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n° 67 - Eco della Brigna

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Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • Vent’anni di cammino ecumenico • Lettera del Vescovo ai fedeli<br />

Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia - ecobrigna@libero.it<br />

Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo<br />

Numero <strong>67</strong><br />

Gennaio 2009<br />

• Una nidiata di Lupetti • A.C. Un impegno che si rinnova • Sevizio Civile: Si ricomincia!<br />

• A la Madonna di li Miraculi • Si riparte... a tutto gas • I suoi occhi (ultima puntata)<br />

• Gli IMI, militari italiani internati • Siamo ...agli sgoccioli?


don Enzo Cosentino<br />

editoriale di<br />

e2<br />

Vent’anni di cammino ecumenico<br />

Il 15 gennaio di quest’anno<br />

ricorre il 20°<br />

anniversario di consacrazione<br />

Episcopale e di servizio<br />

alla Chiesa di Piana<br />

degli Albanesi del nostro<br />

Vescovo Mons. Sotìr Ferrara.<br />

Mons. Sotìr, nella successione, è il<br />

terzo vescovo dalla fondazione<br />

dell’Eparchia, dopo Mons. Giuseppe<br />

Perniciaro e Mons. Ercole Lupinacci.<br />

Da molti secoli i fedeli orientali dimoranti<br />

in Sicilia chiedevano con insistenza<br />

alla sede Apostolica, l’istituzione<br />

di una Eparchia rito bizantino. Ciò<br />

avvenne il 26 ottobre 1937 con la promulgazione<br />

<strong>della</strong> Bolla “Apostolica<br />

Sedes” che dava vita all’Eparchia di<br />

Piana degli Albanesi.<br />

Successivamente, e precisamente l’8<br />

luglio 1960, la Bolla “Orientalis<br />

Ecclesiae” stabilì che tutte le parroc-<br />

chie latine dei comuni albanesi passassero<br />

sotto la giurisdizione<br />

dell’Eparca di Piana degli Albanesi:<br />

caso unico nella storia (salvo Skopje -<br />

Macedonia) i fedeli di rito latino non<br />

sono affidati all’Eparca di rito bizantino<br />

ma costituiscono parte integrante<br />

dell’Eparchia, divenendo l’Eparca<br />

l’unico Pastore <strong>della</strong> Comunità. E ciò<br />

è proprio quello che è stato e che oggi<br />

si può raccontare per la storia <strong>della</strong><br />

nostra Chiesa di Piana. Il nostro grazie<br />

va al Vescovo Mons. Sotir Ferrara che<br />

da vent’anni guida, la Comunità<br />

Eparchiale in questo cammino ecumenico<br />

con la stessa amorevole e benevola<br />

attenzione, rivolta verso tutte le<br />

sue varie componenti: quella di rito<br />

latino, quella bizantina e le nuove<br />

comunità religiose, vicine e lontane,<br />

sorte negli ultimi anni; ciascuna di tali<br />

componenti si può a buon diritto sen-<br />

tire, come è veramente, componente<br />

viva ed integrata, unica e preziosa<br />

<strong>della</strong> nostra Chiesa di Piana. Ancora<br />

un grazie al nostro Eparca per l’ecumenismo<br />

da lui costruito in questo<br />

tempo di episcopato già trascorso e<br />

con il quale ci ha educati all’amore a<br />

all’accoglienza verso il prossimo, che<br />

oggi spesso è lo straniero, l’immigrato<br />

proveniente da terre lontane e portatore<br />

di altre culture. In questo cammino<br />

<strong>della</strong> nostra Comunità, siamo<br />

chiamati a recare un rinnovato annunzio<br />

del Vangelo, capace di toccare i<br />

cuori di tutti e di ciascuno, per<br />

costruire una comunione sempre più<br />

intensa. In questo cammino, sempre<br />

sotto la guida del nostro Pastore, dobbiamo<br />

sperimentare la gioia di stare<br />

insieme, arricchendoci <strong>della</strong> preziosa<br />

diversità del nostro vissuto, ma,<br />

soprattutto, con la comune ansia di<br />

annunziare ancora, in questo terzo<br />

millennio, la medesima certezza che il<br />

Signore è apparso in mezzo a noi, la<br />

medesima speranza che tutti riceveranno<br />

la salvezza. Come Chiesa di<br />

Piana, siamo consapevoli di recare il<br />

nostro annunzio in un mondo sempre<br />

più diviso e spesso ostile. Ma siamo<br />

certi che il futuro si gioca nella nostra<br />

intelligente capacità e nel nostro<br />

determinato coraggio di osare il nuovo<br />

pur rimanendo fedeli all’antico. Ci<br />

sorregge la speranza, radicata nella<br />

nostra fede, di faticare oggi per<br />

costruire una più profonda comunione<br />

e un annunzio del Vangelo capace, ora<br />

e sempre, di far nuove tutte le cose.<br />

Telegramma inviato a Sua Ecc. mons.<br />

Sotìr Ferrara dal Parroco.<br />

Il Parroco e la Comunità parrocchiale<br />

Maria SS. Annunziata di Mezzojuso<br />

si uniscono alla Sua lode di ringraziamento<br />

al Signore per il ventesimo<br />

anniversario del Suo Episcopato e,<br />

con animo grato, elevano suppliche a<br />

Cristo Gesù, affinché La sostenga con<br />

il Suo amore a continuare, ancora per<br />

molti anni, ad edificare, con la parola<br />

e con l’esempio, il popolo che Le è<br />

stato affidato.


Gli auguri del Vescovo alla Comunità Eparchiale<br />

Al Rev.mo Clero, ai Religiosi, alle Religiose,<br />

agli Uomini e Donne di buona volontà<br />

che dimorano nell’Eparchia di Piana degli Albanesi.<br />

Vi scrivo queste righe<br />

per augurare a tutti<br />

Voi ed alle vostre rispettive<br />

famiglie un Buon Natale<br />

ed un sereno anno 2009.<br />

La Nascita di Cristo però<br />

se da un lato, quello che riguarda noi,<br />

costituisce un mistero di gioia grandioso<br />

perché ci parla di liberazione<br />

dalla schiavitù di Satana, di vicinanza<br />

con Dio divenuto nostro fratello nella<br />

debolezza <strong>della</strong> carne, di riabilitazione<br />

dell’uomo ritornato in possesso <strong>della</strong><br />

vita soprannaturale, di innalzamento<br />

<strong>della</strong> natura umana fino alla congiunzione<br />

<strong>della</strong> divinità nell’unica persona<br />

del Figlio di Dio con la cooperazione<br />

di una Donna portata dallo Spirito<br />

Santo al vertice <strong>della</strong> perfezione di cui<br />

poteva esser capace una creatura, dall’altro<br />

lato, quello che riguarda Dio<br />

fatto uomo e in parte la Sua Madre<br />

Santissima, costituisce un mistero di<br />

dolore ed un abisso di dolore.<br />

Perché Dio si è incarnato?<br />

Storicamente per espiare il peccato<br />

dell’umanità; tale espiazione, iniziatasi<br />

coi vagiti <strong>della</strong> nascita, è continuata<br />

tra le lacrime e il sangue fino alla<br />

morte sulla Croce. Erano Sofferenze<br />

fisiche a cui si accompagnavano sempre<br />

Sofferenze morali, certo più continuate<br />

e più acute di quelle fisiche, se è<br />

vero che l’essere ragionevole tanto<br />

più soffre quanto più è delicato nella<br />

sua complessione organica e pronto<br />

nelle sue reazioni psichiche e intellettuali;<br />

Sofferenze di un’intera vita,<br />

secondo l’espressione “Tutta la vita di<br />

Gesù fu una continua Crocifissione”.<br />

Tutta la vita, a cominciare dalla nascita,<br />

perché la Sua ipostasi divina era<br />

continuamente presente nella natura<br />

umana. Avrete visto qualche volta<br />

l’immagine di Gesù Bambino del<br />

“Pedhìon Neon” adagiato sulla Croce.<br />

Il freddo <strong>della</strong> grotta, la paglia <strong>della</strong><br />

mangiatoia erano quella Croce, né la<br />

presenza amorosa di Sua Madre leniva<br />

le Sue lacrime come la presenza di<br />

Maria sul Calvario non allevierà le<br />

Sofferenze atroci <strong>della</strong> Morte con le<br />

mani e i piedi trafitti e il corpo tutto<br />

una piaga.<br />

Ma quello che più ci deve impressionare<br />

è la constatazione che dopo più di<br />

2000 anni, tale Crocifissione duri tuttora,<br />

non certo nella Sua umanità<br />

ormai assunta nella Gloria, ma nell’intenzione<br />

e nelle opere di coloro che<br />

nel corso dei secoli Gli hanno dato<br />

campo per compiere la Sua espiazione<br />

con l’indifferenza e lo scetticismo, con<br />

le ripulse del materialismo, con gli<br />

attacchi del razionalismo, con le persecuzioni<br />

feroci e subdole contro la<br />

Chiesa ed i suoi fedeli, attraverso leggi<br />

inique e propagande scandalose dell’errore<br />

e del vizio, in pubblico e in privato,<br />

dissacrando la società, la famiglia, le<br />

anime: un cumulo di Sofferenze che,<br />

previste e temute, un giorno prostreranno<br />

Gesù nell’orto degli Ulivi, fino al<br />

punto di far sprizzare dalle Sue carni<br />

sudore e sangue in tal copia, afferma<br />

l’evangelista Luca, da inzuppare il terreno.<br />

A tali colpe dei lontani, ma nessuno<br />

per Cristo è lontano, si devono<br />

aggiungere quelle, spesso più gravi perché<br />

più coscienti, degli stessi cristiani,<br />

infedeli al loro battesimo, talvolta strumenti<br />

di una controtestimonianza ancora<br />

più scandalosa dei nemici aperti.<br />

Il Natale che celebriamo costituisca<br />

pertanto il ritorno vero di Gesù tra noi<br />

che ci richiami ad una vita migliore<br />

fatta di opere buone all’insegna del<br />

precetto dell’amor di Dio e del prossimo<br />

come ci inculca san Paolo, scrivendo<br />

al discepolo Tito: «È apparsa la<br />

grazia di Dio, apportatrice di salvezza<br />

per tutti gli uomini, che ci insegna a<br />

rinnegare l’empietà e i desideri mondani<br />

e a vivere con sobrietà, giustizia<br />

e pietà in questo mondo, nell’attesa<br />

<strong>della</strong> beata speranza e <strong>della</strong> manifestazione<br />

<strong>della</strong> Gloria del nostro grande<br />

Dio e Salvatore Gesù Cristo. Egli ha<br />

dato se stesso per noi, per riscattarci<br />

da ogni iniquità e formarsi un popolo<br />

puro che Gli appartenga, zelante nelle<br />

opere buone.»<br />

Questo dunque l’augurio che vi porgo<br />

con le parole dell’Apostolo. “Possiate<br />

vivere con sobrietà, giustizia e pietà in<br />

questo mondo…” anche per cento anni<br />

ancora se così piacerà al Signore, “ma<br />

in attesa <strong>della</strong> beata speranza”, coronata<br />

un giorno dall’incontro con Cristo.<br />

Buon Natale e Buon anno 2009 a tutti<br />

voi!<br />

† Sotir, vescovo<br />

e3


e4<br />

Si chiama Aurora, ha 8 anni,<br />

occhiali inforcati su un nasino<br />

all’insù e un sorriso tenero che mostra<br />

i dentoni che stanno crescendo. E’<br />

Aurora la prima lupetta!<br />

Con gli occhi pieni di stupore ha ricevuto<br />

dalle mani di Baloo (Don Enzo<br />

Cosentino) la sua “pelliccia” (il cappellino)<br />

e il suo quaderno di “Caccia”. Ora<br />

è un cucciolo.<br />

Poi via, via anche gli altri, Chiara, Luca,<br />

Tommaso, Amedeo, Marco, Simone,<br />

Francesco e Amedeo, a formare<br />

due piccoli gruppi di Lupetti e<br />

Lupette: i Lupi Neri e i Lupi<br />

Grigi.<br />

Cosi, dopo una giornata<br />

intensa di gioco, di canti,<br />

di racconti, dopo aver<br />

partecipato alla S.<br />

Messa, dopo aver<br />

pranzato insieme,<br />

si è ufficialmente<br />

costituita la<br />

prima “cellula”<br />

Agesci a<br />

Mezzojuso.<br />

Confesso che<br />

ho provato una<br />

certa emozione<br />

nel leggere sui volti<br />

di questi bambini la gioia e la<br />

voglia di coinvolgersi nel “gioco”<br />

Una nidiata di Lupetti<br />

Dopo una giornata intensa di gioco, di canti, di racconti, dopo aver partecipato alla S. Messa,<br />

dopo aver pranzato insieme, si è ufficialmente costituita la prima “cellula” Agesci a Mezzojuso.<br />

più bello, più avventuroso e più entusiasmante<br />

che io conosca e che, ancor<br />

oggi, dopo 35 anni di esperienze, continua<br />

ad affascinarmi: lo scoutismo.<br />

Della vita scout, il lupettismo è forse il<br />

momento in cui maggiormente gli<br />

educatori incidono sulla vita dei bambini:<br />

per la loro età, per la loro disponibilità<br />

a lasciarsi prendere per mano,<br />

per la loro naturale inclinazione a<br />

vivere le esperienze in maniera semplice,<br />

disarmante, profonda.<br />

Negli occhi dei Lupetti c’è la voglia di<br />

fidarsi dei “grandi, di chi ha scelto di<br />

parlare e di capire il loro linguaggio,<br />

di giocare i loro giochi, di rispettare i<br />

loro tempi, di soddisfare le loro curiosità,<br />

di raccontare storie, di correre e<br />

cantare con loro, di “sporcarsi” con<br />

loro. Lasciarsi accompagnare, cioè,<br />

nel difficile percorso <strong>della</strong> loro crescita<br />

che da “cuccioli d’uomo” li porterà<br />

ad essere uomini e donne, domani.<br />

Una grande responsabilità, quindi, ma<br />

anche, e soprattutto, la consapevolezza<br />

che l’amore per i bambini e la scelta<br />

del servizio, come risposta alla propria<br />

vocazione, sono l’unica bussola<br />

devono guidare gli adulti impegnati in<br />

questo compito.<br />

La scelta di educare in Agesci è sintetizzata<br />

in maniera perfetta in una preghiera.<br />

«Fà, Signore, che io veda, ami e<br />

serva te in tutti i miei fratelli ma particolarmente<br />

in coloro che mi hai affidati.<br />

Te li raccomando perciò, Signore,<br />

come quanto ho di più caro, perché sei<br />

tu che me li hai dati e a te devono<br />

ritornare. Con la tua grazia, Signore,<br />

fà ch’io sia sempre loro di esempio e<br />

mai di inciampo: che essi in me vedano<br />

te, e io in loro te solo cerchi: così<br />

l’amore nostro sarà perfetto.»<br />

Ma torniamo ai nostri piccoli cuccioli<br />

di Mezzojuso.<br />

Insieme ai capi del Branco di Piana<br />

degli Albanesi, i capi di Mezzojuso,<br />

Angela (Akela), Giacomo (Bagheera),<br />

Maria Elisa (Kaa), Ariana (Chil) e<br />

Don Enzo (Baloo), hanno programmato<br />

un incontro tra i cuccioli e i<br />

Lupetti di Piana che si è svolto Sabato<br />

3 e Domenica 4 Gennaio.<br />

I nomi tra parentesi non sono nomi in<br />

codice: sono i personaggi legati ai racconti<br />

di R. Kipling, descritti ne «Il libro<br />

<strong>della</strong> Giungla», a cui il lupettismo<br />

attinge per il proprio ambiente di<br />

“lavoro”. Un ambiente fantastico in cui<br />

anche gli adulti trovano il loro spazio e<br />

la loro funzione e in cui i bambini sono<br />

coinvolti con storie, giochi e avventure.<br />

Anche i piccoli di Mezzojuso hanno<br />

vissuto il loro primo racconto, «I fratelli<br />

di Mowgli», preludio di ogni esperienza<br />

lupettistica.


In breve. Mowgli, un cucciolo d’uomo,<br />

viene salvato dalle fauci <strong>della</strong> tigre<br />

Sheere-Khan da una famiglia di lupi.<br />

Mamma Lupa e Babbo Lupo si prendono<br />

cura di lui, e lo accudiscono, con<br />

amore, insieme ad altri cuccioli di lupo.<br />

La legge <strong>della</strong> Giungla stabilisce che,<br />

quando i cuccioli saranno in grado di<br />

camminare da soli, dovranno essere<br />

presentati al branco perché ogni altro<br />

lupo possa accettarli.<br />

Davanti ad Akela, il capo branco,<br />

anche Mowgli, viene “annusato” per<br />

essere riconosciuto come appartenente<br />

al branco.<br />

La presenza di un cucciolo d’uomo,<br />

senza peli, suscita qualche malumore<br />

tra i lupi.<br />

Ma l’orso Baloo, Maestro <strong>della</strong><br />

Legge, impegnandosi per lui e promettendo<br />

che insegnerà a Mowgli la<br />

Legge <strong>della</strong> Giungla, chiede che il<br />

cucciolo d’uomo resti a cacciare con il<br />

branco. Anche Bagheera, la pantera<br />

nera, nemica di Sheere-Khan, prende<br />

a cuore le sorti di Mowgli e regala ai<br />

lupi un toro grasso, appena catturato,<br />

in riscatto <strong>della</strong> vita di Mowgli e per la<br />

sua accettazione nel branco.<br />

I nuovi cuccioli hanno festeggiato la<br />

loro accettazione con il branco dei lupi<br />

di Piana e con tutti i Capi, consumando<br />

il toro grasso (dei gustosissimi dolcini).<br />

Alla cerimonia erano presenti anche<br />

alcuni genitori. Anche se non prevista,<br />

la loro partecipazione credo sia stata<br />

un fatto importante e significativo. Per<br />

due ragioni.<br />

La prima: lo scoutismo non vuole fare<br />

concorrenza a nessuna delle tante “occasioni”<br />

che hanno i bambini per trascorrere<br />

il loro tempo libero (palestre, piscine,<br />

scuole di danza, pallavolo…).<br />

Lo scoutismo, e il lupettismo in particolare,<br />

è una proposta educativa e non<br />

un passatempo. Quindi, sono i genitori<br />

i protagonisti, per i propri figli, di<br />

questa proposta che comporta una<br />

scelta. E come in ogni scelta che si<br />

rispetti c’è da valutare e chiedersi:<br />

“cos’è meglio per mio figlio?”<br />

A Piana, da ventanni, oltre cento genitori,<br />

hanno già fatto una scelta: qualche<br />

muscolo in meno, qualche passo<br />

di danza in meno, ma tanti amici e<br />

tanta avventura in più.<br />

Non siamo capaci (e non vogliamo<br />

farlo) di sfornare campioni in erba o<br />

piccole étoile <strong>della</strong> danza. Tentiamo e ci<br />

sforziamo, semplicemente ed umilmen-<br />

te, di far sognare, sorridere, cantare,<br />

giocare e aiutare a crescere dei bambini.<br />

La seconda: la qualità educativa dello<br />

scoutismo cresce quanto più i genitori<br />

sono disponibili a collaborare con i<br />

Capi (che ricordo sono volontari, non<br />

percepiscono nessun compenso e<br />

donano gratuitamente il loro tempo)<br />

per la crescita del bambino. Come?<br />

Informandosi su quello che si fa nel<br />

gruppo scout, valutando insieme ai<br />

Capi su quali aspetti <strong>della</strong> personalità<br />

dei piccoli occorre lavorare, chiedendo<br />

ai propri figli di raccontare quello<br />

che fanno quando sono con gli scout.<br />

Magari decidendo di giocare in prima<br />

persona e diventando Capi a loro volta<br />

(perché no?).<br />

Rinnoviamo, quindi, quanto detto alle<br />

mamme e ai papà presenti: abbiamo<br />

bisogno <strong>della</strong> loro fiducia e <strong>della</strong> loro<br />

collaborazione.<br />

Concludo con i ringraziamenti ad<br />

alcune persone che mi stanno a cuore.<br />

Per cominciare a tre Baloo: Papas<br />

Kola, assistente ecclesiastico del<br />

gruppo scout di Piana, la nostra guida<br />

e la nostra forza da oltre ventanni.<br />

Don Enzo, di cui sto imparando a<br />

conoscere l’autenticità e la disponibilità<br />

ad aiutarci, in ogni modo, in questa<br />

nuova avventura. E Papas Marco,<br />

che non ci ha fatto mancare la sua presenza<br />

e il suo affettuoso saluto.<br />

Chiediamo loro di rimanere al nostro<br />

fianco: con la loro paterna benedizione<br />

e i loro consigli cercheremo di fare<br />

sempre il nostro meglio per i bambini<br />

di Piana e di Mezzojuso.<br />

Poi ai Capi di Mezzojuso, Angela,<br />

Giacomo, Maria Elisa e Ariana: anche<br />

loro hanno iniziato la loro nuova<br />

avventura. Essere capi in Agesci è faticoso,<br />

costa tempo, impegno, sacrifici,<br />

studio, riunioni, assemblee, rinunciare<br />

alle passeggiate domenicali in ghingheri<br />

per le vie del paese, usare buona<br />

parte delle proprie ferie, scoprire che<br />

non si hanno più fine settimana liberi,<br />

tornare a lavoro o a scuola dopo giorni<br />

di attività in cui si è dormito solo 3 ore<br />

per notte… ma vedere i sorrisi dei<br />

bambini, vederli correre e giocare, sentirli<br />

gridare in mezzo alla gente, ad alta<br />

voce, “ciao Kaa”, vederli già tutti dietro<br />

la porta <strong>della</strong> sede scout ad aspettare<br />

la riunione settimanale è la conferma<br />

che si è parte di un gioco bellissimo,<br />

è la certezza che il proprio tempo<br />

si sta spendendo bene e se ne vorrebbe<br />

dell’altro. Vi auguro che possiate sperimentare,<br />

giorno dopo giorno, tutto<br />

ciò che abbiamo vissuto noi, a Piana,<br />

in ventanni di servizio scout.<br />

Un’ultima cosa.<br />

Aurora e gli altri cuccioli sarebbero<br />

felici di accogliere, in branco, nuovi<br />

cuccioli. Il branco dei lupetti è nato<br />

per tutti i bambini e tutte le bambine<br />

di Mezzojuso. Quindi siamo in attesa<br />

di giocare con altri piccoli amici che<br />

volessero unirsi a noi.<br />

E’ chiaro che se qualcuno preferisce<br />

fare altro, non c’è nessun problema:<br />

va benissimo lo stesso.<br />

Ma non sarebbe leale, per Aurora e per<br />

Mezzojuso, se qualcuno pensasse o<br />

suggerisse, a priori o per qualche<br />

strano motivo, che è meglio<br />

qualsiasi altra cosa, ma<br />

non i lupetti.<br />

Anche la perfida Sheere-<br />

Khan avrebbe voluto<br />

azzannare il piccolo<br />

Mowgli, senza dargli<br />

la possibilità di crescere:<br />

non ci riuscì e<br />

non ci riuscirà neanche<br />

stavolta. Babbo<br />

Lupo e Mamma Lupa<br />

non glielo permetteranno.<br />

Buona Caccia, a coloro<br />

che rispettano la legge<br />

<strong>della</strong> Giungla!<br />

Giorgio Parrino (Kaa)<br />

Capo Gruppo Scout<br />

Piana degli Albanesi<br />

5e


e6<br />

L’A.C. di Mezzojuso, foto di gruppo<br />

A.C. Un impegno che si rinnova<br />

L’8 dicembre, anche a Mezzojuso i soci di AC hanno rinnovato il loro “Si”!<br />

Ogni anno la stessa storia! Ci sembra<br />

quasi di essere gli “esattori<br />

delle tasse” di cui parla tanto il<br />

Vangelo… Ogni anno ci sono nuove<br />

scuse, ogni anno nuove discussioni su<br />

perché “fare o non fare” questa benedetta<br />

tessera associativa! In fondo…<br />

cosa cambia?! Possiamo fare le stesse<br />

identiche cose anche se non siamo “tesserati”…<br />

ma ne siamo proprio sicuri?<br />

Spesso, anche nelle nostre parrocchie,<br />

l’adesione all’Azione Cattolica può<br />

correre il rischio di diventare una formalità<br />

al punto che qualche giovane<br />

entra ed esca dalla Chiesa nel corso<br />

<strong>della</strong> Liturgia come si può tranquillamente<br />

fare tra un gettone e l’altro<br />

durante una partita in sala giochi.<br />

È bene mettere in luce il significato<br />

simbolico di quella tessera ed il significato<br />

stesso di “adesione”. L’identità<br />

associativa non è un valore che si<br />

acquista una volta per tutte o che si<br />

deve avere ben presente prima di aderire,<br />

ma è un cammino che dura nel<br />

tempo e che ogni anno si rinnova e si<br />

motiva nuovamente.<br />

La qualità dell’appartenenza all’AC<br />

deve essere oggetto di continua cura,<br />

perché traduce la forma con cui si è<br />

scelto di essere discepoli del Signore e<br />

annunciatori del suo Vangelo.<br />

Così, l’8 dicembre, tra le circa 7.200<br />

associazioni parrocchiali presenti in<br />

Italia, anche a Mezzojuso i soci di AC<br />

hanno rinnovato il loro “Si”!<br />

È bello vedere che tanti Ragazzi,<br />

Giovani e (purtroppo pochi) Adulti<br />

trovano interessante impegnarsi in un<br />

cammino di crescita umana e spirituale,<br />

facendo gruppo e tenendo sempre la<br />

porta aperta, perché è questo lo stile<br />

che l’AC propone, inclusione e non<br />

esclusione.<br />

Negli ultimi anni l’Associazione parrocchiale<br />

è cresciuta parecchio ed ha<br />

maturato anche un sobria forma di<br />

protagonismo laicale che và dalle<br />

pulizie dei locali in oratorio all’organizzazione<br />

del mercatino natalizio per<br />

autofinanziare le attività, alla preparazione<br />

<strong>della</strong> liturgia, ad altri servizi resi<br />

nel silenzio alla comunità…<br />

Tuttavia, l’AC parrocchiale vive,<br />

oggi, una fase di difficoltà/affanno nel<br />

portare avanti gli incontri settimanali<br />

con i Ragazzi e con i Giovani.<br />

Nonostante gli inviti che don Enzo<br />

rivolge a giovani e adulti che hanno la<br />

maturità e la vocazione all’impegno<br />

educativo, nessuno, e da quasi due anni,<br />

vuole “mettersi in cordata”. Tra i sette<br />

educatori che si occupano dei gruppi<br />

ACR e dei Giovanissimi, tre sono catechiste<br />

e due fanno parte del coro.<br />

Ciò significa che, usando un termine di<br />

paragone gastronomico, la parrocchia<br />

cuoce sempre con lo stesso brodo... e<br />

cuocendo cuocendo il brodo finisce<br />

per evaporare e non ci resta che guardare<br />

il fondo inebriati e stupiti che “gli<br />

altri” non si siano presi cura di fare la<br />

propria parte dando il proprio contributo...<br />

trascurando però, che l’invito,<br />

era rivolto ad ognuno personalmente!<br />

L’aneddoto non vuole ridurre a semplicismo<br />

l’importanza di tale invito,<br />

ma vuole essere un monito di fiducia<br />

per chi vuole mettere Cristo ed il servizio<br />

ai fratelli, tra i tanti impegni che<br />

la vita ci pone dinanzi. L’AC non è<br />

l’unico modo di essere comunità<br />

ecclesiale, la parrocchia propone tante<br />

opzioni: il Coro, la Caritas, gli Scout,<br />

il Giornale parrocchiale, il gruppo<br />

liturgico, i Gruppi di preghiera… a noi<br />

allora, la scelta di vivere da cattolici<br />

impegnati il credo che professiamo.<br />

Francesco D’Orsa


Foto di gruppo di alcuni volontari<br />

Anche quest’anno sono iniziati in<br />

autunno i progetti Caritas di<br />

Servizio Civile Nazionale.<br />

A Mezzojuso in particolare, i progetti<br />

che sono comuni per tutta l’Eparchia<br />

di Piana degli Albanesi, si occupano<br />

dell’assistenza agli anziani “Urtesia e<br />

Madhe - La Grande Saggezza” e ai<br />

minori “Mille papaveri rossi”.<br />

In particolare quest’ultimo vede noi<br />

volontari impegnati nel portare avanti<br />

diversi obiettivi, tra cui quello di cercare<br />

di aiutare i bambini nel loro percorso<br />

scolastico e culturale, attraverso<br />

lavori di gruppo, che hanno il fondamentale<br />

ruolo di migliorare i loro rapporti<br />

interpersonali, e che sono di<br />

grande valenza, poiché contribuiscono<br />

ad un corretto inserimento nella società<br />

che li circonda.<br />

I bambini di cui ci “occupiamo”, che<br />

frequentano la scuola primaria, sono<br />

circa venti e hanno quindi un’età che<br />

va dai sette ai tredici anni. La mattina,<br />

poi, una di noi segue i piccoli alunni<br />

<strong>della</strong> scuola “Bambino Gesù” del<br />

Collegio.<br />

Ora più che mai noi volontari ci accorgiamo<br />

di quanto fondamentale sia il<br />

ruolo <strong>della</strong> scuola, istituzione spesso<br />

denigrata o sottovalutata, a volte data<br />

per scontata, ma che se guardata con<br />

un occhio più attento, cela un com-<br />

Servizio Civile in Caritas<br />

Si ricomincia!<br />

plesso lavoro sistematico di “costruzione<br />

del futuro”.<br />

Noi non abbiamo assolutamente la<br />

pretesa di inserirci in questo complesso<br />

meccanismo. Cerchiamo solo di<br />

dare un piccolo contributo, affinché i<br />

ragazzi possano potenziare l’uso delle<br />

loro capacità, consolidarle, durante un<br />

percorso di crescita, che li vede totalmente<br />

coinvolti, anche se a volte in<br />

modo non del tutto consapevole.<br />

Ci confrontiamo ogni giorno con<br />

tabelline, operazioni, temi… e non<br />

solo. Lezioni di arte, storia e geografia.<br />

Se non fosse che i ragazzi a volte<br />

sono un po’ “discoli” (per usare un<br />

eufemismo), si potrebbe definire un<br />

ottimo esercizio mentale!<br />

Siamo felici quando leggiamo negli<br />

occhi dei bambini la gioia di aver portato<br />

un buon voto. Infatti ormai ci<br />

siamo talmente affezionati a loro che<br />

siamo certi, quando il progetto volgerà<br />

al termine, molti ci mancheranno.<br />

Come abbiamo già detto, i progetti<br />

che ci vedono coinvolti, sono parte<br />

integrante <strong>della</strong> Caritas dell’Eparchia<br />

di cui facciamo partee coinvolgono<br />

quindi altri volontari in altre sedi.<br />

Succede quindi che periodicamente,<br />

per dei corsi di formazione, incontriamo<br />

i ragazzi di Piana degli Albanesi,<br />

Santa Cristina Gela, Palazzo Adriano<br />

e Contessa Entellina, impegnati negli<br />

stessi progetti o in altri, ma comunque<br />

sempre al servizio <strong>della</strong> comunità.<br />

Gli incontri sono motivo di approfondimento<br />

sulle tematiche che orientano<br />

gli obiettivi del Servizio Civile<br />

Nazionale, ma non solo. Non mancano<br />

momenti di divertimento e allegria,<br />

come durante l’ultimo incontro a<br />

Piana degli Albanesi.<br />

Il Servizio Civile? Se non una scelta<br />

che ti cambia la vita, sicuramente è un<br />

momento di grande crescita personale<br />

e ti offre quella gioia di sentirsi parte di<br />

un insieme, in ogni senso <strong>della</strong> parola!<br />

Caterina Guidera<br />

Cosimo Lopes<br />

Domenico Pinnola<br />

Francesca Pinnala<br />

Margherita Reres<br />

Antonellla Spitaleri<br />

7e


8e<br />

A la Madonna di li Miraculi<br />

Un libro sul Santuario, di cui ne racconta la storia, ne raffigura i luoghi e i dipinti ad esso ispirati<br />

E’ miraculu, o Maria,<br />

Lu tò duci e caru nomu<br />

E’ suavi melodia,<br />

Chi n’incanta e ‘un si sa comu;<br />

Calamita di lu cori,<br />

E spiranza di cu mori.<br />

Con questa strofa ha inizio l’inno<br />

che il poeta Giovanni Carollo<br />

dedica, nei primi anni del XXI secolo,<br />

alla Madonna dei Miracoli di<br />

Mezzojuso per volontà di padre<br />

Tommaso Muscarello.<br />

A distanza di quasi un secolo dalla loro<br />

prima pubblicazione i versi di Carollo<br />

tornano nei nostri tempi a testimoniare<br />

quell’inscindibile legame che salda la<br />

Comunità di Mezzojuso alla fede per la<br />

Madre di Dio, “la gran devozione del<br />

nostro popolo per la sua Madonna dei<br />

Miracoli, la nobiltà <strong>della</strong> tradizione che<br />

ad essa si lega…modesto tributo di<br />

affetto alla Vergine Santissima”, per<br />

riprendere le parole di Ignazio Gattuso.<br />

Nel 1983, Mons. Francesco Verecondia,<br />

allora parroco a Mezzojuso, si adopera<br />

per la ristampa di una sezione del<br />

Libretto sul Santuario scritto da padre<br />

Tommaso Muscarello nel 1909.<br />

Nel 2007, per volontà del parroco don<br />

Enzo Cosentino, la Parrocchia Maria<br />

SS. Annunziata pubblica un Libretto<br />

con la ristampa dei versi di Giovanni<br />

Carollo e l’aggiunta <strong>della</strong> Novena.<br />

Oggi “A la Madonna di li Miraculi”<br />

diventa un libro sul Santuario, di cui<br />

ne racconta la storia, ne raffigura i<br />

luoghi e i dipinti ad esso ispirati. Ai<br />

versi di Giovanni Carollo si aggiunge<br />

la musica del Maestro Salvatore Di<br />

Grigoli ed il libro si arricchisce di un<br />

CD con la nuova composizione.<br />

La presentazione <strong>della</strong> nuova pubblicazione<br />

di Salvatore Di Grigoli si è<br />

svolta a Mezzojuso nel pomeriggio di<br />

venerdì 28 Novembre 2008, presso il<br />

Salone del Castello Comunale. Alla<br />

presentazione, avvenuta in collaborazione<br />

con la Parrocchia Maria SS.<br />

Annunziata, erano presenti e sono<br />

intervenuti, oltre l’autore: N.<br />

Cannizzaro, sindaco di Mezzojuso; A.<br />

Miranti, sindaco di Petralia Soprana,<br />

don Enzo Cosentino, parroco<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata di<br />

Mezzojuso; don C. La Placa,<br />

Parrocchia SS. Pietro e Paolo di<br />

Petralia Soprana; papàs Sepa Rosario<br />

Caruso, diacono; L. Bruno,<br />

Compositore; G. Pennino, dirigente<br />

Ass. Reg. ai Beni Culturali,<br />

Ambientali e <strong>della</strong> Pubblica<br />

Istruzione; F. Amico, medico cardiologo;<br />

A. Antinoro, assessore regionale ai<br />

Beni Culturali, Ambientali e <strong>della</strong><br />

Pubblica Istruzione. A presiedere la<br />

presentazione è stato A. Perniciaro.<br />

Dopo la presentazione si sono esibiti,<br />

nella rappresentazione <strong>della</strong> leggenda<br />

popolare “A la Madonna di li<br />

Miraculi”, C. Greca come voce recitante;<br />

i cantanti E. Giammanco, R.<br />

Bua, F. Corona; i musicisti R.<br />

Mascellino, V. Mancuso, Astor Quintet<br />

ed il complesso bandistico “G. Verdi”.


In alto, un momento <strong>della</strong> presentazione del volume; nella pagina accanto: la “guarigione del lebbroso” di Celestino Mandalà<br />

La presentazione <strong>della</strong> nuova pubblicazione di Salvatore Di Grigoli si è svolta a Mezzojuso<br />

nel pomeriggio di venerdì 28 Novembre 2008, presso il Salone del Castello Comunale<br />

Pubblichiamo di seguito l’intervento<br />

del parroco don Enzo Cosentino contenuto<br />

nel volume:<br />

Venite, ascoltate, voi tutti che temete<br />

Dio, e narrerò quanto per me ha fatto.<br />

Salmo 66,16<br />

Fr. Tommaso Muscarello, grande<br />

devoto di Maria, oltre ad essere un<br />

narratore delle notizie storiche su<br />

Mezzojuso e sul suo Santuario<br />

Mariano, è il primo cantore <strong>della</strong><br />

Vergine dei Miracoli. È lui, infatti, che<br />

all’inizio del secolo scorso incarica il<br />

sac. Giovanni Carollo da Carini, poeta<br />

e compositore di canti religiosi popolari<br />

in dialetto siciliano, a scrivere dei<br />

versi in onore <strong>della</strong> Vergine Maria,<br />

pubblicati poi nel 1931 ed oggi musicati<br />

dal Maestro Salvatore Di Grigoli.<br />

Il sac. Carollo certamente conosce lo<br />

“Stellario” dell’Immacolata, già in<br />

uso nelle Chiese di Sicilia e<br />

l’“Invitatorio” dell’Ufficio<br />

dell’Immacolata.<br />

La splendida composizione da lui elaborata<br />

si ispira, infatti, agli schemi tradizionali<br />

dello Stellario e<br />

dell’Invitatorio i quali però sono reinterpretati<br />

dal genio del Compositore in<br />

lingua siciliana, con l’aggiunta poi,<br />

alla fine del testo tradizionale, <strong>della</strong><br />

pia leggenda sul Santuario nota a noi<br />

tutti, la quale ricalca molto da vicino<br />

la leggenda <strong>della</strong> Madonna dei<br />

Miracoli di Mussomeli.<br />

Nel corso del tempo il testo composto<br />

da Carollo non ha avuto molta fortuna,<br />

godendo di poca diffusione e cadendo<br />

quasi nell’oblio. Oggi, grazie alla cura<br />

del Maestro Di Grigoli, tali versi ritornano<br />

alla luce e vengono riconsegnati<br />

ai fedeli, arricchiti dal suono di vari<br />

strumenti e dalla interpretazione lirica<br />

di alcuni giovani cantanti.<br />

“Chi canta prega due volte” ci ricorda<br />

Sant’Agostino e sin dai tempi più antichi<br />

la musica ha sempre accompagnato<br />

l’orazione.<br />

Il nostro amico Salvatore, nel musicare le<br />

strofe di questo testo, offre alla fantasia<br />

<strong>della</strong> nostra mente l’immagine di un<br />

dipinto in cui il pentagramma, come un<br />

verde prato, si riempie di infinite note,<br />

eseguite con strumenti diversi che rievocano<br />

bellissimi fiori di vario tipo. Ogni<br />

nota, unendo il proprio suono a quello<br />

delle altre, forma la sinfonia e, congiungendosi<br />

ai versi, dà vita all’Inno, al Canto<br />

di Lode che ciascuno rivolge alla Madre.<br />

Una Madre attenta alle suppliche dei<br />

suoi fedeli, per i quali intercede<br />

costantemente verso il Figlio e che<br />

invoca su di essi una pioggia di Grazie<br />

e Benedizioni Celesti.<br />

e9e9


SI RIPARTE... a TUTTO GAS!<br />

Questo è stato un autunno caldo per<br />

la scuola, non solo per le polemiche<br />

che si sono avute in tutta Italia per<br />

via <strong>della</strong> Riforma Gelmini, ma anche<br />

perché i bambini <strong>della</strong> scuola dell’<br />

infanzia statale “I. Gattuso” hanno<br />

avuto un calendario ricco di impegni.<br />

Il 30 settembre si celebra il “nonniday”<br />

anticipando, per motivi organizzativi,<br />

di due giorni la giornata nazionale<br />

dei nonni (istituita dal Parlamento nel<br />

2005). La ricorrenza è intesa come<br />

momento di incontro e riconoscenza nei<br />

confronti di chi veglia sui passi dei piccoli<br />

come angeli custodi, celebrati dalla<br />

Chiesa proprio il 2 ottobre.<br />

Parlare delle relazioni familiari, dei<br />

rapporti che intercorrono tra il bambino<br />

e le figure parentali che per lui<br />

sono più significative, rappresenta<br />

un’ottima occasione per favorire lo<br />

sviluppo affettivo ed emotivo.<br />

La festa, aperta dal discorso del<br />

Dirigente Scolastico, a cui seguono<br />

poesie e canzoncine dedicate dai giovani<br />

alunni ai loro nonni, continua con<br />

giochi, canti e balli. A conclusione,<br />

dopo l’ immancabile rinfresco, organizzato<br />

peraltro dalle nonne con le loro<br />

torte e i loro tradizionali biscotti, viene<br />

consegnato ai festeggiati un attestato di<br />

partecipazione che li emoziona tanto.<br />

La stagione autunnale aiuta il bambino<br />

ad esplorare la realtà circostante, a<br />

coglierne gli aspetti più significativi e<br />

ad organizzare le conoscenze. Ogni<br />

anno, con l’ ingiallirsi delle foglie e l’arrivo<br />

delle prime piogge, i bambini salutano<br />

i nuovi frutti <strong>della</strong> terra che solo<br />

l’autunno porta con sé.<br />

L’autunno è la stagione <strong>della</strong> vendemmia<br />

e <strong>della</strong> nascita del buon vino: ogni alunno,<br />

dopo aver posto un grappolo d’uva<br />

dentro una bacinella, comincia a pigiare<br />

finché non ha accumulato tanto succo. Il<br />

mosto, così ottenuto, viene messo in una<br />

piccola botte. Dai primi di ottobre ai<br />

primi di novembre i bambini, ogni giorno,<br />

osservano la botte: ascoltano “la<br />

voce” del mosto in essa contenuto, odorano<br />

l’aroma che da esso proviene.<br />

Il giorno di San Martino, visto che<br />

“ogni mosto diventa vino”, è d’obbligo<br />

la festa di assaggio del vino accompagnato,<br />

ovviamente, dai tipici “panuzzi”.<br />

L’autunno è anche la stagione delle<br />

castagne, di cui è ricco il nostro bosco.<br />

Il 5 novembre, trasportati dallo scuolabus,<br />

gentilmente messo a disposizione<br />

dal Comune di Mezzojuso, ci rechiamo,<br />

in compagnia anche dei genitori, in<br />

contrada Croce, ed entrati nel boschetto<br />

invitiamo i bambini ad osservare gli<br />

alberi: le foglie hanno cambiato colore!<br />

Ce ne sono gialle, rosse, marroni... alcune<br />

sono ancora verdi e altre sono cadute<br />

a terra! Cerchiamo un piccolo spazio<br />

e ci mettiamo a sedere: come si sta bene<br />

nel bosco! L’aria è fresca e si sente un<br />

buon profumo! Dopo aver fatto colazione<br />

e finché le condizioni meteorologiche<br />

lo permettono, raccogliamo qualche<br />

castagna e molte foglie, osserviamo<br />

i funghi che si incontrano per la via. Il<br />

giorno seguente gustiamo le caldarroste<br />

e con le foglie secche possiamo realizzare<br />

tanti bei lavoretti.<br />

In una bella giornata di sole di metà<br />

novembre decidiamo di fare una passeggiata<br />

nel giardino adiacente all’ edificio<br />

scolastico, dove sono presenti<br />

degli ulivi. I bambini, sempre felici di<br />

uscire, sono subito pronti, portiamo con<br />

noi un grande cesto dove, in ben che<br />

non si dica, si accumulano un bel po’ di<br />

olive. Il giorno successivo ci trasferiamo<br />

in gruppo all’ oleificio del sig. Zito<br />

che, con grande disponibilità, spiega ai<br />

bambini come avviene la trasformazione<br />

delle olive in olio, e ci dà l’olio prodotto<br />

dalle nostre olive, con il quale,<br />

tornati a scuola, condiamo il pane che i<br />

bambini mangiano soddisfatti.<br />

Impegnati in tutte queste attività i nostri<br />

piccoli alunni accompagnano la natura<br />

verso il rigido clima invernale e, senza<br />

farci caso, si ritrovano alle prese con i<br />

lavoretti e le canzoncine natalizie.<br />

Il 16 e il 17 dicembre, allestiamo la<br />

mostra - mercato di beneficenza che,<br />

realizzando l’ idea di un sistema educativo<br />

integrato, diventa polo di attrazione<br />

per tutti coloro che ci vogliono onorare<br />

<strong>della</strong> loro presenza. I lavori, realizzati<br />

dai bambini, da alcune mamme e dalle<br />

insegnanti, vanno a ruba: in breve<br />

tempo si vende quasi tutto raccogliendo<br />

la cifra di circa 600,00 € che viene<br />

devoluta come contributo per le iniziative<br />

umanitarie delle associazioni:<br />

Solaria e Save the Children. Il 18<br />

dicembre si organizza un’“orchestrina<br />

di Natale”: gli alunni propongono ai<br />

genitori, ai parenti e al Dirigente<br />

Scolastico, che li gratificano con la loro<br />

presenza, un piccolo spettacolo, con<br />

canti, balli e poesie.<br />

Il giorno successivo ci spostiamo tutti,<br />

insegnanti, alunni, genitori, bancarella,<br />

presso il Convento Latino dove, dopo<br />

aver ascoltato tutte le classi dell’ Istituto<br />

esibirsi in canti natalizi, ci scambiamo<br />

gli auguri di un gioioso e sereno Natale<br />

e di un felice anno nuovo.<br />

Liana La Gattuta


Mi fece visitare la casa.<br />

Era bella e comoda. Soffitti alti, stuccati ed affrescati, camere<br />

ampie e riccamente definite, cornici, lesene, capitelli,<br />

busti marmorei.<br />

Un ampio corridoio abbellito da statue a grandezza naturale<br />

fu il posto che mi impressionò di più.<br />

Le statue erano di ottima fattura ed Anna, vedendomi interessato,<br />

mi disse che suo padre le aveva fatte scolpire dai<br />

migliori scultori contemporanei.<br />

Una statua mi colpì più delle altre. Rappresentava un atleta<br />

a riposo. Ricalcava, nelle linee generali, le forme anatomiche<br />

del Discobolo di Mirone.<br />

L’atleta era appoggiato ad un giavellotto e, come il<br />

Discobolo, era nudo.<br />

La cosa che mi divertì fu che qualcuno si era preso la briga<br />

di vestirlo.<br />

“Mio padre…”, rimuginò Anna. “Quando nacqui mio<br />

padre ritenne poco decoroso che una bambina vedesse la<br />

statua di un uomo nudo. E così chiamò il sarto e gli fece<br />

confezionare l’abito”.<br />

Scoprii, e questo mi lasciò a dir poco di stucco, che l’atleta<br />

aveva un intero guardaroba. Veniva cambiato a seconda che<br />

ci fossero, in casa, ospiti importanti o amici di famiglia. I<br />

suoi abiti, inoltre, erano distinti in estivi ed invernali.<br />

“Follie e stravaganze da ricchi”, pensai.<br />

“Presto conoscerai i miei genitori” disse Anna.<br />

Li conobbi a pranzo.<br />

Sua madre era una donna dai modi gentili e delicati.<br />

Nonostante fosse di poche parole, manifestava la sua intel-<br />

Vittoriano Gebbia<br />

I suoi occhi<br />

Ultima puntata<br />

ligenza non appena apriva bocca.<br />

Il personale di servizio pendeva dalle sue labbra e lei, con i<br />

suoi modi affabili, non ordinava, chiedeva gentilmente, ringraziando<br />

ogni volta.<br />

Si vedeva che tutti le volevano bene.<br />

Aveva uno stile ed un’eleganza che non derivavano dagli<br />

abiti pregiati che indossava.<br />

Suo padre, invece, era un tipo rozzo e rude, ma non cattivo.<br />

Aveva sofferto la fame, da piccolo, e, con il duro lavoro, era<br />

diventato un ricco possidente.<br />

Aveva il viso scuro, il collo mosaicato dal sole, le mani<br />

dure, le dita grosse, i polsi forti.<br />

Aveva lavorato tutta la vita coltivando la terra.<br />

Per lui il valore di un uomo era direttamente proporzionale<br />

alla quantità di lavoro che riusciva a fare in una giornata.<br />

Era una persona corretta e precisa. I braccianti si accalcavano<br />

ogni giorno dietro ai cancelli <strong>della</strong> villa nella speranza di<br />

essere assunti nella lavorazione delle sue terre: sapevano<br />

che la paga era buona e sicura.<br />

Era sicuramente una persona molto intelligente, ma faceva<br />

fatica ad esternare le sue qualità.<br />

Parlava in maniera semplice, intercalando nei discorsi frasi dialettali,<br />

spesso incomprensibili. I suoi concetti, a volte profondi,<br />

erano espressi talmente male da non essere neanche uditi.<br />

Così come da un pezzo di roccia un bravo scultore tira fuori lo<br />

splendore di una statua, allo stesso modo, se le sue parole si fossero<br />

potute scolpire, sarebbero venuti fuori concetti profondi.<br />

I giorni trascorrevano e io mi trovavo bene. Ero considerato<br />

una persona apprezzabile, anche dai genitori di Anna,<br />

e11


e12<br />

Vittoriano Gebbia<br />

specialmente dopo che il medico di<br />

famiglia, in seguito ad una radiografia<br />

alla gamba di Alberto, complimentandosi,<br />

confermò la mia diagnosi.<br />

Anche Coso non se la passava male.<br />

Era in compagnia di due meravigliosi<br />

Setter inglesi che, certamente, non gli<br />

facevano fare bella figura. Ma era ben<br />

voluto da tutti e, soprattutto, non doveva<br />

dividere il pasto con nessuno, me<br />

compreso.<br />

Faceva piacere a tutti la mia presenza e ciò mi gratificava molto.<br />

Fu proprio il padre di Anna, però, che un giorno mi disse:<br />

“Dottore Picone…Mario, se mi permetti… Tu pensi alla tua<br />

famiglia?” Non disse altro.<br />

Di botto mi svegliai dal piacevole torpore nel quale ero caduto.<br />

Pensai a mia madre, a mio padre, a mio fratello. Non<br />

sapevano se fossi vivo ed io non sapevo se fossero vivi loro.<br />

L’indomani mattina recuperai il mio zaino e mi avviai verso<br />

l’uscita. Anna era in giardino. “Allora vai via?” disse.<br />

“Devo andare dalla mia famiglia”, le risposi tristemente.<br />

“Non ti basta questa di famiglia?” urlò. Andò via di corsa.<br />

Fischiai e Coso mi raggiunse. “Dobbiamo andare” dissi.<br />

Coso si girò indietro a guardare quella casa maestosa e pensai<br />

che non sarebbe più venuto con me. Ma lui era mio<br />

amico. Non mi avrebbe mai abbandonato, a costo di patire<br />

la fame come aveva già fatto.<br />

Cercai Anna con gli occhi, ma non la vidi. Davanti al grande<br />

cancello trovai suo padre.<br />

“Dottore”, mi disse, “non può andare via senza che io abbia<br />

pagato il suo onorario”.<br />

Mi mise in mano alcune banconote. Era molto più di quanto<br />

avrei mai immaginato di chiedere per una visita domiciliare.<br />

Tentai di rifiutare. Mi strinse la mano e mi spinse per allontanarmi.<br />

“Sai dove siamo” disse.<br />

Mi avviai verso la stazione che non era molto distante. Anche<br />

se non indossavo più la mia divisa, ripresi coscienza di essere<br />

un soldato. Ricordai la guerra e i miei compagni morti. Pensai<br />

a Francesco, soldato bambino e a Reno, compagno triste.<br />

Pensai ad Anna ed al modo brusco con il quale ci eravamo<br />

separati.<br />

Pensai a Maria. Chissà dove poteva essere.<br />

Pensai ai miei familiari. Non sapevo se li avrei mai rivisti.<br />

Alla stazione, finalmente, entrai nella biglietteria. Non avrei<br />

dovuto viaggiare come un clandestino.<br />

Non fu facile convincere il capo stazione a far viaggiare<br />

Coso con me, ma alla fine mi fu concesso.<br />

Aspettai un’intera giornata che passasse il treno che scendeva<br />

verso Sud.<br />

Durante l’attesa diverse volte pensai di tornare indietro, di<br />

andare di nuovo da Anna.<br />

Ripensavo a lei e mi sembrava di sentirla parlare. Mi sembrava<br />

di rivederla, con i suoi modi gentili.<br />

Pensai a mia madre,<br />

a mio padre, a mio fratello.<br />

Non sapevano se fossi vivo<br />

ed io non sapevo<br />

se fossero vivi loro.<br />

Uscii più volte dalla stazione nella speranza<br />

che avesse deciso di raggiungermi.<br />

Spinsi lo sguardo fino in fondo alla<br />

strada. Non c’era. Ma forse era meglio<br />

così: troppo triste sarebbe stato salutarla<br />

mentre il treno si allontanava.<br />

Salii sul treno che mi avrebbe condotto<br />

a casa che era pomeriggio inoltrato.<br />

C’erano pochi passeggeri. Presi posto<br />

vicino al finestrino.<br />

Non sapevo se essere felice.<br />

Coso si accucciò ai miei piedi. Guardai dal finestrino la cittadina<br />

che si allontanava.<br />

Rividi per l’ultima volta, da lontano, sulla collina verde, la<br />

casa di Anna.<br />

“Se tutto procede come previsto” pensai “sarò a casa<br />

domattina”.<br />

Potevo non trovarla più, la mia casa. Potevo non trovare più<br />

i miei cari. Cosa avrei fatto? Più mi avvicinavo alla mia<br />

terra, più aumentava la mia angoscia.<br />

Era sera, ormai, ma non riuscivo a riposare.<br />

Coso percepiva la mia preoccupazione ed ogni tanto poggiava<br />

la sua zampa sul mio ginocchio come se mi volesse confortare.<br />

Arrivò la notte e il paesaggio fu nascosto dal buio.<br />

Sentivo risuonare il battito ritmico del treno, sempre uguale.<br />

Mi assopii più per non pensare che per stanchezza.<br />

Feci strani sogni, quella notte. Sognai la guerra, ma non mi<br />

sembrò tanto brutta. Sognai la neve, il gelo, ma non sentivo<br />

freddo. Sognai Maria, ma i suoi occhi erano tranquilli e non<br />

chiedevano più aiuto. Sognai mio padre, mia madre ed<br />

erano felici. Sognai Luca, mio fratello.<br />

Mi svegliò il chiarore dell’alba. Il sole, non ancora svettato,<br />

illuminava il contorno delle montagne. Nella vallata nuvole<br />

basse, come bambagia. Fili d’erba cristallizzata dalla gelata<br />

notturna. Uno scintillio multicolore di rugiada.<br />

I campi scacchettati dalle diverse colture. Foreste di aranci<br />

colorati. Scheletri di viti.<br />

Guardavo fuori il paesaggio incorniciato dal finestrino: mi<br />

sembrava che vi fosse stato appeso un quadro di Manet.<br />

Era la mia terra. La riconobbi. La sentii. La odorai.<br />

Ebbi l’impressione che lei riconoscesse me, perché il sole si<br />

appollaiò sulla cresta <strong>della</strong> montagna e mi strinse nel suo<br />

abbraccio tiepido.<br />

Eravamo alla stazione e il treno, fischiando, rallentò repentinamente<br />

fino a fermarsi.<br />

Aprii la porta del vagone, ma non scesi. Rimasi fermo,<br />

imbambolato.<br />

Fu il capo stazione a scuotermi.<br />

“E allora…” disse. “ Che si fa?”.<br />

Non mi riconobbe, il signor Cottone, e io scesi dal treno e mi<br />

avviai direttamente all’uscita <strong>della</strong> stazione.<br />

La mia casa era in periferia e per raggiungerla avrei dovuto<br />

attraversare il paese.


Illustrazioni di Ciro Muscarello<br />

Salii la strada tortuosa, passai dalle “Case Vecchie”, e mi<br />

infilai, quasi di soppiatto, nella antica strada maestra. La<br />

percorsi tutta e sbucai nella piazza del paese. Tutto era esattamente<br />

come l’avevo lasciato e come lo ricordavo. Era<br />

come se il tempo si fosse fermato.<br />

La piazza di lastricato calcareo, la chiesa madre arrampicata<br />

sulla lunga scalinata, i vecchi seduti sulla panchina, la<br />

gente che passeggiava percorrendo il grande spiazzo in un<br />

senso solo e mai ortogonalmente a questo.<br />

Era tutto uguale a quando ero partito.<br />

Totò, il barbiere… Nardo, il macellaio… Peppino, il fruttivendolo…<br />

Il bar all’angolo con i tavolini sul marciapiede.<br />

Cola, che chiedeva l’elemosina pur non avendone bisogno.<br />

Attraversai la grande piazza, ma nessuno mi riconobbe. Il<br />

mio aspetto doveva essere cambiato parecchio da quando<br />

me ne ero andato.<br />

Sentivo addosso gli occhi <strong>della</strong> gente, ma nessuno mi<br />

domandò chi fossi.<br />

Uscii dal paese e mi incamminai lungo la strada sterrata che<br />

conduceva a casa mia.<br />

Quante volte l’avevo percorsa quella strada. Con Luca, mio<br />

fratello, a caccia di lucertole. Con mio padre a raccogliere<br />

fichi d’India. Anche con Giovanna, mano nella mano. La sua<br />

famiglia, con la guerra, si trasferì e non se ne seppe più nulla.<br />

Vidi da lontano la collina oltre la quale, dietro la curva, si<br />

sarebbe vista la mia casa.<br />

Rallentai il passo fino a fermarmi. “E se non ci fosse stata<br />

più? E se fosse ridotta ad un cumulo di macerie?”<br />

“Ehi” sentii alle mie spalle ”cu’ si?”<br />

Mi girai di scatto come per non farmi sorprendere e vidi un<br />

vecchio curvo in avanti.<br />

Aveva i capelli bianchi e la barba incolta. Due occhi azzurri<br />

e svegli. Il viso scarno e sofferente di chi si ammazza di<br />

lavoro. I calzoni, rattoppati fra le gambe, separati dagli scarponi<br />

chiodati.<br />

Una zappa ed una fascina di legna sulle spalle.<br />

“Cu’ si?” disse di nuovo.<br />

Lo riconobbi.<br />

“Don Totò”, risposi, “non si ricorda più di me? Sono Mario<br />

Picone!”<br />

Rimase un attimo perplesso.<br />

“Mario…, ’u figghiu d’u dutturi. Turnasti? Benedetto figlio.”<br />

Si avvicinò, mi strinse la mano e mi diede una pacca sulla<br />

spalla.<br />

“Salvatore, mio figlio, lo hai incontrato?”<br />

Con il capo feci segno di no. Si rattristò.<br />

“Tornerà”, continuò, ma dalla sua voce capii che aveva<br />

perso la speranza di rivederlo.<br />

“Curri, Mario, ‘a tô famigghia t’aspetta”, mi disse, e una<br />

lacrima gli attraversò il viso seguendo la linea di una ruga.<br />

“Allora sono vivi!” pensai.<br />

I suoi occhi<br />

Cominciai ad allontanarmi. Accennai un saluto con la mano<br />

e il mio passo diventò sempre più veloce. Cominciai a correre.<br />

“Corri, Coso!” gridai. Superai la curva e vidi la mia<br />

casa così come l’avevo lasciata. Continuai a correre fino al<br />

cancello d’ingresso. Mi aggrappai alle sbarre di metallo e<br />

mi fermai a guardare dentro, annaspando per il fiatone.<br />

Era tutto uguale.<br />

La mia casa.<br />

La parte bassa in pietra calcarea dalla quale spiccavano le<br />

pareti di intonaco bianco che contrastavano con il castagno<br />

scuro degli infissi. L’angolo di destra segnato dalle tacche<br />

dell’altezza mia e di mio fratello man mano che crescevamo.<br />

Il comignolo, sul tetto inclinato, in mattoni rossi anneriti<br />

dal fumo.<br />

Rividi il grande albero di gelsi che, in estate, colorava tutto<br />

di rosso. L’ulivo, che mio padre piantò quando nacqui, che<br />

si annodava e contorceva attorno a se stesso. Il viottolo<br />

lastricato che dal cancello portava all’uscio d’ingresso.<br />

Era tutto uguale.<br />

Intravidi qualcuno piegato a coltivare l’orto. Si alzò. Oscurò<br />

il sole con una mano sulla fronte e mi guardò. Si avvicinò<br />

dall’altra parte del cancello. “Sei tu?” disse. Era la mia<br />

immagine di alcuni anni prima.<br />

“Mamma, papà!” urlò mentre apriva il cancello.<br />

“Luca, sei diventato un uomo”, dissi, e lo abbracciai.<br />

Sull’uscio mia madre sgranò gli occhi, si segnò e nascose<br />

con le mani le emozioni del viso.<br />

Mi avvicinai fermandomi vicino al grande gelso. Mi girai verso<br />

sinistra e vidi il tratto di mare che conoscevo bene e il faro bianco<br />

del porticciolo che distava seicentoquarantadue passi.<br />

Conoscevo bene quella distanza da quando, alla scuola elementare,<br />

una nuova maestra, che non era del posto, chiese a<br />

tutti gli allievi di indicarle la casa dove abitassero perché<br />

avrebbe voluto visitare le famiglie.<br />

Tutti i bambini, abitando in paese, avevano un punto di riferimento<br />

per ubicare con precisione la propria abitazione. Io<br />

no. Io, che abitavo appena fuori paese, non avevo basi certe.<br />

Il pomeriggio, appena tornato da scuola, contai i passi<br />

necessari per raggiungere casa mia dal porticciolo.<br />

“Seicentoquarantadue passi dal faro bianco” dissi alla maestra<br />

l’indomani mattina.<br />

e13


e14<br />

Vittoriano Gebbia<br />

Lei, un giorno, mi venne a trovare e,<br />

vedendomi davanti al cancello che<br />

l’aspettavo prima di fermarsi davanti<br />

casa disse: “Seicentotrentanove, seicentoquaranta,<br />

seicentoquarantuno e<br />

seicentoquarantadue”.<br />

Mia madre mi strappò dai miei ricordi e<br />

mi strinse piangendo.<br />

“E’ finita!” disse mio padre. Mi prese<br />

per mano e mi trascinò dentro casa.<br />

Era passato quasi un anno da quando la<br />

guerra era finita.<br />

Un provvedimento governativo, nel frattempo, concesse<br />

totale amnistia ai disertori.<br />

Io avevo cominciato, sulla scia di mio padre, a fare il medico<br />

a tempo pieno.<br />

Coso era sempre con me, anzi, a dire il vero, era praticamente<br />

la mia ombra. Spesso mi seguiva anche quando mi<br />

spostavo per qualche visita domiciliare e, frequentemente,<br />

guadagnava più lui in dolcetti che io in parcelle.<br />

Ma quella vita mi piaceva. Mi piaceva il contatto con le persone.<br />

Mi piaceva sentirmi utile.<br />

La guerra l’avevamo quasi dimenticata, io e Coso.<br />

Con una meticolosa opera di restauro ero riuscito a mettere<br />

a posto quasi tutti i tasselli del mosaico <strong>della</strong> mia vita.<br />

Ma mi mancava sempre qualcosa. Ero tranquillo, ma non<br />

capivo perché non mi sentissi appagato.<br />

Non avevo mai parlato con nessuno di Anna. Forse per evitare<br />

che qualcuno mi dicesse: “…E una ragazza così, te la<br />

sei lasciata scappare?”.<br />

Fu mia madre che una sera mi disse: “Mario, va’ da lei!”. Io<br />

le risposi come se avessimo affrontato l’argomento centinaia<br />

di volte. “E se non le interessassi? È passato un anno…”<br />

“Se non vai da lei non potrai mai saperlo e la tua vita non<br />

sarà mai completa”.<br />

Partii dopo due giorni. Non sapevo cosa le avrei detto. Non<br />

sapevo neanche se avrei avuto il coraggio di presentarmi a<br />

casa sua. In un anno tante cose cambiano.<br />

Arrivai davanti al grande portone di ferro <strong>della</strong> sua casa che<br />

era mattino inoltrato.<br />

Ero ben vestito e curato.<br />

Il cancello era socchiuso ed entrai percorrendo pochi metri.<br />

Lei era là, a pochi passi. Stava curando il roseto multicolore.<br />

Mi vide e si sistemò i capelli.<br />

“Uhm”, disse freddamente, “ti preferivo con l’aspetto rude<br />

di un soldato in guerra!”. Ma prima che mi si raggelasse il<br />

sangue nelle vene aggiunse dolcemente: “Sei tornato?…”.<br />

Mi saltò al collo e mi baciò.<br />

Ci avviammo verso casa. Sull’uscio suo padre ci guardava<br />

senza riuscire a capire chi fossi. Non appena ci avvicinammo<br />

mi riconobbe, accennò un saluto con la mano ed entrò in casa.<br />

“Abbiamo a tavola un ospite importante”, tuonò, “cambiate<br />

La guerra, ormai,<br />

è un ricordo<br />

dai contorni sbiaditi,<br />

ma i suoi occhi,<br />

gli occhi di Maria,<br />

li ricordo ancora...<br />

...mi trafissero il cuore<br />

e mi rivoltarono l’anima.<br />

l’abito all’atleta!”.<br />

La mia vita si era completata. Anche gli<br />

ultimi tasselli del mosaico erano stati<br />

collocati al loro posto.<br />

Ci sposammo, io ed Anna, ed ancora<br />

oggi dividiamo le nostre vite.<br />

Forse anche noi, come i genitori di Maria,<br />

all’origine <strong>della</strong> nostra esistenza, eravamo<br />

due parti di un unico essere vivente.<br />

Mio padre, ormai anziano, ha definitivamente<br />

smesso di lavorare lasciando a<br />

me il compito, gravoso, di essere il<br />

medico condotto del paese.<br />

Passa le giornate con mia madre trovando sempre qualcosa<br />

da fare.<br />

Spesso prende la canna da pesca, la cassetta degli ami e con<br />

lei percorre i seicentoquarantadue passi che separano la casa<br />

dal porticciolo.<br />

Vanno a pescare mio padre e mia madre, ma non portano<br />

mai pesce.<br />

Una volta, vedendoli ritardare, raggiunsi il porto. Li trovai<br />

seduti sulla banchina l’uno accanto all’altra. Mio padre,<br />

vedendomi, tirò fuori la lenza dall’acqua. Fu allora che mi<br />

accorsi che non c’era né amo né esca. Capii allora che mio<br />

padre ama talmente tanto la vita che non sarebbe capace di<br />

toglierla neanche al più piccolo ed, apparentemente, insignificante<br />

essere vivente.<br />

Coso visse con me per dodici anni. Una mattina abbaiò dietro<br />

la porta di casa. Uscii e mi fece capire di seguirlo. Era<br />

vecchio e stanco, Coso. Si sdraiò. Mi sedetti per terra e lui<br />

mi salutò per l’ultima volta così come fece quando ci conoscemmo:<br />

leccandomi una mano. Con lui se ne andò anche<br />

un pezzetto di me.<br />

Non tornai più nei posti in cui avevo vissuto la guerra.<br />

Soltanto una volta, costretto dal lavoro, sorvolai, con un<br />

aereo di linea, quella zona.<br />

Era una magnifica giornata, limpida e chiara come raramente<br />

se ne vedono. L’aereo si abbassò parecchio perché da lì a<br />

poco sarebbe atterrato.<br />

Fu allora che vidi la chiesetta che, per tre giorni, fu il rifugio<br />

mio e di Maria. Il campanile era crollato. Anche lui,<br />

come parecchi soldati, si era arreso alla guerra.<br />

Abbiamo una bambina, io e Anna. Quando nacque fu proprio<br />

Anna a decidere come chiamarla.<br />

“Maria” mi disse.<br />

“Perché?” risposi.<br />

“E’ per lei che tu sei vivo. E’ per lei che noi ci siamo incontrati”.<br />

Aveva ragione.<br />

La guerra, ormai, è un ricordo dai contorni sbiaditi, ma i<br />

suoi occhi, gli occhi di Maria, li ricordo ancora.<br />

I suoi occhi neri, profondi, incastonati su un viso da bambina<br />

mi trafissero il cuore e mi rivoltarono l’anima.


Con un litro d’acqua diceva che era<br />

stato capace di cuocere tre chili di<br />

patate.<br />

Nessuno osava smentirlo e questa storia<br />

rimase sempre una sorta di dogma<br />

perché se lo diceva lui, con tutto quello<br />

che aveva passato, c’era da credergli<br />

e basta.<br />

Gli credevamo per rispetto: uno che<br />

era riuscito a sopravvivere a un campo<br />

di concentramento nazista e che raramente<br />

parlava di quegli anni passati in<br />

prigionia, le poche volte che si lasciava<br />

andare e raccontava qualcosa non<br />

si poteva fare altro che credergli.<br />

Era stato catturato in Albania. Un solo<br />

tedesco con una mitragliatrice, apparentemente<br />

nemmeno puntata addosso<br />

IMI<br />

MILITARI ITALIANI INTERNATI<br />

Gli<br />

Hanno tenuto vivo nel cuore il ricordo delle loro sofferenze.<br />

Ci hanno raccontato squarci di dolorose verità.<br />

Ora che sono rimasti così pochi è giusto custodire<br />

nella nostra memoria il loro insegnamento.<br />

di Lillo Pennacchio<br />

a lui ed ai suoi commilitoni, così raccontava<br />

mordendosi ancora il labbro<br />

per la rabbia e tutti, buoni buoni,<br />

erano saliti su di un treno. Tutti, anche<br />

gli ufficiali, i quali, dopo avere confabulato<br />

per un po’ con degli ufficiali<br />

tedeschi, avevano dato l’ordine di salire<br />

su quel treno.<br />

Altro infame tradimento a danno di<br />

giovani che ora più che mai non capivano<br />

che cavolo li avevano mandati a<br />

fare in Albania. Alla partenza<br />

dall’Italia avevano detto loro che<br />

sarebbero andati a “spezzare le reni<br />

alla Grecia” e ora si ritrovavano come<br />

topi in trappola su di un treno sigillato<br />

che filava verso la Germania. Ma loro<br />

questo ancora non lo sapevano! Tutti,<br />

compresi gli ufficiali, credevano ad un<br />

regolare spostamento di truppe sullo<br />

scacchiere bellico <strong>della</strong> penisola balcanica.<br />

Invece non c’era proprio più<br />

niente da spostare, ci sarebbe stato<br />

solo da tornarsene a casa. Ma non fu<br />

così. C’era stato l’armistizio dell’8<br />

settembre ma loro non sapevano nulla<br />

e non tornavano a casa.<br />

Che le cose si mettevano veramente<br />

male Nino lo aveva capito quando<br />

quel treno, superata la Jugoslavia,<br />

stava attraversando l’Austria. Ad un<br />

certo punto, durante un rallentamento,<br />

era riuscito a stento a sporgersi un po’<br />

per guardare fuori e una scena spaventosa<br />

lo aveva messo davanti alla realtà:<br />

un prigioniero slavo, addetto con<br />

e15


e16<br />

altri alla manutenzione <strong>della</strong> ferrovia,<br />

fissandoli con lo sguardo spiritato si<br />

era gettato sotto il treno per porre fine<br />

alla sua disperazione. Il convoglio non<br />

si fermò nemmeno, anzi accelerò la<br />

sua corsa e quando finalmente giunse<br />

a destinazione tutti loro non erano più<br />

soldati, non avevano più patria perché<br />

l’ Italia intanto era stata divisa in due:<br />

il sud in mano agli alleati anglo-americani<br />

ed il nord sotto le divisioni naziste;<br />

non avevano più re perché<br />

“Sciaboletta”, con la protezione degli<br />

alleati e la probabile connivenza dei<br />

tedeschi, si era imbarcato su di una<br />

nave ed era scappato in Egitto; non<br />

avevano più comandanti perché assieme<br />

erano caduti nel tranello; non avevano<br />

più diritti perché Hitler aveva<br />

provveduto a cancellarli inventandosi<br />

la definizione di IMI (italiani militari<br />

internati). Per un espediente, inventato<br />

dallo stesso capo del nazismo, con<br />

la scusa che appartenevano ad una<br />

nazione alleata potevano essere considerati<br />

lavoratori volontari! Non erano<br />

prigionieri di guerra e quindi per loro<br />

non valevano le forme di protezione<br />

<strong>della</strong> Croce Rossa Internazionale e<br />

nemmeno la tutela stabilita dalle regole<br />

dettate dalla Convenzione di<br />

Ginevra. Furono fatti SCHIAVI!!<br />

Schiavi di Hitler costretti sotto la<br />

minaccia delle armi ai lavori forzati in<br />

cambio di una flebile speranza di<br />

sopravvivenza.<br />

Furono rinchiusi in campi di concentramento<br />

dentro baracche di legno e<br />

sfiniti da turni estenuanti di lavoro<br />

fuori dai lager, nonostante la fame, il<br />

freddo, le malattie.<br />

La mattina, controllati a vista da militari<br />

armati, si trascinavano in marce<br />

Il 9 settembre Pietro<br />

venne catturato e,<br />

dopo un viaggio<br />

estenuante,<br />

internato a Wittenberg<br />

in Germania.<br />

estenuanti per raggiungere il luogo di<br />

lavoro che poteva essere in una fabbrica<br />

o sui binari dei tram da ripulire<br />

dalle macerie o in qualsiasi altro posto<br />

dove serviva manodopera <strong>della</strong> quale,<br />

con la mobilitazione generale degli<br />

ultimi anni di guerra, la Germania era<br />

rimasta quasi del tutto priva. I nazisti<br />

li impiegarono così nei lavori più<br />

umili e faticosi.<br />

Erano più di 600.000, prima rastrellati<br />

soprattutto nella penisola balcanica<br />

e dopo sparpagliati nei lager per il<br />

lavoro coatto nella parte d’Europa<br />

ancora sotto il controllo <strong>della</strong><br />

Germania.<br />

Mezzoiuso 24/06/1944<br />

Deliberatamente abbandonati al loro<br />

destino, pagarono per colpa di un re,<br />

Vittorio Emanuele III, scappato, incurante<br />

dei “suoi” soldati, su di una nave<br />

carica di ricche vergogne, e per colpa di<br />

uno stato maggiore, per lo più composto<br />

da generali raccomandati e felloni.<br />

Una volta internati era stata offerta<br />

loro la possibilità di riprendere le armi<br />

entrando nell’esercito tedesco o in<br />

quello <strong>della</strong> Repubblica Sociale<br />

Italiana di Mussolini. Una possibilità<br />

di scelta ordinata da Hitler in “rispetto”<br />

del suo fantoccio alleato.<br />

Quasi tutti si rifiutarono e sopportarono<br />

ogni sorta di violenza fisica e psicologica,<br />

vissero per quasi due anni<br />

tra sofferenze inimmaginabili, nella<br />

sporcizia, pieni di pidocchi, col terrore<br />

delle malattie o delle ferite che<br />

significavano morte sicura.<br />

Le condizioni erano tali che anche<br />

una semplice lacerazione, procurata<br />

da un carceriere aguzzino o da un<br />

incidente di lavoro, equivaleva ad una<br />

condanna a morte.<br />

Ma quel NO! detto con coraggio quasi<br />

unanime da più di 600.000 italiani e<br />

forse per sfinimento da tanti altri, rappresenta<br />

il primo germoglio <strong>della</strong><br />

Resistenza del Popolo Italiano alle<br />

forze del male che avevano fatto sprofondare<br />

nell’inferno l’intera Europa.<br />

Il viaggio verso l’inferno era cominciato<br />

per gradi e inizialmente nessuno<br />

poteva immaginare che sarebbe finita<br />

in quel modo.<br />

Pietro, ad esempio, era partito per il<br />

servizio di leva l’11 gennaio del 1938 e<br />

fino al 20 giugno del ’39 aveva fatto<br />

quello che a quel tempo erano obbligati<br />

a fare tutti i ventenni come lui di sana<br />

e robusta costituzione: aveva imparato<br />

Mio caro figlio rispondo alla tua<br />

cara notizia noi tutti bene così<br />

spero che trova te coraggio sempre<br />

baci da tutti fratelli e sorelle<br />

io ti benedico mi perdoni che non<br />

ti spedisco pacco che non me ne<br />

fanno partire ti bacio unita a tutti<br />

ti benedico tua madre Concettina.


a fare il soldato e a difendere la patria.<br />

Il guaio fu che prima ancora che lui<br />

potesse tornare a casa, a Mezzojuso,<br />

qualcuno decise che era giunto il<br />

momento di aggredire la patria degli<br />

altri e quindi il congedo non glielo<br />

fecero nemmeno vedere e si ritrovò in<br />

mobilitazione con centinaia e centinaia<br />

di migliaia di giovani come lui, ciascuno<br />

a reggere una di quel milione di<br />

baionette che quello lì diceva di avere<br />

quando sbraitava da Palazzo Venezia.<br />

Il reggimento di Pietro fu inquadrato<br />

in una delle divisioni in partenza per il<br />

teatro di guerra balcanico. Era un ottimo<br />

soldato. Sano, attento alla cura di<br />

se come ai compiti affidatigli e, cosa<br />

importantissima a suo tempo, era pure<br />

istruito. Aveva conseguito la licenza<br />

elementare.<br />

Proprio perché istruito aveva piena<br />

coscienza di quello che via via gli succedeva<br />

intorno. Aveva capito che<br />

quella guerra era tutt’altro che una<br />

passeggiata trionfale. Se non fossero<br />

arrivati i tedeschi a dare man forte,<br />

altro che “spezzare le reni alla<br />

Grecia”, senza di loro il regime se le<br />

sarebbe potute sognare le foto dei<br />

fanti italiani che montavano la guardia<br />

al Partenone. Ma si era pure reso<br />

conto delle tensioni esistenti tra i<br />

comandanti italiani e gli alleati germanici.<br />

Quasi presagiva i fatti tremendi<br />

che poi sarebbero accaduti. Fin dall’inizio<br />

<strong>della</strong> guerra era stato sempre<br />

in zona di operazioni, tranne che per<br />

un breve periodo. Il 21 maggio del ’43<br />

lo avevano ricoverato in un ospedale<br />

da campo e ne era uscito il 3 giugno<br />

per tornare in combattimento. I civili<br />

greci però gli piacevano. Erano come<br />

gli italiani. Ma perché quella guerra?<br />

Nino stava da tutt’altra<br />

parte, sapeva che era in<br />

Germania e basta.<br />

Non sapeva nemmeno<br />

il nome <strong>della</strong> città dove<br />

lo portavano a lavorare.<br />

I tedeschi invece…<br />

A luglio ‘43 gli alleati invadono la<br />

Sicilia. L’8 settembre, senza preavviso<br />

per le forze italiane sparpagliate<br />

all’estero, viene firmato l’armistizio e<br />

subito i tedeschi gridano al tradimento e<br />

girano le armi contro i reparti italiani<br />

ormai ex alleati. I tentativi di resistenza<br />

falliscono. A Durazzo in Albania gli italiani<br />

tentano di tenere il controllo del<br />

porto per garantire il rientro in patria,<br />

ma vengono sopraffatti. A Cefalonia è<br />

un vero eccidio di italiani da parte di<br />

soverchianti forze germaniche.<br />

Ovunque senza ordini né riferimenti i<br />

reparti si sbandano, specie nell’area dei<br />

Balcani in Grecia e in Albania. I tedeschi<br />

rastrellano tutti quelli che non riescono<br />

a scappare con i partigiani locali.<br />

Il 9 settembre Pietro venne catturato e,<br />

dopo un viaggio estenuante, internato<br />

in Germania. Anche lui diventò un IMI.<br />

Come quasi tutti gli altri rifiutò l’arruolamento<br />

coi nazi-fascisti e quindi<br />

costretto a diventare lavoratore coatto.<br />

Si trovava a Wittenberg, veniva sfruttato<br />

come operaio in una fabbrica di<br />

stivali e accessori di gomma. Meglio<br />

che andare a scavare macerie... forse.<br />

Ma come tutti fu costretto a subire<br />

umiliazioni per la fame, il freddo e la<br />

sporcizia con cui fu costretto ad abituarsi<br />

a convivere per salvare la vita.<br />

Aveva un vantaggio rispetto ad altri,<br />

lui sapeva leggere e scrivere e questa<br />

sua capacità gli fu molto utile.<br />

Nino stava da tutt’altra parte, sapeva<br />

che era in Germania e basta. Non<br />

sapeva nemmeno il nome <strong>della</strong> città<br />

dove lo portavano a lavorare tutte le<br />

mattine. Ma quello che vedeva lo<br />

memorizzava e aveva imparato a<br />

muoversi di notte con il buio senza<br />

perdersi. Era abituato. Al paese fin da<br />

piccolo aveva imparato a muoversi di<br />

notte per i boschi e le montagne circostanti.<br />

Prima dell’alba doveva sempre<br />

cercare e recuperare capre e pecore<br />

per mungerle. Ma da prigioniero questa<br />

sua capacità gli servì per trovare<br />

cibo per se e per alcuni commilitoni.<br />

Durante il giorno lavorava a spalare<br />

macerie in quella città per lui rimasta<br />

sconosciuta e durante il tragitto cercava<br />

di adocchiare qualche orto dove<br />

trovare qualcosa da mangiare.<br />

La sera, con il buio più fitto, usciva<br />

con qualche altro compagno coraggioso.<br />

Si intrufolavano in una baracca<br />

disabitata che si trovava più vicina<br />

delle altre alla recinzione del lager,<br />

uscivano dalla porta opposta per ritrovarsi<br />

vicinissimi al filo spinato che<br />

superavano strisciando di sotto e dopo<br />

avere razziato un po’ di cibo nei campi<br />

vicini rientravano per la stessa via. Era<br />

una pratica molto pericolosa. I tedeschi<br />

uccidevano sul posto chi veniva<br />

sorpreso. Ma Nino era azzardusu e la<br />

fame era tanta e spingeva all’azzardo.<br />

Una notte, mentre rientrava con un<br />

cavolo sotto il pastrano, nello stesso<br />

istante in cui si trovò a varcare la<br />

soglia <strong>della</strong> baracca disabitata, una<br />

scudisciata lo colpì alla fronte...<br />

Continua<br />

e17


e18<br />

Siamo<br />

...agli sgoccioli?<br />

ovvero storia di un problema irrisolto<br />

ACQUA<br />

Adicembre qualcosa di insolito ha<br />

reso meno festoso il clima del<br />

nostro paese. Mancava l’acqua.<br />

Rubinetti a secco come se fossimo a<br />

ferragosto nell’agrigentino invece che<br />

a Natale a Mezzojuso, amena località<br />

adagiata sulle pendici nord orientali<br />

del complesso montuoso su cui svetta<br />

la Rocca Busambra, in un territorio<br />

dalla folta vegetazione boschiva,<br />

come recitano le guide turistiche. Lo<br />

sanno tutti che ci troviamo a contatto<br />

con le propaggini orientali del bosco<br />

di Ficuzza e il nostro territorio è considerato<br />

giustamente ubertoso e ricco<br />

di acqua.<br />

Ma come si spiega allora una così<br />

grave carenza idrica in un periodo dell’anno<br />

che pare fatto apposta per<br />

dimenticare la siccità e l’arsura delle<br />

nostre estati? «C’è guasto!» è la risposta<br />

secca che hanno dato le persone<br />

cui competerebbe, in questi casi, dare<br />

opportune spiegazioni ai cittadini. Ma<br />

di che tipo di guasto si trattasse alla<br />

fine non è stato possibile appurarlo<br />

con certezza. Si è parlato di problemi<br />

alla rete idrica esterna, di pompe non<br />

funzionanti, di lavori in corso che rendevano<br />

indispensabile interrompere<br />

l’erogazione. L’ultima spiegazione più<br />

o meno ufficiale è stata che mancava<br />

un cavo speciale al momento non<br />

disponibile nei depositi - manco a<br />

dirlo - specializzati e allora bisognava…<br />

portare pazienza.<br />

È opportuno precisare che questa<br />

redazione non intende in nessun modo<br />

dubitare <strong>della</strong> buona fede di chi ha<br />

fornito quelle risposte. Probabilmente<br />

sono tutti quei motivi insieme che<br />

hanno determinato il grave disagio.<br />

Ma sarebbe stato giusto dare maggiore<br />

visibilità alle soluzioni da adottare<br />

per migliorare, sia pure parzialmente,<br />

la situazione; altrettanto giusto sarebbe<br />

stato coinvolgere i cittadini nella<br />

condivisione consapevole del problema,<br />

che avrebbe sicuramente portato<br />

ad una riduzione responsabile degli<br />

sprechi. È fin troppo ovvio che se si<br />

deve aspettare un turno di tre giorni, in<br />

quelle poche ore disponibili tutti cercheranno<br />

di accaparrarsi quanta più<br />

acqua possibile e lo faranno con l’au-<br />

silio di motorini per l’acqua sempre<br />

più potenti e …prepotenti! Sprechi su<br />

sprechi e sempre a danno dei cittadini.<br />

Sarebbe giusto sapere chi si è preoccupato<br />

veramente di ridurre al minimo


i disagi.<br />

Sarebbe giusto sapere cosa effettivamente<br />

si è fatto per ridurre i tempi di<br />

attesa e aumentare le ore di erogazione<br />

dell’acqua.<br />

Sarebbe giusto sapere se i soggetti<br />

intervenuti materialmente e a vario<br />

titolo sui nostri impianti per l’approvvigionamento<br />

idrico hanno fatto a loro<br />

volta qualche sacrificio per venire<br />

incontro alla collettività.<br />

Speriamo di non scoprire mai che dei<br />

cittadini non si è tenuto granché conto.<br />

Tanto ormai i cittadini sono rassegnati,<br />

subiscono e tacciono.<br />

Sì, perché attorno alla nostra acqua accadono<br />

cose ‘sotto traccia’, quasi invisibili,<br />

che quando poi emergono risultano sempre<br />

irreversibili e inevitabili.<br />

La nostra acqua ora è gestita da una<br />

società privata. I cittadini non erano<br />

d’accordo, ma la privatizzazione del<br />

servizio è avvenuta lo stesso. Un tempo<br />

saremmo scesi in piazza tutti e, come è<br />

sempre successo nelle grandi questioni<br />

che hanno avuto a che fare con l’acqua,<br />

qualcosa avremmo ottenuto.<br />

Tutti ricordano quando meno di ventiquattro<br />

ore dopo uno sciopero generale<br />

svoltosi sotto una pioggia scrosciante<br />

e con tutto, ma proprio tutto il<br />

paese in corteo per le strade, l’acqua<br />

tornò a sgorgare per miracolo e senza<br />

più alcuna interruzione. Ma queste<br />

cose accadevano trent’anni fa. Ora<br />

non è più possibile ipotizzare una<br />

mobilitazione totale per il raggiungimento<br />

di sacrosanti obiettivi comuni.<br />

Il tessuto sociale del nostro paese sta<br />

lentamente sgranandosi e non si sa da<br />

dove cominciare per ricostruirlo. Tutti<br />

abbiamo commesso degli errori e ne<br />

paghiamo le conseguenze.<br />

Qualcosa si è tentato di fare. Agli inizi<br />

del 2007 i termini <strong>della</strong> questione<br />

acqua sono stati sviscerati nel corso di<br />

una affollatissima assemblea cittadina<br />

organizzata al Castello. Alla fine tutti<br />

si erano convinti del fatto che la privatizzazione<br />

del servizio di erogazione<br />

dell’acqua avrebbe di fatto snaturato il<br />

concetto di acqua bene comune, che in<br />

quanto tale può essere solo pubblico.<br />

Erano presenti tutti coloro che, avendo<br />

già ricoperto cariche amministrative o<br />

essendo ancora in carica a quel tempo,<br />

con la questione si erano confrontati e,<br />

volenti o nolenti, avevano prodotto<br />

atti che preparavano la privatizzazione<br />

del servizio.<br />

Scaturì da quella assemblea un impegno<br />

collettivo per tornare indietro e<br />

puntare alla gestione pubblica dell’acqua.<br />

Qualcosa di concreto fu fatto ed il<br />

23 marzo del 2007 il Consiglio<br />

Comunale votò all’unanimità una<br />

delibera che, tra l’altro, dava anche un<br />

indirizzo preciso e condiviso che<br />

riportiamo di seguito: […]<br />

“Impegnare altresì il Sindaco e la Giunta<br />

a collaborare e coordinarsi con gli altri<br />

Comuni <strong>della</strong> Provincia di Palermo per<br />

assumere iniziative collegiali al fine di<br />

evitare e contrastare ogni iniziativa volta<br />

alla privatizzazione dell’acqua”.<br />

Contestualmente i Consiglieri di<br />

Minoranza, nella dichiarazione di voto<br />

favorevole scritta e allegata all’atto, ringraziavano<br />

sinceramente l’Associazione<br />

“Millepapaverirossi” per avere cercato<br />

attivamente il coinvolgimento dei cittadini<br />

organizzando l’assemblea pubblica<br />

che si era tenuta al Castello.<br />

Dopo si andò a votare anche per le<br />

Comunali. Del coinvolgimento dei<br />

cittadini non si parlò più.<br />

L’impegno di lotta contro la privatizzazione<br />

dell’acqua fu messo da parte e<br />

ora la situazione è quella che sappiamo.<br />

La società assegnataria ha preso in<br />

consegna gli impianti, ma gli operatori<br />

hanno avuto gravi difficoltà nella<br />

gestione e si dice che per la loro scarsa<br />

conoscenza <strong>della</strong> rete idrica interna<br />

si siano pure prodotti dei guasti che<br />

hanno compromesso spesso la regolare<br />

erogazione del servizio. Di contro<br />

le bollette sono diventate più care,<br />

nonostante i disservizi più frequenti, e<br />

gli utenti hanno ricevuto una richiesta<br />

di pagamento anticipato per servizi<br />

ancora da erogare nei mesi a venire.<br />

La scorsa estate alcuni abbeveratoi<br />

sono stati lasciati a secco per alcuni<br />

giorni. Che la situazione sia peggiorata<br />

è fuor di dubbio e forse occorrono<br />

una forte presa di coscienza ed un<br />

forte impegno civico di tutti, se si<br />

vuole evitare che anche il servizio di<br />

erogazione dell’acqua finisca nel caos<br />

come quello <strong>della</strong> raccolta rifiuti.<br />

Siamo convinti che le privatizzazioni<br />

stiano creando veri disastri economici<br />

ed ecologici. Non è giusto pensare di<br />

governare il mondo applicando la sola<br />

regola del controllo dei costi per<br />

migliorare i profitti. Lo stesso ragionamento<br />

applicato al problema dell’acqua<br />

nel nostro paese significa che<br />

il privato, con l’aggiudicazione del<br />

servizio, si è garantito il diritto di guadagnare,<br />

con il tacito consenso delle<br />

istituzioni, che ben poco tutelano le<br />

famiglie, ancora una volta vessate da<br />

oneri non giustificabili come bollette<br />

sempre più esose.<br />

Ma si può permettere ad altri di lucrare<br />

sulla stessa acqua che è sempre<br />

stata un bene libero di tutti noi mezzoiusari,<br />

senza correre il rischio di perdere<br />

tutti quanti indistintamente la<br />

nostra dignità?<br />

La Redazione<br />

ACQUA<br />

e19


e20<br />

NN, Mezzojuso € 50,00<br />

Durante Pizzo, Palermo € 30,00<br />

La Gattuta Gianfranco, Palermo € 20,00<br />

Barna Salvatore, Palermo € 20,00<br />

Pinnola Anna M., Mazara del V. € 20,00<br />

La Gattuta Enzo, Germania € 50,00<br />

Parisi Giulia, Torino € 20,00<br />

Magnate Maria, Mezzojuso € 20,00<br />

Russotto Maria S., Mezzojuso € 20,00<br />

Castiglione Nicolina € 52,00<br />

Sgroi Giuseppe, Mezzojuso € 10,00<br />

Perniciaro Totò, Mezzojuso € 50,00<br />

Raccolta pro <strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong> € 168,00<br />

Russotto Antonina, Mezzojuso € 30,00<br />

Blackburn Joe Dr e Mrs, Usa € 100,00<br />

La Gattuta Ina, Usa € 50,00<br />

D’Orsa Caterina, Mezzojuso € 20,00<br />

Bua Giacomo, Arona € 50,00<br />

Tantillo Giovanni, Mezzojuso € 20,00<br />

Russotto Salvatore, Mezzojuso € 50,00<br />

Vittorino Francesco, Mezzojuso € 20,00<br />

Santangelo Francesco,Torino € 25,00<br />

D’India Francesca, Mezzojuso € 25,00<br />

Casci Ceccacci Vittorio, Ancona € 25,00<br />

Muscaglione Giuseppe, PA € 20,00<br />

Muscaglione Salv., Ficarazzi € 20,00<br />

La Gattuta Gius., Diamante (Cs) € 50,00<br />

La Gattuta Liana, Mezzojuso € 20,00<br />

Napoli Irene, Mezzojuso € 25,00<br />

Battaglia Pietro, Mezzojuso € 10,00<br />

Clemente Ciro, Calcinato (Bs) € 25,00<br />

La Barbera Lillo, Mezzojuso € 30,00<br />

Di Prospero Domenico, Roma € 20,00<br />

La Gattuta Manfredo, Legnano € 50,00<br />

Sucato Michele, Salvaterra (Re) € 15,00<br />

Albanese Filippo, PA € 50,00<br />

Tantillo Tommaso, PA € 30,00<br />

ENTRATE<br />

Offerte € 6.623,00<br />

USCITE<br />

Passivo anno precedente € 834,00<br />

Stampa € 8.500,00<br />

Spedizione € 1.000,00<br />

Acquisto materiale<br />

e attrezzature € 1.355,00<br />

Totale Uscite € 11.689,00<br />

PASSIVO 2008 € 5.066,00<br />

OFFERTE RICEVUTE<br />

Grifo Anna, PA € 20,00<br />

Celino Cosima R., Erchie (BR) € 20,00<br />

Barbaccia Filippo, Godrano € 20,00<br />

Gambino Gioacchino, Vercelli € 30,00<br />

Barcia Paolino, PA € 25,00<br />

Cucciarrè Paolo, S. Cristina Gela € 10,00<br />

Vittorino Anna, Fagnano Olona € 30,00<br />

Terranella Gius., Fagnano Olona € 20,00<br />

Fucarino Matteo, Coccaglio € 40,00<br />

Meli Giovanna, Avigliana € 30,00<br />

Suore Basiliane, Cosenza € 25,00<br />

Giammanco Rosalia, Roma € 25,00<br />

Mamola Carmelo, Leinì € 30,00<br />

Lala Francesco, Cascine Vica Rivoli € 25,00<br />

Burriesci Francesca, Grugliasco € 25,00<br />

La Gattuta Anna, Milano € 15,00<br />

Portoghese Carlo, Prato € 20,00<br />

Lopes Vincenza, PA € 20,00<br />

D’Arrigo Anna, Lugagnano € 30,00<br />

La Barbera Domenico, PA € 50,00<br />

NN, PA € 10,00<br />

Muscarello Epifanio, Moncalieri € 25,00<br />

Zito Giuseppe, Porlezza € 25,00<br />

Cuttitta Francesco, Vittoria € 20,00<br />

Casarico Carlo e Giuseppina, Roma € 30,00<br />

Falconetti Francesco, Sona (VR) € 20,00<br />

Spata Antonino, Castellamonte€ 50,00<br />

Lanterna Giuseppe, Castagnole L. € 30,00<br />

Padre Tavolacci, S. Filippo del M. € 50,00<br />

Spataro Sandra, S. Giusto Canav. € 20,00<br />

La Gattuta Vincenzo, Morena € 20,00<br />

Gambino Domenico, PA € 20,00<br />

Gebbia Antonino, Mileto € 30,00<br />

Dalla Battista - Stassi, Torino € 25,00<br />

Bidera Ciro, Arona € 20,00<br />

Konomi Llambro, Valmadrera (LC) € 30,00<br />

Buscema Carlo, PA € 25,00<br />

BILANCIO “ECO DELLA BRIGNA” ANNO 2008<br />

La Redazione<br />

ringrazia i lettori<br />

per le offerte ricevute<br />

durante l’anno 2008,<br />

ricordando che<br />

il giornale si finanzia<br />

esclusivamente con esse.<br />

I NUOVI ARRIVATI<br />

ARATO IGNAZIO<br />

di Giuseppe e Rosalba Bisulca<br />

MONTANA YLENIA<br />

di Antonio e Valeria D’Amico<br />

FARINI ASIA<br />

di Pietro e Pasqua Anselmo<br />

DI MICELI SALVATORE<br />

di Antonino e Loredana La Gattuta<br />

FALLETTA RACHELE<br />

di Roberto e Marianna Ilardi<br />

BONOMO GIUSEPPE<br />

di Andrea e Maria Grazia Meli<br />

LA BARBERA CRISTIAN<br />

di Salvatore e Maria Tavolacci<br />

BARONE GIULIA<br />

di Francesco e Elena Tavolacci<br />

MOSCARELLO REBECCA SARA<br />

di Giuseppe e Carmela D’Arrigo<br />

PATRICOLA VIRGINIA<br />

di Nicola e Filippa Cusimano<br />

RIPOSANO NEL SIGNORE<br />

MONTANA ANTONIO<br />

29/11/1930 - 04/11/2008<br />

SGROI FORTUNATO<br />

12/11/1924 - 05/11/2008<br />

DI GRIGOLI ELIA<br />

27/03/1923 - 20/11/2008<br />

PERNICIARO ANDREA<br />

24/01/1932 - 19/12/2008<br />

LO MONTE GIUSEPPE<br />

19/01/1929 - 27/12/2008<br />

LAUREA<br />

Il 19 dicembre 2008 presso la Facoltà<br />

di Lettere e Filosofia dell’Università<br />

degli Studi di Palermo, Rosanna Bua<br />

ha conseguito la laurea in Traduzione,<br />

Italiano L2 e Interculturalità, discutendo<br />

la tesi: “Faïza Guène: Du Rêve<br />

pour les oufs. Analisi <strong>della</strong> traduzione”.<br />

Relatore è stato il Prof. Antonio<br />

Velez. Alla neolaureata i migliori<br />

auguri <strong>della</strong> Redazione.


Divono Salvatore e Napoli Giovanna<br />

19/12/2007<br />

Basilica S. Francesco D’Assisi, Palermo<br />

Bonomo Giovanni e Lomonaco Filippa<br />

21/02/2008<br />

Lercara Friddi, Municipio<br />

Schirò Nunzio e La Barbera Marianna<br />

19/04/2008<br />

Chiesa SS. Crocifisso, Mezzojuso<br />

Monticelli Ivan e D’Orsa Laura<br />

30/04/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

Como Biagio e Tripi Anna<br />

13/06/2008<br />

Chiesa S. Maria degli Angeli, Palermo<br />

Di Miceli Francesco e Grillo Giandomenica<br />

14/06/2008<br />

Chiesa S. Antonio Abate, Ventimiglia di S.<br />

Bongiovanni Domenico e Farini Rosa M.<br />

18/06/2008<br />

Parrocchia S. Nicolò di Mira, Mezzojuso<br />

Foti Edgardo e Cannizzaro Rosa Maria<br />

19/06/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

Ilardi Cosimo e Carlino Antonina<br />

19/06/2008<br />

Mezzojuso, Municipio<br />

Giorno 22 dicembre alle ore 10:00<br />

i bambini e i genitori <strong>della</strong> scuola<br />

materna “Bambino Gesù” di<br />

Mezzojuso si sono dati appuntamento<br />

nel salone <strong>della</strong> scuola per ricordare<br />

come ogni anno il Santo Natale.<br />

Le voci bianche hanno creato un’atmosfera<br />

calda e gioiosa eseguendo in coro<br />

il primo canto di Natale nella lingua<br />

inglese, mostrando la loro bravura, frutto<br />

del primo approccio con la lingua<br />

straniera; continuando, i canti natalizi<br />

sono stati poi inframezzati dalla narrazione<br />

<strong>della</strong> nascita di Gesù. Fra i vari<br />

canti uno ha trasmesso un messaggio<br />

importante: tenendo una lampadina in<br />

mano i bambini hanno invitato tutti ad<br />

accendere una luce in segno di purezza<br />

e fraterno amore, una luce che illumini il<br />

presente e sia sempre accesa sul futuro<br />

di un mondo migliore.<br />

Infine il delizioso e atteso ballo di coppia<br />

e per conludere lo scambio di auguri<br />

con l’inaspettato arrivo di Babbo<br />

Natale… che i bambini hanno accolto<br />

allegramente, alcuni anche con stupore.<br />

MATRIMONI CELEBRATI NELL’ANNO 2008<br />

Lo Monaco Paolo e D’Orsa Nicolina<br />

21/06/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

Lascari Giovanni e Cannizzaro Elisa<br />

26/06/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

D’Arrigo Salvatore e Zizzo Annalisa<br />

25/07/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

Morales Antonino e Fonte Antonietta<br />

25/07/2008<br />

Chiesa Maria SS. Assunta, Erice<br />

Gebbia Salvatore e Schirò Giuseppina S.<br />

26/07/2008<br />

Palermo, Muinicipio<br />

D’Arrigo Tonino e Gippetto Vincenza<br />

30/07/2008<br />

Marineo, Municipio<br />

Morreale Simone e Silvia Marcella<br />

02/08/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

Militello Francesco e Boudali Nabila<br />

07/08/2008<br />

Mezzojuso, Municipio<br />

Patricola Nicola e Cusimano Filippa<br />

07/08/2008<br />

Mezzojuso, Municipio<br />

Spalla Francesco e Vitale Miriam<br />

28/07/2008<br />

San Francesco di Paola, Palermo<br />

Salerno Vincenzo e D’Orsa Salvatrice<br />

06/09/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

Cangelosi Ciro e Bonomo Piera<br />

13/09/2008<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata, Mezzojuso<br />

Giammanco Antonino e Vella Francesca<br />

13/09/2008<br />

Godrano, Municipio<br />

Militello Gianfranco e Giaimo Loredana<br />

27/09/2008<br />

Chiesa Madre, Marsala<br />

Barone Vincenzo e Dumitrescu Georgeta<br />

11/12/2008<br />

Mezzojuso, Municipio<br />

La Gattuta Gemi e Tavares Edileuza M.<br />

15/12/2008<br />

Mezzojuso, Municipio<br />

Festa di Natale<br />

di Caterina Guidera<br />

Alle nuove famiglie<br />

i migliori auguri <strong>della</strong><br />

Redazione<br />

e21


e22<br />

BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI<br />

NOVEMBRE 2008<br />

Sabato 1<br />

Festa di tutti i Santi: alle 11.00 il parroco,<br />

don Enzo, insieme con don<br />

Salvatore e papàs Marco, concelebra la<br />

S.Messa al cimitero, per procedere, in<br />

seguito, alla benedizione delle tombe.<br />

Domenica 2<br />

Commemorazione dei defunti: Santa<br />

Messa al cimitero, officiata dal parroco<br />

don Enzo e benedizione delle tombe<br />

alle ore 11.00. Per tutto il mese di<br />

novembre, il parroco, al termine <strong>della</strong><br />

S. Messa, impartisce la benedizione<br />

alle anime dei defunti presso la cappella<br />

delle Anime Sante, nella navata laterale<br />

<strong>della</strong> chiesa dell’Annunziata.<br />

Mercoledì 5<br />

A Piana degli Albanesi, alle 16.00, si riunisce<br />

il Consiglio Pastorale Diocesano.<br />

Domenica 9<br />

Commemorazione dei Caduti in guerra:<br />

alle 11.30, nella parrocchia Maria<br />

SS. Annunziata, il parroco don Enzo<br />

celebra la S. Messa in suffragio dei<br />

Caduti in guerra, alla presenza delle<br />

autorità civili e militari del paese. Al<br />

termine delle S. Messa un corteo muove<br />

dal sagrato <strong>della</strong> chiesa per la cerimonia<br />

commemorativa, che si svolge con il<br />

discorso del Sindaco e la deposizione<br />

delle corona di fiori dinanzi alla lapide<br />

dei caduti posta in piazza Umberto I.<br />

Alle 15.30, presso il salone delle<br />

Suore Collegine, si riunisce il<br />

Consiglio Pastorale <strong>della</strong> Parrocchia<br />

Maria SS. Annunziata.<br />

Sabato 15<br />

Alle 15.30, presso il campo sportivo si<br />

svolge un Rodeo dal titolo “I°<br />

Carosello Pizzo Marabito”, a cura<br />

<strong>della</strong> scuderia Cancascì di Caccamo.<br />

Nonostante il freddo, le gradinate del<br />

campo sportivo hanno visto un numerosissimo<br />

pubblico seguire le esibizioni<br />

di cavalli fino al tardo pomeriggio.<br />

Domenica 16<br />

In piazza viene distribuito il secondo<br />

numero de “L’Aquilone”: il giornalino<br />

di opinione realizzato e distribuito gratuitamente<br />

da Antonello La Gattuta.<br />

Giovedì 20<br />

Alle 17.30, le campane di San Nicola<br />

annunciano il Vespro Solenne per la<br />

Festività dell’ingresso di Maria SS.<br />

nel Tempio, tradizionalmente celebrata<br />

in paese come “Festa di la<br />

Madonna ‘mmenzi i simenti”. Al termine<br />

del Vespro segue la artoclasia e<br />

la distribuzione ai fedeli <strong>della</strong> cuccia e<br />

i chicchi di melograno.<br />

Venerdì 21<br />

Alle 17.30, papàs Marco celebra a San<br />

Nicola la Solenne Liturgia per la<br />

Festività dell’ingresso di Maria SS.<br />

nel Tempio.<br />

Domenica 23<br />

Durante la giornata, all’Istituto comprensivo<br />

“G. Buccola”, si vota per il<br />

rinnovo del Consiglio di Istituto.<br />

Nel pomeriggio, presso il salone del<br />

Collegio di Maria, il neogruppo dei<br />

Capi Scout indice un riunione per il<br />

raduno di Lupetti a Mezzojuso.<br />

Giovedì 27<br />

Alle 17.30, con la S. Messa, ha inizio<br />

il Novenario in onore di San Nicolò di<br />

Mira.<br />

Sabato 29<br />

In Parrocchia ha inizio, con la recita<br />

del S. Rosario e la S. Messa delle<br />

16.30, la Novena <strong>della</strong> Immacolata.<br />

Di pomeriggio, presso il Collegio delle<br />

Suore Basiliane Figlie di S. Macrina, si<br />

svolge il primo incontro interparrocchiale<br />

dei vari gruppi giovanili.<br />

Alle 17,30 ha inizio, presso i locali del<br />

Castello, l’Edizione 2008 <strong>della</strong> Sagra<br />

<strong>della</strong> Castagna.<br />

DICEMBRE<br />

Venerdì 5<br />

Alle 17.30, papàs Marco celebra i<br />

Vespri Solenni in onore di San Nicola.<br />

Sabato 6<br />

Festa di San Nicolò di Mira: alle 11.30,<br />

il parroco, papàs Marco celebra la<br />

Divina Liturgia con, al termine artoclasia<br />

e distribuzione dei tradizionali “panuzzi<br />

ri San Nicola” ai fedeli presenti.<br />

Alle 17.30, dopo la S. Messa, si svolge<br />

per alcune vie del paese la processione<br />

del simulacro del Santo.<br />

Lunedì 7<br />

Solennità dell’Immacolata Concezione:<br />

alle 11.30 il parroco don Enzo, celebra<br />

la Liturgia Eucaristica, alla quale partecipano<br />

i gruppi dell’Azione Cattolica di<br />

Mezzojuso per la consueta Festa<br />

dell’Adesione. Numerosa la partecipazione<br />

dei fedeli anche alla Celebrazione<br />

delle ore 18.00.<br />

Anche quest’anno, per il terzo anno<br />

consecutivo non si è svolta la tradizionale<br />

“Sveglia dell’Immacolata” per le<br />

vie del paese alle prime ore del giorno,<br />

diventata ormai un ricordo anche se<br />

non molto lontano.<br />

Mercoledì 10<br />

La prima decade del mese di dicembre<br />

trascorre tra i vari disagi in paese<br />

dovuti alla irregolare e scarsa distribuzione<br />

dell’acqua potabile.<br />

Venerdì 12<br />

Alle 17.30, nella chiesa di San Nicola,<br />

si celebra il Vespro Solenne per la<br />

Festività di Santa Lucia. Al termine del<br />

Vespro segue la artoclasia e la distribuzione<br />

ai fedeli <strong>della</strong> cuccia benedetta.<br />

Sabato 13<br />

Festa di Santa Lucia: alle 11.30, il<br />

parroco <strong>della</strong> parrocchia di San Nicolò<br />

di Mira, papàs Marco, celebra la<br />

Divina Liturgia.<br />

Alle 17.00, dopo la S. Messa si svolge<br />

per la vie del paese la processione con<br />

il simulacro <strong>della</strong> Santa Martire.<br />

Domenica 14<br />

Nel pomeriggio viene inaugurato il<br />

minimarket di Meli Angelo ex gestione<br />

Sucato. Al neo-commerciante i migliori<br />

auguri di buon lavoro dalla Redazione.<br />

Lunedì 15<br />

Nel pomeriggio, il difensore del<br />

Palermo Calcio, Moris Carrozzieri fa<br />

visita alla scuola calcio dell’ASD<br />

Adrasto Mezzojuso trascorrendo una<br />

piacevole serata in compagnia dei giovani<br />

calciatori e dei dirigenti.


BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI a cura di Francesca Brancato<br />

Martedì 16<br />

Nelle due parrocchie ha inizio la novena<br />

di preparazione al Santo Natale.<br />

In via San Francesco 18, è inaugurato<br />

il nuovo negozio di articoli casalinghi<br />

“Tutto per la casa” dei fratelli<br />

Agnello. Ai neo-commercianti i<br />

migliori auguri di buon lavoro dalla<br />

Redazione.<br />

Venerdì 19<br />

In mattinata, tutte le classi dell’Istituto<br />

Comprensivo “G. Buccola” di<br />

Mezzojuso si ritrovano insieme agli<br />

insegnanti e alle famiglie per lo scambio<br />

degli auguri nella chiesa<br />

dell’Immacolata dell’ ex-convento latino:<br />

teatro per l’occasione di uno spettacolo<br />

musicale di brani natalizi eseguiti<br />

dai bambini e dai ragazzi..<br />

Mezzo secolo di don Enzo<br />

Sabato 20<br />

Alle 17.30, al Castello Comunale di<br />

Mezzojuso, è inauguarata una mostra<br />

di pittura di opere di giovani artisti<br />

compaesani: A. Battaglia; R. Caravella;<br />

A. Corrao; G. Corrao; M. Cuttitta; G.<br />

Divono; N. Figlia; G. LA Gattuta; D.<br />

Pinnola; E. Sclafani. La mostra è rimasta<br />

aperta fino al 30 dicembre 2008.<br />

Mercoledì 24<br />

Alle 23,30 ha inizio in Parrocchia la<br />

veglia natalizia. Al canto del Gloria<br />

quattro piccoli angioletti portano all’altare<br />

il Bambino Gesù. Nella foto da sinistra:<br />

Vincenzo La Gattuta, Francesco<br />

Crispiniano, Elisa Musacchia e Federica<br />

Sunzeri.<br />

Mercoledì 31<br />

Alle 17.30 il parroco don Enzo celebra<br />

la S. Messa presso la chiesa del Sacro<br />

Cuore di Gesù del Collegio di Maria.<br />

Presenti papàs Marco e papàs Pietro.<br />

Al termine <strong>della</strong> S. Messa viene innalzato<br />

il Te Deum. Dopo le celebrazioni<br />

le suore invitano tutti i presenti nel<br />

salone per lo scambio degli auguri.<br />

Martedì 30 In serata, nei locali parrocchiali <strong>della</strong> “casa di San Giuseppe”, viene organizzata una festa a sorpresa per il<br />

50° compleanno del parroco don Enzo.<br />

e23


eECO<br />

BRIGNA<br />

<strong>della</strong><br />

In copertina:<br />

S.E. Mons. Sotir Ferrara<br />

Vescovo di<br />

Piana degli Albanesi<br />

25 Dicembre 2008<br />

Il Presepe <strong>della</strong> Parrocchia<br />

e gli Angioletti<br />

(foto di Salvatore Bisulca)<br />

PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO<br />

Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97<br />

Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino<br />

Condirettore: Carlo Parisi<br />

Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello<br />

Indirizzo: Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091.8203179 - E-mail: ecobrigna@libero.it - Codice IBAN: IT41 F076 0104 6000 0002 0148 904<br />

Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi<br />

Stampa: Consorzio ASTER Stampa - Roccapalumba (PA)

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