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GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati

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antidoto alle paure esistenziali.<br />

La nostra salvatrice era incerta sul da farsi. Avrebbe voluto dare<br />

uno sguardo fuori, ma temeva di esporci a qualche pericolo. Così,<br />

ci fece restare nel tinello per un po’; poi, udendo voci di persone<br />

provenire dal largario, ci condusse all’aperto, preoccupata per la<br />

sua grande amica, mia madre. La vedemmo sbucare trafelata dall’incrocio<br />

con viale Dante. Si precipitò ad abbracciarci ed io mi aggrappai<br />

a lei, per farmi prendere in braccio. Mi baciò più volte e,<br />

quando mi rimise a terra, incominciò a raccontare quello che era<br />

successo.<br />

Era andata a comprare <strong>del</strong>la verdura e dei generi alimentari. Infine<br />

si era recata al forno “Villa”, in Corso Principe Umberto, per<br />

acquistare alcuni maritozzi appena sfornati. Il bombardamento<br />

l’aveva colta nell’attesa di quei dolci di cui eravamo tanto ghiotti. Il<br />

pensiero di averci lasciato a giocare nel campo accanto a Mosé<br />

l’aveva spaventata ancora più <strong>del</strong>le bombe.<br />

Seguimmo nostra madre e la signora Tomassi in una ricognizione<br />

dei luoghi vicini. Nel campo di fronte e in quello di fianco<br />

erano visibili grossi crateri. La cedevolezza <strong>del</strong> suolo aveva attutito<br />

le esplosioni riducendo lo spostamento d’aria. Le enormi buche mostravano<br />

la potenza degli ordigni sganciati sulla città. Vedendo il<br />

terreno, in cui non molto tempo prima stavamo giocando spensieratamente,<br />

sconvolto dalle bombe, noi bambini provammo un sentimento<br />

di stupore misto ad apprensione. <strong>Quel</strong>le voragini erano il<br />

segno di ciò che era avvenuto e, nello nostra mente ignara, cominciò<br />

a materializzarsi il senso vero degli avvenimenti.<br />

Si precisò meglio, quando le nostre mamme si spostarono verso<br />

viale Dante. La scena era apocalittica. Le abitazioni, dove oggi vi<br />

sono la tipografia Sambucci e il supermercato Pietroluongo, erano<br />

state rase al suolo. Stessa sorte avevano subito i fabbricati che si<br />

affacciavano sulle vicine via Sferracavalli (via D’Annunzio) e via Del<br />

Carmine, dietro la chiesa omonima.<br />

Guardavo con occhi stupefatti quei grossi cumuli di terra, sassi,<br />

mattoni e mura sbriciolate, ma l’innocenza <strong>del</strong>la mia età m’impediva<br />

di comprendere appieno la tragedia nascosta in quelle rovine.<br />

Solo più tardi, ascoltando i racconti degli adulti, mi resi conto che<br />

in quel subbuglio di macerie giacevano i corpi di intere famiglie,<br />

uccise barbaramente dalle bombe mentre, inconsapevoli <strong>del</strong>la sorte<br />

incombente, si dedicavano agli abituali atti <strong>del</strong>la vita quotidiana.<br />

Molte persone si erano assembrate in viale Dante e ognuno raccontava<br />

concitatamente la sua personale storia. Qualcuno riferì che<br />

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