Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro
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5. Alterazioni<br />
ossee associate<br />
alla<br />
degenerazione<br />
discale<br />
6. Spondilolistesi<br />
(→ 34:III,H)<br />
L’ernia discale si caratterizza per la fissurazione, a tutto spessore, dell’anulus fibroso; se il mezzo<br />
di contrasto diffonde anche nello spazio epidurale, l’ernia discale è extralegamentosa.<br />
• Diagnosi differenziale. I tumori delle radici spinali (schwannomi, neurofibromi) possono<br />
creare problemi di diagnosi differenziale nei confronti delle ernie discali, tuttavia l’esistenza<br />
di alterazioni ossee, il diverso segnale rispetto al disco intervertebrale, la presa di contrasto<br />
permettono di porre diagnosi.<br />
La degenerazione discale si accompagna quasi costantemente ad alterazioni ossee a carico dei<br />
piatti articolari e del midollo osseo vertebrale, che possono essere evidenziate in tomografia<br />
computerizzata e in risonanza magnetica e devono essere differenziate da lesioni di altra natura<br />
(neoplastica, infiammatoria).<br />
Per quanto concerne la patogenesi di questi fenomeni è opportuno osservare che i piatti articolari<br />
fanno parte a tutti gli effetti dell’unità funzionale “disco intervertebrale”, in quanto la<br />
parte esterna dell’anulus fibroso del disco è ancorata alle limitanti somatiche vertebrali dalle<br />
“fibre di Sharpey”, mentre la parte interna si àncora ai piatti cartilaginei.<br />
Sclerosi delle limitanti somatiche<br />
In radiologia convenzionale e in tomografia computerizzata si osserva una maggiore densità ossea<br />
ed un aumento di spessore.<br />
Osteofiti<br />
Sono stati già descritti; in radiologia convenzionale si presentano come protuberanze ossee che<br />
originano in prossimità dello spigolo vertebrale, sviluppandosi dapprima parallelamente alla<br />
superficie delle limitanti somatiche, per poi incurvarsi verso il disco ed eventualmente, nelle fasi<br />
più avanzate, congiungersi ad altri osteofiti formando “ponti” tra vertebre adiacenti. La tomografia<br />
computerizzata permette di evidenziarne la presenza, anche se piccoli e/o in localizzazioni<br />
“difficili” (es.: in prossimità dei forami di coniugazione), come irregolarità marginali<br />
dei corpi vertebrali di densità simile a quella della corticale ossea.<br />
Ernie di Schmorl<br />
In radiologia convenzionale e in tomografia computerizzata si manifestano come lacune delle limitanti<br />
somatiche con orletto periferico sclerotico.<br />
Alterazioni del midollo osseo vertebrale<br />
Sono evidenziabili solo in risonanza magnetica. Se ne distinguono, in ordine progressivo di gravità,<br />
tre tipi:<br />
– tipo I, caratterizzato da sostituzione del midollo osseo immediatamente adiacente ai piatti<br />
vertebrali con tessuto di granulazione; può regredire o evolvere verso il tipo II. In RM si osserva<br />
ipointensità in T1 ed iperintensità in DP e T2.<br />
– tipo II, caratterizzato da cicatrizzazione del tessuto di granulazione e successivo aumento del<br />
numero di cellule adipose (sostituzione del midollo rosso con midollo giallo); può evolvere<br />
verso il tipo III. In RM si osserva iperintensità di segnale in tutte le sequenze.<br />
– tipo III, sostituzione del midollo giallo con tessuto fibrotico, che attesta la cronicità della degenerazione<br />
discale. In RM si evidenzia una ipointensità di segnale in tutte le sequenze.<br />
Sono caratterizzate dallo scivolamento di una vertebra sulla vertebra inferiore.<br />
Se ne distinguono due forme principali:<br />
– con spondilolisi (frattura della parte istmica o interarticolare dell’arco vertebrale), più frequentemente<br />
bilaterale; causa uno slittamento anteriore della vertebra craniale con i peduncoli vertebrali,<br />
le apofisi trasverse ed i processi articolari superiori, mentre i processi articolari inferiori, le<br />
lamine e l’apofisi spinosa restano in sede; l’ampiezza del canale spinale è aumentata; è più frequentemente<br />
bilaterale ed interessa prevalentemente L5; la lesione istmica è congenita o scatenata<br />
da microtraumi ripetuti (frattura da stress);<br />
– senza spondilolisi, dovuta a fenomeni degenerativi articolari (spesso in pazienti diabetici), a malformazioni<br />
o lesioni traumatiche acute dell’arco vertebrale, interventi demolitivi (stenosi del canale<br />
spinale) destabilizzanti l’arco stesso, o altre condizioni patologiche (osteoporosi, metastasi,<br />
infezioni); nella forma degenerativa, che è la più frequente, vi è sempre una marcata riduzione di<br />
ampiezza del canale spinale, perché si verifica uno scivolamento anteriore dell’intera vertebra dovuto<br />
alla degenerazione delle articolazioni posteriori.<br />
La spondilolistesi con spondilolisi interessa più frequentemente i livelli L4-L5 e L5-S1.<br />
Parte Quinta • Procedimenti diagnostici nella patologia neurochirurgica