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GiusePPe Troiano Quel 10 settembre del 1943 ... - Studi Cassinati

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che invece potesse considerarsi terminata. Da quel <strong>10</strong> <strong>settembre</strong><br />

<strong>1943</strong> inizia una nuova infanzia per i bambini, e non solo, di Cassino,<br />

in un destino similare a quelli di tante città e paesi d’Italia,<br />

d’Europa e <strong>del</strong> mondo. Un’infanzia vissuta tra cannoneggiamenti e<br />

bombardamenti, tra gente smarrita e attanagliata dalla paura, tra<br />

«filari di macerie e case sventrate» e ridotte in polvere in uno scenario<br />

da incubo. Un’infanzia spezzata dalla visione di cadaveri e feriti,<br />

civili e militari, dalla comparsa di mezzi militari (carri armati e<br />

aerei) che affascinano e catturano l’attenzione di giovani e meno<br />

giovani pur conoscendo il micidiale carico di morte e distruzione<br />

dei loro attacchi. Un’infanzia contraddistinta dalle capacità di adattamento<br />

di madri premurose come quella <strong>del</strong>l’autore, obbligate<br />

dalle circostanze a destreggiarsi per sopravvivere, allevare, sfamare,<br />

difendere i propri cari tra forze militari occupanti (talvolta ostili e<br />

talvolta più tolleranti) o liberatrici, in alcuni casi, solo nel nome, e,<br />

in particolare, a proteggerli da bombardamenti diurni e notturni.<br />

Un’infanzia caratterizzata da un ritmo quotidiano scandito da attacchi<br />

e incursioni che seminavano terrore e distruzione, con l’aereo,<br />

che, ben presto, anche a Cassino veniva chiamato con il nome<br />

di Pippo. Infatti tra il <strong>1943</strong> e il 1945, quando, cioè, i bombardamenti<br />

rappresentarono la causa principale di morte, nell’immaginario<br />

collettivo di uomini e donne di tutta Italia si andò formando<br />

spontaneamente, non si ancora per quali meccanismi psicologici,<br />

la storia di un misterioso aereo da ricognizione che solcava i cieli<br />

seminando il panico e che veniva chiamato popolarmente con il<br />

nome di «Pippo» (secondo alcuni come omaggio all’omonimo personaggio<br />

disneyano incappato nella censura fascista, mentre, per<br />

altri, il nome, forse per esorcizzare la paura, va ricollegato a una<br />

canzone in voga in quel periodo). A seconda <strong>del</strong>le zone Pippo cambiava<br />

non solo “carattere” (velivolo inoffensivo in alcune parti d’Italia<br />

o seminatore di morte in altre) ma anche nome (in alcuni centri<br />

veniva chiamato «Peppino», oppure «il notturno», invece a Napoli<br />

per la sua puntualità era detto «Ciccio ‘o ferroviere», mentre la variante<br />

bolognese era «Pippetto Ferroviere»). L’immagine <strong>del</strong>l’aereo<br />

che sganciava il suo carico di morte torna di continuo nella memoria<br />

collettiva a conferma che i bombardamenti furono percepiti<br />

come elemento centrale di una guerra totale che attraversava e devastava<br />

il quotidiano. Ogni tanto il flusso di ricordi <strong>del</strong>l’autore-protagonista<br />

si interrompe per introdurre degli interrogativi, <strong>del</strong>le<br />

considerazioni, <strong>del</strong>le riflessioni sui motivi che spingono l’uomo all’abbrutimento,<br />

fino alla sua autodistruzione, sulle «ciniche logiche<br />

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