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QF33 - Così fan tutte - Fondazione Donizetti

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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 21<br />

Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />

Fondamentale in questa strategia risulta il timbro dei fiati, che rappresentano<br />

quasi un simbolo sonoro della voluttà, autentico correlato<br />

oggettivo del piacere, cioè d’una promessa di felicità, sia quando si schierano<br />

compatti in impasti caldi e morbidi, ad accompagnare con immaginarie<br />

serenate i duetti delle ragazze «Ah guarda, sorella» («ipocriti e<br />

voluttosi», definisce Dent i clarinetti in questa pagina) e «Prenderò quel<br />

brunettino», o il duetto con coro «Secondate, aurette amiche», sia quando<br />

emergono come voce solistica, come l’oboe fatale nel duetto «Fra gli<br />

amplessi in pochi istanti», strategicamente già in evidenza nell’ouverture.<br />

Il prisma sfaccettato di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> si presenta così come un oggetto<br />

di adamantina, perfetta compiutezza: «il migliore fra tutti i libretti di<br />

Da Ponte, la più squisita opera d’arte fra i melodrammi di Mozart», la<br />

definì Eduard Dent, il primo studioso a riabilitare coraggiosamente un<br />

lavoro scandaloso per il perbenismo ottocentesco. Il libretto, che potrebbe<br />

aspirare a contare tra i capolavori della letteratura italiana del<br />

Settecento (accanto alla Locandiera di Goldoni, al Giorno di Parini,<br />

all’Olimpiade di Metastasio), predispone un perfetto gioco a scacchi di<br />

forme musicali, in un equilibrio efficacissimo tra le arie e i numerosi<br />

ensembles. Sei i personaggi: le due coppie poi scomposte (e alla fine<br />

ricomposte?), ovvero le quattro prime parti assolute, e una terza non<br />

coppia (Don Alfonso, parte di mezzo carattere, e Despina, prima buffa<br />

caricata, cui spettano da tradizione i vorticosi travestimenti), dalla diversa<br />

consapevolezza rispetto ai piani in essere e dai fini eterogenei: «A una<br />

<strong>fan</strong>ciulla | un vecchio come lei non può far nulla», fa dire Mozart alla<br />

serva, aggravando maliziosamente l’assunto originario del libretto: «Non<br />

n’ho bisogno. | Un uomo come lei non può far nulla». Sei le arie nell’atto<br />

I, sei nel II. Sei i duetti: due per le ragazze, due per gli amanti, due,<br />

decisivi, per le due coppie scomposte e proprio dai duetti consacrate. Sei<br />

anche i terzetti. Meno numerosi, naturalmente, gli ensembles più consistenti:<br />

un quartetto, due quintetti, un sestetto (dunque quasi un terzo<br />

finale, collocato in mezzo all’atto I, che arriva a reclutare tutti i personaggi)<br />

e i due finali. All’«amico carissimo» Joseph Haydn, invitato per<br />

due volte da Mozart, il 31 dicembre 1789 e il 21 gennaio successivo, ad<br />

ascoltare le prove della nuova opera si parò dunque innanzi la formula<br />

d’un equilibrio prodigioso, una sintesi paradossale, per dirla con Ste<strong>fan</strong><br />

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