GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati
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Ho anche il flash <strong>del</strong>la lunga muraglia <strong>del</strong>la Rocca Ianula, un<br />
castello costruito sopra un un’altura <strong>del</strong> Monte dai monaci benedettini<br />
nel decimo secolo d.c. per proteggere l’antica città di S. Germano.<br />
L’agglomerato si stendeva parte sui crinali <strong>del</strong> colle (i<br />
cosiddetti rioni pedemontani) parte ai suoi piedi, intorno al Palazzo<br />
abbaziale, che fungeva da Monastero a valle, e alle numerose chiese<br />
sorte nei paraggi.<br />
I cassinati avevano l’abitudine di visitarlo ogni anno, per la ricorrenza<br />
<strong>del</strong>la Madonna <strong>del</strong>la Rocca, il lunedì dopo la Pentecoste.<br />
La torre di questo fortilizio catturava spesso il mio sguardo, perché<br />
da via Pascoli la vista era libera e il castello mi appariva imponente<br />
e misterioso, accendendo la mia fantasia di bambino.<br />
Ricordo vagamente l’ambiente <strong>del</strong>l’asilo che frequentavo. Ogni<br />
pomeriggio le maestre ci facevano riposare con la testa poggiata sul<br />
banco. Io ci mettevo un po’ di tempo prima di appisolarmi e immancabilmente<br />
mi prendevo i rimproveri <strong>del</strong>la suora che vigilava<br />
sugli allievi.<br />
Durante il <strong>1943</strong>, il Ministro <strong>del</strong>la Pubblica Istruzione, Bottai, visitò<br />
l’istituto scolastico <strong>del</strong>le suore Stimmatine, che si trovava poco<br />
lontano da viale Dante, vicino alla chiesa <strong>del</strong> Carmine. Quando mia<br />
madre venne a prendermi alla scuola, mi domandò: «Cosa ti ha<br />
detto il Ministro?» Risposi candidamente: «Che alla scuola non ci<br />
debbo andare più».<br />
Non sapevo, esprimendo il mio infantile desiderio di libertà, che<br />
esso si sarebbe avverato da lì a pochi mesi e che non avrei più rivisto<br />
le aule scolastiche se non due anni dopo, nel <strong>settembre</strong> <strong>del</strong><br />
1945, al termine <strong>del</strong>la guerra.<br />
Ho un ultimo flash nella memoria: la villa comunale e il negozio<br />
<strong>del</strong> fotografo Ferraiuolo. La villa comunale si stendeva tra Largo<br />
S. Antonio e il monumentale complesso che ospitava il Municipio,<br />
il Liceo Ginnasio Regio e il Teatro Manzoni. Non vi era, come attualmente,<br />
una barriera di edifici a separarli, ma una continuità<br />
visiva che dava respiro al centro <strong>del</strong>la città e l’adornava di una<br />
trama rigogliosa di verde e di colori.<br />
La bottega <strong>del</strong> fotografo era situata in via Cavour, la prima traversa<br />
che univa viale Dante a via Arigni. Conduceva “forerabbie”,<br />
cioè oltre il Rapido. Ricordo lo sforzo di Ferraiuolo per ottenere che<br />
stessi fermo per un momento, accanto ai miei fratelli. Mia madre<br />
fece fare una foto cartolina e l’inviò a mio padre nell’ottobre <strong>del</strong><br />
1942.<br />
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