Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro
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2. Indicazioni<br />
1. Note tecnicometodologiche<br />
2. Indicazioni<br />
42 • <strong>Diagnostica</strong> <strong>morfologica</strong>: <strong>Neuroradiologia</strong><br />
– acquisizione di radiogrammi in proiezione antero-posteriore, laterale ed obliqua a livello cervicale<br />
e lombosacrale, antero-posteriore e laterale a livello dorsale; i radiogrammi vengono acquisiti<br />
previo basculamento del paziente, praticato allo scopo di fare fluire cranialmente il mezzo di<br />
contrasto iniettato;<br />
– l’esame viene integrato eseguendo uno studio TC mirato sulla sede della patologia, individuata<br />
radiologicamente.<br />
È una tecnica invasiva, che è stata frequentemente utilizzata nello studio della patologia intra<br />
ed extradurale del rachide fino all’introduzione della RM. Attualmente si fa ricorso a<br />
questa metodica per lo studio di pazienti che non possono eseguire una RM (protesi metalliche,<br />
pace-makers, clips vascolari), quando esistano difficoltà nell’interpretazione del quadro<br />
TC o RM, nello studio delle fistole liquorali o qualora una discordanza tra clinica e reperti<br />
RM induca a valutare la situazione anatomica del rachide sotto carico (il peso corporeo),<br />
acquisendo i radiogrammi in posizione eretta; da non dimenticare, tuttavia, la possibilità<br />
di eseguire una meno invasiva TC sotto carico.<br />
E • Caratteristiche e utilizzazione dei mezzi di contrasto<br />
I mezzi di contrasto (m.d.c.) sono composti chimici la cui somministrazione ha il fine di evidenziare<br />
eventuali rotture della barriera emato-encefalica o lesioni la cui dinamica di potenziamento sia<br />
differente da quella del tessuto normale.<br />
Il sistema nervoso centrale è caratterizzato, infatti, dalla presenza di una barriera anatomica che in<br />
condizioni fisiologiche, impedisce al mezzo di contrasto di diffondere negli spazi extravasali; in talune<br />
condizioni patologiche (tumori, infiammazioni, ischemie) la barriera è alterata, il mezzo di contrasto diffonde<br />
liberamente e l’area dove è in atto il processo patologico capta il mezzo di contrasto.<br />
I mezzi di contrasto iodati possono anche essere utilizzati per opacizzare strutture anatomiche altrimenti<br />
non visibili, quali i vasi (in angiografia) o il sacco durale (in mielografia); è importante osservare<br />
che solo i mezzi di contrasto idrosolubili non ionici possono essere utilizzati per via intratecale.<br />
m.d.c. iodati<br />
I mezzi di contrasto iodati si distinguono in ionici e non ionici; esercitano effetti tossici, legati alle caratteristiche<br />
chimico-fisiche e osmolari delle molecole e possono causare reazioni allergiche imprevedibili<br />
anche gravi (shock anafilattico); è importante, tuttavia, osservare che la tossicità e le capacità allergizzanti<br />
dei mezzi di contrasto non ionici sono molto inferiori a quelle dei mezzi di contrasto ionici.<br />
Gli attuali orientamenti, relativi alla somministrazione dei mezzi di contrasto iodati, sono i seguenti:<br />
– i mezzi di contrasto ionici riconoscono precise controindicazioni (paraproteinemia di Waldenstroem,<br />
mieloma multiplo, insufficienza epatica e renale grave, insufficienza cardiaca,<br />
ipertireosi), la cui esclusione consiglia l’esecuzione di esami preliminari (emocromo, PT, PTT,<br />
fibrinogeno, AST, ALT, pseudocolinesterasi, urea, creatinina, proteinuria totale, rapporto<br />
kappa/lambda);<br />
– i mezzi di contrasto non ionici, come già detto, sono molto più tollerabili e le sole condizioni<br />
che controindicano la somministrazione sono la grave disidratazione oppure la grave insufficienza<br />
epatica, renale, e cardiaca che possono essere accertate anche su base clinica, senza ricorrere<br />
a esami di laboratorio;<br />
– in regime di urgenza, qualora venga somministrato un mezzo di contrasto non ionico, gli esami<br />
ematochimici preliminari sono superflui, perché ininfluenti e fonte di ritardi nell’esecuzione<br />
dell’accertamento diagnostico.<br />
m.d.c. paramagnetici<br />
Gli effetti tossici di queste molecole sono estremamente limitati; il loro impiego non richiede l’esecuzione<br />
di esami preliminari ed anche le reazioni allergiche sono estremamente rare.<br />
Il mezzo di contrasto paramagnetico attualmente di più frequente utilizzazione clinica è il gadolinio,<br />
il quale causa una riduzione del T1, che si manifesta, a livello delle aree con alterata barriera<br />
emato-encefalica, con una iperintensità di segnale nelle sequenze pesate in T1; l’effetto del gadolinio<br />
sul tempo di rilassamento T2 è minimo, ma utilizzato negli studi di perfusione, che verranno<br />
trattati più avanti.<br />
Nel passato, quando la TC venne introdotta nell’uso clinico, la risoluzione spaziale e di densità<br />
erano estremamente limitate ed il mezzo di contrasto era somministrato al fine di “vedere<br />
meglio” le eventuali lesioni, sfruttando sostanzialmente la differente dinamica di potenziamento<br />
della lesione rispetto al tessuto cerebrale normale.<br />
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