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Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro

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852<br />

5. Alterazioni<br />

ossee associate<br />

alla<br />

degenerazione<br />

discale<br />

6. Spondilolistesi<br />

(→ 34:III,H)<br />

L’ernia discale si caratterizza per la fissurazione, a tutto spessore, dell’anulus fibroso; se il mezzo<br />

di contrasto diffonde anche nello spazio epidurale, l’ernia discale è extralegamentosa.<br />

• Diagnosi differenziale. I tumori delle radici spinali (schwannomi, neurofibromi) possono<br />

creare problemi di diagnosi differenziale nei confronti delle ernie discali, tuttavia l’esistenza<br />

di alterazioni ossee, il diverso segnale rispetto al disco intervertebrale, la presa di contrasto<br />

permettono di porre diagnosi.<br />

La degenerazione discale si accompagna quasi costantemente ad alterazioni ossee a carico dei<br />

piatti articolari e del midollo osseo vertebrale, che possono essere evidenziate in tomografia<br />

computerizzata e in risonanza magnetica e devono essere differenziate da lesioni di altra natura<br />

(neoplastica, infiammatoria).<br />

Per quanto concerne la patogenesi di questi fenomeni è opportuno osservare che i piatti articolari<br />

fanno parte a tutti gli effetti dell’unità funzionale “disco intervertebrale”, in quanto la<br />

parte esterna dell’anulus fibroso del disco è ancorata alle limitanti somatiche vertebrali dalle<br />

“fibre di Sharpey”, mentre la parte interna si àncora ai piatti cartilaginei.<br />

Sclerosi delle limitanti somatiche<br />

In radiologia convenzionale e in tomografia computerizzata si osserva una maggiore densità ossea<br />

ed un aumento di spessore.<br />

Osteofiti<br />

Sono stati già descritti; in radiologia convenzionale si presentano come protuberanze ossee che<br />

originano in prossimità dello spigolo vertebrale, sviluppandosi dapprima parallelamente alla<br />

superficie delle limitanti somatiche, per poi incurvarsi verso il disco ed eventualmente, nelle fasi<br />

più avanzate, congiungersi ad altri osteofiti formando “ponti” tra vertebre adiacenti. La tomografia<br />

computerizzata permette di evidenziarne la presenza, anche se piccoli e/o in localizzazioni<br />

“difficili” (es.: in prossimità dei forami di coniugazione), come irregolarità marginali<br />

dei corpi vertebrali di densità simile a quella della corticale ossea.<br />

Ernie di Schmorl<br />

In radiologia convenzionale e in tomografia computerizzata si manifestano come lacune delle limitanti<br />

somatiche con orletto periferico sclerotico.<br />

Alterazioni del midollo osseo vertebrale<br />

Sono evidenziabili solo in risonanza magnetica. Se ne distinguono, in ordine progressivo di gravità,<br />

tre tipi:<br />

– tipo I, caratterizzato da sostituzione del midollo osseo immediatamente adiacente ai piatti<br />

vertebrali con tessuto di granulazione; può regredire o evolvere verso il tipo II. In RM si osserva<br />

ipointensità in T1 ed iperintensità in DP e T2.<br />

– tipo II, caratterizzato da cicatrizzazione del tessuto di granulazione e successivo aumento del<br />

numero di cellule adipose (sostituzione del midollo rosso con midollo giallo); può evolvere<br />

verso il tipo III. In RM si osserva iperintensità di segnale in tutte le sequenze.<br />

– tipo III, sostituzione del midollo giallo con tessuto fibrotico, che attesta la cronicità della degenerazione<br />

discale. In RM si evidenzia una ipointensità di segnale in tutte le sequenze.<br />

Sono caratterizzate dallo scivolamento di una vertebra sulla vertebra inferiore.<br />

Se ne distinguono due forme principali:<br />

– con spondilolisi (frattura della parte istmica o interarticolare dell’arco vertebrale), più frequentemente<br />

bilaterale; causa uno slittamento anteriore della vertebra craniale con i peduncoli vertebrali,<br />

le apofisi trasverse ed i processi articolari superiori, mentre i processi articolari inferiori, le<br />

lamine e l’apofisi spinosa restano in sede; l’ampiezza del canale spinale è aumentata; è più frequentemente<br />

bilaterale ed interessa prevalentemente L5; la lesione istmica è congenita o scatenata<br />

da microtraumi ripetuti (frattura da stress);<br />

– senza spondilolisi, dovuta a fenomeni degenerativi articolari (spesso in pazienti diabetici), a malformazioni<br />

o lesioni traumatiche acute dell’arco vertebrale, interventi demolitivi (stenosi del canale<br />

spinale) destabilizzanti l’arco stesso, o altre condizioni patologiche (osteoporosi, metastasi,<br />

infezioni); nella forma degenerativa, che è la più frequente, vi è sempre una marcata riduzione di<br />

ampiezza del canale spinale, perché si verifica uno scivolamento anteriore dell’intera vertebra dovuto<br />

alla degenerazione delle articolazioni posteriori.<br />

La spondilolistesi con spondilolisi interessa più frequentemente i livelli L4-L5 e L5-S1.<br />

Parte Quinta • Procedimenti diagnostici nella patologia neurochirurgica

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