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Ellisse, iperbole, parabola. Rototraslazioni nel piano.

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LEZIONE 27<br />

27.1. <strong>Ellisse</strong>, <strong>iperbole</strong>, <strong>parabola</strong>.<br />

Nelle prossime lezioni illustreremo come la teoria delle forme quadratiche e della riduzione<br />

ortogonale si applichi allo studio di alcuni oggetti geometrici come le coniche e le<br />

quadriche.<br />

Tutti noi ricordiamo, dalla scuola superiore, l’<strong>iperbole</strong>, l’ellisse, la <strong>parabola</strong> (che, <strong>nel</strong><br />

seguito, chiameremo coniche classiche).<br />

Nei seguenti esempi supporremo che sia stato fissato un sistema di riferimento Oxy (in<br />

questa e <strong>nel</strong>le prossime lezioni è preferibile mettere l’accento sul nome delle coordinate di<br />

punto piuttosto che sui versori come, invece, abbiamo sempre fatto in precedenza: perciò<br />

scriviamo Oxy invece di Oıj ) <strong>nel</strong> <strong>piano</strong>.<br />

Esempio 27.1.1. Siano a, b ∈]0, +∞[. Si consideri<br />

C = { P = (x, y) | x 2 /a 2 − y 2 /b 2 = 1 }.<br />

C si dice <strong>iperbole</strong> di semiassi a e b (in forma canonica). L’equazione<br />

(27.1.1.1) x 2 /a 2 − y 2 /b 2 = 1<br />

si dice equazione canonica di C.<br />

C è simmetrica sia rispetto ad O sia rispetto agli assi coordinati: l’origine e gli assi<br />

coordinati vengono detti centro (in questo caso si parla di conica a centro) ed assi (principali)<br />

di C. L’asse delle ascisse viene detto asse trasverso od asse reale, quello delle ordinate<br />

asse secondario od asse immaginario. I punti di intersezione di C con l’asse trasverso sono<br />

detti vertici: sono, <strong>nel</strong> nostro caso, i punti (±a, 0). Talvolta le coppie (0, ±ib) sono detti<br />

vertici immaginari.<br />

Determiniamo i punti di intersezione di C con le rette parallele all’asse delle ordinate:<br />

ciò equivale a determinare le soluzioni dei sistemi<br />

x 2 /a 2 − y 2 /b 2 = 1<br />

x = k<br />

al variare di k ∈ R: quindi ci riduciamo a risolvere l’equazione<br />

y 2 /b 2 = k 2 /a 2 − 1.<br />

1<br />

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2 27.1. ELLISSE, IPERBOLE, PARABOLA<br />

Tale equazione ha sempre soluzioni (reali o complesse): ha però soluzioni reali (corrispondenti<br />

quindi a punti del <strong>piano</strong>) se e solo se |k| ≥ a, ovvero C è all’esterno della fascia<br />

] − k, k[× R. In particolare C ha, necessariamente, due componenti distinte che non si<br />

intersecano: C è, dunque, sconnessa.<br />

Intersechiamo C con le rette per l’origine: ciò equivale a determinare le soluzioni dei<br />

sistemi x 2 /a 2 − y 2 /b 2 = 1<br />

y = mx<br />

al variare di m ∈ R non entrambi nulli. Quindi ci riduciamo a risolvere l’equazione<br />

(b 2 − m 2 a 2 )x 2 = a 2 b 2 .<br />

Per m = ±b/a tale equazione non ha soluzioni (reali o complesse): le rette y = ±bx/a si<br />

dicono asintoti di C. Per ogni altro valore di m l’equazione ha soluzioni (reali o complesse):<br />

ha però soluzioni reali (corrispondenti quindi a punti del <strong>piano</strong>) se e solo se |m| < b/a,<br />

ovvero C è all’interno del cono delimitato dagli asintoti e contenente l’asse delle ascisse.<br />

Si noti che gli asintoti di C sono perpendicolari fra loro se e solo se a = b: in tal caso si<br />

parla di <strong>iperbole</strong> equilatera.<br />

In Figura 27.1.1.2 è rappresentata la conica C di equazione<br />

(con i suoi asintoti).<br />

x 2 /2 − y 2 /4 = 1<br />

O<br />

y<br />

Figura 27.1.1.2<br />

Esempio 27.1.2. Siano a, b ∈]0, +∞[. Si consideri<br />

C = { P = (x, y) | x 2 /a 2 + y 2 /b 2 = 1 }.<br />

x


LEZIONE 27 3<br />

C si dice ellisse di semiassi a e b (in forma canonica): talvolta si parla anche di ellisse reale<br />

per distinguerla dall’ellisse immaginaria che sarà definita in seguito. L’equazione<br />

(27.1.2.1) x 2 /a 2 + y 2 /b 2 = 1<br />

si dice equazione canonica di C.<br />

Come <strong>nel</strong> caso dell’<strong>iperbole</strong>, C è simmetrica sia rispetto ad O sia rispetto agli assi<br />

coordinati: l’origine e gli assi coordinati vengono detti centro (anche C è una conica a<br />

centro) ed assi (principali) di C. I punti di intersezione di C con i suoi assi vengono detti<br />

vertici: sono, <strong>nel</strong> nostro caso, (±a, 0) e (0, ±b).<br />

Intersecando con rette parallele agli assi e studiando le soluzioni delle equazioni di<br />

secondo grado che così si ottengono, è facile verificare che C ⊆ [−a, a] × [−b, b]. Si noti che<br />

più a si avvicina a b, più C tende ad assomigliare ad una circonferenza.<br />

In Figura 27.1.2.2 è rappresentata la conica C di equazione<br />

x 2 /3 + y 2 /5 = 1.<br />

y<br />

O<br />

Figura 27.1.2.2<br />

Esempio 27.1.3. Sia p ∈]0, +∞[. Si consideri<br />

C = { P = (x, y) | y 2 = 2px }.<br />

C si dice <strong>parabola</strong> di parametro p (in forma canonica). L’equazione<br />

(27.1.3.1) y 2 = 2px<br />

si dice equazione canonica di C.<br />

x


4 27.1. ELLISSE, IPERBOLE, PARABOLA<br />

C è simmetrica rispetto a all’asse delle ascisse: tale retta viene detta asse. Invece non<br />

esistono punti <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> rispetto a cui C sia simmetrica (perciò C non è una conica a centro).<br />

Il punto di intersezione di C con l’asse delle ascisse viene detto vertice: è, <strong>nel</strong> nostro caso,<br />

O.<br />

Intersecando con rette parallele agli assi e studiando le soluzioni delle equazioni di<br />

secondo grado che così si ottengono, è facile verificare che C ⊆ [0, +∞[× R.<br />

In Figura 27.1.3.2 è rappresentata la conica C di equazione<br />

y 2 = x/3.<br />

y<br />

O<br />

Figura 27.1.3.2<br />

Notiamo che tutte le coniche classiche sopra descritte sono luoghi geometrici definiti,<br />

rispetto ad un opportuno sistema di riferimento Oxy fissato <strong>nel</strong> <strong>piano</strong>, da equazioni di grado<br />

2 <strong>nel</strong>le variabili x, y: se due di tali equazioni differiscono per una costante moltiplicativa<br />

non nulla, esse definiscono la stessa conica classica.<br />

Similmente abbiamo visto che, rispetto ad un opportuno sistema di riferimento Oxy<br />

fissato <strong>nel</strong> <strong>piano</strong>, ogni retta <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> è individuata da un’equazione di grado 1 <strong>nel</strong>le variabili<br />

x, y (unica a meno di costanti moltiplicative). Di più abbiamo visto che, viceversa, ogni<br />

equazione di grado 1 <strong>nel</strong>le variabili x, y rappresenta una retta <strong>nel</strong> <strong>piano</strong>.<br />

Viene allora naturale domandarsi se una tale proprietà vale anche per le equazioni di<br />

grado 2: cioè è vero o falso che ogni equazione di grado 2 <strong>nel</strong>le variabili x, y rappresenta<br />

un’ellisse, un’<strong>iperbole</strong> od una <strong>parabola</strong>? Purtroppo ciò non accade come risulta dal<br />

seguente<br />

Esempio 27.1.4. Consideriamo la generica equazione<br />

(27.1.4.1) αx 2 + βy 2 = γ :<br />

x


LEZIONE 27 5<br />

si noti che le Equazioni (27.1.1.1) e (27.1.2.1) hanno questa forma. Assumiamo β = 0<br />

(sarà, in seguito, chiarito perché ciò è sempre lecito): ricordiamo inoltre che l’Equazione<br />

(27.1.4.1) va intesa a meno di una costante moltiplicativa non nulla.<br />

Analizziamo i vari casi possibili.<br />

i) Se α > 0, β < 0, γ = 0 si parla di coppia iperbolica di rette incidenti: spesso si parla<br />

anche di <strong>iperbole</strong> degenere. Poiché<br />

αx 2 + βy 2 = ( √ αx + −βy)( √ αx − −βy)<br />

(ricordate che β < 0, dunque √ −β ∈ R!), in tal caso il luogo geometrico<br />

{ P = (x, y) | αx 2 + βy 2 = 0 }<br />

è composto dall’unione delle due rette di equazioni √ αx+ √ −βy = 0 e √ αx− √ −βy = 0.<br />

ii) Se α = 0, β, γ > 0 si parla di coppia iperbolica di rette parallele: spesso si parla anche<br />

di <strong>parabola</strong> degenere reale. In tal caso il luogo geometrico<br />

{ P = (x, y) | βy 2 = γ }<br />

è composto dall’unione delle due rette di equazioni √ βy = √ γ e √ βy = − √ γ.<br />

iii) Se α = γ = 0 si parla di retta doppia: in tal caso il luogo geometrico<br />

{ P = (x, y) | βy 2 = 0 }<br />

coincide con l’asse delle ascisse, ma contato con molteplicità doppia.<br />

iv) Se α, β > 0, γ = 0 si parla di coppia ellittica di rette incidenti: spesso si parla anche di<br />

ellisse degenere. in tal caso il luogo geometrico<br />

{ P = (x, y) | αx 2 + βy 2 = 0 }<br />

si riduce ad un solo punto, l’origine. Si noti che, anche in questo caso il polinomio di<br />

grado 2 si scompone in prodotto di polinomi di grado 1: infatti si ha<br />

αx 2 + βy 2 = ( √ αx + i βy)( √ αx − i βy).<br />

La differenza rispetto al caso della coppia iperbolica di rette è che tali polinomi lineari<br />

hanno coefficienti complessi non reali.<br />

v) Se α = 0, β > 0, γ < 0 si parla di coppia ellittica di rette parallele: spesso si parla<br />

anche di <strong>parabola</strong> degenere immaginaria. Si noti che pur essendo<br />

{ P = (x, y) | βy 2 = γ } = ∅,<br />

ancora il polinomio di grado 2 si scompone in prodotto di polinomi di grado 1: infatti<br />

si ha<br />

βy 2 − γ = ( βy + i √ −γ)( βy − i √ −γ).


6 27.2. ROTOTRASLAZIONI NEL PIANO<br />

Anche in questo caso tali polinomi lineari hanno coefficienti complessi non reali.<br />

vi) Se α, β > 0, γ < 0 si parla di ellisse immaginaria. Anche in questo caso il luogo<br />

geometrico<br />

{ P = (x, y) | αx 2 + βy 2 = γ }<br />

è evidentemente vuoto.<br />

C’è una differenza sostanziale tra il caso dell’ellisse immaginaria e quello della coppia<br />

ellittica di rette parallele. Infatti, <strong>nel</strong> caso dell’ellisse immaginaria, il polinomio αx 2 +βy 2 =<br />

γ non si può scomporre come prodotto di due polinomi lineari nè a coefficienti reali nè a<br />

coefficienti complessi.<br />

Infatti se fosse<br />

αx 2 + βy 2 − γ = (a ′ x + b ′ y + c ′ )(a ′′ x + b ′′ y + c ′′ )<br />

dovrebbe essere a ′ a ′′ = α. Se α = 0 moltiplicando ambo i membri per l’inverso di α =<br />

a ′ a ′′ ∈ R possiamo supporre α = a ′ = a ′′ = 1. Ci siamo ricondotti a studiare l’uguaglianza<br />

x 2 + βy 2 − γ = (x + b ′ y + c ′ )(x + b ′′ y + c ′′ ) :<br />

quindi si deve avere b ′ b ′′ = β, c ′ c ′′ = −γ e b ′ + b ′′ = c ′ + c ′′ = b ′ c ′′ + b ′′ c ′ = 0, dunque<br />

b ′′ = −b ′ , c ′′ = −c ′ , −2b ′ c ′ = 0, quindi o c ′ = 0 (da cui γ = 0) o b ′ = 0 (da cui β = 0).<br />

Ragionando in maniera analoga ci si convince che anche le equazioni dell’ellisse, dell’<strong>iperbole</strong><br />

e della <strong>parabola</strong> non si possono scomporre come prodotto di due polinomi lineari nè<br />

a coefficienti reali nè a coefficienti complessi.<br />

27.2. <strong>Rototraslazioni</strong> <strong>nel</strong> <strong>piano</strong>.<br />

Da quanto visto <strong>nel</strong> paragrafo precedente, sorge naturalmente il problema seguente:<br />

fissato <strong>nel</strong> <strong>piano</strong> un sistema di riferimento Oxy e data un polinomio di grado 2 in x, y a<br />

meno di costanti moltiplicative non nulle, diciamo<br />

ax 2 + bxy + cy 2 + dx + ey + f<br />

(a, b, c, d, e, f ∈ R , a, b, c non simultaneamente nulli), vogliamo descrivere il luogo (eventualmente<br />

vuoto)<br />

C = { P = (x, y) | ax 2 + bxy + cy 2 + dx + ey + f = 0 }.<br />

In particolare, se possibile, vogliamo disegnare tale luogo geometrico.<br />

Noi sappiamo rispondere a tali domandi se il polinomio è di forma particolarmente<br />

semplice: ciò dipende dal fatto che il luogo C si trova in una particolare posizione rispetto<br />

al sistema di riferimento fissato Oxy come abbiamo avuto modo di verificare in precedenza.<br />

È, allora, naturale porsi i seguenti due quesiti.<br />

(Q1) Sia O ′ x ′ y ′ un sistema di riferimento: come sono legate le coordinate (x, y) e (x ′ , y ′ )<br />

di uno stesso punto nei due sistemi di riferimento?<br />

(Q2) Conoscendo una descrizione in termini di equazioni rispetto al sistema di riferimento<br />

Oxy di un certo luogo geometrico C, esiste un modo per descriverlo con<br />

equazioni anche rispetto al sistema di riferimento O ′ x ′ y ′ ?


LEZIONE 27 7<br />

Iniziamo a rispondere al secondo quesito. Supponiamo che sia<br />

C = { P = (x, y) | q(x, y) = 0 }<br />

ove q(x, y) è una qualche espressione matematica. Supponiamo poi che ci sia un legame fra<br />

le coordinate (x, y) ed (x ′ , y ′ ) di uno stesso punto P rispetto ad i due sistemi di riferimento<br />

Oxy ed O ′ x ′ y ′ del tipo x = f(x ′ , y ′ ), y = g(x ′ , y ′ ). Allora P ∈ C se e solo se P ha coordinate<br />

(x, y) tali che q(x, y) = 0, cioè se e solo se le coordinate (x ′ , y ′ ) per cui x = f(x ′ , y ′ ),<br />

y = g(x ′ , y ′ ) soddisfano q(f(x ′ , y ′ ), g(x ′ , y ′ )) = 0: concludiamo che è possibile descrivere C<br />

anche <strong>nel</strong> sistema di riferimento O ′ x ′ y ′ in termini di equazioni: precisamente<br />

C = { P = (x ′ , y ′ ) | q(f(x ′ , y ′ ), g(x ′ , y ′ )) = 0 }.<br />

Esempio 27.2.1. Sia Oxy un sistema di riferimento fissato <strong>nel</strong> <strong>piano</strong>. Sia poi<br />

C = { P = (x, y) | x 2 − 2y 2 = −1 }.<br />

Si consideri ora un sistema di riferimento Ox ′ y ′ ottenuto da Oxy ruotando di un angolo<br />

π/2 in senso antiorario. Allora x ′ = y e y ′ = −x: quindi<br />

C = { P = (x ′ , y ′ ) | 2x ′2 − y ′2 = 1 }.<br />

Concludiamo che C è un’<strong>iperbole</strong> e possiamo anche tracciarne il disegno utilizzando quanto<br />

visto <strong>nel</strong>l’Esempio 27.1.1.<br />

Passiamo ora al primo quesito. Supponiamo che il semiasse positivo delle x ′ formi un<br />

angolo ϕ (misurato in senso antiorario) con il semiasse positivo delle x e che le coordinate<br />

di O ′ rispetto al sistema di riferimento Oxy siano (u, v).<br />

Per passare dal Oxy ad O ′ x ′ y ′ si può procedere in due modi. Possiamo ruotare in<br />

senso antiorario il sistema di riferimento Oxy di un angolo ϕ ottenendo un sistema di<br />

riferimento “ausiliario” Oxy e poi traslare quest’ultimo in modo da portare la sua origine<br />

in O ′ . Oppure possiamo prima traslare Oxy portando la sua origine a coincidere con O ′<br />

ed ottenendo un sistema di riferimento “ausiliario” O ′ xy e poi ruotare quest’ultimo di un<br />

angolo ϕ in senso antiorario.<br />

In entrambi i casi abbiamo decomposto la nostra trasformazione in due trasformazioni<br />

più elementari, una rotazione ed una traslazione: per questo motivo parleremo di rototraslazione<br />

quando ci riferiremo a tarsformazioni di coordinate <strong>nel</strong> <strong>piano</strong>.<br />

Iniziamo a ricordare cosa accade <strong>nel</strong> caso in cui non ci sia traslazione, cioè O = O ′ .<br />

Siano ı ,j e ı ′ ,j ′ i versori degli assi coordinati naturalmente associati ad i due sistemi di<br />

riferimento Oxy ed Ox ′ y ′ rispettivamente. Se P è un punto di coordinate (x, y) rispetto a<br />

Oxy e (x ′ , y ′ ) rispetto a O ′ x ′ y ′ risulta<br />

(27.2.2)<br />

<br />

OP = xı + yj = x ′ ı ′ + y ′ j ′ .


8 27.2. ROTOTRASLAZIONI NEL PIANO<br />

Poiché (ı ,j ) è una base ortonormale di V2(O) segue che<br />

ı ′ = 〈ı ′ ,ı 〉ı + 〈ı ′ ,j 〉j , j ′ = 〈j ′ ,ı 〉ı + 〈j ′ ,j 〉j .<br />

Ma, poiché |ı | = |j | = |ı ′ | = |j ′ | = 1, segue che<br />

dunque<br />

〈ı ′ ,ı 〉 = cos ϕ, 〈ı ′ ,j 〉 = cos(π/2 − ϕ) = sin ϕ,<br />

〈j ′ ,ı 〉 = cos(π/2 + ϕ) = − sin ϕ, 〈j ′ ,j 〉 = cos ϕ,<br />

(27.2.3) ı ′ = cos ϕı + sin ϕj , j ′ = − sin ϕı + cos ϕj .<br />

Sostituendo le Relazioni (27.2.3) <strong>nel</strong>le Relazioni (27.2.2) si ottiene allora<br />

<br />

OP = xı + yj = x ′ cos ϕı + x ′ sin ϕj − y ′ sin ϕı + y ′ cos ϕj .<br />

Abbiamo perciò scritto lo stesso vettore geometrico come combinazione lineare degli elementi<br />

della base (ı ,j ) in due modi diversi, quindi i coefficienti di ı e j <strong>nel</strong>le due espressioni<br />

devono coincidere: eguagliandoli otteniamo, come già visto ripetutamente in precedenza,<br />

le relazioni x = x ′ cos ϕ − y ′ sin ϕ<br />

o, in forma matriciale,<br />

(27.2.4)<br />

<br />

x<br />

=<br />

y<br />

y = x ′ sin ϕ + y ′ cos ϕ,<br />

<br />

′<br />

cos ϕ − sin ϕ x<br />

sin ϕ cos ϕ y ′<br />

<br />

.<br />

Passiamo a descrivere il caso in cui non ci sia rotazione, cioè ϕ = 0. Siano poi ı ,j e ı ′ ,j ′<br />

i versori degli assi coordinati naturalmente associati ad i due sistemi di riferimento Oxy<br />

ed O ′ x ′ y ′ rispettivamente. Se P è un punto di coordinate (x, y) rispetto a Oxy e (x ′ , y ′ )<br />

rispetto a O ′ x ′ y ′ risulta ancora<br />

(27.2.5)<br />

OP = xı + yj = OO ′ ′<br />

+ (P − O ).<br />

Se (u, v) sono le coordinate di O ′ rispetto a Oxy, poiché O ′ P = x ′ ı ′ + y ′ j ′ , si ha<br />

OO ′ = uı + vj , P − O ′ = x ′ ı + y ′ j ,<br />

quindi la Relazione (27.2.5) diviene<br />

<br />

OP = xı + yj = x ′ ı + y ′ j + uı + vj .<br />

Abbiamo perciò scritto lo stesso vettore geometrico come combinazione lineare degli elementi<br />

della base (ı ,j ) in due modi diversi, quindi i coefficienti di ı e j <strong>nel</strong>le due espressioni<br />

devono coincidere: eguagliandoli otteniamo<br />

x = x ′ + u<br />

o, in forma matriciale,<br />

(27.2.6)<br />

<br />

x<br />

=<br />

y<br />

y = y ′ + v,<br />

<br />

′ 1 0 x<br />

0 1 y ′<br />

<br />

+<br />

<br />

u<br />

.<br />

v<br />

Concludiamo il paragrafo con la seguente risposta al quesito (Q1).


LEZIONE 27 9<br />

Proposizione 27.2.7. Nel <strong>piano</strong> siano fissati due sistemi di riferimento Oxy e O ′ x ′ y ′ . Si<br />

assuma che il semiasse positivo delle x ′ formi un angolo ϕ (misurato in senso antiorario)<br />

con il semiasse positivo delle x e che le coordinate di O ′ rispetto al sistema di riferimento<br />

Oxy siano (u, v).<br />

Le coordinate (x, y) e (x ′ , y ′ ) di uno stesso punto P in Oxy e O ′ x ′ y ′ rispettivamente<br />

sono legate dalle seguenti relazioni:<br />

<br />

x<br />

=<br />

y<br />

<br />

′<br />

cos ϕ − sin ϕ x<br />

sin ϕ cos ϕ y ′<br />

<br />

+<br />

<br />

u<br />

.<br />

v<br />

Dimostrazione. Si decomponga la rototraslazione <strong>nel</strong>la traslazione che porta il vecchio<br />

sistema di riferimento Oxy in quello ausiliario O ′ xy seguita dalla rotazione in senso antiorario<br />

dell’angolo ϕ che porta il sistema di riferimento ausiliario O ′ xy in quello nuovo<br />

O ′ x ′ y ′ . Allora le Formule (27.2.4) e (27.2.6) diventano rispettiivamente<br />

<br />

x<br />

=<br />

y<br />

1 0<br />

0 1<br />

<br />

x<br />

+<br />

y<br />

<br />

u<br />

,<br />

v<br />

<br />

x<br />

=<br />

y<br />

cos ϕ − sin ϕ<br />

sin ϕ cos ϕ<br />

Eliminando x e y tra le due equazioni matriciali otteniamo la tesi. <br />

<br />

x<br />

.<br />

y

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