GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati
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le bombe erano cadute un po’ dappertutto, seminando morte e distruzione.<br />
Un signore, che sembrava ne sapesse più degli altri, riferì<br />
che il bombardamento era stato condotto da due stormi di aerei,<br />
in due momenti distinti, anche se successivi.<br />
Il primo aveva preso di mira lo scalo ferroviario, ma le bombe<br />
erano cadute nelle vicinanze, senza centrare la stazione. Il secondo<br />
aveva come bersaglio il Comando tedesco alloggiato nel Liceo Ginnasio<br />
Regio. Anche qui le bombe avevano mancato l’obiettivo e avevano<br />
ucciso non i militari tedeschi, che erano usciti indenni dal<br />
bombardamento, ma i civili che abitavano nelle zone intorno all’edificio<br />
scolastico o che si trovavano a transitare nei paraggi.<br />
Ci fu un momento d’intensa commozione tra le persone assiepate<br />
quando passarono per viale Dante alcuni carretti militari. Trasportavano<br />
i corpi <strong>del</strong>le vittime <strong>del</strong> bombardamento alla chiesetta<br />
di S. Rocco, presso i giardini pubblici. Era stata adibita frettolosamente<br />
a camera mortuaria, in attesa <strong>del</strong> trasloco <strong>del</strong>le salme al cimitero<br />
comunale.<br />
Una scena m’impressionò terribilmente: in un carretto giaceva<br />
riverso un ragazzo. Poteva avere tredici anni. Aveva il corpo maciullato<br />
e gli arti erano staccati dal resto. Mia madre mi coprì gli<br />
occhi, ma era troppo tardi. <strong>Quel</strong>l’orrore me lo sono portato nella<br />
memoria per sempre e ha fatto di me un avversario acerrimo <strong>del</strong>la<br />
guerra e un tenace assertore <strong>del</strong>la pace.<br />
Il trauma di quel bombardamento inaspettato rimase latente in<br />
tutti noi bambini e si ravvivava ogni volta che udivamo raccontare<br />
dai genitori sempre nuovi particolari sulle vittime. Mia madre era<br />
addolorata per la morte di una conoscente, una ragazza di 19 anni,<br />
Lina Mele, e per il fatto che sei fratellini erano rimasti sepolti sotto<br />
le rovine <strong>del</strong>la loro abitazione, in un palazzo nei pressi <strong>del</strong> quadrivio<br />
formato da via Sferracavalli con Via Napoli (oggi Piazza XV Febbraio).<br />
In quel luogo fatale vi erano stati altri morti: un vetturino e il<br />
suo cavallo e una signora bionda, da poco giunta dall’Africa, sfigurata<br />
orrendamente dallo scoppio di una bomba. Villa Baccari, che<br />
sorgeva al quadrivio, era crollata centrata da una bomba e il suo<br />
proprietario, l’Avv. Domenico Baccari, era deceduto. Nel cortile accanto<br />
vi fu una strage. Morirono sotto le macerie i sei fratellini De<br />
Cesare: Carlo di 11 anni, Aldo di <strong>10</strong>, Giuseppe di nove, Vincenzo<br />
di cinque, Maria Rosa di tre e Silvana di uno.<br />
Ruggiero Cafari Panico, capo <strong>del</strong>la polizia ferroviaria <strong>del</strong>la stazione,<br />
che si trovava a passare con il figlioletto, Tonino, davanti a<br />
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