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20 USCÌ IL SEMINATORE A SEMINARE Apice, si sa, è quell’animalice che fa il mie- L’ lice. La mucca invece ha sei lati, di sopra, di sotto, di qua, di la, davanti e dietro. Davanti tiene le corna che, laddove scambiate per antenne, possono diventare pericolose, dietro… beh, lasciamo perdere. Di sotto possiede un marchingegno che se opportunamente e ritmicamente spremuto da mani esperte, regala a tutti il latte. Sono parecchi coloro i quali conoscono i meccanismi per spremere il latte dell’Ordine il che è anche naturale perché da un lato l’Ordine è la casa di tutti i medici, e dall’altro, insieme ai numerosi e forse preponderanti difetti, abbiamo il pregio di ascoltare tutti, perché sappiamo di essere amici di tutti, pur non avendo parentele con nessuno. Accade così che siano sempre più numerosi i cittadini che a noi si rivolgono per i più svariati, ed a volte spassosi motivi, quale quel tale che invocherebbe una qualche sanzione deontologica nei confronti di un medico reo di rispondere al telefono durante la visita piuttosto che infilarsi le dita nel naso. Altre volte l’intervento del cittadino ci costringe ad inoltrare esposti alle forze dell’Ordine, tanto sono gravi le segnalazioni pervenute. Poi ci sono i colleghi della serie dei capitani coraggiosi che si producono talvolta in circostanziate relazioni delle più inimmaginabili nefandezze perpetrate dal collega di turno i quali, giusto per collaborare fino in fondo, indicherebbero all’Ordine tutte le sanzioni da irrogare, le modalità di indagine e gli articoli del codice deontologico, civile e penale da prendere in considerazione. Ovviamente, per questioni di innata modestia, consapevoli di averci ben insegnato cosa e come dovremo fare, nella certezza evangelica che la mano destra non debba saper ciò che fa la sinistra, tralasciano di apporre alla segnalazione la propria firma. Vi sono poi coloro che si rivolgono all’istituto per nobili motivi quali l’organizzazione di corsi di formazione, la richiesta di patrocini, la condivisione di importanti iniziative culturali o sociali la collaborazione a vario titolo ad eventi e manifestazioni, la richiesta di un autorevole parere su argomenti di interesse generale o particolare, le occasioni di pubblica rappresentanza. Vi sono poi quelli che… Tutti quanti però, nel momento di una fattiva collaborazione allo scopo di riconoscere la necessaria rappresentatività a quel prezioso strumento, organo ausiliario dello stato, che è l’Ordine dei medici, sono pressoché introvabili, quasi che essa sia una iattura più che un momento di ricerca di quel comune interesse che dovrebbe fare dei medici una comunità. In questo paesaggio non proprio confortante uscì il seminatore a seminare, accompagnato da una meritevole ed appassionata piccola scolta.
a r t i c o l o Questa sa che probabilmente non raccoglierà molto frutto dal suo sforzo, tuttavia continua e continuerà, non tanto perché testardamente incosciente e velleitaria, ma perché continua a credere che seminare idee di dialogo, di confronto, di stimolo sui grandi temi che intersecano in qualche modo la professione funzionerà almeno come modesto parafulmine nei confronti dei molti, troppi nemici, che si vanno schierando contro la categoria medica. Se solo si riflette un poco si noterà ad esempio che nella professione dell’avvocatura i paradigmi di riferimento non sono molto variati dai tempi di Cicerone, mentre per quanto attiene la professione medica i paradigmi sono letteralmente stravolti anche solo rispetto a pochi anni orsono. La medicina tecnologica, l’adesione a protocolli, linee guida, la compatibilità economica, l'E.B.M. ecc. che hanno prepotentemente modificato il nostro operare ed innalzato parecchio lo stato di salute della popolazione, d’altro canto hanno condotto il medico a smarrire spesso la capacità di ascolto, l’empatia, l’umanità, quasi che il corpo malato non possedesse uno spirito inscindibile. Se uno strato sempre più significativo della popolazione generale si rivolge alle cosiddette medicine non convenzionali, non sarà forse anche perché questi colleghi sono più portati a considerare la persona nel suo insieme, ad ascoltarla e capirla, non dovendo, per definizione, rapportarsi sempre a rigidi protocolli? Come pensiamo di sopravvivere, ognuno abbarbicato alle sue certezze, se non siamo capaci di confrontarci tra di noi nella casa comune? Siamo consapevoli che molti sono coloro i quali, nella nostra comune indifferenza, si apprestano con opportune leggi a mortificare nel profondo quella che è una delle più meritorie professioni di aiuto? Se uno strato sempre più significativo della popolazione generale si rivolge alle cosiddette medicine non convenzionali, non sarà forse anche perché questi colleghi sono più portati a considerare la persona nel suo insieme... Salvio SIgismondi 21
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