GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati
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sbatteva sull’altro con un rumore sinistro, come quando il vento<br />
soffia impetuosamente. Ad ogni urto il cuore sobbalzava, perché<br />
una forte inquietudine condizionava ogni nostra reazione. Temendo<br />
che potesse svellersi dai sostegni e caderci addosso, la signora ci<br />
spinse nel tinello <strong>del</strong> suo alloggio. Ci accucciammo sotto un grosso<br />
tavolo di legno, tremanti e spauriti.<br />
Fuori, le esplosioni si succedevano con un fragore assordante. I<br />
vetri <strong>del</strong>le finestre tintinnavano e pareva dovessero andare in frantumi<br />
da un momento all’altro. Il pavimento vibrava, come se una<br />
mano gigantesca lo scuotesse. La porta di casa, meno spessa <strong>del</strong><br />
portone, ondeggiava paurosamente, quasi fosse sottoposta a possenti<br />
spallate. Ciò che vedevamo, ciò che sentivamo era qualcosa<br />
di assolutamente inesplicabile per noi bambini. Ne percepivamo,<br />
però, la minaccia oscura e seguivamo l’ineluttabile scorrere degli<br />
eventi con gli occhi sbarrati, stringendoci gli uni agli altri sotto<br />
quell’irrisorio riparo.<br />
La signora Tomassi, accanto all’architrave <strong>del</strong>la porta, biascicava<br />
preghiere implorando la grazia <strong>del</strong>la Vergine Maria Assunta, patrona<br />
di Cassino. Era terrorizzata quanto noi e si aggrappava alla<br />
fede per esorcizzare il destino. L’’impressione dominante era che le<br />
pareti <strong>del</strong>l’alloggio potessero venire giù improvvisamente. La sensazione<br />
era di un disastro imminente, ma noi bambini, a differenza<br />
degli adulti, non pensavamo alla morte perché ci sfuggiva la reale<br />
portata degli accadimenti.<br />
Tuttavia, il modo farfugliato di pregare <strong>del</strong>la signora Tomassi,<br />
inframmezzato da esclamazioni di paura a ogni deflagrazione ravvicinata,<br />
ci trasmetteva un senso acuto di angoscia, amplificato dal<br />
fragore violento di cose che si sconquassavano o si riducevano in<br />
pezzi. Non immaginavamo, però, che quel rumore tremendo era<br />
provocato dagli edifici di viale Dante, che, a una trentina di metri<br />
dal condominio, stavano crollando sotto i colpi spietati <strong>del</strong>le bombe<br />
come fossero castelli di sabbia.<br />
Non saprei dire quanto durò quel finimondo. Non furono istanti<br />
né minuti, perché le detonazioni ripresero dopo un momento di tregua,<br />
ma questa volta più attutite, dando l’impressione che quella<br />
tempesta di colpi si fosse spostata altrove. Di colpo, un silenzio irreale<br />
seguì al frastuono. Bloccati sotto il tavolo dallo spavento, lo<br />
abbandonammo molto cautamente e soltanto quando la signora<br />
Tomassi ci fece segno che il pericolo era cessato. Ci stringemmo intorno<br />
a lei, ancora turbati da quell’esperienza sconvolgente. In frangenti<br />
simili, il contatto con l’adulto che ti vuole bene è il solo<br />
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