Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro

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29.05.2013 Views

822 7. Lissencefalia 8. Displasie corticali non lissencefaliche Questo termine dovrebbe essere riservato alle forme caratterizzate da agiria completa (totale assenza di circonvoluzioni e solchi), diffusa a tutto l’encefalo. È classificata tra le turbe della migrazione neuronale (→ tab. 14). L’organizzazione in strati della corteccia cerebrale è alterata. Può essere sporadica, dovuta per esempio a infezioni del feto, o ereditaria. La clinica è grave, caratterizzata da microcefalia, ritardo mentale, epilessia spesso farmaco-resistente. Può essere associata con altre malformazioni intra ed extracraniche, nel quadro di sindromi complesse quali la sindrome di Miller-Dieker, di Walker-Warburg e di Fukuyama. Anche se alcuni Autori ne distinguono cinque forme, le due principali, su cui esiste un consenso generale sono: – lissencefalia tipo I (complesso agiria-pachigiria), in cui si osservano sulla superficie encefalica aree miste di agiria (più comuni in regione parieto-occipitale) e pachigiria (più comuni in regione fronto-temporale); i pazienti sono microcefalici; – lissencefalia tipo II, che si manifesta nel quadro della sindrome di Walker-Warburg, dove l’alterazione della corteccia, ispessita, è più diffusa; i pazienti presentano microftalmia, idrocefalo, ipogenesia del corpo calloso, ipomielinizzazione. • Ecografia. La diagnosi prenatale è resa possibile dall’osservazione della superficie liscia degli emisferi cerebrali, dalla dilatazione della scissura silviana; possono essere riconosciute le alterazioni del corpo calloso associate. • Tomografia computerizzata. Si evidenzia l’assenza di solchi ed una dilatazione di forma triangolare della scissura di Silvio che conferisce un caratteristico aspetto a 8 agli emisferi cerebrali sulle scansioni assiali. La corteccia appare ispessita. La sostanza bianca può essere diffusamente ipodensa; i ventricoli laterali possono avere un aspetto colpocefalico, con dilatazione degli atri e dei corni occipitali. Se la lissencefalia è causata da infezione intrauterina possono essere evidenziate minute calcificazioni intraparenchimali. • Risonanza magnetica. Conferma e precisa i reperti precedentemente descritti; evidenzia inoltre una ipoplasia dei centri semiovali, del corpo calloso e del tronco encefalico. Permette inoltre di distinguere le due varianti principali: – nella lissencefalia tipo I la corteccia cerebrale è aumentata di spessore e l’interfaccia tra sostanza bianca e grigia è netta, senza interdigitazioni; la corteccia cerebrale appare divisa in due strati (quello esterno è il più sottile) da uno strato di sostanza bianca; – nella lissencefalia tipo II l’aumento di spessore della corteccia cerebrale è di minore entità rispetto al tipo I e l’interfaccia tra sostanza bianca e grigia è meno netta, a causa della presenza di interdigitazioni e di sottili eterotopie a banda; di norma la sostanza bianca è marcatamente iperintensa in T2, perché ipomielinizzata. Sono disturbi della migrazione neuronale (→ tab. 14) in cui neuroni si distribuiscono in maniera anomala formando circonvoluzioni piccole, sottili e numerose (polimicrogiriche) oppure più spesse, appiattite, con solchi poco profondi e una corteccia più spessa (pachigiriche). La pachigiria è anche definita lissencefalia incompleta. Verosimilmente l’evento causale agisce immediatamente dopo la 20 a settimana di gestazione. Possono essere localizzate in qualunque area corticale, ma sono particolarmente frequenti a livello perisilviano. L’eziopatogenesi non è completamente chiarita, anche se hanno sicuramente importanza i fattori genetici e infezioni virali intrauterine (Cytomegalovirus). È una delle cause più frequenti di epilessia a esordio in età infantile, spesso farmaco-resistente (→ 10; 62). Possono essere focali o diffuse, uni o bilaterali; più precisamente le polimicrogirie tendono ad interessare la superficie corticale più diffusamente delle pachigirie, di norma più localizzate. • Tomografia computerizzata. Le forme focali sono di difficile individuazione; possono essere presenti calcificazioni puntiformi, iperdense alla giunzione tra sostanza grigia e bianca. • Risonanza magnetica. L’individuazione delle forme focali è difficoltosa, ma importante clinicamente, in considerazione della possibilità di un trattamento chirurgico; l’esame deve essere eseguito accuratamente utilizzando sequenze che permettano una ottimale differenziazione tra sostanza grigia e bianca (inversion recovery, FFE, SPGR, MPRAGE), le aree sospette devono essere esaminate in almeno due piani dello spazio, utilizzando strati del minore spessore possibile. Le aree corticali displasiche sono caratterizzate da un maggior spessore della corteccia, con assenza o marcata riduzione delle digitazioni della sostanza bianca lobare. Nelle polimicrogirie possono anche essere evidenziate aree sottocorticali gliotiche (iperintense in DP e T2), come drenaggi venosi anomali. Non è possibile differenziare con certezza aree pachigiriche da aree polimicrogiriche. Parte Quinta • Procedimenti diagnostici nella patologia neurochirurgica

9. Eterotopie 10. Stenosi dell’acquedotto di Silvio 42 • Diagnostica morfologica: Neuroradiologia • Medicina nucleare. È stato descritto un ipometabolismo, in periodo intercritico, delle aree corticali displastiche alla PET (18FDG) e alla SPET (Tc 99m -PAO), utile alla loro identificazione. Sono caratterizzate dalla presenza di ammassi di sostanza grigia, disorganizzati dal punto di vista architettonico, in sedi anomale. Derivano da un’alterazione dei processi di migrazione neuronale (→ tab. 14), verosimilmente conseguente a lesione delle fibre radiali lungo le quali i neuroblasti migrano dalla matrice germinale periventricolare alla superficie degli emisferi cerebrali. L’evento causale agisce in epoca immediatamente precedente a quello che causa le lissencefalie e le displasie corticali non lissencefaliche. Possono associarsi ad altre malformazioni congenite, quali displasie corticali, cefaloceli, oloprosencefalia, schizencefalia, Arnold-Chiari, agenesia del corpo calloso; frequentemente mostrano un drenaggio venoso anomalo. • Tomografia computerizzata. È possibile evidenziare, occasionalmente, soltanto le eterotopie nodulari subependimali di maggiori dimensioni, grazie alle deformazioni indotte sulla superficie ventricolare ed al contrasto tra la relativa iperdensità della sostanza grigia e l’ipodensità del liquor e della sostanza bianca. • Risonanza magnetica. Le eterotopie presentano costantemente, in tutte le sequenze, il medesimo segnale della sostanza grigia. Possono essere facilmente identificate purché l’esame venga condotto con tecnica adeguata. Si distinguono: – eterotopie nodulari, caratterizzate da ammassi nodulari di sostanza grigia che tendono a localizzarsi a livello subependimale (adiacenti alle cavità ventricolari, che improntano focalmente) o nella profondità della sostanza bianca; – eterotopie laminari (dette anche “a banda”) dove si osserva la presenza di una banda (o lamina) di sostanza grigia che decorre parallelamente ed in prossimità della corteccia cerebrale. Frequentemente, inoltre, si osservano aree gliotiche (iperintense in DP e T2) adiacenti, dovute all’insulto causale. La individuazione di una eterotopia dovrebbe sempre indurre alla ricerca di eventuali altre malformazioni associate. • Somministrazione di mezzo di contrasto. Le eterotopie non assumono il mezzo di contrasto. Medicina nucleare. Ha dimostrato un livello di attività metabolica delle eterotopie simile a quello della corteccia cerebrale normale. • Diagnosi differenziale. Esistono forme estreme di eterotopia nodulare dette “eterotopia sottocorticale gigante” che possono porre problemi di diagnosi differenziale nei confronti di tumori, in quanto esse causano un apparente effetto massa sulle strutture anatomiche adiacenti e improntano il sistema ventricolare; i criteri che avvalorano l’ipotesi di eterotopia sono l’assenza di alterazioni di segnale, di edema perilesionale, di potenziamento dopo contrasto. I noduli subependimali tipici della sclerosi tuberosa assumono il mezzo di contrasto, non sono isointensi alla sostanza grigia in tutte le sequenze e presentano, ma non costantemente, potenziamento dopo contrasto. Può riconoscere cause congenite (malattie autosomiche recessive o associate al cromosoma X) e acquisite (infezioni, agenti teratogeni) (→ 19; 20). È causa di idrocefalo triventricolare ostruttivo. • Risonanza magnetica. Nei pazienti in cui l’idrocefalo è più marcato, la stenosi dell’acquedotto, evidenziabile su scansioni sagittali pesate in T1 di ridotto spessore, interessa di norma la sua porzione prossimale, a livello dei collicoli superiori; nei pazienti che presentano un idrocefalo di grado minore, la stenosi interessa il tratto distale dell’acquedotto, la cui porzione prossimale è dilatata. A volte si osserva la presenza di un diaframma acqueduttale a livello della porzione distale dell’acquedotto. • Lo studio del flusso liquorale può evidenziare un’alterazione della sua dinamica. Qualora si osservi un idrocefalo triventricolare è importante la diagnosi differenziale con eventuali gliomi della lamina quadrigemina (ostruzione secondaria dell’acquedotto), che appaiono come lesioni rotondeggianti, ipointense in T1 e iperintense in DP e T2, che esercitano un moderato effetto massa, localizzate a livello della lamina quadrigemina. Non è possibile differenziare con certezza aree pachigiriche da aree polimicrogiriche. 823

9. Eterotopie<br />

10. Stenosi<br />

dell’acquedotto<br />

di Silvio<br />

42 • <strong>Diagnostica</strong> <strong>morfologica</strong>: <strong>Neuroradiologia</strong><br />

• Medicina nucleare. È stato descritto un ipometabolismo, in periodo intercritico, delle aree<br />

corticali displastiche alla PET (18FDG) e alla SPET (Tc 99m -PAO), utile alla loro identificazione.<br />

Sono caratterizzate dalla presenza di ammassi di sostanza grigia, disorganizzati dal punto di vista architettonico,<br />

in sedi anomale.<br />

Derivano da un’alterazione dei processi di migrazione neuronale (→ tab. 14), verosimilmente<br />

conseguente a lesione delle fibre radiali lungo le quali i neuroblasti migrano dalla matrice germinale<br />

periventricolare alla superficie degli emisferi cerebrali.<br />

L’evento causale agisce in epoca immediatamente precedente a quello che causa le lissencefalie e<br />

le displasie corticali non lissencefaliche.<br />

Possono associarsi ad altre malformazioni congenite, quali displasie corticali, cefaloceli, oloprosencefalia,<br />

schizencefalia, Arnold-Chiari, agenesia del corpo calloso; frequentemente mostrano un<br />

drenaggio venoso anomalo.<br />

• Tomografia computerizzata. È possibile evidenziare, occasionalmente, soltanto le eterotopie<br />

nodulari subependimali di maggiori dimensioni, grazie alle deformazioni indotte sulla<br />

superficie ventricolare ed al contrasto tra la relativa iperdensità della sostanza grigia e l’ipodensità<br />

del liquor e della sostanza bianca.<br />

• Risonanza magnetica. Le eterotopie presentano costantemente, in tutte le sequenze, il medesimo<br />

segnale della sostanza grigia. Possono essere facilmente identificate purché l’esame<br />

venga condotto con tecnica adeguata.<br />

Si distinguono:<br />

– eterotopie nodulari, caratterizzate da ammassi nodulari di sostanza grigia che tendono a<br />

localizzarsi a livello subependimale (adiacenti alle cavità ventricolari, che improntano focalmente)<br />

o nella profondità della sostanza bianca;<br />

– eterotopie laminari (dette anche “a banda”) dove si osserva la presenza di una banda (o<br />

lamina) di sostanza grigia che decorre parallelamente ed in prossimità della corteccia cerebrale.<br />

Frequentemente, inoltre, si osservano aree gliotiche (iperintense in DP e T2) adiacenti, dovute<br />

all’insulto causale. La individuazione di una eterotopia dovrebbe sempre indurre alla<br />

ricerca di eventuali altre malformazioni associate.<br />

• Somministrazione di mezzo di contrasto. Le eterotopie non assumono il mezzo di contrasto.<br />

Medicina nucleare. Ha dimostrato un livello di attività metabolica delle eterotopie simile a<br />

quello della corteccia cerebrale normale.<br />

• Diagnosi differenziale. Esistono forme estreme di eterotopia nodulare dette “eterotopia<br />

sottocorticale gigante” che possono porre problemi di diagnosi differenziale nei confronti<br />

di tumori, in quanto esse causano un apparente effetto massa sulle strutture anatomiche<br />

adiacenti e improntano il sistema ventricolare; i criteri che avvalorano l’ipotesi di eterotopia<br />

sono l’assenza di alterazioni di segnale, di edema perilesionale, di potenziamento dopo<br />

contrasto.<br />

I noduli subependimali tipici della sclerosi tuberosa assumono il mezzo di contrasto, non sono<br />

isointensi alla sostanza grigia in tutte le sequenze e presentano, ma non costantemente,<br />

potenziamento dopo contrasto.<br />

Può riconoscere cause congenite (malattie autosomiche recessive o associate al cromosoma X) e acquisite<br />

(infezioni, agenti teratogeni) (→ 19; 20).<br />

È causa di idrocefalo triventricolare ostruttivo.<br />

• Risonanza magnetica. Nei pazienti in cui l’idrocefalo è più marcato, la stenosi dell’acquedotto,<br />

evidenziabile su scansioni sagittali pesate in T1 di ridotto spessore, interessa di norma<br />

la sua porzione prossimale, a livello dei collicoli superiori; nei pazienti che presentano<br />

un idrocefalo di grado minore, la stenosi interessa il tratto distale dell’acquedotto, la cui porzione<br />

prossimale è dilatata. A volte si osserva la presenza di un diaframma acqueduttale a livello<br />

della porzione distale dell’acquedotto.<br />

• Lo studio del flusso liquorale può evidenziare un’alterazione della sua dinamica.<br />

Qualora si osservi un idrocefalo triventricolare è importante la diagnosi differenziale con<br />

eventuali gliomi della lamina quadrigemina (ostruzione secondaria dell’acquedotto), che appaiono<br />

come lesioni rotondeggianti, ipointense in T1 e iperintense in DP e T2, che esercitano<br />

un moderato effetto massa, localizzate a livello della lamina quadrigemina.<br />

Non è possibile differenziare con certezza aree pachigiriche da aree polimicrogiriche.<br />

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