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GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati

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iparo nell’edificio a mezza costa<br />

Il cugino di mio padre, Giuseppe Simeone, a quell’epoca proprietario<br />

di un ristorante nel punto in cui l’attuale Corso <strong>del</strong>la Repubblica<br />

(allora Corso Principe Umberto) svolta a gomito ai piedi <strong>del</strong><br />

Monte congiungendosi con Via Di Biasio (Corso Vittorio Emanuele),<br />

possedeva un grosso edificio a mezza costa, cui si accedeva<br />

attraverso una strada in salita, fatta di acciottolati e bassi gradoni<br />

posti a distanze regolari. Il suo nome era vico Monte Cavallo e l’ingresso<br />

era proprio all’incrocio, in Corso Vittorio Emanuele, tra palazzo<br />

Iucci e Palazzo Danese.<br />

Oggi quel vico, che s’inerpicava per circa centocinquanta metri,<br />

girando a gomito esattamente alla sua metà e fiancheggiando la<br />

costa, è interrotto da un muro posto al suo inizio. Si dice che la<br />

strada e le prime balze <strong>del</strong> Monte, cui esso conduceva, non siano<br />

state bonificate dalle mine; da ciò lo sbarramento e l’abbandono<br />

alla vegetazione di una zona che, prima <strong>del</strong>la distruzione <strong>del</strong>la città,<br />

era molto bella, essendo situata in posizione panoramica e ricca di<br />

filari d’uva e d’alberi di frutta.<br />

L’edificio s’innalzava in posizione sopraelevata, in un piccolo<br />

pianoro. Dalle sue finestre si aveva la visione <strong>del</strong>l’intera vallata <strong>del</strong><br />

cassinate e <strong>del</strong>la via Casilina sud, che si allungava come un nastro<br />

bigio fino ai contrafforti <strong>del</strong> Monte Trocchio. A due passi dall’edificio,<br />

sui fianchi <strong>del</strong> monte, si apriva una grotta. Non era molto<br />

ampia, ma, avendo una forma a elle, offriva un sicuro rifugio in<br />

caso di bombardamento.<br />

Questo fatto convinse mia madre a lasciare l’abitazione di via<br />

Pascoli e ad accettare l’ospitalità <strong>del</strong> parente. La famiglia Simeone<br />

era numerosa e comprendeva cinque figli: quattro ragazze adolescenti<br />

e un maschio, Augusto, un po’ più grande di mio fratello. I<br />

mobili, le suppellettili e le posate furono portati via dalla nostra<br />

casa e stipate in un vano <strong>del</strong> fabbricato.<br />

Il cambio di domicilio fu provvidenziale. Gli alleati, forse per innervosire<br />

i soldati tedeschi, ormai saldamente stanziati in città, cominciarono<br />

a compiere dei raid aerei notturni su Cassino. Questi<br />

piccoli bombardamenti, che si aggiungevano a quelli ben più distruttivi<br />

che avvenivano di giorno, si rivelarono molto fastidiosi perché<br />

costringevano la gente a dormire superficialmente.<br />

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