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GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati

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i ricordi <strong>del</strong>la vecchia cassino<br />

Normalmente, sono i giovani o gli adulti che raccontano la<br />

guerra perché ne hanno ricordi vividi. È raro che i bambini abbiano<br />

una memoria chiara degli eventi <strong>del</strong>l’infanzia fino a una certa età.<br />

Io sono nato a Cassino, il 1 novembre <strong>del</strong> 1937. <strong>Quel</strong> fatidico <strong>10</strong><br />

<strong>settembre</strong> <strong>del</strong> <strong>1943</strong> avevo quasi sei anni compiuti. Della città di<br />

quel periodo non ho molti ricordi, ma mi è rimasta nella mente<br />

un’immagine abbastanza nitida <strong>del</strong> lungo rettifilo <strong>del</strong>la stazione su<br />

cui trotterellavano cavalli dalle criniere nere, che trainavano calessi<br />

colorati con un vetturino impettito in cassetta e, in vettura, viaggiatori<br />

diretti alla stazione o in città.<br />

Il suo nome toponomastico non è cambiato: è viale Dante. A<br />

quell’epoca incrociava l’arteria principale <strong>del</strong>la città, Corso Principe<br />

Umberto (oggi Corso <strong>del</strong>la Repubblica), a Largo S. Antonio. Terminava<br />

al piazzale <strong>del</strong>la Stazione dopo essersi snodato per circa un<br />

chilometro in linea retta. Da ciò l’abitudine degli abitanti di Cassino<br />

di chiamarlo rettifilo o viale <strong>del</strong>la Stazione. Alcune traverse lo collegavano<br />

con via Arigni, la sua parallela. Via Pascoli è la seconda<br />

di esse e si trovava, come oggi, a un centinaio di metri dalla Chiesa<br />

di S. Antonio, sulla destra <strong>del</strong> viale.<br />

La mia famiglia abitava all’inizio di via Pascoli, in un condominio<br />

di quattro appartamenti, con davanti un piccolo largario. Era adiacente<br />

a un lungo edificio, il cui ingresso era in viale Dante. Ospitava<br />

una caserma. Passai i primi sei anni <strong>del</strong>la mia infanzia in un alloggio<br />

<strong>del</strong> secondo piano, con camere spaziose e confortevoli.<br />

Il tinello e la stanza da letto dei miei genitori affacciavano su via<br />

Pascoli. Dalle finestre lo sguardo spaziava fino al fabbricato <strong>del</strong> mulino<br />

Barbato, situato pressappoco all’altezza <strong>del</strong>l’attuale Largo<br />

Dante. Aveva l’entrata sul retro, in via Sferracavalli (oggi via D’annunzio).<br />

Di fronte al condominio vi era un vasto terreno incolto, il cui livello<br />

era più basso rispetto alla strada. Confinava con l’edificio <strong>del</strong>la<br />

famiglia Mosé. Di lato, dalla parte di via Arigni, si stendevano gli<br />

orti di S. Francesco, anch’essi sotto il livello <strong>del</strong>la strada. Erano<br />

parzialmente occupati dalle case dei ferrovieri, costruite alle spalle<br />

<strong>del</strong> condominio.<br />

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