Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro
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42 • <strong>Diagnostica</strong> <strong>morfologica</strong>: <strong>Neuroradiologia</strong><br />
Come per le protrusioni discali, la localizzazione più frequente è a livello cervicale e lombosacrale.<br />
Il quadro clinico è correlato al livello interessato ed alla localizzazione delle ernie all’interno del<br />
canale spinale; a questo proposito è possibile distinguere:<br />
– ernie mediane, che comprimono il sacco durale;<br />
– ernie paramediane (le più frequenti), che comprimono a livello lombare le radici spinali che decorrono<br />
ancora nel sacco durale in posizione laterale (le radici, cioè, che usciranno dal sacco durale<br />
ai livelli immediatamente inferiori), a livello cervicale e toracico il midollo spinale;<br />
– ernie intraforaminali, che comprimono le radici spinali che escono dal canale spinale attraverso i<br />
canali di coniugazione;<br />
– ernie laterali, che comprimono la radice a livello del ganglio spinale.<br />
Di norma la porzione estrusa del disco intervertebrale resta in continuità con il disco intervertebrale<br />
da cui ha avuto origine, perché contenuta dal legamento longitudinale posteriore. Tuttavia, il<br />
materiale discale può anche penetrare attraverso il legamento longitudinale posteriore (ernie discali<br />
extraligamentose) formando un frammento libero che può migrare liberamente, in quanto non<br />
più in rapporto di continuità con il disco intervertebrale; più frequentemente questi frammenti discali<br />
migrano superiormente o inferiormente, ma possono anche migrare posteriormente al sacco durale<br />
(problemi di diagnosi differenziale), o, molto raramente, anche attraverso la dura (ernie discali<br />
intradurali).<br />
• Radiologia convenzionale. I reperti sono identici a quelli descritti per le protrusioni discali.<br />
• Tomografia computerizzata. Evidenzia, nelle localizzazioni precedentemente descritte,<br />
una massa di densità discale, in continuità con il disco intervertebrale, che oblitera l’area di<br />
ipodensità che circonda il sacco tecale (dovuta alla presenza del grasso epidurale); il margine<br />
anteriore del sacco durale può essere deformato.<br />
Occasionalmente la densità delle ernie può essere molto elevata a causa della presenza di<br />
calcificazioni, tipiche delle ernie croniche.<br />
L’individuazione di un frammento escluso può essere difficoltosa, perché il frammento può<br />
non essere incluso nei piani di scansione acquisiti; ne dovrà essere sospettata la presenza<br />
qualora tessuto di densità discale, presente all’interno del canale spinale, non sia in continuità<br />
con il disco intervertebrale.<br />
Il disco intervertebrale può presentare segni di degenerazione vacuolare.<br />
• Risonanza magnetica. Anche la RM dimostra una protrusione discale focale, asimmetrica,<br />
di materiale discale oltre i confini dell’anulus. Di particolare utilità sono le scansioni assiali<br />
pesate in T2*, che permettono di differenziare il disco intervertebrale da eventuali osteofiti,<br />
a causa del diverso segnale (il disco intervertebrale appare relativamente iperintenso, gli<br />
osteofiti ipointensi).<br />
I rapporti del materiale discale erniato con il legamento longitudinale posteriore (ernia sotto- o extra-legamentosa)<br />
sono precisabili nella grande maggioranza dei casi, in quanto il legamento longitudinale<br />
posteriore è ipointenso in tutte le sequenze; se l’ernia si estende oltre la linea periferica<br />
continua ipointensa che rappresenta il legamento, l’ernia è extralegamentosa.<br />
L’esistenza di frammenti discali migrati può essere valutata più facilmente in RM che in TC, a<br />
causa della possibilità di ottenere scansioni sagittali e della iperintensità del liquor nelle sequenze<br />
pesate in T2 o in T2*, tuttavia bisogna tenere presente che a volte i frammenti discali<br />
migrati possono essere iperintensi in T2 o possono presentare una presa di contrasto ad anello.<br />
La degenerazione discale è presente nella quasi totalità dei casi e si manifesta con una ipointensità<br />
di segnale della parte centrale del disco intervertebrale (il nucleo polposo), più facilmente<br />
evidenziabile nelle scansioni acquisite in DP e T2.<br />
• Somministrazione di mezzo di contrasto. È di utilità estremamente limitata nello studio<br />
delle ernie discali. A livello cervicale e in tomografia computerizzata può aiutare nell’individuazione<br />
di piccole ernie, a causa del potenziamento dei plessi venosi epidurali. Le sole indicazioni<br />
alla somministrazione di mezzo di contrasto nello studio delle ernie discali sono<br />
eventuali problemi di diagnosi differenziale; si tenga presente, tuttavia, che i frammenti discali<br />
espulsi possono presentare una presa di contrasto ad anello.<br />
• Mielografia e mielo-TC. Anche se fornisce scarse informazioni sullo stato del disco intervertebrale<br />
evidenzia i classici segni indiretti di patologia extradurale, quali blocco liquorale,<br />
impronte durali, modificazioni delle tasche radicolari; è comunque importante osservare<br />
che può dare falsi negativi nel caso di ernie intraforaminali, in quanto le tasche radicolari<br />
non giungono sempre fino al canale di coniugazione.<br />
• Discografia e disco-TC. Anche se questa metodica è invasiva, essa mantiene una sua validità,<br />
dovuta alla possibilità di studiare la reale anatomia discale, evidenziando la degenerazione discale,<br />
l’integrità dell’anulus fibroso e i rapporti con il legamento longitudinale posteriore.<br />
Le alterazioni caratteristiche della degenerazione discale sono già state descritte a proposito<br />
delle protrusioni discali.<br />
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