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GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati

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cavalli imbizzarriti e bambini imprudenti e disubbidienti.<br />

Noi ascoltavano con attenzione, perché quei fatti tragici colpivano<br />

la nostra immaginazione, ma poi dimenticavamo le prediche<br />

e, quando i cavalli passavano, si ripetevano gli stessi comportamenti.<br />

Talvolta qualche mamma, che conosceva il vetturino di passaggio,<br />

allo schioccare <strong>del</strong>la frusta lo invitava a guidare con calma,<br />

gridandogli in dialetto locale: «Carminù, statte attiente!».<br />

Il luogo, dove i bambini <strong>del</strong> vicinato si riunivano per i loro svaghi,<br />

era il campo contiguo alla casa di Mosé. Quando si giocava a mosca<br />

cieca, ci si serviva come nascondiglio di cataste di tronchi, ammucchiate<br />

nello spazio libero tra il condominio e una bassa casa poco<br />

distante.<br />

Della Cassino anteguerra conservo due immagini di botteghe. La<br />

prima è legata a un piccolo angolo di natura che tanto mi affascinava.<br />

Ricordo un recinto e una cancellata in ferro battuto, su cui<br />

si arrampicava un ammasso di magnifici glicini che, in primavera<br />

e in estate, formavano un rigoglio di vegetazione trionfante.<br />

La bottega stava proprio all’incrocio tra viale Dante e via Pascoli<br />

e mi fermavo spesso a rimirare, con mia sorella, quell’intricato viluppo<br />

di foglie, arbusti e fiori violacei. Ero sempre tentato di attraversare<br />

il viale per cogliere i glicini colorati e odorosi, ma mia sorella<br />

saggiamente mi tratteneva per evitare che un calesse di passaggio<br />

m’investisse. Attualmente vi è la farmacia Prigiotti, ma dei glicini<br />

<strong>del</strong>la mia infanzia è sparita ogni traccia.<br />

Del secondo negozio ricordo le grosse ampolle di vetro, ben ordinate<br />

sul bancone con, all’interno, caramelle, liquirizie e altre leccornie<br />

per bambini. Ogni volta che vi passavo davanti con mia<br />

madre m’impuntavo e chiedevo l’acquisto di una liquirizia.<br />

Erano bastoncini a forma di spirale e mi piaceva succhiarli, ma<br />

non sempre la mia richiesta era esaudita. Credo che la bottega dei<br />

miei desideri si trovasse in Corso Vittorio Emanuele, dove ne esisteva<br />

una di dolciumi e coloniali appartenente alla famiglia Guitto.<br />

A diciotto anni mio padre, Biagio, fu inviato al fronte, sul Piave.<br />

Sopravvissuto agli aspri combattimenti contro il nemico austriaco,<br />

al ritorno iniziò la carriera d’insegnante. Fu professore di educazione<br />

fisica a Montecassino. Vinse il concorso di maestro e fu assegnato<br />

in quel di Caserta, nella terra dei Mazzoni. Ebbe nel 1925<br />

il trasferimento a Pontecorvo. Fu, infine, assegnato al plesso elementare<br />

di Cassino, denominato Scuole Pie, in Largo Santo Spirito<br />

(nei pressi <strong>del</strong>le suore di S. Scolastica).<br />

Mio padre era alto, aveva una bella figura severa ed era un uomo<br />

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