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QF33 - Così fan tutte - Fondazione Donizetti

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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 18<br />

MELLACE<br />

<strong>Così</strong> la musica dell’aria di Ferrando «Un’aura amorosa», in la maggiore<br />

e colorata dalla voce timbrata dei clarinetti, non lascia spazio alcuno<br />

alla finzione della scommessa. Scrive acutamente Daniel Heartz:<br />

«Mozart ha preso questa espressione di vero amore tanto sul serio che<br />

l’aria può rappresentare il punto di svolta in cui inizia a mettere in<br />

discussione l’impostazione dapontiana. Ferrando ci appare come un<br />

uomo appassionato, vivo e palpitante, per nulla un amante di cartapesta».<br />

Altrettanto partecipato è il linguaggio serio dei due grandi momenti<br />

solistici di Fiordiligi, uno per atto, l’aria «Come scoglio immoto resta» e<br />

il rondò «Per pietà, ben mio, perdona», di cui si ricorderà Beethoven nel<br />

Fidelio. La peripezia fondamentale del dramma, il cedimento della più<br />

resistente delle ragazze, Fiordiligi, viene poi interpretata da Mozart con<br />

rarissima capacità di trasmettere un senso di vertigine attraverso una<br />

gestualità stilizzata. Già travestita da soldato per raggiungere la guarnigione<br />

del fidanzato, la sorella ‘eroica’ imbocca apparentemente la strada<br />

d’un nuovo rondò melodrammatico, «Fra gli amplessi in pochi istanti»,<br />

che viene tuttavia immediatamente deviato in duetto dall’intervento a<br />

gamba tesa di Ferrando, il quale incalza Fiordiligi in un assedio dalla tensione<br />

crescente, secondo una strategia calcolata culminante nel Larghetto<br />

«Volgi a me pietoso il ciglio», da cantarsi tenerissimamente, che ripristina<br />

ancora una volta il la maggiore (la tonalità dell’estremo, sublime<br />

Concerto per clarinetto di venti mesi più tardi). La capitolazione è<br />

segnalata dal materializzarsi inopinato, quasi trascendente, d’una nota<br />

tenuta all’oboe, che dipana la sua breve melopea a sostegno del passo<br />

decisivo dell’intera opera: «FIORDILIGI hai vinto. / FERRANDO più non<br />

tardar. / FIORDILIGI Fa’ di me quel che ti par».<br />

Con buona pace della strategia di Ferrando (motivata dalla ferita<br />

ancora bruciante del tradimento di Dorabella), siamo assai lontani dalla<br />

seduzione di Zerlina nel Don Giovanni (che pure Da Ponte riprende<br />

come autocitazione: «Ah non son, non son più forte»). Nella resa di<br />

Fiordiligi la musica di Mozart coglie il momento dell’intimo disvelarsi<br />

della passione al soggetto che ne prende coscienza, anzi, meglio, che ne<br />

è preso e soggiogato come da una forza irresistibile ed esterna (la voce<br />

dell’oboe, appunto), luogo di un’autocoscienza cui la ragazza attinge soltanto<br />

ora, dopo un percorso accidentato e sofferto di false convenzioni<br />

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