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QF33 - Così fan tutte - Fondazione Donizetti

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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 17<br />

Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />

vanza ariostesca: nel breve giro di sei versi del Furioso (XXVI, 52-53) troviamo<br />

i nomi di Alfonso, Ferrante e Guglielmo, mentre altri nove<br />

(XXIV, 72-73) menzionano Fiordiligi e la coppia Doralice e Isabella, da<br />

cui deriva plausibilmente la Dorabella dapontiana; nel canto successivo<br />

si racconta di Fiordispina, antecedente della servetta Despina. Per completare<br />

il gioco, Da Ponte ci mette in mano un indizio sibillino quando<br />

Don Alfonso dichiara la morale dell’opera con l’invito «un’ottava ascoltate:<br />

| felicissimi voi, se la imparate», cui segue appunto l’ottava «Tutti<br />

accusan le donne, ed io le scuso»: l’ottava rima, com’è noto, è il metro<br />

per eccellenza del poema cavalleresco ma è un intruso bello e buono in<br />

un libretto d’opera. L’ombra del più illustre cittadino di Ferrara si proietta<br />

così su Fiordiligi e Dorabella, «Dame ferraresi», al di là del riferimento<br />

più scontato all’interprete originaria, Adriana Gabrielli del Bene,<br />

detta la Ferrarese.<br />

RAGIONE E SENTIMENTO: UN CONFLITTO D’INTERPRETAZIONI?<br />

Ascoltando l’opera libretto alla mano, qualcosa non quadra. La puntuale<br />

coerenza tra musica e parola sperimentata nelle Nozze di Figaro lascia qui<br />

il campo a una serie di incongruenze e scollamenti, al sospetto che<br />

Mozart stia conducendo una personale lettura tra le righe del testo. «Farò<br />

come il musicista, dimenticherò l’intrigo», aveva sentenziato già nel 1867<br />

Hippolyte Taine. Mozart naturalmente non scavalca il libretto, ma lo<br />

reinterpreta secondo categorie sostanzialmente estranee al lucido razionalismo<br />

dapontiano. La levità dell’apologo ariostesco viene continuamente<br />

compensata, nella musica di Mozart, dal contrappeso d’una profondità<br />

abissale che rigetta l’assimilazione alla macchinazione misogina<br />

ordita nel recinto chiuso della più schietta tradizione buffa, in cui «una<br />

donna a quindeci anni | dêe saper [...] | dove il diavolo ha la coda» per<br />

allargare la prospettiva a un messaggio di portata universale: una pensosa<br />

ancorché sorridente riflessione sulla fragilità dei sentimenti umani<br />

(non delle donne soltanto, naturalmente: i due amanti che si prestano alla<br />

scommessa e ne vengono travolti non ne vanno certo esenti). Un caso<br />

più unico che raro di contraddizione tra i messaggi veicolati dal testo e<br />

dalla musica, ancor più notevole per l’esito estetico vertiginoso cui dà<br />

luogo questa vivace dialettica delle interpretazioni.<br />

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