Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro
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Neoplasie<br />
Il più comune è il glioma dei nervi ottici, precedentemente discusso nel capitolo delle lesioni parasellari<br />
(→ 30).<br />
Gliomi (per lo più astrocitomi pilocitici, ma anche astrocitomi anaplastici) possono essere localizzati<br />
a livello del tronco cerebrale, dei nuclei della base o del cervelletto; il quadro neuroradiologico<br />
non differisce da quello che si osserva nei pazienti non affetti da neurofibromatosi I.<br />
A livello del midollo spinale si evidenziano astrocitomi o ependimomi le cui caratteristiche neuroradiologiche<br />
non differiscono da quelle descritte in pazienti non affetti da neurofibromatosi I.<br />
I neurofibromi plessiformi sono lesioni caratteristiche di questa malattia, riscontrati in un terzo<br />
dei pazienti, che possono interessare nervi cranici e spinali (più frequentemente la I branca del<br />
trigemino) e appaiono come masse (isodense in TC, isointense in T1 e iperintense in DP e T2 in<br />
RM) disposte lungo l’asse del nervo interessato, che si potenziano dopo contrasto, ma in misura<br />
variabile; spesso questi tumori si estendono nel seno cavernoso, nelle cavità nasali e faringee, nella<br />
fessura pterigopalatina; a livello rachideo possono essere unici, multipli, mono o bilaterali, causare<br />
un allargamento dei forami di coniugazione; qualora si evidenzi una compressione del midollo<br />
spinale, un tentativo di decompressione chirurgica presenta elevati rischi di lesione del midollo<br />
spinale.<br />
Gli schwannomi sono meno frequenti, le loro caratteristiche neuroradiologiche sono simili a<br />
quelle riscontrate nei pazienti non affetti da neurofibromatosi I, e comunque sono difficilmente differenziabili<br />
da neurofibromi plessiformi.<br />
Amartomi<br />
Si osservano nell’80% dei pazienti, sono multipli, tendono a diminuire di numero con l’età e devono<br />
essere considerate lesioni malformative più che neoplastiche. Queste lesioni iniziano ad apparire<br />
all’età di 3 anni circa, aumentano di numero e dimensioni fino all’età di 10-12 anni, poi si riducono<br />
di numero per scomparire intorno ai 20 anni di età. Sono localizzati a livello encefalico (ponte,<br />
mesencefalo, sostanza bianca cerebellare, capsula interna, splenio del corpo calloso) ma anche a<br />
livello del midollo spinale.<br />
Sono difficilmente identificabili alla TC, isointensi in T1 e iperintensi in DP e T2 in risonanza magnetica.<br />
Il 90% di queste lesioni non causa effetto massa né si potenzia dopo contrasto, ma il 10% presenta<br />
entrambe le caratteristiche e crea problemi di diagnosi differenziale nei confronti di gliomi.<br />
In ogni caso, l’evidenziazione di una lesione di questo tipo richiede l’esecuzione di un controllo in<br />
RM con gadolinio a distanza di sei mesi, per escludere la possibilità che la lesione evidenziata possa essere<br />
un glioma in fase iniziale.<br />
La biopsia non è indicata per lesioni che hanno il caratteristico comportamento appena descritto<br />
e sono localizzati in sedi tipiche, ma è necessaria per lesioni a sede atipica, con effetto massa, edema<br />
perilesionale, potenziamento dopo contrasto.<br />
Possono anche insorgere amartomi del tuber cinereum, il cui quadro neurororadiologico è già<br />
stato descritto.<br />
Lesioni osteo-meningee<br />
Macrocrania, ipoplasia della grande ala dello sfenoide con erniazione del lobo temporale nella cavità<br />
orbitaria, aree osteolitiche, displasie del corpo dello sfenoide e della sella turcica con ectasie durali<br />
che simulano un mielomeningocele o una sella vuota, allargamento dei canali acustici interni dovuto<br />
ad ectasia durale (e non a schwannomi) sono lesioni ossee tipiche della neurofibromatosi I.<br />
• Radiologia convenzionale e tomografia computerizzata sono le metodiche che permettono l’individuazione<br />
delle anomalie ossee.<br />
• La risonanza magnetica consente lo studio ottimale delle ectasie durali, e la differenziazione da<br />
tumori.<br />
Lesioni vertebro-midollari<br />
La più comune (60% dei pazienti) anomalia ossea della colonna vertebrale riscontrata in questi pazienti<br />
è l’allargamento di uno o più forami di coniugazione, che può essere dovuta a neurofibromi<br />
o, più raramente, a ectasie durali o cisti aracnoidee.<br />
Altre lesioni ossee possono essere riscontrate, quali scoliosi e cifoscoliosi (più frequenti a carico<br />
del rachide cervico-dorsale), associate ad anomalie dei corpi vertebrali (ipoplasia dei peduncoli, dei<br />
processi trasversi e spinosi, concavità del profilo posteriore dei corpi vertebrali), verosimilmente dovute<br />
a displasia dei corpi vertebrali o secondarie ad ectasie durali e meningoceli transforaminali.<br />
Queste anomalie possono essere responsabili di turbe statico-dinamiche del rachide, a volte ad<br />
andamento evolutivo che spesso richiedono un trattamento ortopedico.<br />
• Radiologia convenzionale e tomografia computerizzata (con ricostruzioni multiplanari e 3D) sono<br />
le metodiche di scelta nello studio delle anomalie ossee.<br />
• La risonanza magnetica (eventualmente con somministrazione di gadolinio) consente di evidenziare<br />
le lesioni responsabili delle anomalie ossee (“semplici” ectasie durali o meningoceli transforaminali,<br />
neurofibromi, altre lesioni).<br />
Parte Quinta • Procedimenti diagnostici nella patologia neurochirurgica