Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro
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7. Valutazione<br />
post-trattamento<br />
chirurgico<br />
42 • <strong>Diagnostica</strong> <strong>morfologica</strong>: <strong>Neuroradiologia</strong><br />
La spondilolistesi degenerativa interessa più frequentemente i livelli L4-L5 e L3-L4, più raramente<br />
il livello L5-S1.<br />
• Radiologia convenzionale. Permette di valutare il grado di spondilolistesi, definita di grado<br />
I, II, III, IV rispettivamente quando la sublussazione è di un quarto, metà, tre quarti, o<br />
dell’intera larghezza del corpo vertebrale sottostante.<br />
L’eventuale spondilolisi può essere evidenziata sulle proiezioni oblique, più facilmente in stratigrafia,<br />
come un difetto della parte interarticolare dell’arco vertebrale che causa un aspetto radiologico<br />
tipico, descritto come “interruzione del collo del cagnolino” (nelle proiezioni oblique,<br />
i complessi articolari hanno un aspetto che ricorda quello di “cagnolini”).<br />
• Tomografia computerizzata. La spondilolistesi può essere identificata sullo scannogramma<br />
di riferimento, sulle scansioni assiali e sulle ricostruzioni sagittali. La TC permette anche<br />
di valutare le eventuali ernie del disco superiore (frequenti), i fenomeni degenerativi (vacuolizzazione)<br />
a carico del disco inferiore, la possibile stenosi del canale spinale (presente<br />
solo nei casi di spondilolistesi senza spondilolisi su base degenerativa) e dei forami di coniugazione;<br />
in particolare a carico del disco inferiore si osserva una pseudoerniazione che<br />
non deve essere confusa con una erniazione vera (sulle immagini assiali il margine posteriore<br />
del corpo vertebrale scivolato appare in posizione anteriore al margine posteriore del disco<br />
intervertebrale).<br />
Nella spondilolistesi con spondilolisi, quest’ultima può essere studiata meglio acquisendo<br />
scansioni di ridotto spessore, possibilmente orientate sul piano dei massicci articolari e con<br />
ricostruzioni multiplanari su piani parasagittali; appare come una fessura trasversa sulle<br />
scansioni assiali subito anteriormente alle faccette articolari, obliqua sulle ricostruzioni<br />
parasagittali a separare i processi articolari superiore ed inferiore della vertebra interessata;<br />
è importante valutare la formazione del callo fibrocartilagineo, possibile causa di stenosi del<br />
forame di coniugazione. È anche necessario individuare le eventuali lesioni degenerative e<br />
congenite (ipoplasia delle lamine e dei processi articolari, spina bifida) associate.<br />
Nella spondilolistesi senza spondilolisi la finalità dello studio TC è determinare la causa della<br />
spondilolistesi; le lesioni traumatiche, congenite, iatrogene, degenerative possono essere<br />
facilmente individuate; particolare attenzione nelle forme degenerative deve essere posta alla<br />
sublussazione delle faccette articolari con sagittalizzazione delle faccette articolari ed alle<br />
alterazioni a carico dei legamenti gialli. È possibile il verificarsi di uno slittamento asimmetrico<br />
a causa di una prevalenza monolaterale dei fenomeni degenerativi.<br />
Più raramente è possibile osservare una retrospondilolistesi, verosimilmente causata dalla<br />
esistenza combinata di fenomeni degenerativi a carico dei massicci articolari e di una azione<br />
traente dei legamenti gialli.<br />
È importante la valutazione della stenosi del canale spinale e dei forami di coniugazione.<br />
• Risonanza magnetica. Permette di evidenziare sia la spondilolistesi che l’eventuale spondilolisi<br />
(interruzione delle corticali ossee, ipointense), ma permette di studiare soprattutto<br />
la presenza di compressioni radicolari, l’ampiezza del canale spinale e le compressioni del<br />
sacco durale.<br />
• Medicina nucleare. La SPET può essere utile nell’identificare spondilolisi traumatiche<br />
(fratture da stress).<br />
Alterazioni neuroradiologiche di “normale” riscontro<br />
Le alterazioni di più comune riscontro sono le seguenti:<br />
– ossee, dovute all’atto chirurgico, dipendenti dalla specifica tecnica chirurgica adottata; possono<br />
essere valutate meglio in radiologia convenzionale ed in tomografia computerizzata e<br />
possono consistere in laminotomia, laminectomia, parziale o completa asportazione delle<br />
faccette articolari, fusioni laterali, postero-laterali o tra i corpi vertebrali attraverso lo spazio<br />
intervertebrale;<br />
– fibrosi epidurale, la cui presenza è praticamente costante dopo laminectomia o discectomia;<br />
è evidente in tomografia computerizzata come in risonanza magnetica per la presenza di tessuto<br />
isodenso e isointenso, che si potenzia marcatamente e immediatamente dopo somministrazione<br />
di mezzo di contrasto; causa trazione sul sacco durale; la presa di contrasto tende<br />
a ridursi dopo il primo anno;<br />
– presa di contrasto della parte posteriore dell’anulus fibroso del disco intervertebrale, che si<br />
osserva nei primi mesi dopo discectomia nell’80% dei pazienti;<br />
– presenza di grasso a livello dei muscoli paraspinali;<br />
– presa di contrasto di una o più radici spinali lungo il loro decorso intratecale, normale se si<br />
osserva entro i primi 6 mesi dall’atto chirurgico;<br />
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