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QF33 - Così fan tutte - Fondazione Donizetti

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03. Bellotto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.19 Pagina 28<br />

BELLOTTO<br />

docente universitario di criminologia: la sua teoria è che il delitto perfetto<br />

sia arte riservata a menti superiori. I suoi due migliori allievi uccidono<br />

un collega: s’innesca così una asfissiante sfida intellettuale tra maestro<br />

e discepoli, che cercano di sfuggire alle indagini del professore. La<br />

pellicola è un capolavoro anche dal punto di vista tecnico. È costato sei<br />

mesi di prove negli studios della Paramount perché girato come una<br />

commedia teatrale, da una cinepresa unica in piano sequenza continuo,<br />

senza apparenti stacchi di montaggio. La prima cosa che ha prodotto<br />

nella mia testa un cortocircuito fra i due lavori è stata la scenografia:<br />

l’idea di ambiente luminoso che c’è nella musica di Mozart si immergeva<br />

molto bene in ciò che Hitchcock aveva disposto. L’interno borghese<br />

lindo e ordinato, la tinta pastello del technicolor, l’eleganza dei costumi,<br />

la solerte cameriera e l’argenteria sono messi in contrasto violento con<br />

l’efferato delitto commesso e occultato in quelle stanze. Non solo: progettare<br />

uno spazio continuo (un ambiente chiuso, stanze su di un girevole<br />

con una terrazza aperta sul mare), può dar modo di creare situazioni<br />

da commedia, con tutta l’attrezzeria di corredo e le possibilità iperdescrittive<br />

di una società molto connotata (l’altissima borghesia primissimi<br />

anni Cinquanta, fine Quaranta, il film è del 1948). Allo stesso tempo, evitare<br />

la società rococò cui Mozart pensava, può aiutare a sentire i valori<br />

di base della narrazione prossimi alla nostra sensibilità. Il percorso drammatico<br />

è coinvolgente perché parla di questioni etiche di cogente attualità.<br />

Nel libretto viene inoltre indicata l’ambientazione partenopea, circostanza<br />

che ho voluto utilizzare come stratagemma narrativo. La Napoli<br />

del dopoguerra era porto di genti, idee e condizioni drammaticamente<br />

in conflitto: pensavo ad un mondo fradicio e instabile come quello di<br />

Curzio Malaparte ne La pelle. Mi sono chiesto come mettere in violento<br />

risalto il machismo della scommessa con lo svolgimento del dramma,<br />

e mi è stato facile pensare che un basso napoletano, il luogo delle incertezze<br />

e del disordine fosse il luogo ideale per far incontrare il sublime del<br />

trattamento musicale escogitato da Mozart e la trivialità dei gesti umani.<br />

La strada, luogo di realtà e macerie è l’involucro in cui è protetto il perfetto<br />

interno borghese della casa di Fiordiligi e Dorabella, in cui si snoda<br />

tutta la trama. Un gioiello incastonato, un bell’appartamento fatto di illusioni<br />

e convenzioni che verranno man mano smantellate. Insomma, ho<br />

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