QF33 - Così fan tutte - Fondazione Donizetti
QF33 - Così fan tutte - Fondazione Donizetti
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01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 1<br />
Quaderni della <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong> 33<br />
La musica di <strong>Donizetti</strong><br />
Per Bergamo candidata Capitale Europea della Cultura 2019<br />
Stagione lirica e di balletto 2012
01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 2<br />
Sotto l’Alto Patronato<br />
del Presidente della Repubblica<br />
Assessorato alla Cultura e Spettacolo<br />
L’iniziativa è realizzata da:<br />
FONDAZIONE DONIZETTI<br />
con il contributo di:<br />
<br />
mediapartner:<br />
TEATRO<br />
DONIZETTI
01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 3<br />
FONDAZIONE DONIZETTI<br />
Franco Tentorio<br />
Presidente<br />
Claudia Sartirani<br />
Delegato alla Presidenza<br />
Ettore Pirovano<br />
Vicepresidente<br />
Giovanni Milesi<br />
Delegato alla Vicepresidenza<br />
Attilio Bergamelli, Virgilio Bernardoni,<br />
Massimo Zanello<br />
Consiglio d’amministrazione<br />
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI<br />
Enrico Negretti<br />
Presidente<br />
Ezio Algarotti, Enrico Negretti,<br />
Roberto Sorti<br />
Collegio<br />
AREA SCIENTIFICA<br />
Paolo Fabbri<br />
Direttore scientifico<br />
Livio Aragona, Federico Fornoni<br />
Responsabili Ricerca, Didattica e Editoria<br />
Maria Chiara Bertieri, Clelia Epis,<br />
Alberto Sonzogni<br />
Collaboratori<br />
AREA AMMINISTRATIVA<br />
Caterina Pusineri<br />
Segreteria della direzione<br />
Silvia Bonanomi, Ste<strong>fan</strong>o Togni<br />
Organizzazione museale e archivi<br />
AREA COMUNICAZIONE<br />
Raffaella Valsecchi<br />
Ufficio stampa<br />
Joannes Tasca, Matteo Arena<br />
Collaboratori<br />
TEATRO DONIZETTI<br />
Franco Tentorio<br />
Sindaco della Città di Bergamo<br />
Claudia Sartirani<br />
Assessore alla Cultura e Spettacolo<br />
Francesco Bellotto<br />
Direttore artistico<br />
Erminia Carbone<br />
Dirigente della Direzione Cultura e Turismo<br />
Massimo Boffelli<br />
Responsabile del Servizio Gestione Teatri Comunali<br />
Rosanna Zanini<br />
Direttore di produzione<br />
Barbara Crotti, Silvana Martinelli,<br />
Dilva Rossi<br />
Segreteria organizzativa<br />
AREA ARTISTICA<br />
Ste<strong>fan</strong>o Montanari, Christian Serazzi,<br />
Francesco Bellotto<br />
Commissione artistica orchestra<br />
Fabio Tartari, Francesco Bellotto<br />
Commissione artistica coro e casting<br />
Angelo Sala<br />
Responsabile artistico degli allestimenti
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Collaborano con il Bergamo Musica Festival 2012:<br />
ACCADEMIA CARRARA DI BERGAMO<br />
ACCADEMIA DELLE OPERE<br />
ACCADEMIA TADINI DI LOVERE<br />
ATENEO SCIENZE LETTERE ED ARTI DI BERGAMO<br />
BALLETTO DELL’OPERA NAZIONALE DI BUCAREST<br />
CAMERA DI COMMERCIO DI BERGAMO<br />
CASA RICORDI<br />
CIVICA BIBLIOTECA ANGELO MAI<br />
CIVICA BIBLIOTECA ANTONIO TIRABOSCHI<br />
COMPAGNIA BALLETTO DI MILANO<br />
CONFINDUSTRIA BERGAMO<br />
DONIZETTI SOCIETY DI LONDRA<br />
EDIZIONE NAZIONALE DELLE OPERE DI GAETANO DONIZETTI<br />
GALDUS<br />
ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “CATERINA CANIANA” DI BERGAMO<br />
ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI MUSICALI “GAETANO DONIZETTI”<br />
JERUSALEM FOUNDATION<br />
MIA – FONDAZIONE DELLA CONGREGAZIONE DELLA MISERICORDIA<br />
MAGGIORE<br />
PROVINCIA DI BERGAMO<br />
REGIONE LOMBARDIA<br />
SISTEMA BIBLIOTECARIO PROVINCIALE<br />
SISTEMA BIBLIOTECARIO URBANO<br />
TEATRO COMUNALE GIUSEPPEVERDI DI PADOVA<br />
TEATRO DELL’OPERA GIOCOSA DI SAVONA<br />
TEATRO SOCIALE DI ROVIGO<br />
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO<br />
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA
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«Nella pittorica Bergamo, fra le colline dell’Italia settentrionale, è nato<br />
Gaetano <strong>Donizetti</strong>. La città onora il compositore con un Festival annuale<br />
nel teatro a lui intitolato, il bel Teatro <strong>Donizetti</strong> scandito da cinque<br />
piani di palchi e gallerie». <strong>Così</strong> scriveva l’anno scorso l’«Herald Tribune»<br />
in un ampio articolo dedicato a Gemma di Vergy.<br />
La musica di <strong>Donizetti</strong>. Per Bergamo candidata Capitale Europea della<br />
Cultura 2019 è il tema del Bergamo Musica Festival, ed è sempre più<br />
evidente che l’incremento del flusso turistico attraverso il nome del<br />
compositore sia uno degli obiettivi principali della nostra progettazione.<br />
Del resto i risultati fin qui raggiunti parlano chiaro: da quando il<br />
Festival è stato creato gli spettatori sono pressoché raddoppiati, così<br />
come gli incassi. Oltre 1200 prenotazioni dall’estero nel 2011 sono un<br />
risultato ragguardevole in termini assoluti, ma significano anche per la<br />
città e il territorio un tangibile beneficio economico. L’anno scorso<br />
abbiamo adottato una formula fortemente sbilanciata verso la parte<br />
monografica, con un unico titolo di appeal popolare (Madama Butterfly),<br />
tanto che da queste pagine scrivevo: «dal successo e dall’adesione al cartellone<br />
potremo ricavare nuove indicazioni, idee e stimoli». La risposta<br />
del pubblico è arrivata chiara e positiva, anche in termini di botteghino.<br />
Il Festival 2012 risponde dunque ad una strategia analoga: due titoli<br />
donizettiani, un titolo popolare del grande repertorio (La bohème), un<br />
capolavoro della letteratura settecentesca e due titoli di balletto. Prezioso<br />
ed indispensabile corredo è costituito dalla Scuola all’Opera e dagli<br />
eventi collaterali, quell’‘altro festival’ che getta uno sguardo su cinema,<br />
formazione, musica strumentale, approfondimento scientifico e repertori<br />
desueti, realizzando una composita proposta culturale che riverbera le<br />
tematiche del Festival su una platea allargata. Quest’anno avremo anche<br />
l’opportunità di collegarci idealmente all’esperienza storica del Teatro<br />
delle Novità di Bindo Missiroli, presentando in prima mondiale La serenata<br />
al vento, opera del 1931 di Aldo Finzi. Se dovessi trovare una formula<br />
che sintetizzi il cartellone 2012 parlerei di ‘Memoria e Futuro’.<br />
‘Memoria’ perché il nostro ricchissimo patrimonio culturale può e deve<br />
continuare a nutrire e informare il nostro agire. ‘Futuro’ perché solo partendo<br />
dalle nostre radici possiamo autorevolmente realizzare proposte<br />
dinamiche, capaci di parlare alle nuove generazioni. Lo confermano il
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nuovo pubblico presente alle nostre manifestazioni e l’impiego sempre<br />
più esteso di maestranze giovani e giovanissime. Enormi sono, naturalmente,<br />
le preoccupazioni di carattere economico per gli anni a venire.<br />
Sono però certa che, appena l’economia italiana riprenderà a crescere,<br />
sarà proprio lo sguardo verso una Bergamo città d’arte, verso una<br />
Bergamo Capitale della Cultura a premiare chi da sempre crede in<br />
<strong>Donizetti</strong> e nella sua patria.<br />
Claudia Sartirani<br />
Assessore alla Cultura e Spettacolo
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La città di <strong>Donizetti</strong> sta lavorando alacremente sulla candidatura a<br />
Capitale Europea della Cultura per il 2019. Il catalogo operistico lasciato<br />
dal genio di città alta è universalmente noto e diffonde autorevolmente<br />
il nome di Bergamo e il suo patrimonio artistico nel mondo. Per questo<br />
motivo il settimo cartellone del Festival adotta come sottotitolo La<br />
musica di <strong>Donizetti</strong>. Per Bergamo candidata Capitale Europea della Cultura<br />
2019. Lavorare tenacemente sull’internazionalizzazione di <strong>Donizetti</strong><br />
significa rafforzare l’identità culturale di Bergamo e attrarre turismo qualificato.<br />
La proposta del Festival 2012 è caratterizzata da due titoli che sottolineano<br />
la vocazione europea dell’opus donizettiano. Il rarissimo Belisario<br />
(La Fenice, 1837) è l’adattamento operistico di una corrusca vicenda tragica,<br />
ambientata nell’epoca dell’imperatore bizantino Giustinano I e tratta<br />
da drammi storici di autori tedeschi (Franz Ignaz Holbein, o più probabilmente<br />
Eduard von Schenk). Maria Stuarda (La Scala, 1835) trae origine<br />
dalla tragedia di Friedrich Schiller, uno dei massimi autori della letteratura<br />
romantica tedesca. I due nuovi allestimenti verranno affidati a<br />
giovani registi di solida esperienza: Luigi Barilone e Federico Bertolani.<br />
La scelta delle direzioni musicali si è concentrata su due specialisti della<br />
letteratura belcantistica. Roberto Tolomelli, che ha cominciato il suo<br />
percorso come assistente di Gianandrea Gavazzeni, artefice del recupero<br />
negli anni Sessanta di Belisario. Sebastiano Rolli, talento emergente che<br />
si è particolarmente distinto per l’accuratezza e la vivacità con cui ha<br />
condotto importanti produzioni verdiane.<br />
Il cartellone è arricchito da numerosi appuntamenti: concerti da<br />
camera, sinfonici e di musica sacra, e proiezioni cinematografiche. In<br />
coincidenza con le recite di Maria Stuarda si svolgerà un importante<br />
Convegno Internazionale sulla teatralità donizettiana.<br />
In calendario anche la tradizionale sezione dedicata al grande repertorio:<br />
La bohème di Puccini e il capolavoro di Mozart <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, distribuito<br />
per otto recite anche nell’ambito del progetto La Scuola all’Opera.<br />
Uno spazio importante è, come di consueto, riservato alla danza. In<br />
coproduzione con il Balletto di Milano, il Festival presenta la ‘prima’<br />
nazionale di Soirée Ravel: un montaggio di pagine del grande compositore<br />
francese che culmina nel Bolero. Come titolo di chiusura abbiamo
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programmato il Gran Gala del Balletto con celeberrime pagine di coreografia<br />
classica interpretate dalle étoiles dell’Opera Nazionale di Bucarest.<br />
Infine un evento di particolare rilevanza: grazie a una prestigiosa<br />
collaborazione con Regione Lombardia, Jerusalem Foundation,<br />
Accademia delle Opere e Galdus, eseguiremo in prima mondiale La serenata<br />
al vento, unico titolo di Aldo Finzi rimasto inedito. L’opera, selezionata<br />
nel 1937 in un concorso per il Teatro alla Scala, non venne mai rappresentata<br />
per la promulgazione delle leggi razziali. La partitura, di grande<br />
interesse, rivivrà al Teatro <strong>Donizetti</strong> grazie alla direzione musicale di<br />
Diego Montrone e alla regia di Otello Cenci. L’interpretazione vocale e<br />
l’allestimento sono il frutto del lavoro di giovani artisti italiani e israeliani.<br />
Ciascuno dei titoli in cartellone è preceduto da conferenze divulgative,<br />
e accompagnato dall’uscita dei «Quaderni», volumi monografici<br />
corredati di libretto, sinossi e saggi storico-critici.<br />
Francesco Bellotto<br />
Direttore artistico Bergamo Musica Festival
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COSÌ FAN TUTTE<br />
Dramma giocoso in due atti<br />
Libretto di<br />
Lorenzo Da Ponte<br />
Musica di<br />
Wolfgang Amadeus Mozart<br />
FONDAZIONE DONIZETTI
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A cura di<br />
Livio Aragona e Federico Fornoni<br />
Realizzazione grafica di copertina<br />
Matteo Arena<br />
Copertina e illustrazioni del volume<br />
Baci rubati da Bergamo<br />
fotografie di Gianfranco Rota, Photo Studio UV<br />
Quaderni della <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong> 33<br />
2012 © <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong><br />
www.donizetti.org<br />
Stampato da CPZ spa – Costa di Mezzate (Bg)<br />
ISBN<br />
978-88-89346-42-6
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INDICE<br />
RAFFAELE MELLACE<br />
Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />
FRANCESCO BELLOTTO<br />
Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />
Allestire <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong><br />
Carta d’identità dell’opera<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
Il libretto della ‘prima’<br />
Bibliografia<br />
13<br />
25<br />
37<br />
41<br />
51<br />
103
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RAFFAELE MELLACE<br />
Mozart, Da Ponte<br />
e le vertigini della consapevolezza<br />
MOZART AVIENNA: LA SCOPERTA DELL’OPERA BUFFA<br />
Effetti (per una volta felici) della crisi. Vienna, 12 dicembre 1771. Maria<br />
Teresa replica in questi termini al figlio Ferdinando, che, appena insediatosi<br />
a Milano, vorrebbe assumere al proprio servizio il quindicenne<br />
Mozart, il cui Ascanio in Alba due mesi prima aveva celebrato le nozze dell’arciduca:<br />
«non credo che abbiate bisogno d’un compositore o di gente<br />
inutile. [...] Lo dico per evitarvi di gravarvi di gente inutile [...]. La servitù,<br />
d’altra parte, è già molto numerosa». Sliding doors. Se le preoccupazioni,<br />
eminentemente economiche, della giudiziosa imperatrice regina non<br />
avessero prevalso, oggi ci occuperemmo probabilmente d’un maestro di<br />
cappella senz’altro molto attivo, prima al Regio Ducale e poi al Teatro alla<br />
Scala, plausibilmente anche per il duomo, le altre chiese cittadine e le accademie<br />
dell’aristocrazia milanese. Altrettanto plausibilmente dalla vivace<br />
Milano illuminista il giovane compositore non avrebbe avuto l’ansia di<br />
fuggire come fece dall’allora provinciale Salisburgo, affatto priva persino<br />
d’un teatro d’opera, circostanza che l’indusse a cimentarsi, free lance, nell’agone<br />
inebriante della capitale imperiale, dando così il via a un decennio<br />
formidabile, l’ultimo della sua esistenza mortale, per i destini del teatro<br />
musicale.<br />
A Vienna l’ex en<strong>fan</strong>t prodige intercetta, mettendole a frutto da par<br />
suo, le potenzialità intellettuali e musicali straordinarie offerte da una<br />
città che risente della determinazione del nuovo sovrano, Giuseppe II,<br />
succeduto nel 1780 alla madre Maria Teresa, d’imprimere una svolta<br />
nella vita culturale così come in ogni aspetto dell’impero. Il terreno era<br />
peraltro già fertile e ben disposto: sin dai primi anni Sessanta Vienna<br />
era stata crocevia e laboratorio d’una moltitudine di generi, lirici, di<br />
prosa e coreutici, italiani, francesi e tedeschi, commedia borghese, opera<br />
seria, opera buffa, festa teatrale, opéra-comique e Singspiel, in una dialettica<br />
fra tradizione e innovazione cui avevano contribuito, con esiti altis-<br />
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MELLACE<br />
simi, Gluck e Hasse, Gassmann e Traetta, Metastasio e Calzabigi,<br />
Coltellini e Migliavacca. All’arrivo di Mozart, lasciata vuota la scena da<br />
quella generazione, il genere in voga è l’opera buffa, quel ‘dramma giocoso’<br />
che dall’Italia, a partire dagli anni Quaranta, era andato guadagnandosi,<br />
grazie anche all’eccezionale contributo di Goldoni, i titoli<br />
per insidiare l’opera seria al vertice del teatro lirico nel gusto dei contemporanei,<br />
cui offriva la trasfigurazione di situazioni quotidiane in<br />
uno studiato equilibrio tra affettuosa partecipazione emotiva e irresistibile<br />
verve comica.<br />
Al Mozart maturo sfuggito all’esilio salisburghese – il cui pedigree<br />
nell’opera buffa è non paragonabile alla consumata esperienza nel<br />
campo del melodramma: dopo il fallito debutto assai precoce, nel 1768,<br />
con la Finta semplice goldoniana, aveva completato soltanto l’isolata<br />
Finta giardiniera nel 1775 – Vienna offrirà un’esaltante cornucopia di<br />
produzioni buffe: tra il 1784 e il 1793 compaiono sulle scene viennesi<br />
titoli emblematici del genere quali Il barbiere di Siviglia di Paisiello, Il<br />
curioso indiscreto di Anfossi, Fra i due litiganti il terzo gode di Sarti, tutti su<br />
libretto anonimo, La locandiera di Poggi e Salieri, L’italiana in Londra di<br />
Petrosellini e Cimarosa, La frascatana di Livigni e Paisiello, Il re Teodoro<br />
in Venezia di Casti e Paisiello, Il ricco d’un giorno e Axur re d’Ormus di Da<br />
Ponte e Salieri, La fiera di Venezia di Boccherini e Salieri, La grotta di<br />
Trofonio di Casti e Salieri, Il pittore parigino di Petrosellini e Cimarosa, Il<br />
burbero di buon core, Una cosa rara e L’arbore di Diana di Da Ponte e<br />
Martín y Soler, Le trame deluse di Diodati e Cimarosa, I due baroni di<br />
Rocca azzurra di Palomba e Cimarosa, I due supposti conti di Anelli e<br />
Cimarosa, La molinara di Palomba e Paisiello, Il matrimonio segreto e Amor<br />
rende sagace di Bertati e Cimarosa. Straordinariamente predisposta verso<br />
il teatro musicale – si ricorderà la lettera del 7 febbraio 1778 in cui<br />
dichiara che «Comporre un’opera è la mia idea fissa [...] e un’opera italiana<br />
meglio di qualsiasi altra» –, la <strong>fan</strong>tasia di Mozart si lascia provocare,<br />
in un processo virtuoso di emulazione, dalle creazioni vitalissime dei<br />
colleghi italiani, «die Welsche», avviando sulla scia del Barbiere di<br />
Paisiello quella prodigiosa trilogia dapontiana (Nozze di Figaro, Don<br />
Giovanni e <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>) realizzata nel breve giro di appena quattro<br />
anni, tra il 1786 e l’89.<br />
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Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />
GIOCHI LETTERARI: UNA STORIA FERRARESE<br />
Soltanto nel 1996 ha trovato conferma il ricordo della vedova di Mozart,<br />
Constanze, che nel 1829 aveva raccontato agli editori inglesi Novello<br />
che «Salieri aveva tentato per primo di intonare quest’opera [<strong>Così</strong> <strong>fan</strong><br />
<strong>tutte</strong>], ma non c’era riuscito». Bruce Alan Brown e John Rice hanno<br />
effettivamente rinvenuto nella Biblioteca nazionale di Vienna un fascicolo<br />
intitolato Terzetti che contiene i primi due ‘numeri’ vocali dell’opera<br />
a firma di Salieri. Al potente maestro della cappella imperiale, tra i protagonisti<br />
delle scene viennesi, era dunque originariamente destinato il<br />
libretto dapontiano, che soltanto in un secondo tempo, plausibilmente a<br />
seguito della felice ripresa viennese delle Nozze di Figaro nell’agosto<br />
1789, raggiunse Mozart per divenire la parola ultima e definitiva della<br />
produzione buffa del compositore. Bene s’intona d’altra parte con i gusti<br />
del collega italiano, autore d’una Locandiera dalla commedia di Goldoni<br />
e d’un Falstaff shakespeariano quasi un secolo prima di Verdi, la natura<br />
eccentrica del raffinato libretto di Lorenzo Da Ponte, che si configura<br />
come uno straordinario gioco intellettuale di carattere eminentemente<br />
letterario. Se per Le nozze di Figaro aveva trasposto per la musica una<br />
commedia di Beaumarchais e per il secondo titolo mozartiano s’era<br />
avvalso della secolare tradizione del mito di Don Giovanni, con <strong>Così</strong> <strong>fan</strong><br />
<strong>tutte</strong> Da Ponte compie un salto senza rete, realizzando uno dei rarissimi<br />
casi, nell’intera storia dell’opera, d’un dramma senza antecedenti diretti,<br />
cioè senza una fonte qualsiasi, teatrale o narrativa, preesistente. Una sorta<br />
di esperimento, come sperimentale è la natura dell’esperienza cui verranno<br />
sottoposte le due coppie, cavie di un’analisi clinica del sentimento,<br />
di un case study condotto con metodo (quasi) scientifico.<br />
Autore coltissimo (terminerà la sua esistenza fondando la cattedra<br />
d’italiano alla neonata Columbia University di New York) e poeta tra i<br />
più geniali del Settecento (benché tale posizione stenti ad affermarsi<br />
nelle storie della letteratura italiana), Da Ponte conduce in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong><br />
un originale corpo a corpo con la tradizione letteraria, e con quella della<br />
poesia per musica in particolare. Il libretto assume infatti come un dato<br />
ormai storicizzato il sistema semiotico dell’opera seria e di quella buffa,<br />
proponendosi come una grandiosa parodia di situazioni e meccanismi<br />
più abusati di entrambe. Alla prima deve gli atteggiamenti delle due<br />
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MELLACE<br />
ragazze, che nell’atto I si esibiscono in un’aria di furore («Smanie implacabili»)<br />
e in un’altra, altrettanto topica, di paragone («Come scoglio<br />
immoto resta»), così come il ricorso a una sentenza del Metastasio («È la<br />
fede delle femmine», citazione non letterale dal Demetrio), bollata come<br />
«Scioccherie di poeti!»; contigua alla sensibilità melodrammatica è anche<br />
la parafrasi dall’Arcadia del Sannazaro per l’arioso di Don Alfonso «Nel<br />
mare solca e nell’arena semina». Degli ingranaggi dell’opera buffa, già<br />
ben oliati dal magistero goldoniano e praticati dallo stesso Da Ponte in<br />
congegni assai efficaci come L’arbore di Diana scritto per Martín y Soler<br />
in contemporanea al Don Giovanni, quasi un cartone preparatorio di <strong>Così</strong><br />
<strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, quest’ultimo titolo rappresenta l’apoteosi e al tempo stesso una<br />
grottesca parodia, tra gli espedienti inveterati dei travestimenti buffoneschi<br />
(derivanti dalla commedia dell’arte, frequentatissimi dagli intermezzi<br />
nella prima metà del Settecento: ancora Goldoni li considerava nei<br />
Mémoires un ingrediente imprescindibile nella cucina del teatro comico<br />
italiano) e il linguaggio erotico caricato, con tanto di «coricini» che «battono<br />
qui» e «balzano lì». Chi scrive ha argomentato la derivazione diretta<br />
dell’aria di Guglielmo «Donne mie, la fate a tanti» e di altri luoghi del<br />
libretto da una specifica tradizione del dramma giocoso appena precedente,<br />
che coinvolge i nomi di Giovanni Bertati e Antonio Galuppi,<br />
repertorio che lo stesso Da Ponte ammetteva candidamente di frequentare<br />
(celebre l’episodio delle Memorie in cui racconta d’aver compulsato,<br />
evidentemente non così inutilmente come vorrebbe far credere, la cospicua<br />
raccolta di libretti d’un tale Varese).<br />
Ma ancora una volta risale ad anni recenti, e agli studi di Kurt<br />
Kramer e Carlo Caruso, la scoperta d’un modello segreto nell’Orlando<br />
furioso di Ludovico Ariosto: classico amatissimo nel Settecento e frequentissimo<br />
sulle scene musicali, ma non in questa accezione, per così<br />
dire obliqua. Da Ponte, infatti, piuttosto che attingere al repertorio del<br />
meraviglioso e del cavalleresco, trae dal poema lo spunto novellistico<br />
della scommessa sulla fedeltà femminile dalle novellette di Fiammetta<br />
(canto XXVIII) e del nappo (XLIII), la cui morale («Dunque possiamo<br />
creder che più felle | non sien le nostre, o men de l’altre caste: | e se son<br />
come <strong>tutte</strong> l’altre sono, | che torniamo a godercele fia buono») coincide<br />
con quella alfonsiana. Persino l’onomastica si rivela di stretta osser-<br />
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Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />
vanza ariostesca: nel breve giro di sei versi del Furioso (XXVI, 52-53) troviamo<br />
i nomi di Alfonso, Ferrante e Guglielmo, mentre altri nove<br />
(XXIV, 72-73) menzionano Fiordiligi e la coppia Doralice e Isabella, da<br />
cui deriva plausibilmente la Dorabella dapontiana; nel canto successivo<br />
si racconta di Fiordispina, antecedente della servetta Despina. Per completare<br />
il gioco, Da Ponte ci mette in mano un indizio sibillino quando<br />
Don Alfonso dichiara la morale dell’opera con l’invito «un’ottava ascoltate:<br />
| felicissimi voi, se la imparate», cui segue appunto l’ottava «Tutti<br />
accusan le donne, ed io le scuso»: l’ottava rima, com’è noto, è il metro<br />
per eccellenza del poema cavalleresco ma è un intruso bello e buono in<br />
un libretto d’opera. L’ombra del più illustre cittadino di Ferrara si proietta<br />
così su Fiordiligi e Dorabella, «Dame ferraresi», al di là del riferimento<br />
più scontato all’interprete originaria, Adriana Gabrielli del Bene,<br />
detta la Ferrarese.<br />
RAGIONE E SENTIMENTO: UN CONFLITTO D’INTERPRETAZIONI?<br />
Ascoltando l’opera libretto alla mano, qualcosa non quadra. La puntuale<br />
coerenza tra musica e parola sperimentata nelle Nozze di Figaro lascia qui<br />
il campo a una serie di incongruenze e scollamenti, al sospetto che<br />
Mozart stia conducendo una personale lettura tra le righe del testo. «Farò<br />
come il musicista, dimenticherò l’intrigo», aveva sentenziato già nel 1867<br />
Hippolyte Taine. Mozart naturalmente non scavalca il libretto, ma lo<br />
reinterpreta secondo categorie sostanzialmente estranee al lucido razionalismo<br />
dapontiano. La levità dell’apologo ariostesco viene continuamente<br />
compensata, nella musica di Mozart, dal contrappeso d’una profondità<br />
abissale che rigetta l’assimilazione alla macchinazione misogina<br />
ordita nel recinto chiuso della più schietta tradizione buffa, in cui «una<br />
donna a quindeci anni | dêe saper [...] | dove il diavolo ha la coda» per<br />
allargare la prospettiva a un messaggio di portata universale: una pensosa<br />
ancorché sorridente riflessione sulla fragilità dei sentimenti umani<br />
(non delle donne soltanto, naturalmente: i due amanti che si prestano alla<br />
scommessa e ne vengono travolti non ne vanno certo esenti). Un caso<br />
più unico che raro di contraddizione tra i messaggi veicolati dal testo e<br />
dalla musica, ancor più notevole per l’esito estetico vertiginoso cui dà<br />
luogo questa vivace dialettica delle interpretazioni.<br />
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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 18<br />
MELLACE<br />
<strong>Così</strong> la musica dell’aria di Ferrando «Un’aura amorosa», in la maggiore<br />
e colorata dalla voce timbrata dei clarinetti, non lascia spazio alcuno<br />
alla finzione della scommessa. Scrive acutamente Daniel Heartz:<br />
«Mozart ha preso questa espressione di vero amore tanto sul serio che<br />
l’aria può rappresentare il punto di svolta in cui inizia a mettere in<br />
discussione l’impostazione dapontiana. Ferrando ci appare come un<br />
uomo appassionato, vivo e palpitante, per nulla un amante di cartapesta».<br />
Altrettanto partecipato è il linguaggio serio dei due grandi momenti<br />
solistici di Fiordiligi, uno per atto, l’aria «Come scoglio immoto resta» e<br />
il rondò «Per pietà, ben mio, perdona», di cui si ricorderà Beethoven nel<br />
Fidelio. La peripezia fondamentale del dramma, il cedimento della più<br />
resistente delle ragazze, Fiordiligi, viene poi interpretata da Mozart con<br />
rarissima capacità di trasmettere un senso di vertigine attraverso una<br />
gestualità stilizzata. Già travestita da soldato per raggiungere la guarnigione<br />
del fidanzato, la sorella ‘eroica’ imbocca apparentemente la strada<br />
d’un nuovo rondò melodrammatico, «Fra gli amplessi in pochi istanti»,<br />
che viene tuttavia immediatamente deviato in duetto dall’intervento a<br />
gamba tesa di Ferrando, il quale incalza Fiordiligi in un assedio dalla tensione<br />
crescente, secondo una strategia calcolata culminante nel Larghetto<br />
«Volgi a me pietoso il ciglio», da cantarsi tenerissimamente, che ripristina<br />
ancora una volta il la maggiore (la tonalità dell’estremo, sublime<br />
Concerto per clarinetto di venti mesi più tardi). La capitolazione è<br />
segnalata dal materializzarsi inopinato, quasi trascendente, d’una nota<br />
tenuta all’oboe, che dipana la sua breve melopea a sostegno del passo<br />
decisivo dell’intera opera: «FIORDILIGI hai vinto. / FERRANDO più non<br />
tardar. / FIORDILIGI Fa’ di me quel che ti par».<br />
Con buona pace della strategia di Ferrando (motivata dalla ferita<br />
ancora bruciante del tradimento di Dorabella), siamo assai lontani dalla<br />
seduzione di Zerlina nel Don Giovanni (che pure Da Ponte riprende<br />
come autocitazione: «Ah non son, non son più forte»). Nella resa di<br />
Fiordiligi la musica di Mozart coglie il momento dell’intimo disvelarsi<br />
della passione al soggetto che ne prende coscienza, anzi, meglio, che ne<br />
è preso e soggiogato come da una forza irresistibile ed esterna (la voce<br />
dell’oboe, appunto), luogo di un’autocoscienza cui la ragazza attinge soltanto<br />
ora, dopo un percorso accidentato e sofferto di false convenzioni<br />
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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 19<br />
Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />
sociali (il fidanzamento socialmente onorevole) e lotta contro le insidie<br />
esterne e le proprie pulsioni interne. Né la conciliatoria, vivace sezione<br />
conclusiva di prammatica, «Abbracciamci, o caro bene», prelevata di peso<br />
dalla tradizione dell’intermezzo, vale a far dimenticare quel momento<br />
cruciale di sgomento, di vertigine esistenziale, esperienza irripetibile e<br />
fondante di sé, che Mozart colloca al limitare del dramma, immediatamente<br />
prima che Don Alfonso espliciti ai due Candide inesperti della<br />
vita il senso della lezione che hanno appena ricevuto.<br />
Già nell’atto I, peraltro, Mozart aveva squarciato la tela comica del<br />
dramma giocoso con altrettanta, imprevedibile arbitrarietà. Avviene nel<br />
terzettino con cui Don Alfonso e le ragazze si congedano dagli amanti in<br />
partenza, augurando loro una serena traversata per mare: «Soave sia il<br />
vento, | tranquilla sia l’onda, | ed ogni elemento | benigno risponda |<br />
ai nostri desir». Probabilmente Da Ponte non immaginò nulla di più d’un<br />
anodino testo madrigalistico, cinque senari dal tono idilliaco, risalenti per<br />
li rami alla tradizione lirica petrarchesca. Mozart risponde spalancando,<br />
inaspettatamente, un abisso d’incanto emotivo. Il regolare accompagnamento<br />
degli archi (le semicrome dei violini con sordina, le linee per valori<br />
più larghi di fiati, violoncelli e bassi) parrebbe assecondare la vocazione<br />
bucolica del breve madrigale imitando il moto della brezza marina, ma<br />
non tarda a smentirlo la qualità della scrittura vocale, improntata a un’intimità<br />
estatica che rimanda alla polifonia chiesastica e pare ripristinare lo<br />
stupore, religioso e affettuoso a un tempo, del «Benedictus» delle messe<br />
create un decennio prima per le volte bianche del duomo di Salisburgo,<br />
mentre le voci gravi (la gestualità dei violoncelli, la frase ‘a solo’ di Don<br />
Alfonso) approfondiscono un abisso di consapevolezza del tutto sproporzionato<br />
alla situazione (o forse no, se è vero che per i due amanti la finta<br />
partenza pare abbia il valore d’un rito di passaggio, dal quale ritorneranno<br />
diversi da prima). <strong>Così</strong> era avvenuto per il terzetto delle maschere<br />
«Protegga il giusto ciel» nel finale I del Don Giovanni, e avverrà ancora<br />
nel quartetto del brindisi in canone «E nel tuo, nel mio bicchiero» in<br />
quest’opera: <strong>tutte</strong> pagine che troverebbero la loro collocazione stilistica<br />
più propria nel repertorio sacro; luoghi in cui il cielo di carta del teatrino<br />
dapontiano si squarcia, rivelando allo spettatore baratri sentimentali<br />
affatto ignoti alla sensibilità libertina del nostro compatriota.<br />
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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 20<br />
MELLACE<br />
L’ARTE DELLA SEDUZIONE (SONORA)<br />
Il golfo di Napoli è lo sfondo naturale per questa riflessione sul genere<br />
dell’opera buffa, che su quelle rive aveva proliferato più che altrove nel<br />
secolo che andava a chiudersi. Certo, Napoli è il suo golfo, proteso su un<br />
mare simbolo di turbamento interiore e sconvolgimento esistenziale<br />
(non a caso per mare fingeranno di salpare i due amanti), ed è tra gli<br />
effluvi del pittoresco «Giardino sulla spiaggia del mare», in cui risuona<br />
l’idilliaco accompagnamento della serenata mozartiana, che le due sorelle<br />
ci si presentano perdute nelle loro <strong>fan</strong>tasie erotiche (duetto «Ah guarda,<br />
sorella»). Ma alla città di Partenope strizza l’occhio anche la citazione<br />
del Sannazaro («Nel mare solca...»), così come puntualmente riferito<br />
alla storia del regno è il travestimento dei due amanti da albanesi. Già<br />
Carlo di Borbone aveva provveduto ad avvalersi delle doti militari di<br />
quel popolo, istituendo nel 1735 a Capua un battaglione Macedone,<br />
ampliato poi nel reggimento Real Macedonia che venne schierato nella<br />
decisiva battaglia di Velletri del 1744. Il figlio Ferdinando IV, succedutogli<br />
nel 1759, giunse a stipulare un patto con i maggiorenti di Albania per<br />
il rifornimento regolare di militari, portando così a due i reggimenti<br />
macedoni. Nel 1796 venne poi istituito un battaglione di Cacciatori<br />
albanesi. Nel 1821, all’indomani dello scioglimento di questi reparti, in<br />
un’istanza senza successo per la loro ricostituzione ci si proponeva «con<br />
quella solita fedeltà che tutti gli Albanesi per lo corso di ottanta anni<br />
hanno prestato i loro servizi». Un clarinettista impegnato nell’Arbace di<br />
Francesco Bianchi in scena al San Carlo nel 1781 è membro della banda<br />
grande del reggimento Real Macedonia, mentre quello stesso anno nell’organico<br />
di Amore e Psiche di Joseph Schuster compare un «tamburo<br />
albanese», che ritornerà anche nell’Elvira di Paisiello del 1794.<br />
Sullo sfondo di questo luogo della mente e della memoria – dove il<br />
compositore ancora ragazzo aveva trascorso sei settimane vent’anni<br />
prima, dal 14 maggio al 25 giugno 1770 – Mozart proietta una partitura<br />
dotata di una cifra espressiva unica nel suo teatro. Giunto al vertice<br />
della produzione nel campo dell’opera buffa (nell’ultimo anno di vita si<br />
dedicherà soltanto agli altri due ‘suoi’ generi: l’opera seria e il Singspiel),<br />
Mozart distilla i succhi più zuccherini del proprio laboratorio mettendo<br />
a punto una ‘tinta’ perfettamente coerente col soggetto del dramma.<br />
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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 21<br />
Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />
Fondamentale in questa strategia risulta il timbro dei fiati, che rappresentano<br />
quasi un simbolo sonoro della voluttà, autentico correlato<br />
oggettivo del piacere, cioè d’una promessa di felicità, sia quando si schierano<br />
compatti in impasti caldi e morbidi, ad accompagnare con immaginarie<br />
serenate i duetti delle ragazze «Ah guarda, sorella» («ipocriti e<br />
voluttosi», definisce Dent i clarinetti in questa pagina) e «Prenderò quel<br />
brunettino», o il duetto con coro «Secondate, aurette amiche», sia quando<br />
emergono come voce solistica, come l’oboe fatale nel duetto «Fra gli<br />
amplessi in pochi istanti», strategicamente già in evidenza nell’ouverture.<br />
Il prisma sfaccettato di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> si presenta così come un oggetto<br />
di adamantina, perfetta compiutezza: «il migliore fra tutti i libretti di<br />
Da Ponte, la più squisita opera d’arte fra i melodrammi di Mozart», la<br />
definì Eduard Dent, il primo studioso a riabilitare coraggiosamente un<br />
lavoro scandaloso per il perbenismo ottocentesco. Il libretto, che potrebbe<br />
aspirare a contare tra i capolavori della letteratura italiana del<br />
Settecento (accanto alla Locandiera di Goldoni, al Giorno di Parini,<br />
all’Olimpiade di Metastasio), predispone un perfetto gioco a scacchi di<br />
forme musicali, in un equilibrio efficacissimo tra le arie e i numerosi<br />
ensembles. Sei i personaggi: le due coppie poi scomposte (e alla fine<br />
ricomposte?), ovvero le quattro prime parti assolute, e una terza non<br />
coppia (Don Alfonso, parte di mezzo carattere, e Despina, prima buffa<br />
caricata, cui spettano da tradizione i vorticosi travestimenti), dalla diversa<br />
consapevolezza rispetto ai piani in essere e dai fini eterogenei: «A una<br />
<strong>fan</strong>ciulla | un vecchio come lei non può far nulla», fa dire Mozart alla<br />
serva, aggravando maliziosamente l’assunto originario del libretto: «Non<br />
n’ho bisogno. | Un uomo come lei non può far nulla». Sei le arie nell’atto<br />
I, sei nel II. Sei i duetti: due per le ragazze, due per gli amanti, due,<br />
decisivi, per le due coppie scomposte e proprio dai duetti consacrate. Sei<br />
anche i terzetti. Meno numerosi, naturalmente, gli ensembles più consistenti:<br />
un quartetto, due quintetti, un sestetto (dunque quasi un terzo<br />
finale, collocato in mezzo all’atto I, che arriva a reclutare tutti i personaggi)<br />
e i due finali. All’«amico carissimo» Joseph Haydn, invitato per<br />
due volte da Mozart, il 31 dicembre 1789 e il 21 gennaio successivo, ad<br />
ascoltare le prove della nuova opera si parò dunque innanzi la formula<br />
d’un equilibrio prodigioso, una sintesi paradossale, per dirla con Ste<strong>fan</strong><br />
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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 22<br />
MELLACE<br />
Kunze, tra «verve istrionica» e «atteggiamento contemplativo» che trova<br />
il suo sigillo nel finale II, in cui lo scioglimento del dramma poggia<br />
ugualmente sulla gag esilarante del notaio Beccavivi e sul Larghetto in la<br />
bemolle «E nel tuo, nel mio bicchiero», epi<strong>fan</strong>ia di un’autenticità esistenziale<br />
– cioè d’una felicità mai neppure sospettata prima di questa esperienza<br />
– che le due coppie scomposte possono, seppur per un attimo,<br />
intuire e assaporare.<br />
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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 23<br />
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03. Bellotto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.19 Pagina 25<br />
FRANCESCO BELLOTTO<br />
Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />
Allestire <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong><br />
We are all in the gutter,<br />
but some of us are looking at the stars<br />
[Giaciamo tutti nel <strong>fan</strong>go,<br />
ma alcuni di noi hanno gli occhi rivolti alle stelle]<br />
Oscar Wilde, Lady Windermere’s Fan, atto III, 1892<br />
Dei tre drammi dapontiani per Mozart, sicuramente <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> è il più<br />
misterioso. Sappiamo che il libretto non era stato concepito per il salisburghese,<br />
ma per Salieri, primo compositore della corte viennese.<br />
Sappiamo anche che Salieri ne musicò qualche scena, ma non sappiamo<br />
bene né quando né perché il dramma giocoso sia poi arrivato sul tavolo<br />
di Wolfgang. Non conosciamo esattamente neppure la fonte di derivazione<br />
del soggetto.<br />
Dal punto di vista teatrale, poi, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> rappresenta un piccolo<br />
rompicapo. La musica è sublime: ha una partitura di un’altezza quasi<br />
innaturale. Il dramma invece, affrontato secondo logica elementare, non<br />
starebbe in piedi. Non funziona che Fiordiligi e Dorabella non s’accorgano<br />
che i due travestiti sono i loro amanti. Non funziona che la loro<br />
serva Despina entri ed esca dalle loro stanze con i travestimenti più farseschi<br />
e non venga riconosciuta. Non funziona, infine, che dopo aver<br />
sperimentato le infedeltà reciproche, le due coppie scivolino immediatamente<br />
in un finale riparatore tanto rapido quanto inverosimile.<br />
Difficilissimo contemperare il percorso psicologico dei personaggi,<br />
che è centrifugo: dal nucleo della trama (una scommessa) i tre gruppi si<br />
allontanano irreversibilmente seguendo traiettorie divergenti. Un vero<br />
Big Bang drammaturgico. Dorabella e Guglielmo si troveranno a fianco<br />
rispecchiandosi in un identico carattere naturale, tagliente e poco propenso<br />
agli scrupoli. Anche Ferrando e Fiordiligi scoprono una profonda<br />
affinità elettiva mentale: sono riflessivi, tormentati, capaci di trasfigura-<br />
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03. Bellotto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.19 Pagina 26<br />
BELLOTTO<br />
zione poetica, schiacciati dai sensi di colpa. L’ultima coppia dell’opera –<br />
Despina e Alfonso – è accomunata esclusivamente dall’interesse.<br />
Grettamente economico nella serva scaltra e filosofico nel vecchio cinico.<br />
Mozart fa di tutto per secondare la disposizione vocale dei gruppi:<br />
arie serie per Ferrando e Fiordiligi; arie di mezzo carattere per Dorabella<br />
e Guglielmo (come i coniugi Elvira e Don Giovanni); Despina ha arie<br />
da cameriera comica (come Marcellina), mentre Alfonso si esprime da<br />
buffo nobile, con voce scura, sentenziando continuamente e facendo<br />
riferimento al proprio status sapienziale (qualcosa di simile a un Don<br />
Bartolo).<br />
Il presupposto della regìa è che il focus principale di Mozart non sia<br />
tanto la denuncia dell’infedeltà di <strong>tutte</strong> le donne (‘così <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>’, appunto),<br />
quanto piuttosto il sottotitolo: La scuola degli amanti. Intendendo per<br />
«scuola» una precisa assegnazione della trama alla tradizione drammaturgica<br />
delle Scholae di stampo molieriano: educazioni sentimentali di mariti<br />
e mogli tramite beffe ed intrighi. Una decina d’anni anni fa il geniale<br />
Jürgen Flimm ha prodotto per l’Opernhaus di Zurigo una bellissima<br />
regìa che estremizzava l’impostazione: prendendo alla lettera il termine<br />
«scuola» ambientava il tutto in un’aula universitaria e gestiva l’allestimento<br />
come si fosse trattato di una dimostrazione logica. La trama in effetti<br />
racconta precisamente questo, è un teorema sofistico di cui possiamo<br />
seguire i tre momenti: ipotesi (la fedeltà delle donne non esiste), tesi<br />
(mettiamo le donne in condizione di poter tradire senza conseguenze) e<br />
dimostrazione (il tradimento avviene). Eppure, mettendo al centro la<br />
dimostrazione filosofica, Flimm ha in qualche modo rovesciato i termini<br />
della questione: di solito le dimostrazioni si <strong>fan</strong>no su oggetti terzi,<br />
estranei agli sperimentatori. Nell’opera invece i personaggi sono artefici<br />
e vittime del teorema, non hanno un ruolo da osservatori passivi, non<br />
sono semplici ricercatori che analizzano in vitro le risultanze combinatorie<br />
di una reazione chimica. In realtà sono essi stessi i reagenti. E alla fine<br />
dell’esperimento, l’ossigeno e l’idrogeno diventano irreversibilmente<br />
acqua, e l’acqua è cosa ben differente dai suoi componenti d’origine...<br />
Per fare un esempio letterario, Stevenson racconterà la coincidenza fra<br />
scienziato ed esperimento nel Dr. Jekyll and Mr. Hyde: questi percorsi di<br />
verità sono sempre sconvolgenti e distruttivi.<br />
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03. Bellotto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.19 Pagina 27<br />
Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />
In poche parole, segnalata la matrice accademica, illuminista, da<br />
parte di Flimm, mi pare che nessuno abbia messo in scena la crudele<br />
posizione di chi è soggetto e oggetto di un gioco speculativo. La posizione<br />
dei tre uomini, se considerata freddamente, è orrenda: Alfonso è un<br />
materialista, ma peggio di lui sono Guglielmo e Ferrando. I due giovani,<br />
pur innamorati delle rispettive, le ingannano facendo leva sulla fragilità<br />
dei sentimenti e sulle pulsioni erotiche. Le due saranno pure leggere<br />
ed infedeli, ma il trio di maschi è una congrega di insopportabili sessisti.<br />
Usano il loro potere (danaro e circostanza) per costringere Fiordiligi e<br />
Dorabella a comportamenti preordinati. Il fatto stesso di accettare la<br />
scommessa (in un bar!) è già un atto di superiorità ed un’implicita<br />
ammissione del fatto che le donne si sarebbero rivelate infedeli. Sarà pur<br />
vero, ma negare il principio di libero arbitrio è atto di brutalità. La questione<br />
è che Don Alfonso non esce vincitore della scommessa: trionfa<br />
una razionalità astratta e crudele; perde l’atto di ingenua fiducia indispensabile<br />
perché gli uomini e le donne possano accettare di amarsi reciprocamente.<br />
Senza tale pulsione illusoria, senza questo dolcissimo inganno,<br />
l’amore prende una china amara, spesso distruttiva. È per questo che<br />
il finaletto pacificatorio non risarcisce davvero lo spettatore: nessuno può<br />
credere che le coppie possano continuare facendo finta di nulla. Li aspetta<br />
un cammino in salita, probabilmente la separazione. Don Alfonso lo sa<br />
benissimo: è riluttante nel trascinare i due amici nella tenzone. Se facciamo<br />
caso, il vecchio filosofo, nonostante sia il motore dell’azione, canta<br />
poco da solo, e quando si esprime è sempre un cantare per citazioni,<br />
sovente rabbioso e un po’ luciferino. Clamoroso è il caso di «Nel mare<br />
solca», in cui l’ottava egloga dell’Arcadia di Jacopo Sannazzaro diventa<br />
nella partitura di Mozart una vera e propria invettiva. Mi chiedo quale<br />
sia la storia di Alfonso, e perché il personaggio viva in questa rabbia rancorosa.<br />
Né Da Ponte né Mozart ci lasciano indizi per scoprirlo.<br />
Nel melting pot che sobbolle nella testa d’un uomo del ventunesimo<br />
secolo, le sollecitazioni sono infinite, e di natura fortemente eterogenea.<br />
<strong>Così</strong>, riguardando un film che amo immensamente – Rope di Alfred<br />
Hitchcock – ho trovato alcune analogie con <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. La trama è la<br />
cieca dimostrazione di come un gruppo di intelletti brillanti (maschili)<br />
sorretto da puro cinismo possa diventare mostruoso. James Stewart è un<br />
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03. Bellotto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.19 Pagina 28<br />
BELLOTTO<br />
docente universitario di criminologia: la sua teoria è che il delitto perfetto<br />
sia arte riservata a menti superiori. I suoi due migliori allievi uccidono<br />
un collega: s’innesca così una asfissiante sfida intellettuale tra maestro<br />
e discepoli, che cercano di sfuggire alle indagini del professore. La<br />
pellicola è un capolavoro anche dal punto di vista tecnico. È costato sei<br />
mesi di prove negli studios della Paramount perché girato come una<br />
commedia teatrale, da una cinepresa unica in piano sequenza continuo,<br />
senza apparenti stacchi di montaggio. La prima cosa che ha prodotto<br />
nella mia testa un cortocircuito fra i due lavori è stata la scenografia:<br />
l’idea di ambiente luminoso che c’è nella musica di Mozart si immergeva<br />
molto bene in ciò che Hitchcock aveva disposto. L’interno borghese<br />
lindo e ordinato, la tinta pastello del technicolor, l’eleganza dei costumi,<br />
la solerte cameriera e l’argenteria sono messi in contrasto violento con<br />
l’efferato delitto commesso e occultato in quelle stanze. Non solo: progettare<br />
uno spazio continuo (un ambiente chiuso, stanze su di un girevole<br />
con una terrazza aperta sul mare), può dar modo di creare situazioni<br />
da commedia, con tutta l’attrezzeria di corredo e le possibilità iperdescrittive<br />
di una società molto connotata (l’altissima borghesia primissimi<br />
anni Cinquanta, fine Quaranta, il film è del 1948). Allo stesso tempo, evitare<br />
la società rococò cui Mozart pensava, può aiutare a sentire i valori<br />
di base della narrazione prossimi alla nostra sensibilità. Il percorso drammatico<br />
è coinvolgente perché parla di questioni etiche di cogente attualità.<br />
Nel libretto viene inoltre indicata l’ambientazione partenopea, circostanza<br />
che ho voluto utilizzare come stratagemma narrativo. La Napoli<br />
del dopoguerra era porto di genti, idee e condizioni drammaticamente<br />
in conflitto: pensavo ad un mondo fradicio e instabile come quello di<br />
Curzio Malaparte ne La pelle. Mi sono chiesto come mettere in violento<br />
risalto il machismo della scommessa con lo svolgimento del dramma,<br />
e mi è stato facile pensare che un basso napoletano, il luogo delle incertezze<br />
e del disordine fosse il luogo ideale per far incontrare il sublime del<br />
trattamento musicale escogitato da Mozart e la trivialità dei gesti umani.<br />
La strada, luogo di realtà e macerie è l’involucro in cui è protetto il perfetto<br />
interno borghese della casa di Fiordiligi e Dorabella, in cui si snoda<br />
tutta la trama. Un gioiello incastonato, un bell’appartamento fatto di illusioni<br />
e convenzioni che verranno man mano smantellate. Insomma, ho<br />
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03. Bellotto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.19 Pagina 29<br />
Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />
cercato di sceneggiare l’opera come si trattasse di un film agito in un<br />
luogo molto reale e connotato, vicino a noi, per esaltare la crudeltà del<br />
gioco messo in campo da personaggi veri, mai macchiettistici o ridicoli.<br />
Per strada, fra assassini e prostitute avviene la scommessa. E fuori dalla<br />
casa, senza protezione, Ferrando e Guglielmo condurranno le loro<br />
donne alla fine dell’opera. Non potranno più vederle come angeli del<br />
focolare, come esseri al di fuori della realtà e della carnalità. Non ci sarà<br />
più separazione fra Fiordiligi, Dorabella e le donne di strada. Il prezzo<br />
della disillusione è terribile, dunque.<br />
«We are all in the gutter» potrebbero gridare Alfonso, Guglielmo e<br />
Ferrando. La dimostrazione cinica è conclusa, suggellato da un bruciante<br />
doppio matrimonio riparatore... L’inferno si apre? L’uomo è destinato<br />
irrimediabilmente a sguazzare nelle paludi dello Stige? Gli amanti<br />
illusi si sono trasformati definitivamente in ‘coniugi’ disillusi?<br />
Sì e no. Sì perché il libretto di Da Ponte traccia esattamente questo<br />
percorso. No perché Mozart attraverso la musica trasfigura la schematicità<br />
della trama. Se si trattasse della solita, convenzionale, schola misogina<br />
contro l’infedeltà del bel sesso e la supponenza del sesso forte, il salisburghese<br />
non avrebbe avuto la necessità di direzionare sentimentalmente la<br />
composizione in modo così estremo. Il quartetto dei suoi personaggi è<br />
costituito da infelici che si agitano dolorosamente senza riuscire a governare<br />
il proprio destino. Il materialismo di Alfonso è subìto: ce lo rivela la<br />
sofferenza che spesso trapela nelle sue frasi. Su tutto questo, Mozart non<br />
condanna: con la sua partitura partecipa, condivide appieno il cammino<br />
delle sue creature. Mozart è in scena insieme ai suoi personaggi, li prende<br />
per mano, non li lascia soli: per mezzo dello slancio poetico li consola.<br />
Anche Mozart è nel <strong>fan</strong>go, ma indica una via di salvezza: con il suo<br />
<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> ci aiuta a rivolgere gli occhi verso le stelle.<br />
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Carta d’identità dell’opera<br />
Titolo: <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> o sia La scuola degli amanti<br />
Musica: Wolfgang Amadeus Mozart<br />
Libretto: Lorenzo Da Ponte<br />
Personaggi e voci: Fiordiligi (soprano), Dorabella (soprano), dame ferraresi<br />
e sorelle abitanti in Napoli; Guglielmo (baritono), Ferrando (tenore),<br />
amanti delle medesime; Despina (soprano), cameriera; Don Alfonso<br />
(basso), vecchio filosofo<br />
Prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790<br />
Notizie storiche: Andata in scena la prima volta a Vienna, e voluta fortemente<br />
– parrebbe – proprio da Giuseppe II, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> venne ritirata<br />
dopo sole quattro repliche a causa della morte dell’imperatore. Le rappresentazioni<br />
ripresero nell’estate dello stesso anno, con tale successo che<br />
il lavoro raggiunse nel breve volgere di un ventennio <strong>tutte</strong> le piazze<br />
europee. Ciononostante l’opera fu accompagnata nel corso dell’Ottocento<br />
da una cattiva fama, dovuta soprattutto al giudizio sul libretto di Da<br />
Ponte. Tutto quel che di negativo si disse di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> è già riassunto<br />
in forma lapidaria in un articolo del 1791, apparso a Berlino negli<br />
«Annalen des Theaters»: «Uno scadente prodotto italiano con la musica<br />
possente e sublime di Mozart». Il tono polemico verso l’elemento «italiano»<br />
venne poi ripreso in termini analoghi fino a Wagner. Perfino il<br />
primo biografo di Mozart, Franz Xaver Niemetschek, pur non avendo<br />
nulla di concreto da rimproverare al compositore, cercò lo stesso di assolverlo<br />
dalla scelta del soggetto: «tutti si stupiscono di come il grande<br />
genio abbia potuto abbassarsi a sprecare la celestiale dolcezza delle sue<br />
melodie per un testo così abborracciato e scadente. Non era in suo potere<br />
rifiutare la commissione, che prevedeva espressamente quel libretto».<br />
Inevitabile, a lungo andare, che la svalutazione del libretto contagiasse in<br />
parte anche il giudizio sulla musica. Un’unica voce, tra le grandi, si levò<br />
per difendere il valore letterario del lavoro di Da Ponte, quella di E. T. A.<br />
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04. Carta d'identità - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 17.07 Pagina 38<br />
Carta d’identità dell’opera<br />
Hoffmann, che in un dialogo immaginario parlò di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> come<br />
di una «magnifica opera», capace di dare espressione a una «dilettevolissima<br />
ironia». E Hugo von Hofmannstahl, un secolo più tardi, nel 1916,<br />
riprese il tema, ritenendo al contrario l’ironia un ostacolo al pieno successo<br />
dell’opera: «In tutta la pièce pochissime frasi sono da prendersi sul<br />
serio. Tutto è ironia, illusione, menzogna; questo la musica non può<br />
esprimerlo (tranne eccezioni), e il pubblico non lo sopporta». Secondo<br />
Ste<strong>fan</strong> Kunze, tra i maggiori studiosi del teatro mozartiano, il punto non<br />
è l’ironia e il peso che le viene dato, quanto il fatto che l’ultima opera<br />
buffa di Mozart mette a nudo fatti e misfatti dell’età borghese all’epoca<br />
del suo stato nascente: <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> «offendeva con impietosa e quasi<br />
crudele noncuranza tanto l’identità quanto la coscienza della nuova classe,<br />
che aveva cominciato a costituirsi già molto tempo prima della rivoluzione<br />
[...] Alla frivolezza e alla libertà di costumi dell’aristocrazia si<br />
contrapponevano la purezza dei sentimenti, le cose commoventi e non<br />
da ultimo la morale intesa come virtù borghese» (Ste<strong>fan</strong> Kunze, Il teatro<br />
di Mozart, Venezia, Marsilio, 1990, p. 530). Da Ponte ha provato a smascherare<br />
i capisaldi di quel mondo in formazione, non soltanto col<br />
distacco ironico. E Mozart, più che divertirsi alle spalle dei personaggi,<br />
sembra prenderne sul serio i sentimenti conflittuali, puntando a conferire<br />
alle situazioni un’aura di verità e di profondità.<br />
Il minor successo che <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> raccolse nell’Ottocento, se posta a<br />
confronto con le altre due opere dapontiane, Le nozze di Figaro e Don<br />
Giovanni, è allora da attribuire ad una sua possibile ‘inattualità’, al fatto<br />
cioè di essere fuori tempo rispetto alle aspettative del pubblico al quale<br />
era destinato, e al fatto di indagare, senza troppe cautele, zone ‘rischiose’<br />
dell’orizzonte sentimentale e morale della cultura borghese.<br />
Non a caso, la definitiva consacrazione di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> tra i capolavori<br />
della musica europea si dovrà a due ‘grandi inattuali’: Gustav Mahler, che<br />
la diresse a Vienna nel 1900 e nel 1905, e Richard Strauss che vi si<br />
cimentò nel 1920; furono loro ad aprire la strada all’interpretazione di<br />
Fritz Busch, che diresse una memorabile rappresentazione di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong><br />
<strong>tutte</strong> a Glyndebourne, nel 1935.<br />
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04. Carta d'identità - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 17.07 Pagina 39<br />
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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 41<br />
Ouverture<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
ATTO I<br />
1. Terzetto (Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />
«La mia Dorabella capace non è»<br />
Guglielmo e Ferrando, due giovani ufficiali, discutono in un caffè di<br />
Napoli con Don Alfonso, un anziano filosofo: sono certi che le rispettive<br />
fidanzate, Fiordiligi e Dorabella siano, oltre che belle, assolutamente<br />
fedeli.<br />
2. Terzetto (Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />
«Fuor la spada»; «È la fede delle femmine»<br />
Il vecchio scettico cita Metastasio per metterli in guardia: «È la fede delle<br />
femmine | come l’araba fenice | che vi sia, ciascun lo dice | dove sia,<br />
nessun lo sa».<br />
3. Terzetto (Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />
«Scioccherie di poeti!»; «Una bella serenata»<br />
Indignati, i due giovani vogliono sfidarlo a duello, ma il filosofo propone<br />
in alternativa una scommessa: se entro ventiquattr’ore riuscirà a<br />
dimostrare che le loro ragazze sono infedeli come <strong>tutte</strong> le altre donne<br />
vincerà cento zecchini, altrimenti sarà lui a pagare la posta. Certi della<br />
vittoria, Guglielmo e Ferrando accettano e si impegnano a seguire <strong>tutte</strong><br />
le disposizioni di Don Alfonso.<br />
4. Duetto (Fiordiligi, Dorabella)<br />
«Ah guarda sorella»; «Se questo mio core mi cangia desio»; «Mi par che<br />
stamattina volentieri farei la pazzerella»; «Son già le sei»<br />
Nel giardino della loro casa Fiordiligi e Dorabella stanno guardando con<br />
adorazione i ritratti dei fidanzati. Si scambiano commenti sulla loro<br />
avvenenza, e giurano che nulla potrebbe mutare il loro amore.<br />
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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 42<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
5. Aria (Don Alfonso)<br />
«Barbaro fato!»; «Vorrei dir e cor non ho!»; «Stelle per carità, signor<br />
Alfonso»<br />
Giunge Don Alfonso, con una triste notizia: i due ufficiali sono stati<br />
richiamati in servizio. Devono ripartire al più presto per recarsi in zone<br />
di guerra. Le due ragazze sono disperate.<br />
6. Quintetto (Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />
«Sento o Dio, che questo piede»; «Non piangere, idol mio»<br />
L’incontro fra le due <strong>fan</strong>ciulle e i giovani fidanzati in partenza è struggente.<br />
Le <strong>fan</strong>ciulle, disperate, invocano la morte e gli innamorati tentano<br />
invano di consolarle, mentre in disparte il filosofo osserva con allegro<br />
disincanto.<br />
7. Duettino (Ferrando, Guglielmo)<br />
«Al fato dan legge quegli occhi vezzosi»<br />
8. Coro<br />
«Bella vita militar»<br />
Risuona una musica marziale, e gli ufficiali si avviano verso la nave in<br />
partenza.<br />
9. Quintetto e coro (Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Guglielmo, Don<br />
Alfonso)<br />
«Di scrivermi ogni giorno»; «Bella vita militar»; «Dove son? / Son partiti»<br />
Gli addii sono assai lunghi, mentre il richiamo militare incalza gli amanti;<br />
e tutta questa profusione di saluti e tenere promesse suscitano l’ilarità<br />
di Don Alfonso.<br />
10. Terzettino (Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso)<br />
«Soave sia il vento»; «Non son cattivo comico»; «Che vita maledetta è il<br />
far la cameriera»<br />
Mentre la nave si allontana, Fiordiligi e Dorabella augurano ai due giovani<br />
un viaggio sereno; questo augurio è così intenso che lo stesso Don<br />
Alfonso si lascia coinvolgere unendosi a loro in un’atmosfera di trasogna-<br />
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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 43<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
ta malinconia. Poi riprende il suo atteggiamento di distaccato cinismo,<br />
mentre le due sorelle si abbandonano alla più assoluta tristezza. Giunge<br />
Despina, che a sua volta si lamenta della vita che le è toccata in sorte.<br />
11. Recitativo accompagnato ed Aria (Dorabella)<br />
«Ah scostati, paventa un tristo effetto»; «Smanie implacabili»<br />
A Despina basta poco per cogliere una brutta aria. Ha appena servito la<br />
colazione alle due ragazze, e cerca di capire cosa sia successo. Prima è<br />
Dorabella a manifestare la sua angoscia per questo distacco.<br />
12. Aria Despina (Despina, Fiordiligi)<br />
«Signora Dorabella, signora Fiordiligi»; «In uomini, in soldati»<br />
Messa al corrente dalle padrone di ciò che è accaduto, Despina le invita<br />
a non drammatizzare e a consolarsi con nuovi amori: in fondo un uomo<br />
vale l’altro, sentenzia, e in assenza dei fidanzati la cosa migliore è cercare<br />
di distrarsi con altri amanti. Ma Fiordiligi, turbata, si chiede allora se<br />
non saranno loro, Guglielmo e Ferrando, costretti a star lontani, a cercar<br />
facili consolazioni.<br />
13. Sestetto (Fiordiligi, Dorabella, Despina, Ferrando, Don Alfonso,<br />
Guglielmo)<br />
«Che silenzio, che aspetto di tristezza»; «Alla bella Despinetta»<br />
14. Aria Fiordiligi (Don Alfonso, Dorabella, Fiordiligi)<br />
«Che sussurro, che strepito»; «Come scoglio immoto resta»<br />
15. Aria Guglielmo (Ferrando, Guglielmo, Don Alfonso, Fiordiligi)<br />
«Ah non partite! Ah barbare restate!»; «Non siate ritrosi, occhietti vezzosi»<br />
16. Terzetto (Ferrando, Guglielmo, Don Alfonso)<br />
«E voi ridete?»<br />
17. Aria Ferrando (Don Alfonso, Guglielmo, Ferrando)<br />
«Si può sapere un poco»; «Un’aura amorosa»<br />
Don Alfonso propone a Despina, offrendole subito uno zecchino d’oro<br />
e promettendole a risultato ottenuto venti scudi, di aiutarlo a introdurre<br />
in casa «due soggetti di garbo» venuti a consolare le due padrone.<br />
Despina accetta con entusiasmo e rimane sbalordita alla vista degli spa-<br />
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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 44<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
simanti: si presentano infatti due nobili albanesi con grandi mustacchi e<br />
abiti stravaganti, nei quali la servetta non riconosce Ferrando e<br />
Guglielmo. Alla vista dei due intrusi Fiordiligi e Dorabella reagiscono<br />
subito con forza rimproverando Despina per averli fatti entrare, ma Don<br />
Alfonso interviene fingendo di riconoscerli come amici carissimi.<br />
Guglielmo tenta goffamente di ottenere i loro favori vantando la bellezza<br />
virile sua e dell’amico, ma le <strong>fan</strong>ciulle se ne vanno disgustate e offese.<br />
I due giovani pensano di aver già vinto, ma Don Alfonso li ammonisce:<br />
c’è tempo ancora per cantare vittoria, per ora essi debbono soltanto<br />
stare ai suoi ordini.<br />
18. Finale (Fiordiligi, Dorabella, Despina, Ferrando, Don Alfonso,<br />
Guglielmo)<br />
«Ah che tutta in un momento»; «Si mora, sì si mora»; «Despina in<br />
maschera, che trista pelle!»<br />
Despina informa il filosofo che le padrone se ne stanno malinconiche<br />
in giardino, e dice di avere un piano infallibile per portarle alla capitolazione.<br />
Giungono i due albanesi in preda a una finta disperazione e,<br />
invano inseguiti da Alfonso, bevono sotto gli occhi delle esterrefatte<br />
<strong>fan</strong>ciulle il contenuto di due bottigliette di (finto) arsenico, dopo di che<br />
cadono sull’erba in preda agli spasimi della morte. Don Alfonso chiede<br />
pietà per i poveretti e corre con Despina a cercare un medico, mentre<br />
le due sorelle si inteneriscono per il gesto disperato. Giunge uno strano<br />
dottore (Despina travestita) e tocca con la calamita i morenti: sostenuti<br />
dalle pietose <strong>fan</strong>ciulle che ora li osservano attentamente e li trovano<br />
anche «interessanti», i due spasimanti rinvengono poco a poco.<br />
Fingendosi ancora sotto l’effetto del veleno, Ferrando con Fiordiligi e<br />
Guglielmo con Dorabella riprendono un corteggiamento ancor più<br />
focoso, e l’intempestiva richiesta di un bacio manda le dame su <strong>tutte</strong> le<br />
furie. La loro sproporzionata reazione è evidentemente indice del loro<br />
turbamento e della imminente capitolazione. Dal canto loro gli ‘albanesi’<br />
cominciano a chiedersi se l’ira delle <strong>fan</strong>ciulle sia finta o vera e a<br />
temere il peggio.<br />
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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 45<br />
ATTO II<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
19. Aria Despina (Despina, Fiordiligi, Dorabella)<br />
«Andate là, che siete»; «Una donna a quindici anni»<br />
20. Duetto Fiordiligi-Dorabella<br />
«Sorella, cosa dici?»; «Prenderò quel brunettino»<br />
21. Duetto Ferrando-Guglielmo con coro (Don Alfonso, Ferrando,<br />
Guglielmo)<br />
«Ah correte in giardino»; «Secondate aurette amiche»<br />
22. Quartetto Despina-Ferrando-Guglielmo-Don Alfonso<br />
«Il tutto deponete»; «La mano a me date movetevi un po’»<br />
Despina sollecita le padrone a comportarsi da donne e a non lasciar perdere<br />
le buone occasioni. Per salvare le apparenze suggerisce di spargere<br />
la voce che i forestieri frequentano la casa per incontrarsi con lei.<br />
Dorabella è del parere di accettare le visite degli spasimanti solo «per<br />
diverstirsi un poco e non morire dalla malinconia». Fiordiligi si lascia<br />
convincere e concede alla sorella la scelta del corteggiatore. Dorabella<br />
prende Guglielmo e lascia Ferrando a Fiordiligi, che ne sembra contenta:<br />
lo scambio delle coppie è perfetto!<br />
Don Alfonso avverte le due dame che gli albanesi hanno organizzato in<br />
giardino una serenata in loro onore.<br />
I due spasimanti, accompagnati da un coro di musici, chiedono alle<br />
«aurette amiche» di recare alle belle sdegnose i loro sospiri.<br />
23. Duetto Dorabella-Guglielmo (Fiordiligi, Ferrando, Dorabella,<br />
Guglielmo)<br />
«Oh che bella giornata!»; «Il core vi dono»<br />
24. Aria Ferrando<br />
«Barbara, perché fuggi?»; «Ah lo veggio quell’anima bella»<br />
25. Rondò Fiordiligi<br />
«Ei parte... senti... ah no...»; «Per pietà ben mio perdona»<br />
Dorabella cede per prima alle ardenti suppliche di Guglielmo e accetta<br />
in regalo un cuore che mette al posto del medaglione con il ritratto di<br />
Ferrando. Fiordiligi, anche se profondamente turbata, resiste ancora e<br />
trova la forza di ordinare a Ferrando di andarsene, ma, rimasta sola, confessa<br />
a se stessa di amarlo.<br />
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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 46<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
26. Aria Guglielmo (Ferrando, Guglielmo)<br />
«Amico, abbiamo vinto!»; «Donne mie la fate a tanti»<br />
27. Cavatina Ferrando<br />
«In qual fiero contrasto»; «Tradito, schernito dal perfido cor»<br />
I due albanesi <strong>fan</strong>no il punto della situazione: Guglielmo è molto felice<br />
nell’apprendere che la sua Fiordiligi ha respinto l’assalto dell’amico, ma<br />
deve confessargli, con malcelata soddisfazione, che Dorabella non è stata<br />
altrettanto virtuosa. Ferrando si dispera e progetta di vendicarsi, mentre<br />
Guglielmo, certo della vittoria, chiede a Don Alfonso i suoi cinquanta<br />
zecchini. Ma ancora il saggio filosofo gli ricorda che il tempo della<br />
scommessa non è scaduto.<br />
28. Aria Dorabella (Don Alfonso, Ferrando, Guglielmo, Despina,<br />
Dorabella, Fiordiligi)<br />
«Bravo, questa è costanza»; «Ora vedo che siete una donna di garbo»; «È<br />
amore un ladroncello»<br />
29. Duetto Fiordiligi-Ferrando (Despina, Fiordiligi, Guglielmo)<br />
«L’abito di Ferrando»; «Fra gli amplessi in pochi istanti»<br />
30. Andante Ferrando (Guglielmo, Don Alfonso, Ferrando, Despina)<br />
«Ah poveretto me»; «Tutti accusan le donne»; «Vittoria padroncini»<br />
Fiordiligi è nelle sue stanze in preda ad una grande agitazione e, per salvare<br />
il proprio onore, decide di raggiungere Guglielmo al campo militare<br />
travestita da ufficiale, invano dissuasa dalla sorella già felice per le<br />
nuove nozze. Mentre la <strong>fan</strong>ciulla si sta preparando per la partenza viene<br />
raggiunta da Ferrando il quale, pungolato dal desiderio di vendicarsi,<br />
gioca con accanimento le sue ultime carte e si finge così disperato da<br />
cercare la morte. Fiordiligi non gli sa più resistere e si abbandona vinta<br />
tra le sue braccia.<br />
Guglielmo, che ha assistito di nascosto con Don Alfonso alla scena, è<br />
furente e si sfoga imprecando contro la traditrice. Raggiunto dall’amico<br />
cerca con lui il modo di castigare gli infedeli e Don Alfonso interviene<br />
con un suggerimento: «sposatele». I giovani si ribellano a quest’idea, ma<br />
il vecchio filosofo spiega loro che, dal momento che la natura non fa<br />
eccezioni, tanto vale tenersi queste donne: «così <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>».<br />
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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 47<br />
Struttura e argomento dell’opera<br />
31. Finale (Fiordiligi, Dorabella, Despina, Ferrando, Don Alfonso,<br />
Guglielmo)<br />
«Fate presto cari amici»; «Benedetti i doppi coniugi»; «Miei signori, tutto<br />
è fatto»; «Sani e salvi gli amplessi amorosi»; «Ah signor son rea di morte»<br />
Despina reca la bella notizia che finalmente le «care dame» sono disposte<br />
al matrimonio e si prepara un nuovo travestimento.<br />
Ha inizio la festa di nozze. Mentre gli sposi si <strong>fan</strong>no scambievoli auguri<br />
di felicità, il coro auspica comicamente per le amabili sposine di essere<br />
«a guisa di galline [...] di figli ognor prolifiche».<br />
Alfonso introduce un notaio (si tratta ancora di Despina travestita). Si<br />
stende il contratto, le dame firmano e subito si odono da lontano voci<br />
maschili inneggianti alla vita militare. Gli albanesi fuggono con il notaio<br />
nella stanza accanto, e poco dopo, Guglielmo e Ferrando riabbracciano<br />
le loro «spose adorabili» che li accolgono tremanti e stranamente silenziose.<br />
Su suggerimento di Alfonso gli ufficiali raccolgono da terra il contratto<br />
nuziale, e alla vista delle firme delle loro donne si adirano terribilmente.<br />
Alle <strong>fan</strong>ciulle non resta che ammettere la colpa e chiamare in<br />
causa i «traditori» Alfonso e Despina, ma i due giovani entrano nella<br />
stanza e ne escono con l’abito albanese, rendendo a Dorabella il ritratto<br />
di Ferrando e a Despina la calamita del medico. Ora tutto è chiaro anche<br />
per Despina. L’ultima parola spetta al filosofo che unisce le coppie tranquillizzando<br />
i giovani amici con il suo razionale cinismo: perdute le illusioni,<br />
ora si facciano le nozze. La proposta è accolta con sollievo da tutti:<br />
«Fortunato l’uom che prende | ogni cosa pel buon verso | e fra i casi e<br />
le vicende | da ragion si fa guidar».<br />
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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 51<br />
COSÌ FAN TUTTE<br />
o sia<br />
LA SCUOLA DEGLI AMANTI<br />
Dramma giocoso in due atti<br />
Trascrizione del libretto a stampa<br />
per la prima rappresentazione dell’opera<br />
Vienna, Società tipografica, 1790<br />
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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 52<br />
52<br />
PERSONAGGI<br />
FIORDILIGI e DORABELLA, dame ferraresi e sorelle, abitanti in Napoli<br />
GUGLIELMO e FERRANDO, amanti delle medesime<br />
DESPINA, cameriera<br />
DON ALFONSO, vecchio filosofo<br />
Coro di soldati, coro di servi, coro di marinai.<br />
La scena si finge in Napoli.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 53<br />
ATTO PRIMO<br />
SCENA I<br />
Bottega di caffè.<br />
Ferrando, Guglielmo e Don Alfonso.<br />
FERRANDO<br />
La mia Dorabella<br />
capace non è:<br />
fedel quanto bella<br />
il cielo la fe’.<br />
GUGLIELMO<br />
La mia Fiordiligi<br />
tradirmi non sa:<br />
uguale in lei credo<br />
costanza e beltà.<br />
DON ALFONSO<br />
Ho i crini già grigi,<br />
ex cathedra parlo;<br />
ma tali litigi<br />
finiscano qua.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
No, detto ci avete<br />
che infide esser ponno;<br />
provar cel dovete,<br />
se avete onestà.<br />
DON ALFONSO<br />
Tai prove lasciamo...<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
No, no, le vogliamo:<br />
o fuori la spada,<br />
rompiam l’amistà.<br />
Metton mano alla spada.<br />
A parte.<br />
Sul vivo mi tocca<br />
chi lascia di bocca<br />
sortire un accento<br />
che torto le fa.<br />
DON ALFONSO A parte.<br />
O pazzo desire!<br />
Cercar di scoprire<br />
quel mal che, trovato,<br />
meschini ci fa.<br />
GUGLIELMO<br />
Fuor la spada: scegliete<br />
qual di noi più vi piace.<br />
DON ALFONSO Placido.<br />
Io son uomo di pace,<br />
e duelli non fo, se non a mensa.<br />
FERRANDO<br />
O battervi, o dir subito<br />
perché d’infedeltà le nostre amanti<br />
sospettate capaci.<br />
DON ALFONSO<br />
Cara semplicità, quanto mi piaci!<br />
Atto I<br />
FERRANDO<br />
Cessate di scherzar, o giuro al cielo!..<br />
DON ALFONSO<br />
Ed io, giuro alla terra,<br />
non scherzo, amici miei;<br />
solo saper vorrei<br />
che razza di animali<br />
son queste vostre belle,<br />
se han come tutti noi carne, ossa e<br />
[pelle,<br />
se mangian come noi, se veston gonne,<br />
alfin se dèe, se donne son...<br />
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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 54<br />
Atto I<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Son donne,<br />
ma... son tali, son tali...<br />
DON ALFONSO<br />
E in donne pretendete<br />
di trovar fedeltà?<br />
Scherzando.<br />
Quanto mi piaci mai, semplicità!<br />
È la fede delle femmine<br />
come l’araba fenice:<br />
che vi sia, ciascun lo dice;<br />
dove sia, nessun lo sa.<br />
FERRANDO Con foco.<br />
La fenice è Dorabella!<br />
GUGLIELMO<br />
La fenice è Fiordiligi!<br />
DON ALFONSO<br />
Non è questa, non è quella:<br />
non fu mai, non vi sarà.<br />
È la fede delle femmine<br />
come l’araba fenice:<br />
che vi sia, ciascun lo dice;<br />
dove sia, nessun lo sa.<br />
FERRANDO<br />
Scioccherie di poeti!<br />
GUGLIELMO<br />
Scempiaggini di vecchi!<br />
DON ALFONSO<br />
Orbene; udite,<br />
ma senza andare in collera:<br />
qual prova avete voi che ognor costanti<br />
vi sien le vostre amanti;<br />
chi vi fe’ sicurtà che invariabili<br />
sono i lor cori?<br />
54<br />
FERRANDO<br />
GUGLIELMO<br />
Nobil educazion...<br />
FERRANDO<br />
GUGLIELMO<br />
Analogia d’umor...<br />
FERRANDO<br />
GUGLIELMO<br />
Immutabil carattere...<br />
FERRANDO<br />
GUGLIELMO<br />
Proteste...<br />
Lunga esperïenza...<br />
FERRANDO<br />
Giuramenti...<br />
Pensar sublime...<br />
Disinteresse...<br />
Promesse...<br />
DON ALFONSO<br />
Pianti, sospir, carezze, svenimenti.<br />
Lasciatemi un po’ ridere...<br />
FERRANDO<br />
Finite di deriderci?<br />
DON ALFONSO<br />
Cospetto!<br />
Pian piano.<br />
E se toccar con mano<br />
oggi vi fo che come l’altre sono?
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 55<br />
GUGLIELMO<br />
Non si può dar!<br />
FERRANDO<br />
DON ALFONSO<br />
FERRANDO<br />
DON ALFONSO<br />
Cento zecchini.<br />
GUGLIELMO<br />
DON ALFONSO<br />
Parola...<br />
Non è!<br />
FERRANDO<br />
Parolissima.<br />
Giochiam!<br />
Giochiamo.<br />
E mille se volete.<br />
DON ALFONSO<br />
E un cenno, un motto, un gesto<br />
giurate di non far di tutto questo<br />
alle vostre Penelopi.<br />
FERRANDO<br />
DON ALFONSO<br />
Da soldati d’onore?<br />
GUGLIELMO<br />
Da soldati d’onore.<br />
DON ALFONSO<br />
E tutto quel farete<br />
ch’io vi dirò di far?<br />
Giuriamo.<br />
FERRANDO<br />
GUGLIELMO<br />
DON ALFONSO<br />
Bravissimi!<br />
Tutto.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Bravissimo,<br />
signor Don Alfonsetto!<br />
FERRANDO<br />
or ci divertiremo.<br />
Tuttissimo.<br />
A spese vostre<br />
GUGLIELMO A Ferrando.<br />
E de’ cento zecchini, che faremo?<br />
FERRANDO<br />
Una bella serenata<br />
far io voglio alla mia dea.<br />
GUGLIELMO<br />
In onor di Citerea<br />
un convito io voglio far.<br />
DON ALFONSO<br />
Sarò anch’io de’ convitati?<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Ci sarete, sì signor.<br />
FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />
ALFONSO<br />
E che brindis replicati<br />
far vogliamo al dio d’amor!<br />
Partono.<br />
Atto I<br />
55
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 56<br />
Atto I<br />
SCENA II<br />
Giardino sulla spiaggia del mare.<br />
Dorabella e Fiordiligi che guardano un<br />
ritratto che lor pende al fianco.<br />
FIORDILIGI<br />
Ah, guarda, sorella,<br />
se bocca più bella,<br />
se aspetto più nobile<br />
si può ritrovar.<br />
DORABELLA<br />
Osserva tu un poco,<br />
che foco ha ne’ sguardi!<br />
Se fiamma, se dardi<br />
non sembran scoccar.<br />
FIORDILIGI<br />
Si vede un sembiante<br />
guerriero ed amante.<br />
DORABELLA<br />
Si vede una faccia<br />
che alletta e minaccia.<br />
FIORDILIGI<br />
Io sono felice.<br />
DORABELLA<br />
Felice son io.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Se questo mio core<br />
mai cangia desio,<br />
amore mi faccia<br />
vivendo penar.<br />
FIORDILIGI<br />
Mi par che stamattina volentieri<br />
farei la pazzarella: ho un certo foco,<br />
un certo pizzicor entro le vene...<br />
56<br />
quando Guglielmo viene... se sapessi<br />
che burla gli vo’ far!<br />
DORABELLA<br />
Per dirti il vero,<br />
qualche cosa di nuovo<br />
anch’io nell’alma provo: io giurerei<br />
che lontane non siam dagli imenei.<br />
FIORDILIGI<br />
Dammi la mano: io voglio astrolicarti.<br />
Uh, che bell’Emme! E questo<br />
è un Pi! Va bene: matrimonio presto.<br />
DORABELLA<br />
Affé che ci avrei gusto!<br />
FIORDILIGI<br />
Ed io non ci avrei rabbia.<br />
DORABELLA<br />
Ma che diavol vuol dir che i nostri<br />
[sposi<br />
ritardano a venir? Son già le sei...<br />
FIORDILIGI<br />
Eccoli.<br />
SCENA III<br />
Le suddette, Don Alfonso.<br />
FIORDILIGI<br />
Non son essi: è Don Alfonso,<br />
l’amico lor.<br />
DORABELLA<br />
Ben venga<br />
il signor Don Alfonso!<br />
DON ALFONSO<br />
Riverisco.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 57<br />
FIORDILIGI<br />
Cos’è? Perché qui solo? Voi piangete?<br />
Parlate, per pietà! Che cosa è nato?<br />
L’amante...<br />
DORABELLA<br />
L’idol mio...<br />
DON ALFONSO<br />
Barbaro fato!<br />
Vorrei dir, e cor non ho...<br />
balbettando il labbro va...<br />
fuor la voce uscir non può...<br />
ma mi resta mezza qua.<br />
Che farete? Che farò?<br />
Oh, che gran fatalità!<br />
Dar di peggio non si può...<br />
ho di voi, di lor pietà.<br />
FIORDILIGI<br />
Stelle! Per carità, signor Alfonso,<br />
non ci fate morir.<br />
DON ALFONSO<br />
Convien armarvi,<br />
figlie mie, di costanza.<br />
DORABELLA<br />
Oh dèi! Qual male<br />
è addivenuto mai, qual caso rio?<br />
Forse è morto il mio bene?<br />
FIORDILIGI<br />
È morto il mio?<br />
DON ALFONSO<br />
Morti... non son, ma poco men che<br />
[morti.<br />
DORABELLA<br />
Feriti?<br />
DON ALFONSO<br />
No.<br />
FIORDILIGI<br />
Ammalati?<br />
DON ALFONSO<br />
Neppur.<br />
FIORDILIGI<br />
Che cosa, dunque?<br />
DON ALFONSO<br />
Al marzial campo<br />
ordin regio li chiama.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Ohimè, che sento!<br />
FIORDILIGI<br />
E partiran?<br />
DON ALFONSO<br />
Sul fatto.<br />
DORABELLA<br />
d’impedirlo?<br />
DON ALFONSO<br />
Non v’è.<br />
FIORDILIGI<br />
DON ALFONSO<br />
Gl’infelici non hanno<br />
coraggio di vedervi.<br />
Ma se voi lo bramate,<br />
son pronti...<br />
Atto I<br />
E non v’è modo<br />
Né un solo addio?..<br />
57
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 58<br />
Atto I<br />
DORABELLA<br />
Dove son?<br />
DON ALFONSO<br />
Amici, entrate.<br />
SCENA IV<br />
I suddetti, Ferrando, Guglielmo<br />
in abito da viaggio.<br />
GUGLIELMO<br />
Sento, oddio, che questo piede<br />
è restio nel girle avante.<br />
FERRANDO<br />
Il mio labbro palpitante<br />
non può detto pronunziar.<br />
DON ALFONSO<br />
Nei momenti più terribili<br />
sua virtù l’eroe palesa.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Or che abbiam la nuova intesa,<br />
a voi resta a fare il meno;<br />
fate core: a entrambe in seno<br />
immergeteci l’acciar.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Idol mio, la sorte incolpa<br />
se ti deggio abbandonar.<br />
DORABELLA<br />
Ah, no, no, non partirai!<br />
FIORDILIGI<br />
No, crudel, non te n’andrai!<br />
DORABELLA<br />
Voglio pria cavarmi il core!<br />
58<br />
FIORDILIGI<br />
Pria ti vo’ morire ai piedi!<br />
FERRANDO<br />
(Cosa dici?)<br />
GUGLIELMO<br />
(Te n’avvedi?)<br />
DON ALFONSO<br />
(Saldo, amico: finem lauda.)<br />
A CINQUE<br />
Il destin così defrauda<br />
le speranze de’ mortali.<br />
Ah, chi mai fra tanti mali,<br />
chi mai può la vita amar?<br />
GUGLIELMO<br />
Non piangere, idol mio!<br />
FERRANDO<br />
adorata mia sposa!<br />
Non disperarti,<br />
DON ALFONSO<br />
Lasciate lor tal sfogo: è troppo giusta<br />
la cagion di quel pianto.<br />
Si abbracciano teneramente.<br />
FIORDILIGI<br />
Chi sa s’io più ti veggio!<br />
DORABELLA<br />
Chi sa se più ritorni!<br />
FIORDILIGI<br />
Lasciami questo ferro: ei mi dia morte,<br />
se mai barbara sorte<br />
in quel seno a me caro...
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 59<br />
DORABELLA<br />
Morrei di duol, d’uopo non ho<br />
[d’acciaro.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Non farmi, anima mia,<br />
quest’infausti presagi;<br />
proteggeran gli dèi<br />
la pace del tuo cor ne’ giorni miei.<br />
Al fato dan legge<br />
quegli occhi vezzosi:<br />
amor li protegge,<br />
né i loro riposi<br />
le barbare stelle<br />
ardiscon turbar.<br />
Il ciglio sereno,<br />
mio bene, a me gira:<br />
felice al tuo seno<br />
io spero tornar.<br />
DON ALFONSO<br />
(La commedia è graziosa, e tutti due<br />
<strong>fan</strong> ben la loro parte.)<br />
Suono di tamburo in distanza.<br />
FERRANDO<br />
Oh cielo! Questo<br />
è il tamburo funesto<br />
che a divider mi vien dal mio tesoro.<br />
DON ALFONSO<br />
Ecco, amici, la barca.<br />
FIORDILIGI<br />
DORABELLA<br />
Io manco.<br />
Io moro.<br />
SCENA V<br />
I suddetti. Marcia militare in qualche<br />
distanza, poi il seguente<br />
CORO<br />
Bella vita militar!<br />
Ogni dì si cangia loco;<br />
oggi molto, doman poco,<br />
ora in terra ed or sul mar.<br />
Il fragor di trombe e pifferi,<br />
lo sparar di schioppi e bombe,<br />
forza accresce al braccio e all’anima<br />
vaga sol di trionfar.<br />
Bella vita militar!<br />
DON ALFONSO<br />
Non v’è più tempo, amici: andar<br />
[conviene<br />
ove il destino, anzi il dover, v’invita.<br />
FIORDILIGI<br />
Mio cor...<br />
DORABELLA<br />
Idolo mio...<br />
FERRANDO<br />
GUGLIELMO<br />
Mio ben...<br />
FIORDILIGI<br />
Ah, per un sol momento...<br />
Atto I<br />
Mia vita...<br />
DON ALFONSO<br />
Del vostro reggimento<br />
già è partita la barca;<br />
raggiungerla convien coi pochi amici<br />
che su legno più lieve<br />
attendendo vi stanno.<br />
59
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 60<br />
Atto I<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Abbracciami, idol mio.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Muoio d’af<strong>fan</strong>no.<br />
FIORDILIGI Piangendo.<br />
Di... scri...ver...mi... ogni... gior...no<br />
giurami... vita... mia.<br />
DORABELLA<br />
Due vol...te... an...cora...<br />
tu scri...vimi... se... puoi...<br />
FERRANDO<br />
GUGLIELMO<br />
Non... dubitar, mio bene...<br />
DON ALFONSO<br />
(Io crepo, se non rido!)<br />
FIORDILIGI<br />
Sii costante a me sol...<br />
DORABELLA<br />
FERRANDO<br />
Addio!<br />
GUGLIELMO<br />
Addio!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Addio!<br />
Sii certa, o cara.<br />
Serbati fido.<br />
A QUATTRO<br />
Mi si divide il cor, bell’idol mio!<br />
60<br />
Il CORO ripete<br />
Bella vita militar!<br />
Ogni dì si cangia loco;<br />
oggi molto, doman poco,<br />
ora in terra ed or sul mar.<br />
Il fragor di trombe e pifferi,<br />
lo sparar di schioppi e bombe,<br />
forza accresce al braccio e all’anima<br />
vaga sol di trionfar.<br />
Bella vita militar!<br />
Le amanti restano immobili sulla sponda<br />
del mare; la barca allontanasi tra suon di<br />
tamburi.<br />
SCENA VI<br />
Le suddette e Don Alfonso.<br />
DORABELLA In atto di chi rinviene da<br />
un letargo.<br />
Dove son?<br />
DON ALFONSO<br />
Son partiti.<br />
FIORDILIGI<br />
crudelissima, amara!<br />
DON ALFONSO<br />
Oh dipartenza<br />
Fate core,<br />
carissime figliuole.<br />
Da lontano facendo motto col fazzoletto.<br />
Guardate, da lontano<br />
vi <strong>fan</strong> cenno con mano i cari sposi.<br />
FIORDILIGI<br />
Buon vïaggio, mia vita!<br />
DORABELLA<br />
Buon vïaggio!
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 61<br />
FIORDILIGI<br />
Oh dèi! Come veloce<br />
se ne va quella barca! Già sparisce!<br />
Già non si vede più. Deh, faccia il<br />
[cielo<br />
ch’abbia prospero corso.<br />
DORABELLA<br />
Faccia che al campo giunga<br />
con fortunati auspici.<br />
DON ALFONSO<br />
E a voi salvi gli amanti, a me gli<br />
[amici.<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />
ALFONSO<br />
Soave sia il vento,<br />
tranquilla sia l’onda,<br />
ed ogni elemento<br />
benigno risponda<br />
ai nostri desir.<br />
Partono le due donne.<br />
SCENA VII<br />
DON ALFONSO<br />
Non son cattivo comico! Va bene...<br />
al concertato loco i due campioni<br />
di Ciprigna e di Marte<br />
mi staranno attendendo: or senza<br />
[indugi<br />
raggiungerli conviene. Quante smorfie,<br />
quante buffonerie!<br />
Tanto meglio per me...<br />
cadran più facilmente.<br />
Questa razza di gente è la più presta<br />
a cangiarsi d’umore: oh, poverini!<br />
Per femmina giocar cento zecchini?<br />
«Nel mare solca e nell’arena semina<br />
e il vago vento spera in rete<br />
[accogliere<br />
chi fonda sue speranze in cor di<br />
[femina.»<br />
SCENA VIII<br />
Camera gentile con diverse sedie, un<br />
tavolino, ecc.; tre porte: due laterali, una<br />
di mezzo.<br />
Despina che sta facendo il cioccolatte.<br />
DESPINA<br />
Che vita maledetta<br />
è il far la cameriera!<br />
Dal mattino alla sera<br />
si fa, si suda, si lavora, e poi<br />
di tanto che si fa nulla è per noi.<br />
È mezza ora che sbatto;<br />
il cioccolatte è fatto, ed a me tocca<br />
restar ad odorarlo a secca bocca?<br />
Non è forse la mia come la vostra,<br />
o garbate signore,<br />
che a voi dessi l’essenza, e a me<br />
[l’odore?<br />
Per Bacco, vo’ assaggiarlo: cospettaccio!<br />
Com’ è buono!<br />
Si forbe la bocca.<br />
Vien gente.<br />
Oh ciel, son le padrone!<br />
Madame, ecco la vostra colazione.<br />
SCENA IX<br />
Despina; Fiordiligi e Dorabella ch’entrano<br />
disperatamente ecc. Despina presenta il<br />
cioccolatte sopra una guantiera. Dorabella<br />
gitta tutto a terra.<br />
DESPINA<br />
Diamine, cosa fate?<br />
Atto I<br />
61
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 62<br />
Atto I<br />
FIORDILIGI<br />
Ah!<br />
DORABELLA<br />
Ah!<br />
Si cavano entrambe tutti gli ornamenti<br />
donneschi.<br />
DESPINA<br />
Che cosa è nato?<br />
FIORDILIGI<br />
Un veleno dov’è?<br />
DESPINA<br />
Ov’è un acciaro?<br />
Padrone, dico!..<br />
DORABELLA<br />
Ah, scostati! Paventa il tristo effetto<br />
d’un disperato affetto.<br />
Chiudi quelle finestre... odio la luce,<br />
odio l’aria che spiro... odio me stessa,<br />
chi schernisce il mio duol, chi mi<br />
[consola.<br />
Deh, fuggi per pietà, lasciami sola!<br />
Smanie implacabili<br />
che m’agitate,<br />
entro quest’anima<br />
più non cessate<br />
fin che l’angoscia<br />
mi fa morir.<br />
Esempio misero<br />
d’amor funesto<br />
darò all’Eumenidi,<br />
se viva resto,<br />
col suono orribile<br />
de’ miei sospir.<br />
Si metton a sedere in disparte da forsennate.<br />
62<br />
DESPINA<br />
Signora Dorabella,<br />
signora Fiordiligi,<br />
dite cosa è stato?<br />
DORABELLA<br />
Oh, terribil disgrazia!<br />
DESPINA<br />
Sbrigatevi in buon’ora.<br />
FIORDILIGI<br />
Da Napoli partiti<br />
sono gli amanti nostri.<br />
DESPINA Ridendo.<br />
Ritorneran.<br />
DORABELLA<br />
Chi sa!<br />
Non c’è altro?<br />
DESPINA Come sopra.<br />
Come, chi sa?<br />
Dove son iti?<br />
DORABELLA<br />
Al campo di battaglia.<br />
DESPINA<br />
Tanto meglio per loro:<br />
li vedrete tornar carchi d’alloro.<br />
FIORDILIGI<br />
Ma ponno anche perir.<br />
DESPINA<br />
tanto meglio per voi.<br />
Allora, poi,
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 63<br />
FIORDILIGI Sorge arrabbiata.<br />
Sciocca, che dici?<br />
DESPINA<br />
La pura verità: due ne perdete,<br />
vi restan tutti gli altri.<br />
FIORDILIGI<br />
Ah, perdendo Guglielmo<br />
mi pare ch’io morrei!<br />
DORABELLA<br />
Ah, Ferrando perdendo<br />
mi par che viva a seppellirmi andrei!<br />
DESPINA<br />
Brave, vi par, ma non è ver: ancora<br />
non vi fu donna che d’amor sia morta.<br />
Per un uomo morir!.. Altri ve n’hanno<br />
che compensano il danno.<br />
DORABELLA<br />
E credi che potria<br />
altr’uom amar chi s’ebbe per amante<br />
un Guglielmo, un Ferrando?<br />
DESPINA<br />
Han gli altri ancora<br />
tutto quello ch’hanno essi.<br />
Un uom adesso amate,<br />
un altro n’amerete: uno val l’altro,<br />
perché nessun val nulla.<br />
Ma non parliam di ciò; sono ancor<br />
[vivi<br />
e vivi torneran; ma son lontani,<br />
e piuttosto che in vani<br />
pianti perdere il tempo,<br />
pensate a divertirvi.<br />
FIORDILIGI Con trasporto di collera.<br />
Divertirci?<br />
DESPINA<br />
Atto I<br />
Sicuro! E, quel ch’è meglio,<br />
far all’amor come assassine, e come<br />
faranno al campo i vostri cari amanti.<br />
DORABELLA<br />
Non offender così quell’alme belle,<br />
di fedeltà, d’intatto amore esempi.<br />
DESPINA<br />
Via, via! Passaro i tempi<br />
da spacciar queste favole ai bambini.<br />
In uomini, in soldati<br />
sperare fedeltà?<br />
Non vi fate sentir, per carità!<br />
Di pasta simile<br />
son tutti quanti:<br />
le fronde mobili,<br />
l’aure incostanti<br />
han più degli uomini<br />
stabilità.<br />
Mentite lagrime,<br />
fallaci sguardi,<br />
voci ingannevoli,<br />
vezzi bugiardi,<br />
son le primarie<br />
lor qualità.<br />
In noi non amano<br />
che il lor diletto;<br />
poi ci dispregiano,<br />
neganci affetto,<br />
né val da’ barbari<br />
chieder pietà.<br />
Paghiam, o femmine,<br />
d’ugual moneta<br />
questa malefica<br />
razza indiscreta;<br />
amiam per comodo,<br />
per vanità!<br />
La la, la lera<br />
la ra, la ra.<br />
Partono.<br />
63
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 64<br />
Atto I<br />
SCENA X<br />
Don Alfonso solo; poi Despina.<br />
DON ALFONSO<br />
Che silenzio! Che aspetto di tristezza<br />
spirano queste stanze. Poverette!<br />
Non han già tutto il torto:<br />
bisogna consolarle; infin che vanno<br />
i due creduli sposi,<br />
com’io loro commisi, a mascherarsi,<br />
pensiam cosa può farsi...<br />
temo un po’ per Despina: quella furba<br />
potrebbe riconoscerli; potrebbe<br />
rovesciarmi le macchine, vedremo...<br />
se mai farà bisogno,<br />
un regaletto a tempo, un zecchinetto<br />
per una cameriera è un gran<br />
[scongiuro.<br />
Ma per esser sicuro si potria<br />
metterla in parte a parte del segreto.<br />
Eccellente è il progetto...<br />
la sua camera è questa.<br />
Batte.<br />
Despinetta!<br />
DESPINA<br />
DON ALFONSO<br />
Oh!<br />
DESPINA<br />
Ih!<br />
Chi batte?<br />
DON ALFONSO<br />
Despina mia,<br />
di te bisogno avrei.<br />
DESPINA<br />
Ed io niente di lei.<br />
64<br />
DON ALFONSO<br />
Ti vo’ fare del ben.<br />
DESPINA<br />
A una <strong>fan</strong>ciulla<br />
un vecchio come lei non può far<br />
[nulla.<br />
DON ALFONSO Mostrandole una<br />
moneta d’oro.<br />
Parla piano, ed osserva.<br />
DESPINA<br />
DON ALFONSO<br />
Sì, se meco sei buona.<br />
DESPINA<br />
Me lo dona?<br />
E che vorrebbe?<br />
È l’oro il mio giulebbe.<br />
DON ALFONSO<br />
ma ci vuol fedeltà.<br />
DESPINA<br />
Non c’è altro? Son qua.<br />
DON ALFONSO<br />
Ed oro avrai;<br />
Prendi ed ascolta.<br />
Sai che le tue padrone<br />
han perduti gli amanti.<br />
DESPINA<br />
Lo so.<br />
DON ALFONSO<br />
Tutti i lor pianti,<br />
tutti i deliri loro anco tu sai.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 65<br />
DESPINA<br />
So tutto.<br />
DON ALFONSO<br />
Or ben, se mai<br />
per consolarle un poco<br />
e trar, come diciam, chiodo per chiodo,<br />
tu ritrovassi il modo<br />
da metter in lor grazia<br />
due soggetti di garbo<br />
che vorrieno provar, già mi capisci...<br />
c’è una mancia per te di venti scudi,<br />
se li fai rïuscir.<br />
DESPINA<br />
Non mi dispiace<br />
questa proposizione.<br />
Ma con quelle buffone... basta, udite:<br />
son giovani? Son belli? E, sopra tutto,<br />
hanno una buona borsa<br />
i vostri concorrenti?<br />
(Per me questa mi preme).<br />
DON ALFONSO<br />
Han tutto quello<br />
che piacer può alle donne di giudizio.<br />
Li vuoi veder?<br />
DESPINA<br />
DON ALFONSO<br />
Li posso far entrar?<br />
DESPINA<br />
E dove son?<br />
Direi di sì.<br />
Don Alfonso fa entrar gli amanti.<br />
Son lì.<br />
DON ALFONSO<br />
Alla bella Despinetta<br />
vi presento, amici miei;<br />
non dipende che da lei<br />
consolar il vostro cor.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Con tenerezza affettata.<br />
Per la man, che lieto io bacio,<br />
per quei rai di grazie pieni,<br />
fa’ che volga a me sereni<br />
i begli occhi il mio tesor.<br />
DESPINA Ridendo.<br />
(Che sembianze! Che vestiti!<br />
Che figure! Che mustacchi!<br />
Io non so se son vallacchi<br />
o se turchi son costor.)<br />
DON ALFONSO Piano a Despina.<br />
Che ti par di quell’aspetto?<br />
DESPINA<br />
Per parlarvi schietto schietto,<br />
hanno un muso fuor dell’uso,<br />
vero antidoto d’amor.<br />
FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />
ALFONSO<br />
(Or la cosa è appien decisa;<br />
se costei non li/ci ravvisa<br />
non c’è più nessun timor.)<br />
DESPINA<br />
(Che figure! Che mustacchi!<br />
Io non so se son vallacchi<br />
o se turchi son costor.)<br />
Atto I<br />
FIORDILIGI e DORABELLA Dentro le<br />
quinte.<br />
Eh, Despina! Olà, Despina!<br />
65
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 66<br />
Atto I<br />
DESPINA<br />
Le padrone!<br />
DON ALFONSO A Despina.<br />
Ecco l’istante!<br />
Fa’ con arte; io qui m’ascondo.<br />
Si ritira.<br />
SCENA XI<br />
I suddetti, Fiordiligi e Dorabella.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Ragazzaccia tracotante,<br />
che fai lì con simil gente?<br />
Falli uscire immantinente,<br />
o ti fo pentir con lor.<br />
DESPINA, FERRANDO e GUGLIELMO<br />
S’inginocchiano.<br />
Ah, madame, perdonate!<br />
Al bel piè languir mirate<br />
due meschin, di vostro merito<br />
spasimanti adorator.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Giusti numi! Cosa sento?<br />
Dell’enorme tradimento<br />
chi fu mai l’indegno autor?<br />
DESPINA, FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Deh, calmate quello sdegno!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Ah, che più non ho ritegno!<br />
Tutta piena ho l’alma in petto<br />
di dispetto e di furor!<br />
Ah, perdon, mio bel diletto,<br />
innocente è questo cor.<br />
66<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
(Qual diletto è a questo petto<br />
quella rabbia e quel furor!)<br />
DESPINA e DON ALFONSO Don<br />
Alfonso dalla porta.<br />
(Mi dà un poco di sospetto<br />
quella rabbia e quel furor!)<br />
DON ALFONSO<br />
Che sussurro! Che strepito!<br />
Che scompiglio è mai questo! Siete<br />
[pazze,<br />
care le mie ragazze?<br />
Volete sollevar il vicinato?<br />
Cos’avete? Ch’è nato?<br />
DORABELLA Con furore.<br />
Oh, ciel! Mirate:<br />
uomini in casa nostra!<br />
DON ALFONSO Senza guardarli.<br />
Che male c’è?<br />
FIORDILIGI Con foco.<br />
Che male? In questo giorno!..<br />
Dopo il caso funesto!..<br />
DON ALFONSO<br />
Stelle! Sogno o son desto? Amici<br />
[miei,<br />
miei dolcissimi amici!<br />
Voi qui? Come? Perché? Quando? In<br />
[qual modo?<br />
Numi! Quanto ne godo!<br />
[(Secondatemi).<br />
FERRANDO<br />
Amico Don Alfonso!
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 67<br />
GUGLIELMO<br />
Amico caro!<br />
Si abbracciano con trasporto.<br />
DON ALFONSO<br />
Oh bella improvvisata!<br />
DESPINA<br />
Li conoscete voi?<br />
DON ALFONSO Come sopra.<br />
Se li conosco! Questi<br />
sono i più dolci amici<br />
ch’io m’abbia in questo mondo,<br />
e vostri ancor saranno.<br />
FIORDILIGI<br />
E in casa mia che <strong>fan</strong>no?<br />
GUGLIELMO<br />
Ai vostri piedi<br />
due rei, due delinquenti, ecco madame!<br />
Amor...<br />
DORABELLA<br />
Numi, che sento!<br />
Le donne si ritirano, essi le inseguono.<br />
FERRANDO<br />
Amor, il nume...<br />
sì possente per voi, qui ci conduce.<br />
GUGLIELMO<br />
Vista appena la luce<br />
di vostre fulgidissime pupille...<br />
FERRANDO<br />
Che alle vive faville...<br />
GUGLIELMO<br />
Farfallette amorose e agonizzanti...<br />
FERRANDO<br />
Vi voliamo davanti...<br />
GUGLIELMO<br />
Ed ai lati, ed a retro...<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Per implorar pietade in flebil metro!<br />
FIORDILIGI<br />
Stelle! Che ardir!<br />
DORABELLA<br />
Atto I<br />
Sorella, che facciamo?<br />
FIORDILIGI<br />
Temerari, sortite<br />
fuori di questo loco,<br />
Despina sorte impaurita.<br />
e non pro<strong>fan</strong>i<br />
l’alito infausto degli infami detti<br />
nostro cor, nostro orecchio e nostri<br />
[affetti.<br />
Invan per voi, per gli altri invan si<br />
[cerca<br />
le nostre alme sedur: l’intatta fede<br />
che per noi già si diede ai cari amanti,<br />
saprem loro serbar infino a morte,<br />
a dispetto del mondo e della sorte.<br />
Come scoglio immoto resta<br />
contra i venti e la tempesta,<br />
così ognor quest’alma è forte<br />
nella fede e nell’amor.<br />
Con noi nacque quella face<br />
che ci piace e ci consola,<br />
e potrà la morte sola<br />
far che cangi affetto il cor.<br />
Rispettate, anime ingrate,<br />
quest’esempio di costanza,<br />
e una barbara speranza<br />
non vi renda audaci ancor.<br />
67
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 68<br />
Atto I<br />
Van per partire. Ferrando la richiama,<br />
Guglielmo richiama l’altra.<br />
FERRANDO A Fiordiligi.<br />
Ah, non partite!<br />
GUGLIELMO A Dorabella.<br />
Ah, barbare, restate!<br />
A Don Alfonso.<br />
(Che vi pare?)<br />
DON ALFONSO<br />
(Aspettate.)<br />
Per carità, ragazze,<br />
non mi fate più far trista figura.<br />
DORABELLA Con fuoco.<br />
E che pretendereste?<br />
DON ALFONSO<br />
Eh, nulla... ma mi pare...<br />
che un pochin di dolcezza...<br />
alfin son galantuomini,<br />
e sono amici miei.<br />
FIORDILIGI<br />
Come! E udire dovrei?<br />
GUGLIELMO<br />
Le nostre pene,<br />
e sentirne pietà!<br />
La celeste beltà degli occhi vostri<br />
la piaga aprì nei nostri,<br />
cui rimediar può solo<br />
il balsamo d’amore.<br />
Un solo istante il core aprite, o belle,<br />
a sue dolci facelle, o a voi davanti<br />
spirar vedrete i più fedeli amanti.<br />
68<br />
A Fiordiligi.<br />
Rivolgete a lui lo sguardo<br />
e vedrete come sta:<br />
tutto dice io gelo, io ardo;<br />
idol mio, pietà, pietà.<br />
A Dorabella.<br />
E voi cara un sol momento<br />
il bel ciglio a me volgete<br />
e nel mio ritroverete<br />
quel che il labbro dir non sa.<br />
Un Orlando innamorato<br />
non è niente in mio confronto,<br />
un Medoro il sen piagato<br />
verso lui per nulla io conto:<br />
son di fuoco i miei sospiri,<br />
son di bronzo i suoi desiri,<br />
se si parla poi di merto<br />
certo io sono, ed egli è certo,<br />
che gli uguali non si trovano<br />
dal Sebeto al Canadà.<br />
Siam due Cresi per ricchezza,<br />
due Narcisi per bellezza,<br />
in amor i Marcantoni<br />
verso noi sarien buffoni,<br />
siam più forti di un Ciclopo,<br />
letterati al par di Esopo,<br />
se balliamo un Pich ne cede<br />
sì gentil e snello è il piede.<br />
Se cantiam col trillo solo<br />
facciam torto all’usignuolo;<br />
e qualch’altro capitale<br />
abbiam poi che alcun non sa.<br />
Qui le ragazze partono con collera.<br />
Con sommo giubilo.<br />
(Bella bella! Tengon sodo:<br />
se ne vanno ed io ne godo;<br />
eroine di costanza,<br />
specchi son di fedeltà.)
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 69<br />
SCENA XII<br />
Don Alfonso, Guglielmo e Ferrando.<br />
I due amanti ridono smoderatamente e<br />
burlano Don Alfonso.<br />
DON ALFONSO<br />
E voi ridete?<br />
FERRANDO e GUGLIELMO Ridono<br />
fortissimo.<br />
Certo, ridiamo.<br />
DON ALFONSO<br />
Ma cosa avete?<br />
FERRANDO e GUGLIELMO Come<br />
sopra.<br />
Già lo sappiamo.<br />
DON ALFONSO<br />
Ridete piano!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Parlate invano.<br />
DON ALFONSO<br />
Se vi sentissero,<br />
se vi scoprissero,<br />
si guasterebbe<br />
tutto l’affar.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO Ridono<br />
sottovoce sforzandosi di non ridere.<br />
(Ah, che dal ridere<br />
l’alma dividere,<br />
ah, che le viscere<br />
sento scoppiar!)<br />
DON ALFONSO<br />
(Mi fa da ridere<br />
questo lor ridere,<br />
ma so che in piangere<br />
dêe terminar.)<br />
DON ALFONSO<br />
Si può sapere un poco<br />
la cagion di quel riso?<br />
GUGLIELMO<br />
Oh cospettaccio!<br />
Non vi pare che abbiam giusta<br />
[ragione,<br />
il mio caro padrone?<br />
FERRANDO<br />
Quanto pagar volete,<br />
e a monte è la scommessa?<br />
GUGLIELMO Sempre scherzando.<br />
Pagate la metà.<br />
FERRANDO<br />
Pagate solo<br />
ventiquattro zecchini.<br />
DON ALFONSO<br />
Poveri innocentini!<br />
Venite qua: vi voglio<br />
porre il ditino in bocca.<br />
GUGLIELMO<br />
coraggio di fiatar?<br />
DON ALFONSO<br />
ci parlerem.<br />
E avete ancora<br />
Avanti sera<br />
FERRANDO<br />
Quando volete.<br />
Atto I<br />
69
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 70<br />
Atto I<br />
DON ALFONSO<br />
silenzio e ubbidïenza<br />
fino a doman mattina.<br />
Intanto,<br />
GUGLIELMO<br />
Siam soldati, e amïam la disciplina.<br />
DON ALFONSO<br />
Orbene, andate un poco<br />
ad attendermi entrambi in giardinetto,<br />
colà vi manderò gli ordini miei.<br />
GUGLIELMO<br />
Ed oggi non si mangia?<br />
FERRANDO<br />
Cosa serve?<br />
A battaglia finita<br />
fia la cena per noi più saporita.<br />
Un’aura amorosa<br />
del nostro tesoro<br />
un dolce ristoro<br />
al cor porgerà.<br />
Al cor che, nudrito<br />
da speme, da amore,<br />
di un’esca migliore<br />
bisogno non ha.<br />
Partono.<br />
SCENA XIII<br />
Don Alfonso solo; poi Despina.<br />
DON ALFONSO<br />
Oh, la saria da ridere: sì poche<br />
son le donne costanti in questo<br />
[mondo,<br />
e qui ve ne son due... non sarà nulla...<br />
vieni, vieni, <strong>fan</strong>ciulla, e dimmi un<br />
[poco<br />
dove sono e che <strong>fan</strong> le tue padrone.<br />
70<br />
DESPINA<br />
Le povere buffone<br />
stanno nel giardinetto<br />
a lagnarsi coll’aria e colle mosche<br />
d’aver perso gli amanti.<br />
DON ALFONSO<br />
E come credi<br />
che l’affar finirà? Vogliam sperare<br />
che faranno giudizio?<br />
DESPINA<br />
Io lo farei;<br />
e dove piangon esse io riderei.<br />
Disperarsi, strozzarsi<br />
perché parte un amante?<br />
Guardate che pazzia!<br />
Se ne pigliano due, s’uno va via.<br />
DON ALFONSO<br />
Brava, questa è prudenza!<br />
(Bisogna impuntigliarla.)<br />
DESPINA<br />
È legge di natura<br />
e non prudenza sola: amor cos’è?<br />
Piacer, comodo, gusto,<br />
gioia, divertimento,<br />
passatempo, allegria: non è più amore<br />
se incomodo diventa,<br />
se invece di piacer nuoce e tormenta.<br />
DON ALFONSO<br />
Ma intanto queste pazze...<br />
DESPINA<br />
Quelle pazze<br />
faranno a modo nostro. È buon che<br />
[sappiano<br />
d’esser amate da color.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 71<br />
DON ALFONSO<br />
DESPINA<br />
Dunque riameranno.<br />
«Diglielo», si suol dire,<br />
«e lascia fare al diavolo».<br />
DON ALFONSO<br />
Lo sanno.<br />
Ma come<br />
far vuoi perché ritornino<br />
or che partiti sono, e che li sentano<br />
e tentare si lascino<br />
queste due bestioline?<br />
DESPINA<br />
A me lasciate<br />
la briga di condur tutta la macchina.<br />
Quando Despina macchina una cosa<br />
non può mancar d’effetto: ho già<br />
[menati<br />
mill’uomini pel naso,<br />
saprò menar due femmine. Son ricchi<br />
i due monsù mustacchi?<br />
DON ALFONSO<br />
DESPINA<br />
Dove son?<br />
DON ALFONSO<br />
Sulla strada<br />
attendendo mi stanno.<br />
DESPINA<br />
Son ricchissimi.<br />
Ite, e sul fatto<br />
per la picciola porta<br />
a me riconduceteli; v’aspetto<br />
nella camera mia.<br />
Purché tutto facciate<br />
quel ch’io v’ordinerò, pria di domani<br />
i vostri amici canteran vittoria;<br />
ed essi avranno il gusto, ed io la gloria.<br />
Partono.<br />
SCENA XIV<br />
Giardinetto gentile; due sofà d’erba ai lati.<br />
Dorabella e Fiordiligi.<br />
DORABELLA e FIORDILIGI<br />
Ah, che tutta in un momento<br />
si cangiò la sorte mia,<br />
ah, che un mar pien di tormento<br />
è la vita omai per me!<br />
Finché meco il caro bene<br />
mi lasciar le ingrate stelle,<br />
non sapea cos’eran pene,<br />
non sapea languir cos’è.<br />
Ah, che tutta in un momento<br />
si cangiò la sorte mia,<br />
ah, che un mar pien di tormento<br />
è la vita omai per me!<br />
SCENA XV<br />
Le suddette; Ferrando, Guglielmo e Don<br />
Alfonso dentro le quinte, poi Despina.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Si mora, sì, si mora<br />
onde appagar le ingrate!<br />
DON ALFONSO<br />
C’è una speranza ancora;<br />
non fate, o dèi, non fate!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Stelle, che grida orribili!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Lasciatemi!<br />
Atto I<br />
71
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 72<br />
Atto I<br />
DON ALFONSO<br />
Aspettate!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
L’arsenico mi liberi<br />
di tanta crudeltà!<br />
Bevono e gittan via il nappo. Nel voltarsi<br />
vedono le due donne.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Stelle, un velen fu quello?<br />
DON ALFONSO<br />
Veleno buono e bello,<br />
che ad essi in pochi istanti<br />
la vita toglierà.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Il tragico spettacolo<br />
gelare il cor mi fa!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Barbare, avvicinatevi:<br />
d’un disperato affetto<br />
mirate il triste effetto<br />
e abbiate almen pietà.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Il tragico spettacolo<br />
gelare il cor mi fa!<br />
A CINQUE<br />
Ah, che del sole il raggio<br />
fosco per me diventa.<br />
Tremo: le fibre e l’anima<br />
par che mancar si senta,<br />
né può la lingua o il labbro<br />
accenti articolar.<br />
DON ALFONSO<br />
Giacché a morir vicini<br />
sono quei meschinelli,<br />
72<br />
pietade almeno a quelli<br />
cercate di mostrar.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Gente, accorrete, gente!<br />
Nessuno, oddio, ci sente!<br />
Despina!<br />
DESPINA Di dentro.<br />
Chi mi chiama?<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Despina!<br />
DESPINA In scena.<br />
Cosa vedo!<br />
Morti i meschini io credo,<br />
o prossimi a spirar.<br />
DON ALFONSO<br />
Ah, che purtroppo è vero!<br />
Furenti, disperati,<br />
si sono avvelenati.<br />
Oh, amore singolar!<br />
DESPINA<br />
Abbandonar i miseri<br />
saria per voi vergogna:<br />
soccorrerli bisogna.<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />
ALFONSO<br />
Cosa possiam mai far?<br />
DESPINA<br />
Di vita ancor dan segno;<br />
colle pietose mani<br />
fate un po’ lor sostegno.<br />
E voi con me correte:<br />
un medico, un antidoto<br />
voliamo a ricercar.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 73<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Dèi, che cimento è questo!<br />
Evento più funesto<br />
non si potea trovar.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
(Più bella commediola<br />
non si potea trovar.)<br />
Ah!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA Stando<br />
lontano dagli amanti.<br />
Sospiran gli infelici.<br />
FIORDILIGI<br />
Che facciamo?<br />
DORABELLA<br />
Tu che dici?<br />
FIORDILIGI<br />
In momenti sì dolenti<br />
chi potriali abbandonar?<br />
DORABELLA S’accostano un poco.<br />
Che figure interessanti!<br />
FIORDILIGI<br />
Possiam farci un poco avanti.<br />
DORABELLA<br />
Ha freddissima la testa.<br />
FIORDILIGI<br />
Fredda fredda è ancora questa.<br />
DORABELLA<br />
Ed il polso?<br />
FIORDILIGI<br />
Io non gliel sento.<br />
DORABELLA<br />
Questo batte lento lento.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Ah, se tarda ancor l’aita,<br />
speme più non v’è di vita!<br />
Poverini! La lor morte<br />
mi farebbe lagrimar.<br />
FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />
ALFONSO A parte.<br />
Più domestiche e trattabili<br />
sono entrambe diventate;<br />
sta’ a veder che lor pietade<br />
va in amore a terminar.<br />
SCENA XVI<br />
I suddetti; Despina travestita da medico.<br />
DON ALFONSO<br />
Eccovi il medico,<br />
signore belle!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
(Despina in maschera,<br />
che trista pelle!)<br />
DESPINA<br />
Salvete, amabiles<br />
bonae puellae.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Parla un linguaggio<br />
che non sappiamo.<br />
DESPINA<br />
Come comandano<br />
dunque parliamo:<br />
so il greco e l’arabo,<br />
so il turco e il vandalo,<br />
lo svevo e il tartaro<br />
so ancor parlar.<br />
Atto I<br />
73
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 74<br />
Atto I<br />
DON ALFONSO<br />
Tanti linguaggi<br />
per sé conservi.<br />
Quei miserabili<br />
per ora osservi;<br />
preso hanno il tossico,<br />
che si può far?<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Signor dottore,<br />
che si può far?<br />
DESPINA Tocca il polso e la fronte ad<br />
uno ed all’altro.<br />
Saper bisognami<br />
pria la cagione,<br />
e quinci l’indole<br />
della pozione:<br />
se calda o frigida,<br />
se poca o molta,<br />
se in una volta<br />
bebberla o in più.<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />
ALFONSO<br />
Preso han l’arsenico,<br />
signor dottore;<br />
qui dentro il bebbero,<br />
la causa è amore,<br />
ed in un sorso<br />
sel mandar giù.<br />
DESPINA<br />
Non vi af<strong>fan</strong>nate,<br />
non vi turbate:<br />
ecco una prova<br />
di mia virtù.<br />
Tocca con un pezzo di calamita la testa<br />
ai finti infermi e striscia dolcemente i loro<br />
corpi per lungo.<br />
74<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Egli ha di un ferro<br />
la man fornita.<br />
DESPINA<br />
Questo è quel pezzo<br />
di calamita,<br />
pietra mesmerica,<br />
ch’ebbe l’origine<br />
nell’Alemagna,<br />
che poi sì celebre<br />
là in Francia fu.<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />
ALFONSO<br />
Come si muovono,<br />
torcono, scuotono,<br />
in terra il cranio<br />
presto percuotono.<br />
DESPINA<br />
Ah, lor la fronte<br />
tenete su.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA Metton la<br />
mano sulla fronte dei due amanti.<br />
Eccoci pronte.<br />
DESPINA<br />
Tenete forte!<br />
Coraggio; or liberi<br />
siete da morte.<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />
ALFONSO<br />
Attorno guardano,<br />
forze riprendono.<br />
Ah, questo medico<br />
vale un Perù!
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 75<br />
FERRANDO e GUGLIELMO Sorgono in<br />
piedi.<br />
Dove son? Che loco è questo?<br />
Chi è colui? Color chi sono?<br />
Son di Giove innanzi al trono?<br />
Sei tu Palla o Citerea?<br />
No, tu sei l’alma mia dea!<br />
Ti ravviso al dolce viso<br />
e alla man ch’or ben conosco<br />
e che sola è il mio tesor.<br />
Abbracciano le amanti teneramente e<br />
bacian loro la mano.<br />
DESPINA e DON ALFONSO<br />
Sono effetti ancor del tossico:<br />
non abbiate alcun timor.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Sarà ver, ma tante smorfie<br />
<strong>fan</strong>no torto al nostro onor.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
(Dalla voglia ch’ho di ridere<br />
il polmon mi scoppia or or.)<br />
Alle amanti.<br />
Per pietà, bell’idol mio...<br />
volgi a me le luci liete!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Più resister non poss’io.<br />
DESPINA e DON ALFONSO<br />
In poch’ore, lo vedrete,<br />
per virtù del magnetismo<br />
finirà quel parossismo,<br />
torneranno al primo umor.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Dammi un bacio, o mio tesoro,<br />
un sol bacio, o qui mi moro.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Stelle, un bacio?<br />
DESPINA<br />
Secondate<br />
per effetto di bontate.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Ah, che troppo si richiede<br />
da una fida onesta amante,<br />
oltraggiata è la mia fede,<br />
oltraggiato è questo cor!<br />
Disperati, attossicati,<br />
ite al diavol quanti siete;<br />
tardi inver vi pentirete<br />
se più cresce il mio furor!<br />
DESPINA e DON ALFONSO<br />
(Un quadretto più giocondo<br />
non si vide in tutto il mondo.<br />
Quel che più mi fa da ridere<br />
è quell’ira e quel furor.<br />
Ch’io ben so che tanto foco<br />
cangerassi in quel d’amor.)<br />
Atto I<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
(Un quadretto più giocondo<br />
non s’è visto in questo mondo;<br />
ma non so se finta o vera<br />
sia quell’ira e quel furor.<br />
Né vorrei che tanto foco<br />
terminasse in quel d’amor.)<br />
75
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 76<br />
Atto II<br />
ATTO SECONDO<br />
SCENA I<br />
Camera.<br />
Dorabella, Fiordiligi e Despina.<br />
DESPINA<br />
Andate là, che siete<br />
due bizzarre ragazze!<br />
FIORDILIGI<br />
Oh, cospettaccio!<br />
Cosa pretenderesti?<br />
DESPINA<br />
FIORDILIGI<br />
Per chi dunque?<br />
DESPINA<br />
DORABELLA<br />
DESPINA<br />
Per voi.<br />
siete voi donne, o no?<br />
FIORDILIGI<br />
E per questo?<br />
DESPINA<br />
Per me nulla.<br />
Per noi?<br />
E per questo<br />
dovete far da donne.<br />
DORABELLA<br />
Cioè?<br />
76<br />
Per voi:<br />
DESPINA<br />
Trattar l’amore en bagatelle:<br />
le occasioni belle<br />
non negliger giammai; cangiar a<br />
[tempo,<br />
a tempo esser costanti;<br />
coquettizzar con grazia;<br />
prevenir la disgrazia, sì comune<br />
a chi si fida in uomo;<br />
mangiar il fico e non gittare il pomo.<br />
FIORDILIGI<br />
(Che diavolo!) Tai cose<br />
falle tu, se n’hai voglia.<br />
DESPINA<br />
Io già le faccio.<br />
Ma vorrei che anche voi<br />
per gloria del bel sesso,<br />
faceste un po’ lo stesso. Per esempio,<br />
i vostri Ganimedi<br />
son andati alla guerra? Infin che<br />
[tornano<br />
fate alla militare: reclutate.<br />
DORABELLA<br />
Il cielo ce ne guardi!<br />
DESPINA<br />
Eh, che noi siamo in terra, e non in<br />
[cielo!<br />
Fidatevi al mio zelo: già che questi<br />
forastieri v’adorano,<br />
lasciatevi adorar. Son ricchi, belli,<br />
nobili, generosi, come fede<br />
fece a voi Don Alfonso; avean coraggio<br />
di morire per voi; questi son merti<br />
che sprezzar non si denno<br />
da giovani qual voi belle e galanti,<br />
che pon star senza amor, non senza<br />
[amanti.<br />
(Par che ci trovin gusto.)
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 77<br />
FIORDILIGI<br />
Per Bacco, ci faresti<br />
far delle belle cose!<br />
Credi tu che vogliamo<br />
favola diventar degli ozïosi?<br />
Ai nostri cari sposi<br />
credi tu che vogliam dar tal tormento?<br />
DESPINA<br />
E chi dice che abbiate<br />
a far loro alcun torto?<br />
(Amiche, siamo in porto!)<br />
DORABELLA<br />
Non ti pare che sia torto bastante<br />
se noto si facesse<br />
che trattiamo costor?<br />
DESPINA<br />
Anche per questo<br />
c’è un mezzo sicurissimo:<br />
io voglio sparger fama<br />
che vengono da me.<br />
DORABELLA<br />
Chi vuoi che il creda?<br />
DESPINA<br />
Oh bella! Non ha forse<br />
merto una cameriera<br />
d’aver due cicisbei? Di me fidatevi.<br />
FIORDILIGI<br />
No, no: son troppo audaci,<br />
questi tuoi forastieri.<br />
Non ebber la baldanza<br />
fin di chieder dei baci?<br />
DESPINA<br />
(Che disgrazia!)<br />
Io posso assicurarvi<br />
che le cose che han fatto<br />
furo effetti del tossico che han preso:<br />
convulsioni, deliri,<br />
follie, vaneggiamenti.<br />
Ma or vedrete come son discreti,<br />
manierosi, modesti e mansueti.<br />
Lasciateli venir.<br />
DORABELLA<br />
DESPINA<br />
E poi?<br />
E poi...<br />
caspita, fate voi!<br />
(L’ho detto che cadrebbero.)<br />
FIORDILIGI<br />
Cosa dobbiamo far?<br />
DESPINA<br />
Atto II<br />
Quel che volete:<br />
siete d’ossa e di carne, o cosa siete?<br />
Una donna a quindici anni<br />
dêe saper ogni gran moda,<br />
dove il diavolo ha la coda,<br />
cosa è bene e mal cos’è.<br />
Dêe saper le maliziette<br />
che innamorano gli amanti,<br />
finger riso, finger pianti,<br />
inventar i bei perché.<br />
Dêe in un momento<br />
dar retta a cento;<br />
colle pupille<br />
parlar con mille;<br />
dar speme a tutti,<br />
sien belli o brutti;<br />
saper nascondersi<br />
senza confondersi;<br />
senza arrossire<br />
saper mentire;<br />
e qual regina<br />
dall’alto soglio<br />
77
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 78<br />
Atto II<br />
col «posso» e «voglio»<br />
farsi ubbidir.<br />
(Par ch’abbian gusto<br />
di tal dottrina.<br />
Viva Despina<br />
che sa servir!)<br />
Parte.<br />
SCENA II<br />
Dorabella e Fiordiligi.<br />
FIORDILIGI<br />
Sorella, cosa dici?<br />
DORABELLA<br />
Io son stordita<br />
dallo spirto infernal di tal ragazza.<br />
FIORDILIGI<br />
Ma credimi, è una pazza.<br />
Ti par che siamo in caso<br />
di seguir suoi consigli?<br />
DORABELLA<br />
Oh, certo, se tu pigli<br />
pel rovescio il negozio.<br />
FIORDILIGI<br />
Anzi, io lo piglio<br />
per il suo vero dritto:<br />
non credi tu delitto<br />
per due giovani omai promesse spose<br />
il far di queste cose?<br />
DORABELLA<br />
Ella non dice<br />
che facciamo alcun mal.<br />
FIORDILIGI<br />
il far parlar di noi.<br />
78<br />
È mal che basta<br />
DORABELLA<br />
Quando si dice<br />
che vengon per Despina!<br />
FIORDILIGI<br />
Oh, tu sei troppo<br />
larga di coscïenza! E che diranne<br />
gli sposi nostri?<br />
DORABELLA<br />
Nulla:<br />
o non sapran l’affare,<br />
ed è tutto finito;<br />
o sapran qualche cosa, e allor diremo<br />
che vennero per lei.<br />
FIORDILIGI<br />
Ma i nostri cori?<br />
DORABELLA<br />
Restano quel che sono:<br />
per divertirsi un poco, e non morire<br />
dalla malinconia<br />
non si manca di fé, sorella mia.<br />
FIORDILIGI<br />
Questo è ver.<br />
DORABELLA<br />
FIORDILIGI<br />
Dunque?<br />
Dunque<br />
fa’ un po’ tu: ma non voglio<br />
aver colpa se poi nasce un imbroglio.<br />
DORABELLA<br />
Che imbroglio nascer deve<br />
con tanta precauzion? Per altro, ascolta:<br />
per intendersi bene,<br />
qual vuoi sceglier per te de’ due<br />
[Narcisi?
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 79<br />
FIORDILIGI<br />
Decidi tu, sorella.<br />
DORABELLA<br />
Io già decisi.<br />
Prenderò quel brunettino,<br />
che più lepido mi par.<br />
FIORDILIGI<br />
Ed intanto io col biondino<br />
vo’ un po’ ridere e burlar.<br />
DORABELLA<br />
Scherzosetta ai dolci detti<br />
io di quel risponderò.<br />
FIORDILIGI<br />
Sospirando i sospiretti<br />
io dell’altro imiterò.<br />
DORABELLA<br />
Mi dirà: «Ben mio, mi moro».<br />
FIORDILIGI<br />
Mi dirà: «Mio bel tesoro».<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Ed intanto che diletto,<br />
che spassetto io proverò!<br />
Partono e s’incontrano in Don Alfonso.<br />
SCENA III<br />
Le suddette e Don Alfonso.<br />
DON ALFONSO<br />
Ah, correte al giardino,<br />
le mie care ragazze! Che allegria!<br />
Che musica! Che canto!<br />
Che brillante spettacolo! Che incanto!<br />
Fate presto, correte!<br />
DORABELLA<br />
Che diamine esser può?<br />
DON ALFONSO<br />
Partono.<br />
Tosto vedrete.<br />
SCENA IV<br />
Giardino alla riva del mare con sedili d’erba<br />
e due tavolini di pietra. Barca ornata di<br />
fiori, con banda di stromenti.<br />
Ferrando e Guglielmo; Despina, servi<br />
riccamente vestiti; coro di musici.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Secondate, aurette amiche,<br />
secondate i miei desiri<br />
e portate i miei sospiri<br />
alla dea di questo cor.<br />
Voi che udiste mille volte<br />
il tenor delle mie pene,<br />
ripetete al caro bene<br />
tutto quel che udiste allor.<br />
CORO<br />
Secondate, aurette amiche,<br />
il desir di sì bei cor.<br />
Nel tempo del ritornello di questo coro,<br />
Ferrando e Guglielmo scendono con catene<br />
di fiori; Don Alfonso e Despina li conducono<br />
davanti le due amanti, che resteranno<br />
ammutite ed attonite.<br />
DON ALFONSO Ai servi che portan un<br />
bacile con fiori.<br />
Il tutto deponete<br />
sopra quei tavolini, e nella barca<br />
ritiratevi, amici.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Cos’è tal mascherata?<br />
Atto II<br />
79
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 80<br />
Atto II<br />
DESPINA<br />
Animo, via, coraggio: avete perso<br />
l’uso della favella?<br />
FERRANDO<br />
Io tremo e palpito<br />
dalla testa alle piante.<br />
GUGLIELMO<br />
Amor lega le membra a vero amante.<br />
DON ALFONSO Alle donne.<br />
Da brave, incoraggiateli.<br />
FIORDILIGI Agli amanti.<br />
Parlate.<br />
DORABELLA<br />
Liberi dite pur quel che bramate.<br />
FERRANDO<br />
Madama...<br />
GUGLIELMO<br />
Anzi, madame...<br />
FERRANDO<br />
Parla pur tu.<br />
GUGLIELMO<br />
No, no, parla pur tu.<br />
DON ALFONSO<br />
Oh cospetto del diavolo,<br />
lasciate tali smorfie<br />
del secolo passato. Despinetta,<br />
terminiam questa festa,<br />
fa’ tu con lei quel ch’io farò con<br />
[questa.<br />
80<br />
DON ALFONSO Prende per mano<br />
Dorabella. Despina prende Fiordiligi.<br />
La mano a me date,<br />
movetevi un po’.<br />
Agli amanti.<br />
Se voi non parlate,<br />
per voi parlerò.<br />
Perdono vi chiede<br />
un schiavo tremante;<br />
v’offese, lo vede,<br />
ma solo un istante.<br />
Or pena, ma tace,<br />
FERRANDO e GUGLIELMO Ripetono<br />
<strong>tutte</strong> le ultime parole con la stessa<br />
cantilena.<br />
...tace...<br />
DON ALFONSO<br />
or lasciavi in pace;<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
...in pace;<br />
DON ALFONSO<br />
non può quel che vuole,<br />
vorrà quel che può.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO Ripetono<br />
due versi intieri con un sospiro.<br />
...non può quel che vuole,<br />
vorrà quel che può.<br />
DON ALFONSO<br />
Su via, rispondete;<br />
guardate e ridete?<br />
DESPINA Si mette davanti le due donne.<br />
Per voi la risposta<br />
a loro darò.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 81<br />
Quello ch’è stato è stato,<br />
scordiamci del passato,<br />
rompasi omai quel laccio<br />
segno di servitù.<br />
Despina prende la mano di Dorabella,<br />
Don Alfonso quella di Fiordiligi e fa rompere<br />
i lacci agli amanti, cui mettono al<br />
braccio dei medesimi.<br />
A me porgete il braccio,<br />
né sospirate più.<br />
DESPINA e DON ALFONSO Sottovoce.<br />
(Per carità, partiamo:<br />
quel che san far veggiamo.<br />
Le stimo più del diavolo<br />
s’ora non cascan giù.)<br />
Partono.<br />
SCENA V<br />
Guglielmo a braccio di Dorabella.<br />
Ferrando e Fiordiligi senza darsi braccio.<br />
Fanno una piccola scena muta<br />
guardandosi, sospirando, ridendo.<br />
FIORDILIGI<br />
Oh che bella giornata!<br />
FERRANDO<br />
Caldetta anzi che no.<br />
DORABELLA<br />
Che vezzosi arboscelli!<br />
GUGLIELMO<br />
Certo, certo: son belli,<br />
han più foglie che frutti.<br />
FIORDILIGI<br />
come sono leggiadri.<br />
Volete passeggiar?<br />
Quei viali<br />
FERRANDO<br />
Son pronto, o cara,<br />
ad ogni vostro cenno.<br />
FIORDILIGI<br />
Troppa grazia!<br />
FERRANDO Nel passare, a Guglielmo.<br />
(Eccoci alla gran crisi.)<br />
FIORDILIGI<br />
Cosa gli avete detto?<br />
FERRANDO<br />
Eh, gli raccomandai<br />
di divertirla bene.<br />
DORABELLA<br />
Passeggiamo anche noi.<br />
GUGLIELMO<br />
Come vi piace.<br />
Passeggiano. Dopo un momento di silenzio.<br />
Ahimè!<br />
DORABELLA<br />
Che cosa avete?<br />
Gli altri due <strong>fan</strong>no scena muta in<br />
lontananza.<br />
GUGLIELMO<br />
Io mi sento sì male,<br />
sì male, anima mia,<br />
che mi par di morire.<br />
(Non otterrà nientissimo.)<br />
DORABELLA<br />
Saranno rimasugli<br />
del velen che beveste.<br />
Atto II<br />
81
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 82<br />
Atto II<br />
GUGLIELMO Con fuoco.<br />
Ah, che un veleno assai più forte io<br />
[bevo<br />
in que’ crudi e focosi<br />
Mongibelli amorosi!<br />
Li altri due entrano in atto di passeggiare.<br />
DORABELLA<br />
Sarà veleno calido:<br />
fatevi un poco fresco.<br />
GUGLIELMO<br />
Ingrata, voi burlate<br />
ed intanto io mi moro! (Son spariti:<br />
dove diamin son iti?)<br />
DORABELLA<br />
Eh, via, non fate...<br />
GUGLIELMO<br />
Io mi moro, crudele, e voi burlate?<br />
DORABELLA<br />
Io burlo, io burlo?<br />
GUGLIELMO<br />
Dunque<br />
datemi qualche segno, anima bella,<br />
della vostra pietà.<br />
DORABELLA<br />
Due, se volete;<br />
dite quel che far deggio, e lo vedrete.<br />
GUGLIELMO<br />
(Scherza, o dice davvero?)<br />
Questa picciola offerta<br />
d’accettare degnatevi.<br />
DORABELLA<br />
Un core?<br />
82<br />
GUGLIELMO<br />
Un core: è simbolo di quello<br />
ch’arde, languisce e spasima per voi.<br />
DORABELLA<br />
(Che dono prezïoso!)<br />
GUGLIELMO<br />
L’accettate?<br />
DORABELLA<br />
Crudele!<br />
Di sedur non tentate un cor fedele.<br />
GUGLIELMO<br />
(La montagna vacilla.<br />
Mi spiace; ma impegnato<br />
è l’onor di soldato.)<br />
V’adoro!<br />
DORABELLA<br />
Per pietà...<br />
GUGLIELMO<br />
DORABELLA<br />
Oh, dèi!<br />
GUGLIELMO<br />
Cedete, o cara!<br />
DORABELLA<br />
Mi farete morir...<br />
GUGLIELMO<br />
Son tutto vostro!<br />
Morremo insieme,<br />
amorosa mia speme.<br />
L’accettate?
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 83<br />
DORABELLA Dopo breve intervallo, con<br />
un sospiro.<br />
L’accetto.<br />
GUGLIELMO<br />
(Infelice Ferrando!) Oh che diletto!<br />
Il core vi dono,<br />
bell’idolo mio;<br />
ma il vostro vo’ anch’io,<br />
via, datelo a me.<br />
DORABELLA<br />
Mel date, lo prendo,<br />
ma il mio non vi rendo;<br />
invan mel chiedete,<br />
più meco ei non è.<br />
GUGLIELMO<br />
Se teco non l’hai,<br />
perché batte qui?<br />
DORABELLA<br />
Se a me tu lo dai,<br />
che mai balza lì?<br />
DORABELLA e GUGLIELMO<br />
È il mio coricino<br />
che più non è meco;<br />
ei venne a star teco,<br />
ei batte così.<br />
GUGLIELMO Vuol mettergli il core<br />
dov’ha il ritratto dell’amante.<br />
Qui lascia che il metta.<br />
DORABELLA<br />
Ei qui non può star.<br />
GUGLIELMO<br />
T’intendo, furbetta.<br />
DORABELLA<br />
Che fai?<br />
GUGLIELMO<br />
Non guardar.<br />
Le torce dolcemente la faccia dall’altra<br />
parte, le cava il ritratto e vi mette il core.<br />
DORABELLA<br />
(Nel petto un Vesuvio<br />
d’avere mi par.)<br />
GUGLIELMO<br />
(Ferrando meschino!<br />
possibil non par.)<br />
L’occhietto a me gira.<br />
DORABELLA<br />
Che brami?<br />
GUGLIELMO<br />
Rimira<br />
se meglio può andar.<br />
DORABELLA e GUGLIELMO<br />
Oh cambio felice<br />
di cori e d’affetti!<br />
Che nuovi diletti,<br />
che dolce penar!<br />
Partono abbracciati.<br />
SCENA VI<br />
Ferrando e Fiordiligi.<br />
FERRANDO<br />
Barbara! Perché fuggi?<br />
FIORDILIGI<br />
Atto II<br />
Ho visto un aspide,<br />
un’idra, un basilisco!<br />
83
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 84<br />
Atto II<br />
FERRANDO<br />
Ah, crudel, ti capisco!<br />
L’aspide, l’idra, il basilisco, e quanto<br />
i libici deserti han di più fiero,<br />
in me solo tu vedi.<br />
FIORDILIGI<br />
È vero, è vero!<br />
Tu vuoi tormi la pace.<br />
FERRANDO<br />
Ma per farti felice.<br />
FIORDILIGI<br />
Cessa di molestarmi.<br />
FERRANDO<br />
Non ti chiedo che un guardo.<br />
FIORDILIGI<br />
Pàrtiti.<br />
FERRANDO<br />
Non sperarlo,<br />
se pria gli occhi men fieri a me non<br />
[giri.<br />
Oh ciel! Ma tu mi guardi, e poi<br />
[sospiri?<br />
Lietissimo.<br />
Ah, lo veggio, quell’anima bella<br />
al mio pianto resister non sa;<br />
non è fatta per esser rubella<br />
agli affetti di amica pietà.<br />
In quel guardo, in quei cari sospiri<br />
dolce raggio lampeggia al mio cor:<br />
già rispondi a’ miei caldi desiri,<br />
già tu cedi al più tenero amor.<br />
Ma tu fuggi, spietata, tu taci<br />
ed invano mi senti languir?<br />
Ah, cessate, speranze fallaci:<br />
la crudel mi condanna a morir.<br />
Parte.<br />
84<br />
SCENA VII<br />
FIORDILIGI Sola.<br />
Ei parte... senti... ah no... partir si lasci,<br />
si tolga ai sguardi miei l’infausto<br />
[oggetto<br />
della mia debolezza. A qual cimento<br />
il barbaro mi pose!.. Un premio è<br />
[questo<br />
ben dovuto a mie colpe!.. In tale<br />
[istante<br />
dovea di nuovo amante<br />
i sospiri ascoltar? L’altrui querele<br />
dovea volger in gioco? Ah, questo core<br />
a ragione condanni, o giusto amore!<br />
Io ardo, e l’ardor mio non è più<br />
[effetto<br />
di un amor virtuoso: è smania, af<strong>fan</strong>no,<br />
rimorso, pentimento,<br />
leggerezza, perfidia e tradimento!<br />
Guglielmo, anima mia! Perché sei<br />
[tanto<br />
ora lungi da me? Solo potresti...<br />
ahimè! Tu mi detesti,<br />
mi rigetti, m’abborri... io già ti veggio<br />
minaccioso, sdegnato; io sento, io<br />
[sento<br />
i rimproveri amari, e il tuo tormento.<br />
Per pietà, ben mio, perdona<br />
all’error di un’alma amante;<br />
fra quest’ombre e queste piante<br />
sempre ascoso, oh Dio, sarà!<br />
Svenerà quest’empia voglia<br />
l’ardir mio, la mia costanza;<br />
perderà la rimembranza<br />
che vergogna e orror mi fa.<br />
A chi mai mancò di fede<br />
questo vano, ingrato cor!<br />
Si dovea miglior mercede,<br />
caro bene, al tuo candor.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 85<br />
SCENA VIII<br />
Ferrando e Guglielmo.<br />
FERRANDO Lietissimo.<br />
Amico, abbiamo vinto!<br />
GUGLIELMO<br />
Un ambo o un terno?<br />
FERRANDO<br />
Una cinquina, amico: Fiordiligi<br />
è la modestia in carne.<br />
GUGLIELMO<br />
FERRANDO<br />
Nientissimo. Sta’ attento<br />
e ascolta come fu.<br />
GUGLIELMO<br />
T’ascolto: di’ pur su.<br />
FERRANDO<br />
Niente meno?<br />
Pel giardinetto,<br />
come eravam d’accordo,<br />
a passeggiar mi metto;<br />
le dò il braccio, si parla<br />
di mille cose indifferenti; alfine<br />
viensi all’amor.<br />
GUGLIELMO<br />
Avanti.<br />
FERRANDO<br />
Fingo labbra tremanti,<br />
fingo di pianger, fingo<br />
di morir al suo piè...<br />
GUGLIELMO<br />
Bravo assai, per mia fé.<br />
Ed ella?<br />
FERRANDO<br />
Ella da prima<br />
ride, scherza, mi burla...<br />
GUGLIELMO<br />
FERRANDO<br />
finge d’impietosirsi...<br />
GUGLIELMO<br />
E poi?<br />
E poi<br />
Oh cospettaccio!<br />
FERRANDO<br />
Alfin scoppia la bomba:<br />
pura come colomba<br />
al suo caro Guglielmo ella si serba;<br />
mi discaccia superba,<br />
mi maltratta, mi fugge,<br />
testimonio rendendomi e messaggio<br />
che una femmina ell’è senza paraggio.<br />
GUGLIELMO<br />
Bravo tu, bravo io,<br />
brava la mia Penelope!<br />
Lascia un po’ ch’io ti abbracci<br />
per sì felice augurio,<br />
o mio fedele messaggier Mercurio!<br />
Si abbracciano.<br />
FERRANDO<br />
E la mia Dorabella?<br />
Come s’è diportata? Con trasporto.<br />
Ah, non ci ho neppur dubbio! Assai<br />
[conosco<br />
quella sensibil alma.<br />
GUGLIELMO<br />
Atto II<br />
Eppur un dubbio,<br />
parlandoti a quattr’occhi,<br />
non saria mal, se tu l’avessi.<br />
85
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 86<br />
Atto II<br />
FERRANDO<br />
Come?<br />
GUGLIELMO<br />
Dico così per dir! (Avrei piacere<br />
d’indorargli la pillola.)<br />
FERRANDO<br />
Stelle! Cesse ella forse<br />
alle lusinghe tue? Ah, s’io potessi<br />
sospettarlo soltanto!..<br />
GUGLIELMO<br />
È sempre bene<br />
il sospettare un poco in questo mondo.<br />
FERRANDO<br />
Eterni dèi! Favella: a foco lento<br />
non mi far qui morir... ma no, tu vuoi<br />
prenderti meco spasso: ella non ama,<br />
non adora che me.<br />
GUGLIELMO<br />
Certo! Anzi in prova<br />
di suo amor, di sua fede,<br />
questo bel ritrattino ella mi diede.<br />
FERRANDO Furente.<br />
Il mio ritratto! Ah, perfida!<br />
GUGLIELMO<br />
Ove vai?<br />
FERRANDO Come sopra.<br />
A trarle il cor dal scellerato petto<br />
e a vendicar il mio tradito affetto.<br />
GUGLIELMO<br />
Fermati!<br />
86<br />
FERRANDO Risoluto.<br />
No, mi lascia!<br />
GUGLIELMO<br />
Sei tu pazzo?<br />
Vuoi tu precipitarti<br />
per una donna che non val due soldi?<br />
(Non vorrei che facesse<br />
qualche corbelleria!)<br />
FERRANDO<br />
Numi! Tante promesse,<br />
e lagrime, e sospiri, e giuramenti,<br />
in sì pochi momenti<br />
come l’empia obbliò!<br />
GUGLIELMO<br />
Perbacco, io non lo so.<br />
FERRANDO<br />
Che fare or deggio?<br />
A qual partito, a qual idea m’appiglio?<br />
Abbi di me pietà, dammi consiglio.<br />
GUGLIELMO<br />
Amico, non saprei<br />
qual consiglio a te dar.<br />
FERRANDO<br />
Barbara! Ingrata!<br />
In un giorno! In poche ore!..<br />
GUGLIELMO<br />
Certo, un caso quest’è da far stupore.<br />
Donne mie, la fate a tanti,<br />
che, se il ver vi deggio dir,<br />
se si lagnano gli amanti<br />
li comincio a compatir.<br />
Io vo’ bene al sesso vostro,<br />
lo sapete, ognun lo sa:<br />
ogni giorno ve lo mostro,<br />
vi do marche d’amistà;
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 87<br />
Ma quel farla a tanti e tanti<br />
m’avvilisce in verità.<br />
Mille volte il brando presi<br />
per salvar il vostro onor,<br />
mille volte vi difesi<br />
colla bocca, e più col cor.<br />
Ma quel farla a tanti e tanti<br />
è un vizietto seccator.<br />
Siete vaghe, siete amabili,<br />
più tesori il ciel vi diè,<br />
e le grazie vi circondano<br />
dalla testa sin ai piè.<br />
Ma la fate a tanti e tanti,<br />
che, se gridano gli amanti,<br />
hanno certo il lor perché.<br />
SCENA IX<br />
Ferrando solo; poi Don Alfonso e<br />
Guglielmo che parlano in fondo.<br />
FERRANDO<br />
In qual fiero contrasto, in qual<br />
[disordine<br />
di pensieri e di affetti io mi ritrovo?<br />
Tanto insolito e novo è il caso mio,<br />
che non altri, non io<br />
basto per consigliarmi... Alfonso,<br />
[Alfonso,<br />
quanto rider vorrai<br />
della mia stupidezza!<br />
Ma mi vendicherò: saprò dal seno<br />
cancellar quell’iniqua... cancellarla?<br />
Troppo, oddio, questo cor per lei mi<br />
[parla.<br />
Tradito, schernito<br />
dal perfido cor,<br />
io sento che ancora<br />
quest’alma l’adora,<br />
Qui capita Don Alfonso con Guglielmo,<br />
e sta a sentire.<br />
io sento per essa<br />
le voci d’amor.<br />
DON ALFONSO Avvicinandosi a<br />
Ferrando.<br />
Bravo, questa è costanza!<br />
FERRANDO<br />
Andate, o barbaro!<br />
Per voi misero sono.<br />
DON ALFONSO<br />
Via, se sarete buono<br />
vi tornerò l’antica calma. Udite:<br />
Fiordiligi a Guglielmo<br />
si conserva fedel, e Dorabella<br />
infedel a voi fu.<br />
FERRANDO<br />
Per mia vergogna.<br />
GUGLIELMO<br />
Caro amico, bisogna<br />
far delle differenze in ogni cosa.<br />
Ti pare che una sposa<br />
mancar possa a un Guglielmo? Un<br />
[piciol calcolo,<br />
non parlo per lodarmi,<br />
se facciamo tra noi... tu vedi, amico,<br />
che un poco di più merto...<br />
DON ALFONSO<br />
GUGLIELMO<br />
Intanto mi darete<br />
cinquanta zecchinetti.<br />
DON ALFONSO<br />
Atto II<br />
Eh, anch’io<br />
[lo dico!<br />
Volentieri.<br />
Pria però di pagar, vo’ che facciamo<br />
qualche altra esperienza.<br />
87
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 88<br />
Atto II<br />
GUGLIELMO<br />
Come!<br />
DON ALFONSO<br />
Abbiate pazienza; infin domani<br />
siete entrambi miei schiavi: a me voi<br />
[deste<br />
parola da soldati<br />
di far quel ch’io dirò. Venite, io spero<br />
mostrarvi ben che folle è quel cervello<br />
che sulla frasca ancor vende l’uccello.<br />
Partono.<br />
SCENA X<br />
Camera con diverse porte,<br />
specchio e tavolini.<br />
Dorabella, Despina e poi Fiordiligi.<br />
DESPINA<br />
Ora vedo che siete<br />
una donna di garbo.<br />
DORABELLA<br />
Invan, Despina,<br />
di resister tentai: quel demonietto<br />
ha un artifizio, un’eloquenza, un tratto<br />
che ti fa cader giù se sei di sasso.<br />
DESPINA<br />
Corpo di satanasso,<br />
questo vuol dir saper! Tanto di raro<br />
noi povere ragazze<br />
abbiamo un po’ di bene,<br />
che bisogna pigliarlo allor ch’ei viene.<br />
Ma ecco la sorella.<br />
Che ceffo!<br />
FIORDILIGI<br />
Sciagurate!<br />
Ecco per colpa vostra<br />
in che stato mi trovo!<br />
88<br />
DESPINA<br />
cara madamigella?<br />
DORABELLA<br />
Hai qualche mal, sorella?<br />
Cosa è nato,<br />
FIORDILIGI<br />
Ho il diavolo che porti<br />
me, te, lei, Don Alfonso, i forastieri<br />
e quanti pazzi ha il mondo.<br />
DORABELLA<br />
Hai perduto il giudizio?<br />
FIORDILIGI<br />
Peggio, peggio;<br />
inorridisci: io amo! E l’amor mio<br />
non è sol per Guglielmo.<br />
DESPINA<br />
Meglio, meglio!<br />
DORABELLA<br />
E che sì, che anche tu se’ innamorata<br />
del galante biondino?<br />
FIORDILIGI Sospirando.<br />
Ah, purtroppo per noi.<br />
DESPINA<br />
DORABELLA<br />
Ma brava!<br />
settanta mille baci:<br />
tu il biondino, io ’l brunetto,<br />
eccoci entrambe spose!<br />
FIORDILIGI<br />
Non pensi agli infelici<br />
Cosa dici?<br />
Tieni
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 89<br />
che stamane partir? Ai loro pianti,<br />
alla lor fedeltà tu più non pensi?<br />
<strong>Così</strong> barbari sensi<br />
dove, dove apprendesti?<br />
Sì diversa da te come ti festi?<br />
DORABELLA<br />
Odimi: sei tu certa<br />
che non muoiano in guerra<br />
i nostri vecchi amanti? E allora<br />
[entrambe<br />
resterem colle man piene di mosche.<br />
Tra un ben certo e un incerto<br />
c’è sempre gran divario!<br />
FIORDILIGI<br />
E se poi torneranno?<br />
DORABELLA<br />
Se torneran, lor danno!<br />
Noi saremo allor mogli, noi saremo<br />
lontane mille miglia.<br />
FIORDILIGI<br />
Ma non so come mai<br />
si può cangiar in un sol giorno un<br />
[core.<br />
DORABELLA<br />
Che domanda ridicola! Siam donne!<br />
E poi, tu com’hai fatto?<br />
FIORDILIGI<br />
DESPINA<br />
Voi non saprete nulla.<br />
FIORDILIGI<br />
Farò che tu lo veda.<br />
Io saprò vincermi.<br />
DORABELLA<br />
Credi, sorella, è meglio che tu ceda.<br />
È amore un ladroncello,<br />
un serpentello è amor;<br />
ei toglie e dà la pace,<br />
come gli piace, ai cor.<br />
Per gli occhi al seno appena<br />
un varco aprir si fa,<br />
che l’anima incatena<br />
e toglie libertà.<br />
Porta dolcezza e gusto<br />
se tu lo lasci far,<br />
ma t’empie di disgusto<br />
se tenti di pugnar.<br />
Se nel tuo petto ei siede,<br />
s’egli ti becca qui,<br />
fa’ tutto quel ch’ei chiede,<br />
che anch’io farò così.<br />
Parte.<br />
SCENA XI<br />
Fiordiligi sola; poi Guglielmo, Ferrando e<br />
Don Alfonso che passano senza esser<br />
veduti; indi Despina.<br />
FIORDILIGI<br />
Come tutto congiura<br />
a sedurre il mio cor! Ma no... si mora<br />
e non si ceda... errai quando alla suora<br />
io mi scopersi, ed alla serva mia.<br />
Esse a lui diran tutto, ed ei più audace,<br />
fia di tutto capace... agli occhi miei<br />
mai più non comparisca... a tutti i<br />
[servi<br />
minaccerò il congedo<br />
Guglielmo sulla porta.<br />
se lo lascian passar... veder nol voglio,<br />
quel seduttor.<br />
GUGLIELMO<br />
Atto II<br />
(Bravissima!<br />
La mia casta Artemisia! La sentite?)<br />
89
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 90<br />
Atto II<br />
FIORDILIGI<br />
Ma potria Dorabella,<br />
senza saputa mia... piano... un pensiero<br />
per la mente mi passa: in casa mia<br />
restar molte uniformi<br />
di Guglielmo e Ferrando... ardir!..<br />
[Despina,<br />
Despina!<br />
DESPINA<br />
Cosa c’è?<br />
FIORDILIGI<br />
Tieni un po’ questa chiave, e senza<br />
[replica,<br />
senza replica alcuna,<br />
prendi nel guardaroba e qui mi porta<br />
due spade, due cappelli e due vestiti<br />
de’ nostri sposi.<br />
DESPINA<br />
FIORDILIGI<br />
Vanne, non replicare.<br />
E che volete fare?<br />
DESPINA<br />
(Comanda in abrégé donna Arroganza!)<br />
Parte.<br />
FIORDILIGI<br />
Non c’è altro, ho speranza<br />
che Dorabella stessa<br />
seguirà il bell’esempio. Al campo, al<br />
[campo:<br />
altra strada non resta<br />
per serbarci innocenti.<br />
DON ALFONSO Dalla porta, a Despina.<br />
(Ho capito abbastanza.<br />
Vanne pur, non temer.)<br />
90<br />
DESPINA<br />
FIORDILIGI<br />
Eccomi.<br />
Vanne.<br />
Sei cavalli di posta<br />
voli un servo a ordinar... di’ a<br />
[Dorabella<br />
che parlar le vorrei...<br />
DESPINA<br />
Sarà servita.<br />
(Questa donna mi par di senno uscita.)<br />
Parte.<br />
SCENA XII<br />
Fiordiligi, poi Ferrando; indi Guglielmo<br />
e Don Alfonso dalla camera.<br />
FIORDILIGI<br />
L’abito di Ferrando<br />
sarà buono per me; può Dorabella<br />
prender quel di Guglielmo. In questi<br />
[arnesi<br />
raggiungerem gli sposi nostri, al loro<br />
fianco pugnar potremo<br />
e morir se fa d’uopo. Ite in malora,<br />
Si cava quello che tiene in testa.<br />
ornamenti fatali!.. Io vi detesto.<br />
GUGLIELMO<br />
Si può dar un amor simile a questo?<br />
FIORDILIGI<br />
Di tornar non sperate alla mia fronte<br />
pria ch’io qui torni col mio ben; in<br />
[vostro<br />
loco porrò questo cappello... oh, come<br />
ei mi trasforma le sembianze e il viso!<br />
Come appena io medesma or mi<br />
[ravviso!
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 91<br />
Tra gli amplessi in pochi istanti<br />
giungerò del fido sposo,<br />
sconosciuta a lui davanti<br />
in quest’abito verrò.<br />
Oh, che gioia il suo bel core<br />
proverà nel ravvisarmi!<br />
FERRANDO<br />
Ed intanto di dolore<br />
meschinello io mi morrò.<br />
FIORDILIGI<br />
Cosa veggio! Son tradita!<br />
Deh, partite!<br />
FERRANDO<br />
Ah no, mia vita!<br />
Prende la spada dal tavolino, la sfodera.<br />
Con quel ferro di tua mano<br />
questo cor tu ferirai,<br />
e se forza, oddio, non hai,<br />
io la man ti reggerò.<br />
FIORDILIGI<br />
Taci... ahimè! Son abbastanza<br />
tormentata ed infelice!<br />
FIORDILIGI e FERRANDO<br />
Ah, che omai la mia/sua costanza<br />
a quei sguardi, a quel che dice,<br />
incomincia a vacillar!<br />
FIORDILIGI<br />
Sorgi, sorgi...<br />
FERRANDO<br />
Invan lo credi.<br />
FIORDILIGI<br />
Per pietà, da me che chiedi?<br />
FERRANDO<br />
Il tuo cor, o la mia morte.<br />
FIORDILIGI<br />
Ah, non son, non son più forte...<br />
FERRANDO Le prende la mano e gliela<br />
bacia.<br />
Cedi, cara!<br />
FIORDILIGI<br />
Dèi, consiglio!<br />
FERRANDO<br />
Volgi a me pietoso il ciglio:<br />
in me sol trovar tu puoi<br />
sposo, amante, e più se vuoi.<br />
Tenerissimamente.<br />
Idol mio, più non tardar.<br />
FIORDILIGI Tremando.<br />
Giusto ciel!.. Crudel... hai vinto,<br />
fa’ di me quel che ti par.<br />
Don Alfonso trattiene Guglielmo che<br />
vorria uscire.<br />
FERRANDO e FIORDILIGI<br />
Abbracciamci, o caro bene,<br />
e un conforto a tante pene<br />
sia languir di dolce affetto,<br />
di diletto sospirar!<br />
Partono.<br />
Atto II<br />
SCENA XIII<br />
Guglielmo e Don Alfonso; poi Ferrando,<br />
indi Despina.<br />
GUGLIELMO<br />
Oh poveretto me! Cosa ho veduto,<br />
cosa ho sentito mai!<br />
91
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 92<br />
Atto II<br />
DON ALFONSO<br />
Per carità, silenzio!<br />
GUGLIELMO<br />
Mi pelerei la barba,<br />
mi graffierei la pelle,<br />
e darei colle corna entro le stelle!<br />
Fu quella Fiordiligi, la Penelope,<br />
l’Artemisia del secolo! Briccona!<br />
assassina... fur<strong>fan</strong>te... ladra... cagna...<br />
DON ALFONSO<br />
Lasciamolo sfogar.<br />
FERRANDO Lieto.<br />
GUGLIELMO<br />
Ebben!<br />
FERRANDO<br />
Chi? La tua Fiordiligi?<br />
Dov’è?<br />
GUGLIELMO<br />
La mia Fior... fior di diavolo, che<br />
[strozzi<br />
lei prima e dopo me!<br />
FERRANDO<br />
Ironicamente.<br />
v’han delle differenze<br />
in ogni cosa...<br />
GUGLIELMO<br />
Ah, cessa,<br />
cessa di tormentarmi,<br />
ed una via piuttosto<br />
studiam di castigarle<br />
sonoramente.<br />
92<br />
Tu vedi bene:<br />
DON ALFONSO<br />
Io so qual è: sposarle.<br />
GUGLIELMO<br />
Vorrei sposar piuttosto<br />
la barca di Caronte.<br />
FERRANDO<br />
La grotta di Vulcano.<br />
GUGLIELMO<br />
La porta dell’inferno.<br />
DON ALFONSO<br />
Dunque restate celibi in eterno.<br />
FERRANDO<br />
Mancheran forse donne<br />
ad uomin come noi?<br />
DON ALFONSO<br />
Non c’è abbondanza d’altro.<br />
Ma l’altre che faran, se ciò fer queste?<br />
In fondo, voi le amate<br />
queste vostre cornacchie<br />
[spennacchiate.<br />
GUGLIELMO<br />
Ah purtroppo!<br />
FERRANDO<br />
Purtroppo!<br />
DON ALFONSO<br />
Ebben, pigliatele<br />
com’elle son. Natura non potea<br />
fare l’eccezïone, il privilegio<br />
di creare due donne d’altra pasta<br />
per i vostri bei musi; in ogni cosa<br />
ci vuol filosofia. Venite meco;<br />
di combinar le cose
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 93<br />
studierem la maniera.<br />
Vo’ che ancor questa sera<br />
doppie nozze si facciano. Frattanto<br />
un’ottava ascoltate:<br />
felicissimi voi, se la imparate.<br />
Tutti accusan le donne, ed io le<br />
[scuso<br />
se mille volte al dì cangiano amore;<br />
altri un vizio lo chiama ed altri un<br />
[uso,<br />
ed a me par necessità del core.<br />
L’amante che si trova alfin deluso<br />
non condanni l’altrui, ma il<br />
[proprio errore;<br />
già che giovani, vecchie, e belle e<br />
[brutte,<br />
ripetetel con me: «Co-sì-<strong>fan</strong>-tut-te».<br />
SCENA XIV<br />
I suddetti e Despina.<br />
DESPINA<br />
Vittoria, padroncini!<br />
A sposarvi disposte<br />
son le care madame; a nome vostro<br />
loro io promisi che in tre giorni circa<br />
partiranno con voi. L’ordin mi diero<br />
di trovar un notaio<br />
che stipuli il contratto; alla lor camera<br />
attendendo vi stanno.<br />
Siete così contenti?<br />
FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />
ALFONSO<br />
Contentissimi.<br />
DESPINA<br />
Non è mai senza effetto<br />
quand’entra la Despina in un progetto.<br />
SCENA XV<br />
Sala ricchissima illuminata. Orchestra in<br />
fondo. Tavola per quattro persone con doppieri<br />
d’argento. Quattro servi riccamente<br />
vestiti.<br />
Despina; poi Don Alfonso.<br />
DESPINA<br />
Fate presto, o cari amici,<br />
alle faci il foco date<br />
e la mensa preparate<br />
con ricchezza e nobiltà.<br />
Delle nostre padroncine<br />
gl’imenei son già disposti.<br />
Ai suonatori.<br />
E voi gite ai vostri posti<br />
finché i sposi vengon qua.<br />
CORO DI SERVI e SUONATORI<br />
Facciam presto, o cari amici,<br />
alle faci il foco diamo<br />
e la mensa prepariamo<br />
con ricchezza e nobiltà.<br />
Delle nostre padroncine<br />
gl’imenei son già disposti.<br />
Andiam tutti ai nostri posti<br />
finché i sposi vengon qua.<br />
Atto II<br />
DON ALFONSO<br />
Bravi, bravi! Ottimamente!<br />
Che abbondanza, che eleganza!<br />
Una mancia conveniente<br />
l’un e l’altro a voi darà.<br />
Mentre Don Alfonso canta, i suonatori<br />
accordano.<br />
Le due coppie omai si avanzano,<br />
fate plauso al loro arrivo,<br />
lieto canto e suon giulivo<br />
empia il ciel d’ilarità.<br />
93
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 94<br />
Atto II<br />
DESPINA e DON ALFONSO Piano,<br />
partendo per diverse porte.<br />
Una scena più piacevole<br />
non s’è vista, o si vedrà!<br />
SCENA XVI<br />
Dorabella, Guglielmo,<br />
Fiordiligi e Ferrando.<br />
Mentre s’avanzano il coro canta e<br />
incomincia l’orchestra una marcia.<br />
CORO<br />
Benedetti i doppi coniugi<br />
e le amabili sposine!<br />
Splenda lor il ciel benefico<br />
ed a guisa di galline<br />
sien di figli ognor prolifiche,<br />
che le agguaglino in beltà.<br />
GLI SPOSI<br />
Come par che qui prometta<br />
tutto gioia e tutto amore!<br />
Della cara Despinetta<br />
certo il merito sarà.<br />
Raddoppiate il lieto suono,<br />
replicate il dolce canto,<br />
e noi qui seggiamo intanto<br />
in maggior giovialità.<br />
CORO Gli sposi mangiano.<br />
Benedetti i doppi coniugi<br />
e le amabili sposine!<br />
Splenda lor il ciel benefico<br />
ed a guisa di galline<br />
sien di figli ognor prolifiche,<br />
che le agguaglino in beltà.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Tutto, tutto, o vita mia,<br />
al mio foco or ben risponde.<br />
94<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Pel mio sangue l’allegria<br />
cresce, cresce e si diffonde.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Sei pur bella!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Sei pur vago!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Che bei rai!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Che bella bocca!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO Toccando i<br />
bicchieri.<br />
Tocca e bevi!<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Bevi e tocca!<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e<br />
FERRANDO<br />
E nel tuo, nel mio bicchiero<br />
si sommerga ogni pensiero,<br />
e non resti più memoria<br />
del passato ai nostri cor.<br />
Le donne bevono.<br />
GUGLIELMO<br />
(Ah, bevessero del tossico<br />
queste volpi senza onor!)<br />
SCENA XVII<br />
I suddetti, Don Alfonso;<br />
poi Despina da notaio.<br />
DON ALFONSO<br />
Miei signori, tutto è fatto.<br />
Col contratto nuzïale
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il notaio è sulle scale<br />
e isso fatto qui verrà.<br />
GLI AMANTI<br />
Bravo, bravo! Passi subito.<br />
DON ALFONSO<br />
Vo a chiamarlo: eccolo qua.<br />
DESPINA<br />
Augurandovi ogni bene<br />
il notaio Beccavivi<br />
coll’usata a voi sen viene<br />
notariale dignità.<br />
E il contratto stipulato<br />
colle regole ordinarie<br />
nelle forme giudiziarie,<br />
pria tossendo, poi sedendo,<br />
clara voce leggerà.<br />
TUTTI<br />
Bravo, bravo in verità!<br />
DESPINA<br />
Per contratto da me fatto,<br />
si congiunge in matrimonio<br />
Fiordiligi con Sempronio,<br />
e con Tizio Dorabella<br />
sua legittima sorella,<br />
quelle, dame ferraresi,<br />
questi, nobili albanesi.<br />
E, per dote e contradote...<br />
GLI AMANTI<br />
Cose note, cose note,<br />
vi crediamo, ci fidiamo:<br />
soscriviam, date pur qua.<br />
Solamente le due donne sottoscrivono.<br />
DESPINA e DON ALFONSO<br />
Bravi, bravi in verità!<br />
La carta resta in mano di Don Alfonso. Si<br />
sente gran suono di tamburo e canto.<br />
CORO LONTANO<br />
Bella vita militar!<br />
Ogni dì si cangia loco,<br />
oggi molto e doman poco,<br />
ora in terra ed or sul mar.<br />
TUTTI<br />
Che romor! Che canto è questo?<br />
DON ALFONSO<br />
State cheti. Io vo a guardar.<br />
Va alla finestra.<br />
Misericordia!<br />
Numi del cielo!<br />
Che caso orribile!<br />
Io tremo, io gelo!<br />
Gli sposi vostri...<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Lo sposo mio...<br />
DON ALFONSO<br />
In questo istante<br />
tornaro, oh Dio!<br />
Ed alla riva<br />
sbarcano già!<br />
I QUATTRO AMANTI<br />
Cosa mai sento!<br />
Barbare stelle!<br />
In tal momento<br />
che si farà?<br />
I servi portano via la tavola, e i suonatori<br />
partono in fretta.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Presto partite!<br />
Atto II<br />
95
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 96<br />
Atto II<br />
GLI ALTRI<br />
Ma se li/ci veggono?<br />
LE DONNE<br />
Presto fuggite!<br />
GLI ALTRI<br />
Ma se ci/li incontrano?<br />
LE DONNE<br />
Là, là celatevi,<br />
per carità!<br />
Fiordiligi e Dorabella conducono li due<br />
amanti in una camera. Don Alfonso conduce<br />
la Despina in un’altra. Gli amanti<br />
escono non veduti e partono.<br />
Numi, soccorso!<br />
DON ALFONSO<br />
Rasserenatevi...<br />
LE DONNE<br />
Numi, consiglio!<br />
DON ALFONSO<br />
Ritranquillatevi...<br />
LE DONNE Quasi frenetiche.<br />
Chi dal periglio<br />
ci salverà?<br />
DON ALFONSO<br />
In me fidatevi,<br />
ben tutto andrà.<br />
LE DONNE<br />
Mille barbari pensieri<br />
tormentando il cor mi vanno,<br />
se discoprono l’inganno,<br />
ah di noi che mai sarà?<br />
96<br />
SCENA XVIII<br />
Dorabella, Fiordiligi, Guglielmo e<br />
Ferrando con mantelli e cappelli militari;<br />
Despina in camera e Don Alfonso.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Sani e salvi, agli amplessi amorosi<br />
delle nostre fidissime amanti<br />
ritorniamo, di gioia esultanti,<br />
per dar premio alla lor fedeltà.<br />
DON ALFONSO<br />
Giusti numi, Guglielmo!<br />
[Ferrando!<br />
Oh che giubilo, qui come? E<br />
[quando?<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Richiamati da regio contrordine,<br />
pieni il cor di contento e di giolito,<br />
ritorniamo alle spose adorabili,<br />
ritorniamo alla vostra amistà.<br />
GUGLIELMO<br />
Ma cos’è quel pallor, quel silenzio?<br />
FERRANDO<br />
L’idol mio perché mesto si sta?<br />
DON ALFONSO<br />
Dal diletto confuse ed attonite,<br />
mute mute si restano là.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
(Ah, che al labbro le voci mi<br />
[mancano,<br />
se non moro un prodigio sarà.)<br />
I servi portano un baule.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 97<br />
GUGLIELMO<br />
Permettete che sia posto<br />
quel baul in quella stanza.<br />
Dèi, che veggio! Un uom nascosto?<br />
Un notaio? Qui che fa?<br />
DESPINA Esce, ma senza cappello.<br />
No, signor, non è un notaio;<br />
è Despina mascherata<br />
che dal ballo or è tornata<br />
e a spogliarsi venne qua.<br />
FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />
ALFONSO<br />
(Una furba uguale a questa<br />
dove mai si troverà?)<br />
DESPINA<br />
(Una furba che m’agguagli<br />
dove mai si troverà?)<br />
Don Alfonso lascia cadere accortamente il<br />
contratto sottoscritto dalle donne.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
La Despina? La Despina?<br />
Non capisco come va.<br />
DON ALFONSO Piano agli amanti.<br />
Già cader lasciai le carte,<br />
raccoglietele con arte.<br />
FERRANDO<br />
Ma che carte sono queste?<br />
GUGLIELMO<br />
Un contratto nuzïale?<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Giusto ciel! Voi qui scriveste!<br />
Contradirci omai non vale!<br />
Tradimento, tradimento!<br />
Ah si faccia il scoprimento<br />
e a torrenti, a fiumi, a mari<br />
indi il sangue scorrerà!<br />
Vanno per entrare nell’altra camera; le<br />
donne li arrestano.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Ah, signor, son rea di morte<br />
e la morte io sol vi chiedo.<br />
Il mio fallo tardi vedo:<br />
con quel ferro un sen ferite<br />
che non merita pietà!<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Cosa fu?<br />
FIORDILIGI e DORABELLA Additando<br />
Despina e Don Alfonso.<br />
Per noi favelli<br />
il crudel, la seduttrice!<br />
DON ALFONSO<br />
Troppo vero è quel che dice,<br />
e la prova è chiusa lì.<br />
Accenna la camera dov’erano entrati<br />
prima gli amanti.<br />
Atto II<br />
FIORDILIGI e DORABELLA<br />
Dal timor io gelo, io palpito;<br />
perché mai li discoprì?<br />
Ferrando e Guglielmo entrano un momento<br />
in camera, poi sortono senza cappello,<br />
senza mantello e senza mustacchi, ma coll’abito<br />
finto e burlano in modo ridicolo le<br />
amanti e Despina.<br />
FERRANDO Facendo dei complimenti<br />
affettati a Fiordiligi.<br />
A voi s’inchina,<br />
bella damina,<br />
il cavaliere<br />
dell’Albania!<br />
97
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 98<br />
Atto II<br />
GUGLIELMO A Dorabella.<br />
Il ritrattino<br />
pel coricino<br />
ecco io le rendo,<br />
signora mia.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
A Despina.<br />
Ed al magnetico<br />
signor dottore<br />
rendo l’onore<br />
che meritò!<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e DESPINA<br />
Stelle, che veggo!<br />
FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />
ALFONSO<br />
Son stupefatte!<br />
FIORDILIGI, DORABELLA e DESPINA<br />
Al duol non reggo!<br />
GLI UOMINI<br />
Son mezze matte.<br />
FIORDILIGI e DORABELLA Accennando<br />
Don Alfonso.<br />
Ecco là il barbaro<br />
che c’ingannò.<br />
DON ALFONSO<br />
V’ingannai, ma fu l’inganno<br />
disinganno ai vostri amanti,<br />
che più saggi omai saranno,<br />
che faran quel ch’io vorrò.<br />
Li unisce e li fa abbracciare.<br />
Qua le destre, siete sposi:<br />
abbracciatevi e tacete.<br />
Tutti quattro ora ridete,<br />
ch’io già risi e riderò.<br />
98<br />
LE AMANTI<br />
Idol mio, se questo è vero,<br />
colla fede e coll’amore<br />
compensar saprò il tuo core,<br />
adorarti ognor saprò.<br />
FERRANDO e GUGLIELMO<br />
Te lo credo, gioia bella,<br />
ma la prova io far non vo’.<br />
DESPINA<br />
Io non so se questo è sogno,<br />
mi confondo, mi vergogno.<br />
Manco mal, se a me l’han fatta,<br />
che a molt’altri anch’io la fo.<br />
TUTTI<br />
Fortunato l’uom che prende<br />
ogni cosa pel buon verso,<br />
e tra i casi e le vicende<br />
da ragion guidar si fa.<br />
Quel che suole altrui far piangere<br />
fia per lui cagion di riso,<br />
e del mondo in mezzo i turbini<br />
bella calma troverà.
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 99<br />
99
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 100<br />
100
06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 101<br />
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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.35 Pagina 102<br />
102
07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 103<br />
Bibliografia<br />
ERNEST GOMBRICH, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> (Procrisis Included), «Journal of the<br />
Warburg and Courtauld Institutes», 17, 1954, pp. 372-374.<br />
MASSIMO MILA, Razionalismo di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in Mozart. La vita e le<br />
opere, a cura di Franco Armani, Milano, Edizioni della Scala, 1955, pp.<br />
195-219 (rist.: La geometria amorosa di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in ID., I costumi della<br />
Traviata, Pordenone, Studio Tesi, 1984, pp. 81-115).<br />
ANTOINE GOLEA, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> im Lichte des Psychoanalyse, «Neue<br />
Zeitschrift für Musik», 121, 1960, pp. 48-53.<br />
DELORES KEAHEY, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Parody or Irony?, in Paul A. Pisk. Essays<br />
in His Honor, a cura di John Glowacki, Austin, College of Fine Arts,<br />
University of Texas, 1966, pp. 116-130.<br />
GUNTER REISS, Komödie und Musik. Bemerkungen zur musikalischen<br />
Komödie <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Die Musikforschung», 20, 1967, pp. 8-19.<br />
KURT KRAMER, Da Ponte’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Nachrichten der Akademie<br />
der Wissenschaften in Göttingen aus dem Jahre 1973. Philologischhistorische<br />
Klasse», 11, 1973, pp. 3-27.<br />
STEFAN KUNZE, Über das Verhältnis von musikalisch autonomer Struktur und<br />
Textbau in Mozarts Opern. Das Terzettino «Soave sia il vento» (No. 10) aus<br />
<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Mozart Jahrbuch 1973-1974», 1975, pp. 217-232.<br />
<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Beiträge zur Wirkungsgeschichte von Mozarts Oper, a cura di<br />
Susanne Vill, Bayreuth, Mühl, 1978.<br />
FRANCESCO DEGRADA, Splendore e miseria della ragione. A proposito di <strong>Così</strong><br />
<strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in ID., Il palazzo incantato. Studi sulla tradizione del melodramma<br />
dal barocco al romanticismo, Fiesole, Discanto, 1979, pp. 3-18.<br />
103
07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 104<br />
Bibliografia<br />
CORNELIA KRITSCH - HERBERT ZEMAN, Das Rätsel eines genialen<br />
Opernentwurf. Da Ponte’s Libretto zu <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> und das literarische<br />
Umfeld des 18. Jahrhunderts, in Die Österreichische Literatur. Ihr Profil an der<br />
Wende vom 18. zum 19. Jahrhundert (1750-1830), a cura di Herbert<br />
Zeman, Graz, Akademische Druck und Verlagsanstalt, 1979, I, pp. 355-<br />
377.<br />
PETER BRANSCOMBE, <strong>Così</strong> in Context, «Musical Times», 122, 1981, pp.<br />
461-464.<br />
HANS MAYER, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> und die Endzeit des Ancien Régime, in ID.,<br />
Versuch über die Oper, Frankfurt, Suhrkamp, 1981, pp. 9-52.<br />
ANDREW STEPTOE, The Sources of <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. A Reappraisal, «Music &<br />
Letters», 62, 1981, pp. 281-294.<br />
GABRIELE BRANDSTETTER, So machen’s alle. Die frühen Übersetzungen<br />
von Da Pontes und Mozarts <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> für deutsche Bühnen,<br />
«Musikforschung», XXXV/1, 1982, pp. 27-44.<br />
SONJA PUNTSCHER RIEKMANN, Mozart, ein bürgerlicher Künstler. Studien<br />
zu den Libretti Le nozze di Figaro, Don Giovanni und <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>,<br />
Wien, Böhlau, 1982 («Junge Wiener Romanistik», 4).<br />
WILHELM GLOEDE, Die Ouverture zu <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Mitteilungen der<br />
Internationalen Stiftung Mozarteum», 32, 1984, pp. 35-50.<br />
PETER ACKERMANN, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Zur Rezeption von Mozarts Oper in<br />
der Musikwissenschaft, «Mitteilungen der Internationalen Stiftung<br />
Mozarteum», 33, 1985, pp. 17-24.<br />
ALANTYSON, Notes on the Composition of Mozart’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Journal<br />
of the American Musicological Society», 37, 1984, pp. 356-401 (rist. in<br />
ID., Mozart. Studies of the Autograph Scores, Cambridge, Harvard<br />
University Press, 1987, pp. 177-221).<br />
104
07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 105<br />
Bibliografia<br />
Wolfgang Amadeus Mozart. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Texte, Materialen, Kommentare, a<br />
cura di Attila Csampai e Dietmar Holland, Reinbek bei Hamburg,<br />
Rowohlt, 1984.<br />
SUSANNE VILL, Das psychologische Experiment in de Laclos’ Les liaisons<br />
dangereuses und in Mozarts <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Zur Frage von Rationalismus<br />
und Ironie in Mozarts Musiktheater, in Aufklärungen. Studien zur deutschfranzösischen<br />
Musikgeschichte im 18. Jahrhundert. Einflüsse und Wirkungen, a<br />
cura di Wolfgang Birtel e Christian-Hellmut Mahling, Heidelberg, Carl<br />
Winter, 1986, pp. 132-142.<br />
GERHARD SPLITT, Gespielte Aufklärung. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> oder die Umkehrung<br />
der Moral, «Freiburger Universitätblätter», XXVII/101, 1988, pp. 47-71.<br />
ANDREW STEPTOE, The Mozart-Da Ponte Operas. The Cultural and Musical<br />
Background to Le nozze di Figaro, Don Giovanni and <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> tuttte,<br />
Oxford, Clarendon, 1988.<br />
MARIA ANTONELLA BALSANO, L’ottava di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in Liedstudien.<br />
Wolfgang Osthoff zum 60. Geburtstag, a cura di Martin Just e Reinhard<br />
Wiesend, Tutzing, Hans Schneider, 1989, pp. 279-291.<br />
PAOLO GALLARATI, Music and Masks in Lorenzo Da Ponte’s Mozartian<br />
Librettos, «Cambridge Opera Journal», I/3, 1989, pp. 225-247.<br />
DANIEL HEARTZ, Citations, Reference, and Recall in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in ID.,<br />
Mozart’s Operas, a cura di Thomas Bauman, Berkeley-Los Angeles-<br />
London, University of California Press, 1990, pp. 229-253.<br />
STEFAN KUNZE, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Giochi proibiti, in ID., Il teatro di Mozart,<br />
Venezia, Marsilio, 1990, pp. 528-639.<br />
DEXTER EDGE, Mozart’s Fee for <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Journal of the Royal<br />
Musical Association», CXVI/2, 1991, pp. 211-235.<br />
105
07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 106<br />
Bibliografia<br />
CHARLES C. FORD, <strong>Così</strong>? Sexual Politics in Mozart’s Operas, Manchester,<br />
Manchester University Press, 1991.<br />
Mozart. Die Da Ponte-Opern, a cura di Heinz-Klaus Metzger e Rainer<br />
Riehn, München, Text und Kritik, 1991.<br />
ALERAMO LANAPOPPI, Lorenzo Da Ponte. Realtà e leggenda nella vita del<br />
librettista di Mozart, Venezia, Marsilio, 1992.<br />
FRITZ NOSKE, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>: ironia drammaturgica, in ID., Dentro l’opera,<br />
Venezia, Marsilio, 1993, pp. 113-142.<br />
SCOTT BURNHAM, Mozart’s felix culpa. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> and the Irony of<br />
Beauty, «The Musical Quarterly», 78, 1994, pp. 77-98.<br />
CARLO CARUSO, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, o sia «La scuola dell’Orlando furioso», «Il<br />
Saggiatore musicale», I/2, 1994, pp. 361-375.<br />
ALESSANDRO DI PROFIO, Le regole dell’inganno. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> e la lezione<br />
goldoniana, «Studi musicali», XXIII/2, 1994, pp. 313-328.<br />
JOACHIM HERZ, Möglichkeiten und Unmöglichkeiten. Der Interpretation am<br />
Beispiel von <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in Zwischen Opera buffa und Melodramma.<br />
Italienische Oper im 18. und 19. Jahrhundert, a cura di Jürgen Maehder e<br />
Jürg Stenzl, New York, Peter Lang, 1994, pp. 135-143.<br />
DIETER BORCHMEYER, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Ein erotisches Experiment zwischen<br />
Materialismus und Empfindsamkeit, in Studien zur Musikgeschichte. Eine<br />
Festschrift für Ludwig Finscher, a cura di Annegrit Laubenthal, Kassel,<br />
Bärenreiter, 1995, pp. 353-364.<br />
BRUCE ALAN BROWN, W. A. Mozart. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, New York,<br />
Cambridge University Press, 1995 («Cambridge Opera Handbooks»).<br />
THOMAS E. GLASOW, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>’s Sexual Rhythmics, «Opera<br />
Quarterly», XI/4, 1995, pp. 17–29.<br />
106
07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 107<br />
Bibliografia<br />
SIEGMUND LEVARIE, Das Fermaten-Motiv in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Mitteilungen<br />
der Internationalen Stiftung Mozarteum», XLIII/3-4, 1995, pp. 37-40.<br />
BRUCE ALAN BROWN - JOHN RICE, Salieri’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Cambridge<br />
Opera Journal», 8, 1996, pp. 17-43.<br />
Wolfgang Amadé Mozart. Essays on His Life and His Music, a cura di Stanley<br />
Sadie, New York, Oxford University Press, 1996.<br />
RAFFAELE MELLACE, Nel laboratorio di Da Ponte. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, Le nozze<br />
di Figaro e la librettistica coeva, «Rivista italiana di musicologia», XXXIII/2,<br />
1998, pp. 279-300.<br />
CONSTANZE NATOŠEVIC, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Mozart, die Liebe und die<br />
Revolution von 1789, Kassel, Bärenreiter, 2003.<br />
EDMUND JOSEPH GOEHRING, Three Modes of Perception in Mozart. The<br />
Philosophical, Pastoral, and Comic in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, Cambridge, Cambridge<br />
University Press, 2004.<br />
IAN WOODFIELD, Mozart’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. A Compsitional History,<br />
Woodbridge, Boydell & Brewer, 2008.<br />
LAURENZ LÜTTEKEN, Negating Opera Through Opera. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> and<br />
the Reverse of the Enlightenment, «Eighteenth Century Music», VI/2, 2009,<br />
pp. 229-241.<br />
«La Fenice prima dell’opera», 2012/1: <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, responsabile musicologico<br />
Michele Girardi, Venezia, Teatro La Fenice, 2012.<br />
107
07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 108<br />
108
08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 107<br />
PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE DONIZETTI<br />
SAGGI E MONOGRAFIE<br />
GIROLAMO CALVI, Di Giovanni Simone Mayr, a cura di PierAngelo Pelucchi,<br />
Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2000.<br />
Attorno al palcoscenico. La musica a Trieste fra Sette e Ottocento e l’inaugurazione del<br />
Teatro Nuovo (1801), a cura di Maria Girardi e Paolo Da Col, Bologna-Bergamo,<br />
Arnaldo Forni Editore - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2001.<br />
Il teatro di <strong>Donizetti</strong>. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998, I:<br />
La vocalità e i cantanti, a cura di Francesco Bellotto e Paolo Fabbri, Bergamo,<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2001.<br />
Il teatro di <strong>Donizetti</strong>. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998, II:<br />
Percorsi e proposte di ricerca, a cura di Paolo Cecchi e Luca Zoppelli, Bergamo,<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2004.<br />
Alfredo Piatti. Studi e documenti, a cura di Virgilio Bernardoni, Bergamo,<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2004.<br />
Il teatro di <strong>Donizetti</strong>. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998,<br />
III: Voglio amore, e amor violento. Studi di drammaturgia, a cura di Livio Aragona e<br />
Federico Fornoni, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2006.<br />
Giuseppe <strong>Donizetti</strong> Pascià. Traiettorie musicali e storiche tra Italia e Turchia, a cura di<br />
Federico Spinetti, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2010.<br />
LE FONTI DONIZETTIANE<br />
<strong>Donizetti</strong> a Casa Ricordi. Gli autografi teatrali, a cura di Alessandra Campana,<br />
Emanuele Senici e Mary Ann Smart, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 1998.<br />
Caro Aniello. I carteggi donizettiani del Fondo Moscarino (1836-1847), a cura di<br />
Carlo Moscarino, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2008.<br />
EPISTOLARI<br />
Il carteggio Mayr, I: 1782-1804, a cura di Paolo Fabbri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Donizetti</strong>, 2008.<br />
Il carteggio Mayr, II: 1805-1810, a cura di Paolo Fabbri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Donizetti</strong>, 2010.
08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 108<br />
QUADERNI DELLA FONDAZIONE DONIZETTI<br />
(a cura di Livio Aragona e Federico Fornoni)<br />
Roberto Devereux, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 1), 2006.<br />
Lucia di Lammermoor, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 2), 2006.<br />
Anna Bolena, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 3), 2006.<br />
La Voix humaine, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 4), 2006.<br />
Cavalleria rusticana, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 5), 2006.<br />
L’elisir d’amore, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 6), 2007.<br />
Don Gregorio, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 7), 2007.<br />
Histoire du soldat - Brundibár, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 8), 2007.<br />
Lucrezia Borgia, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 9), 2007.<br />
La bohème, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 10), 2007.<br />
La Favorite, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 11), 2008.<br />
I puritani, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 12), 2008.<br />
Marino Faliero, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 13), 2008.<br />
Parigi 1835, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 14), 2008.<br />
Carmen, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 15), 2008.<br />
Linda di Chamounix, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 16), 2009.<br />
La traviata, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 17), 2009.<br />
L’elisir d’amore, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 18), 2009.<br />
Il barbiere di Siviglia, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 19), 2009.<br />
La figlia del reggimento, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 20), 2009.<br />
Poliuto, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 21), 2010.<br />
Amor ingegnoso - Il campanello, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 22), 2010.<br />
Rigoletto, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 23), 2010.<br />
Don Giovanni, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 24), 2010.<br />
Don Pasquale, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 25), 2010.<br />
Gemma di Vergy, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 26), 2011.<br />
Maria di Rohan, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 27), 2011.<br />
La Cecchina ossia La buona figliola, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 28), 2011.<br />
Madama Butterfly, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 29), 2011.<br />
Belisario, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 30), 2012.
08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 109<br />
Maria Stuarda, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 31), 2012.<br />
La bohème, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 32), 2012.<br />
<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 33), 2012.<br />
CASA NATALE - LE GUIDE<br />
<strong>Donizetti</strong>. La casa dove nacque, a cura di Giovanni Carullo, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Donizetti</strong>, 2012.<br />
COEDIZIONI<br />
«The <strong>Donizetti</strong> Society Journal», 7: <strong>Donizetti</strong> and France, a cura di Alexander<br />
Weatherson e Fulvio Ste<strong>fan</strong>o Lo Presti, London-Bergamo, <strong>Donizetti</strong> Society -<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2002.<br />
Mayr a S. Maria Maggiore, 1802-2002. Atti del Convegno di Studi per il Bicentenario<br />
della nomina di Giovanni Simone Mayr a Maestro della Cappella in Bergamo, a cura<br />
di Livio Aragona, Francesco Bellotto e Marcello Eynard, Bergamo, Civica<br />
Biblioteca e Archivi Storici “Angelo Mai” - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2004.<br />
LUIGI PILON, Il Teatro Sociale di Bergamo. Vita e opere, a cura di Maria Chiara<br />
Bertieri, Cinisello Balsamo - Bergamo, Silvana Editoriale - <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Donizetti</strong>, 2009.<br />
Il Teatro Sociale di Bergamo. Il restauro, a cura di Federico Fornoni, Cinisello<br />
Balsamo - Bergamo, Silvana Editoriale - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2009.<br />
LE MUSICHE<br />
GAETANO DONIZETTI, Pietro il Grande Kzar delle Russie, edizione critica a cura<br />
di Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2007.<br />
GAETANO DONIZETTI, Don Gregorio, ricostruzione e revisione sui materiali<br />
autografi a cura di Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione<br />
per l’esecuzione.<br />
GAETANO DONIZETTI, Marino Faliero, revisione sui materiali autografi a cura di<br />
Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />
GAETANO DONIZETTI, Parisina, revisione sull’autografo a cura di Maria Chiara<br />
Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />
GIOVANNI SIMONE MAYR, Che originali, revisione a cura di Maria Chiara<br />
Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.
08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 110<br />
GAETANO DONIZETTI, Gianni di Parigi, revisione sui materiali autografi a cura di<br />
Anders Wiklund, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />
GIOVANNI SIMONE MAYR, Amor ingegnoso, edizione critica a cura di PierAngelo<br />
Pelucchi, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />
GAETANO DONIZETTI, Gemma di Vergy, revisione sui materiali autografi a cura<br />
di Livio Aragona, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />
NICCOLÒ PICCINNI, La Cecchina, trascrizione di Carlo Steno Rossi, Bergamo,<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />
EDIZIONE CRITICA DELLE OPERE DI GAETANO DONIZETTI<br />
(Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano <strong>Donizetti</strong>)<br />
Maria Stuarda, edizione critica a cura di Anders Wiklund, Milano-Bergamo,<br />
Ricordi - Comune di Bergamo, 1991.<br />
Il campanello, edizione critica a cura di Ilaria Narici, Milano-Bergamo, Ricordi -<br />
Comune di Bergamo, 1994.<br />
La Favorite, edizione critica a cura di Rebecca Harris-Warrick, Milano-<br />
Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 1997.<br />
Poliuto, edizione critica a cura di William Ashbrook e Roger Parker, Milano-<br />
Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2000.<br />
Le convenienze ed inconvenienze teatrali, edizione critica a cura di Roger Parker e<br />
Anders Wiklund, Milano-Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2002.<br />
Dom Sébastien, edizione critica a cura di Mary Ann Smart, Milano-Bergamo,<br />
Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2003.<br />
Linda di Chamounix, edizione critica a cura di Gabriele Dotto, Milano-<br />
Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2006.<br />
Pia de’ Tolomei, edizione critica a cura di Giorgio Pagannone, Milano-Bergamo,<br />
Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2007.<br />
Deux hommes et une femme, edizione critica a cura di Paolo A. Rossini con la collaborazione<br />
di Francesco Bellotto, Milano-Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Donizetti</strong>, 2008.<br />
Betly, edizione critica a cura di Ellen Lockhart e Julia Lockhart, Milano-<br />
Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2010.<br />
Maria di Rohan, edizione critica a cura di Luca Zoppelli, Milano-Bergamo,<br />
Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2011.