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n° 67 - Eco della Brigna

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e16<br />

altri alla manutenzione <strong>della</strong> ferrovia,<br />

fissandoli con lo sguardo spiritato si<br />

era gettato sotto il treno per porre fine<br />

alla sua disperazione. Il convoglio non<br />

si fermò nemmeno, anzi accelerò la<br />

sua corsa e quando finalmente giunse<br />

a destinazione tutti loro non erano più<br />

soldati, non avevano più patria perché<br />

l’ Italia intanto era stata divisa in due:<br />

il sud in mano agli alleati anglo-americani<br />

ed il nord sotto le divisioni naziste;<br />

non avevano più re perché<br />

“Sciaboletta”, con la protezione degli<br />

alleati e la probabile connivenza dei<br />

tedeschi, si era imbarcato su di una<br />

nave ed era scappato in Egitto; non<br />

avevano più comandanti perché assieme<br />

erano caduti nel tranello; non avevano<br />

più diritti perché Hitler aveva<br />

provveduto a cancellarli inventandosi<br />

la definizione di IMI (italiani militari<br />

internati). Per un espediente, inventato<br />

dallo stesso capo del nazismo, con<br />

la scusa che appartenevano ad una<br />

nazione alleata potevano essere considerati<br />

lavoratori volontari! Non erano<br />

prigionieri di guerra e quindi per loro<br />

non valevano le forme di protezione<br />

<strong>della</strong> Croce Rossa Internazionale e<br />

nemmeno la tutela stabilita dalle regole<br />

dettate dalla Convenzione di<br />

Ginevra. Furono fatti SCHIAVI!!<br />

Schiavi di Hitler costretti sotto la<br />

minaccia delle armi ai lavori forzati in<br />

cambio di una flebile speranza di<br />

sopravvivenza.<br />

Furono rinchiusi in campi di concentramento<br />

dentro baracche di legno e<br />

sfiniti da turni estenuanti di lavoro<br />

fuori dai lager, nonostante la fame, il<br />

freddo, le malattie.<br />

La mattina, controllati a vista da militari<br />

armati, si trascinavano in marce<br />

Il 9 settembre Pietro<br />

venne catturato e,<br />

dopo un viaggio<br />

estenuante,<br />

internato a Wittenberg<br />

in Germania.<br />

estenuanti per raggiungere il luogo di<br />

lavoro che poteva essere in una fabbrica<br />

o sui binari dei tram da ripulire<br />

dalle macerie o in qualsiasi altro posto<br />

dove serviva manodopera <strong>della</strong> quale,<br />

con la mobilitazione generale degli<br />

ultimi anni di guerra, la Germania era<br />

rimasta quasi del tutto priva. I nazisti<br />

li impiegarono così nei lavori più<br />

umili e faticosi.<br />

Erano più di 600.000, prima rastrellati<br />

soprattutto nella penisola balcanica<br />

e dopo sparpagliati nei lager per il<br />

lavoro coatto nella parte d’Europa<br />

ancora sotto il controllo <strong>della</strong><br />

Germania.<br />

Mezzoiuso 24/06/1944<br />

Deliberatamente abbandonati al loro<br />

destino, pagarono per colpa di un re,<br />

Vittorio Emanuele III, scappato, incurante<br />

dei “suoi” soldati, su di una nave<br />

carica di ricche vergogne, e per colpa di<br />

uno stato maggiore, per lo più composto<br />

da generali raccomandati e felloni.<br />

Una volta internati era stata offerta<br />

loro la possibilità di riprendere le armi<br />

entrando nell’esercito tedesco o in<br />

quello <strong>della</strong> Repubblica Sociale<br />

Italiana di Mussolini. Una possibilità<br />

di scelta ordinata da Hitler in “rispetto”<br />

del suo fantoccio alleato.<br />

Quasi tutti si rifiutarono e sopportarono<br />

ogni sorta di violenza fisica e psicologica,<br />

vissero per quasi due anni<br />

tra sofferenze inimmaginabili, nella<br />

sporcizia, pieni di pidocchi, col terrore<br />

delle malattie o delle ferite che<br />

significavano morte sicura.<br />

Le condizioni erano tali che anche<br />

una semplice lacerazione, procurata<br />

da un carceriere aguzzino o da un<br />

incidente di lavoro, equivaleva ad una<br />

condanna a morte.<br />

Ma quel NO! detto con coraggio quasi<br />

unanime da più di 600.000 italiani e<br />

forse per sfinimento da tanti altri, rappresenta<br />

il primo germoglio <strong>della</strong><br />

Resistenza del Popolo Italiano alle<br />

forze del male che avevano fatto sprofondare<br />

nell’inferno l’intera Europa.<br />

Il viaggio verso l’inferno era cominciato<br />

per gradi e inizialmente nessuno<br />

poteva immaginare che sarebbe finita<br />

in quel modo.<br />

Pietro, ad esempio, era partito per il<br />

servizio di leva l’11 gennaio del 1938 e<br />

fino al 20 giugno del ’39 aveva fatto<br />

quello che a quel tempo erano obbligati<br />

a fare tutti i ventenni come lui di sana<br />

e robusta costituzione: aveva imparato<br />

Mio caro figlio rispondo alla tua<br />

cara notizia noi tutti bene così<br />

spero che trova te coraggio sempre<br />

baci da tutti fratelli e sorelle<br />

io ti benedico mi perdoni che non<br />

ti spedisco pacco che non me ne<br />

fanno partire ti bacio unita a tutti<br />

ti benedico tua madre Concettina.

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