Storie e leggende - Bolognano - Comune di Riva del Garda

La Tria
Alessandro Maino – Amedeo Marosi – Daniele Mattei – Mattia Calzà
C’era una volta, in un tempo indefinito, una casetta abitata da una famiglia povera. La casa
era costruita sul confine che divide Arco da Nago; la famiglia era composta da mamma,
papà, i fratelli Mattia e Daniele, la nonna e il nonno.
Il papà tutte le mattine andava a lavorare a costruire case per mantenere la famiglia, invece la
mamma puliva la casa, il nonno spaccava la legna e la nonna dava una mano alla mamma.
I ragazzi, un bel giorno di inizio estate, andarono in una foresta piena di fiori: rose, tulipani,
orchidee e gigli rossi e bianchi.
In un prato c’era un sasso levigato con inciso il gioco della TRIA.
I bambini iniziarono a giocare, come facevano spesso, e vinse Mattia.
Ad un certo punto, non si sa come, comparve una chiave con l’emblema del diavolo.
I bambini cercarono la serratura finché non la trovarono su un sasso, inserirono la chiave e
all’improvviso si aprì una porta.
Mattia e Daniele ci entrarono, ma si trovarono davanti il DIAVOLO: aveva delle corna appuntite
come un forcone e due denti sporgenti; il diavolo prese Daniele che si mise a piangere, Mattia
cercò di liberare Daniele, ma non ci riuscì. Il ragazzo tornò a casa e lo disse ai suoi genitori, ma
non gli credettero. Allora Mattia andò in città da uno schiaccia demoni e gli chiese:”Come si fa a
schiacciare un diavolo?” Lo schiaccia demoni rispose che era impossibile. Proprio in quel momento
entrò Amedeo, un risolutore specializzato in diavoli.