n° 67 - Eco della Brigna

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e18 Siamo ...agli sgoccioli? ovvero storia di un problema irrisolto ACQUA Adicembre qualcosa di insolito ha reso meno festoso il clima del nostro paese. Mancava l’acqua. Rubinetti a secco come se fossimo a ferragosto nell’agrigentino invece che a Natale a Mezzojuso, amena località adagiata sulle pendici nord orientali del complesso montuoso su cui svetta la Rocca Busambra, in un territorio dalla folta vegetazione boschiva, come recitano le guide turistiche. Lo sanno tutti che ci troviamo a contatto con le propaggini orientali del bosco di Ficuzza e il nostro territorio è considerato giustamente ubertoso e ricco di acqua. Ma come si spiega allora una così grave carenza idrica in un periodo dell’anno che pare fatto apposta per dimenticare la siccità e l’arsura delle nostre estati? «C’è guasto!» è la risposta secca che hanno dato le persone cui competerebbe, in questi casi, dare opportune spiegazioni ai cittadini. Ma di che tipo di guasto si trattasse alla fine non è stato possibile appurarlo con certezza. Si è parlato di problemi alla rete idrica esterna, di pompe non funzionanti, di lavori in corso che rendevano indispensabile interrompere l’erogazione. L’ultima spiegazione più o meno ufficiale è stata che mancava un cavo speciale al momento non disponibile nei depositi - manco a dirlo - specializzati e allora bisognava… portare pazienza. È opportuno precisare che questa redazione non intende in nessun modo dubitare della buona fede di chi ha fornito quelle risposte. Probabilmente sono tutti quei motivi insieme che hanno determinato il grave disagio. Ma sarebbe stato giusto dare maggiore visibilità alle soluzioni da adottare per migliorare, sia pure parzialmente, la situazione; altrettanto giusto sarebbe stato coinvolgere i cittadini nella condivisione consapevole del problema, che avrebbe sicuramente portato ad una riduzione responsabile degli sprechi. È fin troppo ovvio che se si deve aspettare un turno di tre giorni, in quelle poche ore disponibili tutti cercheranno di accaparrarsi quanta più acqua possibile e lo faranno con l’au- silio di motorini per l’acqua sempre più potenti e …prepotenti! Sprechi su sprechi e sempre a danno dei cittadini. Sarebbe giusto sapere chi si è preoccupato veramente di ridurre al minimo
i disagi. Sarebbe giusto sapere cosa effettivamente si è fatto per ridurre i tempi di attesa e aumentare le ore di erogazione dell’acqua. Sarebbe giusto sapere se i soggetti intervenuti materialmente e a vario titolo sui nostri impianti per l’approvvigionamento idrico hanno fatto a loro volta qualche sacrificio per venire incontro alla collettività. Speriamo di non scoprire mai che dei cittadini non si è tenuto granché conto. Tanto ormai i cittadini sono rassegnati, subiscono e tacciono. Sì, perché attorno alla nostra acqua accadono cose ‘sotto traccia’, quasi invisibili, che quando poi emergono risultano sempre irreversibili e inevitabili. La nostra acqua ora è gestita da una società privata. I cittadini non erano d’accordo, ma la privatizzazione del servizio è avvenuta lo stesso. Un tempo saremmo scesi in piazza tutti e, come è sempre successo nelle grandi questioni che hanno avuto a che fare con l’acqua, qualcosa avremmo ottenuto. Tutti ricordano quando meno di ventiquattro ore dopo uno sciopero generale svoltosi sotto una pioggia scrosciante e con tutto, ma proprio tutto il paese in corteo per le strade, l’acqua tornò a sgorgare per miracolo e senza più alcuna interruzione. Ma queste cose accadevano trent’anni fa. Ora non è più possibile ipotizzare una mobilitazione totale per il raggiungimento di sacrosanti obiettivi comuni. Il tessuto sociale del nostro paese sta lentamente sgranandosi e non si sa da dove cominciare per ricostruirlo. Tutti abbiamo commesso degli errori e ne paghiamo le conseguenze. Qualcosa si è tentato di fare. Agli inizi del 2007 i termini della questione acqua sono stati sviscerati nel corso di una affollatissima assemblea cittadina organizzata al Castello. Alla fine tutti si erano convinti del fatto che la privatizzazione del servizio di erogazione dell’acqua avrebbe di fatto snaturato il concetto di acqua bene comune, che in quanto tale può essere solo pubblico. Erano presenti tutti coloro che, avendo già ricoperto cariche amministrative o essendo ancora in carica a quel tempo, con la questione si erano confrontati e, volenti o nolenti, avevano prodotto atti che preparavano la privatizzazione del servizio. Scaturì da quella assemblea un impegno collettivo per tornare indietro e puntare alla gestione pubblica dell’acqua. Qualcosa di concreto fu fatto ed il 23 marzo del 2007 il Consiglio Comunale votò all’unanimità una delibera che, tra l’altro, dava anche un indirizzo preciso e condiviso che riportiamo di seguito: […] “Impegnare altresì il Sindaco e la Giunta a collaborare e coordinarsi con gli altri Comuni della Provincia di Palermo per assumere iniziative collegiali al fine di evitare e contrastare ogni iniziativa volta alla privatizzazione dell’acqua”. Contestualmente i Consiglieri di Minoranza, nella dichiarazione di voto favorevole scritta e allegata all’atto, ringraziavano sinceramente l’Associazione “Millepapaverirossi” per avere cercato attivamente il coinvolgimento dei cittadini organizzando l’assemblea pubblica che si era tenuta al Castello. Dopo si andò a votare anche per le Comunali. Del coinvolgimento dei cittadini non si parlò più. L’impegno di lotta contro la privatizzazione dell’acqua fu messo da parte e ora la situazione è quella che sappiamo. La società assegnataria ha preso in consegna gli impianti, ma gli operatori hanno avuto gravi difficoltà nella gestione e si dice che per la loro scarsa conoscenza della rete idrica interna si siano pure prodotti dei guasti che hanno compromesso spesso la regolare erogazione del servizio. Di contro le bollette sono diventate più care, nonostante i disservizi più frequenti, e gli utenti hanno ricevuto una richiesta di pagamento anticipato per servizi ancora da erogare nei mesi a venire. La scorsa estate alcuni abbeveratoi sono stati lasciati a secco per alcuni giorni. Che la situazione sia peggiorata è fuor di dubbio e forse occorrono una forte presa di coscienza ed un forte impegno civico di tutti, se si vuole evitare che anche il servizio di erogazione dell’acqua finisca nel caos come quello della raccolta rifiuti. Siamo convinti che le privatizzazioni stiano creando veri disastri economici ed ecologici. Non è giusto pensare di governare il mondo applicando la sola regola del controllo dei costi per migliorare i profitti. Lo stesso ragionamento applicato al problema dell’acqua nel nostro paese significa che il privato, con l’aggiudicazione del servizio, si è garantito il diritto di guadagnare, con il tacito consenso delle istituzioni, che ben poco tutelano le famiglie, ancora una volta vessate da oneri non giustificabili come bollette sempre più esose. Ma si può permettere ad altri di lucrare sulla stessa acqua che è sempre stata un bene libero di tutti noi mezzoiusari, senza correre il rischio di perdere tutti quanti indistintamente la nostra dignità? La Redazione ACQUA e19
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