con</strong>versaz<strong>io</strong>ne guidata che seguiva la let<strong>tu</strong>ra ha spesso rappresentato un<br />
mo<strong>me</strong>nto molto significativo di scamb<strong>io</strong>, di avvicina<strong>me</strong>nto tra ragazzi partiti<br />
da paesi che si trovano agli antipodi, sulla base di comuni esperienze vissu<strong>te</strong>.<br />
C’è talvolta un for<strong>te</strong> bisogno di rac<strong>con</strong>tare, quasi per rielaborare dentro di sé<br />
il vissuto, per distaccarsene e acquisire sicurezza, <strong>con</strong>sapevolezza. Lo<br />
sradica<strong>me</strong>nto dalla propria realtà di vita, vissuto propr<strong>io</strong> nella difficile fase<br />
della costruz<strong>io</strong>ne dell’identità, è comunque per <strong>tu</strong>tti una ferita aperta.<br />
La produz<strong>io</strong>ne scritta, si sa, è l’attività più difficile nell’utilizzo della lingua.<br />
Spesso ci siamo serviti di guide prepara<strong>te</strong> apposita<strong>me</strong>n<strong>te</strong>, per aiutare a porre<br />
in evidenza mo<strong>me</strong>nti salienti e poi ad espri<strong>me</strong>rsi, a trovare le parole.<br />
Qualche volta i ragazzi hanno seguito semplice<strong>me</strong>n<strong>te</strong> le indicaz<strong>io</strong>ni forni<strong>te</strong> e<br />
si sono limitati a <strong>te</strong>sti molto brevi e schematici.<br />
Talvolta invece propr<strong>io</strong> dall’attività della scrit<strong>tu</strong>ra, libera da <strong>con</strong>diz<strong>io</strong>na<strong>me</strong>nti<br />
es<strong>te</strong>rni, sono e<strong>me</strong>rsi episodi mai rac<strong>con</strong>tati, sensaz<strong>io</strong>ni mai det<strong>te</strong>.<br />
Con il <strong>con</strong>senso dei ragazzi, abbiamo pensato di valorizzare questi <strong>te</strong>sti, che<br />
hanno costi<strong>tu</strong>ito la base per alcune bat<strong>tu</strong><strong>te</strong> dello spettacolo. Ve li offriamo alla<br />
let<strong>tu</strong>ra.<br />
Le insegnanti di alfabetizzaz<strong>io</strong>ne
Il progetto In<strong>con</strong>triamoci, nato su proposta della Consulta sull’immigraz<strong>io</strong>ne<br />
del Comune di Casalpus<strong>te</strong>rlengo, <strong>con</strong> il patrocin<strong>io</strong> del Comune s<strong>te</strong>sso e<br />
realizzato dalla Scuola Se<strong>con</strong>daria di primo grado Gen. Griffini di<br />
Casalpus<strong>te</strong>rlengo, <strong>con</strong>ferma la volontà da par<strong>te</strong> di questi soggetti di <strong>me</strong>t<strong>te</strong>re<br />
al centro delle iniziative la ricerca di un’in<strong>te</strong>graz<strong>io</strong>ne possibile in una società<br />
sempre più multicul<strong>tu</strong>rale. Co<strong>me</strong> nel preceden<strong>te</strong> anno si ripe<strong>te</strong> il sodaliz<strong>io</strong> e<br />
la collaboraz<strong>io</strong>ne fra questi tre soggetti: Scuola, Comune e Consulta.<br />
La scuola è davvero un luogo dove si vede l’in<strong>te</strong>graz<strong>io</strong>ne, ai docenti spetta il<br />
non facile compito di <strong>con</strong>iugare la didattica e l’accoglienza. Di questo serviz<strong>io</strong><br />
credo <strong>tu</strong>tta la comunità debba essere grata.<br />
Nella realtà casalina delle scuole se<strong>con</strong>darie di primo grado sono presenti ben<br />
18 naz<strong>io</strong>nalità di stranieri immigrati, una si<strong>tu</strong>az<strong>io</strong>ne a cui il Preside e le<br />
insegnanti (in particolare del corso di alfabetizzaz<strong>io</strong>ne) prestano molta<br />
at<strong>te</strong>nz<strong>io</strong>ne.<br />
La nostra <strong>con</strong>vinz<strong>io</strong>ne è che l’unico stru<strong>me</strong>nto per gestire il feno<strong>me</strong>no<br />
migrator<strong>io</strong> sia la coesis<strong>te</strong>nza tra il rispetto delle regole, che è il presupposto, e<br />
l’accoglienza e l’in<strong>te</strong>graz<strong>io</strong>ne delle persone, in una logica di valorizzaz<strong>io</strong>ne<br />
delle differenze positive.<br />
Da par<strong>te</strong> della Consulta è doveroso un vivo e sincero ringrazia<strong>me</strong>nto al<br />
Sindaco Angelo Pagani, al Preside Piero Cattaneo e alle insegnanti del corso<br />
di alfabetizzaz<strong>io</strong>ne Laura Nicò, Noemi Morrone, Melissa Tarchiani e Daniela<br />
Dragoni.<br />
Il Presiden<strong>te</strong> della Consulta sull’immigraz<strong>io</strong>ne di Casalpus<strong>te</strong>rlengo<br />
Abdoulaye Mbodj<br />
Mai co<strong>me</strong> in questa occas<strong>io</strong>ne i lavori presentati dai ragazzi ci hanno<br />
coinvolto emotiva<strong>me</strong>n<strong>te</strong> e pertanto li ringraziamo. Grazie anche al dirigen<strong>te</strong><br />
scolastico prof. Piero Cattaneo, agli insegnati in<strong>te</strong>ressati ed ai componenti<br />
della <strong>con</strong>sulta per l’immigraz<strong>io</strong>ne. Abbiamo im<strong>me</strong>diata<strong>me</strong>n<strong>te</strong> <strong>con</strong>diviso ed<br />
adottato questo progetto sia per i <strong>con</strong><strong>te</strong>nuti sia perché il <strong>me</strong>ssagg<strong>io</strong> di<br />
solidarietà che AVIS propone in modo universale si renda <strong>con</strong>creto anche<br />
nella <strong>con</strong>divis<strong>io</strong>ne di <strong>te</strong>matiche at<strong>tu</strong>ali co<strong>me</strong> sono i processi di in<strong>te</strong>graz<strong>io</strong>ne.<br />
Avis inoltre si sen<strong>te</strong> coinvolta e ricerca sis<strong>te</strong>matica<strong>me</strong>n<strong>te</strong> relaz<strong>io</strong>ni <strong>con</strong> il<br />
mondo della scuola e <strong>con</strong> i suoi operatori rendendosi disponibile anche a<br />
rappresentare, co<strong>me</strong> in questo caso, una risorsa finanziaria al fine di adottare<br />
progetti e facilitarne la realizzaz<strong>io</strong>ne.<br />
Casimiro Carniti , presiden<strong>te</strong> Avis di Casalpus<strong>te</strong>rlengo
La mia casa, le stag<strong>io</strong>ni<br />
La casa dei <strong>miei</strong> nonni si trovava in campagna, vicino ad un fiu<strong>me</strong> purissimo. D’esta<strong>te</strong> facevamo il<br />
bagno, ci <strong>tu</strong>ffavamo, andavamo in barca, d’inverno invece g<strong>io</strong>cavamo sul ghiacc<strong>io</strong>, pattinavamo.<br />
La casa era semplice, ma ampia e ar<strong>io</strong>sa, <strong>con</strong> tanta luce, perché le finestre erano grandi. Non c’erano<br />
le tapparelle: non esistono le tapparelle in Russia… D’esta<strong>te</strong> mi svegliavo <strong>con</strong> la luce e <strong>con</strong> il canto<br />
degli uccelli nel giardino. Mi piaceva andare nell’orto e raccogliere le fragole, che avevano un sapore<br />
esclusivo. Intorno alla casa c’erano cinque pini grandi, uno per ogni figl<strong>io</strong> che i <strong>miei</strong> nonni avevano<br />
avuto. C’era anche una vecchia quercia, vi avevo costruito un rifug<strong>io</strong>…<br />
(Regina, 2^E)<br />
In Romania abitavo in campagna, in un piccolo paese in <strong>me</strong>zzo al verde. La mia casa aveva un<br />
grande giardino e un piccolo cortile. Intorno si sentiva l’odore del bosco, il silenz<strong>io</strong> dei campi. C’era<br />
sempre un buon odore in cucina e la sala era sempre profumata. Di g<strong>io</strong>rno si sentiva il canto degli<br />
uccelli, la voce dei bambini. D’esta<strong>te</strong> si po<strong>te</strong>va uscire a g<strong>io</strong>care anche di sera. Avevo molti amici nel<br />
m<strong>io</strong> paese.<br />
(Lucian, 1^A)<br />
La mia casa in Egitto era grande e alta. Intorno si sentiva il rumore e l’odore del mare, il vociare<br />
della gen<strong>te</strong>. Faceva freddo nei <strong>me</strong>si invernali, quasi co<strong>me</strong> in Italia, e l’aria era umida. Ma in esta<strong>te</strong> si<br />
po<strong>te</strong>va andare al mare.<br />
(Moha<strong>me</strong>d, 2^A)
Vorrei provare a descrivere l’au<strong>tu</strong>nno russo: noi diciamo “au<strong>tu</strong>nno d’oro”. I primi segni<br />
dell’au<strong>tu</strong>nno già vengono in agosto, quando cominciano a vedersi su alberi e pian<strong>te</strong> verdi le<br />
sfuma<strong>tu</strong>re di giallo, rosso e aranc<strong>io</strong>ne. Le notti diventano fresche e ventila<strong>te</strong>. La mattina, appena<br />
spunta il sole, l’aria si riscalda, si può credere di essere ancora in esta<strong>te</strong>. Poi vengono le p<strong>io</strong>gge, che<br />
portano freddo. Il vento strappa le ulti<strong>me</strong> foglie rimas<strong>te</strong> e adesso si forma un folto tappeto sul<br />
sottobosco. Questo già tardo au<strong>tu</strong>nno è un <strong>te</strong>mpo tris<strong>te</strong>. Viene bu<strong>io</strong> più presto, il sole quasi non<br />
scalda più la <strong>te</strong>rra. Ci sono g<strong>io</strong>rna<strong>te</strong> in cui p<strong>io</strong>ve, non finisce mai.Alla fine di ottobre ed in novembre<br />
già cadono i primi f<strong>io</strong>cchi di neve. Già si sen<strong>te</strong> il profumo dell’inverno…<br />
(Regina, 2^E)
Rac<strong>con</strong>ti<br />
Prima di andare a vivere a Marrakech abitavamo in una cascina vicino a Sati. Il paesagg<strong>io</strong> era molto<br />
bello; a vol<strong>te</strong>, verso le sei di sera andavamo sulle montagne vicino per vedere <strong>tu</strong>tto il paesagg<strong>io</strong>, <strong>con</strong><br />
le cascine. Mi piaceva molto andare sul carro <strong>con</strong> i cavalli e poi prendere l’acqua nei pozzi che si<br />
trovavano vicino alle case. Prendere l’acqua nei pozzi era bello perché po<strong>te</strong>vamo anche g<strong>io</strong>care a<br />
tirarci l’acqua sulla <strong>te</strong>sta, ma bisognava stare at<strong>te</strong>nti a non cadere nel pozzo…<br />
(Fatima, 2^A e Laila 1^B)<br />
Avevo un amico, in Marocco, si chiamava Ibraim. Andavamo a scuola insie<strong>me</strong>, poi g<strong>io</strong>cavamo a<br />
pallone e andavamo in giro <strong>con</strong> la bicicletta.<br />
(Jihad, 2^B)<br />
Il m<strong>io</strong> Paese è l’Egitto. In Egitto avevo tanti amici e in esta<strong>te</strong> andavamo al mare per un <strong>me</strong>se.<br />
Quando tornavo dal mare spesso g<strong>io</strong>cavo al compu<strong>te</strong>r. I ragazzi italiani g<strong>io</strong>cano co<strong>me</strong> noi. A vol<strong>te</strong><br />
andavo a g<strong>io</strong>care in cascina e correvo dietro alle galline. Andavo anche a pescare <strong>con</strong> i <strong>miei</strong><br />
amici.Ora in Italia non ho tanti amici italiani. I <strong>miei</strong> amici sono egiziani e vivono i tan<strong>te</strong> città.<br />
(Moustafa, 3^D)
In Egitto abitavo in una casa <strong>con</strong> il giardino. Mi piaceva sentire l’odore dei f<strong>io</strong>ri, mi piacevanadare<br />
al mare <strong>con</strong> le mie amiche, mi piaceva andare a casa dei <strong>miei</strong> nonni. Andavo in giardino <strong>con</strong> il<br />
nonno, prendevo un cestino e lo riempivo <strong>con</strong> la verdura e la frutta. La nonna faceva il pane, mi<br />
piaceva il suo odore.<br />
(Doaa, 1^E)
Il viagg<strong>io</strong>, la par<strong>te</strong>nza<br />
Il g<strong>io</strong>rno prima della par<strong>te</strong>nza sono rimasta a casa e a casa mia sono venuti <strong>tu</strong>tti i <strong>miei</strong> amici. Io<br />
pensavo di sognare, quella cosa non era vera! Pensavo che quella era la mia festa di compleanno,<br />
non una festa della par<strong>te</strong>nza, anche perché era il g<strong>io</strong>rno del m<strong>io</strong> compleanno, <strong>così</strong> tris<strong>te</strong>. Ero tris<strong>te</strong>,<br />
preoccupata, perché non sapevo cosa mi aspettava, perché stavo lasciando <strong>tu</strong>tto quello che avevo<br />
fatto in 15 anni, una storia, tan<strong>te</strong> persone che facevano par<strong>te</strong> della mia vita, mia nonna. Le vogl<strong>io</strong><br />
troppo bene, mi manca tanto…<br />
Ho portato in mano <strong>tu</strong>t<strong>te</strong> le let<strong>te</strong>re che i <strong>miei</strong> amici mi avevano dato, che per <strong>me</strong> sono molto care.<br />
Era mattina presto. Non credevo che stavo par<strong>te</strong>ndo, avevo una tris<strong>te</strong>zza in<strong>te</strong>r<strong>io</strong>re, uno squarc<strong>io</strong> nel<br />
cuore, guardavo le cose co<strong>me</strong> non avevo mai guardato, non lo so co<strong>me</strong> spiegare…<br />
Per il fu<strong>tu</strong>ro non penso nien<strong>te</strong>, lasc<strong>io</strong> nelle mani di D<strong>io</strong>.<br />
(Adrieli, 2^C)<br />
Avevo 10 anni quando la mia famiglia decise di emigrare in Italia. Prima partì mia madre, <strong>con</strong><br />
un’amica. Mi mancava mia madre. Pensavo spesso a lei, a cosa faceva. Quando pensavo all’Italia<br />
immaginavo un altro mondo, pieno di cose da scoprire. Quando ho avuto 14 anni, la mia famiglia<br />
decise che anch’<strong>io</strong> e mia sorella dovevamo venire in Italia. Il g<strong>io</strong>rno prima di partire andai a trovare<br />
i <strong>miei</strong> amici sulla spiaggia. Ero felice ed en<strong>tu</strong>siasta, perché per <strong>me</strong> era un mondo da scoprire, ma ero<br />
anche arrabbiato, perché mi piaceva Navsdari e non volevo abbandonarla. All’aeroporto ci<br />
accompagno m<strong>io</strong> padre, <strong>con</strong> un amico. Abbracciai m<strong>io</strong> padre, ma non piangevo.<br />
(Andrei, 2^A)
Avevo sei anni quando la mia famiglia decise di emigrare in Italia. Prima partì il m<strong>io</strong> caro papà, da<br />
solo. Mi mancava molto il m<strong>io</strong> papà. Spesso pensavo se era cambiato, se era lo s<strong>te</strong>sso. Quando<br />
pensavo all’Italia immaginavo una grande e bella città. Quando ho avuto 11 anni, la mia famiglia<br />
decise che anch’<strong>io</strong> dovevo partire per l’Italia. Ero felice, avevo voglia di vedere il papà, ma ero anche<br />
tris<strong>te</strong> e infelice. Non po<strong>te</strong>vo portare i <strong>miei</strong> amici, i <strong>miei</strong> parenti, i <strong>miei</strong> libri. I libri erano una vita per<br />
<strong>me</strong>. All’aeroporto di Malpensa ci aspettava m<strong>io</strong> padre. Era molto <strong>te</strong>mpo che non vedevo il papà. Era<br />
il <strong>me</strong>se di set<strong>te</strong>mbre. Usciti dall’aeroporto sento la voce di papà, vedo com’era, com’era cambiato, ma<br />
non era cambiato, era lo s<strong>te</strong>sso papà.<br />
(Kelly, 1^B)<br />
Prima partirono il papà e la mia mamma. Io pensavo che ero rimasta da sola. Pensavo spesso ai <strong>miei</strong><br />
genitori. Quando pensavo all’Italia immaginavo che c’era la neve. Pensavo: in Italia non avrò le<br />
mie amiche vicino.<br />
(Doaa, 1^E)<br />
M<strong>io</strong> padre ci spediva delle foto dall’Italia. Pensavo che c’era freddo, che c’era la neve.<br />
(Amandeep, 1^E)
Pian piano le cose iniziavano sul ser<strong>io</strong>. Noi <strong>tu</strong>tti abbiamo deciso di venire in Italia. Pochi g<strong>io</strong>rni<br />
prima di partire sono passato da <strong>tu</strong>tti i <strong>miei</strong> parenti, li ho salutati, li ho abbracciati <strong>tu</strong>tti, ma ho<br />
detto arrivederci. Quando facevo il m<strong>io</strong> bagagl<strong>io</strong>, volevo <strong>me</strong>t<strong>te</strong>re di <strong>tu</strong>tto, ma sono riuscito a <strong>me</strong>t<strong>te</strong>re<br />
solo il m<strong>io</strong> compu<strong>te</strong>r. Il primo g<strong>io</strong>rno ho fatto un giro a vedere com’era la città, mi è piaciuta tanto.<br />
Adesso qui mi trovo bene, ma mi mancano tantissi<strong>me</strong> cose. In fu<strong>tu</strong>ro vogl<strong>io</strong> finire la scuola, poi<br />
tornare a casa mia.<br />
(Alexandru, 2^E)<br />
Tutto è successo in un g<strong>io</strong>rno. M<strong>io</strong> padre chiamò mia madre: dovevamo andare nella capitale, per<br />
poi partire per l’Italia. Io <strong>me</strong> ne sono andato <strong>con</strong> mia madre e le mie sorelle senza dire nien<strong>te</strong> ai <strong>miei</strong><br />
amici.Dopo due g<strong>io</strong>rni abbiamo preso l’aereo per l’Italia. Nel viagg<strong>io</strong> pensavo a cosa mi succedeva, a<br />
cosa pensavano i <strong>miei</strong> amici, ricordavo <strong>tu</strong>tti gli scherzi che avevamo fatto alla gen<strong>te</strong>, pensavo: i <strong>miei</strong><br />
amici si ricorderanno di <strong>me</strong>?<br />
(Juan Carlos, 2^B)<br />
Volevo portare <strong>con</strong> <strong>me</strong> i <strong>miei</strong> fra<strong>te</strong>lli, ma non po<strong>te</strong>vo, perché dovevano rimanere <strong>con</strong> la mamma.<br />
Quando sono partito piangevo, perché mi mancava tanto la mia famiglia.<br />
(Lucian, 1^A)
L’arrivo in Italia<br />
All’aeroporto mi aspettava m<strong>io</strong> padre. Erano otto anni che non vedevo m<strong>io</strong> padre! Non ho aspettato<br />
di ritirare la valigia, sono corso fuori per abbracciarlo…Poi non ho po<strong>tu</strong>to più rientrare. M<strong>io</strong><br />
fra<strong>te</strong>llo ci ha pensato per <strong>me</strong>.<br />
(Masud, 2^F)<br />
All’uscita dall’aeroporto ho sentito tanto freddo. Sentivo m<strong>io</strong> padre che diceva “Scusi” e<br />
“Per<strong>me</strong>sso”: ques<strong>te</strong> sono le pri<strong>me</strong> parole che ho imparato in Italiano<br />
(Mamun 2^F)<br />
Sono in Italia da tre <strong>me</strong>si, sono arrivata <strong>con</strong> mia mamma e mia sorella. M<strong>io</strong> papà è in Italia da nove<br />
anni. Sono arrivata in aereo, perché m<strong>io</strong> papà ha trovato lavoro in Italia, e sono tris<strong>te</strong>. Vogl<strong>io</strong><br />
tornare nel m<strong>io</strong> Paese, non lo so cosa farò. Mi piace il parco di Casale perché è verde. Ma non mi<br />
piace andare in giro da sola perché da sola sono tris<strong>te</strong>.<br />
(Heba, 2^C)
Uscito dall’aeroporto mi sentii tris<strong>te</strong>, vidi tan<strong>te</strong> persone. I primi g<strong>io</strong>rni in Italia ero pieno di<br />
speranza, ma tris<strong>te</strong>. Mi sentivo a disag<strong>io</strong> perché non <strong>con</strong>oscevo la lingua. Mi colpivano i vestiti<br />
della gen<strong>te</strong>, molto diversi da quelli che vedevo nel m<strong>io</strong> Paese, e pensavo che erano belli.<br />
(Moha<strong>me</strong>d, 1^D)<br />
I primi g<strong>io</strong>rni in Italia ero tris<strong>te</strong>, pensierosa. Mi sentivo a disag<strong>io</strong>, perché non sapevo la lingua: non<br />
capivo nien<strong>te</strong>, mi sentivo una s<strong>tu</strong>pida e sempre piangevo. Mi piaceva solo stare <strong>con</strong> la mamma, non<br />
mi piaceva nien<strong>te</strong> altro.<br />
(Regina, 2^E)
I pensieri, i progetti<br />
Mi piacerebbe tornare in Egitto, perché c’è mia sorella in Egitto, e anche i <strong>miei</strong> amici.<br />
Per il fu<strong>tu</strong>ro non penso nien<strong>te</strong>, lasc<strong>io</strong> nelle mani di D<strong>io</strong>…<br />
(Moha<strong>me</strong>d, 1^D)<br />
(Adrieli, 2^C)<br />
Caro Asilam,<br />
<strong>io</strong> sono Moustafa e ti scrivo co<strong>me</strong> vivo in Italia e co<strong>me</strong> va la scuola. Io sono in Italia da nove <strong>me</strong>si e<br />
vogl<strong>io</strong> che <strong>tu</strong> vieni qui, perché l’Italia è molto bella….<br />
Nel fu<strong>tu</strong>ro penso che rimarrò in Italia, per s<strong>tu</strong>diare e lavorare co<strong>me</strong> dottoressa<br />
(Moustafa, 3^D)<br />
(Kelly, 1^B)
Immigrata<br />
Nebbia questa mia vita<br />
E’ casuale, il m<strong>io</strong> cammino<br />
Eppure sono molto at<strong>te</strong>nta.<br />
Il m<strong>io</strong> cielo è grig<strong>io</strong><br />
Alberi e rami spogli<br />
Aria gelida, umida.<br />
La mia strada è lunga,<br />
Incerta.<br />
La mia casa è una <strong>te</strong>nda<br />
Il m<strong>io</strong> <strong>te</strong>soro è nella valigia<br />
Le mie scarpe <strong>con</strong>suma<strong>te</strong><br />
I <strong>miei</strong> cari nel cuore<br />
Nelle foto, nella <strong>me</strong>n<strong>te</strong><br />
Sorrido per non piangere<br />
E piango per non crollare<br />
Tris<strong>te</strong> questa mia vita<br />
Il m<strong>io</strong> destino che <strong>me</strong> l’ha scelta.<br />
(Mina Boulhanna, Marocco)<br />
Poeti migranti
Altra lingua<br />
Sei giunto al paese dei <strong><strong>tu</strong>oi</strong> sogni<br />
sorridi<br />
non bastano i sorrisi<br />
si chiudono le ani<strong>me</strong> e le por<strong>te</strong><br />
accettando la sfida<br />
fai <strong>tu</strong>a la estranea <strong>me</strong>lodia<br />
attraversi frontiere<br />
<strong>con</strong>servi la canzone di <strong>tu</strong>a madre<br />
per cantarla ai <strong><strong>tu</strong>oi</strong> figli<br />
(Gladys Basagoitia Dazza, Perù)
Sonetto vuoto<br />
Il vento<br />
spazzava le strade,<br />
ali gelide tagliavano<br />
l’aria impazzita;<br />
nel cielo scompariva<br />
l’ultimo ricordo<br />
di un amore lontano.<br />
Era dicembre, era dicembre,<br />
e <strong>io</strong> piangevo…<br />
(Gabriela Lavinia Ninoiu, Romania)
Tutta la vita è un viagg<strong>io</strong>: si lasciano affetti, ricordi, casa, ma si trovano anche<br />
piacevoli compagni di viagg<strong>io</strong>, amici che non perdiamo, esperienze che ci<br />
arricchis<strong>con</strong>o.<br />
Ad ogni tappa il nostro bagagl<strong>io</strong> è sempre più carico, un peso talvolta<br />
eccessivo che portiamo anche <strong>con</strong> fatica, ma che ci appartiene, che ci<br />
identifica e che ci rac<strong>con</strong>ta chi siamo, qual è la nostra origine, il cammino che<br />
abbiamo percorso e la <strong>me</strong>ta che ci siamo prefissati.<br />
Il viagg<strong>io</strong> appartiene ad ogni uomo ed ogni uomo appartiene ad esso:<br />
ri<strong>con</strong>oscendo in <strong>tu</strong>tti i migranti la nostra piccola quotidiana migraz<strong>io</strong>ne…