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GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati

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<strong>del</strong>la cui cattiveria circolavano molti racconti tra la gente. Un capitano<br />

di questi temibili soldati divenne il terrore di Vallerotonda.<br />

Era alto, snello, con un’ impeccabile divisa e un cappello a visiera,<br />

su cui spiccava una testa di morto metallica. Portava sempre guanti<br />

di pelle e in mano un frustino di cuoio. Aveva capelli biondi, una carnagione<br />

chiara e occhi azzurri e gelidi. Un vero esemplare di razza<br />

teutonica. Amava passeggiare su e giù per la strada dove abitavamo,<br />

gettando sguardi cattivi dentro i vani <strong>del</strong>le case. Il comando non era<br />

molto distante e la sua presenza era frequente nella strada.<br />

Un giorno progettò una retata di donne per una cena di gozzoviglia.<br />

La serata di baldoria, però, andò a vuoto, perché un soldato,<br />

inviato dall’attendente, passò casa per casa, avvertendo <strong>del</strong>le malevoli<br />

intenzioni <strong>del</strong> capitano e invitando le donne a non farsi trovare<br />

all’interno. Alla chetichella, tutte le famiglie si rintanarono in<br />

cima al castello, dove un bosco offriva protezione.<br />

Il contadino che ci ospitava si era messo in testa di uccidere il<br />

comandante <strong>del</strong>le SS. Le mamme avevano una gran paura che<br />

compisse realmente quell’atto sconsiderato, esponendo i loro figli<br />

e tutto il paese a una sanguinosa rappresaglia, e lo pregarono di<br />

desistere dal suo proposito. Il contadino era testardo e aveva una<br />

gran rabbia nel cuore per via <strong>del</strong> figlio scomparso.<br />

Così un pomeriggio, vedendo il capitano uscire dal Comando e risalire<br />

la strada, lo aspettò sulla soglia <strong>del</strong>la porta, avvolto nel suo<br />

mantello sotto il quale nascondeva un’ascia. Il graduato camminava<br />

lentamente e gli stivali di cuoio si ripercuotevano sul selciato con un<br />

suono strano, amplificato dal silenzio che si era fatto nella strada.<br />

Le donne trattenevano il fiato, sperando in un miracolo. Ricordo<br />

perfettamente la scena, poiché mia madre, che stava impastando<br />

il lievito e la farina, con me affianco che pasticciavo con un pentolino,<br />

si fece sull’uscio con le mani infarinate. Io la seguii e vidi il<br />

militare che era fermo all’altezza <strong>del</strong>la nostra porta.<br />

Sbatteva lo scudiscio sul guanto <strong>del</strong>la mano sinistra, con un movimento<br />

cadenzato. Gli occhi erano freddi, il viso duro e minaccioso.<br />

Il capitano riprese il suo cammino, ma, giunto a qualche metro dal<br />

contadino, invece di sopravanzarlo, come faceva d’abitudine, volgendo<br />

le spalle al suo giustiziere, girò i tacchi e tornò indietro.<br />

Fu una fortuna, ma le famiglie temevamo sempre che il contadino<br />

potesse mettere in atto la sua vendetta in altra occasione. Il<br />

capitano apparve ancora una volta, ma non salì fino alla casa <strong>del</strong><br />

contadino. Poi non lo vedemmo più. In una diversa zona di Vallerotonda,<br />

però, gli eventi finirono tragicamente. Venti giorni prima<br />

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