n° 67 - Eco della Brigna

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don Enzo Cosentino editoriale di e2 Vent’anni di cammino ecumenico Il 15 gennaio di quest’anno ricorre il 20° anniversario di consacrazione Episcopale e di servizio alla Chiesa di Piana degli Albanesi del nostro Vescovo Mons. Sotìr Ferrara. Mons. Sotìr, nella successione, è il terzo vescovo dalla fondazione dell’Eparchia, dopo Mons. Giuseppe Perniciaro e Mons. Ercole Lupinacci. Da molti secoli i fedeli orientali dimoranti in Sicilia chiedevano con insistenza alla sede Apostolica, l’istituzione di una Eparchia rito bizantino. Ciò avvenne il 26 ottobre 1937 con la promulgazione della Bolla “Apostolica Sedes” che dava vita all’Eparchia di Piana degli Albanesi. Successivamente, e precisamente l’8 luglio 1960, la Bolla “Orientalis Ecclesiae” stabilì che tutte le parroc- chie latine dei comuni albanesi passassero sotto la giurisdizione dell’Eparca di Piana degli Albanesi: caso unico nella storia (salvo Skopje - Macedonia) i fedeli di rito latino non sono affidati all’Eparca di rito bizantino ma costituiscono parte integrante dell’Eparchia, divenendo l’Eparca l’unico Pastore della Comunità. E ciò è proprio quello che è stato e che oggi si può raccontare per la storia della nostra Chiesa di Piana. Il nostro grazie va al Vescovo Mons. Sotir Ferrara che da vent’anni guida, la Comunità Eparchiale in questo cammino ecumenico con la stessa amorevole e benevola attenzione, rivolta verso tutte le sue varie componenti: quella di rito latino, quella bizantina e le nuove comunità religiose, vicine e lontane, sorte negli ultimi anni; ciascuna di tali componenti si può a buon diritto sen- tire, come è veramente, componente viva ed integrata, unica e preziosa della nostra Chiesa di Piana. Ancora un grazie al nostro Eparca per l’ecumenismo da lui costruito in questo tempo di episcopato già trascorso e con il quale ci ha educati all’amore a all’accoglienza verso il prossimo, che oggi spesso è lo straniero, l’immigrato proveniente da terre lontane e portatore di altre culture. In questo cammino della nostra Comunità, siamo chiamati a recare un rinnovato annunzio del Vangelo, capace di toccare i cuori di tutti e di ciascuno, per costruire una comunione sempre più intensa. In questo cammino, sempre sotto la guida del nostro Pastore, dobbiamo sperimentare la gioia di stare insieme, arricchendoci della preziosa diversità del nostro vissuto, ma, soprattutto, con la comune ansia di annunziare ancora, in questo terzo millennio, la medesima certezza che il Signore è apparso in mezzo a noi, la medesima speranza che tutti riceveranno la salvezza. Come Chiesa di Piana, siamo consapevoli di recare il nostro annunzio in un mondo sempre più diviso e spesso ostile. Ma siamo certi che il futuro si gioca nella nostra intelligente capacità e nel nostro determinato coraggio di osare il nuovo pur rimanendo fedeli all’antico. Ci sorregge la speranza, radicata nella nostra fede, di faticare oggi per costruire una più profonda comunione e un annunzio del Vangelo capace, ora e sempre, di far nuove tutte le cose. Telegramma inviato a Sua Ecc. mons. Sotìr Ferrara dal Parroco. Il Parroco e la Comunità parrocchiale Maria SS. Annunziata di Mezzojuso si uniscono alla Sua lode di ringraziamento al Signore per il ventesimo anniversario del Suo Episcopato e, con animo grato, elevano suppliche a Cristo Gesù, affinché La sostenga con il Suo amore a continuare, ancora per molti anni, ad edificare, con la parola e con l’esempio, il popolo che Le è stato affidato.
Gli auguri del Vescovo alla Comunità Eparchiale Al Rev.mo Clero, ai Religiosi, alle Religiose, agli Uomini e Donne di buona volontà che dimorano nell’Eparchia di Piana degli Albanesi. Vi scrivo queste righe per augurare a tutti Voi ed alle vostre rispettive famiglie un Buon Natale ed un sereno anno 2009. La Nascita di Cristo però se da un lato, quello che riguarda noi, costituisce un mistero di gioia grandioso perché ci parla di liberazione dalla schiavitù di Satana, di vicinanza con Dio divenuto nostro fratello nella debolezza della carne, di riabilitazione dell’uomo ritornato in possesso della vita soprannaturale, di innalzamento della natura umana fino alla congiunzione della divinità nell’unica persona del Figlio di Dio con la cooperazione di una Donna portata dallo Spirito Santo al vertice della perfezione di cui poteva esser capace una creatura, dall’altro lato, quello che riguarda Dio fatto uomo e in parte la Sua Madre Santissima, costituisce un mistero di dolore ed un abisso di dolore. Perché Dio si è incarnato? Storicamente per espiare il peccato dell’umanità; tale espiazione, iniziatasi coi vagiti della nascita, è continuata tra le lacrime e il sangue fino alla morte sulla Croce. Erano Sofferenze fisiche a cui si accompagnavano sempre Sofferenze morali, certo più continuate e più acute di quelle fisiche, se è vero che l’essere ragionevole tanto più soffre quanto più è delicato nella sua complessione organica e pronto nelle sue reazioni psichiche e intellettuali; Sofferenze di un’intera vita, secondo l’espressione “Tutta la vita di Gesù fu una continua Crocifissione”. Tutta la vita, a cominciare dalla nascita, perché la Sua ipostasi divina era continuamente presente nella natura umana. Avrete visto qualche volta l’immagine di Gesù Bambino del “Pedhìon Neon” adagiato sulla Croce. Il freddo della grotta, la paglia della mangiatoia erano quella Croce, né la presenza amorosa di Sua Madre leniva le Sue lacrime come la presenza di Maria sul Calvario non allevierà le Sofferenze atroci della Morte con le mani e i piedi trafitti e il corpo tutto una piaga. Ma quello che più ci deve impressionare è la constatazione che dopo più di 2000 anni, tale Crocifissione duri tuttora, non certo nella Sua umanità ormai assunta nella Gloria, ma nell’intenzione e nelle opere di coloro che nel corso dei secoli Gli hanno dato campo per compiere la Sua espiazione con l’indifferenza e lo scetticismo, con le ripulse del materialismo, con gli attacchi del razionalismo, con le persecuzioni feroci e subdole contro la Chiesa ed i suoi fedeli, attraverso leggi inique e propagande scandalose dell’errore e del vizio, in pubblico e in privato, dissacrando la società, la famiglia, le anime: un cumulo di Sofferenze che, previste e temute, un giorno prostreranno Gesù nell’orto degli Ulivi, fino al punto di far sprizzare dalle Sue carni sudore e sangue in tal copia, afferma l’evangelista Luca, da inzuppare il terreno. A tali colpe dei lontani, ma nessuno per Cristo è lontano, si devono aggiungere quelle, spesso più gravi perché più coscienti, degli stessi cristiani, infedeli al loro battesimo, talvolta strumenti di una controtestimonianza ancora più scandalosa dei nemici aperti. Il Natale che celebriamo costituisca pertanto il ritorno vero di Gesù tra noi che ci richiami ad una vita migliore fatta di opere buone all’insegna del precetto dell’amor di Dio e del prossimo come ci inculca san Paolo, scrivendo al discepolo Tito: «È apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini, che ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della Gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che Gli appartenga, zelante nelle opere buone.» Questo dunque l’augurio che vi porgo con le parole dell’Apostolo. “Possiate vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo…” anche per cento anni ancora se così piacerà al Signore, “ma in attesa della beata speranza”, coronata un giorno dall’incontro con Cristo. Buon Natale e Buon anno 2009 a tutti voi! † Sotir, vescovo e3
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