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QF33 - Così fan tutte - Fondazione Donizetti

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Quaderni della <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong> 33<br />

La musica di <strong>Donizetti</strong><br />

Per Bergamo candidata Capitale Europea della Cultura 2019<br />

Stagione lirica e di balletto 2012


01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 2<br />

Sotto l’Alto Patronato<br />

del Presidente della Repubblica<br />

Assessorato alla Cultura e Spettacolo<br />

L’iniziativa è realizzata da:<br />

FONDAZIONE DONIZETTI<br />

con il contributo di:<br />

<br />

mediapartner:<br />

TEATRO<br />

DONIZETTI


01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 3<br />

FONDAZIONE DONIZETTI<br />

Franco Tentorio<br />

Presidente<br />

Claudia Sartirani<br />

Delegato alla Presidenza<br />

Ettore Pirovano<br />

Vicepresidente<br />

Giovanni Milesi<br />

Delegato alla Vicepresidenza<br />

Attilio Bergamelli, Virgilio Bernardoni,<br />

Massimo Zanello<br />

Consiglio d’amministrazione<br />

COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI<br />

Enrico Negretti<br />

Presidente<br />

Ezio Algarotti, Enrico Negretti,<br />

Roberto Sorti<br />

Collegio<br />

AREA SCIENTIFICA<br />

Paolo Fabbri<br />

Direttore scientifico<br />

Livio Aragona, Federico Fornoni<br />

Responsabili Ricerca, Didattica e Editoria<br />

Maria Chiara Bertieri, Clelia Epis,<br />

Alberto Sonzogni<br />

Collaboratori<br />

AREA AMMINISTRATIVA<br />

Caterina Pusineri<br />

Segreteria della direzione<br />

Silvia Bonanomi, Ste<strong>fan</strong>o Togni<br />

Organizzazione museale e archivi<br />

AREA COMUNICAZIONE<br />

Raffaella Valsecchi<br />

Ufficio stampa<br />

Joannes Tasca, Matteo Arena<br />

Collaboratori<br />

TEATRO DONIZETTI<br />

Franco Tentorio<br />

Sindaco della Città di Bergamo<br />

Claudia Sartirani<br />

Assessore alla Cultura e Spettacolo<br />

Francesco Bellotto<br />

Direttore artistico<br />

Erminia Carbone<br />

Dirigente della Direzione Cultura e Turismo<br />

Massimo Boffelli<br />

Responsabile del Servizio Gestione Teatri Comunali<br />

Rosanna Zanini<br />

Direttore di produzione<br />

Barbara Crotti, Silvana Martinelli,<br />

Dilva Rossi<br />

Segreteria organizzativa<br />

AREA ARTISTICA<br />

Ste<strong>fan</strong>o Montanari, Christian Serazzi,<br />

Francesco Bellotto<br />

Commissione artistica orchestra<br />

Fabio Tartari, Francesco Bellotto<br />

Commissione artistica coro e casting<br />

Angelo Sala<br />

Responsabile artistico degli allestimenti


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Collaborano con il Bergamo Musica Festival 2012:<br />

ACCADEMIA CARRARA DI BERGAMO<br />

ACCADEMIA DELLE OPERE<br />

ACCADEMIA TADINI DI LOVERE<br />

ATENEO SCIENZE LETTERE ED ARTI DI BERGAMO<br />

BALLETTO DELL’OPERA NAZIONALE DI BUCAREST<br />

CAMERA DI COMMERCIO DI BERGAMO<br />

CASA RICORDI<br />

CIVICA BIBLIOTECA ANGELO MAI<br />

CIVICA BIBLIOTECA ANTONIO TIRABOSCHI<br />

COMPAGNIA BALLETTO DI MILANO<br />

CONFINDUSTRIA BERGAMO<br />

DONIZETTI SOCIETY DI LONDRA<br />

EDIZIONE NAZIONALE DELLE OPERE DI GAETANO DONIZETTI<br />

GALDUS<br />

ISTITUTO D’ISTRUZIONE SUPERIORE “CATERINA CANIANA” DI BERGAMO<br />

ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI MUSICALI “GAETANO DONIZETTI”<br />

JERUSALEM FOUNDATION<br />

MIA – FONDAZIONE DELLA CONGREGAZIONE DELLA MISERICORDIA<br />

MAGGIORE<br />

PROVINCIA DI BERGAMO<br />

REGIONE LOMBARDIA<br />

SISTEMA BIBLIOTECARIO PROVINCIALE<br />

SISTEMA BIBLIOTECARIO URBANO<br />

TEATRO COMUNALE GIUSEPPEVERDI DI PADOVA<br />

TEATRO DELL’OPERA GIOCOSA DI SAVONA<br />

TEATRO SOCIALE DI ROVIGO<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BERGAMO<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FERRARA


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«Nella pittorica Bergamo, fra le colline dell’Italia settentrionale, è nato<br />

Gaetano <strong>Donizetti</strong>. La città onora il compositore con un Festival annuale<br />

nel teatro a lui intitolato, il bel Teatro <strong>Donizetti</strong> scandito da cinque<br />

piani di palchi e gallerie». <strong>Così</strong> scriveva l’anno scorso l’«Herald Tribune»<br />

in un ampio articolo dedicato a Gemma di Vergy.<br />

La musica di <strong>Donizetti</strong>. Per Bergamo candidata Capitale Europea della<br />

Cultura 2019 è il tema del Bergamo Musica Festival, ed è sempre più<br />

evidente che l’incremento del flusso turistico attraverso il nome del<br />

compositore sia uno degli obiettivi principali della nostra progettazione.<br />

Del resto i risultati fin qui raggiunti parlano chiaro: da quando il<br />

Festival è stato creato gli spettatori sono pressoché raddoppiati, così<br />

come gli incassi. Oltre 1200 prenotazioni dall’estero nel 2011 sono un<br />

risultato ragguardevole in termini assoluti, ma significano anche per la<br />

città e il territorio un tangibile beneficio economico. L’anno scorso<br />

abbiamo adottato una formula fortemente sbilanciata verso la parte<br />

monografica, con un unico titolo di appeal popolare (Madama Butterfly),<br />

tanto che da queste pagine scrivevo: «dal successo e dall’adesione al cartellone<br />

potremo ricavare nuove indicazioni, idee e stimoli». La risposta<br />

del pubblico è arrivata chiara e positiva, anche in termini di botteghino.<br />

Il Festival 2012 risponde dunque ad una strategia analoga: due titoli<br />

donizettiani, un titolo popolare del grande repertorio (La bohème), un<br />

capolavoro della letteratura settecentesca e due titoli di balletto. Prezioso<br />

ed indispensabile corredo è costituito dalla Scuola all’Opera e dagli<br />

eventi collaterali, quell’‘altro festival’ che getta uno sguardo su cinema,<br />

formazione, musica strumentale, approfondimento scientifico e repertori<br />

desueti, realizzando una composita proposta culturale che riverbera le<br />

tematiche del Festival su una platea allargata. Quest’anno avremo anche<br />

l’opportunità di collegarci idealmente all’esperienza storica del Teatro<br />

delle Novità di Bindo Missiroli, presentando in prima mondiale La serenata<br />

al vento, opera del 1931 di Aldo Finzi. Se dovessi trovare una formula<br />

che sintetizzi il cartellone 2012 parlerei di ‘Memoria e Futuro’.<br />

‘Memoria’ perché il nostro ricchissimo patrimonio culturale può e deve<br />

continuare a nutrire e informare il nostro agire. ‘Futuro’ perché solo partendo<br />

dalle nostre radici possiamo autorevolmente realizzare proposte<br />

dinamiche, capaci di parlare alle nuove generazioni. Lo confermano il


01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 6<br />

nuovo pubblico presente alle nostre manifestazioni e l’impiego sempre<br />

più esteso di maestranze giovani e giovanissime. Enormi sono, naturalmente,<br />

le preoccupazioni di carattere economico per gli anni a venire.<br />

Sono però certa che, appena l’economia italiana riprenderà a crescere,<br />

sarà proprio lo sguardo verso una Bergamo città d’arte, verso una<br />

Bergamo Capitale della Cultura a premiare chi da sempre crede in<br />

<strong>Donizetti</strong> e nella sua patria.<br />

Claudia Sartirani<br />

Assessore alla Cultura e Spettacolo


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La città di <strong>Donizetti</strong> sta lavorando alacremente sulla candidatura a<br />

Capitale Europea della Cultura per il 2019. Il catalogo operistico lasciato<br />

dal genio di città alta è universalmente noto e diffonde autorevolmente<br />

il nome di Bergamo e il suo patrimonio artistico nel mondo. Per questo<br />

motivo il settimo cartellone del Festival adotta come sottotitolo La<br />

musica di <strong>Donizetti</strong>. Per Bergamo candidata Capitale Europea della Cultura<br />

2019. Lavorare tenacemente sull’internazionalizzazione di <strong>Donizetti</strong><br />

significa rafforzare l’identità culturale di Bergamo e attrarre turismo qualificato.<br />

La proposta del Festival 2012 è caratterizzata da due titoli che sottolineano<br />

la vocazione europea dell’opus donizettiano. Il rarissimo Belisario<br />

(La Fenice, 1837) è l’adattamento operistico di una corrusca vicenda tragica,<br />

ambientata nell’epoca dell’imperatore bizantino Giustinano I e tratta<br />

da drammi storici di autori tedeschi (Franz Ignaz Holbein, o più probabilmente<br />

Eduard von Schenk). Maria Stuarda (La Scala, 1835) trae origine<br />

dalla tragedia di Friedrich Schiller, uno dei massimi autori della letteratura<br />

romantica tedesca. I due nuovi allestimenti verranno affidati a<br />

giovani registi di solida esperienza: Luigi Barilone e Federico Bertolani.<br />

La scelta delle direzioni musicali si è concentrata su due specialisti della<br />

letteratura belcantistica. Roberto Tolomelli, che ha cominciato il suo<br />

percorso come assistente di Gianandrea Gavazzeni, artefice del recupero<br />

negli anni Sessanta di Belisario. Sebastiano Rolli, talento emergente che<br />

si è particolarmente distinto per l’accuratezza e la vivacità con cui ha<br />

condotto importanti produzioni verdiane.<br />

Il cartellone è arricchito da numerosi appuntamenti: concerti da<br />

camera, sinfonici e di musica sacra, e proiezioni cinematografiche. In<br />

coincidenza con le recite di Maria Stuarda si svolgerà un importante<br />

Convegno Internazionale sulla teatralità donizettiana.<br />

In calendario anche la tradizionale sezione dedicata al grande repertorio:<br />

La bohème di Puccini e il capolavoro di Mozart <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, distribuito<br />

per otto recite anche nell’ambito del progetto La Scuola all’Opera.<br />

Uno spazio importante è, come di consueto, riservato alla danza. In<br />

coproduzione con il Balletto di Milano, il Festival presenta la ‘prima’<br />

nazionale di Soirée Ravel: un montaggio di pagine del grande compositore<br />

francese che culmina nel Bolero. Come titolo di chiusura abbiamo


01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 8<br />

programmato il Gran Gala del Balletto con celeberrime pagine di coreografia<br />

classica interpretate dalle étoiles dell’Opera Nazionale di Bucarest.<br />

Infine un evento di particolare rilevanza: grazie a una prestigiosa<br />

collaborazione con Regione Lombardia, Jerusalem Foundation,<br />

Accademia delle Opere e Galdus, eseguiremo in prima mondiale La serenata<br />

al vento, unico titolo di Aldo Finzi rimasto inedito. L’opera, selezionata<br />

nel 1937 in un concorso per il Teatro alla Scala, non venne mai rappresentata<br />

per la promulgazione delle leggi razziali. La partitura, di grande<br />

interesse, rivivrà al Teatro <strong>Donizetti</strong> grazie alla direzione musicale di<br />

Diego Montrone e alla regia di Otello Cenci. L’interpretazione vocale e<br />

l’allestimento sono il frutto del lavoro di giovani artisti italiani e israeliani.<br />

Ciascuno dei titoli in cartellone è preceduto da conferenze divulgative,<br />

e accompagnato dall’uscita dei «Quaderni», volumi monografici<br />

corredati di libretto, sinossi e saggi storico-critici.<br />

Francesco Bellotto<br />

Direttore artistico Bergamo Musica Festival


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COSÌ FAN TUTTE<br />

Dramma giocoso in due atti<br />

Libretto di<br />

Lorenzo Da Ponte<br />

Musica di<br />

Wolfgang Amadeus Mozart<br />

FONDAZIONE DONIZETTI


01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 10<br />

A cura di<br />

Livio Aragona e Federico Fornoni<br />

Realizzazione grafica di copertina<br />

Matteo Arena<br />

Copertina e illustrazioni del volume<br />

Baci rubati da Bergamo<br />

fotografie di Gianfranco Rota, Photo Studio UV<br />

Quaderni della <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong> 33<br />

2012 © <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong><br />

www.donizetti.org<br />

Stampato da CPZ spa – Costa di Mezzate (Bg)<br />

ISBN<br />

978-88-89346-42-6


01. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> preliminari_Layout 2 29/10/2012 10.30 Pagina 11<br />

INDICE<br />

RAFFAELE MELLACE<br />

Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />

FRANCESCO BELLOTTO<br />

Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />

Allestire <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong><br />

Carta d’identità dell’opera<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

Il libretto della ‘prima’<br />

Bibliografia<br />

13<br />

25<br />

37<br />

41<br />

51<br />

103


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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 13<br />

RAFFAELE MELLACE<br />

Mozart, Da Ponte<br />

e le vertigini della consapevolezza<br />

MOZART AVIENNA: LA SCOPERTA DELL’OPERA BUFFA<br />

Effetti (per una volta felici) della crisi. Vienna, 12 dicembre 1771. Maria<br />

Teresa replica in questi termini al figlio Ferdinando, che, appena insediatosi<br />

a Milano, vorrebbe assumere al proprio servizio il quindicenne<br />

Mozart, il cui Ascanio in Alba due mesi prima aveva celebrato le nozze dell’arciduca:<br />

«non credo che abbiate bisogno d’un compositore o di gente<br />

inutile. [...] Lo dico per evitarvi di gravarvi di gente inutile [...]. La servitù,<br />

d’altra parte, è già molto numerosa». Sliding doors. Se le preoccupazioni,<br />

eminentemente economiche, della giudiziosa imperatrice regina non<br />

avessero prevalso, oggi ci occuperemmo probabilmente d’un maestro di<br />

cappella senz’altro molto attivo, prima al Regio Ducale e poi al Teatro alla<br />

Scala, plausibilmente anche per il duomo, le altre chiese cittadine e le accademie<br />

dell’aristocrazia milanese. Altrettanto plausibilmente dalla vivace<br />

Milano illuminista il giovane compositore non avrebbe avuto l’ansia di<br />

fuggire come fece dall’allora provinciale Salisburgo, affatto priva persino<br />

d’un teatro d’opera, circostanza che l’indusse a cimentarsi, free lance, nell’agone<br />

inebriante della capitale imperiale, dando così il via a un decennio<br />

formidabile, l’ultimo della sua esistenza mortale, per i destini del teatro<br />

musicale.<br />

A Vienna l’ex en<strong>fan</strong>t prodige intercetta, mettendole a frutto da par<br />

suo, le potenzialità intellettuali e musicali straordinarie offerte da una<br />

città che risente della determinazione del nuovo sovrano, Giuseppe II,<br />

succeduto nel 1780 alla madre Maria Teresa, d’imprimere una svolta<br />

nella vita culturale così come in ogni aspetto dell’impero. Il terreno era<br />

peraltro già fertile e ben disposto: sin dai primi anni Sessanta Vienna<br />

era stata crocevia e laboratorio d’una moltitudine di generi, lirici, di<br />

prosa e coreutici, italiani, francesi e tedeschi, commedia borghese, opera<br />

seria, opera buffa, festa teatrale, opéra-comique e Singspiel, in una dialettica<br />

fra tradizione e innovazione cui avevano contribuito, con esiti altis-<br />

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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 14<br />

MELLACE<br />

simi, Gluck e Hasse, Gassmann e Traetta, Metastasio e Calzabigi,<br />

Coltellini e Migliavacca. All’arrivo di Mozart, lasciata vuota la scena da<br />

quella generazione, il genere in voga è l’opera buffa, quel ‘dramma giocoso’<br />

che dall’Italia, a partire dagli anni Quaranta, era andato guadagnandosi,<br />

grazie anche all’eccezionale contributo di Goldoni, i titoli<br />

per insidiare l’opera seria al vertice del teatro lirico nel gusto dei contemporanei,<br />

cui offriva la trasfigurazione di situazioni quotidiane in<br />

uno studiato equilibrio tra affettuosa partecipazione emotiva e irresistibile<br />

verve comica.<br />

Al Mozart maturo sfuggito all’esilio salisburghese – il cui pedigree<br />

nell’opera buffa è non paragonabile alla consumata esperienza nel<br />

campo del melodramma: dopo il fallito debutto assai precoce, nel 1768,<br />

con la Finta semplice goldoniana, aveva completato soltanto l’isolata<br />

Finta giardiniera nel 1775 – Vienna offrirà un’esaltante cornucopia di<br />

produzioni buffe: tra il 1784 e il 1793 compaiono sulle scene viennesi<br />

titoli emblematici del genere quali Il barbiere di Siviglia di Paisiello, Il<br />

curioso indiscreto di Anfossi, Fra i due litiganti il terzo gode di Sarti, tutti su<br />

libretto anonimo, La locandiera di Poggi e Salieri, L’italiana in Londra di<br />

Petrosellini e Cimarosa, La frascatana di Livigni e Paisiello, Il re Teodoro<br />

in Venezia di Casti e Paisiello, Il ricco d’un giorno e Axur re d’Ormus di Da<br />

Ponte e Salieri, La fiera di Venezia di Boccherini e Salieri, La grotta di<br />

Trofonio di Casti e Salieri, Il pittore parigino di Petrosellini e Cimarosa, Il<br />

burbero di buon core, Una cosa rara e L’arbore di Diana di Da Ponte e<br />

Martín y Soler, Le trame deluse di Diodati e Cimarosa, I due baroni di<br />

Rocca azzurra di Palomba e Cimarosa, I due supposti conti di Anelli e<br />

Cimarosa, La molinara di Palomba e Paisiello, Il matrimonio segreto e Amor<br />

rende sagace di Bertati e Cimarosa. Straordinariamente predisposta verso<br />

il teatro musicale – si ricorderà la lettera del 7 febbraio 1778 in cui<br />

dichiara che «Comporre un’opera è la mia idea fissa [...] e un’opera italiana<br />

meglio di qualsiasi altra» –, la <strong>fan</strong>tasia di Mozart si lascia provocare,<br />

in un processo virtuoso di emulazione, dalle creazioni vitalissime dei<br />

colleghi italiani, «die Welsche», avviando sulla scia del Barbiere di<br />

Paisiello quella prodigiosa trilogia dapontiana (Nozze di Figaro, Don<br />

Giovanni e <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>) realizzata nel breve giro di appena quattro<br />

anni, tra il 1786 e l’89.<br />

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02. Mellace - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.22 Pagina 15<br />

Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />

GIOCHI LETTERARI: UNA STORIA FERRARESE<br />

Soltanto nel 1996 ha trovato conferma il ricordo della vedova di Mozart,<br />

Constanze, che nel 1829 aveva raccontato agli editori inglesi Novello<br />

che «Salieri aveva tentato per primo di intonare quest’opera [<strong>Così</strong> <strong>fan</strong><br />

<strong>tutte</strong>], ma non c’era riuscito». Bruce Alan Brown e John Rice hanno<br />

effettivamente rinvenuto nella Biblioteca nazionale di Vienna un fascicolo<br />

intitolato Terzetti che contiene i primi due ‘numeri’ vocali dell’opera<br />

a firma di Salieri. Al potente maestro della cappella imperiale, tra i protagonisti<br />

delle scene viennesi, era dunque originariamente destinato il<br />

libretto dapontiano, che soltanto in un secondo tempo, plausibilmente a<br />

seguito della felice ripresa viennese delle Nozze di Figaro nell’agosto<br />

1789, raggiunse Mozart per divenire la parola ultima e definitiva della<br />

produzione buffa del compositore. Bene s’intona d’altra parte con i gusti<br />

del collega italiano, autore d’una Locandiera dalla commedia di Goldoni<br />

e d’un Falstaff shakespeariano quasi un secolo prima di Verdi, la natura<br />

eccentrica del raffinato libretto di Lorenzo Da Ponte, che si configura<br />

come uno straordinario gioco intellettuale di carattere eminentemente<br />

letterario. Se per Le nozze di Figaro aveva trasposto per la musica una<br />

commedia di Beaumarchais e per il secondo titolo mozartiano s’era<br />

avvalso della secolare tradizione del mito di Don Giovanni, con <strong>Così</strong> <strong>fan</strong><br />

<strong>tutte</strong> Da Ponte compie un salto senza rete, realizzando uno dei rarissimi<br />

casi, nell’intera storia dell’opera, d’un dramma senza antecedenti diretti,<br />

cioè senza una fonte qualsiasi, teatrale o narrativa, preesistente. Una sorta<br />

di esperimento, come sperimentale è la natura dell’esperienza cui verranno<br />

sottoposte le due coppie, cavie di un’analisi clinica del sentimento,<br />

di un case study condotto con metodo (quasi) scientifico.<br />

Autore coltissimo (terminerà la sua esistenza fondando la cattedra<br />

d’italiano alla neonata Columbia University di New York) e poeta tra i<br />

più geniali del Settecento (benché tale posizione stenti ad affermarsi<br />

nelle storie della letteratura italiana), Da Ponte conduce in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong><br />

un originale corpo a corpo con la tradizione letteraria, e con quella della<br />

poesia per musica in particolare. Il libretto assume infatti come un dato<br />

ormai storicizzato il sistema semiotico dell’opera seria e di quella buffa,<br />

proponendosi come una grandiosa parodia di situazioni e meccanismi<br />

più abusati di entrambe. Alla prima deve gli atteggiamenti delle due<br />

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MELLACE<br />

ragazze, che nell’atto I si esibiscono in un’aria di furore («Smanie implacabili»)<br />

e in un’altra, altrettanto topica, di paragone («Come scoglio<br />

immoto resta»), così come il ricorso a una sentenza del Metastasio («È la<br />

fede delle femmine», citazione non letterale dal Demetrio), bollata come<br />

«Scioccherie di poeti!»; contigua alla sensibilità melodrammatica è anche<br />

la parafrasi dall’Arcadia del Sannazaro per l’arioso di Don Alfonso «Nel<br />

mare solca e nell’arena semina». Degli ingranaggi dell’opera buffa, già<br />

ben oliati dal magistero goldoniano e praticati dallo stesso Da Ponte in<br />

congegni assai efficaci come L’arbore di Diana scritto per Martín y Soler<br />

in contemporanea al Don Giovanni, quasi un cartone preparatorio di <strong>Così</strong><br />

<strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, quest’ultimo titolo rappresenta l’apoteosi e al tempo stesso una<br />

grottesca parodia, tra gli espedienti inveterati dei travestimenti buffoneschi<br />

(derivanti dalla commedia dell’arte, frequentatissimi dagli intermezzi<br />

nella prima metà del Settecento: ancora Goldoni li considerava nei<br />

Mémoires un ingrediente imprescindibile nella cucina del teatro comico<br />

italiano) e il linguaggio erotico caricato, con tanto di «coricini» che «battono<br />

qui» e «balzano lì». Chi scrive ha argomentato la derivazione diretta<br />

dell’aria di Guglielmo «Donne mie, la fate a tanti» e di altri luoghi del<br />

libretto da una specifica tradizione del dramma giocoso appena precedente,<br />

che coinvolge i nomi di Giovanni Bertati e Antonio Galuppi,<br />

repertorio che lo stesso Da Ponte ammetteva candidamente di frequentare<br />

(celebre l’episodio delle Memorie in cui racconta d’aver compulsato,<br />

evidentemente non così inutilmente come vorrebbe far credere, la cospicua<br />

raccolta di libretti d’un tale Varese).<br />

Ma ancora una volta risale ad anni recenti, e agli studi di Kurt<br />

Kramer e Carlo Caruso, la scoperta d’un modello segreto nell’Orlando<br />

furioso di Ludovico Ariosto: classico amatissimo nel Settecento e frequentissimo<br />

sulle scene musicali, ma non in questa accezione, per così<br />

dire obliqua. Da Ponte, infatti, piuttosto che attingere al repertorio del<br />

meraviglioso e del cavalleresco, trae dal poema lo spunto novellistico<br />

della scommessa sulla fedeltà femminile dalle novellette di Fiammetta<br />

(canto XXVIII) e del nappo (XLIII), la cui morale («Dunque possiamo<br />

creder che più felle | non sien le nostre, o men de l’altre caste: | e se son<br />

come <strong>tutte</strong> l’altre sono, | che torniamo a godercele fia buono») coincide<br />

con quella alfonsiana. Persino l’onomastica si rivela di stretta osser-<br />

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Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />

vanza ariostesca: nel breve giro di sei versi del Furioso (XXVI, 52-53) troviamo<br />

i nomi di Alfonso, Ferrante e Guglielmo, mentre altri nove<br />

(XXIV, 72-73) menzionano Fiordiligi e la coppia Doralice e Isabella, da<br />

cui deriva plausibilmente la Dorabella dapontiana; nel canto successivo<br />

si racconta di Fiordispina, antecedente della servetta Despina. Per completare<br />

il gioco, Da Ponte ci mette in mano un indizio sibillino quando<br />

Don Alfonso dichiara la morale dell’opera con l’invito «un’ottava ascoltate:<br />

| felicissimi voi, se la imparate», cui segue appunto l’ottava «Tutti<br />

accusan le donne, ed io le scuso»: l’ottava rima, com’è noto, è il metro<br />

per eccellenza del poema cavalleresco ma è un intruso bello e buono in<br />

un libretto d’opera. L’ombra del più illustre cittadino di Ferrara si proietta<br />

così su Fiordiligi e Dorabella, «Dame ferraresi», al di là del riferimento<br />

più scontato all’interprete originaria, Adriana Gabrielli del Bene,<br />

detta la Ferrarese.<br />

RAGIONE E SENTIMENTO: UN CONFLITTO D’INTERPRETAZIONI?<br />

Ascoltando l’opera libretto alla mano, qualcosa non quadra. La puntuale<br />

coerenza tra musica e parola sperimentata nelle Nozze di Figaro lascia qui<br />

il campo a una serie di incongruenze e scollamenti, al sospetto che<br />

Mozart stia conducendo una personale lettura tra le righe del testo. «Farò<br />

come il musicista, dimenticherò l’intrigo», aveva sentenziato già nel 1867<br />

Hippolyte Taine. Mozart naturalmente non scavalca il libretto, ma lo<br />

reinterpreta secondo categorie sostanzialmente estranee al lucido razionalismo<br />

dapontiano. La levità dell’apologo ariostesco viene continuamente<br />

compensata, nella musica di Mozart, dal contrappeso d’una profondità<br />

abissale che rigetta l’assimilazione alla macchinazione misogina<br />

ordita nel recinto chiuso della più schietta tradizione buffa, in cui «una<br />

donna a quindeci anni | dêe saper [...] | dove il diavolo ha la coda» per<br />

allargare la prospettiva a un messaggio di portata universale: una pensosa<br />

ancorché sorridente riflessione sulla fragilità dei sentimenti umani<br />

(non delle donne soltanto, naturalmente: i due amanti che si prestano alla<br />

scommessa e ne vengono travolti non ne vanno certo esenti). Un caso<br />

più unico che raro di contraddizione tra i messaggi veicolati dal testo e<br />

dalla musica, ancor più notevole per l’esito estetico vertiginoso cui dà<br />

luogo questa vivace dialettica delle interpretazioni.<br />

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MELLACE<br />

<strong>Così</strong> la musica dell’aria di Ferrando «Un’aura amorosa», in la maggiore<br />

e colorata dalla voce timbrata dei clarinetti, non lascia spazio alcuno<br />

alla finzione della scommessa. Scrive acutamente Daniel Heartz:<br />

«Mozart ha preso questa espressione di vero amore tanto sul serio che<br />

l’aria può rappresentare il punto di svolta in cui inizia a mettere in<br />

discussione l’impostazione dapontiana. Ferrando ci appare come un<br />

uomo appassionato, vivo e palpitante, per nulla un amante di cartapesta».<br />

Altrettanto partecipato è il linguaggio serio dei due grandi momenti<br />

solistici di Fiordiligi, uno per atto, l’aria «Come scoglio immoto resta» e<br />

il rondò «Per pietà, ben mio, perdona», di cui si ricorderà Beethoven nel<br />

Fidelio. La peripezia fondamentale del dramma, il cedimento della più<br />

resistente delle ragazze, Fiordiligi, viene poi interpretata da Mozart con<br />

rarissima capacità di trasmettere un senso di vertigine attraverso una<br />

gestualità stilizzata. Già travestita da soldato per raggiungere la guarnigione<br />

del fidanzato, la sorella ‘eroica’ imbocca apparentemente la strada<br />

d’un nuovo rondò melodrammatico, «Fra gli amplessi in pochi istanti»,<br />

che viene tuttavia immediatamente deviato in duetto dall’intervento a<br />

gamba tesa di Ferrando, il quale incalza Fiordiligi in un assedio dalla tensione<br />

crescente, secondo una strategia calcolata culminante nel Larghetto<br />

«Volgi a me pietoso il ciglio», da cantarsi tenerissimamente, che ripristina<br />

ancora una volta il la maggiore (la tonalità dell’estremo, sublime<br />

Concerto per clarinetto di venti mesi più tardi). La capitolazione è<br />

segnalata dal materializzarsi inopinato, quasi trascendente, d’una nota<br />

tenuta all’oboe, che dipana la sua breve melopea a sostegno del passo<br />

decisivo dell’intera opera: «FIORDILIGI hai vinto. / FERRANDO più non<br />

tardar. / FIORDILIGI Fa’ di me quel che ti par».<br />

Con buona pace della strategia di Ferrando (motivata dalla ferita<br />

ancora bruciante del tradimento di Dorabella), siamo assai lontani dalla<br />

seduzione di Zerlina nel Don Giovanni (che pure Da Ponte riprende<br />

come autocitazione: «Ah non son, non son più forte»). Nella resa di<br />

Fiordiligi la musica di Mozart coglie il momento dell’intimo disvelarsi<br />

della passione al soggetto che ne prende coscienza, anzi, meglio, che ne<br />

è preso e soggiogato come da una forza irresistibile ed esterna (la voce<br />

dell’oboe, appunto), luogo di un’autocoscienza cui la ragazza attinge soltanto<br />

ora, dopo un percorso accidentato e sofferto di false convenzioni<br />

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Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />

sociali (il fidanzamento socialmente onorevole) e lotta contro le insidie<br />

esterne e le proprie pulsioni interne. Né la conciliatoria, vivace sezione<br />

conclusiva di prammatica, «Abbracciamci, o caro bene», prelevata di peso<br />

dalla tradizione dell’intermezzo, vale a far dimenticare quel momento<br />

cruciale di sgomento, di vertigine esistenziale, esperienza irripetibile e<br />

fondante di sé, che Mozart colloca al limitare del dramma, immediatamente<br />

prima che Don Alfonso espliciti ai due Candide inesperti della<br />

vita il senso della lezione che hanno appena ricevuto.<br />

Già nell’atto I, peraltro, Mozart aveva squarciato la tela comica del<br />

dramma giocoso con altrettanta, imprevedibile arbitrarietà. Avviene nel<br />

terzettino con cui Don Alfonso e le ragazze si congedano dagli amanti in<br />

partenza, augurando loro una serena traversata per mare: «Soave sia il<br />

vento, | tranquilla sia l’onda, | ed ogni elemento | benigno risponda |<br />

ai nostri desir». Probabilmente Da Ponte non immaginò nulla di più d’un<br />

anodino testo madrigalistico, cinque senari dal tono idilliaco, risalenti per<br />

li rami alla tradizione lirica petrarchesca. Mozart risponde spalancando,<br />

inaspettatamente, un abisso d’incanto emotivo. Il regolare accompagnamento<br />

degli archi (le semicrome dei violini con sordina, le linee per valori<br />

più larghi di fiati, violoncelli e bassi) parrebbe assecondare la vocazione<br />

bucolica del breve madrigale imitando il moto della brezza marina, ma<br />

non tarda a smentirlo la qualità della scrittura vocale, improntata a un’intimità<br />

estatica che rimanda alla polifonia chiesastica e pare ripristinare lo<br />

stupore, religioso e affettuoso a un tempo, del «Benedictus» delle messe<br />

create un decennio prima per le volte bianche del duomo di Salisburgo,<br />

mentre le voci gravi (la gestualità dei violoncelli, la frase ‘a solo’ di Don<br />

Alfonso) approfondiscono un abisso di consapevolezza del tutto sproporzionato<br />

alla situazione (o forse no, se è vero che per i due amanti la finta<br />

partenza pare abbia il valore d’un rito di passaggio, dal quale ritorneranno<br />

diversi da prima). <strong>Così</strong> era avvenuto per il terzetto delle maschere<br />

«Protegga il giusto ciel» nel finale I del Don Giovanni, e avverrà ancora<br />

nel quartetto del brindisi in canone «E nel tuo, nel mio bicchiero» in<br />

quest’opera: <strong>tutte</strong> pagine che troverebbero la loro collocazione stilistica<br />

più propria nel repertorio sacro; luoghi in cui il cielo di carta del teatrino<br />

dapontiano si squarcia, rivelando allo spettatore baratri sentimentali<br />

affatto ignoti alla sensibilità libertina del nostro compatriota.<br />

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MELLACE<br />

L’ARTE DELLA SEDUZIONE (SONORA)<br />

Il golfo di Napoli è lo sfondo naturale per questa riflessione sul genere<br />

dell’opera buffa, che su quelle rive aveva proliferato più che altrove nel<br />

secolo che andava a chiudersi. Certo, Napoli è il suo golfo, proteso su un<br />

mare simbolo di turbamento interiore e sconvolgimento esistenziale<br />

(non a caso per mare fingeranno di salpare i due amanti), ed è tra gli<br />

effluvi del pittoresco «Giardino sulla spiaggia del mare», in cui risuona<br />

l’idilliaco accompagnamento della serenata mozartiana, che le due sorelle<br />

ci si presentano perdute nelle loro <strong>fan</strong>tasie erotiche (duetto «Ah guarda,<br />

sorella»). Ma alla città di Partenope strizza l’occhio anche la citazione<br />

del Sannazaro («Nel mare solca...»), così come puntualmente riferito<br />

alla storia del regno è il travestimento dei due amanti da albanesi. Già<br />

Carlo di Borbone aveva provveduto ad avvalersi delle doti militari di<br />

quel popolo, istituendo nel 1735 a Capua un battaglione Macedone,<br />

ampliato poi nel reggimento Real Macedonia che venne schierato nella<br />

decisiva battaglia di Velletri del 1744. Il figlio Ferdinando IV, succedutogli<br />

nel 1759, giunse a stipulare un patto con i maggiorenti di Albania per<br />

il rifornimento regolare di militari, portando così a due i reggimenti<br />

macedoni. Nel 1796 venne poi istituito un battaglione di Cacciatori<br />

albanesi. Nel 1821, all’indomani dello scioglimento di questi reparti, in<br />

un’istanza senza successo per la loro ricostituzione ci si proponeva «con<br />

quella solita fedeltà che tutti gli Albanesi per lo corso di ottanta anni<br />

hanno prestato i loro servizi». Un clarinettista impegnato nell’Arbace di<br />

Francesco Bianchi in scena al San Carlo nel 1781 è membro della banda<br />

grande del reggimento Real Macedonia, mentre quello stesso anno nell’organico<br />

di Amore e Psiche di Joseph Schuster compare un «tamburo<br />

albanese», che ritornerà anche nell’Elvira di Paisiello del 1794.<br />

Sullo sfondo di questo luogo della mente e della memoria – dove il<br />

compositore ancora ragazzo aveva trascorso sei settimane vent’anni<br />

prima, dal 14 maggio al 25 giugno 1770 – Mozart proietta una partitura<br />

dotata di una cifra espressiva unica nel suo teatro. Giunto al vertice<br />

della produzione nel campo dell’opera buffa (nell’ultimo anno di vita si<br />

dedicherà soltanto agli altri due ‘suoi’ generi: l’opera seria e il Singspiel),<br />

Mozart distilla i succhi più zuccherini del proprio laboratorio mettendo<br />

a punto una ‘tinta’ perfettamente coerente col soggetto del dramma.<br />

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Mozart, Da Ponte e le vertigini della consapevolezza<br />

Fondamentale in questa strategia risulta il timbro dei fiati, che rappresentano<br />

quasi un simbolo sonoro della voluttà, autentico correlato<br />

oggettivo del piacere, cioè d’una promessa di felicità, sia quando si schierano<br />

compatti in impasti caldi e morbidi, ad accompagnare con immaginarie<br />

serenate i duetti delle ragazze «Ah guarda, sorella» («ipocriti e<br />

voluttosi», definisce Dent i clarinetti in questa pagina) e «Prenderò quel<br />

brunettino», o il duetto con coro «Secondate, aurette amiche», sia quando<br />

emergono come voce solistica, come l’oboe fatale nel duetto «Fra gli<br />

amplessi in pochi istanti», strategicamente già in evidenza nell’ouverture.<br />

Il prisma sfaccettato di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> si presenta così come un oggetto<br />

di adamantina, perfetta compiutezza: «il migliore fra tutti i libretti di<br />

Da Ponte, la più squisita opera d’arte fra i melodrammi di Mozart», la<br />

definì Eduard Dent, il primo studioso a riabilitare coraggiosamente un<br />

lavoro scandaloso per il perbenismo ottocentesco. Il libretto, che potrebbe<br />

aspirare a contare tra i capolavori della letteratura italiana del<br />

Settecento (accanto alla Locandiera di Goldoni, al Giorno di Parini,<br />

all’Olimpiade di Metastasio), predispone un perfetto gioco a scacchi di<br />

forme musicali, in un equilibrio efficacissimo tra le arie e i numerosi<br />

ensembles. Sei i personaggi: le due coppie poi scomposte (e alla fine<br />

ricomposte?), ovvero le quattro prime parti assolute, e una terza non<br />

coppia (Don Alfonso, parte di mezzo carattere, e Despina, prima buffa<br />

caricata, cui spettano da tradizione i vorticosi travestimenti), dalla diversa<br />

consapevolezza rispetto ai piani in essere e dai fini eterogenei: «A una<br />

<strong>fan</strong>ciulla | un vecchio come lei non può far nulla», fa dire Mozart alla<br />

serva, aggravando maliziosamente l’assunto originario del libretto: «Non<br />

n’ho bisogno. | Un uomo come lei non può far nulla». Sei le arie nell’atto<br />

I, sei nel II. Sei i duetti: due per le ragazze, due per gli amanti, due,<br />

decisivi, per le due coppie scomposte e proprio dai duetti consacrate. Sei<br />

anche i terzetti. Meno numerosi, naturalmente, gli ensembles più consistenti:<br />

un quartetto, due quintetti, un sestetto (dunque quasi un terzo<br />

finale, collocato in mezzo all’atto I, che arriva a reclutare tutti i personaggi)<br />

e i due finali. All’«amico carissimo» Joseph Haydn, invitato per<br />

due volte da Mozart, il 31 dicembre 1789 e il 21 gennaio successivo, ad<br />

ascoltare le prove della nuova opera si parò dunque innanzi la formula<br />

d’un equilibrio prodigioso, una sintesi paradossale, per dirla con Ste<strong>fan</strong><br />

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MELLACE<br />

Kunze, tra «verve istrionica» e «atteggiamento contemplativo» che trova<br />

il suo sigillo nel finale II, in cui lo scioglimento del dramma poggia<br />

ugualmente sulla gag esilarante del notaio Beccavivi e sul Larghetto in la<br />

bemolle «E nel tuo, nel mio bicchiero», epi<strong>fan</strong>ia di un’autenticità esistenziale<br />

– cioè d’una felicità mai neppure sospettata prima di questa esperienza<br />

– che le due coppie scomposte possono, seppur per un attimo,<br />

intuire e assaporare.<br />

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FRANCESCO BELLOTTO<br />

Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />

Allestire <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong><br />

We are all in the gutter,<br />

but some of us are looking at the stars<br />

[Giaciamo tutti nel <strong>fan</strong>go,<br />

ma alcuni di noi hanno gli occhi rivolti alle stelle]<br />

Oscar Wilde, Lady Windermere’s Fan, atto III, 1892<br />

Dei tre drammi dapontiani per Mozart, sicuramente <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> è il più<br />

misterioso. Sappiamo che il libretto non era stato concepito per il salisburghese,<br />

ma per Salieri, primo compositore della corte viennese.<br />

Sappiamo anche che Salieri ne musicò qualche scena, ma non sappiamo<br />

bene né quando né perché il dramma giocoso sia poi arrivato sul tavolo<br />

di Wolfgang. Non conosciamo esattamente neppure la fonte di derivazione<br />

del soggetto.<br />

Dal punto di vista teatrale, poi, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> rappresenta un piccolo<br />

rompicapo. La musica è sublime: ha una partitura di un’altezza quasi<br />

innaturale. Il dramma invece, affrontato secondo logica elementare, non<br />

starebbe in piedi. Non funziona che Fiordiligi e Dorabella non s’accorgano<br />

che i due travestiti sono i loro amanti. Non funziona che la loro<br />

serva Despina entri ed esca dalle loro stanze con i travestimenti più farseschi<br />

e non venga riconosciuta. Non funziona, infine, che dopo aver<br />

sperimentato le infedeltà reciproche, le due coppie scivolino immediatamente<br />

in un finale riparatore tanto rapido quanto inverosimile.<br />

Difficilissimo contemperare il percorso psicologico dei personaggi,<br />

che è centrifugo: dal nucleo della trama (una scommessa) i tre gruppi si<br />

allontanano irreversibilmente seguendo traiettorie divergenti. Un vero<br />

Big Bang drammaturgico. Dorabella e Guglielmo si troveranno a fianco<br />

rispecchiandosi in un identico carattere naturale, tagliente e poco propenso<br />

agli scrupoli. Anche Ferrando e Fiordiligi scoprono una profonda<br />

affinità elettiva mentale: sono riflessivi, tormentati, capaci di trasfigura-<br />

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BELLOTTO<br />

zione poetica, schiacciati dai sensi di colpa. L’ultima coppia dell’opera –<br />

Despina e Alfonso – è accomunata esclusivamente dall’interesse.<br />

Grettamente economico nella serva scaltra e filosofico nel vecchio cinico.<br />

Mozart fa di tutto per secondare la disposizione vocale dei gruppi:<br />

arie serie per Ferrando e Fiordiligi; arie di mezzo carattere per Dorabella<br />

e Guglielmo (come i coniugi Elvira e Don Giovanni); Despina ha arie<br />

da cameriera comica (come Marcellina), mentre Alfonso si esprime da<br />

buffo nobile, con voce scura, sentenziando continuamente e facendo<br />

riferimento al proprio status sapienziale (qualcosa di simile a un Don<br />

Bartolo).<br />

Il presupposto della regìa è che il focus principale di Mozart non sia<br />

tanto la denuncia dell’infedeltà di <strong>tutte</strong> le donne (‘così <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>’, appunto),<br />

quanto piuttosto il sottotitolo: La scuola degli amanti. Intendendo per<br />

«scuola» una precisa assegnazione della trama alla tradizione drammaturgica<br />

delle Scholae di stampo molieriano: educazioni sentimentali di mariti<br />

e mogli tramite beffe ed intrighi. Una decina d’anni anni fa il geniale<br />

Jürgen Flimm ha prodotto per l’Opernhaus di Zurigo una bellissima<br />

regìa che estremizzava l’impostazione: prendendo alla lettera il termine<br />

«scuola» ambientava il tutto in un’aula universitaria e gestiva l’allestimento<br />

come si fosse trattato di una dimostrazione logica. La trama in effetti<br />

racconta precisamente questo, è un teorema sofistico di cui possiamo<br />

seguire i tre momenti: ipotesi (la fedeltà delle donne non esiste), tesi<br />

(mettiamo le donne in condizione di poter tradire senza conseguenze) e<br />

dimostrazione (il tradimento avviene). Eppure, mettendo al centro la<br />

dimostrazione filosofica, Flimm ha in qualche modo rovesciato i termini<br />

della questione: di solito le dimostrazioni si <strong>fan</strong>no su oggetti terzi,<br />

estranei agli sperimentatori. Nell’opera invece i personaggi sono artefici<br />

e vittime del teorema, non hanno un ruolo da osservatori passivi, non<br />

sono semplici ricercatori che analizzano in vitro le risultanze combinatorie<br />

di una reazione chimica. In realtà sono essi stessi i reagenti. E alla fine<br />

dell’esperimento, l’ossigeno e l’idrogeno diventano irreversibilmente<br />

acqua, e l’acqua è cosa ben differente dai suoi componenti d’origine...<br />

Per fare un esempio letterario, Stevenson racconterà la coincidenza fra<br />

scienziato ed esperimento nel Dr. Jekyll and Mr. Hyde: questi percorsi di<br />

verità sono sempre sconvolgenti e distruttivi.<br />

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Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />

In poche parole, segnalata la matrice accademica, illuminista, da<br />

parte di Flimm, mi pare che nessuno abbia messo in scena la crudele<br />

posizione di chi è soggetto e oggetto di un gioco speculativo. La posizione<br />

dei tre uomini, se considerata freddamente, è orrenda: Alfonso è un<br />

materialista, ma peggio di lui sono Guglielmo e Ferrando. I due giovani,<br />

pur innamorati delle rispettive, le ingannano facendo leva sulla fragilità<br />

dei sentimenti e sulle pulsioni erotiche. Le due saranno pure leggere<br />

ed infedeli, ma il trio di maschi è una congrega di insopportabili sessisti.<br />

Usano il loro potere (danaro e circostanza) per costringere Fiordiligi e<br />

Dorabella a comportamenti preordinati. Il fatto stesso di accettare la<br />

scommessa (in un bar!) è già un atto di superiorità ed un’implicita<br />

ammissione del fatto che le donne si sarebbero rivelate infedeli. Sarà pur<br />

vero, ma negare il principio di libero arbitrio è atto di brutalità. La questione<br />

è che Don Alfonso non esce vincitore della scommessa: trionfa<br />

una razionalità astratta e crudele; perde l’atto di ingenua fiducia indispensabile<br />

perché gli uomini e le donne possano accettare di amarsi reciprocamente.<br />

Senza tale pulsione illusoria, senza questo dolcissimo inganno,<br />

l’amore prende una china amara, spesso distruttiva. È per questo che<br />

il finaletto pacificatorio non risarcisce davvero lo spettatore: nessuno può<br />

credere che le coppie possano continuare facendo finta di nulla. Li aspetta<br />

un cammino in salita, probabilmente la separazione. Don Alfonso lo sa<br />

benissimo: è riluttante nel trascinare i due amici nella tenzone. Se facciamo<br />

caso, il vecchio filosofo, nonostante sia il motore dell’azione, canta<br />

poco da solo, e quando si esprime è sempre un cantare per citazioni,<br />

sovente rabbioso e un po’ luciferino. Clamoroso è il caso di «Nel mare<br />

solca», in cui l’ottava egloga dell’Arcadia di Jacopo Sannazzaro diventa<br />

nella partitura di Mozart una vera e propria invettiva. Mi chiedo quale<br />

sia la storia di Alfonso, e perché il personaggio viva in questa rabbia rancorosa.<br />

Né Da Ponte né Mozart ci lasciano indizi per scoprirlo.<br />

Nel melting pot che sobbolle nella testa d’un uomo del ventunesimo<br />

secolo, le sollecitazioni sono infinite, e di natura fortemente eterogenea.<br />

<strong>Così</strong>, riguardando un film che amo immensamente – Rope di Alfred<br />

Hitchcock – ho trovato alcune analogie con <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. La trama è la<br />

cieca dimostrazione di come un gruppo di intelletti brillanti (maschili)<br />

sorretto da puro cinismo possa diventare mostruoso. James Stewart è un<br />

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BELLOTTO<br />

docente universitario di criminologia: la sua teoria è che il delitto perfetto<br />

sia arte riservata a menti superiori. I suoi due migliori allievi uccidono<br />

un collega: s’innesca così una asfissiante sfida intellettuale tra maestro<br />

e discepoli, che cercano di sfuggire alle indagini del professore. La<br />

pellicola è un capolavoro anche dal punto di vista tecnico. È costato sei<br />

mesi di prove negli studios della Paramount perché girato come una<br />

commedia teatrale, da una cinepresa unica in piano sequenza continuo,<br />

senza apparenti stacchi di montaggio. La prima cosa che ha prodotto<br />

nella mia testa un cortocircuito fra i due lavori è stata la scenografia:<br />

l’idea di ambiente luminoso che c’è nella musica di Mozart si immergeva<br />

molto bene in ciò che Hitchcock aveva disposto. L’interno borghese<br />

lindo e ordinato, la tinta pastello del technicolor, l’eleganza dei costumi,<br />

la solerte cameriera e l’argenteria sono messi in contrasto violento con<br />

l’efferato delitto commesso e occultato in quelle stanze. Non solo: progettare<br />

uno spazio continuo (un ambiente chiuso, stanze su di un girevole<br />

con una terrazza aperta sul mare), può dar modo di creare situazioni<br />

da commedia, con tutta l’attrezzeria di corredo e le possibilità iperdescrittive<br />

di una società molto connotata (l’altissima borghesia primissimi<br />

anni Cinquanta, fine Quaranta, il film è del 1948). Allo stesso tempo, evitare<br />

la società rococò cui Mozart pensava, può aiutare a sentire i valori<br />

di base della narrazione prossimi alla nostra sensibilità. Il percorso drammatico<br />

è coinvolgente perché parla di questioni etiche di cogente attualità.<br />

Nel libretto viene inoltre indicata l’ambientazione partenopea, circostanza<br />

che ho voluto utilizzare come stratagemma narrativo. La Napoli<br />

del dopoguerra era porto di genti, idee e condizioni drammaticamente<br />

in conflitto: pensavo ad un mondo fradicio e instabile come quello di<br />

Curzio Malaparte ne La pelle. Mi sono chiesto come mettere in violento<br />

risalto il machismo della scommessa con lo svolgimento del dramma,<br />

e mi è stato facile pensare che un basso napoletano, il luogo delle incertezze<br />

e del disordine fosse il luogo ideale per far incontrare il sublime del<br />

trattamento musicale escogitato da Mozart e la trivialità dei gesti umani.<br />

La strada, luogo di realtà e macerie è l’involucro in cui è protetto il perfetto<br />

interno borghese della casa di Fiordiligi e Dorabella, in cui si snoda<br />

tutta la trama. Un gioiello incastonato, un bell’appartamento fatto di illusioni<br />

e convenzioni che verranno man mano smantellate. Insomma, ho<br />

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Un esperimento sentimentale distruttivo?<br />

cercato di sceneggiare l’opera come si trattasse di un film agito in un<br />

luogo molto reale e connotato, vicino a noi, per esaltare la crudeltà del<br />

gioco messo in campo da personaggi veri, mai macchiettistici o ridicoli.<br />

Per strada, fra assassini e prostitute avviene la scommessa. E fuori dalla<br />

casa, senza protezione, Ferrando e Guglielmo condurranno le loro<br />

donne alla fine dell’opera. Non potranno più vederle come angeli del<br />

focolare, come esseri al di fuori della realtà e della carnalità. Non ci sarà<br />

più separazione fra Fiordiligi, Dorabella e le donne di strada. Il prezzo<br />

della disillusione è terribile, dunque.<br />

«We are all in the gutter» potrebbero gridare Alfonso, Guglielmo e<br />

Ferrando. La dimostrazione cinica è conclusa, suggellato da un bruciante<br />

doppio matrimonio riparatore... L’inferno si apre? L’uomo è destinato<br />

irrimediabilmente a sguazzare nelle paludi dello Stige? Gli amanti<br />

illusi si sono trasformati definitivamente in ‘coniugi’ disillusi?<br />

Sì e no. Sì perché il libretto di Da Ponte traccia esattamente questo<br />

percorso. No perché Mozart attraverso la musica trasfigura la schematicità<br />

della trama. Se si trattasse della solita, convenzionale, schola misogina<br />

contro l’infedeltà del bel sesso e la supponenza del sesso forte, il salisburghese<br />

non avrebbe avuto la necessità di direzionare sentimentalmente la<br />

composizione in modo così estremo. Il quartetto dei suoi personaggi è<br />

costituito da infelici che si agitano dolorosamente senza riuscire a governare<br />

il proprio destino. Il materialismo di Alfonso è subìto: ce lo rivela la<br />

sofferenza che spesso trapela nelle sue frasi. Su tutto questo, Mozart non<br />

condanna: con la sua partitura partecipa, condivide appieno il cammino<br />

delle sue creature. Mozart è in scena insieme ai suoi personaggi, li prende<br />

per mano, non li lascia soli: per mezzo dello slancio poetico li consola.<br />

Anche Mozart è nel <strong>fan</strong>go, ma indica una via di salvezza: con il suo<br />

<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> ci aiuta a rivolgere gli occhi verso le stelle.<br />

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04. Carta d'identità - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 17.07 Pagina 37<br />

Carta d’identità dell’opera<br />

Titolo: <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> o sia La scuola degli amanti<br />

Musica: Wolfgang Amadeus Mozart<br />

Libretto: Lorenzo Da Ponte<br />

Personaggi e voci: Fiordiligi (soprano), Dorabella (soprano), dame ferraresi<br />

e sorelle abitanti in Napoli; Guglielmo (baritono), Ferrando (tenore),<br />

amanti delle medesime; Despina (soprano), cameriera; Don Alfonso<br />

(basso), vecchio filosofo<br />

Prima rappresentazione: Vienna, Burgtheater, 26 gennaio 1790<br />

Notizie storiche: Andata in scena la prima volta a Vienna, e voluta fortemente<br />

– parrebbe – proprio da Giuseppe II, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> venne ritirata<br />

dopo sole quattro repliche a causa della morte dell’imperatore. Le rappresentazioni<br />

ripresero nell’estate dello stesso anno, con tale successo che<br />

il lavoro raggiunse nel breve volgere di un ventennio <strong>tutte</strong> le piazze<br />

europee. Ciononostante l’opera fu accompagnata nel corso dell’Ottocento<br />

da una cattiva fama, dovuta soprattutto al giudizio sul libretto di Da<br />

Ponte. Tutto quel che di negativo si disse di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> è già riassunto<br />

in forma lapidaria in un articolo del 1791, apparso a Berlino negli<br />

«Annalen des Theaters»: «Uno scadente prodotto italiano con la musica<br />

possente e sublime di Mozart». Il tono polemico verso l’elemento «italiano»<br />

venne poi ripreso in termini analoghi fino a Wagner. Perfino il<br />

primo biografo di Mozart, Franz Xaver Niemetschek, pur non avendo<br />

nulla di concreto da rimproverare al compositore, cercò lo stesso di assolverlo<br />

dalla scelta del soggetto: «tutti si stupiscono di come il grande<br />

genio abbia potuto abbassarsi a sprecare la celestiale dolcezza delle sue<br />

melodie per un testo così abborracciato e scadente. Non era in suo potere<br />

rifiutare la commissione, che prevedeva espressamente quel libretto».<br />

Inevitabile, a lungo andare, che la svalutazione del libretto contagiasse in<br />

parte anche il giudizio sulla musica. Un’unica voce, tra le grandi, si levò<br />

per difendere il valore letterario del lavoro di Da Ponte, quella di E. T. A.<br />

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04. Carta d'identità - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 17.07 Pagina 38<br />

Carta d’identità dell’opera<br />

Hoffmann, che in un dialogo immaginario parlò di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> come<br />

di una «magnifica opera», capace di dare espressione a una «dilettevolissima<br />

ironia». E Hugo von Hofmannstahl, un secolo più tardi, nel 1916,<br />

riprese il tema, ritenendo al contrario l’ironia un ostacolo al pieno successo<br />

dell’opera: «In tutta la pièce pochissime frasi sono da prendersi sul<br />

serio. Tutto è ironia, illusione, menzogna; questo la musica non può<br />

esprimerlo (tranne eccezioni), e il pubblico non lo sopporta». Secondo<br />

Ste<strong>fan</strong> Kunze, tra i maggiori studiosi del teatro mozartiano, il punto non<br />

è l’ironia e il peso che le viene dato, quanto il fatto che l’ultima opera<br />

buffa di Mozart mette a nudo fatti e misfatti dell’età borghese all’epoca<br />

del suo stato nascente: <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> «offendeva con impietosa e quasi<br />

crudele noncuranza tanto l’identità quanto la coscienza della nuova classe,<br />

che aveva cominciato a costituirsi già molto tempo prima della rivoluzione<br />

[...] Alla frivolezza e alla libertà di costumi dell’aristocrazia si<br />

contrapponevano la purezza dei sentimenti, le cose commoventi e non<br />

da ultimo la morale intesa come virtù borghese» (Ste<strong>fan</strong> Kunze, Il teatro<br />

di Mozart, Venezia, Marsilio, 1990, p. 530). Da Ponte ha provato a smascherare<br />

i capisaldi di quel mondo in formazione, non soltanto col<br />

distacco ironico. E Mozart, più che divertirsi alle spalle dei personaggi,<br />

sembra prenderne sul serio i sentimenti conflittuali, puntando a conferire<br />

alle situazioni un’aura di verità e di profondità.<br />

Il minor successo che <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> raccolse nell’Ottocento, se posta a<br />

confronto con le altre due opere dapontiane, Le nozze di Figaro e Don<br />

Giovanni, è allora da attribuire ad una sua possibile ‘inattualità’, al fatto<br />

cioè di essere fuori tempo rispetto alle aspettative del pubblico al quale<br />

era destinato, e al fatto di indagare, senza troppe cautele, zone ‘rischiose’<br />

dell’orizzonte sentimentale e morale della cultura borghese.<br />

Non a caso, la definitiva consacrazione di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> tra i capolavori<br />

della musica europea si dovrà a due ‘grandi inattuali’: Gustav Mahler, che<br />

la diresse a Vienna nel 1900 e nel 1905, e Richard Strauss che vi si<br />

cimentò nel 1920; furono loro ad aprire la strada all’interpretazione di<br />

Fritz Busch, che diresse una memorabile rappresentazione di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong><br />

<strong>tutte</strong> a Glyndebourne, nel 1935.<br />

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04. Carta d'identità - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 17.07 Pagina 39<br />

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04. Carta d'identità - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 17.07 Pagina 40<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 41<br />

Ouverture<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

ATTO I<br />

1. Terzetto (Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />

«La mia Dorabella capace non è»<br />

Guglielmo e Ferrando, due giovani ufficiali, discutono in un caffè di<br />

Napoli con Don Alfonso, un anziano filosofo: sono certi che le rispettive<br />

fidanzate, Fiordiligi e Dorabella siano, oltre che belle, assolutamente<br />

fedeli.<br />

2. Terzetto (Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />

«Fuor la spada»; «È la fede delle femmine»<br />

Il vecchio scettico cita Metastasio per metterli in guardia: «È la fede delle<br />

femmine | come l’araba fenice | che vi sia, ciascun lo dice | dove sia,<br />

nessun lo sa».<br />

3. Terzetto (Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />

«Scioccherie di poeti!»; «Una bella serenata»<br />

Indignati, i due giovani vogliono sfidarlo a duello, ma il filosofo propone<br />

in alternativa una scommessa: se entro ventiquattr’ore riuscirà a<br />

dimostrare che le loro ragazze sono infedeli come <strong>tutte</strong> le altre donne<br />

vincerà cento zecchini, altrimenti sarà lui a pagare la posta. Certi della<br />

vittoria, Guglielmo e Ferrando accettano e si impegnano a seguire <strong>tutte</strong><br />

le disposizioni di Don Alfonso.<br />

4. Duetto (Fiordiligi, Dorabella)<br />

«Ah guarda sorella»; «Se questo mio core mi cangia desio»; «Mi par che<br />

stamattina volentieri farei la pazzerella»; «Son già le sei»<br />

Nel giardino della loro casa Fiordiligi e Dorabella stanno guardando con<br />

adorazione i ritratti dei fidanzati. Si scambiano commenti sulla loro<br />

avvenenza, e giurano che nulla potrebbe mutare il loro amore.<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 42<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

5. Aria (Don Alfonso)<br />

«Barbaro fato!»; «Vorrei dir e cor non ho!»; «Stelle per carità, signor<br />

Alfonso»<br />

Giunge Don Alfonso, con una triste notizia: i due ufficiali sono stati<br />

richiamati in servizio. Devono ripartire al più presto per recarsi in zone<br />

di guerra. Le due ragazze sono disperate.<br />

6. Quintetto (Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Don Alfonso, Guglielmo)<br />

«Sento o Dio, che questo piede»; «Non piangere, idol mio»<br />

L’incontro fra le due <strong>fan</strong>ciulle e i giovani fidanzati in partenza è struggente.<br />

Le <strong>fan</strong>ciulle, disperate, invocano la morte e gli innamorati tentano<br />

invano di consolarle, mentre in disparte il filosofo osserva con allegro<br />

disincanto.<br />

7. Duettino (Ferrando, Guglielmo)<br />

«Al fato dan legge quegli occhi vezzosi»<br />

8. Coro<br />

«Bella vita militar»<br />

Risuona una musica marziale, e gli ufficiali si avviano verso la nave in<br />

partenza.<br />

9. Quintetto e coro (Fiordiligi, Dorabella, Ferrando, Guglielmo, Don<br />

Alfonso)<br />

«Di scrivermi ogni giorno»; «Bella vita militar»; «Dove son? / Son partiti»<br />

Gli addii sono assai lunghi, mentre il richiamo militare incalza gli amanti;<br />

e tutta questa profusione di saluti e tenere promesse suscitano l’ilarità<br />

di Don Alfonso.<br />

10. Terzettino (Fiordiligi, Dorabella, Don Alfonso)<br />

«Soave sia il vento»; «Non son cattivo comico»; «Che vita maledetta è il<br />

far la cameriera»<br />

Mentre la nave si allontana, Fiordiligi e Dorabella augurano ai due giovani<br />

un viaggio sereno; questo augurio è così intenso che lo stesso Don<br />

Alfonso si lascia coinvolgere unendosi a loro in un’atmosfera di trasogna-<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 43<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

ta malinconia. Poi riprende il suo atteggiamento di distaccato cinismo,<br />

mentre le due sorelle si abbandonano alla più assoluta tristezza. Giunge<br />

Despina, che a sua volta si lamenta della vita che le è toccata in sorte.<br />

11. Recitativo accompagnato ed Aria (Dorabella)<br />

«Ah scostati, paventa un tristo effetto»; «Smanie implacabili»<br />

A Despina basta poco per cogliere una brutta aria. Ha appena servito la<br />

colazione alle due ragazze, e cerca di capire cosa sia successo. Prima è<br />

Dorabella a manifestare la sua angoscia per questo distacco.<br />

12. Aria Despina (Despina, Fiordiligi)<br />

«Signora Dorabella, signora Fiordiligi»; «In uomini, in soldati»<br />

Messa al corrente dalle padrone di ciò che è accaduto, Despina le invita<br />

a non drammatizzare e a consolarsi con nuovi amori: in fondo un uomo<br />

vale l’altro, sentenzia, e in assenza dei fidanzati la cosa migliore è cercare<br />

di distrarsi con altri amanti. Ma Fiordiligi, turbata, si chiede allora se<br />

non saranno loro, Guglielmo e Ferrando, costretti a star lontani, a cercar<br />

facili consolazioni.<br />

13. Sestetto (Fiordiligi, Dorabella, Despina, Ferrando, Don Alfonso,<br />

Guglielmo)<br />

«Che silenzio, che aspetto di tristezza»; «Alla bella Despinetta»<br />

14. Aria Fiordiligi (Don Alfonso, Dorabella, Fiordiligi)<br />

«Che sussurro, che strepito»; «Come scoglio immoto resta»<br />

15. Aria Guglielmo (Ferrando, Guglielmo, Don Alfonso, Fiordiligi)<br />

«Ah non partite! Ah barbare restate!»; «Non siate ritrosi, occhietti vezzosi»<br />

16. Terzetto (Ferrando, Guglielmo, Don Alfonso)<br />

«E voi ridete?»<br />

17. Aria Ferrando (Don Alfonso, Guglielmo, Ferrando)<br />

«Si può sapere un poco»; «Un’aura amorosa»<br />

Don Alfonso propone a Despina, offrendole subito uno zecchino d’oro<br />

e promettendole a risultato ottenuto venti scudi, di aiutarlo a introdurre<br />

in casa «due soggetti di garbo» venuti a consolare le due padrone.<br />

Despina accetta con entusiasmo e rimane sbalordita alla vista degli spa-<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 44<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

simanti: si presentano infatti due nobili albanesi con grandi mustacchi e<br />

abiti stravaganti, nei quali la servetta non riconosce Ferrando e<br />

Guglielmo. Alla vista dei due intrusi Fiordiligi e Dorabella reagiscono<br />

subito con forza rimproverando Despina per averli fatti entrare, ma Don<br />

Alfonso interviene fingendo di riconoscerli come amici carissimi.<br />

Guglielmo tenta goffamente di ottenere i loro favori vantando la bellezza<br />

virile sua e dell’amico, ma le <strong>fan</strong>ciulle se ne vanno disgustate e offese.<br />

I due giovani pensano di aver già vinto, ma Don Alfonso li ammonisce:<br />

c’è tempo ancora per cantare vittoria, per ora essi debbono soltanto<br />

stare ai suoi ordini.<br />

18. Finale (Fiordiligi, Dorabella, Despina, Ferrando, Don Alfonso,<br />

Guglielmo)<br />

«Ah che tutta in un momento»; «Si mora, sì si mora»; «Despina in<br />

maschera, che trista pelle!»<br />

Despina informa il filosofo che le padrone se ne stanno malinconiche<br />

in giardino, e dice di avere un piano infallibile per portarle alla capitolazione.<br />

Giungono i due albanesi in preda a una finta disperazione e,<br />

invano inseguiti da Alfonso, bevono sotto gli occhi delle esterrefatte<br />

<strong>fan</strong>ciulle il contenuto di due bottigliette di (finto) arsenico, dopo di che<br />

cadono sull’erba in preda agli spasimi della morte. Don Alfonso chiede<br />

pietà per i poveretti e corre con Despina a cercare un medico, mentre<br />

le due sorelle si inteneriscono per il gesto disperato. Giunge uno strano<br />

dottore (Despina travestita) e tocca con la calamita i morenti: sostenuti<br />

dalle pietose <strong>fan</strong>ciulle che ora li osservano attentamente e li trovano<br />

anche «interessanti», i due spasimanti rinvengono poco a poco.<br />

Fingendosi ancora sotto l’effetto del veleno, Ferrando con Fiordiligi e<br />

Guglielmo con Dorabella riprendono un corteggiamento ancor più<br />

focoso, e l’intempestiva richiesta di un bacio manda le dame su <strong>tutte</strong> le<br />

furie. La loro sproporzionata reazione è evidentemente indice del loro<br />

turbamento e della imminente capitolazione. Dal canto loro gli ‘albanesi’<br />

cominciano a chiedersi se l’ira delle <strong>fan</strong>ciulle sia finta o vera e a<br />

temere il peggio.<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 45<br />

ATTO II<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

19. Aria Despina (Despina, Fiordiligi, Dorabella)<br />

«Andate là, che siete»; «Una donna a quindici anni»<br />

20. Duetto Fiordiligi-Dorabella<br />

«Sorella, cosa dici?»; «Prenderò quel brunettino»<br />

21. Duetto Ferrando-Guglielmo con coro (Don Alfonso, Ferrando,<br />

Guglielmo)<br />

«Ah correte in giardino»; «Secondate aurette amiche»<br />

22. Quartetto Despina-Ferrando-Guglielmo-Don Alfonso<br />

«Il tutto deponete»; «La mano a me date movetevi un po’»<br />

Despina sollecita le padrone a comportarsi da donne e a non lasciar perdere<br />

le buone occasioni. Per salvare le apparenze suggerisce di spargere<br />

la voce che i forestieri frequentano la casa per incontrarsi con lei.<br />

Dorabella è del parere di accettare le visite degli spasimanti solo «per<br />

diverstirsi un poco e non morire dalla malinconia». Fiordiligi si lascia<br />

convincere e concede alla sorella la scelta del corteggiatore. Dorabella<br />

prende Guglielmo e lascia Ferrando a Fiordiligi, che ne sembra contenta:<br />

lo scambio delle coppie è perfetto!<br />

Don Alfonso avverte le due dame che gli albanesi hanno organizzato in<br />

giardino una serenata in loro onore.<br />

I due spasimanti, accompagnati da un coro di musici, chiedono alle<br />

«aurette amiche» di recare alle belle sdegnose i loro sospiri.<br />

23. Duetto Dorabella-Guglielmo (Fiordiligi, Ferrando, Dorabella,<br />

Guglielmo)<br />

«Oh che bella giornata!»; «Il core vi dono»<br />

24. Aria Ferrando<br />

«Barbara, perché fuggi?»; «Ah lo veggio quell’anima bella»<br />

25. Rondò Fiordiligi<br />

«Ei parte... senti... ah no...»; «Per pietà ben mio perdona»<br />

Dorabella cede per prima alle ardenti suppliche di Guglielmo e accetta<br />

in regalo un cuore che mette al posto del medaglione con il ritratto di<br />

Ferrando. Fiordiligi, anche se profondamente turbata, resiste ancora e<br />

trova la forza di ordinare a Ferrando di andarsene, ma, rimasta sola, confessa<br />

a se stessa di amarlo.<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 46<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

26. Aria Guglielmo (Ferrando, Guglielmo)<br />

«Amico, abbiamo vinto!»; «Donne mie la fate a tanti»<br />

27. Cavatina Ferrando<br />

«In qual fiero contrasto»; «Tradito, schernito dal perfido cor»<br />

I due albanesi <strong>fan</strong>no il punto della situazione: Guglielmo è molto felice<br />

nell’apprendere che la sua Fiordiligi ha respinto l’assalto dell’amico, ma<br />

deve confessargli, con malcelata soddisfazione, che Dorabella non è stata<br />

altrettanto virtuosa. Ferrando si dispera e progetta di vendicarsi, mentre<br />

Guglielmo, certo della vittoria, chiede a Don Alfonso i suoi cinquanta<br />

zecchini. Ma ancora il saggio filosofo gli ricorda che il tempo della<br />

scommessa non è scaduto.<br />

28. Aria Dorabella (Don Alfonso, Ferrando, Guglielmo, Despina,<br />

Dorabella, Fiordiligi)<br />

«Bravo, questa è costanza»; «Ora vedo che siete una donna di garbo»; «È<br />

amore un ladroncello»<br />

29. Duetto Fiordiligi-Ferrando (Despina, Fiordiligi, Guglielmo)<br />

«L’abito di Ferrando»; «Fra gli amplessi in pochi istanti»<br />

30. Andante Ferrando (Guglielmo, Don Alfonso, Ferrando, Despina)<br />

«Ah poveretto me»; «Tutti accusan le donne»; «Vittoria padroncini»<br />

Fiordiligi è nelle sue stanze in preda ad una grande agitazione e, per salvare<br />

il proprio onore, decide di raggiungere Guglielmo al campo militare<br />

travestita da ufficiale, invano dissuasa dalla sorella già felice per le<br />

nuove nozze. Mentre la <strong>fan</strong>ciulla si sta preparando per la partenza viene<br />

raggiunta da Ferrando il quale, pungolato dal desiderio di vendicarsi,<br />

gioca con accanimento le sue ultime carte e si finge così disperato da<br />

cercare la morte. Fiordiligi non gli sa più resistere e si abbandona vinta<br />

tra le sue braccia.<br />

Guglielmo, che ha assistito di nascosto con Don Alfonso alla scena, è<br />

furente e si sfoga imprecando contro la traditrice. Raggiunto dall’amico<br />

cerca con lui il modo di castigare gli infedeli e Don Alfonso interviene<br />

con un suggerimento: «sposatele». I giovani si ribellano a quest’idea, ma<br />

il vecchio filosofo spiega loro che, dal momento che la natura non fa<br />

eccezioni, tanto vale tenersi queste donne: «così <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>».<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 47<br />

Struttura e argomento dell’opera<br />

31. Finale (Fiordiligi, Dorabella, Despina, Ferrando, Don Alfonso,<br />

Guglielmo)<br />

«Fate presto cari amici»; «Benedetti i doppi coniugi»; «Miei signori, tutto<br />

è fatto»; «Sani e salvi gli amplessi amorosi»; «Ah signor son rea di morte»<br />

Despina reca la bella notizia che finalmente le «care dame» sono disposte<br />

al matrimonio e si prepara un nuovo travestimento.<br />

Ha inizio la festa di nozze. Mentre gli sposi si <strong>fan</strong>no scambievoli auguri<br />

di felicità, il coro auspica comicamente per le amabili sposine di essere<br />

«a guisa di galline [...] di figli ognor prolifiche».<br />

Alfonso introduce un notaio (si tratta ancora di Despina travestita). Si<br />

stende il contratto, le dame firmano e subito si odono da lontano voci<br />

maschili inneggianti alla vita militare. Gli albanesi fuggono con il notaio<br />

nella stanza accanto, e poco dopo, Guglielmo e Ferrando riabbracciano<br />

le loro «spose adorabili» che li accolgono tremanti e stranamente silenziose.<br />

Su suggerimento di Alfonso gli ufficiali raccolgono da terra il contratto<br />

nuziale, e alla vista delle firme delle loro donne si adirano terribilmente.<br />

Alle <strong>fan</strong>ciulle non resta che ammettere la colpa e chiamare in<br />

causa i «traditori» Alfonso e Despina, ma i due giovani entrano nella<br />

stanza e ne escono con l’abito albanese, rendendo a Dorabella il ritratto<br />

di Ferrando e a Despina la calamita del medico. Ora tutto è chiaro anche<br />

per Despina. L’ultima parola spetta al filosofo che unisce le coppie tranquillizzando<br />

i giovani amici con il suo razionale cinismo: perdute le illusioni,<br />

ora si facciano le nozze. La proposta è accolta con sollievo da tutti:<br />

«Fortunato l’uom che prende | ogni cosa pel buon verso | e fra i casi e<br />

le vicende | da ragion si fa guidar».<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 48<br />

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05. Struttura - <strong>Così</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.33 Pagina 50<br />

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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 51<br />

COSÌ FAN TUTTE<br />

o sia<br />

LA SCUOLA DEGLI AMANTI<br />

Dramma giocoso in due atti<br />

Trascrizione del libretto a stampa<br />

per la prima rappresentazione dell’opera<br />

Vienna, Società tipografica, 1790<br />

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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 52<br />

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PERSONAGGI<br />

FIORDILIGI e DORABELLA, dame ferraresi e sorelle, abitanti in Napoli<br />

GUGLIELMO e FERRANDO, amanti delle medesime<br />

DESPINA, cameriera<br />

DON ALFONSO, vecchio filosofo<br />

Coro di soldati, coro di servi, coro di marinai.<br />

La scena si finge in Napoli.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 53<br />

ATTO PRIMO<br />

SCENA I<br />

Bottega di caffè.<br />

Ferrando, Guglielmo e Don Alfonso.<br />

FERRANDO<br />

La mia Dorabella<br />

capace non è:<br />

fedel quanto bella<br />

il cielo la fe’.<br />

GUGLIELMO<br />

La mia Fiordiligi<br />

tradirmi non sa:<br />

uguale in lei credo<br />

costanza e beltà.<br />

DON ALFONSO<br />

Ho i crini già grigi,<br />

ex cathedra parlo;<br />

ma tali litigi<br />

finiscano qua.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

No, detto ci avete<br />

che infide esser ponno;<br />

provar cel dovete,<br />

se avete onestà.<br />

DON ALFONSO<br />

Tai prove lasciamo...<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

No, no, le vogliamo:<br />

o fuori la spada,<br />

rompiam l’amistà.<br />

Metton mano alla spada.<br />

A parte.<br />

Sul vivo mi tocca<br />

chi lascia di bocca<br />

sortire un accento<br />

che torto le fa.<br />

DON ALFONSO A parte.<br />

O pazzo desire!<br />

Cercar di scoprire<br />

quel mal che, trovato,<br />

meschini ci fa.<br />

GUGLIELMO<br />

Fuor la spada: scegliete<br />

qual di noi più vi piace.<br />

DON ALFONSO Placido.<br />

Io son uomo di pace,<br />

e duelli non fo, se non a mensa.<br />

FERRANDO<br />

O battervi, o dir subito<br />

perché d’infedeltà le nostre amanti<br />

sospettate capaci.<br />

DON ALFONSO<br />

Cara semplicità, quanto mi piaci!<br />

Atto I<br />

FERRANDO<br />

Cessate di scherzar, o giuro al cielo!..<br />

DON ALFONSO<br />

Ed io, giuro alla terra,<br />

non scherzo, amici miei;<br />

solo saper vorrei<br />

che razza di animali<br />

son queste vostre belle,<br />

se han come tutti noi carne, ossa e<br />

[pelle,<br />

se mangian come noi, se veston gonne,<br />

alfin se dèe, se donne son...<br />

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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 54<br />

Atto I<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Son donne,<br />

ma... son tali, son tali...<br />

DON ALFONSO<br />

E in donne pretendete<br />

di trovar fedeltà?<br />

Scherzando.<br />

Quanto mi piaci mai, semplicità!<br />

È la fede delle femmine<br />

come l’araba fenice:<br />

che vi sia, ciascun lo dice;<br />

dove sia, nessun lo sa.<br />

FERRANDO Con foco.<br />

La fenice è Dorabella!<br />

GUGLIELMO<br />

La fenice è Fiordiligi!<br />

DON ALFONSO<br />

Non è questa, non è quella:<br />

non fu mai, non vi sarà.<br />

È la fede delle femmine<br />

come l’araba fenice:<br />

che vi sia, ciascun lo dice;<br />

dove sia, nessun lo sa.<br />

FERRANDO<br />

Scioccherie di poeti!<br />

GUGLIELMO<br />

Scempiaggini di vecchi!<br />

DON ALFONSO<br />

Orbene; udite,<br />

ma senza andare in collera:<br />

qual prova avete voi che ognor costanti<br />

vi sien le vostre amanti;<br />

chi vi fe’ sicurtà che invariabili<br />

sono i lor cori?<br />

54<br />

FERRANDO<br />

GUGLIELMO<br />

Nobil educazion...<br />

FERRANDO<br />

GUGLIELMO<br />

Analogia d’umor...<br />

FERRANDO<br />

GUGLIELMO<br />

Immutabil carattere...<br />

FERRANDO<br />

GUGLIELMO<br />

Proteste...<br />

Lunga esperïenza...<br />

FERRANDO<br />

Giuramenti...<br />

Pensar sublime...<br />

Disinteresse...<br />

Promesse...<br />

DON ALFONSO<br />

Pianti, sospir, carezze, svenimenti.<br />

Lasciatemi un po’ ridere...<br />

FERRANDO<br />

Finite di deriderci?<br />

DON ALFONSO<br />

Cospetto!<br />

Pian piano.<br />

E se toccar con mano<br />

oggi vi fo che come l’altre sono?


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 55<br />

GUGLIELMO<br />

Non si può dar!<br />

FERRANDO<br />

DON ALFONSO<br />

FERRANDO<br />

DON ALFONSO<br />

Cento zecchini.<br />

GUGLIELMO<br />

DON ALFONSO<br />

Parola...<br />

Non è!<br />

FERRANDO<br />

Parolissima.<br />

Giochiam!<br />

Giochiamo.<br />

E mille se volete.<br />

DON ALFONSO<br />

E un cenno, un motto, un gesto<br />

giurate di non far di tutto questo<br />

alle vostre Penelopi.<br />

FERRANDO<br />

DON ALFONSO<br />

Da soldati d’onore?<br />

GUGLIELMO<br />

Da soldati d’onore.<br />

DON ALFONSO<br />

E tutto quel farete<br />

ch’io vi dirò di far?<br />

Giuriamo.<br />

FERRANDO<br />

GUGLIELMO<br />

DON ALFONSO<br />

Bravissimi!<br />

Tutto.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Bravissimo,<br />

signor Don Alfonsetto!<br />

FERRANDO<br />

or ci divertiremo.<br />

Tuttissimo.<br />

A spese vostre<br />

GUGLIELMO A Ferrando.<br />

E de’ cento zecchini, che faremo?<br />

FERRANDO<br />

Una bella serenata<br />

far io voglio alla mia dea.<br />

GUGLIELMO<br />

In onor di Citerea<br />

un convito io voglio far.<br />

DON ALFONSO<br />

Sarò anch’io de’ convitati?<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Ci sarete, sì signor.<br />

FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />

ALFONSO<br />

E che brindis replicati<br />

far vogliamo al dio d’amor!<br />

Partono.<br />

Atto I<br />

55


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 56<br />

Atto I<br />

SCENA II<br />

Giardino sulla spiaggia del mare.<br />

Dorabella e Fiordiligi che guardano un<br />

ritratto che lor pende al fianco.<br />

FIORDILIGI<br />

Ah, guarda, sorella,<br />

se bocca più bella,<br />

se aspetto più nobile<br />

si può ritrovar.<br />

DORABELLA<br />

Osserva tu un poco,<br />

che foco ha ne’ sguardi!<br />

Se fiamma, se dardi<br />

non sembran scoccar.<br />

FIORDILIGI<br />

Si vede un sembiante<br />

guerriero ed amante.<br />

DORABELLA<br />

Si vede una faccia<br />

che alletta e minaccia.<br />

FIORDILIGI<br />

Io sono felice.<br />

DORABELLA<br />

Felice son io.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Se questo mio core<br />

mai cangia desio,<br />

amore mi faccia<br />

vivendo penar.<br />

FIORDILIGI<br />

Mi par che stamattina volentieri<br />

farei la pazzarella: ho un certo foco,<br />

un certo pizzicor entro le vene...<br />

56<br />

quando Guglielmo viene... se sapessi<br />

che burla gli vo’ far!<br />

DORABELLA<br />

Per dirti il vero,<br />

qualche cosa di nuovo<br />

anch’io nell’alma provo: io giurerei<br />

che lontane non siam dagli imenei.<br />

FIORDILIGI<br />

Dammi la mano: io voglio astrolicarti.<br />

Uh, che bell’Emme! E questo<br />

è un Pi! Va bene: matrimonio presto.<br />

DORABELLA<br />

Affé che ci avrei gusto!<br />

FIORDILIGI<br />

Ed io non ci avrei rabbia.<br />

DORABELLA<br />

Ma che diavol vuol dir che i nostri<br />

[sposi<br />

ritardano a venir? Son già le sei...<br />

FIORDILIGI<br />

Eccoli.<br />

SCENA III<br />

Le suddette, Don Alfonso.<br />

FIORDILIGI<br />

Non son essi: è Don Alfonso,<br />

l’amico lor.<br />

DORABELLA<br />

Ben venga<br />

il signor Don Alfonso!<br />

DON ALFONSO<br />

Riverisco.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 57<br />

FIORDILIGI<br />

Cos’è? Perché qui solo? Voi piangete?<br />

Parlate, per pietà! Che cosa è nato?<br />

L’amante...<br />

DORABELLA<br />

L’idol mio...<br />

DON ALFONSO<br />

Barbaro fato!<br />

Vorrei dir, e cor non ho...<br />

balbettando il labbro va...<br />

fuor la voce uscir non può...<br />

ma mi resta mezza qua.<br />

Che farete? Che farò?<br />

Oh, che gran fatalità!<br />

Dar di peggio non si può...<br />

ho di voi, di lor pietà.<br />

FIORDILIGI<br />

Stelle! Per carità, signor Alfonso,<br />

non ci fate morir.<br />

DON ALFONSO<br />

Convien armarvi,<br />

figlie mie, di costanza.<br />

DORABELLA<br />

Oh dèi! Qual male<br />

è addivenuto mai, qual caso rio?<br />

Forse è morto il mio bene?<br />

FIORDILIGI<br />

È morto il mio?<br />

DON ALFONSO<br />

Morti... non son, ma poco men che<br />

[morti.<br />

DORABELLA<br />

Feriti?<br />

DON ALFONSO<br />

No.<br />

FIORDILIGI<br />

Ammalati?<br />

DON ALFONSO<br />

Neppur.<br />

FIORDILIGI<br />

Che cosa, dunque?<br />

DON ALFONSO<br />

Al marzial campo<br />

ordin regio li chiama.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Ohimè, che sento!<br />

FIORDILIGI<br />

E partiran?<br />

DON ALFONSO<br />

Sul fatto.<br />

DORABELLA<br />

d’impedirlo?<br />

DON ALFONSO<br />

Non v’è.<br />

FIORDILIGI<br />

DON ALFONSO<br />

Gl’infelici non hanno<br />

coraggio di vedervi.<br />

Ma se voi lo bramate,<br />

son pronti...<br />

Atto I<br />

E non v’è modo<br />

Né un solo addio?..<br />

57


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 58<br />

Atto I<br />

DORABELLA<br />

Dove son?<br />

DON ALFONSO<br />

Amici, entrate.<br />

SCENA IV<br />

I suddetti, Ferrando, Guglielmo<br />

in abito da viaggio.<br />

GUGLIELMO<br />

Sento, oddio, che questo piede<br />

è restio nel girle avante.<br />

FERRANDO<br />

Il mio labbro palpitante<br />

non può detto pronunziar.<br />

DON ALFONSO<br />

Nei momenti più terribili<br />

sua virtù l’eroe palesa.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Or che abbiam la nuova intesa,<br />

a voi resta a fare il meno;<br />

fate core: a entrambe in seno<br />

immergeteci l’acciar.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Idol mio, la sorte incolpa<br />

se ti deggio abbandonar.<br />

DORABELLA<br />

Ah, no, no, non partirai!<br />

FIORDILIGI<br />

No, crudel, non te n’andrai!<br />

DORABELLA<br />

Voglio pria cavarmi il core!<br />

58<br />

FIORDILIGI<br />

Pria ti vo’ morire ai piedi!<br />

FERRANDO<br />

(Cosa dici?)<br />

GUGLIELMO<br />

(Te n’avvedi?)<br />

DON ALFONSO<br />

(Saldo, amico: finem lauda.)<br />

A CINQUE<br />

Il destin così defrauda<br />

le speranze de’ mortali.<br />

Ah, chi mai fra tanti mali,<br />

chi mai può la vita amar?<br />

GUGLIELMO<br />

Non piangere, idol mio!<br />

FERRANDO<br />

adorata mia sposa!<br />

Non disperarti,<br />

DON ALFONSO<br />

Lasciate lor tal sfogo: è troppo giusta<br />

la cagion di quel pianto.<br />

Si abbracciano teneramente.<br />

FIORDILIGI<br />

Chi sa s’io più ti veggio!<br />

DORABELLA<br />

Chi sa se più ritorni!<br />

FIORDILIGI<br />

Lasciami questo ferro: ei mi dia morte,<br />

se mai barbara sorte<br />

in quel seno a me caro...


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 59<br />

DORABELLA<br />

Morrei di duol, d’uopo non ho<br />

[d’acciaro.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Non farmi, anima mia,<br />

quest’infausti presagi;<br />

proteggeran gli dèi<br />

la pace del tuo cor ne’ giorni miei.<br />

Al fato dan legge<br />

quegli occhi vezzosi:<br />

amor li protegge,<br />

né i loro riposi<br />

le barbare stelle<br />

ardiscon turbar.<br />

Il ciglio sereno,<br />

mio bene, a me gira:<br />

felice al tuo seno<br />

io spero tornar.<br />

DON ALFONSO<br />

(La commedia è graziosa, e tutti due<br />

<strong>fan</strong> ben la loro parte.)<br />

Suono di tamburo in distanza.<br />

FERRANDO<br />

Oh cielo! Questo<br />

è il tamburo funesto<br />

che a divider mi vien dal mio tesoro.<br />

DON ALFONSO<br />

Ecco, amici, la barca.<br />

FIORDILIGI<br />

DORABELLA<br />

Io manco.<br />

Io moro.<br />

SCENA V<br />

I suddetti. Marcia militare in qualche<br />

distanza, poi il seguente<br />

CORO<br />

Bella vita militar!<br />

Ogni dì si cangia loco;<br />

oggi molto, doman poco,<br />

ora in terra ed or sul mar.<br />

Il fragor di trombe e pifferi,<br />

lo sparar di schioppi e bombe,<br />

forza accresce al braccio e all’anima<br />

vaga sol di trionfar.<br />

Bella vita militar!<br />

DON ALFONSO<br />

Non v’è più tempo, amici: andar<br />

[conviene<br />

ove il destino, anzi il dover, v’invita.<br />

FIORDILIGI<br />

Mio cor...<br />

DORABELLA<br />

Idolo mio...<br />

FERRANDO<br />

GUGLIELMO<br />

Mio ben...<br />

FIORDILIGI<br />

Ah, per un sol momento...<br />

Atto I<br />

Mia vita...<br />

DON ALFONSO<br />

Del vostro reggimento<br />

già è partita la barca;<br />

raggiungerla convien coi pochi amici<br />

che su legno più lieve<br />

attendendo vi stanno.<br />

59


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 60<br />

Atto I<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Abbracciami, idol mio.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Muoio d’af<strong>fan</strong>no.<br />

FIORDILIGI Piangendo.<br />

Di... scri...ver...mi... ogni... gior...no<br />

giurami... vita... mia.<br />

DORABELLA<br />

Due vol...te... an...cora...<br />

tu scri...vimi... se... puoi...<br />

FERRANDO<br />

GUGLIELMO<br />

Non... dubitar, mio bene...<br />

DON ALFONSO<br />

(Io crepo, se non rido!)<br />

FIORDILIGI<br />

Sii costante a me sol...<br />

DORABELLA<br />

FERRANDO<br />

Addio!<br />

GUGLIELMO<br />

Addio!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Addio!<br />

Sii certa, o cara.<br />

Serbati fido.<br />

A QUATTRO<br />

Mi si divide il cor, bell’idol mio!<br />

60<br />

Il CORO ripete<br />

Bella vita militar!<br />

Ogni dì si cangia loco;<br />

oggi molto, doman poco,<br />

ora in terra ed or sul mar.<br />

Il fragor di trombe e pifferi,<br />

lo sparar di schioppi e bombe,<br />

forza accresce al braccio e all’anima<br />

vaga sol di trionfar.<br />

Bella vita militar!<br />

Le amanti restano immobili sulla sponda<br />

del mare; la barca allontanasi tra suon di<br />

tamburi.<br />

SCENA VI<br />

Le suddette e Don Alfonso.<br />

DORABELLA In atto di chi rinviene da<br />

un letargo.<br />

Dove son?<br />

DON ALFONSO<br />

Son partiti.<br />

FIORDILIGI<br />

crudelissima, amara!<br />

DON ALFONSO<br />

Oh dipartenza<br />

Fate core,<br />

carissime figliuole.<br />

Da lontano facendo motto col fazzoletto.<br />

Guardate, da lontano<br />

vi <strong>fan</strong> cenno con mano i cari sposi.<br />

FIORDILIGI<br />

Buon vïaggio, mia vita!<br />

DORABELLA<br />

Buon vïaggio!


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 61<br />

FIORDILIGI<br />

Oh dèi! Come veloce<br />

se ne va quella barca! Già sparisce!<br />

Già non si vede più. Deh, faccia il<br />

[cielo<br />

ch’abbia prospero corso.<br />

DORABELLA<br />

Faccia che al campo giunga<br />

con fortunati auspici.<br />

DON ALFONSO<br />

E a voi salvi gli amanti, a me gli<br />

[amici.<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />

ALFONSO<br />

Soave sia il vento,<br />

tranquilla sia l’onda,<br />

ed ogni elemento<br />

benigno risponda<br />

ai nostri desir.<br />

Partono le due donne.<br />

SCENA VII<br />

DON ALFONSO<br />

Non son cattivo comico! Va bene...<br />

al concertato loco i due campioni<br />

di Ciprigna e di Marte<br />

mi staranno attendendo: or senza<br />

[indugi<br />

raggiungerli conviene. Quante smorfie,<br />

quante buffonerie!<br />

Tanto meglio per me...<br />

cadran più facilmente.<br />

Questa razza di gente è la più presta<br />

a cangiarsi d’umore: oh, poverini!<br />

Per femmina giocar cento zecchini?<br />

«Nel mare solca e nell’arena semina<br />

e il vago vento spera in rete<br />

[accogliere<br />

chi fonda sue speranze in cor di<br />

[femina.»<br />

SCENA VIII<br />

Camera gentile con diverse sedie, un<br />

tavolino, ecc.; tre porte: due laterali, una<br />

di mezzo.<br />

Despina che sta facendo il cioccolatte.<br />

DESPINA<br />

Che vita maledetta<br />

è il far la cameriera!<br />

Dal mattino alla sera<br />

si fa, si suda, si lavora, e poi<br />

di tanto che si fa nulla è per noi.<br />

È mezza ora che sbatto;<br />

il cioccolatte è fatto, ed a me tocca<br />

restar ad odorarlo a secca bocca?<br />

Non è forse la mia come la vostra,<br />

o garbate signore,<br />

che a voi dessi l’essenza, e a me<br />

[l’odore?<br />

Per Bacco, vo’ assaggiarlo: cospettaccio!<br />

Com’ è buono!<br />

Si forbe la bocca.<br />

Vien gente.<br />

Oh ciel, son le padrone!<br />

Madame, ecco la vostra colazione.<br />

SCENA IX<br />

Despina; Fiordiligi e Dorabella ch’entrano<br />

disperatamente ecc. Despina presenta il<br />

cioccolatte sopra una guantiera. Dorabella<br />

gitta tutto a terra.<br />

DESPINA<br />

Diamine, cosa fate?<br />

Atto I<br />

61


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 62<br />

Atto I<br />

FIORDILIGI<br />

Ah!<br />

DORABELLA<br />

Ah!<br />

Si cavano entrambe tutti gli ornamenti<br />

donneschi.<br />

DESPINA<br />

Che cosa è nato?<br />

FIORDILIGI<br />

Un veleno dov’è?<br />

DESPINA<br />

Ov’è un acciaro?<br />

Padrone, dico!..<br />

DORABELLA<br />

Ah, scostati! Paventa il tristo effetto<br />

d’un disperato affetto.<br />

Chiudi quelle finestre... odio la luce,<br />

odio l’aria che spiro... odio me stessa,<br />

chi schernisce il mio duol, chi mi<br />

[consola.<br />

Deh, fuggi per pietà, lasciami sola!<br />

Smanie implacabili<br />

che m’agitate,<br />

entro quest’anima<br />

più non cessate<br />

fin che l’angoscia<br />

mi fa morir.<br />

Esempio misero<br />

d’amor funesto<br />

darò all’Eumenidi,<br />

se viva resto,<br />

col suono orribile<br />

de’ miei sospir.<br />

Si metton a sedere in disparte da forsennate.<br />

62<br />

DESPINA<br />

Signora Dorabella,<br />

signora Fiordiligi,<br />

dite cosa è stato?<br />

DORABELLA<br />

Oh, terribil disgrazia!<br />

DESPINA<br />

Sbrigatevi in buon’ora.<br />

FIORDILIGI<br />

Da Napoli partiti<br />

sono gli amanti nostri.<br />

DESPINA Ridendo.<br />

Ritorneran.<br />

DORABELLA<br />

Chi sa!<br />

Non c’è altro?<br />

DESPINA Come sopra.<br />

Come, chi sa?<br />

Dove son iti?<br />

DORABELLA<br />

Al campo di battaglia.<br />

DESPINA<br />

Tanto meglio per loro:<br />

li vedrete tornar carchi d’alloro.<br />

FIORDILIGI<br />

Ma ponno anche perir.<br />

DESPINA<br />

tanto meglio per voi.<br />

Allora, poi,


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 63<br />

FIORDILIGI Sorge arrabbiata.<br />

Sciocca, che dici?<br />

DESPINA<br />

La pura verità: due ne perdete,<br />

vi restan tutti gli altri.<br />

FIORDILIGI<br />

Ah, perdendo Guglielmo<br />

mi pare ch’io morrei!<br />

DORABELLA<br />

Ah, Ferrando perdendo<br />

mi par che viva a seppellirmi andrei!<br />

DESPINA<br />

Brave, vi par, ma non è ver: ancora<br />

non vi fu donna che d’amor sia morta.<br />

Per un uomo morir!.. Altri ve n’hanno<br />

che compensano il danno.<br />

DORABELLA<br />

E credi che potria<br />

altr’uom amar chi s’ebbe per amante<br />

un Guglielmo, un Ferrando?<br />

DESPINA<br />

Han gli altri ancora<br />

tutto quello ch’hanno essi.<br />

Un uom adesso amate,<br />

un altro n’amerete: uno val l’altro,<br />

perché nessun val nulla.<br />

Ma non parliam di ciò; sono ancor<br />

[vivi<br />

e vivi torneran; ma son lontani,<br />

e piuttosto che in vani<br />

pianti perdere il tempo,<br />

pensate a divertirvi.<br />

FIORDILIGI Con trasporto di collera.<br />

Divertirci?<br />

DESPINA<br />

Atto I<br />

Sicuro! E, quel ch’è meglio,<br />

far all’amor come assassine, e come<br />

faranno al campo i vostri cari amanti.<br />

DORABELLA<br />

Non offender così quell’alme belle,<br />

di fedeltà, d’intatto amore esempi.<br />

DESPINA<br />

Via, via! Passaro i tempi<br />

da spacciar queste favole ai bambini.<br />

In uomini, in soldati<br />

sperare fedeltà?<br />

Non vi fate sentir, per carità!<br />

Di pasta simile<br />

son tutti quanti:<br />

le fronde mobili,<br />

l’aure incostanti<br />

han più degli uomini<br />

stabilità.<br />

Mentite lagrime,<br />

fallaci sguardi,<br />

voci ingannevoli,<br />

vezzi bugiardi,<br />

son le primarie<br />

lor qualità.<br />

In noi non amano<br />

che il lor diletto;<br />

poi ci dispregiano,<br />

neganci affetto,<br />

né val da’ barbari<br />

chieder pietà.<br />

Paghiam, o femmine,<br />

d’ugual moneta<br />

questa malefica<br />

razza indiscreta;<br />

amiam per comodo,<br />

per vanità!<br />

La la, la lera<br />

la ra, la ra.<br />

Partono.<br />

63


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 64<br />

Atto I<br />

SCENA X<br />

Don Alfonso solo; poi Despina.<br />

DON ALFONSO<br />

Che silenzio! Che aspetto di tristezza<br />

spirano queste stanze. Poverette!<br />

Non han già tutto il torto:<br />

bisogna consolarle; infin che vanno<br />

i due creduli sposi,<br />

com’io loro commisi, a mascherarsi,<br />

pensiam cosa può farsi...<br />

temo un po’ per Despina: quella furba<br />

potrebbe riconoscerli; potrebbe<br />

rovesciarmi le macchine, vedremo...<br />

se mai farà bisogno,<br />

un regaletto a tempo, un zecchinetto<br />

per una cameriera è un gran<br />

[scongiuro.<br />

Ma per esser sicuro si potria<br />

metterla in parte a parte del segreto.<br />

Eccellente è il progetto...<br />

la sua camera è questa.<br />

Batte.<br />

Despinetta!<br />

DESPINA<br />

DON ALFONSO<br />

Oh!<br />

DESPINA<br />

Ih!<br />

Chi batte?<br />

DON ALFONSO<br />

Despina mia,<br />

di te bisogno avrei.<br />

DESPINA<br />

Ed io niente di lei.<br />

64<br />

DON ALFONSO<br />

Ti vo’ fare del ben.<br />

DESPINA<br />

A una <strong>fan</strong>ciulla<br />

un vecchio come lei non può far<br />

[nulla.<br />

DON ALFONSO Mostrandole una<br />

moneta d’oro.<br />

Parla piano, ed osserva.<br />

DESPINA<br />

DON ALFONSO<br />

Sì, se meco sei buona.<br />

DESPINA<br />

Me lo dona?<br />

E che vorrebbe?<br />

È l’oro il mio giulebbe.<br />

DON ALFONSO<br />

ma ci vuol fedeltà.<br />

DESPINA<br />

Non c’è altro? Son qua.<br />

DON ALFONSO<br />

Ed oro avrai;<br />

Prendi ed ascolta.<br />

Sai che le tue padrone<br />

han perduti gli amanti.<br />

DESPINA<br />

Lo so.<br />

DON ALFONSO<br />

Tutti i lor pianti,<br />

tutti i deliri loro anco tu sai.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 65<br />

DESPINA<br />

So tutto.<br />

DON ALFONSO<br />

Or ben, se mai<br />

per consolarle un poco<br />

e trar, come diciam, chiodo per chiodo,<br />

tu ritrovassi il modo<br />

da metter in lor grazia<br />

due soggetti di garbo<br />

che vorrieno provar, già mi capisci...<br />

c’è una mancia per te di venti scudi,<br />

se li fai rïuscir.<br />

DESPINA<br />

Non mi dispiace<br />

questa proposizione.<br />

Ma con quelle buffone... basta, udite:<br />

son giovani? Son belli? E, sopra tutto,<br />

hanno una buona borsa<br />

i vostri concorrenti?<br />

(Per me questa mi preme).<br />

DON ALFONSO<br />

Han tutto quello<br />

che piacer può alle donne di giudizio.<br />

Li vuoi veder?<br />

DESPINA<br />

DON ALFONSO<br />

Li posso far entrar?<br />

DESPINA<br />

E dove son?<br />

Direi di sì.<br />

Don Alfonso fa entrar gli amanti.<br />

Son lì.<br />

DON ALFONSO<br />

Alla bella Despinetta<br />

vi presento, amici miei;<br />

non dipende che da lei<br />

consolar il vostro cor.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Con tenerezza affettata.<br />

Per la man, che lieto io bacio,<br />

per quei rai di grazie pieni,<br />

fa’ che volga a me sereni<br />

i begli occhi il mio tesor.<br />

DESPINA Ridendo.<br />

(Che sembianze! Che vestiti!<br />

Che figure! Che mustacchi!<br />

Io non so se son vallacchi<br />

o se turchi son costor.)<br />

DON ALFONSO Piano a Despina.<br />

Che ti par di quell’aspetto?<br />

DESPINA<br />

Per parlarvi schietto schietto,<br />

hanno un muso fuor dell’uso,<br />

vero antidoto d’amor.<br />

FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />

ALFONSO<br />

(Or la cosa è appien decisa;<br />

se costei non li/ci ravvisa<br />

non c’è più nessun timor.)<br />

DESPINA<br />

(Che figure! Che mustacchi!<br />

Io non so se son vallacchi<br />

o se turchi son costor.)<br />

Atto I<br />

FIORDILIGI e DORABELLA Dentro le<br />

quinte.<br />

Eh, Despina! Olà, Despina!<br />

65


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 66<br />

Atto I<br />

DESPINA<br />

Le padrone!<br />

DON ALFONSO A Despina.<br />

Ecco l’istante!<br />

Fa’ con arte; io qui m’ascondo.<br />

Si ritira.<br />

SCENA XI<br />

I suddetti, Fiordiligi e Dorabella.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Ragazzaccia tracotante,<br />

che fai lì con simil gente?<br />

Falli uscire immantinente,<br />

o ti fo pentir con lor.<br />

DESPINA, FERRANDO e GUGLIELMO<br />

S’inginocchiano.<br />

Ah, madame, perdonate!<br />

Al bel piè languir mirate<br />

due meschin, di vostro merito<br />

spasimanti adorator.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Giusti numi! Cosa sento?<br />

Dell’enorme tradimento<br />

chi fu mai l’indegno autor?<br />

DESPINA, FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Deh, calmate quello sdegno!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Ah, che più non ho ritegno!<br />

Tutta piena ho l’alma in petto<br />

di dispetto e di furor!<br />

Ah, perdon, mio bel diletto,<br />

innocente è questo cor.<br />

66<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

(Qual diletto è a questo petto<br />

quella rabbia e quel furor!)<br />

DESPINA e DON ALFONSO Don<br />

Alfonso dalla porta.<br />

(Mi dà un poco di sospetto<br />

quella rabbia e quel furor!)<br />

DON ALFONSO<br />

Che sussurro! Che strepito!<br />

Che scompiglio è mai questo! Siete<br />

[pazze,<br />

care le mie ragazze?<br />

Volete sollevar il vicinato?<br />

Cos’avete? Ch’è nato?<br />

DORABELLA Con furore.<br />

Oh, ciel! Mirate:<br />

uomini in casa nostra!<br />

DON ALFONSO Senza guardarli.<br />

Che male c’è?<br />

FIORDILIGI Con foco.<br />

Che male? In questo giorno!..<br />

Dopo il caso funesto!..<br />

DON ALFONSO<br />

Stelle! Sogno o son desto? Amici<br />

[miei,<br />

miei dolcissimi amici!<br />

Voi qui? Come? Perché? Quando? In<br />

[qual modo?<br />

Numi! Quanto ne godo!<br />

[(Secondatemi).<br />

FERRANDO<br />

Amico Don Alfonso!


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 67<br />

GUGLIELMO<br />

Amico caro!<br />

Si abbracciano con trasporto.<br />

DON ALFONSO<br />

Oh bella improvvisata!<br />

DESPINA<br />

Li conoscete voi?<br />

DON ALFONSO Come sopra.<br />

Se li conosco! Questi<br />

sono i più dolci amici<br />

ch’io m’abbia in questo mondo,<br />

e vostri ancor saranno.<br />

FIORDILIGI<br />

E in casa mia che <strong>fan</strong>no?<br />

GUGLIELMO<br />

Ai vostri piedi<br />

due rei, due delinquenti, ecco madame!<br />

Amor...<br />

DORABELLA<br />

Numi, che sento!<br />

Le donne si ritirano, essi le inseguono.<br />

FERRANDO<br />

Amor, il nume...<br />

sì possente per voi, qui ci conduce.<br />

GUGLIELMO<br />

Vista appena la luce<br />

di vostre fulgidissime pupille...<br />

FERRANDO<br />

Che alle vive faville...<br />

GUGLIELMO<br />

Farfallette amorose e agonizzanti...<br />

FERRANDO<br />

Vi voliamo davanti...<br />

GUGLIELMO<br />

Ed ai lati, ed a retro...<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Per implorar pietade in flebil metro!<br />

FIORDILIGI<br />

Stelle! Che ardir!<br />

DORABELLA<br />

Atto I<br />

Sorella, che facciamo?<br />

FIORDILIGI<br />

Temerari, sortite<br />

fuori di questo loco,<br />

Despina sorte impaurita.<br />

e non pro<strong>fan</strong>i<br />

l’alito infausto degli infami detti<br />

nostro cor, nostro orecchio e nostri<br />

[affetti.<br />

Invan per voi, per gli altri invan si<br />

[cerca<br />

le nostre alme sedur: l’intatta fede<br />

che per noi già si diede ai cari amanti,<br />

saprem loro serbar infino a morte,<br />

a dispetto del mondo e della sorte.<br />

Come scoglio immoto resta<br />

contra i venti e la tempesta,<br />

così ognor quest’alma è forte<br />

nella fede e nell’amor.<br />

Con noi nacque quella face<br />

che ci piace e ci consola,<br />

e potrà la morte sola<br />

far che cangi affetto il cor.<br />

Rispettate, anime ingrate,<br />

quest’esempio di costanza,<br />

e una barbara speranza<br />

non vi renda audaci ancor.<br />

67


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 68<br />

Atto I<br />

Van per partire. Ferrando la richiama,<br />

Guglielmo richiama l’altra.<br />

FERRANDO A Fiordiligi.<br />

Ah, non partite!<br />

GUGLIELMO A Dorabella.<br />

Ah, barbare, restate!<br />

A Don Alfonso.<br />

(Che vi pare?)<br />

DON ALFONSO<br />

(Aspettate.)<br />

Per carità, ragazze,<br />

non mi fate più far trista figura.<br />

DORABELLA Con fuoco.<br />

E che pretendereste?<br />

DON ALFONSO<br />

Eh, nulla... ma mi pare...<br />

che un pochin di dolcezza...<br />

alfin son galantuomini,<br />

e sono amici miei.<br />

FIORDILIGI<br />

Come! E udire dovrei?<br />

GUGLIELMO<br />

Le nostre pene,<br />

e sentirne pietà!<br />

La celeste beltà degli occhi vostri<br />

la piaga aprì nei nostri,<br />

cui rimediar può solo<br />

il balsamo d’amore.<br />

Un solo istante il core aprite, o belle,<br />

a sue dolci facelle, o a voi davanti<br />

spirar vedrete i più fedeli amanti.<br />

68<br />

A Fiordiligi.<br />

Rivolgete a lui lo sguardo<br />

e vedrete come sta:<br />

tutto dice io gelo, io ardo;<br />

idol mio, pietà, pietà.<br />

A Dorabella.<br />

E voi cara un sol momento<br />

il bel ciglio a me volgete<br />

e nel mio ritroverete<br />

quel che il labbro dir non sa.<br />

Un Orlando innamorato<br />

non è niente in mio confronto,<br />

un Medoro il sen piagato<br />

verso lui per nulla io conto:<br />

son di fuoco i miei sospiri,<br />

son di bronzo i suoi desiri,<br />

se si parla poi di merto<br />

certo io sono, ed egli è certo,<br />

che gli uguali non si trovano<br />

dal Sebeto al Canadà.<br />

Siam due Cresi per ricchezza,<br />

due Narcisi per bellezza,<br />

in amor i Marcantoni<br />

verso noi sarien buffoni,<br />

siam più forti di un Ciclopo,<br />

letterati al par di Esopo,<br />

se balliamo un Pich ne cede<br />

sì gentil e snello è il piede.<br />

Se cantiam col trillo solo<br />

facciam torto all’usignuolo;<br />

e qualch’altro capitale<br />

abbiam poi che alcun non sa.<br />

Qui le ragazze partono con collera.<br />

Con sommo giubilo.<br />

(Bella bella! Tengon sodo:<br />

se ne vanno ed io ne godo;<br />

eroine di costanza,<br />

specchi son di fedeltà.)


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 69<br />

SCENA XII<br />

Don Alfonso, Guglielmo e Ferrando.<br />

I due amanti ridono smoderatamente e<br />

burlano Don Alfonso.<br />

DON ALFONSO<br />

E voi ridete?<br />

FERRANDO e GUGLIELMO Ridono<br />

fortissimo.<br />

Certo, ridiamo.<br />

DON ALFONSO<br />

Ma cosa avete?<br />

FERRANDO e GUGLIELMO Come<br />

sopra.<br />

Già lo sappiamo.<br />

DON ALFONSO<br />

Ridete piano!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Parlate invano.<br />

DON ALFONSO<br />

Se vi sentissero,<br />

se vi scoprissero,<br />

si guasterebbe<br />

tutto l’affar.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO Ridono<br />

sottovoce sforzandosi di non ridere.<br />

(Ah, che dal ridere<br />

l’alma dividere,<br />

ah, che le viscere<br />

sento scoppiar!)<br />

DON ALFONSO<br />

(Mi fa da ridere<br />

questo lor ridere,<br />

ma so che in piangere<br />

dêe terminar.)<br />

DON ALFONSO<br />

Si può sapere un poco<br />

la cagion di quel riso?<br />

GUGLIELMO<br />

Oh cospettaccio!<br />

Non vi pare che abbiam giusta<br />

[ragione,<br />

il mio caro padrone?<br />

FERRANDO<br />

Quanto pagar volete,<br />

e a monte è la scommessa?<br />

GUGLIELMO Sempre scherzando.<br />

Pagate la metà.<br />

FERRANDO<br />

Pagate solo<br />

ventiquattro zecchini.<br />

DON ALFONSO<br />

Poveri innocentini!<br />

Venite qua: vi voglio<br />

porre il ditino in bocca.<br />

GUGLIELMO<br />

coraggio di fiatar?<br />

DON ALFONSO<br />

ci parlerem.<br />

E avete ancora<br />

Avanti sera<br />

FERRANDO<br />

Quando volete.<br />

Atto I<br />

69


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 70<br />

Atto I<br />

DON ALFONSO<br />

silenzio e ubbidïenza<br />

fino a doman mattina.<br />

Intanto,<br />

GUGLIELMO<br />

Siam soldati, e amïam la disciplina.<br />

DON ALFONSO<br />

Orbene, andate un poco<br />

ad attendermi entrambi in giardinetto,<br />

colà vi manderò gli ordini miei.<br />

GUGLIELMO<br />

Ed oggi non si mangia?<br />

FERRANDO<br />

Cosa serve?<br />

A battaglia finita<br />

fia la cena per noi più saporita.<br />

Un’aura amorosa<br />

del nostro tesoro<br />

un dolce ristoro<br />

al cor porgerà.<br />

Al cor che, nudrito<br />

da speme, da amore,<br />

di un’esca migliore<br />

bisogno non ha.<br />

Partono.<br />

SCENA XIII<br />

Don Alfonso solo; poi Despina.<br />

DON ALFONSO<br />

Oh, la saria da ridere: sì poche<br />

son le donne costanti in questo<br />

[mondo,<br />

e qui ve ne son due... non sarà nulla...<br />

vieni, vieni, <strong>fan</strong>ciulla, e dimmi un<br />

[poco<br />

dove sono e che <strong>fan</strong> le tue padrone.<br />

70<br />

DESPINA<br />

Le povere buffone<br />

stanno nel giardinetto<br />

a lagnarsi coll’aria e colle mosche<br />

d’aver perso gli amanti.<br />

DON ALFONSO<br />

E come credi<br />

che l’affar finirà? Vogliam sperare<br />

che faranno giudizio?<br />

DESPINA<br />

Io lo farei;<br />

e dove piangon esse io riderei.<br />

Disperarsi, strozzarsi<br />

perché parte un amante?<br />

Guardate che pazzia!<br />

Se ne pigliano due, s’uno va via.<br />

DON ALFONSO<br />

Brava, questa è prudenza!<br />

(Bisogna impuntigliarla.)<br />

DESPINA<br />

È legge di natura<br />

e non prudenza sola: amor cos’è?<br />

Piacer, comodo, gusto,<br />

gioia, divertimento,<br />

passatempo, allegria: non è più amore<br />

se incomodo diventa,<br />

se invece di piacer nuoce e tormenta.<br />

DON ALFONSO<br />

Ma intanto queste pazze...<br />

DESPINA<br />

Quelle pazze<br />

faranno a modo nostro. È buon che<br />

[sappiano<br />

d’esser amate da color.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 71<br />

DON ALFONSO<br />

DESPINA<br />

Dunque riameranno.<br />

«Diglielo», si suol dire,<br />

«e lascia fare al diavolo».<br />

DON ALFONSO<br />

Lo sanno.<br />

Ma come<br />

far vuoi perché ritornino<br />

or che partiti sono, e che li sentano<br />

e tentare si lascino<br />

queste due bestioline?<br />

DESPINA<br />

A me lasciate<br />

la briga di condur tutta la macchina.<br />

Quando Despina macchina una cosa<br />

non può mancar d’effetto: ho già<br />

[menati<br />

mill’uomini pel naso,<br />

saprò menar due femmine. Son ricchi<br />

i due monsù mustacchi?<br />

DON ALFONSO<br />

DESPINA<br />

Dove son?<br />

DON ALFONSO<br />

Sulla strada<br />

attendendo mi stanno.<br />

DESPINA<br />

Son ricchissimi.<br />

Ite, e sul fatto<br />

per la picciola porta<br />

a me riconduceteli; v’aspetto<br />

nella camera mia.<br />

Purché tutto facciate<br />

quel ch’io v’ordinerò, pria di domani<br />

i vostri amici canteran vittoria;<br />

ed essi avranno il gusto, ed io la gloria.<br />

Partono.<br />

SCENA XIV<br />

Giardinetto gentile; due sofà d’erba ai lati.<br />

Dorabella e Fiordiligi.<br />

DORABELLA e FIORDILIGI<br />

Ah, che tutta in un momento<br />

si cangiò la sorte mia,<br />

ah, che un mar pien di tormento<br />

è la vita omai per me!<br />

Finché meco il caro bene<br />

mi lasciar le ingrate stelle,<br />

non sapea cos’eran pene,<br />

non sapea languir cos’è.<br />

Ah, che tutta in un momento<br />

si cangiò la sorte mia,<br />

ah, che un mar pien di tormento<br />

è la vita omai per me!<br />

SCENA XV<br />

Le suddette; Ferrando, Guglielmo e Don<br />

Alfonso dentro le quinte, poi Despina.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Si mora, sì, si mora<br />

onde appagar le ingrate!<br />

DON ALFONSO<br />

C’è una speranza ancora;<br />

non fate, o dèi, non fate!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Stelle, che grida orribili!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Lasciatemi!<br />

Atto I<br />

71


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 72<br />

Atto I<br />

DON ALFONSO<br />

Aspettate!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

L’arsenico mi liberi<br />

di tanta crudeltà!<br />

Bevono e gittan via il nappo. Nel voltarsi<br />

vedono le due donne.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Stelle, un velen fu quello?<br />

DON ALFONSO<br />

Veleno buono e bello,<br />

che ad essi in pochi istanti<br />

la vita toglierà.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Il tragico spettacolo<br />

gelare il cor mi fa!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Barbare, avvicinatevi:<br />

d’un disperato affetto<br />

mirate il triste effetto<br />

e abbiate almen pietà.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Il tragico spettacolo<br />

gelare il cor mi fa!<br />

A CINQUE<br />

Ah, che del sole il raggio<br />

fosco per me diventa.<br />

Tremo: le fibre e l’anima<br />

par che mancar si senta,<br />

né può la lingua o il labbro<br />

accenti articolar.<br />

DON ALFONSO<br />

Giacché a morir vicini<br />

sono quei meschinelli,<br />

72<br />

pietade almeno a quelli<br />

cercate di mostrar.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Gente, accorrete, gente!<br />

Nessuno, oddio, ci sente!<br />

Despina!<br />

DESPINA Di dentro.<br />

Chi mi chiama?<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Despina!<br />

DESPINA In scena.<br />

Cosa vedo!<br />

Morti i meschini io credo,<br />

o prossimi a spirar.<br />

DON ALFONSO<br />

Ah, che purtroppo è vero!<br />

Furenti, disperati,<br />

si sono avvelenati.<br />

Oh, amore singolar!<br />

DESPINA<br />

Abbandonar i miseri<br />

saria per voi vergogna:<br />

soccorrerli bisogna.<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />

ALFONSO<br />

Cosa possiam mai far?<br />

DESPINA<br />

Di vita ancor dan segno;<br />

colle pietose mani<br />

fate un po’ lor sostegno.<br />

E voi con me correte:<br />

un medico, un antidoto<br />

voliamo a ricercar.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 73<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Dèi, che cimento è questo!<br />

Evento più funesto<br />

non si potea trovar.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

(Più bella commediola<br />

non si potea trovar.)<br />

Ah!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA Stando<br />

lontano dagli amanti.<br />

Sospiran gli infelici.<br />

FIORDILIGI<br />

Che facciamo?<br />

DORABELLA<br />

Tu che dici?<br />

FIORDILIGI<br />

In momenti sì dolenti<br />

chi potriali abbandonar?<br />

DORABELLA S’accostano un poco.<br />

Che figure interessanti!<br />

FIORDILIGI<br />

Possiam farci un poco avanti.<br />

DORABELLA<br />

Ha freddissima la testa.<br />

FIORDILIGI<br />

Fredda fredda è ancora questa.<br />

DORABELLA<br />

Ed il polso?<br />

FIORDILIGI<br />

Io non gliel sento.<br />

DORABELLA<br />

Questo batte lento lento.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Ah, se tarda ancor l’aita,<br />

speme più non v’è di vita!<br />

Poverini! La lor morte<br />

mi farebbe lagrimar.<br />

FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />

ALFONSO A parte.<br />

Più domestiche e trattabili<br />

sono entrambe diventate;<br />

sta’ a veder che lor pietade<br />

va in amore a terminar.<br />

SCENA XVI<br />

I suddetti; Despina travestita da medico.<br />

DON ALFONSO<br />

Eccovi il medico,<br />

signore belle!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

(Despina in maschera,<br />

che trista pelle!)<br />

DESPINA<br />

Salvete, amabiles<br />

bonae puellae.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Parla un linguaggio<br />

che non sappiamo.<br />

DESPINA<br />

Come comandano<br />

dunque parliamo:<br />

so il greco e l’arabo,<br />

so il turco e il vandalo,<br />

lo svevo e il tartaro<br />

so ancor parlar.<br />

Atto I<br />

73


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 74<br />

Atto I<br />

DON ALFONSO<br />

Tanti linguaggi<br />

per sé conservi.<br />

Quei miserabili<br />

per ora osservi;<br />

preso hanno il tossico,<br />

che si può far?<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Signor dottore,<br />

che si può far?<br />

DESPINA Tocca il polso e la fronte ad<br />

uno ed all’altro.<br />

Saper bisognami<br />

pria la cagione,<br />

e quinci l’indole<br />

della pozione:<br />

se calda o frigida,<br />

se poca o molta,<br />

se in una volta<br />

bebberla o in più.<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />

ALFONSO<br />

Preso han l’arsenico,<br />

signor dottore;<br />

qui dentro il bebbero,<br />

la causa è amore,<br />

ed in un sorso<br />

sel mandar giù.<br />

DESPINA<br />

Non vi af<strong>fan</strong>nate,<br />

non vi turbate:<br />

ecco una prova<br />

di mia virtù.<br />

Tocca con un pezzo di calamita la testa<br />

ai finti infermi e striscia dolcemente i loro<br />

corpi per lungo.<br />

74<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Egli ha di un ferro<br />

la man fornita.<br />

DESPINA<br />

Questo è quel pezzo<br />

di calamita,<br />

pietra mesmerica,<br />

ch’ebbe l’origine<br />

nell’Alemagna,<br />

che poi sì celebre<br />

là in Francia fu.<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />

ALFONSO<br />

Come si muovono,<br />

torcono, scuotono,<br />

in terra il cranio<br />

presto percuotono.<br />

DESPINA<br />

Ah, lor la fronte<br />

tenete su.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA Metton la<br />

mano sulla fronte dei due amanti.<br />

Eccoci pronte.<br />

DESPINA<br />

Tenete forte!<br />

Coraggio; or liberi<br />

siete da morte.<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e DON<br />

ALFONSO<br />

Attorno guardano,<br />

forze riprendono.<br />

Ah, questo medico<br />

vale un Perù!


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 75<br />

FERRANDO e GUGLIELMO Sorgono in<br />

piedi.<br />

Dove son? Che loco è questo?<br />

Chi è colui? Color chi sono?<br />

Son di Giove innanzi al trono?<br />

Sei tu Palla o Citerea?<br />

No, tu sei l’alma mia dea!<br />

Ti ravviso al dolce viso<br />

e alla man ch’or ben conosco<br />

e che sola è il mio tesor.<br />

Abbracciano le amanti teneramente e<br />

bacian loro la mano.<br />

DESPINA e DON ALFONSO<br />

Sono effetti ancor del tossico:<br />

non abbiate alcun timor.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Sarà ver, ma tante smorfie<br />

<strong>fan</strong>no torto al nostro onor.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

(Dalla voglia ch’ho di ridere<br />

il polmon mi scoppia or or.)<br />

Alle amanti.<br />

Per pietà, bell’idol mio...<br />

volgi a me le luci liete!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Più resister non poss’io.<br />

DESPINA e DON ALFONSO<br />

In poch’ore, lo vedrete,<br />

per virtù del magnetismo<br />

finirà quel parossismo,<br />

torneranno al primo umor.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Dammi un bacio, o mio tesoro,<br />

un sol bacio, o qui mi moro.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Stelle, un bacio?<br />

DESPINA<br />

Secondate<br />

per effetto di bontate.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Ah, che troppo si richiede<br />

da una fida onesta amante,<br />

oltraggiata è la mia fede,<br />

oltraggiato è questo cor!<br />

Disperati, attossicati,<br />

ite al diavol quanti siete;<br />

tardi inver vi pentirete<br />

se più cresce il mio furor!<br />

DESPINA e DON ALFONSO<br />

(Un quadretto più giocondo<br />

non si vide in tutto il mondo.<br />

Quel che più mi fa da ridere<br />

è quell’ira e quel furor.<br />

Ch’io ben so che tanto foco<br />

cangerassi in quel d’amor.)<br />

Atto I<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

(Un quadretto più giocondo<br />

non s’è visto in questo mondo;<br />

ma non so se finta o vera<br />

sia quell’ira e quel furor.<br />

Né vorrei che tanto foco<br />

terminasse in quel d’amor.)<br />

75


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 76<br />

Atto II<br />

ATTO SECONDO<br />

SCENA I<br />

Camera.<br />

Dorabella, Fiordiligi e Despina.<br />

DESPINA<br />

Andate là, che siete<br />

due bizzarre ragazze!<br />

FIORDILIGI<br />

Oh, cospettaccio!<br />

Cosa pretenderesti?<br />

DESPINA<br />

FIORDILIGI<br />

Per chi dunque?<br />

DESPINA<br />

DORABELLA<br />

DESPINA<br />

Per voi.<br />

siete voi donne, o no?<br />

FIORDILIGI<br />

E per questo?<br />

DESPINA<br />

Per me nulla.<br />

Per noi?<br />

E per questo<br />

dovete far da donne.<br />

DORABELLA<br />

Cioè?<br />

76<br />

Per voi:<br />

DESPINA<br />

Trattar l’amore en bagatelle:<br />

le occasioni belle<br />

non negliger giammai; cangiar a<br />

[tempo,<br />

a tempo esser costanti;<br />

coquettizzar con grazia;<br />

prevenir la disgrazia, sì comune<br />

a chi si fida in uomo;<br />

mangiar il fico e non gittare il pomo.<br />

FIORDILIGI<br />

(Che diavolo!) Tai cose<br />

falle tu, se n’hai voglia.<br />

DESPINA<br />

Io già le faccio.<br />

Ma vorrei che anche voi<br />

per gloria del bel sesso,<br />

faceste un po’ lo stesso. Per esempio,<br />

i vostri Ganimedi<br />

son andati alla guerra? Infin che<br />

[tornano<br />

fate alla militare: reclutate.<br />

DORABELLA<br />

Il cielo ce ne guardi!<br />

DESPINA<br />

Eh, che noi siamo in terra, e non in<br />

[cielo!<br />

Fidatevi al mio zelo: già che questi<br />

forastieri v’adorano,<br />

lasciatevi adorar. Son ricchi, belli,<br />

nobili, generosi, come fede<br />

fece a voi Don Alfonso; avean coraggio<br />

di morire per voi; questi son merti<br />

che sprezzar non si denno<br />

da giovani qual voi belle e galanti,<br />

che pon star senza amor, non senza<br />

[amanti.<br />

(Par che ci trovin gusto.)


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 77<br />

FIORDILIGI<br />

Per Bacco, ci faresti<br />

far delle belle cose!<br />

Credi tu che vogliamo<br />

favola diventar degli ozïosi?<br />

Ai nostri cari sposi<br />

credi tu che vogliam dar tal tormento?<br />

DESPINA<br />

E chi dice che abbiate<br />

a far loro alcun torto?<br />

(Amiche, siamo in porto!)<br />

DORABELLA<br />

Non ti pare che sia torto bastante<br />

se noto si facesse<br />

che trattiamo costor?<br />

DESPINA<br />

Anche per questo<br />

c’è un mezzo sicurissimo:<br />

io voglio sparger fama<br />

che vengono da me.<br />

DORABELLA<br />

Chi vuoi che il creda?<br />

DESPINA<br />

Oh bella! Non ha forse<br />

merto una cameriera<br />

d’aver due cicisbei? Di me fidatevi.<br />

FIORDILIGI<br />

No, no: son troppo audaci,<br />

questi tuoi forastieri.<br />

Non ebber la baldanza<br />

fin di chieder dei baci?<br />

DESPINA<br />

(Che disgrazia!)<br />

Io posso assicurarvi<br />

che le cose che han fatto<br />

furo effetti del tossico che han preso:<br />

convulsioni, deliri,<br />

follie, vaneggiamenti.<br />

Ma or vedrete come son discreti,<br />

manierosi, modesti e mansueti.<br />

Lasciateli venir.<br />

DORABELLA<br />

DESPINA<br />

E poi?<br />

E poi...<br />

caspita, fate voi!<br />

(L’ho detto che cadrebbero.)<br />

FIORDILIGI<br />

Cosa dobbiamo far?<br />

DESPINA<br />

Atto II<br />

Quel che volete:<br />

siete d’ossa e di carne, o cosa siete?<br />

Una donna a quindici anni<br />

dêe saper ogni gran moda,<br />

dove il diavolo ha la coda,<br />

cosa è bene e mal cos’è.<br />

Dêe saper le maliziette<br />

che innamorano gli amanti,<br />

finger riso, finger pianti,<br />

inventar i bei perché.<br />

Dêe in un momento<br />

dar retta a cento;<br />

colle pupille<br />

parlar con mille;<br />

dar speme a tutti,<br />

sien belli o brutti;<br />

saper nascondersi<br />

senza confondersi;<br />

senza arrossire<br />

saper mentire;<br />

e qual regina<br />

dall’alto soglio<br />

77


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 78<br />

Atto II<br />

col «posso» e «voglio»<br />

farsi ubbidir.<br />

(Par ch’abbian gusto<br />

di tal dottrina.<br />

Viva Despina<br />

che sa servir!)<br />

Parte.<br />

SCENA II<br />

Dorabella e Fiordiligi.<br />

FIORDILIGI<br />

Sorella, cosa dici?<br />

DORABELLA<br />

Io son stordita<br />

dallo spirto infernal di tal ragazza.<br />

FIORDILIGI<br />

Ma credimi, è una pazza.<br />

Ti par che siamo in caso<br />

di seguir suoi consigli?<br />

DORABELLA<br />

Oh, certo, se tu pigli<br />

pel rovescio il negozio.<br />

FIORDILIGI<br />

Anzi, io lo piglio<br />

per il suo vero dritto:<br />

non credi tu delitto<br />

per due giovani omai promesse spose<br />

il far di queste cose?<br />

DORABELLA<br />

Ella non dice<br />

che facciamo alcun mal.<br />

FIORDILIGI<br />

il far parlar di noi.<br />

78<br />

È mal che basta<br />

DORABELLA<br />

Quando si dice<br />

che vengon per Despina!<br />

FIORDILIGI<br />

Oh, tu sei troppo<br />

larga di coscïenza! E che diranne<br />

gli sposi nostri?<br />

DORABELLA<br />

Nulla:<br />

o non sapran l’affare,<br />

ed è tutto finito;<br />

o sapran qualche cosa, e allor diremo<br />

che vennero per lei.<br />

FIORDILIGI<br />

Ma i nostri cori?<br />

DORABELLA<br />

Restano quel che sono:<br />

per divertirsi un poco, e non morire<br />

dalla malinconia<br />

non si manca di fé, sorella mia.<br />

FIORDILIGI<br />

Questo è ver.<br />

DORABELLA<br />

FIORDILIGI<br />

Dunque?<br />

Dunque<br />

fa’ un po’ tu: ma non voglio<br />

aver colpa se poi nasce un imbroglio.<br />

DORABELLA<br />

Che imbroglio nascer deve<br />

con tanta precauzion? Per altro, ascolta:<br />

per intendersi bene,<br />

qual vuoi sceglier per te de’ due<br />

[Narcisi?


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 79<br />

FIORDILIGI<br />

Decidi tu, sorella.<br />

DORABELLA<br />

Io già decisi.<br />

Prenderò quel brunettino,<br />

che più lepido mi par.<br />

FIORDILIGI<br />

Ed intanto io col biondino<br />

vo’ un po’ ridere e burlar.<br />

DORABELLA<br />

Scherzosetta ai dolci detti<br />

io di quel risponderò.<br />

FIORDILIGI<br />

Sospirando i sospiretti<br />

io dell’altro imiterò.<br />

DORABELLA<br />

Mi dirà: «Ben mio, mi moro».<br />

FIORDILIGI<br />

Mi dirà: «Mio bel tesoro».<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Ed intanto che diletto,<br />

che spassetto io proverò!<br />

Partono e s’incontrano in Don Alfonso.<br />

SCENA III<br />

Le suddette e Don Alfonso.<br />

DON ALFONSO<br />

Ah, correte al giardino,<br />

le mie care ragazze! Che allegria!<br />

Che musica! Che canto!<br />

Che brillante spettacolo! Che incanto!<br />

Fate presto, correte!<br />

DORABELLA<br />

Che diamine esser può?<br />

DON ALFONSO<br />

Partono.<br />

Tosto vedrete.<br />

SCENA IV<br />

Giardino alla riva del mare con sedili d’erba<br />

e due tavolini di pietra. Barca ornata di<br />

fiori, con banda di stromenti.<br />

Ferrando e Guglielmo; Despina, servi<br />

riccamente vestiti; coro di musici.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Secondate, aurette amiche,<br />

secondate i miei desiri<br />

e portate i miei sospiri<br />

alla dea di questo cor.<br />

Voi che udiste mille volte<br />

il tenor delle mie pene,<br />

ripetete al caro bene<br />

tutto quel che udiste allor.<br />

CORO<br />

Secondate, aurette amiche,<br />

il desir di sì bei cor.<br />

Nel tempo del ritornello di questo coro,<br />

Ferrando e Guglielmo scendono con catene<br />

di fiori; Don Alfonso e Despina li conducono<br />

davanti le due amanti, che resteranno<br />

ammutite ed attonite.<br />

DON ALFONSO Ai servi che portan un<br />

bacile con fiori.<br />

Il tutto deponete<br />

sopra quei tavolini, e nella barca<br />

ritiratevi, amici.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Cos’è tal mascherata?<br />

Atto II<br />

79


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 80<br />

Atto II<br />

DESPINA<br />

Animo, via, coraggio: avete perso<br />

l’uso della favella?<br />

FERRANDO<br />

Io tremo e palpito<br />

dalla testa alle piante.<br />

GUGLIELMO<br />

Amor lega le membra a vero amante.<br />

DON ALFONSO Alle donne.<br />

Da brave, incoraggiateli.<br />

FIORDILIGI Agli amanti.<br />

Parlate.<br />

DORABELLA<br />

Liberi dite pur quel che bramate.<br />

FERRANDO<br />

Madama...<br />

GUGLIELMO<br />

Anzi, madame...<br />

FERRANDO<br />

Parla pur tu.<br />

GUGLIELMO<br />

No, no, parla pur tu.<br />

DON ALFONSO<br />

Oh cospetto del diavolo,<br />

lasciate tali smorfie<br />

del secolo passato. Despinetta,<br />

terminiam questa festa,<br />

fa’ tu con lei quel ch’io farò con<br />

[questa.<br />

80<br />

DON ALFONSO Prende per mano<br />

Dorabella. Despina prende Fiordiligi.<br />

La mano a me date,<br />

movetevi un po’.<br />

Agli amanti.<br />

Se voi non parlate,<br />

per voi parlerò.<br />

Perdono vi chiede<br />

un schiavo tremante;<br />

v’offese, lo vede,<br />

ma solo un istante.<br />

Or pena, ma tace,<br />

FERRANDO e GUGLIELMO Ripetono<br />

<strong>tutte</strong> le ultime parole con la stessa<br />

cantilena.<br />

...tace...<br />

DON ALFONSO<br />

or lasciavi in pace;<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

...in pace;<br />

DON ALFONSO<br />

non può quel che vuole,<br />

vorrà quel che può.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO Ripetono<br />

due versi intieri con un sospiro.<br />

...non può quel che vuole,<br />

vorrà quel che può.<br />

DON ALFONSO<br />

Su via, rispondete;<br />

guardate e ridete?<br />

DESPINA Si mette davanti le due donne.<br />

Per voi la risposta<br />

a loro darò.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 81<br />

Quello ch’è stato è stato,<br />

scordiamci del passato,<br />

rompasi omai quel laccio<br />

segno di servitù.<br />

Despina prende la mano di Dorabella,<br />

Don Alfonso quella di Fiordiligi e fa rompere<br />

i lacci agli amanti, cui mettono al<br />

braccio dei medesimi.<br />

A me porgete il braccio,<br />

né sospirate più.<br />

DESPINA e DON ALFONSO Sottovoce.<br />

(Per carità, partiamo:<br />

quel che san far veggiamo.<br />

Le stimo più del diavolo<br />

s’ora non cascan giù.)<br />

Partono.<br />

SCENA V<br />

Guglielmo a braccio di Dorabella.<br />

Ferrando e Fiordiligi senza darsi braccio.<br />

Fanno una piccola scena muta<br />

guardandosi, sospirando, ridendo.<br />

FIORDILIGI<br />

Oh che bella giornata!<br />

FERRANDO<br />

Caldetta anzi che no.<br />

DORABELLA<br />

Che vezzosi arboscelli!<br />

GUGLIELMO<br />

Certo, certo: son belli,<br />

han più foglie che frutti.<br />

FIORDILIGI<br />

come sono leggiadri.<br />

Volete passeggiar?<br />

Quei viali<br />

FERRANDO<br />

Son pronto, o cara,<br />

ad ogni vostro cenno.<br />

FIORDILIGI<br />

Troppa grazia!<br />

FERRANDO Nel passare, a Guglielmo.<br />

(Eccoci alla gran crisi.)<br />

FIORDILIGI<br />

Cosa gli avete detto?<br />

FERRANDO<br />

Eh, gli raccomandai<br />

di divertirla bene.<br />

DORABELLA<br />

Passeggiamo anche noi.<br />

GUGLIELMO<br />

Come vi piace.<br />

Passeggiano. Dopo un momento di silenzio.<br />

Ahimè!<br />

DORABELLA<br />

Che cosa avete?<br />

Gli altri due <strong>fan</strong>no scena muta in<br />

lontananza.<br />

GUGLIELMO<br />

Io mi sento sì male,<br />

sì male, anima mia,<br />

che mi par di morire.<br />

(Non otterrà nientissimo.)<br />

DORABELLA<br />

Saranno rimasugli<br />

del velen che beveste.<br />

Atto II<br />

81


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 82<br />

Atto II<br />

GUGLIELMO Con fuoco.<br />

Ah, che un veleno assai più forte io<br />

[bevo<br />

in que’ crudi e focosi<br />

Mongibelli amorosi!<br />

Li altri due entrano in atto di passeggiare.<br />

DORABELLA<br />

Sarà veleno calido:<br />

fatevi un poco fresco.<br />

GUGLIELMO<br />

Ingrata, voi burlate<br />

ed intanto io mi moro! (Son spariti:<br />

dove diamin son iti?)<br />

DORABELLA<br />

Eh, via, non fate...<br />

GUGLIELMO<br />

Io mi moro, crudele, e voi burlate?<br />

DORABELLA<br />

Io burlo, io burlo?<br />

GUGLIELMO<br />

Dunque<br />

datemi qualche segno, anima bella,<br />

della vostra pietà.<br />

DORABELLA<br />

Due, se volete;<br />

dite quel che far deggio, e lo vedrete.<br />

GUGLIELMO<br />

(Scherza, o dice davvero?)<br />

Questa picciola offerta<br />

d’accettare degnatevi.<br />

DORABELLA<br />

Un core?<br />

82<br />

GUGLIELMO<br />

Un core: è simbolo di quello<br />

ch’arde, languisce e spasima per voi.<br />

DORABELLA<br />

(Che dono prezïoso!)<br />

GUGLIELMO<br />

L’accettate?<br />

DORABELLA<br />

Crudele!<br />

Di sedur non tentate un cor fedele.<br />

GUGLIELMO<br />

(La montagna vacilla.<br />

Mi spiace; ma impegnato<br />

è l’onor di soldato.)<br />

V’adoro!<br />

DORABELLA<br />

Per pietà...<br />

GUGLIELMO<br />

DORABELLA<br />

Oh, dèi!<br />

GUGLIELMO<br />

Cedete, o cara!<br />

DORABELLA<br />

Mi farete morir...<br />

GUGLIELMO<br />

Son tutto vostro!<br />

Morremo insieme,<br />

amorosa mia speme.<br />

L’accettate?


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 83<br />

DORABELLA Dopo breve intervallo, con<br />

un sospiro.<br />

L’accetto.<br />

GUGLIELMO<br />

(Infelice Ferrando!) Oh che diletto!<br />

Il core vi dono,<br />

bell’idolo mio;<br />

ma il vostro vo’ anch’io,<br />

via, datelo a me.<br />

DORABELLA<br />

Mel date, lo prendo,<br />

ma il mio non vi rendo;<br />

invan mel chiedete,<br />

più meco ei non è.<br />

GUGLIELMO<br />

Se teco non l’hai,<br />

perché batte qui?<br />

DORABELLA<br />

Se a me tu lo dai,<br />

che mai balza lì?<br />

DORABELLA e GUGLIELMO<br />

È il mio coricino<br />

che più non è meco;<br />

ei venne a star teco,<br />

ei batte così.<br />

GUGLIELMO Vuol mettergli il core<br />

dov’ha il ritratto dell’amante.<br />

Qui lascia che il metta.<br />

DORABELLA<br />

Ei qui non può star.<br />

GUGLIELMO<br />

T’intendo, furbetta.<br />

DORABELLA<br />

Che fai?<br />

GUGLIELMO<br />

Non guardar.<br />

Le torce dolcemente la faccia dall’altra<br />

parte, le cava il ritratto e vi mette il core.<br />

DORABELLA<br />

(Nel petto un Vesuvio<br />

d’avere mi par.)<br />

GUGLIELMO<br />

(Ferrando meschino!<br />

possibil non par.)<br />

L’occhietto a me gira.<br />

DORABELLA<br />

Che brami?<br />

GUGLIELMO<br />

Rimira<br />

se meglio può andar.<br />

DORABELLA e GUGLIELMO<br />

Oh cambio felice<br />

di cori e d’affetti!<br />

Che nuovi diletti,<br />

che dolce penar!<br />

Partono abbracciati.<br />

SCENA VI<br />

Ferrando e Fiordiligi.<br />

FERRANDO<br />

Barbara! Perché fuggi?<br />

FIORDILIGI<br />

Atto II<br />

Ho visto un aspide,<br />

un’idra, un basilisco!<br />

83


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 84<br />

Atto II<br />

FERRANDO<br />

Ah, crudel, ti capisco!<br />

L’aspide, l’idra, il basilisco, e quanto<br />

i libici deserti han di più fiero,<br />

in me solo tu vedi.<br />

FIORDILIGI<br />

È vero, è vero!<br />

Tu vuoi tormi la pace.<br />

FERRANDO<br />

Ma per farti felice.<br />

FIORDILIGI<br />

Cessa di molestarmi.<br />

FERRANDO<br />

Non ti chiedo che un guardo.<br />

FIORDILIGI<br />

Pàrtiti.<br />

FERRANDO<br />

Non sperarlo,<br />

se pria gli occhi men fieri a me non<br />

[giri.<br />

Oh ciel! Ma tu mi guardi, e poi<br />

[sospiri?<br />

Lietissimo.<br />

Ah, lo veggio, quell’anima bella<br />

al mio pianto resister non sa;<br />

non è fatta per esser rubella<br />

agli affetti di amica pietà.<br />

In quel guardo, in quei cari sospiri<br />

dolce raggio lampeggia al mio cor:<br />

già rispondi a’ miei caldi desiri,<br />

già tu cedi al più tenero amor.<br />

Ma tu fuggi, spietata, tu taci<br />

ed invano mi senti languir?<br />

Ah, cessate, speranze fallaci:<br />

la crudel mi condanna a morir.<br />

Parte.<br />

84<br />

SCENA VII<br />

FIORDILIGI Sola.<br />

Ei parte... senti... ah no... partir si lasci,<br />

si tolga ai sguardi miei l’infausto<br />

[oggetto<br />

della mia debolezza. A qual cimento<br />

il barbaro mi pose!.. Un premio è<br />

[questo<br />

ben dovuto a mie colpe!.. In tale<br />

[istante<br />

dovea di nuovo amante<br />

i sospiri ascoltar? L’altrui querele<br />

dovea volger in gioco? Ah, questo core<br />

a ragione condanni, o giusto amore!<br />

Io ardo, e l’ardor mio non è più<br />

[effetto<br />

di un amor virtuoso: è smania, af<strong>fan</strong>no,<br />

rimorso, pentimento,<br />

leggerezza, perfidia e tradimento!<br />

Guglielmo, anima mia! Perché sei<br />

[tanto<br />

ora lungi da me? Solo potresti...<br />

ahimè! Tu mi detesti,<br />

mi rigetti, m’abborri... io già ti veggio<br />

minaccioso, sdegnato; io sento, io<br />

[sento<br />

i rimproveri amari, e il tuo tormento.<br />

Per pietà, ben mio, perdona<br />

all’error di un’alma amante;<br />

fra quest’ombre e queste piante<br />

sempre ascoso, oh Dio, sarà!<br />

Svenerà quest’empia voglia<br />

l’ardir mio, la mia costanza;<br />

perderà la rimembranza<br />

che vergogna e orror mi fa.<br />

A chi mai mancò di fede<br />

questo vano, ingrato cor!<br />

Si dovea miglior mercede,<br />

caro bene, al tuo candor.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 85<br />

SCENA VIII<br />

Ferrando e Guglielmo.<br />

FERRANDO Lietissimo.<br />

Amico, abbiamo vinto!<br />

GUGLIELMO<br />

Un ambo o un terno?<br />

FERRANDO<br />

Una cinquina, amico: Fiordiligi<br />

è la modestia in carne.<br />

GUGLIELMO<br />

FERRANDO<br />

Nientissimo. Sta’ attento<br />

e ascolta come fu.<br />

GUGLIELMO<br />

T’ascolto: di’ pur su.<br />

FERRANDO<br />

Niente meno?<br />

Pel giardinetto,<br />

come eravam d’accordo,<br />

a passeggiar mi metto;<br />

le dò il braccio, si parla<br />

di mille cose indifferenti; alfine<br />

viensi all’amor.<br />

GUGLIELMO<br />

Avanti.<br />

FERRANDO<br />

Fingo labbra tremanti,<br />

fingo di pianger, fingo<br />

di morir al suo piè...<br />

GUGLIELMO<br />

Bravo assai, per mia fé.<br />

Ed ella?<br />

FERRANDO<br />

Ella da prima<br />

ride, scherza, mi burla...<br />

GUGLIELMO<br />

FERRANDO<br />

finge d’impietosirsi...<br />

GUGLIELMO<br />

E poi?<br />

E poi<br />

Oh cospettaccio!<br />

FERRANDO<br />

Alfin scoppia la bomba:<br />

pura come colomba<br />

al suo caro Guglielmo ella si serba;<br />

mi discaccia superba,<br />

mi maltratta, mi fugge,<br />

testimonio rendendomi e messaggio<br />

che una femmina ell’è senza paraggio.<br />

GUGLIELMO<br />

Bravo tu, bravo io,<br />

brava la mia Penelope!<br />

Lascia un po’ ch’io ti abbracci<br />

per sì felice augurio,<br />

o mio fedele messaggier Mercurio!<br />

Si abbracciano.<br />

FERRANDO<br />

E la mia Dorabella?<br />

Come s’è diportata? Con trasporto.<br />

Ah, non ci ho neppur dubbio! Assai<br />

[conosco<br />

quella sensibil alma.<br />

GUGLIELMO<br />

Atto II<br />

Eppur un dubbio,<br />

parlandoti a quattr’occhi,<br />

non saria mal, se tu l’avessi.<br />

85


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 86<br />

Atto II<br />

FERRANDO<br />

Come?<br />

GUGLIELMO<br />

Dico così per dir! (Avrei piacere<br />

d’indorargli la pillola.)<br />

FERRANDO<br />

Stelle! Cesse ella forse<br />

alle lusinghe tue? Ah, s’io potessi<br />

sospettarlo soltanto!..<br />

GUGLIELMO<br />

È sempre bene<br />

il sospettare un poco in questo mondo.<br />

FERRANDO<br />

Eterni dèi! Favella: a foco lento<br />

non mi far qui morir... ma no, tu vuoi<br />

prenderti meco spasso: ella non ama,<br />

non adora che me.<br />

GUGLIELMO<br />

Certo! Anzi in prova<br />

di suo amor, di sua fede,<br />

questo bel ritrattino ella mi diede.<br />

FERRANDO Furente.<br />

Il mio ritratto! Ah, perfida!<br />

GUGLIELMO<br />

Ove vai?<br />

FERRANDO Come sopra.<br />

A trarle il cor dal scellerato petto<br />

e a vendicar il mio tradito affetto.<br />

GUGLIELMO<br />

Fermati!<br />

86<br />

FERRANDO Risoluto.<br />

No, mi lascia!<br />

GUGLIELMO<br />

Sei tu pazzo?<br />

Vuoi tu precipitarti<br />

per una donna che non val due soldi?<br />

(Non vorrei che facesse<br />

qualche corbelleria!)<br />

FERRANDO<br />

Numi! Tante promesse,<br />

e lagrime, e sospiri, e giuramenti,<br />

in sì pochi momenti<br />

come l’empia obbliò!<br />

GUGLIELMO<br />

Perbacco, io non lo so.<br />

FERRANDO<br />

Che fare or deggio?<br />

A qual partito, a qual idea m’appiglio?<br />

Abbi di me pietà, dammi consiglio.<br />

GUGLIELMO<br />

Amico, non saprei<br />

qual consiglio a te dar.<br />

FERRANDO<br />

Barbara! Ingrata!<br />

In un giorno! In poche ore!..<br />

GUGLIELMO<br />

Certo, un caso quest’è da far stupore.<br />

Donne mie, la fate a tanti,<br />

che, se il ver vi deggio dir,<br />

se si lagnano gli amanti<br />

li comincio a compatir.<br />

Io vo’ bene al sesso vostro,<br />

lo sapete, ognun lo sa:<br />

ogni giorno ve lo mostro,<br />

vi do marche d’amistà;


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 87<br />

Ma quel farla a tanti e tanti<br />

m’avvilisce in verità.<br />

Mille volte il brando presi<br />

per salvar il vostro onor,<br />

mille volte vi difesi<br />

colla bocca, e più col cor.<br />

Ma quel farla a tanti e tanti<br />

è un vizietto seccator.<br />

Siete vaghe, siete amabili,<br />

più tesori il ciel vi diè,<br />

e le grazie vi circondano<br />

dalla testa sin ai piè.<br />

Ma la fate a tanti e tanti,<br />

che, se gridano gli amanti,<br />

hanno certo il lor perché.<br />

SCENA IX<br />

Ferrando solo; poi Don Alfonso e<br />

Guglielmo che parlano in fondo.<br />

FERRANDO<br />

In qual fiero contrasto, in qual<br />

[disordine<br />

di pensieri e di affetti io mi ritrovo?<br />

Tanto insolito e novo è il caso mio,<br />

che non altri, non io<br />

basto per consigliarmi... Alfonso,<br />

[Alfonso,<br />

quanto rider vorrai<br />

della mia stupidezza!<br />

Ma mi vendicherò: saprò dal seno<br />

cancellar quell’iniqua... cancellarla?<br />

Troppo, oddio, questo cor per lei mi<br />

[parla.<br />

Tradito, schernito<br />

dal perfido cor,<br />

io sento che ancora<br />

quest’alma l’adora,<br />

Qui capita Don Alfonso con Guglielmo,<br />

e sta a sentire.<br />

io sento per essa<br />

le voci d’amor.<br />

DON ALFONSO Avvicinandosi a<br />

Ferrando.<br />

Bravo, questa è costanza!<br />

FERRANDO<br />

Andate, o barbaro!<br />

Per voi misero sono.<br />

DON ALFONSO<br />

Via, se sarete buono<br />

vi tornerò l’antica calma. Udite:<br />

Fiordiligi a Guglielmo<br />

si conserva fedel, e Dorabella<br />

infedel a voi fu.<br />

FERRANDO<br />

Per mia vergogna.<br />

GUGLIELMO<br />

Caro amico, bisogna<br />

far delle differenze in ogni cosa.<br />

Ti pare che una sposa<br />

mancar possa a un Guglielmo? Un<br />

[piciol calcolo,<br />

non parlo per lodarmi,<br />

se facciamo tra noi... tu vedi, amico,<br />

che un poco di più merto...<br />

DON ALFONSO<br />

GUGLIELMO<br />

Intanto mi darete<br />

cinquanta zecchinetti.<br />

DON ALFONSO<br />

Atto II<br />

Eh, anch’io<br />

[lo dico!<br />

Volentieri.<br />

Pria però di pagar, vo’ che facciamo<br />

qualche altra esperienza.<br />

87


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 88<br />

Atto II<br />

GUGLIELMO<br />

Come!<br />

DON ALFONSO<br />

Abbiate pazienza; infin domani<br />

siete entrambi miei schiavi: a me voi<br />

[deste<br />

parola da soldati<br />

di far quel ch’io dirò. Venite, io spero<br />

mostrarvi ben che folle è quel cervello<br />

che sulla frasca ancor vende l’uccello.<br />

Partono.<br />

SCENA X<br />

Camera con diverse porte,<br />

specchio e tavolini.<br />

Dorabella, Despina e poi Fiordiligi.<br />

DESPINA<br />

Ora vedo che siete<br />

una donna di garbo.<br />

DORABELLA<br />

Invan, Despina,<br />

di resister tentai: quel demonietto<br />

ha un artifizio, un’eloquenza, un tratto<br />

che ti fa cader giù se sei di sasso.<br />

DESPINA<br />

Corpo di satanasso,<br />

questo vuol dir saper! Tanto di raro<br />

noi povere ragazze<br />

abbiamo un po’ di bene,<br />

che bisogna pigliarlo allor ch’ei viene.<br />

Ma ecco la sorella.<br />

Che ceffo!<br />

FIORDILIGI<br />

Sciagurate!<br />

Ecco per colpa vostra<br />

in che stato mi trovo!<br />

88<br />

DESPINA<br />

cara madamigella?<br />

DORABELLA<br />

Hai qualche mal, sorella?<br />

Cosa è nato,<br />

FIORDILIGI<br />

Ho il diavolo che porti<br />

me, te, lei, Don Alfonso, i forastieri<br />

e quanti pazzi ha il mondo.<br />

DORABELLA<br />

Hai perduto il giudizio?<br />

FIORDILIGI<br />

Peggio, peggio;<br />

inorridisci: io amo! E l’amor mio<br />

non è sol per Guglielmo.<br />

DESPINA<br />

Meglio, meglio!<br />

DORABELLA<br />

E che sì, che anche tu se’ innamorata<br />

del galante biondino?<br />

FIORDILIGI Sospirando.<br />

Ah, purtroppo per noi.<br />

DESPINA<br />

DORABELLA<br />

Ma brava!<br />

settanta mille baci:<br />

tu il biondino, io ’l brunetto,<br />

eccoci entrambe spose!<br />

FIORDILIGI<br />

Non pensi agli infelici<br />

Cosa dici?<br />

Tieni


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che stamane partir? Ai loro pianti,<br />

alla lor fedeltà tu più non pensi?<br />

<strong>Così</strong> barbari sensi<br />

dove, dove apprendesti?<br />

Sì diversa da te come ti festi?<br />

DORABELLA<br />

Odimi: sei tu certa<br />

che non muoiano in guerra<br />

i nostri vecchi amanti? E allora<br />

[entrambe<br />

resterem colle man piene di mosche.<br />

Tra un ben certo e un incerto<br />

c’è sempre gran divario!<br />

FIORDILIGI<br />

E se poi torneranno?<br />

DORABELLA<br />

Se torneran, lor danno!<br />

Noi saremo allor mogli, noi saremo<br />

lontane mille miglia.<br />

FIORDILIGI<br />

Ma non so come mai<br />

si può cangiar in un sol giorno un<br />

[core.<br />

DORABELLA<br />

Che domanda ridicola! Siam donne!<br />

E poi, tu com’hai fatto?<br />

FIORDILIGI<br />

DESPINA<br />

Voi non saprete nulla.<br />

FIORDILIGI<br />

Farò che tu lo veda.<br />

Io saprò vincermi.<br />

DORABELLA<br />

Credi, sorella, è meglio che tu ceda.<br />

È amore un ladroncello,<br />

un serpentello è amor;<br />

ei toglie e dà la pace,<br />

come gli piace, ai cor.<br />

Per gli occhi al seno appena<br />

un varco aprir si fa,<br />

che l’anima incatena<br />

e toglie libertà.<br />

Porta dolcezza e gusto<br />

se tu lo lasci far,<br />

ma t’empie di disgusto<br />

se tenti di pugnar.<br />

Se nel tuo petto ei siede,<br />

s’egli ti becca qui,<br />

fa’ tutto quel ch’ei chiede,<br />

che anch’io farò così.<br />

Parte.<br />

SCENA XI<br />

Fiordiligi sola; poi Guglielmo, Ferrando e<br />

Don Alfonso che passano senza esser<br />

veduti; indi Despina.<br />

FIORDILIGI<br />

Come tutto congiura<br />

a sedurre il mio cor! Ma no... si mora<br />

e non si ceda... errai quando alla suora<br />

io mi scopersi, ed alla serva mia.<br />

Esse a lui diran tutto, ed ei più audace,<br />

fia di tutto capace... agli occhi miei<br />

mai più non comparisca... a tutti i<br />

[servi<br />

minaccerò il congedo<br />

Guglielmo sulla porta.<br />

se lo lascian passar... veder nol voglio,<br />

quel seduttor.<br />

GUGLIELMO<br />

Atto II<br />

(Bravissima!<br />

La mia casta Artemisia! La sentite?)<br />

89


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 90<br />

Atto II<br />

FIORDILIGI<br />

Ma potria Dorabella,<br />

senza saputa mia... piano... un pensiero<br />

per la mente mi passa: in casa mia<br />

restar molte uniformi<br />

di Guglielmo e Ferrando... ardir!..<br />

[Despina,<br />

Despina!<br />

DESPINA<br />

Cosa c’è?<br />

FIORDILIGI<br />

Tieni un po’ questa chiave, e senza<br />

[replica,<br />

senza replica alcuna,<br />

prendi nel guardaroba e qui mi porta<br />

due spade, due cappelli e due vestiti<br />

de’ nostri sposi.<br />

DESPINA<br />

FIORDILIGI<br />

Vanne, non replicare.<br />

E che volete fare?<br />

DESPINA<br />

(Comanda in abrégé donna Arroganza!)<br />

Parte.<br />

FIORDILIGI<br />

Non c’è altro, ho speranza<br />

che Dorabella stessa<br />

seguirà il bell’esempio. Al campo, al<br />

[campo:<br />

altra strada non resta<br />

per serbarci innocenti.<br />

DON ALFONSO Dalla porta, a Despina.<br />

(Ho capito abbastanza.<br />

Vanne pur, non temer.)<br />

90<br />

DESPINA<br />

FIORDILIGI<br />

Eccomi.<br />

Vanne.<br />

Sei cavalli di posta<br />

voli un servo a ordinar... di’ a<br />

[Dorabella<br />

che parlar le vorrei...<br />

DESPINA<br />

Sarà servita.<br />

(Questa donna mi par di senno uscita.)<br />

Parte.<br />

SCENA XII<br />

Fiordiligi, poi Ferrando; indi Guglielmo<br />

e Don Alfonso dalla camera.<br />

FIORDILIGI<br />

L’abito di Ferrando<br />

sarà buono per me; può Dorabella<br />

prender quel di Guglielmo. In questi<br />

[arnesi<br />

raggiungerem gli sposi nostri, al loro<br />

fianco pugnar potremo<br />

e morir se fa d’uopo. Ite in malora,<br />

Si cava quello che tiene in testa.<br />

ornamenti fatali!.. Io vi detesto.<br />

GUGLIELMO<br />

Si può dar un amor simile a questo?<br />

FIORDILIGI<br />

Di tornar non sperate alla mia fronte<br />

pria ch’io qui torni col mio ben; in<br />

[vostro<br />

loco porrò questo cappello... oh, come<br />

ei mi trasforma le sembianze e il viso!<br />

Come appena io medesma or mi<br />

[ravviso!


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 91<br />

Tra gli amplessi in pochi istanti<br />

giungerò del fido sposo,<br />

sconosciuta a lui davanti<br />

in quest’abito verrò.<br />

Oh, che gioia il suo bel core<br />

proverà nel ravvisarmi!<br />

FERRANDO<br />

Ed intanto di dolore<br />

meschinello io mi morrò.<br />

FIORDILIGI<br />

Cosa veggio! Son tradita!<br />

Deh, partite!<br />

FERRANDO<br />

Ah no, mia vita!<br />

Prende la spada dal tavolino, la sfodera.<br />

Con quel ferro di tua mano<br />

questo cor tu ferirai,<br />

e se forza, oddio, non hai,<br />

io la man ti reggerò.<br />

FIORDILIGI<br />

Taci... ahimè! Son abbastanza<br />

tormentata ed infelice!<br />

FIORDILIGI e FERRANDO<br />

Ah, che omai la mia/sua costanza<br />

a quei sguardi, a quel che dice,<br />

incomincia a vacillar!<br />

FIORDILIGI<br />

Sorgi, sorgi...<br />

FERRANDO<br />

Invan lo credi.<br />

FIORDILIGI<br />

Per pietà, da me che chiedi?<br />

FERRANDO<br />

Il tuo cor, o la mia morte.<br />

FIORDILIGI<br />

Ah, non son, non son più forte...<br />

FERRANDO Le prende la mano e gliela<br />

bacia.<br />

Cedi, cara!<br />

FIORDILIGI<br />

Dèi, consiglio!<br />

FERRANDO<br />

Volgi a me pietoso il ciglio:<br />

in me sol trovar tu puoi<br />

sposo, amante, e più se vuoi.<br />

Tenerissimamente.<br />

Idol mio, più non tardar.<br />

FIORDILIGI Tremando.<br />

Giusto ciel!.. Crudel... hai vinto,<br />

fa’ di me quel che ti par.<br />

Don Alfonso trattiene Guglielmo che<br />

vorria uscire.<br />

FERRANDO e FIORDILIGI<br />

Abbracciamci, o caro bene,<br />

e un conforto a tante pene<br />

sia languir di dolce affetto,<br />

di diletto sospirar!<br />

Partono.<br />

Atto II<br />

SCENA XIII<br />

Guglielmo e Don Alfonso; poi Ferrando,<br />

indi Despina.<br />

GUGLIELMO<br />

Oh poveretto me! Cosa ho veduto,<br />

cosa ho sentito mai!<br />

91


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 92<br />

Atto II<br />

DON ALFONSO<br />

Per carità, silenzio!<br />

GUGLIELMO<br />

Mi pelerei la barba,<br />

mi graffierei la pelle,<br />

e darei colle corna entro le stelle!<br />

Fu quella Fiordiligi, la Penelope,<br />

l’Artemisia del secolo! Briccona!<br />

assassina... fur<strong>fan</strong>te... ladra... cagna...<br />

DON ALFONSO<br />

Lasciamolo sfogar.<br />

FERRANDO Lieto.<br />

GUGLIELMO<br />

Ebben!<br />

FERRANDO<br />

Chi? La tua Fiordiligi?<br />

Dov’è?<br />

GUGLIELMO<br />

La mia Fior... fior di diavolo, che<br />

[strozzi<br />

lei prima e dopo me!<br />

FERRANDO<br />

Ironicamente.<br />

v’han delle differenze<br />

in ogni cosa...<br />

GUGLIELMO<br />

Ah, cessa,<br />

cessa di tormentarmi,<br />

ed una via piuttosto<br />

studiam di castigarle<br />

sonoramente.<br />

92<br />

Tu vedi bene:<br />

DON ALFONSO<br />

Io so qual è: sposarle.<br />

GUGLIELMO<br />

Vorrei sposar piuttosto<br />

la barca di Caronte.<br />

FERRANDO<br />

La grotta di Vulcano.<br />

GUGLIELMO<br />

La porta dell’inferno.<br />

DON ALFONSO<br />

Dunque restate celibi in eterno.<br />

FERRANDO<br />

Mancheran forse donne<br />

ad uomin come noi?<br />

DON ALFONSO<br />

Non c’è abbondanza d’altro.<br />

Ma l’altre che faran, se ciò fer queste?<br />

In fondo, voi le amate<br />

queste vostre cornacchie<br />

[spennacchiate.<br />

GUGLIELMO<br />

Ah purtroppo!<br />

FERRANDO<br />

Purtroppo!<br />

DON ALFONSO<br />

Ebben, pigliatele<br />

com’elle son. Natura non potea<br />

fare l’eccezïone, il privilegio<br />

di creare due donne d’altra pasta<br />

per i vostri bei musi; in ogni cosa<br />

ci vuol filosofia. Venite meco;<br />

di combinar le cose


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 93<br />

studierem la maniera.<br />

Vo’ che ancor questa sera<br />

doppie nozze si facciano. Frattanto<br />

un’ottava ascoltate:<br />

felicissimi voi, se la imparate.<br />

Tutti accusan le donne, ed io le<br />

[scuso<br />

se mille volte al dì cangiano amore;<br />

altri un vizio lo chiama ed altri un<br />

[uso,<br />

ed a me par necessità del core.<br />

L’amante che si trova alfin deluso<br />

non condanni l’altrui, ma il<br />

[proprio errore;<br />

già che giovani, vecchie, e belle e<br />

[brutte,<br />

ripetetel con me: «Co-sì-<strong>fan</strong>-tut-te».<br />

SCENA XIV<br />

I suddetti e Despina.<br />

DESPINA<br />

Vittoria, padroncini!<br />

A sposarvi disposte<br />

son le care madame; a nome vostro<br />

loro io promisi che in tre giorni circa<br />

partiranno con voi. L’ordin mi diero<br />

di trovar un notaio<br />

che stipuli il contratto; alla lor camera<br />

attendendo vi stanno.<br />

Siete così contenti?<br />

FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />

ALFONSO<br />

Contentissimi.<br />

DESPINA<br />

Non è mai senza effetto<br />

quand’entra la Despina in un progetto.<br />

SCENA XV<br />

Sala ricchissima illuminata. Orchestra in<br />

fondo. Tavola per quattro persone con doppieri<br />

d’argento. Quattro servi riccamente<br />

vestiti.<br />

Despina; poi Don Alfonso.<br />

DESPINA<br />

Fate presto, o cari amici,<br />

alle faci il foco date<br />

e la mensa preparate<br />

con ricchezza e nobiltà.<br />

Delle nostre padroncine<br />

gl’imenei son già disposti.<br />

Ai suonatori.<br />

E voi gite ai vostri posti<br />

finché i sposi vengon qua.<br />

CORO DI SERVI e SUONATORI<br />

Facciam presto, o cari amici,<br />

alle faci il foco diamo<br />

e la mensa prepariamo<br />

con ricchezza e nobiltà.<br />

Delle nostre padroncine<br />

gl’imenei son già disposti.<br />

Andiam tutti ai nostri posti<br />

finché i sposi vengon qua.<br />

Atto II<br />

DON ALFONSO<br />

Bravi, bravi! Ottimamente!<br />

Che abbondanza, che eleganza!<br />

Una mancia conveniente<br />

l’un e l’altro a voi darà.<br />

Mentre Don Alfonso canta, i suonatori<br />

accordano.<br />

Le due coppie omai si avanzano,<br />

fate plauso al loro arrivo,<br />

lieto canto e suon giulivo<br />

empia il ciel d’ilarità.<br />

93


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Atto II<br />

DESPINA e DON ALFONSO Piano,<br />

partendo per diverse porte.<br />

Una scena più piacevole<br />

non s’è vista, o si vedrà!<br />

SCENA XVI<br />

Dorabella, Guglielmo,<br />

Fiordiligi e Ferrando.<br />

Mentre s’avanzano il coro canta e<br />

incomincia l’orchestra una marcia.<br />

CORO<br />

Benedetti i doppi coniugi<br />

e le amabili sposine!<br />

Splenda lor il ciel benefico<br />

ed a guisa di galline<br />

sien di figli ognor prolifiche,<br />

che le agguaglino in beltà.<br />

GLI SPOSI<br />

Come par che qui prometta<br />

tutto gioia e tutto amore!<br />

Della cara Despinetta<br />

certo il merito sarà.<br />

Raddoppiate il lieto suono,<br />

replicate il dolce canto,<br />

e noi qui seggiamo intanto<br />

in maggior giovialità.<br />

CORO Gli sposi mangiano.<br />

Benedetti i doppi coniugi<br />

e le amabili sposine!<br />

Splenda lor il ciel benefico<br />

ed a guisa di galline<br />

sien di figli ognor prolifiche,<br />

che le agguaglino in beltà.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Tutto, tutto, o vita mia,<br />

al mio foco or ben risponde.<br />

94<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Pel mio sangue l’allegria<br />

cresce, cresce e si diffonde.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Sei pur bella!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Sei pur vago!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Che bei rai!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Che bella bocca!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO Toccando i<br />

bicchieri.<br />

Tocca e bevi!<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Bevi e tocca!<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e<br />

FERRANDO<br />

E nel tuo, nel mio bicchiero<br />

si sommerga ogni pensiero,<br />

e non resti più memoria<br />

del passato ai nostri cor.<br />

Le donne bevono.<br />

GUGLIELMO<br />

(Ah, bevessero del tossico<br />

queste volpi senza onor!)<br />

SCENA XVII<br />

I suddetti, Don Alfonso;<br />

poi Despina da notaio.<br />

DON ALFONSO<br />

Miei signori, tutto è fatto.<br />

Col contratto nuzïale


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 95<br />

il notaio è sulle scale<br />

e isso fatto qui verrà.<br />

GLI AMANTI<br />

Bravo, bravo! Passi subito.<br />

DON ALFONSO<br />

Vo a chiamarlo: eccolo qua.<br />

DESPINA<br />

Augurandovi ogni bene<br />

il notaio Beccavivi<br />

coll’usata a voi sen viene<br />

notariale dignità.<br />

E il contratto stipulato<br />

colle regole ordinarie<br />

nelle forme giudiziarie,<br />

pria tossendo, poi sedendo,<br />

clara voce leggerà.<br />

TUTTI<br />

Bravo, bravo in verità!<br />

DESPINA<br />

Per contratto da me fatto,<br />

si congiunge in matrimonio<br />

Fiordiligi con Sempronio,<br />

e con Tizio Dorabella<br />

sua legittima sorella,<br />

quelle, dame ferraresi,<br />

questi, nobili albanesi.<br />

E, per dote e contradote...<br />

GLI AMANTI<br />

Cose note, cose note,<br />

vi crediamo, ci fidiamo:<br />

soscriviam, date pur qua.<br />

Solamente le due donne sottoscrivono.<br />

DESPINA e DON ALFONSO<br />

Bravi, bravi in verità!<br />

La carta resta in mano di Don Alfonso. Si<br />

sente gran suono di tamburo e canto.<br />

CORO LONTANO<br />

Bella vita militar!<br />

Ogni dì si cangia loco,<br />

oggi molto e doman poco,<br />

ora in terra ed or sul mar.<br />

TUTTI<br />

Che romor! Che canto è questo?<br />

DON ALFONSO<br />

State cheti. Io vo a guardar.<br />

Va alla finestra.<br />

Misericordia!<br />

Numi del cielo!<br />

Che caso orribile!<br />

Io tremo, io gelo!<br />

Gli sposi vostri...<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Lo sposo mio...<br />

DON ALFONSO<br />

In questo istante<br />

tornaro, oh Dio!<br />

Ed alla riva<br />

sbarcano già!<br />

I QUATTRO AMANTI<br />

Cosa mai sento!<br />

Barbare stelle!<br />

In tal momento<br />

che si farà?<br />

I servi portano via la tavola, e i suonatori<br />

partono in fretta.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Presto partite!<br />

Atto II<br />

95


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 96<br />

Atto II<br />

GLI ALTRI<br />

Ma se li/ci veggono?<br />

LE DONNE<br />

Presto fuggite!<br />

GLI ALTRI<br />

Ma se ci/li incontrano?<br />

LE DONNE<br />

Là, là celatevi,<br />

per carità!<br />

Fiordiligi e Dorabella conducono li due<br />

amanti in una camera. Don Alfonso conduce<br />

la Despina in un’altra. Gli amanti<br />

escono non veduti e partono.<br />

Numi, soccorso!<br />

DON ALFONSO<br />

Rasserenatevi...<br />

LE DONNE<br />

Numi, consiglio!<br />

DON ALFONSO<br />

Ritranquillatevi...<br />

LE DONNE Quasi frenetiche.<br />

Chi dal periglio<br />

ci salverà?<br />

DON ALFONSO<br />

In me fidatevi,<br />

ben tutto andrà.<br />

LE DONNE<br />

Mille barbari pensieri<br />

tormentando il cor mi vanno,<br />

se discoprono l’inganno,<br />

ah di noi che mai sarà?<br />

96<br />

SCENA XVIII<br />

Dorabella, Fiordiligi, Guglielmo e<br />

Ferrando con mantelli e cappelli militari;<br />

Despina in camera e Don Alfonso.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Sani e salvi, agli amplessi amorosi<br />

delle nostre fidissime amanti<br />

ritorniamo, di gioia esultanti,<br />

per dar premio alla lor fedeltà.<br />

DON ALFONSO<br />

Giusti numi, Guglielmo!<br />

[Ferrando!<br />

Oh che giubilo, qui come? E<br />

[quando?<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Richiamati da regio contrordine,<br />

pieni il cor di contento e di giolito,<br />

ritorniamo alle spose adorabili,<br />

ritorniamo alla vostra amistà.<br />

GUGLIELMO<br />

Ma cos’è quel pallor, quel silenzio?<br />

FERRANDO<br />

L’idol mio perché mesto si sta?<br />

DON ALFONSO<br />

Dal diletto confuse ed attonite,<br />

mute mute si restano là.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

(Ah, che al labbro le voci mi<br />

[mancano,<br />

se non moro un prodigio sarà.)<br />

I servi portano un baule.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 97<br />

GUGLIELMO<br />

Permettete che sia posto<br />

quel baul in quella stanza.<br />

Dèi, che veggio! Un uom nascosto?<br />

Un notaio? Qui che fa?<br />

DESPINA Esce, ma senza cappello.<br />

No, signor, non è un notaio;<br />

è Despina mascherata<br />

che dal ballo or è tornata<br />

e a spogliarsi venne qua.<br />

FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />

ALFONSO<br />

(Una furba uguale a questa<br />

dove mai si troverà?)<br />

DESPINA<br />

(Una furba che m’agguagli<br />

dove mai si troverà?)<br />

Don Alfonso lascia cadere accortamente il<br />

contratto sottoscritto dalle donne.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

La Despina? La Despina?<br />

Non capisco come va.<br />

DON ALFONSO Piano agli amanti.<br />

Già cader lasciai le carte,<br />

raccoglietele con arte.<br />

FERRANDO<br />

Ma che carte sono queste?<br />

GUGLIELMO<br />

Un contratto nuzïale?<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Giusto ciel! Voi qui scriveste!<br />

Contradirci omai non vale!<br />

Tradimento, tradimento!<br />

Ah si faccia il scoprimento<br />

e a torrenti, a fiumi, a mari<br />

indi il sangue scorrerà!<br />

Vanno per entrare nell’altra camera; le<br />

donne li arrestano.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Ah, signor, son rea di morte<br />

e la morte io sol vi chiedo.<br />

Il mio fallo tardi vedo:<br />

con quel ferro un sen ferite<br />

che non merita pietà!<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Cosa fu?<br />

FIORDILIGI e DORABELLA Additando<br />

Despina e Don Alfonso.<br />

Per noi favelli<br />

il crudel, la seduttrice!<br />

DON ALFONSO<br />

Troppo vero è quel che dice,<br />

e la prova è chiusa lì.<br />

Accenna la camera dov’erano entrati<br />

prima gli amanti.<br />

Atto II<br />

FIORDILIGI e DORABELLA<br />

Dal timor io gelo, io palpito;<br />

perché mai li discoprì?<br />

Ferrando e Guglielmo entrano un momento<br />

in camera, poi sortono senza cappello,<br />

senza mantello e senza mustacchi, ma coll’abito<br />

finto e burlano in modo ridicolo le<br />

amanti e Despina.<br />

FERRANDO Facendo dei complimenti<br />

affettati a Fiordiligi.<br />

A voi s’inchina,<br />

bella damina,<br />

il cavaliere<br />

dell’Albania!<br />

97


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Atto II<br />

GUGLIELMO A Dorabella.<br />

Il ritrattino<br />

pel coricino<br />

ecco io le rendo,<br />

signora mia.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

A Despina.<br />

Ed al magnetico<br />

signor dottore<br />

rendo l’onore<br />

che meritò!<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e DESPINA<br />

Stelle, che veggo!<br />

FERRANDO, GUGLIELMO e DON<br />

ALFONSO<br />

Son stupefatte!<br />

FIORDILIGI, DORABELLA e DESPINA<br />

Al duol non reggo!<br />

GLI UOMINI<br />

Son mezze matte.<br />

FIORDILIGI e DORABELLA Accennando<br />

Don Alfonso.<br />

Ecco là il barbaro<br />

che c’ingannò.<br />

DON ALFONSO<br />

V’ingannai, ma fu l’inganno<br />

disinganno ai vostri amanti,<br />

che più saggi omai saranno,<br />

che faran quel ch’io vorrò.<br />

Li unisce e li fa abbracciare.<br />

Qua le destre, siete sposi:<br />

abbracciatevi e tacete.<br />

Tutti quattro ora ridete,<br />

ch’io già risi e riderò.<br />

98<br />

LE AMANTI<br />

Idol mio, se questo è vero,<br />

colla fede e coll’amore<br />

compensar saprò il tuo core,<br />

adorarti ognor saprò.<br />

FERRANDO e GUGLIELMO<br />

Te lo credo, gioia bella,<br />

ma la prova io far non vo’.<br />

DESPINA<br />

Io non so se questo è sogno,<br />

mi confondo, mi vergogno.<br />

Manco mal, se a me l’han fatta,<br />

che a molt’altri anch’io la fo.<br />

TUTTI<br />

Fortunato l’uom che prende<br />

ogni cosa pel buon verso,<br />

e tra i casi e le vicende<br />

da ragion guidar si fa.<br />

Quel che suole altrui far piangere<br />

fia per lui cagion di riso,<br />

e del mondo in mezzo i turbini<br />

bella calma troverà.


06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.34 Pagina 99<br />

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06. libretto - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 1 29/10/2012 11.35 Pagina 102<br />

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07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 103<br />

Bibliografia<br />

ERNEST GOMBRICH, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> (Procrisis Included), «Journal of the<br />

Warburg and Courtauld Institutes», 17, 1954, pp. 372-374.<br />

MASSIMO MILA, Razionalismo di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in Mozart. La vita e le<br />

opere, a cura di Franco Armani, Milano, Edizioni della Scala, 1955, pp.<br />

195-219 (rist.: La geometria amorosa di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in ID., I costumi della<br />

Traviata, Pordenone, Studio Tesi, 1984, pp. 81-115).<br />

ANTOINE GOLEA, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> im Lichte des Psychoanalyse, «Neue<br />

Zeitschrift für Musik», 121, 1960, pp. 48-53.<br />

DELORES KEAHEY, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Parody or Irony?, in Paul A. Pisk. Essays<br />

in His Honor, a cura di John Glowacki, Austin, College of Fine Arts,<br />

University of Texas, 1966, pp. 116-130.<br />

GUNTER REISS, Komödie und Musik. Bemerkungen zur musikalischen<br />

Komödie <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Die Musikforschung», 20, 1967, pp. 8-19.<br />

KURT KRAMER, Da Ponte’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Nachrichten der Akademie<br />

der Wissenschaften in Göttingen aus dem Jahre 1973. Philologischhistorische<br />

Klasse», 11, 1973, pp. 3-27.<br />

STEFAN KUNZE, Über das Verhältnis von musikalisch autonomer Struktur und<br />

Textbau in Mozarts Opern. Das Terzettino «Soave sia il vento» (No. 10) aus<br />

<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Mozart Jahrbuch 1973-1974», 1975, pp. 217-232.<br />

<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Beiträge zur Wirkungsgeschichte von Mozarts Oper, a cura di<br />

Susanne Vill, Bayreuth, Mühl, 1978.<br />

FRANCESCO DEGRADA, Splendore e miseria della ragione. A proposito di <strong>Così</strong><br />

<strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in ID., Il palazzo incantato. Studi sulla tradizione del melodramma<br />

dal barocco al romanticismo, Fiesole, Discanto, 1979, pp. 3-18.<br />

103


07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 104<br />

Bibliografia<br />

CORNELIA KRITSCH - HERBERT ZEMAN, Das Rätsel eines genialen<br />

Opernentwurf. Da Ponte’s Libretto zu <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> und das literarische<br />

Umfeld des 18. Jahrhunderts, in Die Österreichische Literatur. Ihr Profil an der<br />

Wende vom 18. zum 19. Jahrhundert (1750-1830), a cura di Herbert<br />

Zeman, Graz, Akademische Druck und Verlagsanstalt, 1979, I, pp. 355-<br />

377.<br />

PETER BRANSCOMBE, <strong>Così</strong> in Context, «Musical Times», 122, 1981, pp.<br />

461-464.<br />

HANS MAYER, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> und die Endzeit des Ancien Régime, in ID.,<br />

Versuch über die Oper, Frankfurt, Suhrkamp, 1981, pp. 9-52.<br />

ANDREW STEPTOE, The Sources of <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. A Reappraisal, «Music &<br />

Letters», 62, 1981, pp. 281-294.<br />

GABRIELE BRANDSTETTER, So machen’s alle. Die frühen Übersetzungen<br />

von Da Pontes und Mozarts <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> für deutsche Bühnen,<br />

«Musikforschung», XXXV/1, 1982, pp. 27-44.<br />

SONJA PUNTSCHER RIEKMANN, Mozart, ein bürgerlicher Künstler. Studien<br />

zu den Libretti Le nozze di Figaro, Don Giovanni und <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>,<br />

Wien, Böhlau, 1982 («Junge Wiener Romanistik», 4).<br />

WILHELM GLOEDE, Die Ouverture zu <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Mitteilungen der<br />

Internationalen Stiftung Mozarteum», 32, 1984, pp. 35-50.<br />

PETER ACKERMANN, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Zur Rezeption von Mozarts Oper in<br />

der Musikwissenschaft, «Mitteilungen der Internationalen Stiftung<br />

Mozarteum», 33, 1985, pp. 17-24.<br />

ALANTYSON, Notes on the Composition of Mozart’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Journal<br />

of the American Musicological Society», 37, 1984, pp. 356-401 (rist. in<br />

ID., Mozart. Studies of the Autograph Scores, Cambridge, Harvard<br />

University Press, 1987, pp. 177-221).<br />

104


07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 105<br />

Bibliografia<br />

Wolfgang Amadeus Mozart. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Texte, Materialen, Kommentare, a<br />

cura di Attila Csampai e Dietmar Holland, Reinbek bei Hamburg,<br />

Rowohlt, 1984.<br />

SUSANNE VILL, Das psychologische Experiment in de Laclos’ Les liaisons<br />

dangereuses und in Mozarts <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Zur Frage von Rationalismus<br />

und Ironie in Mozarts Musiktheater, in Aufklärungen. Studien zur deutschfranzösischen<br />

Musikgeschichte im 18. Jahrhundert. Einflüsse und Wirkungen, a<br />

cura di Wolfgang Birtel e Christian-Hellmut Mahling, Heidelberg, Carl<br />

Winter, 1986, pp. 132-142.<br />

GERHARD SPLITT, Gespielte Aufklärung. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> oder die Umkehrung<br />

der Moral, «Freiburger Universitätblätter», XXVII/101, 1988, pp. 47-71.<br />

ANDREW STEPTOE, The Mozart-Da Ponte Operas. The Cultural and Musical<br />

Background to Le nozze di Figaro, Don Giovanni and <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> tuttte,<br />

Oxford, Clarendon, 1988.<br />

MARIA ANTONELLA BALSANO, L’ottava di <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in Liedstudien.<br />

Wolfgang Osthoff zum 60. Geburtstag, a cura di Martin Just e Reinhard<br />

Wiesend, Tutzing, Hans Schneider, 1989, pp. 279-291.<br />

PAOLO GALLARATI, Music and Masks in Lorenzo Da Ponte’s Mozartian<br />

Librettos, «Cambridge Opera Journal», I/3, 1989, pp. 225-247.<br />

DANIEL HEARTZ, Citations, Reference, and Recall in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in ID.,<br />

Mozart’s Operas, a cura di Thomas Bauman, Berkeley-Los Angeles-<br />

London, University of California Press, 1990, pp. 229-253.<br />

STEFAN KUNZE, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Giochi proibiti, in ID., Il teatro di Mozart,<br />

Venezia, Marsilio, 1990, pp. 528-639.<br />

DEXTER EDGE, Mozart’s Fee for <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Journal of the Royal<br />

Musical Association», CXVI/2, 1991, pp. 211-235.<br />

105


07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 106<br />

Bibliografia<br />

CHARLES C. FORD, <strong>Così</strong>? Sexual Politics in Mozart’s Operas, Manchester,<br />

Manchester University Press, 1991.<br />

Mozart. Die Da Ponte-Opern, a cura di Heinz-Klaus Metzger e Rainer<br />

Riehn, München, Text und Kritik, 1991.<br />

ALERAMO LANAPOPPI, Lorenzo Da Ponte. Realtà e leggenda nella vita del<br />

librettista di Mozart, Venezia, Marsilio, 1992.<br />

FRITZ NOSKE, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>: ironia drammaturgica, in ID., Dentro l’opera,<br />

Venezia, Marsilio, 1993, pp. 113-142.<br />

SCOTT BURNHAM, Mozart’s felix culpa. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> and the Irony of<br />

Beauty, «The Musical Quarterly», 78, 1994, pp. 77-98.<br />

CARLO CARUSO, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, o sia «La scuola dell’Orlando furioso», «Il<br />

Saggiatore musicale», I/2, 1994, pp. 361-375.<br />

ALESSANDRO DI PROFIO, Le regole dell’inganno. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> e la lezione<br />

goldoniana, «Studi musicali», XXIII/2, 1994, pp. 313-328.<br />

JOACHIM HERZ, Möglichkeiten und Unmöglichkeiten. Der Interpretation am<br />

Beispiel von <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, in Zwischen Opera buffa und Melodramma.<br />

Italienische Oper im 18. und 19. Jahrhundert, a cura di Jürgen Maehder e<br />

Jürg Stenzl, New York, Peter Lang, 1994, pp. 135-143.<br />

DIETER BORCHMEYER, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Ein erotisches Experiment zwischen<br />

Materialismus und Empfindsamkeit, in Studien zur Musikgeschichte. Eine<br />

Festschrift für Ludwig Finscher, a cura di Annegrit Laubenthal, Kassel,<br />

Bärenreiter, 1995, pp. 353-364.<br />

BRUCE ALAN BROWN, W. A. Mozart. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, New York,<br />

Cambridge University Press, 1995 («Cambridge Opera Handbooks»).<br />

THOMAS E. GLASOW, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>’s Sexual Rhythmics, «Opera<br />

Quarterly», XI/4, 1995, pp. 17–29.<br />

106


07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 107<br />

Bibliografia<br />

SIEGMUND LEVARIE, Das Fermaten-Motiv in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Mitteilungen<br />

der Internationalen Stiftung Mozarteum», XLIII/3-4, 1995, pp. 37-40.<br />

BRUCE ALAN BROWN - JOHN RICE, Salieri’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, «Cambridge<br />

Opera Journal», 8, 1996, pp. 17-43.<br />

Wolfgang Amadé Mozart. Essays on His Life and His Music, a cura di Stanley<br />

Sadie, New York, Oxford University Press, 1996.<br />

RAFFAELE MELLACE, Nel laboratorio di Da Ponte. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, Le nozze<br />

di Figaro e la librettistica coeva, «Rivista italiana di musicologia», XXXIII/2,<br />

1998, pp. 279-300.<br />

CONSTANZE NATOŠEVIC, <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. Mozart, die Liebe und die<br />

Revolution von 1789, Kassel, Bärenreiter, 2003.<br />

EDMUND JOSEPH GOEHRING, Three Modes of Perception in Mozart. The<br />

Philosophical, Pastoral, and Comic in <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, Cambridge, Cambridge<br />

University Press, 2004.<br />

IAN WOODFIELD, Mozart’s <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>. A Compsitional History,<br />

Woodbridge, Boydell & Brewer, 2008.<br />

LAURENZ LÜTTEKEN, Negating Opera Through Opera. <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong> and<br />

the Reverse of the Enlightenment, «Eighteenth Century Music», VI/2, 2009,<br />

pp. 229-241.<br />

«La Fenice prima dell’opera», 2012/1: <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, responsabile musicologico<br />

Michele Girardi, Venezia, Teatro La Fenice, 2012.<br />

107


07. Bibliografia - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.36 Pagina 108<br />

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08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 107<br />

PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE DONIZETTI<br />

SAGGI E MONOGRAFIE<br />

GIROLAMO CALVI, Di Giovanni Simone Mayr, a cura di PierAngelo Pelucchi,<br />

Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2000.<br />

Attorno al palcoscenico. La musica a Trieste fra Sette e Ottocento e l’inaugurazione del<br />

Teatro Nuovo (1801), a cura di Maria Girardi e Paolo Da Col, Bologna-Bergamo,<br />

Arnaldo Forni Editore - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2001.<br />

Il teatro di <strong>Donizetti</strong>. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998, I:<br />

La vocalità e i cantanti, a cura di Francesco Bellotto e Paolo Fabbri, Bergamo,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2001.<br />

Il teatro di <strong>Donizetti</strong>. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998, II:<br />

Percorsi e proposte di ricerca, a cura di Paolo Cecchi e Luca Zoppelli, Bergamo,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2004.<br />

Alfredo Piatti. Studi e documenti, a cura di Virgilio Bernardoni, Bergamo,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2004.<br />

Il teatro di <strong>Donizetti</strong>. Atti dei convegni delle celebrazioni 1797/1997-1848/1998,<br />

III: Voglio amore, e amor violento. Studi di drammaturgia, a cura di Livio Aragona e<br />

Federico Fornoni, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2006.<br />

Giuseppe <strong>Donizetti</strong> Pascià. Traiettorie musicali e storiche tra Italia e Turchia, a cura di<br />

Federico Spinetti, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2010.<br />

LE FONTI DONIZETTIANE<br />

<strong>Donizetti</strong> a Casa Ricordi. Gli autografi teatrali, a cura di Alessandra Campana,<br />

Emanuele Senici e Mary Ann Smart, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 1998.<br />

Caro Aniello. I carteggi donizettiani del Fondo Moscarino (1836-1847), a cura di<br />

Carlo Moscarino, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2008.<br />

EPISTOLARI<br />

Il carteggio Mayr, I: 1782-1804, a cura di Paolo Fabbri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Donizetti</strong>, 2008.<br />

Il carteggio Mayr, II: 1805-1810, a cura di Paolo Fabbri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Donizetti</strong>, 2010.


08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 108<br />

QUADERNI DELLA FONDAZIONE DONIZETTI<br />

(a cura di Livio Aragona e Federico Fornoni)<br />

Roberto Devereux, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 1), 2006.<br />

Lucia di Lammermoor, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 2), 2006.<br />

Anna Bolena, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 3), 2006.<br />

La Voix humaine, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 4), 2006.<br />

Cavalleria rusticana, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 5), 2006.<br />

L’elisir d’amore, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 6), 2007.<br />

Don Gregorio, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 7), 2007.<br />

Histoire du soldat - Brundibár, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 8), 2007.<br />

Lucrezia Borgia, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 9), 2007.<br />

La bohème, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 10), 2007.<br />

La Favorite, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 11), 2008.<br />

I puritani, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 12), 2008.<br />

Marino Faliero, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 13), 2008.<br />

Parigi 1835, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 14), 2008.<br />

Carmen, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 15), 2008.<br />

Linda di Chamounix, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 16), 2009.<br />

La traviata, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 17), 2009.<br />

L’elisir d’amore, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 18), 2009.<br />

Il barbiere di Siviglia, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 19), 2009.<br />

La figlia del reggimento, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 20), 2009.<br />

Poliuto, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 21), 2010.<br />

Amor ingegnoso - Il campanello, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 22), 2010.<br />

Rigoletto, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 23), 2010.<br />

Don Giovanni, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 24), 2010.<br />

Don Pasquale, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 25), 2010.<br />

Gemma di Vergy, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 26), 2011.<br />

Maria di Rohan, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 27), 2011.<br />

La Cecchina ossia La buona figliola, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 28), 2011.<br />

Madama Butterfly, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 29), 2011.<br />

Belisario, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 30), 2012.


08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 109<br />

Maria Stuarda, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 31), 2012.<br />

La bohème, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 32), 2012.<br />

<strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, (QF 33), 2012.<br />

CASA NATALE - LE GUIDE<br />

<strong>Donizetti</strong>. La casa dove nacque, a cura di Giovanni Carullo, Bergamo, <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Donizetti</strong>, 2012.<br />

COEDIZIONI<br />

«The <strong>Donizetti</strong> Society Journal», 7: <strong>Donizetti</strong> and France, a cura di Alexander<br />

Weatherson e Fulvio Ste<strong>fan</strong>o Lo Presti, London-Bergamo, <strong>Donizetti</strong> Society -<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2002.<br />

Mayr a S. Maria Maggiore, 1802-2002. Atti del Convegno di Studi per il Bicentenario<br />

della nomina di Giovanni Simone Mayr a Maestro della Cappella in Bergamo, a cura<br />

di Livio Aragona, Francesco Bellotto e Marcello Eynard, Bergamo, Civica<br />

Biblioteca e Archivi Storici “Angelo Mai” - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2004.<br />

LUIGI PILON, Il Teatro Sociale di Bergamo. Vita e opere, a cura di Maria Chiara<br />

Bertieri, Cinisello Balsamo - Bergamo, Silvana Editoriale - <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Donizetti</strong>, 2009.<br />

Il Teatro Sociale di Bergamo. Il restauro, a cura di Federico Fornoni, Cinisello<br />

Balsamo - Bergamo, Silvana Editoriale - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2009.<br />

LE MUSICHE<br />

GAETANO DONIZETTI, Pietro il Grande Kzar delle Russie, edizione critica a cura<br />

di Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2007.<br />

GAETANO DONIZETTI, Don Gregorio, ricostruzione e revisione sui materiali<br />

autografi a cura di Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione<br />

per l’esecuzione.<br />

GAETANO DONIZETTI, Marino Faliero, revisione sui materiali autografi a cura di<br />

Maria Chiara Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />

GAETANO DONIZETTI, Parisina, revisione sull’autografo a cura di Maria Chiara<br />

Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />

GIOVANNI SIMONE MAYR, Che originali, revisione a cura di Maria Chiara<br />

Bertieri, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.


08. Pubblicazioni FD - <strong>Così</strong> <strong>fan</strong> <strong>tutte</strong>_Layout 2 29/10/2012 11.37 Pagina 110<br />

GAETANO DONIZETTI, Gianni di Parigi, revisione sui materiali autografi a cura di<br />

Anders Wiklund, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />

GIOVANNI SIMONE MAYR, Amor ingegnoso, edizione critica a cura di PierAngelo<br />

Pelucchi, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />

GAETANO DONIZETTI, Gemma di Vergy, revisione sui materiali autografi a cura<br />

di Livio Aragona, Bergamo, <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />

NICCOLÒ PICCINNI, La Cecchina, trascrizione di Carlo Steno Rossi, Bergamo,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, edizione per l’esecuzione.<br />

EDIZIONE CRITICA DELLE OPERE DI GAETANO DONIZETTI<br />

(Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano <strong>Donizetti</strong>)<br />

Maria Stuarda, edizione critica a cura di Anders Wiklund, Milano-Bergamo,<br />

Ricordi - Comune di Bergamo, 1991.<br />

Il campanello, edizione critica a cura di Ilaria Narici, Milano-Bergamo, Ricordi -<br />

Comune di Bergamo, 1994.<br />

La Favorite, edizione critica a cura di Rebecca Harris-Warrick, Milano-<br />

Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 1997.<br />

Poliuto, edizione critica a cura di William Ashbrook e Roger Parker, Milano-<br />

Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2000.<br />

Le convenienze ed inconvenienze teatrali, edizione critica a cura di Roger Parker e<br />

Anders Wiklund, Milano-Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2002.<br />

Dom Sébastien, edizione critica a cura di Mary Ann Smart, Milano-Bergamo,<br />

Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2003.<br />

Linda di Chamounix, edizione critica a cura di Gabriele Dotto, Milano-<br />

Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2006.<br />

Pia de’ Tolomei, edizione critica a cura di Giorgio Pagannone, Milano-Bergamo,<br />

Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2007.<br />

Deux hommes et une femme, edizione critica a cura di Paolo A. Rossini con la collaborazione<br />

di Francesco Bellotto, Milano-Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Donizetti</strong>, 2008.<br />

Betly, edizione critica a cura di Ellen Lockhart e Julia Lockhart, Milano-<br />

Bergamo, Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2010.<br />

Maria di Rohan, edizione critica a cura di Luca Zoppelli, Milano-Bergamo,<br />

Ricordi - <strong>Fondazione</strong> <strong>Donizetti</strong>, 2011.

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