L'igiene dei prodotti agro-alimentari - Arsia
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L’igiene <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>agro</strong>-<strong>alimentari</strong><br />
Guida pratica<br />
• Quaderno ARSIA 3/2001
• Quaderno ARSIA 3/2001
ARSIA – Agenzia Regionale per lo Sviluppo<br />
e l‘Innovazione nel settore Agricolo-forestale<br />
Via Pietrapiana, 30 – 50121 Firenze<br />
tel. 055 27551 – fax 055 2755216/2755231<br />
Web: www.arsia.toscana.it<br />
E-mail: posta@arsia.toscana.it<br />
Coordinamento:<br />
Alvaro Fruttuosi, ARSIA<br />
Guido Giampieri, ARSIA<br />
Luigi Pratesi, Federazione Regionale delle Unioni<br />
Agricoltori della Toscana<br />
Andrea Pruneti, Confederazione Nazionale<br />
Coltivatori Diretti<br />
Roberto Scalacci, Confederazione Italiana Agricoltori<br />
Redazione testi:<br />
Maria Grazia Migliorini, Agronomo<br />
Edoardo Romoli, Agronomo<br />
IllustrazionI:<br />
Lucia Rafanelli, Grafico<br />
Cura redazionale, grafica e impaginazione:<br />
LCD srl, Firenze<br />
Stampa: EFFEEMME LITO srl, Firenze<br />
Fuori commercio, vietata la vendita<br />
© Copyright 2001 ARSIA Regione Toscana
L’igiene <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>agro</strong>-<strong>alimentari</strong><br />
Guida pratica<br />
ARSIA • Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione<br />
nel settore Agricolo-forestale, Firenze
Sommario<br />
Presentazione<br />
Maria Grazia Mammuccini 7<br />
Introduzione 9<br />
Igiene <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>alimentari</strong> 11<br />
Problematiche dovute a contaminanti biologici 15<br />
I microrganismi ed il loro rapporto con l’uomo 16<br />
I microrganismi ed il loro rapporto con gli alimenti 16<br />
I batteri<br />
I virus<br />
Le muffe<br />
I lieviti<br />
Fattori di crescita <strong>dei</strong> microrganismi 22<br />
Temperatura<br />
Tempo<br />
pH<br />
Ossigeno<br />
Acqua<br />
Sostanze nutrienti<br />
Sostanze inibenti<br />
Gli animali 32<br />
Roditori<br />
Insetti<br />
Uccelli<br />
La contaminazione biologica 39<br />
Malattie provocate da microrganismi dovute all’ingestione di alimenti contaminati 41<br />
Infezione<br />
Intossicazione<br />
Tossinfezione<br />
Problematiche dovute a contaminanti chimici 45<br />
Problematiche dovute a contaminanti fisici 49
Conservazione e bonifica <strong>dei</strong> cibi 51<br />
La teoria degli ostacoli 51<br />
I trattamenti tecnologici 53<br />
Buone pratiche di conduzione <strong>dei</strong> trattamenti 56<br />
Cottura<br />
Pastorizzazione e sterilizzazione<br />
Conservazione a temperatura ambiente<br />
Conservazione a caldo<br />
Refrigerazione<br />
Congelamento e surgelazione<br />
Pulizia 61<br />
Rimozione <strong>dei</strong> frammenti grossolani 62<br />
Detersione 62<br />
Disinfezione 64<br />
Requisiti generali per i locali 67<br />
Requisiti per le macchine e le attrezzature 69<br />
Igiene del personale 71<br />
Difesa dagli animali infestanti 75<br />
Prevenzione 75<br />
Monitoraggio 75<br />
Lotta agli insetti 75<br />
Lotta ai roditori 76<br />
Bibliografia 77
Presentazione<br />
Con questo lavoro si intende completare la<br />
serie di strumenti divulgativi che l’ARSIA, su mandato<br />
della Giunta Regionale ed in collaborazione<br />
con i diversi attori del sistema produttivo <strong>agro</strong>-alimentare<br />
toscano, ivi comprese le istituzioni addette<br />
al Controllo ufficiale, ha prodotto dopo l’entrata<br />
in vigore del D.Lgs. 155/97.<br />
Preme infatti ricordare che la stessa Giunta<br />
Regionale con Deliberazione n. 1260 del 4 dicembre<br />
2000 ha riconosciuto come testi di riferimento<br />
ufficiali, in materia di semplificazione per il settore<br />
agricolo nell’applicazione del D.Lgs. 155/97, le<br />
Linee guida prodotte dall’ARSIA per le filiere produttive<br />
vinicola, oleicola, ortofrutticola, cerealicola<br />
e del miele.<br />
I precedenti strumenti divulgativi, in particolare<br />
le Linee guida, hanno quindi rappresentato un<br />
momento di sintesi fra le necessità connesse all’applicazione<br />
delle normative e le particolari caratteristiche<br />
produttive delle varie filiere.<br />
L’Agenzia, in tale ambito, è intervenuta direttamente<br />
nella formazione <strong>dei</strong> tecnici delle Organizzazioni<br />
Professionali Agricole, sia organizzando<br />
specifici interventi, sia producendo supporti didattici<br />
cartacei ed audiovisivi.<br />
Le esperienze maturate nei rapporti con il<br />
mondo produttivo, la comunità scientifica di riferimento<br />
e gli addetti al Controllo ufficiale sugli alimenti,<br />
hanno costituito i presupposti per allargare<br />
la trattazione dalle sole specificità connesse all’applicazione<br />
della normativa ad una più ampia visione<br />
sulla gestione delle problematiche igienico-sanitarie<br />
nell’alimentare.<br />
Questa Guida pratica intende rivolgersi a tutti<br />
coloro che a vario titolo hanno la necessità di<br />
approfondire le tematiche connesse all’igiene degli<br />
alimenti, con particolare riferimento al mondo<br />
produttivo agricolo.<br />
Allo scopo di fornire uno strumento che unisse<br />
da una parte il rigore scientifico e dall’altra un’elevata<br />
fruibilità e semplicità di comprensione, è stata<br />
adottata l’integrazione del testo con un’illustrazione<br />
a vignette.<br />
Ci auguriamo che questa scelta possa risultare<br />
utile per diffondere la conoscenza di tali tematiche<br />
dall’ambito “domestico” a quello industriale.<br />
Maria Grazia Mammuccini<br />
Amministratore ARSIA
Introduzione<br />
Questa Guida pratica si pone l’obbiettivo di<br />
mettere a disposizione dell’utenza, con particolare<br />
riferimento alle aziende agricole soggette all’applicazione<br />
del D.Lgs. 155/97, una serie di nozioni<br />
tecnico-scientifiche nell’ambito dell’igiene <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong><br />
<strong>agro</strong>-<strong>alimentari</strong>.<br />
Per poter definire adeguate metodologie di<br />
gestione delle problematiche igienico-sanitarie si è<br />
voluto in prima battuta offrire un panorama completo<br />
<strong>dei</strong> contaminanti di varia natura che possono<br />
avere rilevanza sulla sicurezza degli alimenti.<br />
Un maggior approfondimento è stato dedicato<br />
alle contaminazioni microbiologiche che di fatto<br />
rappresentano la maggiore fonte di rischio nelle<br />
produzioni <strong>alimentari</strong>.<br />
Successivamente si è passati ad affrontare i<br />
metodi di controllo e gestione delle contaminazioni<br />
che la tecnologia alimentare offre, fornendo il<br />
più possibile indicazioni pratiche per una corretta<br />
applicazione delle stesse al fine di renderle disponibili<br />
anche per operatori di livello non industriale.<br />
Per concludere sono descritte le pratiche di<br />
pulizia e difesa dagli animali infestanti nonché un<br />
panorama sui requisiti generali degli ambienti,<br />
attrezzature e personale addetto alle lavorazioni.<br />
Al fine di rendere accessibili gli aspetti tecnicoscientifici<br />
più importanti o più difficilmente com-<br />
prensibili, si è ritenuto opportuno corredare la<br />
parte testuale con delle illustrazioni prodotte ad<br />
hoc. Lo scopo delle vignette è quello di “semplificare”,<br />
senza però banalizzare, nonché di rendere<br />
più gradevole e vivace la lettura della Guida nel<br />
suo complesso.<br />
Prima di iniziare la trattazione di tali argomenti<br />
è doveroso fare tre precisazioni in merito<br />
alle terminologia adottata: con i termini “industria<br />
alimentare”, “stabilimento alimentare”,<br />
“azienda alimentare” si indica (come definito dal<br />
D.Lgs. 155/97) ogni soggetto pubblico o privato,<br />
con o senza fini di lucro, che esercita una o<br />
più delle seguenti attività; la preparazione, la<br />
trasformazione, la fabbricazione, il confezionamento,<br />
il deposito, il trasporto, la distribuzione,<br />
la manipolazione, la vendita o la fornitura, compresa<br />
la somministrazione, di <strong>prodotti</strong> <strong>alimentari</strong>.<br />
Quando vengono utilizzati i termini “stabilimento”,<br />
“locali”, “ambienti” in senso puramente<br />
strutturale si intende sia la struttura industriale<br />
composta da numerosi reparti produttivi, sia il<br />
locale di lavorazione multifunzionale dell’azienda<br />
agricola.<br />
Quando si parla genericamente di “lavorazione”<br />
si intendono tutte le attività previste dal D.Lgs.<br />
155/97, svolte a carico <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>alimentari</strong>.
Igiene <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>alimentari</strong><br />
Con il termine “igiene” si intende quell’insieme<br />
di regole attuate per conservare e/o migliorare<br />
lo stato di salute dell’uomo.<br />
Di conseguenza con “igiene degli alimenti” si<br />
intendono quell’insieme di precauzioni che<br />
dovrebbero essere adottate durante la produzione,<br />
manipolazione e distribuzione degli alimenti affinché<br />
il prodotto destinato all’uomo sia soddisfacente,<br />
innocuo e salutare.<br />
Il D.Lgs. 155/97 definisce come igiene <strong>dei</strong><br />
<strong>prodotti</strong> <strong>alimentari</strong>: “tutte le misure necessarie per<br />
garantire la sicurezza e la salubrità <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>alimentari</strong>”.<br />
Gli alimenti con il passare del tempo presentano<br />
una serie di alterazioni, sia nell’aspetto che nella<br />
sostanza.<br />
Tali alterazioni sono dovute in parte a fenomeni<br />
chimici che avvengono spontaneamente nell’alimento,<br />
ma in massima parte sono dovute alla presenza<br />
e allo sviluppo di microrganismi.<br />
I microrganismi pervengono sul cibo a seguito<br />
di una contaminazione e trovano in esso, ricco per<br />
sua stessa natura di sostanze nutritive, un ambiente<br />
adatto per svilupparsi e moltiplicarsi e di conseguenza,<br />
con il tempo e in condizioni ambientali<br />
adatte, determinano una serie di alterazioni.<br />
I fenomeni alterativi che avvengono negli alimenti<br />
si possono per comodità suddividere in varie<br />
tipologie anche se nella realtà le une possono sommarsi<br />
alle altre:<br />
• il cambiamento di alcuni caratteri sensoriali dell’alimento<br />
(colore, odore, sapore) dovuto sia allo<br />
sviluppo <strong>dei</strong> microrganismi che a fenomeni chimici<br />
quali degradazioni delle sostanze nutritive,<br />
reazioni enzimatiche, fenomeni putrefattivi;<br />
• la produzione di sostanze tossiche che si sviluppano<br />
dalla degradazione chimica o biologica<br />
dell’alimento stesso;<br />
• la produzione di sostanze tossiche da parte <strong>dei</strong><br />
microrganismi.<br />
Il primo tipo di alterazioni rende semplicemente<br />
l’alimento non più gradevole per l’uomo ma le<br />
altre lo possono rendere addirittura nocivo e dannoso<br />
per la sua salute.<br />
Oltre alle alterazioni sopra indicate, gli alimenti<br />
potrebbero essere stati contaminati da sostanze<br />
chimiche o da particelle fisiche che potrebbero<br />
risultare dannose una volta ingerite dall’uomo.<br />
Di seguito andremo quindi ad analizzare ciascuna<br />
di queste problematiche al fine di individuarne le<br />
cause e indicare le metodologie atte ad aumentare<br />
il livello di sicurezza per il consumatore.
12 QUADERNO ARSIA 3/2001
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
13
Problematiche dovute a contaminanti biologici<br />
Si intendono per contaminanti biologici i<br />
microrganismi e gli animali superiori che potrebbe-<br />
ro contaminare gli alimenti e provocare di conseguenza<br />
danni a coloro che se ne cibano.
16 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
I microrganismi e il loro rapporto<br />
con l’uomo<br />
Con l’uomo i microrganismi possono instaurare<br />
rapporti di diverso tipo:<br />
• Germi utili o indifferenti. Sono quelli che<br />
vivono in simbiosi con l’uomo e si ritrovano sulla<br />
nostra pelle, nell’intestino e possono produrre<br />
effetti benefici sulla nostra salute o esserne completamente<br />
indifferenti;<br />
• Germi patogeni. Sono virus, batteri, muffe e<br />
lieviti che possono provocare malattie ossia uno<br />
stato di alterazione della salute del consumatore<br />
più o meno evidente e grave. I germi patogeni possono<br />
penetrare nell’uomo attraverso varie vie, ad<br />
esempio attraverso l’aria che respiriamo oppure<br />
tramite le ferite. Una delle vie d’accesso più comuni<br />
è quella attraverso l’ingestione di cibi o acqua<br />
contaminati dai germi patogeni. Lo sviluppo di tali<br />
germi può provocare o meno anche l’alterazione<br />
organolettica dell’alimento.<br />
I microrganismi e il loro rapporto<br />
con gli alimenti<br />
I microrganismi capaci di contaminare e svilupparsi<br />
negli alimenti possono essere di svariate<br />
tipologie.<br />
Vi sono virus, batteri, muffe, lieviti, tutti organismi<br />
microscopici e quindi invisibili ad occhio<br />
nudo.<br />
Questi esseri hanno sviluppato la capacità di<br />
vivere nelle condizioni e negli ambienti più diversi.<br />
Ovviamente ognuno presenta le sue particolarità<br />
e di conseguenza anche i suoi punti deboli.<br />
I microrganismi presenti sugli alimenti possono<br />
essere classificati in 3 categorie, secondo il tipo di<br />
azione ed attività che svolgono su di essi:<br />
• Germi alteranti. La loro presenza sugli alimenti<br />
e il loro conseguente sviluppo su di essi<br />
determinano l’insorgenza di fenomeni alterativi<br />
delle caratteristiche organolettiche del cibo. Ad<br />
essi appartengono numerosi tipi di microrganismi<br />
che variano secondo l’alimento e le condizioni di<br />
conservazione dello stesso. Sono così tante le tipologie<br />
interessate e le condizioni di sviluppo che<br />
prima o poi l’alimento viene degradato, anche se le<br />
condizioni nelle quali è stato preparato e conservato<br />
sono state le migliori. Le alterazioni provocate<br />
sono dovute in parte alla presenza del microrganismo<br />
stesso (ad esempio viscidità delle carni) ed in<br />
parte alla loro attività metabolica (ad esempio produzione<br />
di ammoniaca, comparsa di colori anoma-<br />
li). Le alterazioni così provocate rendono l’alimento<br />
sgradevole al consumo e quindi inadatto all’alimentazione.<br />
Questi germi sono quindi i responsabili<br />
delle alterazioni organolettiche degli alimenti.<br />
La necessità di controllarli ha stimolato quindi, da<br />
sempre, la ricerca di tecniche e tecnologie sempre<br />
più efficienti;<br />
• Germi utili. Sono microrganismi che sviluppandosi<br />
su di un alimento inducono modificazioni<br />
chimiche che condizionano favorevolmente certi<br />
parametri organolettici oltre che permetterne una<br />
migliore conservazione. È questo il caso <strong>dei</strong> germi<br />
che permettono la produzione <strong>dei</strong> formaggi, <strong>dei</strong><br />
salumi stagionati e fermentati, delle paste lievitate<br />
e che da lungo tempo l’uomo ha imparato ad utilizzare<br />
a proprio favore. Tra questi microrganismi<br />
vi sono anche quelli che una volta ingeriti svolgono<br />
effetti benefici sulla salute dell’uomo perché<br />
riequilibrano la flora intestinale o perché apportano<br />
sostanze nutritive (soprattutto vitamine) che<br />
l’uomo da solo non è capace di sintetizzare (es.<br />
fermenti lattici);<br />
• Germi inerti. Sono germi che normalmente<br />
non possono svilupparsi sugli alimenti e quindi<br />
non ne influenzano la conservabilità. Variando<br />
però le condizioni ambientali a cui sono di norma<br />
sottoposti potrebbero però trasformarsi in germi<br />
alteranti.<br />
I batteri<br />
I batteri sono organismi di piccolissime dimensioni,<br />
costituiti da un’unica cellula e sono pertanto<br />
visibili solo al microscopio.<br />
Hanno varie forme, tanto che nel passato la<br />
forma è stata usata per classificarli nelle varie tipologie,<br />
come ad esempio i cocchi di forma sferica, i<br />
bacilli a bastoncino o gli spirilli a forma di spirali<br />
allungate.<br />
La cellula del batterio ha la particolarità di essere<br />
circondata da uno strato più o meno sottile<br />
detto “parete batterica” che conferisce al germe<br />
particolare resistenza alle avversità esterne. La<br />
parete rende i batteri ovviamente anche più resistenti<br />
ai <strong>prodotti</strong> che vengono utilizzati per la loro<br />
eliminazione.<br />
I batteri si moltiplicano semplicemente dividendosi<br />
in due, tanto che da una sola cellula<br />
“madre” nel giro di circa 20 minuti si producono<br />
due cellule “figlie”. Quando i batteri si trovano in<br />
un ambiente adatto alla loro vita hanno pertanto la<br />
capacità di dividersi molto velocemente, infatti da<br />
un solo germe in 12 ore se ne possono formare<br />
fino a 5 miliardi.<br />
Questi organismi si sono adattati alle condizioni
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
17
18 QUADERNO ARSIA 3/2001
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
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20 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
più svariate di ambienti presenti sul nostro pianeta.<br />
Ritroviamo questi microrganismi nell’acqua, nella<br />
terra e nell’aria. Alcuni di loro vivono sulla nostra<br />
pelle ed altri all’interno del nostro organismo.<br />
Possono crescere in presenza o in assenza di<br />
ossigeno e di sostanza organica; possono vivere<br />
nell’oscurità più totale come alla luce; uno degli<br />
elementi indispensabili per la loro sopravvivenza è<br />
l’acqua.<br />
Alcuni tipi di batteri hanno sviluppato una strategia<br />
che gli permette di sopravvivere quando le<br />
condizioni ambientali loro favorevoli vengono a<br />
mancare (ad esempio mancanza di acqua o sostanze<br />
nutritive, temperature eccessive). Essi infatti<br />
hanno la capacità di costruire intorno alla propria<br />
cellula una struttura molto resistente capace di<br />
renderli isolati dall’ambiente esterno. Queste<br />
“forme di resistenza” prendono il nome di spore<br />
ed i tipi di batteri capaci di realizzarle si dicono<br />
pertanto “sporigeni”. In tale modo la cellula entra<br />
in una sorta di vita quiescente che le permettere di<br />
sopravvivere fino a quando le condizioni ambientali<br />
non torneranno di nuovo favorevoli. Quando<br />
ciò accade la spora germina e il germe allora torna<br />
ad essere attivo e può di nuovo moltiplicarsi.<br />
Le spore hanno un’altissima resistenza al calore,<br />
tanto che possono occorrere anche 30 minuti a<br />
120 gradi per distruggerle.<br />
I virus<br />
I virus sono <strong>dei</strong> microrganismi con una struttura<br />
ancora più semplice <strong>dei</strong> batteri. Essi infatti sono<br />
costituiti da un piccolo filamento di materiale genetico<br />
e da una struttura molto resistente che lo racchiude.<br />
Non essendo quindi nemmeno una vera e<br />
propria cellula come i batteri, possono moltiplicarsi<br />
solo penetrando all’interno di altre cellule. Il virus<br />
quindi è come un parassita che, venendo in contatto<br />
con un organismo, penetra nelle sue cellule e le<br />
sfrutta utilizzandole per moltiplicarsi. Si ha quindi in<br />
questo caso una infezione “virale” e l’organismo<br />
colpito reagisce manifestando una malattia.<br />
Anche i virus possono contaminare gli alimenti<br />
e le acque e quindi, veicolati tramite questi, penetrare<br />
nell’uomo.<br />
Le muffe<br />
Le muffe sono <strong>dei</strong> funghi molto semplici che si<br />
ritrovano negli ambienti più disparati.<br />
Sono costituite da lunghi filamenti detti “ife”<br />
che assumono ad occhio nudo l’aspetto di masse<br />
più o meno filamentose. Queste masse prendono il<br />
nome di “colonie fungine” e possono avere varia<br />
forma (circolare, più o meno compatta o invadente),<br />
varia tessitura (cotonose, vellutate, lanose) e<br />
vario colore.<br />
Possono produrre all’esterno anche delle<br />
sostanze vischiose.
Questi organismi per sopravvivere e moltiplicarsi<br />
hanno bisogno di trovare nell’ambiente<br />
sostanze nutritive.<br />
Vi sono delle muffe che si sviluppano sulle<br />
sostanze organiche in decomposizione (ad esempio<br />
foglie morte, alberi caduti) e svolgono pertanto<br />
un’importante funzione di “spazzini e riciclatori”<br />
nel complesso ciclo biologico dell’ambiente<br />
naturale.<br />
Nello stesso tempo vi sono muffe che si comportano<br />
da parassiti e sfruttano quindi altri esseri<br />
viventi per ottenere nutrimento (parassiti <strong>dei</strong> vegetali<br />
e degli animali). Le muffe possono pertanto<br />
ritrovarsi direttamente sulle materie prime.<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
Questi organismi possono anche svilupparsi<br />
sugli alimenti pronti e provocarne delle alterazioni<br />
di consistenza, colore e sapore. Vengono particolarmente<br />
colpiti i <strong>prodotti</strong> a base di cereali e da<br />
forno, le verdure e la frutta, i latticini.<br />
I danni provocati dalle muffe sono quindi di<br />
carattere alterativo dell’alimento che viene reso<br />
sgradevole al consumo.<br />
Vi sono però <strong>dei</strong> tipi di muffe che durante il<br />
loro sviluppo producono delle sostanze tossiche.<br />
Queste tossine hanno in genere effetto cancerogeno<br />
e, se assunte in grosse quantità o continuativamente<br />
nel tempo, potrebbero provocare anche seri<br />
problemi a chi si alimenta di cibo contaminato.<br />
21
22 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
Ovviamente vi sono anche delle muffe utili<br />
all’uomo, basta pensare a quelle che, in associazione<br />
ad altri microrganismi, conferiscono particolari<br />
aromi e sapori ai formaggi o a quelle che<br />
sviluppandosi sulla superficie esterna <strong>dei</strong> salumi<br />
permettono il buon andamento del processo di<br />
stagionatura.<br />
I lieviti<br />
Strutturalmente i lieviti sono costituiti da cellule<br />
che si riuniscono a formare degli ammassi più o<br />
meno consistenti, oppure si mantengono in forma<br />
singola. Anch’essi devono trovare nell’ambiente<br />
sostanze nutritive per potersi sviluppare e quindi gli<br />
alimenti possono esserne facilmente contaminati.<br />
I lieviti generalmente possono determinare alterazioni<br />
quali colorazioni anomale o formazione<br />
di gas che provocano il rigonfiamento delle confezioni<br />
(nelle scatole metalliche ermetiche, nei vasetti,<br />
nelle buste).<br />
I lieviti sono quindi <strong>dei</strong> microrganismi deterioranti<br />
degli alimenti ma non si conoscono patologie<br />
connesse alla loro presenza negli alimenti stessi.<br />
Una gran parte di loro è invece utile alla produzione<br />
di alimenti, basta pensare alla “lievitazione”<br />
del pane e di altri <strong>prodotti</strong> da forno e alla fermentazione<br />
delle uve.<br />
Fattori di crescita <strong>dei</strong> microrganismi<br />
Si dicono fattori di crescita tutti quegli elementi<br />
che permettono ad un organismo vivente di<br />
sopravvivere e moltiplicarsi. Sono quindi da considerarsi<br />
fattori di crescita la temperatura, il tempo, il<br />
pH, la disponibilità di acqua e di luce, la presenza o<br />
l’assenza di ossigeno ed altri gas, la disponibilità di<br />
sostanze nutritive, la presenza di sostanze inibenti<br />
lo sviluppo. È ovvio che ogni tipo di organismo<br />
vivente è contraddistinto dal fabbisogno di fattori<br />
di crescita particolari secondo l’evoluzione che ha<br />
subito e l’adattamento agli svariati ambienti terrestri.<br />
Inoltre anche all’interno della stessa tipologia<br />
di organismi vi possono essere delle differenze<br />
anche molto elevate.<br />
Fra i batteri, ad esempio, vi sono <strong>dei</strong> tipi che si<br />
sono adattati a vivere nelle sorgenti termali e quindi<br />
si sviluppano in maniera ottimale a temperature<br />
molto elevate e tipi di batteri che a 50-60°C vengono<br />
completamente inattivati.<br />
La conoscenza <strong>dei</strong> fattori di crescita è fondamentale<br />
in quanto ci permette di capire quando le<br />
condizioni presenti favoriscono la vita e la moltiplicazione<br />
<strong>dei</strong> germi; nello stesso tempo possiamo<br />
utilizzare gli stessi fattori come armi contro i<br />
batteri.
Alterando uno o più fattori possiamo infatti rendere<br />
l’ambiente o meglio, nel nostro caso l’alimento,<br />
inospitale per i germi e quindi ridurne lo sviluppo o<br />
ancor meglio distruggerli rendendo sicuro il cibo.<br />
L’uomo, attraverso tradizioni e consuetudini<br />
prima, e con l’acquisizione delle tecnologie poi, ha<br />
sempre sfruttato il controllo <strong>dei</strong> fattori di crescita<br />
utilizzandoli come strumenti di difesa contro l’azione<br />
<strong>dei</strong> germi patogeni ed alteranti.<br />
Nello stesso tempo la conoscenza di questi elementi<br />
permette di guidare lo sviluppo <strong>dei</strong> cosiddetti<br />
germi utili in modo che da una parte fungano<br />
da antagonisti su quelli alteranti e patogeni e<br />
dall’altra che possano esplicare a pieno la loro funzione<br />
positiva in quegli alimenti che vengono <strong>prodotti</strong><br />
proprio grazie alla loro presenza ed azione<br />
(<strong>prodotti</strong> da forno lievitati, vino, birra, aceto, salumi<br />
fermentati stagionati, formaggi, yogurt ecc.).<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
Temperatura<br />
I batteri si sono adattati a vivere a temperature<br />
molto diverse. Vi sono quelli che prediligono basse<br />
temperature e quelli che prediligono ambienti<br />
caldi. In particolare i batteri patogeni sono caratterizzati<br />
da un intervallo di temperatura che va dai 10<br />
ai 60°C, all’interno del quale possono crescere e<br />
riprodursi. La temperatura ottimale di sviluppo <strong>dei</strong><br />
batteri patogeni per l’uomo va da 20 a 40°C, anche<br />
se alcuni riescono a sviluppare a temperature più<br />
alte o più basse. La temperatura che la maggior<br />
parte di loro predilige è comunque vicina a 37°C e<br />
ciò spiega l’attitudine a svilupparsi all’interno dell’organismo<br />
umano. Quando la temperatura dell’ambiente<br />
inizia ad abbassarsi rispetto ai valori ottimali,<br />
i batteri iniziano ad essere meno vitali, la moltiplicazione<br />
rallenta fino ad arrestarsi del tutto. Le<br />
basse temperature però non riescono a uccidere le<br />
23
24 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
cellule batteriche, ma a causa della cristallizzazione<br />
dell’acqua entrano in una sorta di ibernazione. Il<br />
numero di batteri presenti negli alimenti congelati<br />
o surgelati non diminuisce rispetto a quelli presenti<br />
nello stesso alimento da fresco, ma resta pressoché<br />
inalterato. Ovviamente grazie al freddo e all’arresto<br />
dello sviluppo batterico il cibo si conserva più<br />
a lungo, ma le basse temperature non riescono a<br />
sanificare l’alimento. Quando infatti la temperatura<br />
torna a innalzarsi e ad avvicinarsi ai valori ottimali,<br />
i batteri si riattivano e tornano ad essere pienamente<br />
vitali e a moltiplicarsi nuovamente.<br />
I rialzi termici rispetto ai valori ottimali hanno<br />
effetti progressivamente deleteri fino alla morte<br />
della cellula batterica. Le alte temperature sono<br />
quindi da sempre state utilizzate come mezzo di<br />
contrasto alla presenza batterica e sono state<br />
ampiamente impiegate dalla tecnologia alimentare<br />
per rendere sicuri gli alimenti e aumentarne il<br />
tempo di conservazione (ad esempio conserve<br />
vegetali).<br />
Anche le muffe e i lieviti hanno delle temperature<br />
ottimali di sviluppo, in genere leggermente<br />
più basse rispetto ai batteri; la maggior parte di<br />
loro infatti si sviluppa bene a 18-20°C. Alcuni prediligono<br />
temperature più basse (0°C-10°C). In<br />
genere se sottoposti a temperature superiori a<br />
50°C vengono facilmente distrutti.<br />
Tempo<br />
Abbiamo già accennato che i batteri in condizioni<br />
ottimali di sviluppo riescono a dividersi ogni<br />
20 minuti circa. Anche per lieviti, muffe e virus il<br />
tempo è un fattore importante perché possa avvenire<br />
la loro moltiplicazione.<br />
È pertanto possibile intervenire sul fattore
tempo per rallentare o impedire lo sviluppo <strong>dei</strong><br />
germi. Riducendo al minino il lasso di tempo in cui<br />
i germi possono trovarsi nelle condizioni ottimali di<br />
sviluppo (ad esempio fra la cottura e il consumo, fra<br />
lo scongelamento e il consumo) possiamo controllare<br />
la loro crescita ed impedire uno sviluppo eccessivo<br />
che potrebbe rendere pericoloso l’alimento.<br />
Ovviamente anche lieviti e muffe hanno bisogno<br />
di un certo periodo di tempo per moltiplicarsi,<br />
anche se più lungo rispetto ai batteri.<br />
pH<br />
Il pH è l’unità di misura con cui si esprime l’acidità<br />
o l’alcalinità di una soluzione.<br />
La scala del pH va da 1 a 14, l’intervallo tra 1<br />
e 7 indica ambienti acidi, mentre l’intervallo tra 7<br />
e 14 indica ambienti alcalini. Il valore 7 è considerato<br />
punto di neutralità di una soluzione.<br />
Per esempio, l’elemento neutrale per definizione<br />
è l’acqua distillata (7); il sangue, i liquidi organici in<br />
genere e la maggior parte degli alimenti di origine<br />
animale sono mezzi molto vicini alla neutralità;<br />
sostanze acide sono il succo di limone (2,3 – 2,6), il<br />
vino (3,0 – 3,8), il pomodoro (4,1 – 4,5), la carne<br />
bovina (5,5 – 6,5); sostanze alcaline sono l’albume<br />
dell’uovo, le soluzioni di soda e la soda caustica.<br />
È ovvio che la maggior parte <strong>dei</strong> batteri patogeni<br />
trova la sua condizione ottimale di sviluppo intorno<br />
ad un pH neutro. Per la maggior parte <strong>dei</strong> batteri i<br />
valori ottimali di pH sono intorno a 6,5 – 7,5. I valori<br />
di pH divengono critici per la loro sopravvivenza<br />
quando sono inferiori a 4,5 e superiori a 9.<br />
Abbassando o innalzando il pH di un alimento si può<br />
pertanto renderlo meno adatto allo sviluppo <strong>dei</strong><br />
germi e quindi ottenere una migliore garanzia igienica<br />
del prodotto oltre ad una più lunga conservabilità.<br />
Le muffe e in particolare i lieviti prediligono<br />
ambienti più acidi rispetto ai batteri. I valori di pH<br />
ottimali sono infatti intorno a 5,5 – 6,5 con intervalli<br />
che vanno da 3 a 8.<br />
Ossigeno<br />
I batteri possono essere distinti in base alle esigenze<br />
di ossigeno e quindi alla capacità di utilizzarlo.<br />
I batteri cosiddetti aerobi crescono in presenza<br />
ossigeno, mentre per gli anaerobi l’ossigeno<br />
può essere letale e vivono in totale assenza di questo<br />
elemento. Esiste comunque una tipologia di<br />
batteri che hanno sviluppato la capacità di adattarsi<br />
sia alla presenza che all’assenza di ossigeno e<br />
sono pertanto indifferenti a questo elemento; questi<br />
batteri sono chiamati aerobi facoltativi.<br />
Le muffe hanno bisogno di ossigeno per sopravvivere,<br />
mentre i lieviti sono in genere meno sensi-<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
bili all’eventuale riduzione dell’ossigeno presente<br />
nell’ambiente.<br />
Acqua<br />
L’acqua è un fattore di crescita indispensabile<br />
per la vita <strong>dei</strong> batteri.<br />
La presenza dell’acqua in un alimento può essere<br />
valutata con due parametri:<br />
• Umidità. Tale parametro indica l’effettiva<br />
25
26 QUADERNO ARSIA 3/2001
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
27
28 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
quantità di acqua presente nell’alimento ed è espressa<br />
in percentuale sul prodotto (X%). Gli alimenti a<br />
più alto contenuto di umidità sono quelli che più<br />
facilmente consentono lo sviluppo batterico;<br />
• Acqua libera (aw). È un parametro che esprime<br />
la disponibilità dell’acqua nell’alimento per lo<br />
sviluppo batterico. Quando nell’acqua sono disciolte<br />
altre sostanze (sali, zuccheri ecc.) la cellula batterica<br />
deve utilizzare maggiori quantità di energia per<br />
assorbirla. Ovviamente quanto più alta sarà la concentrazione<br />
delle sostanze disciolte nell’acqua, tanto<br />
più difficile sarà per il batterio assorbire l’acqua presente<br />
nell’alimento. Il valore di acqua libera presente<br />
sarà tanto minore quanto l’alimento sarà più ricco<br />
di sali, zuccheri e proteine, naturalmente presenti in<br />
esso o aggiunti durante la sua preparazione. È questo<br />
il caso di una salamoia, di un succo o di una conserva<br />
di frutta molto zuccherina: questi alimenti<br />
sono apparentemente ricchi di acqua ma, in effetti,<br />
l’acqua libera presente è molto bassa e sono pertanto<br />
<strong>prodotti</strong> in cui la proliferazione microbica è difficoltosa.<br />
La scala dell’acqua libera va da 1 (acqua<br />
pura) a 0. La maggior parte degli alimenti ha un<br />
contenuto di aw superiore a 0,95 (alimenti freschi<br />
oppure contenenti non più del 40% di zucchero<br />
come le creme oppure contenenti non più del 7% di<br />
cloruro di sodio quali le salsicce fresche). Tra 0,95 e<br />
0,91 abbiamo alimenti contenenti almeno il 55% di<br />
zucchero o il 12% di cloruro di sodio come il prosciutto<br />
stagionato e il formaggio a media stagionatura.<br />
Tra 0,87 e 0,80 abbiamo le confetture, il latte<br />
condensato zuccherato e il formaggio a lunga stagionatura.<br />
Intorno a 0,75 si trovano la frutta secca,<br />
le caramelle, il cioccolato. Quando il valore dell’acqua<br />
libera nell’alimento tende a diminuire, iniziano<br />
a sentirsi i primi effetti sullo sviluppo microbico: ad<br />
un aw di 0,86 si ha un arresto dello sviluppo della<br />
maggior parte <strong>dei</strong> batteri; a 0,7 si ha l’arresto dello<br />
sviluppo della maggior parte delle muffe e a 0,62 si<br />
arresta lo sviluppo <strong>dei</strong> lieviti. Al di sotto di 0,5 si ha<br />
l’arresto completo della moltiplicazione di qualsiasi<br />
microrganismo; questo è il valore di aw presente<br />
negli alimenti secchi come la pasta e le spezie.<br />
Biscotti e pane secco hanno un aw di 0,40, mentre<br />
il latte in polvere e i corn flakes arrivano ad una aw<br />
di 0,20.<br />
Anche rispetto al fattore di crescita “acqua”,<br />
ovviamente vi sono batteri più o meno sensibili. I<br />
batteri sporigeni, ad esempio, quando l’acqua nell’alimento<br />
tende a diminuire, possono mettere in<br />
atto la strategia di creare la spora e quindi possono<br />
resistere anche a periodi di mancanza di acqua nell’ambiente.<br />
Muffe e lieviti sono in genere meno esigenti <strong>dei</strong><br />
batteri nei confronti dell’acqua. Anche in questo<br />
caso vi possono essere delle notevoli variabilità,<br />
infatti vi sono <strong>dei</strong> funghi acquatici ed altri che riescono<br />
a vivere in ambienti desertici. Lieviti e muffe<br />
possono sopravvivere anche nelle salamoie e nelle<br />
conserve che hanno un contenuto di acqua libera<br />
molto bassa (0,75-0,65), ed altri riescono a svilupparsi<br />
anche sulle granelle essiccate che hanno un<br />
grado di umidità del 13-15%.
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
29
30 QUADERNO ARSIA 3/2001
Comunque è una regola generale che la riduzione<br />
dell’acqua disponibile nell’alimento lo renda<br />
più inospitale per lo sviluppo <strong>dei</strong> microrganismi.<br />
Sostanze nutrienti<br />
I microrganismi per crescere hanno bisogno di<br />
sostanze nutritive che sono i carboidrati, le proteine,<br />
i lipidi, le vitamine e i sali minerali; in pratica le<br />
stesse che servono per la nostra stessa sussistenza.<br />
È quindi evidente che gli alimenti ricchi di queste<br />
sostanze nutritive rappresentano un ottimo terreno<br />
di sviluppo per i microrganismi. I fabbisogni di<br />
sostanze nutrienti sono diversi secondo le tipologie<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
<strong>dei</strong> germi, il loro grado di adattamento e la loro<br />
maggiore o minore esigenza di avere a disposizione<br />
una sostanza o l’altra. Arricchire l’alimento di<br />
una sostanza nutritiva rispetto ad un’altra può pertanto<br />
permettere di selezionare la presenza <strong>dei</strong><br />
microrganismi, favorendo lo sviluppo di quelli<br />
favorevoli rispetto ai dannosi ed ai patogeni.<br />
Sostanze inibenti<br />
Vi sono sostanze naturalmente presenti negli<br />
alimenti o aggiunte ad essi che tendono a inibire lo<br />
sviluppo <strong>dei</strong> microrganismi e/o a selezionarli.<br />
Questo perché possono agire direttamente sulla<br />
31
32 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
cellula microbica andando a distruggerla o perché<br />
creano un ambiente inospitale al suo sviluppo.<br />
Quando queste sostanze vengono aggiunte dall’uomo<br />
in fase di preparazione dell’alimento, rientrano<br />
nella categoria <strong>dei</strong> cosiddetti “additivi <strong>alimentari</strong>”.<br />
La legislazione comunitaria e italiana<br />
regolano l’uso degli additivi <strong>alimentari</strong> attraverso<br />
una “lista positiva” determinata in prima istanza<br />
dal D.M. 209 del 27 giugno 1996 e successivamente<br />
aggiornata con ulteriori integrazioni. In<br />
pratica esiste un elenco ufficiale di tutti gli additivi<br />
che possono essere impiegati, con le indicazioni<br />
degli alimenti dove possono essere aggiunti e, in<br />
alcuni casi, delle quantità ammesse.<br />
Gli animali<br />
Abbiamo detto che le contaminazioni biologiche<br />
possono essere causate anche dagli animali superiori.<br />
Insetti, acari, roditori e uccelli sono i maggiori<br />
responsabili e le contaminazioni a loro dovute possono<br />
avvenire nelle più svariate fasi del processo<br />
produttivo e successivamente durante il deposito, la<br />
distribuzione e la somministrazione degli alimenti.<br />
Questi organismi possono provocare problemi<br />
di diversa natura:<br />
• possono infestare gli alimenti e deteriorarli,<br />
come nel caso degli insetti delle derrate (farfalline<br />
che si sviluppano nei <strong>prodotti</strong> a base di cereali e<br />
nelle granelle in genere);<br />
• possono andare a predare gli alimenti, ma<br />
non restare insediati su di essi, come nel caso di<br />
roditori od uccelli che depredano i depositi e i<br />
magazzini;<br />
• possono essere veicolo di microrganismi<br />
patogeni, come nel caso <strong>dei</strong> roditori e degli scarfaggi<br />
portatori di batteri e virus.<br />
Ritrovare nell’alimento il frammento di un<br />
insetto, di per sé non dannoso, rappresenta un pro-
lema di natura psicologica non indifferente per il<br />
consumatore. Resta inoltre la probabilità piuttosto<br />
elevata che frammenti anatomici, peli ed escrementi<br />
animali possano veicolare germi patogeni.<br />
È evidente che la presenza di animali superiori<br />
nei luoghi ove avvenga la lavorazione, conservazione<br />
o somministrazione di alimenti è da evitare. Tale<br />
indicazione costituisce peraltro obbligo di legge.<br />
Roditori<br />
Sono animali che si adattano a molte condizioni<br />
ambientali e che si riproducono velocemente.<br />
Possono insediarsi negli ambienti di lavorazione<br />
degli alimenti (fognature) oppure possono<br />
penetrarvi solo alla ricerca di cibo (presente<br />
occasionali).<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
In genere i roditori che più frequentemente<br />
possono infestare un ambiente ove si manipolano<br />
alimenti sono di tre specie:<br />
• ratto grigio o di fogna (Rattus norvegicus). È<br />
il più grosso <strong>dei</strong> tre, anche se non supera mai i 500<br />
gr; il muso è robusto e le orecchie sono piccole, il<br />
pelo è grigio su tutto il corpo. È legato agli ambienti<br />
acquatici e infatti penetra negli edifici attraverso<br />
le fognature. Di norma nidifica al di fuori degli edifici<br />
nei quali penetra solo alla ricerca di cibo.<br />
• ratto nero (Rattus rattus). Ha un peso che va<br />
da 150 a 300 gr; il pelo è grigio tendente al nero<br />
sul dorso, presenta un muso snello con grandi orecchie<br />
e occhi sporgenti. Tende a nidificare e vivere<br />
dentro gli edifici infestati e in particolare nelle parti<br />
alte (soffitte, sottotetti), in cui di norma penetra<br />
33
34 QUADERNO ARSIA 3/2001
arrampicandosi da alberi o da altre costruzioni adiacenti<br />
allo stabilimento alimentare. È il maggior<br />
responsabile delle rosicchiature di cavi elettrici.<br />
• topo domestico (Mus domesticus). È il più piccolo<br />
<strong>dei</strong> tre, infatti pesa al massimo 20 gr; è però<br />
anche il più difficile da combattere perché abitualmente<br />
vive e nidifica dentro gli edifici. Ha un ciclo<br />
riproduttivo molto breve ed è molto prolifico<br />
quando trova cibo a sufficienza. Inoltre la sua<br />
costituzione fisica minuta e agilissima gli consente<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
di passare attraverso pertugi molto piccoli (ad<br />
esempio attraverso una rete con maglie non più<br />
grandi di 0,5 cm). Produce notevoli danni, oltre ai<br />
problemi igienici, per la sua continua attività di<br />
rosicchiamento di qualsiasi materiale.<br />
È importante riuscire a individuare la specie<br />
infestante poiché, conoscendo le sue abitudini di<br />
vita, è più facile individuare i punti di ingresso, i<br />
luoghi di nidificazione e di conseguenza i mezzi di<br />
monitoraggio e lotta.<br />
35
36 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
Qualsiasi sia la specie di roditore, essi manifestano<br />
la loro presenza con tracce ben evidenti quali<br />
rosicchiature delle confezioni, di cavi elettrici e di<br />
porte, buchi e tracce di passaggio, imbrattature ed<br />
escrementi.<br />
Quando si ha il sospetto che un alimento<br />
possa essere venuto a contatto con un roditore<br />
deve essere trattato come contaminato da germi<br />
patogeni, dal momento che questi animali sono<br />
in massima parte veicoli di germi perché vivono<br />
in ambienti dove pullulano i microrganismi,<br />
oppure perché potrebbero essere a loro volta<br />
infettati o portatori sani.<br />
Il danno economico che può derivare da un
ingresso accidentale o da una vera e propria infestazione<br />
di roditori può essere quindi anche molto<br />
ingente per un’industria alimentare.<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
Come vedremo, il mezzo migliore per evitare<br />
l’insorgenza di tale problematica è la prevenzione<br />
ossia, in pratica, impedire l’accesso di tali animali ai<br />
37
38 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
luoghi dove si manipolano alimenti. Solo in caso di<br />
emergenza si interviene con mezzi appropriati di<br />
lotta per debellarne la presenza.<br />
Insetti<br />
Anche gli insetti possono essere ospiti occasionali<br />
delle industrie <strong>alimentari</strong> oppure provocare<br />
vere e proprie infestazioni.<br />
Il primo caso è quello di mosche, mosconi,<br />
vespe e api che, essendo molto attratti dagli alimenti,<br />
possono penetrare negli ambienti di lavorazione<br />
o deposito. Quando questi insetti vanno a<br />
posarsi sugli alimenti per cibarsene, potrebbero<br />
essere veicolo di germi patogeni e/o finire per<br />
essere inglobati nell’alimento stesso.<br />
Il maggior pericolo è dato da mosche e mosconi<br />
che hanno l’abitudine di passare indifferentemente<br />
da materiali molto inquinanti (rifiuti, escrementi)
agli alimenti, provocando trasmissione di germi.<br />
Inoltre la loro capacità di riproduzione è elevatissima,<br />
tanto che una sola femmina in condizioni<br />
climatiche favorevoli è in grado di generare in 20<br />
giorni fino a 300 uova.<br />
Vere e proprie infestazioni sono causate dalle<br />
formiche e dai cosiddetti “insetti infestanti delle<br />
derrate” (comunemente detti farfalline, tonchi<br />
ecc.). Quando le infestazioni sono evidenti, gli alimenti<br />
e/o le confezioni appaiono molto danneggiati<br />
e divengono inadatti al consumo umano.<br />
Altri insetti che possono provocare vere e proprie<br />
infestazioni <strong>dei</strong> luoghi di lavorazione, deposito e<br />
somministrazione di alimenti sono gli scarafaggi, che<br />
prediligono soprattutto ambienti caldo umidi.<br />
Tendono a penetrare nelle strutture attraverso fognature,<br />
canali di scolo e areazione, crepe e pertugi.<br />
Questi insetti si muovono soprattutto nell’oscurità,<br />
quando gli ambienti non sono frequentati<br />
dall’uomo e quindi costituiscono una presenza più<br />
subdola da individuare. Gli scarafaggi sono portatori<br />
di microrganismi patogeni e sono indicatori di<br />
scarsa igiene ambientale.<br />
Alcuni insetti possono poi penetrare incidentalmente<br />
negli ambienti di manipolazione deglii<br />
alimenti attraverso le materie prime, o perché già<br />
infestate a loro volta o perché provenienti dalla<br />
campagna.<br />
Anche per gli insetti vale quindi il principio<br />
fondamentale di evitare il loro ingresso nelle industrie<br />
<strong>alimentari</strong>, monitorarne l’eventuale presenza<br />
e successivamente, se necessario, intervenire con<br />
<strong>dei</strong> mezzi di lotta.<br />
Uccelli<br />
Anche gli uccelli talvolta possono venire in contatto<br />
con gli alimenti. Questi animali possono<br />
entrare nei luoghi di lavorazione o deposito da<br />
porte e finestre, oppure possono cercare di predare<br />
la materia prima in attesa di entrare all’interno<br />
delle aree di lavorazione.<br />
È questo il caso <strong>dei</strong> camion di granella in attesa<br />
nei piazzali <strong>dei</strong> mulini, o durante l’arrivo delle<br />
uve alle cantine.<br />
Oltre al problema di predazione dell’alimento<br />
c’è la possibilità, anche in questo caso, che l’alimento<br />
o la materia prima vengano contaminati da<br />
germi veicolati dalle piume, dalle zampe o dagli<br />
escrementi <strong>dei</strong> volatili.<br />
Specialmente quando questi animali tendono<br />
a insediarsi e nidificare nelle vicinanze o addirittura<br />
nella struttura esterna dell’industria alimentare,<br />
diviene abbastanza problematico il loro<br />
allontanamento.<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
È importante, quindi, prima di tutto evitare che<br />
a livello architettonico le strutture aziendali possano<br />
permettere la nidificazione e il rifugio <strong>dei</strong> volatili.<br />
Secondariamente, quando il problema della<br />
presenza di volatili non è più solo accidentale, ma<br />
diviene abitudinario occorre intervenire con<br />
appropriati sistemi di dissuasione o di lotta.<br />
La contaminazione biologica<br />
In questo paragrafo andiamo ad approfondire il<br />
problema della “contaminazione biologica” a cui<br />
abbiamo più volte accennato.<br />
Affinché un alimento possa rappresentare un<br />
pericolo per la salute del consumatore occorre che<br />
vengano soddisfatte le seguenti condizioni:<br />
• il germe patogeno deve essere presente nell’ambiente<br />
in cui avviene la produzione o la manipolazione<br />
dell’alimento, oppure deve essere presente<br />
un veicolo che lo trasporti (es.: ratti, insetti, uccelli);<br />
• il germe deve entrare in contatto con l’alimento,<br />
ossia deve avvenire la contaminazione;<br />
• i germi una volta arrivati sull’alimento devono<br />
trovare le condizioni adeguate per svilupparsi e<br />
aumentare di numero, in modo da raggiungere<br />
una dose che possa essere in grado di infettare il<br />
consumatore e provocare la manifestazione della<br />
malattia oppure trovare le condizioni adatte alla<br />
produzione delle tossine.<br />
Ma come può avvenire la contaminazione? In<br />
quale momento della vita dell’alimento? Quali<br />
sono le cause della contaminazione?<br />
A tale proposito si può parlare di vari tipi di<br />
contaminazione:<br />
• Contaminazioni primarie. Si verificano durante<br />
la produzione delle materie prime a causa del<br />
contatto con acqua contaminata usata durante la<br />
produzione della materia prima, del suolo e dell’aria<br />
che possono trasmettere i germi (vegetali, molluschi,<br />
pesce). Alcuni germi possono essere trasmessi<br />
nelle materie prime (specialmente carni e<br />
latte) perché l’animale da cui provengono è a sua<br />
volta contaminato. È tipica la contaminazione<br />
delle carni durante la macellazione o del latte<br />
durante la mungitura. Il caso delle uova contaminate<br />
da salmonelle è più complicato: i germi possono<br />
inquinare il guscio per il contatto con le feci,<br />
possono contaminare l’uovo durante la rottura del<br />
guscio e infine possono ritrovarsi direttamente<br />
dentro l’uovo se l’infezione della salmonella aveva<br />
colpito le ovaie della gallina;<br />
• Contaminazioni secondarie. Si verificano durante<br />
la lavorazione e la preparazione dell’alimento<br />
e sono causate principalmente dalle inadeguate con-<br />
39
40 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
dizioni igieniche ambientali (carenza di pulizia e di<br />
manutenzione, ingresso di animali e insetti estranei),<br />
dalle attrezzature e dai macchinari impiegati<br />
durante la lavorazione (carenza di pulizia, uso<br />
improprio degli strumenti), dal personale addetto;<br />
• Contaminazioni terziarie. Si verificano durante<br />
stoccaggio, conservazione e commercializzazione<br />
dell’alimento e sono dovute anch’esse all’ambiente,<br />
alle attrezzature ed ai materiali impiegati,<br />
al personale, nonché a problemi tecnologici<br />
intervenuti durante queste fasi;<br />
• Contaminazioni quaternarie. Si verificano<br />
durante la fase terminale di consumo degli alimenti;<br />
• Contaminazioni crociate. Si verificano a causa<br />
del passaggio di germi per il contatto di una<br />
sostanza contaminata con una sana (ad esempio<br />
aromi contaminati con carne).<br />
Le fonti più comuni di contaminazione biologica<br />
sono:<br />
• Suolo. È una delle fonti più comuni di contaminazione<br />
in quanto i microrganismi vi si possono<br />
trovare con gran facilità e in gran numero. Nel<br />
terreno i germi trovano un ambiente che gli permette,<br />
se non di riprodursi, di sopravvivere per<br />
molto tempo;<br />
• Acqua. Le acque utilizzate durante la manipolazione<br />
degli alimenti possono trasmettere<br />
numerosi microrganismi quando sono state contaminate<br />
da scarichi fognari o dell’agricoltura.<br />
• Aria. Dall’aria possono essere veicolati svariati<br />
microrganismi (soprattutto muffe e lieviti) trasportati<br />
dalla polvere in sospensione;<br />
• Animali. Molti germi patogeni sono presenti<br />
nell’apparato digerente, respiratorio e sulle<br />
mammelle degli animali superiori. I germi vengono<br />
quindi diffusi negli alimenti per il contatto con<br />
le feci, i fluidi organici, il latte degli animali infetti.<br />
Anche il pelo, le scaglie della pelle e in genere<br />
tutta la superficie esterna del corpo possono trasmettere<br />
microrganismi. Ovviamente le materie<br />
prime ottenute da questi animali (carni, latte,<br />
uova) possono essere a loro volta soggetti a contaminazione<br />
primaria.<br />
• Insetti. Gli insetti (mosche e mosconi, scarafaggi,<br />
farfalline delle derrate) possono trasmettere<br />
microrganismi raccolti nell’ambiente agli alimenti,<br />
e rappresentano una fonte di contaminazione<br />
abbastanza comune;<br />
• Vegetali. Foglie, frutti, superfici rugose delle<br />
piante possono accogliere microrganismi a loro<br />
volta provenienti dal suolo, dall’acqua ecc. Questi<br />
vegetali utilizzati nella preparazione degli alimenti<br />
possono quindi essere fonti di contaminazione primaria<br />
o crociata;
• Uomo. Come per gli altri animali le cause di<br />
contaminazione sono gli apparati digerente e respiratorio<br />
colpiti dai germi patogeni, nonché la pelle,<br />
i foruncoli, le ferite infette. Occorre ricordare che vi<br />
possono essere delle persone che pur essendo infettate<br />
da germi patogeni non manifestano i sintomi<br />
delle malattie, sono i cosiddetti portatori sani. Essi<br />
possono diffondere nell’ambiente, sugli alimenti e<br />
agli altri operatori i microrganismi dannosi.<br />
Malattie provocate da microrganismi<br />
dovute all’ingestione di alimenti<br />
contaminati<br />
La maggior parte delle malattie provocate dall’assunzione<br />
di alimenti è dovuta alla contaminazione<br />
da parte di batteri; ma anche alcuni virus e<br />
muffe possono esserne i responsabili.<br />
I batteri tuttavia sono le forme microbiologiche<br />
più resistenti e, pertanto, hanno un maggior peso<br />
nell’analizzare i rischi connessi alla preparazione di<br />
alimenti.<br />
Infatti, quando si riesce a sanificare un prodotto<br />
dalla eventuale presenza di batteri patogeni, si<br />
può essere sufficientemente tranquilli di aver<br />
distrutto o ridotto a livelli di sicurezza anche le<br />
altre tipologie di germi eventualmente presistenti.<br />
Per poter combattere con successo questi germi<br />
occorre conoscere le loro caratteristiche biologiche<br />
e soprattutto i fattori di crescita che ne determinano<br />
lo sviluppo.<br />
Si parla di malattia provocata dall’ingestione di<br />
alimenti contaminati da germi patogeni in due<br />
casi:<br />
• quando gli alimenti svolgono il ruolo di semplici<br />
“veicoli”, ossia non sono altro che <strong>dei</strong> mezzi di<br />
trasporto per i germi patogeni che attraverso il cibo<br />
entrano nell’organismo umano. Queste malattie si<br />
trasmettono anche tramite l’acqua contaminata.<br />
Per la comparsa della malattia possono essere sufficienti<br />
anche quantità non ingenti di germi, in quanto<br />
quest’ultimi sono in genere molto aggressivi.<br />
L’alimento oltre a veicolare germi patogeni può<br />
trasmettere sostanze nocive all’uomo che possono<br />
essersi sviluppate nell’alimento a seguito di alterazioni,<br />
o che accidentalmente possono essere state<br />
introdotte (sostanze chimiche o particelle fisiche).<br />
• quando gli alimenti rappresentano un terreno<br />
di coltura <strong>dei</strong> germi. I germi presenti sull’alimento,<br />
trovandovi le condizioni ideali per moltiplicarsi,<br />
aumentano notevolmente fino al raggiungimento di<br />
quantità sufficientemente elevate, tali da determinare<br />
una vera e propria malattia nel consumatore.<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
Infezione<br />
È una malattia provocata dalla presenza del<br />
germe patogeno che è penetrato nel corpo umano<br />
tramite l’alimento e qui inizia a svilupparsi. Perché<br />
si manifestino i sintomi della malattia è necessario<br />
che l’individuo assuma un certo numero di batteri<br />
che viene definito “Dose minima infettante<br />
(DMI)”. Tale dose è in funzione dell’aggressività<br />
del germe, dello stato di salute dell’organismo<br />
infettato e del tipo di alimento con cui è ingerito il<br />
patogeno.<br />
Quando il germe patogeno supera le difese<br />
messe in atto dall’organismo colpito, si ha la manifestazione<br />
<strong>dei</strong> sintomi della malattia. L’individuo<br />
colpito da infezione alimentare manifesta in genere<br />
febbre alta, dolori addominali, diarrea, vomito.<br />
Possono inoltre manifestarsi sintomi a livello delle<br />
prime vie aeree e del sistema nervoso. Tra l’ingestione<br />
del cibo e la manifestazione <strong>dei</strong> primi sintomi<br />
passa un intervallo di tempo che è necessario<br />
affinché i germi ingeriti si moltiplichino nel corpo<br />
umano e determinino l’insorgenza <strong>dei</strong> sintomi<br />
(periodo di incubazione). Il periodo di incubazione<br />
può variare, secondo il germe patogeno e la<br />
dose ingerita, da non meno di 8 ore ad un massimo<br />
di 5-7 giorni.<br />
Classiche infezioni sono dovute ai batteri patogeni<br />
del tipo Listeria, Brucella ed Escherichia coli.<br />
Intossicazione<br />
È provocata dalla presenza nell’alimento di<br />
sostanze prodotte dai germi durante il loro sviluppo<br />
che, una volta introdotte nel corpo umano,<br />
provocano alterazioni dello stato di salute. Tali<br />
sostanze esplicano un effetto tossico e sono pertanto<br />
definite “tossine”. In questo caso non è il<br />
germe tal quale a provocare la malattia, ma solo la<br />
tossina da esso prodotta. L’individuo intossicato<br />
presenta in genere diarrea, vomito, ma non si ha<br />
un rialzo della temperatura corporea e il tempo tra<br />
l’ingestione e il manifestarsi <strong>dei</strong> primi sintomi è più<br />
breve (da pochi minuti a 6 ore circa) perché non è<br />
necessario il tempo di incubazione. Ovviamente la<br />
gravità della malattia e la rapidità con cui si manifesta<br />
dipende molto, oltre che dal tipo di tossina<br />
prodotta (quella botulinica è mortale), dalla quantità<br />
ingerita di quest’ultima. Oltre ai sintomi indicati<br />
si possono avere manifestazioni a carico dell’apparato<br />
respiratorio (bruciore alla gola, secchezza<br />
della bocca) e del sistema nervoso (vertigini,<br />
senso di soffocamento, distrurbi visivi).<br />
Classiche intossicazioni sono dovute alle tossine<br />
prodotte dal Clostridium botulinum e dallo<br />
Staphylococcus aureus.<br />
41
42 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
Tossinfezione<br />
Questa malattia è provocata dall’azione sia della<br />
tossina presente nell’alimento, precedentemente<br />
prodotta dal germe, che dallo sviluppo del germe<br />
stesso dentro l’organismo colpito; è quindi una via<br />
di mezzo tra le due tipologie prima descritte. Le più<br />
tipiche tossinfezioni sono dovute al genere<br />
Salmonella, al Clostridium perfringens e al Bacillus<br />
cereus che provocano un’infezione all’organismo<br />
colpito e contemporaneamente producono tossine.
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
43
44 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
Principali malattie <strong>alimentari</strong> provocate da germi patogeni<br />
Specie patogene Patologia Alimenti soggetti a contaminazione Cause di contaminazione<br />
Salmonelle Febbre spesso alta,<br />
diarrea, mal di testa,<br />
crampi addominali,<br />
vomito.<br />
Escherichia coli Diarrea coleriforme,<br />
dissenteria, mal di testa,<br />
vomito.<br />
Brucelle Febbre intermittente,<br />
mal di testa e delle<br />
articolazioni, debolezza.<br />
Listeria<br />
monocytogenes<br />
Vibrio<br />
(Parahaemoliticus<br />
e cholerae)<br />
Aborti e meningiti<br />
(particolarmente pericoloso<br />
per donne in stato interessante<br />
e bambini piccoli).<br />
Gastroenterite acuta<br />
con feci acquose.<br />
Clostridium perfringers Crampi addominali e diarrea,<br />
talvolta vomito, dovuti<br />
a tossine prodotte durante<br />
la produzione delle spore,<br />
assenza di febbre.<br />
Clostridium botulinum Intossicazione botulinica<br />
causata da ingestione<br />
di tossina preformata nell’alimento<br />
(disturbi della<br />
vista, difficoltà di deglutizione<br />
e di parola, paralisi<br />
flaccida <strong>dei</strong> muscoli, insufficienza<br />
respiratoria<br />
e cardiaca, morte). Esiste<br />
anche il Botulismo infantile<br />
per tossine prodotte<br />
dallo sviluppo del germe<br />
a livello intestinale.<br />
Staphylococcus<br />
aureus<br />
Nausea, conati di vomito<br />
e vomito, prostrazione.<br />
Nei casi gravi si associa<br />
a mal di testa, crampi,<br />
disturbi della pressione<br />
e del ritmo.<br />
Pollame, uova e <strong>prodotti</strong><br />
a base di uova, carni<br />
fresche e <strong>prodotti</strong> trasformati<br />
a base di carne,<br />
verdura cruda, spezie,<br />
acqua contaminata (intestino<br />
dell’uomo portatore)<br />
Carne fresca e pollame,<br />
latte e formaggi.<br />
Latte crudo o formaggi<br />
ottenuti da latte crudo<br />
(specialmente di pecora<br />
e capra) munto da animali<br />
malati.<br />
Latte crudo e formaggi,<br />
<strong>prodotti</strong> della pesca, carne<br />
e derivati, contatto con<br />
animali o uomini infetti.<br />
Tutti quelli di origine<br />
marina e quelli che<br />
hanno avuto contatto<br />
con acque superficiali.<br />
Lessi, sughi, salumi cotti,<br />
legumi e minestre<br />
di legumi, carne, pollame.<br />
Conserve e semi conserve<br />
prodotte in modo improprio<br />
di carne, pesce<br />
e vegetali (scatolame,<br />
insaccati, sottoli)<br />
Non cresce se pH < 4,5<br />
Carni, pollame, <strong>prodotti</strong><br />
a base di crema, dolciumi,<br />
gelati, pesce, <strong>prodotti</strong><br />
lattiero-caseari, uova.<br />
Materia prima contaminata<br />
in fase di macellazione,<br />
ambienti, animali domestici,<br />
attrezzature inquinate,<br />
roditori.<br />
Inquinamento fecale<br />
e delle acque.<br />
Contaminazione del latte<br />
da parte di animali malati.<br />
Ambiente, fognature, tavoli,<br />
liquidi di refrigerazione.<br />
Acqua inquinata.<br />
Inquinamento dovuto<br />
a sporcizia, acque di scarico,<br />
uomo o animali infetti.<br />
Ambiente e attrezzature<br />
sporche, terreno.<br />
Uomo ed animali colpiti<br />
da affezioni delle vie<br />
respiratorie, ferite infette,<br />
foruncoli, portatori sani.
Problematiche dovute a contaminanti chimici<br />
Attraverso gli alimenti il consumatore può<br />
assumere sostanze chimiche che potrebbero provocare<br />
un’intossicazione o un vero e proprio<br />
avvelenamento.<br />
Di solito l’effetto di tali sostanze sull’organismo<br />
appare più lentamente rispetto alle malattie provocate<br />
da microrganismi patogeni. Occorre infatti che<br />
venga assunta una certa dose capace di provocare la<br />
manifestazione <strong>dei</strong> sintomi, che talvolta può essere<br />
anche molto subdola. Tale dose potrebbe essere<br />
stata assunta in una sola volta (ad esempio avvelenamento<br />
da funghi) o lentamente in più volte (ad<br />
esempio avvelenamento da metalli pesanti o sostanze<br />
radioattive) fino a che, accumulandosi nell’organismo,<br />
non provoca uno stato patologico.<br />
Le sostanze chimiche assunte tramite gli alimenti,<br />
capaci di creare problemi di natura sanitaria<br />
all’uomo possono dividersi in:<br />
• sostanze presenti nella normale composizione<br />
dell’alimento (ad esempio veleni <strong>dei</strong> funghi);<br />
• sostanze estranee alla normale composizione<br />
dell’alimento e che quindi possono pervenire<br />
su di esso solo tramite una contaminazione.<br />
La provenienza esterna di tali sostanze è molto<br />
eterogenea, in quanto possono pervenire sull’alimento<br />
tramite:<br />
• contaminazioni volontarie, quali l’uso non<br />
appropriato di additivi <strong>alimentari</strong> o coadiuvanti<br />
tecnologici in dosi eccessive che potrebbero risultare<br />
dannose;<br />
• contaminazioni accidentali, dovute ai residui<br />
di trattamenti in agricoltura o negli allevamenti,<br />
ai residui di trattamenti di detersione e<br />
disinfezione, agli scarichi industriali o di veicoli a<br />
motore, alla presenza di inquinamenti ambientali<br />
(sostanze radioattive);<br />
• cessione di molecole tossiche da parte degli<br />
impianti industriali, delle attrezzature o da parte<br />
<strong>dei</strong> materiali utilizzati per il confezionamento e<br />
l’imballaggio;<br />
• neoformazione di sostanze tossiche nell’alimento<br />
durante i processi tecnologici dovute a<br />
danni termici, reazioni chimiche non controllate,<br />
uso di sostanze non adatte.
46 QUADERNO ARSIA 3/2001
Additivi<br />
Nitriti e nitrati<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
Le principali intossicazioni da sostanze chimiche<br />
Sostanza chimica Effetti sull’uomo Prodotti contaminati<br />
Effetti mutageni e cancerogeni<br />
da nitrosammine<br />
Prodotti carnei, formaggi e verdure<br />
Polifosfati Enteriti, osteoporosi Prodotti carnei, formaggi fusi<br />
Coadiuvanti tecnologici<br />
(refrigeranti, lubrificanti,<br />
solventi ecc…)<br />
Vari effetti Tutti<br />
Detergenti e disinfettanti Avvelenamento Tutti<br />
Metalli pesanti<br />
(da aria, suolo, acqua, macchine,<br />
impianti, utensili, imballaggi)<br />
Fluoruro di sodio<br />
Mercurio<br />
Presidi sanitari<br />
Anticrittogamici, insetticidi,<br />
rodenticidi ecc…)<br />
Residui di farmaci<br />
Antibiotici<br />
Antielmintici<br />
Antiprotozoi<br />
Ormoni anabolizzanti<br />
Avvelenamento<br />
Avvelenamento<br />
Effetti vari Tutti<br />
Resistenza<br />
Enterite<br />
Tumori<br />
Disordini ormonali<br />
Particelle radioattive Tumori Tutti<br />
Tossine di neoformazione<br />
Radicali liberi Malattie croniche dismetaboliche Grassi<br />
Latte in polvere, farina<br />
Carne suina<br />
Carne e derivati,<br />
<strong>prodotti</strong> lattiero-caseari<br />
Carne e derivati<br />
Carne e derivati<br />
Carne e derivati<br />
47
48 QUADERNO ARSIA 3/2001
Problematiche dovute a contaminanti fisici<br />
Gli alimenti possono risultare contaminati da<br />
particelle fisiche che possono determinare vari<br />
effetti:<br />
• lesioni a carico dell’apparato digerente;<br />
• effetti psicologici negativi;<br />
• veicolazione di germi patogeni.<br />
Principalmente tali contaminazioni avvengono<br />
in maniera accidentale sia a carico delle materie<br />
prime (in particolare quelle di origine vegetale) sia<br />
durante le varie fasi di lavorazione, confezionamento<br />
e conservazione.<br />
Occorre prestare particolare attenzione alle<br />
contaminazioni fisiche dovute alla presenza di<br />
frammenti di origine animale (soprattutto parti di<br />
insetti e peli di roditori), in quanto provocano un<br />
notevole effetto di rifiuto psicologico sul consumatore<br />
e in più potrebbero essere veicolo di peri-<br />
Frammenti organici<br />
Da insetti<br />
Da animali vertebrati<br />
(ossa, peli ecc.)<br />
Frammenti inorganici<br />
Legno<br />
Metallo<br />
Oggetti personali<br />
Plastica<br />
Sassi<br />
Vetro<br />
Le principali problematiche dovute ai contaminati fisici<br />
colose contaminazioni microbiologiche.<br />
Sotto questo punto di vista risulta quindi essenziale<br />
ricordare l’importanza delle misure di prevenzione<br />
da adottare per evitare l’ingresso di animali<br />
e insetti negli stabilimenti <strong>alimentari</strong>.<br />
Particelle fisiche potrebbero distaccarsi dalle<br />
macchine e dalle attrezzature utilizzate durante la<br />
lavorazione. A parte la causa accidentale e imprevedibile;<br />
è quindi opportuno provvedere ad un’opportuna<br />
manutenzione di impianti e macchinari<br />
per evitare tale problematica.<br />
L’utilizzazione di vetro, nel confezionamento<br />
degli alimenti, presenta ovviamente problematiche<br />
specifiche connesse all’eventualità della presenza di<br />
frammenti vitrei all’interno della confezione. Sarà<br />
opportuno prevedere specifiche procedure atte a<br />
minimizzare tale rischio.<br />
Agente Effetti sull’uomo Prodotti contaminati<br />
Psicologico<br />
Trasmissione patogeni<br />
Lesioni interne<br />
Soffocamento<br />
Lesioni interne<br />
Soffocamento<br />
Lesioni interne<br />
Soffocamento<br />
Lesioni interne<br />
Soffocamento<br />
Lesioni interne<br />
Soffocamento<br />
Lesioni interne<br />
Soffocamento<br />
Lesioni interne<br />
Soffocamento<br />
Tutti<br />
Tutti<br />
Prodotti pallettizzati<br />
Prodotti in cassette di legno<br />
Tutti<br />
Tutti<br />
Prodotti confezionati in imballaggi<br />
plastici<br />
Frutta, verdure, spezie, sale<br />
Prodotticonfezionati in vetro
Conservazione e bonifica <strong>dei</strong> cibi<br />
Abbiamo detto, all’inizio di questa trattazione,<br />
che gli alimenti per la loro stessa natura sono soggetti<br />
nel corso del tempo a fenomeni alterativi che<br />
li rendono non più adatti al consumo. Sul cibo,<br />
inoltre, possono svilupparsi microrganismi patogeni<br />
capaci di provocare malattie più o meno<br />
gravi.<br />
L’uomo si è quindi trovato di fronte a tre grossi<br />
problemi: procurarsi il cibo, conservarlo nel<br />
tempo, renderlo sicuro per la sua salute.<br />
Una volta risolto il primo problema, grazie alla<br />
caccia e all’agricoltura, nel corso della storia, grazie<br />
all’ingegno umano, sono stati escogitati vari metodi<br />
di conservazione e risanamento del cibo, prima<br />
su basi più o meno empiriche e poi applicando le<br />
conoscenze scientifiche ottenute grazie agli studi<br />
della microbiologia e delle tecnologie <strong>alimentari</strong>.<br />
Oggi i trattamenti a cui vengono sottoposti gli<br />
alimenti sono il risultato di tecnologie anche molto<br />
sofisticate e permettono di ottenere:<br />
• il prolungamento della conservabilità degli<br />
alimenti;<br />
• maggiori garanzie nella sicurezza igienicosanitaria;<br />
• l’esaltazione delle caratteristiche organolettiche<br />
e nutritive.<br />
Contaminazioni fisiche e chimiche a parte,<br />
ricordiamo che i principali responsabili sia <strong>dei</strong><br />
fenomeni degradativi degli alimenti sia delle malattie<br />
associate al loro consumo, sono i microrganismi.<br />
Ovviamente la maggiore attenzione è stata<br />
dedicata ai germi patogeni.<br />
La tecnologia alimentare si è trovata a lavorare<br />
fianco a fianco con la biologia. In tal modo sono<br />
state sviluppate e applicate metodologie in grado<br />
di abbattere la crescita microbica o perlomeno di<br />
contenerla a livelli tali che non costituisca più un<br />
pericolo né per l’alimento (degradazione), né per il<br />
consumatore (malattie).<br />
Grazie al progresso della microbiologia è stato<br />
possibile individuare e stabilire i fattori di crescita<br />
<strong>dei</strong> vari microrganismi. In pratica per quasi ogni<br />
tipo di germe si conoscono quali sono i valori di<br />
acidità, acqua libera e temperatura, qual’è il tipo di<br />
atmosfera, la quantità e il tipo di sostanze nutritive<br />
necessarie per la loro crescita e sviluppo.<br />
È facile intuire che una tecnica capace di alterare<br />
uno o più di tali fattori presenti nell’alimento<br />
possa condurre all’inibizione dello sviluppo microbico<br />
se non al suo completo arresto e quindi al<br />
risanamento del cibo e al prolungamento della sua<br />
conservazione.<br />
La teoria degli ostacoli<br />
Gli stessi fattori di crescita possono quindi essere<br />
utilizzati dall’uomo come armi contro i microrganismi.<br />
In pratica, un fattore di crescita ritorto<br />
contro un microrganismo diviene un “ostacolo” al<br />
suo stesso sviluppo.<br />
I trattamenti di conservazione e risanamento<br />
degli alimenti si basano quindi sull’applicazione<br />
della cosiddetta teoria degli ostacoli.<br />
Gli ostacoli possono avere un effetto più o<br />
meno energico sullo sviluppo microbico secondo<br />
l’intensità con cui vengono utilizzati.<br />
Facciamo <strong>dei</strong> semplici esempi di applicazione<br />
della teoria degli ostacoli.<br />
a) Abbiamo detto in precedenza che i batteri si<br />
trovano in condizioni critiche quando il pH<br />
ambientale scende sotto 4,5. Se quindi l’alimento<br />
viene acidificato artificialmente aggiungendo<br />
sostanze acide (ad esempio aceto nelle conserve<br />
vegetali), verrà creato un ambiente inadatto alla<br />
sopravvivenza e allo sviluppo microbico. Ma nello<br />
stesso tempo un alimento molto acido non è gradevole.<br />
L’acidificazione deve essere quindi dosata
52 QUADERNO ARSIA 3/2001
in modo da creare un ostacolo ma al contempo<br />
non alterare eccessivamente il gusto del cibo.<br />
b) Stessa cosa vale per l’applicazione del calore:<br />
un alimento cotto fornisce sicuramente più garanzie<br />
igieniche rispetto ad uno crudo (oltre i 60°C i<br />
germi iniziano a morire) e un alimento carbonizzato<br />
è sicuramente sterile, ma non molto gradevole<br />
né tanto meno nutriente. Le alte temperature sono<br />
quindi un ostacolo molto efficace ma devono essere<br />
ben dosate per non indurre alterazioni nutritive<br />
e organolettiche negli alimenti trattati.<br />
c) Il cambiamento dell’atmosfera a contatto<br />
con l’alimento (ad esempio confezionamento in<br />
ATM) o l’eliminazione dell’ossigeno (ad esempio<br />
confezionamento sottovuoto) rappresentano degli<br />
ostacoli che però hanno un grado di efficacia meno<br />
elevata perché, come abbiamo detto, molti germi<br />
sono abbastanza indifferenti al tipo di atmosfera in<br />
cui si trovano.<br />
È quindi fondamentale dosare l’intensità dell’ostacolo<br />
in modo che, da una parte, sia efficace<br />
contro i microrganismi alteranti e/o patogeni ma,<br />
nello stesso tempo, non pregiudichi i caratteri<br />
nutritivi e organolettici dell’alimento.<br />
Un’ottima alternativa è quella dell’uso combinato<br />
di più ostacoli in modo da sfruttarne l’effetto sinergico<br />
che permette di usare tali elementi a livelli moderati<br />
e ottenere ugualmente delle ottime garanzie igieniche<br />
e conservative. Questo è ciò che accade normalmente<br />
per la maggior parte <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>alimentari</strong><br />
sottoposti a trattamenti tecnologici per aumentarne<br />
sia la conservabilità che la sicurezza igienica.<br />
Classico esempio è la produzione di salumi stagionati<br />
fermentati (salami). In questo processo<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
tecnologico si hanno delle fermentazioni, provocate<br />
spontaneamente da microrganismi utili, che tendono<br />
ad abbassare il pH del prodotto. Con un’adeguata<br />
modulazione delle temperature e dell’umidità<br />
delle stanze di stagionatura le fermentazioni<br />
vengono guidate per favorire lo sviluppo <strong>dei</strong><br />
germi utili in modo che possano prendere il<br />
sopravvento rispetto ai patogeni o a quelli alterativi.<br />
Lo stesso effetto si ottiene aggiungendo sostanze<br />
nutritive (zuccheri) con lo scopo di selezionare<br />
la flora microbica presente; si aggiunge cloruro di<br />
sodio che ha la funzione di abbassare l’acqua libera<br />
presente nella carne fresca; poi, in seguito alla<br />
stagionatura si ha un ulteriore riduzione dell’acqua<br />
nel prodotto.<br />
Anche nella produzione di sottoli si interviene<br />
con più ostacoli: l’aggiunta di aceto per rendere<br />
più basso il pH, l’aggiunta di additivi con azione<br />
conservante; il trattamento termico condotto con<br />
una coppia tempo/temperatura in grado di<br />
distruggere i germi patogeni e le spore del<br />
Clostridium botulinum; l’aggiunta e il riempimento<br />
<strong>dei</strong> contenitori di olio per creare un ambiente<br />
privo di ossigeno. Nella produzione di conserve di<br />
frutta si aggiunge zucchero per abbassare l’acqua<br />
libera, talvolta si aggiunge succo di limone per acidificare,<br />
e poi con il trattamento termico si agisce<br />
sulla flora microbica.<br />
I trattamenti tecnologici<br />
Adesso vediamo quali sono gli ostacoli, l’effetto<br />
che provocano e i trattamenti con cui vengono<br />
applicati.<br />
53
54 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
I trattamenti tecnologici<br />
Gli ostacoli Effetti Le tecnologie di trattamento<br />
Basse<br />
temperature<br />
Alte temperature<br />
Tempo<br />
Atmosfera<br />
Riduzione acqua libera<br />
Abbassamento del pH<br />
Nutrienti<br />
Additivi<br />
• Inibizione e rallentamento dello<br />
sviluppo microbico<br />
• Arresto dello sviluppo microbico<br />
• Inibizione dell'attività enzimatica<br />
Attenzione: le basse temperature<br />
non uccidono i microrganismi<br />
ma li costringono ad una sorta di<br />
ibernazione; pertanto non si ottiene<br />
un vero e proprio risanamento del<br />
cibo ma una migliore conservazione<br />
• Arresto dello sviluppo microbico<br />
• Morte <strong>dei</strong> microrganismi<br />
• Soppressione delle spore batteriche<br />
• Inibizione delle tossine batteriche<br />
e degli enzini degradativi<br />
• Inteso come il tempo necessario<br />
per ottenere un trattamento efficace<br />
• Inibizione dello sviluppo microbico<br />
• Inibizione enzimi degradativi<br />
• Inibizione dello sviluppo microbico<br />
• Arresto dello sviluppo microbico<br />
• Inibizione enzimi e reazioni<br />
chimiche degradative<br />
• Inibizione dello sviluppo microbico<br />
• Arresto dello sviluppo microbico<br />
• Inibizione sviluppo germi patogeni<br />
• Selezionare la flora microbica<br />
presente favorendo lo sviluppo<br />
di quella utile<br />
• Azione antimicrobica<br />
• Azione batteriostatica<br />
• Azione antiossidante<br />
• Azione conservativa secondaria<br />
(non antimicrobica)<br />
• Selezionare la flora microbica<br />
presente favorendo lo sviluppo<br />
di quella utile<br />
• Refrigerazione (da 0 a 10°C)<br />
• Congelamento (tra i -12°C e -15°C)<br />
• Surgelamento (inferiore o uguale<br />
a -18°C)<br />
• Cottura (da 60 a 70°C): ha più un<br />
effetto sulle caratteristiche organolettiche<br />
del cibo che sul suo risanamento;<br />
per avere un discreto effetto<br />
sui batteri patogeni dovrebbe raggiungere<br />
i 72°C al cuore del prodotto<br />
• Pastorizzazione (da 70 a 100 °C): uccisione<br />
forme vegetative <strong>dei</strong> patogeni<br />
• Sterilizzazione (oltre i 110°C): uccisione<br />
<strong>dei</strong> batteri termoresistenti,<br />
delle spore, inibizione enzimi<br />
• Pastorizzazione lenta: 65°C per 30<br />
minuti<br />
• Sterilizzazione: 121°C per 15 minuti<br />
• Raffreddamento rapido:<br />
abbassamento a 4°C in 4 ore<br />
• Confezionamento in ATM: atmosfera<br />
modificata<br />
• Confezionamento sottovuoto:<br />
in assenza di ossigeno<br />
• Essiccazione<br />
• Disidratazione<br />
• Liofilizzazione<br />
• Affumicamento<br />
• Stagionatura<br />
• Aggiunta di zucchero o sale<br />
• Fermentazione spontanea<br />
o guidata (uso di starter microbici)<br />
• Acidificazione mediante aggiunta<br />
di sostanze acide<br />
• Aggiunta di zuccheri<br />
• Aggiunta di sostanze proteiche<br />
e vitamine<br />
• Aggiunta di sostanze chimiche (tali<br />
sostanze devono essere presenti<br />
nella lista del D.M. 209 del 27.02.96<br />
e successive modificazioni ed integrazioni)
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
55
56 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
Buone pratiche di conduzione<br />
<strong>dei</strong> trattamenti<br />
In questo paragrafo sono fornite alcune indicazioni<br />
utili al corretto svolgimento <strong>dei</strong> principali<br />
trattamenti per la bonifica e la conservazione degli<br />
alimenti.<br />
Fra le principali cause di tossinfezioni <strong>alimentari</strong><br />
si ritrovano infatti:<br />
• preparazione troppo distante nel tempo dal<br />
suo consumo;<br />
• eccessiva conservazione a temperatura<br />
ambiente;<br />
• raffreddamento e riscaldamento inadeguato;<br />
• uso di ingredienti contaminati;<br />
• insufficiente cottura;<br />
• scongelamento scorretto;<br />
• contaminazione crociata;<br />
• addetti alla preparazione infetti;<br />
• impiego di avanzi.<br />
Pertanto si ricordano delle semplici regole che<br />
dovrebbero essere applicate da tutti coloro che<br />
operano nelle industrie <strong>alimentari</strong>:<br />
• utilizzare materie prime che forniscano adeguate<br />
garanzie igieniche. Partendo infatti da <strong>prodotti</strong><br />
di base in cui la presenza di microrganismi o<br />
altri contaminanti è di per sé già limitata, significa<br />
ottenere un prodotto finito che presenta migliori<br />
condizioni di conservabilità e sul quale si potrà<br />
intervenire con trattamenti tecnologici più blandi;<br />
• controllare, al momento dell’acquisto delle<br />
materie prime o al momento del loro ingresso nel<br />
laboratorio alimentare, l’integrità delle confezioni<br />
e degli imballaggi. In caso di scatolame controllare<br />
che non vi siamo rigonfiamenti;<br />
• controllare la temperatura <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> in<br />
arrivo soprattutto quando si tratta di alimenti<br />
deperibili che debbono essere trasportati a specifiche<br />
temperature (per alcune categorie di prodotto<br />
vi sono delle indicazioni di legge);<br />
• al momento dell’acquisto <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> o del<br />
loro ingresso in azienda e prima della loro utilizzazione,<br />
controllare le indicazioni fornite in etichetta,<br />
con particolare riguardo al termine minimo di<br />
conservazione (“consumare preferibilmente<br />
entro…”), alla scadenza (“consumare entro…”)<br />
edalle modalità di conservazione;<br />
• acquistare le materie prime da fornitori affidabili<br />
e che garantiscano di operare in conformità<br />
alle normative igienico-sanitarie;<br />
• eseguire tutte le operazioni di manipolazione<br />
degli alimenti nel massimo rispetto delle condizioni<br />
igieniche;<br />
• evitare il contatto fra cibi cotti e crudi;<br />
• evitare di utilizzare gli stessi utensili (coltelli,<br />
affettatrici) o gli stessi piani di lavoro per la lavorazione<br />
degli alimenti crudi e cotti senza prima<br />
aver effettuato una disinfezione, per evitare le contaminazioni<br />
crociate.<br />
Cottura<br />
La cottura è una pratica che, variando nei molteplici<br />
tipi di applicazione (come intensità di calore<br />
somministrato e di tempo di trattamento), deve<br />
essere considerata più rivolta ad un miglioramento<br />
<strong>dei</strong> caratteri organolettici del prodotto finito che<br />
ad un vero e proprio trattamento di sanificazione.<br />
È fondamentale cuocere a fondo il cibo, ciò<br />
vuol dire che la temperatura al cuore dell’alimento<br />
deve raggiungere almeno i 72°C. In questo modo<br />
si garantisce la morte di tutti i germi patogeni ma,<br />
attenzione, non delle spore resistenti al calore<br />
(solo oltre i 121°C si ha la garanzia di distruggere<br />
le spore).<br />
È importante ricordare che l’alimento pone una<br />
certa resistenza alla penetrazione del calore al suo<br />
interno (resistenza termica), ad esempio per raggiungere<br />
i 100°C all’interno di un pezzo di carne di<br />
3 kg occorrono 2,5-3 ore in forno alla temperatura<br />
177-201°C. Tanto più l’alimento è ricco di acqua,<br />
ottimo conduttore di calore, tanto più facile e veloce<br />
sarà il suo riscaldamento. Inoltre i grassi presenti<br />
in un alimento tendono svolgere un’azione protettiva<br />
sui microrganismi, quindi tanto più l’alimento<br />
da trattare è ricco di grassi tanto più intenso dovrà<br />
essere il trattamento termico.<br />
Esistono svariati metodi di cottura:<br />
• Cottura lenta. Con questo trattamento le<br />
spore possono sopravvivere, quindi bolliti e brasati<br />
devono essere consumati appena cotti, perché<br />
quando le temperature lentamente iniziano ad<br />
abbassarsi le spore tendono a germinare e i batteri<br />
tornati vitali hanno tutto il tempo per moltiplicarsi<br />
in quantità. Se questi alimenti non vengono<br />
subito consumati occorre toglierli dalla pentola e<br />
raffreddarli rapidamente, in modo da portarli a<br />
temperature così basse da impedire lo sviluppo<br />
delle spore sopravvissute.<br />
• Pentola a pressione. Se la cottura è sufficientemente<br />
prolungata, vengono uccisi tutti i batteri e<br />
tutte le spore.<br />
• Forno a microonde. Occorre fare attenzione<br />
all’installazione e utilizzarlo correttamente per evitare<br />
fughe di iperfrequenze. Prima di utilizzare un<br />
forno a microonde è opportuno sperimentarlo su<br />
vari tipi di alimento per controllare la ripartizione<br />
del calore e assicurarsi della uniformità di cottura
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
57
58 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
<strong>dei</strong> cibi. Per i forni a microonde la temperatura<br />
deve raggiungere i 73°C al cuore del prodotto ed<br />
è consigliabile attendere 2 minuti dopo la fine della<br />
cottura prima di servire in modo che il calore sia<br />
distribuito più uniformemente.<br />
• Frittura. Vengono raggiunte temperature<br />
particolarmente elevate (oltre i 100°C quando l’olio<br />
è in ebollizione) e se le porzioni sono piccole si<br />
dovrebbe ottenere una sufficiente distribuzione del<br />
calore. Occorre evitare di portare l’olio a temperature<br />
eccessive perché potrebbero prodursi sostanze<br />
nocive, così come è da evitare la bruciatura del cibo.<br />
• Cottura rapida su piastra od alla griglia. È<br />
positiva per bonificare solo esternamente alimenti<br />
che sicuramente non possono essere contaminati<br />
nel loro interno (ad esempio bistecche, arrosti non<br />
sottoposti ad aromatizzazione interna). Non fornisce<br />
sufficienti garanzie di bonifica per pollame,<br />
coniglio, pesce, hamburger al cui interno potrebbero<br />
esservi <strong>dei</strong> germi contaminanti.<br />
Pastorizzazione e sterilizzazione<br />
Questi due processi tecnologici, affinché si<br />
possa avere la garanzia della loro efficacia, devono<br />
essere applicati seguendo scrupolosamente alcune<br />
regole:<br />
• taratura del processo. Entrambi i trattamenti,<br />
sia che vengono effettuati con gli impianti industriali<br />
che nel laboratorio artigianale, devono essere<br />
sottoposti a taratura. Si debbono cioè eseguire<br />
delle prove o simulazioni preliminari per individuare<br />
la coppia tempo/temperatura necessaria alla<br />
corretta bonifica dell’alimento trattato. L’effetto<br />
del calore sulla riduzione delle popolazioni microbiche<br />
infatti segue un andamento preciso. È stato<br />
possibile calcolare sperimentalmente che, sottoponendo<br />
una popolazione microbica ad una determinata<br />
temperatura, il valore iniziale del numero <strong>dei</strong><br />
microrganismi diminuisce di una percentuale costante<br />
per unità di tempo (secondi, minuti). In letteratura<br />
esistono delle tabelle dove tali valori sono<br />
elencati e possono facilitare la taratura. In sostanza,<br />
per definire correttamente una taratura di processo<br />
è necessario individuare:<br />
a) il/i patogeno/i che si intende eliminare;<br />
b) il livello di sicurezza si vuole raggiungere;<br />
c) le caratteristiche fisico-chimiche<br />
del prodotto;<br />
d) il tipo di confezione (quando presente);<br />
e) le dimensioni della confezione;<br />
f) la tecnologia disponibile.<br />
Per alcuni <strong>prodotti</strong> (ad esempio il latte) i parametri<br />
<strong>dei</strong> processi di pastorizzazione e sterilizzazione<br />
sono definiti dalla legislazione.<br />
Ogni azienda, quindi, dovrà definire, in base<br />
alle proprie specifiche produttive, e ai parametri<br />
sopra indicati, gli standard coppia tempo/temperatura<br />
da applicare ai propri processi.<br />
• controllo del processo. Per ottenere le sufficienti<br />
garanzie igieniche che i processi si siano svolti<br />
correttamente occorre mettere in atto delle procedure<br />
per il controllo <strong>dei</strong> parametri di processo<br />
(CCP). Questo può essere fatto con gli strumenti<br />
più sofisticati oppure con un semplice termometro<br />
a mercurio e un cronometro. Resta comunque<br />
fondamentale applicare con estrema serietà i controlli.<br />
Se dovesse accadere una deviazione dallo<br />
standard di processo senza che le procedure di<br />
controllo la rilevino, il trattamento potrebbe risultare<br />
inefficiente e i <strong>prodotti</strong> finiti potrebbero non<br />
essere sufficientemente sicuri.<br />
Conservazione a temperatura ambiente<br />
Alcuni <strong>prodotti</strong> non deperibili (pasta, cereali,<br />
zucchero, scatolame, olio, vino ecc.) possono essere<br />
tranquillamente conservati a temperatura ambiente.<br />
È opportuno comunque seguire delle semplici regole<br />
per ottenere una buona conservazione:<br />
• il luogo dove verranno riposti i <strong>prodotti</strong><br />
dovrebbe essere chiuso, appositamente adibito allo<br />
stoccaggio degli alimenti, non umido, al riparo<br />
dalla polvere, dalla luce, da insetti e roditori;<br />
• i <strong>prodotti</strong> dovrebbero essere stoccati sulla<br />
base del termine minimo di conservazione o della<br />
data di ingresso nel luogo di stoccaggio, in modo<br />
da utilizzare subito quelli che debbono essere consumati<br />
per primi;<br />
• se i <strong>prodotti</strong> sono sfusi è bene confezionarli in<br />
contenitori od involucri idonei, su cui riportare il termine<br />
minimo di conservazione o la data di acquisto.<br />
È importante ricordare che non bisogna mai<br />
conservare alimenti cotti a temperatura ambiente:<br />
rappresenterebbe la situazione ideale per lo sviluppo<br />
e la moltiplicazione <strong>dei</strong> germi sopravvissuti ad<br />
un’insufficiente cottura o presenti in seguito a<br />
contaminazione secondaria.<br />
Se l’alimento cotto non viene consumato<br />
subito occorre prontamente raffreddarlo e conservarlo<br />
in frigorifero. Per raffreddare velocemente<br />
un prodotto cotto conviene toglierlo dal recipiente<br />
di cottura, metterlo in recipienti piccoli,<br />
utilizzare un “bagno maria” di ghiaccio e/o<br />
acqua fredda.<br />
Conservazione a caldo<br />
Gli alimenti cotti che devono essere somministrati<br />
“caldi” dovranno essere mantenuti mediante<br />
uno scaldavivande alla temperatura di 60-65°C,
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
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60 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
comunque mai al di sotto <strong>dei</strong> 60°C perché si favorirebbe<br />
lo sviluppo microbico.<br />
Refrigerazione<br />
Con la refrigerazione gli alimenti vengono<br />
conservati tra 0 e 10°C. A tale temperatura le cellule<br />
microbiche restano vitali ma il loro metabolismo<br />
è molto rallentato tanto che la moltiplicazione<br />
si arresta. Solo alcuni germi, gli psicrofili, riescono<br />
ad avere ancora un limitato sviluppo; purtroppo<br />
fra di essi vi è una specie patogena, la<br />
Listeria monocytogenes.<br />
La refrigerazione è quindi utili per aumentare<br />
la conservazione degli alimenti ma per tempi abbastanza<br />
limitati.<br />
Vi sono alimenti che debbono per forza essere<br />
conservati a basse temperature per non andare<br />
incontro a problemi igienico-sanitari e di deperibilità.<br />
Gli alimenti deperibili infatti possono essere<br />
conservati per non più di 2 ore tra i 60°C e i 21°C,<br />
e per non più di 4 ore se la temperatura è compresa<br />
tra i 21°C e 4°C.<br />
Gli alimenti deperibili non confezionati possono<br />
essere conservati per un massimo di sette giorni<br />
se la temperatura è inferiore a 4°C, e per un<br />
massimo di 4 giorni se la temperatura è compresa<br />
tra 4°C e 7°C. Gli alimenti deperibili a base di<br />
latte, uova, panna devono essere conservati ad una<br />
temperatura non superiore ai 4°C.<br />
Per facilitare una migliore distribuzione del<br />
freddo all’interno dell’alimento si consiglia di utilizzare<br />
recipienti non troppo grandi e ridurre le<br />
porzioni. In questo modo infatti anche il cuore del<br />
prodotto raggiungerà velocemente la giusta temperatura<br />
di conservazione e lo sviluppo microbico<br />
verrà arrestato.<br />
Quando lo strumento utilizzato per la conservazione<br />
a basse temperature è il frigorifero domestico,<br />
è bene rispettare le seguenti indicazioni:<br />
• non stiparlo eccessivamente perché si potrebbe<br />
impedire il normale flusso dell’aria fredda;<br />
• non collocare mai alimenti caldi nel frigorifero<br />
per non provocare un innalzamento di temperatura<br />
improvviso;<br />
• controllare periodicamente le guarnizioni<br />
per impedire fuoriuscite di aria fredda e maggiori<br />
consumi elettrici.<br />
Sia nell’uso di frigoriferi domestici che di tipo<br />
industriale o di vere e proprie celle frigo è sempre<br />
bene adottare delle procedure di manutenzione e<br />
periodicamente detergere e disinfettare l’interno.<br />
Il frigorifero e le celle potrebbero infatti diventare<br />
il luogo dove si verifica la contaminazione crociata<br />
fra un alimento e l’altro, per contatto diretto,<br />
o indirettamente tramite lo stesso ripiano.<br />
Alcuni alimenti dovrebbero essere sempre mantenuti<br />
separati all’interno del frigo e in particolare:<br />
frutta e verdura, carne, pesce, formaggio e latticini,<br />
uova, alimenti cotti.<br />
Queste categorie di alimenti, incompatibili tra<br />
loro, dovrebbero pertanto essere sistemate all’interno<br />
del frigo in compartimenti separati o richiusi<br />
in recipienti protetti. Particolare attenzione deve<br />
essere posta per evitare la contaminazione crociata<br />
fra alimenti crudi e cotti.<br />
Congelamento e surgelazione<br />
Questi due processi possono essere condotti sia<br />
a livello domestico che industriale. È bene ricordare<br />
che più velocemente si abbassa la temperatura<br />
tanto meno tempo avranno i microrganismi per<br />
svilupparsi e aumentare di numero.<br />
Durante questi processi l’acqua presente nell’alimento<br />
tende a cristallizzarsi e quindi non è più<br />
disponibile per i germi. L’abbassamento sia della<br />
temperatura ambientale che dell’acqua disponibile<br />
provoca l’arresto della moltiplicazione microbica.<br />
Inoltre, anche l’attività degli enzimi che provocano<br />
le reazioni degradative dell’alimento tende a<br />
rallentare e arrestarsi.<br />
Congelamento e refrigerazione permettono<br />
quindi di allungare anche per periodi di tempo<br />
consistenti la conservabilità degli alimenti.<br />
Occorre ricordare però che questi trattamenti<br />
non hanno la funzione di bonificare i <strong>prodotti</strong>.<br />
Infatti i microrganismi non muoiono con le basse<br />
temperature, ma entrano in una sorta di vita latente<br />
per cui, una volta effettuato lo scongelamento e<br />
riportato l’alimento a temperatura ambiente, la loro<br />
attività e il loro sviluppo riprenderanno anche con<br />
maggior rapidità rispetto ad un prodotto fresco.<br />
Lo scongelamento dovrebbe pertanto avvenire<br />
nel più breve tempo possibile ed in modo che la<br />
parte esterna del prodotto non superi mai i 10°C.
Pulizia<br />
Durante la lavorazione degli alimenti piccoli<br />
frammenti aderiscono sulle superfici <strong>dei</strong> macchinari<br />
o delle attrezzature utilizzate.<br />
Dopo poche ore su questi frammenti si ritrovano<br />
<strong>dei</strong> microrganismi, soprattutto batteri, provenienti<br />
dall’ambiente o dall’alimento stesso, perché<br />
ovviamente trovano in essi le sostanze nutritive per<br />
proliferare e in genere anche un ambiente favorevole<br />
al loro sviluppo.<br />
In breve tempo sulla superficie si forma una<br />
patina composta da particelle di alimento, polvere,<br />
microrganismi; l’insieme di questi elementi costituisce<br />
il cosiddetto “sporco”.<br />
Questa patina, che può essere più o meno visibile,<br />
chiamata “biofilm”, tende a indurirsi superficialmente<br />
e ad aderire sempre più alla superficie. Al<br />
suo interno i microrganismi trovano un ambiente<br />
protetto e ricco di sostanze nutritive grazie al quale<br />
la loro proliferazione procede velocemente.<br />
Secondo il tipo di alimento che è stato preparato,<br />
lo sporco può essere più o meno ricco di proteine,<br />
grassi o sostanze minerali. La conoscenza di<br />
ciò è molto importante per individuare i metodi e<br />
le sostanze chimiche che dovranno essere utilizzare<br />
per la sua rimozione.<br />
Uno sporco costituito principalmente da depositi<br />
minerali (ad esempio calcare) è difficilmente<br />
solubile in acqua pura, ma utilizzando soluzioni<br />
acide la solubilità aumenta.<br />
Quando lo sporco è costituito principalmente<br />
da depositi di sostanze organiche (ad esempio<br />
frammenti di carne, vegetali, latte, olio ecc.) la<br />
solubilità in acqua è parziale se tali sostanze sono<br />
nel loro stato naturale; ma se hanno subito l’azione<br />
del calore tendono a divenire insolubili e di difficile<br />
rimozione. L’utilizzazione di soluzioni alcaline<br />
tende a facilitare la rimozione delle sostanze<br />
organiche sia di natura proteica che grassa.<br />
Quindi, se dopo una lavorazione i frammenti di<br />
cibo non vengono rimossi dalle superfici, in breve<br />
tempo si forma il biofilm, che rappresenta una<br />
pericolosa fonte di contaminazione quando su tale<br />
superficie viene posto altro alimento.<br />
L’adesione dello sporco alle superfici può essere<br />
più o meno tenace e dipende da alcune caratteristiche<br />
del materiale che le costituisce. Quando il<br />
materiale si presenta poroso, scabroso, ricco di fessure,<br />
con interruzioni di continuità, permeabile, la<br />
formazione della patina di sporco e la sua adesione<br />
alla superficie è molto facilitata.<br />
Per questa ragione le superfici e i materiali di<br />
costruzione delle macchine e le attrezzature utilizzate<br />
nelle industrie <strong>alimentari</strong> dovrebbero, preferibilmente,<br />
essere:<br />
• lisce, continue, senza fessure;<br />
• impermeabili non porose;<br />
• compatte, non rugose;<br />
• resistenti agli agenti chimici e all’acqua calda<br />
e/o vapore;<br />
• di colore chiaro per facilitare il controllo<br />
visivo del grado di pulizia.<br />
Quando si parla di pulizia si intende la rimozione<br />
dello sporco e <strong>dei</strong> microrganismi da una<br />
superficie.<br />
È ovvio che secondo il grado di pulizia che si<br />
vuole ottenere si dovrà agire con azioni più o<br />
meno intense. Con le operazioni di pulizia che<br />
vengono normalmente svolte nelle industrie <strong>alimentari</strong><br />
non si ottiene la totale eliminazione <strong>dei</strong><br />
microrganismi. Una superficie può essere accettabilmente<br />
pulita quando si riesce a rimuovere i<br />
germi patogeni e il numero di germi residui presenti<br />
su di essa non costituisce un pericolo di contaminazione.<br />
La totale uccisione <strong>dei</strong> microrganismi ossia una<br />
vera e propria “sterilizzazione” delle superfici, si<br />
ottiene con delle procedure e degli accorgimenti<br />
specifici e complessi, che vengono utilizzati in situa-
62 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
zioni particolari quali ad esempio la preparazione di<br />
strumenti chirurgici.<br />
È doveroso ricordare che le operazioni di pulizia<br />
degli ambienti e delle attrezzature debbono<br />
essere considerate alla stregua delle altre procedure<br />
di prevenzione <strong>dei</strong> pericoli legati alle contaminazioni<br />
microbiologiche. Con la pulizia si cerca di ridurre<br />
i microrganismi presenti a valori accettabili, ma<br />
rimane comunque basilare contenere il più possibile<br />
le contaminazioni che possono avvenire durante<br />
la lavorazione, nell’uso di macchinari e attrezzature,<br />
a causa di scorrette condotte igieniche.<br />
Effettuare la pulizia degli ambienti e macchinari<br />
dopo ogni lavorazione è una regola fondamentale,<br />
ma è altrettanto una buona regola mantenere<br />
in buone condizioni igieniche gli stessi<br />
durante la loro utilizzazione o durante periodi di<br />
inattività proteggendoli da eventuali fonti di<br />
contaminazione.<br />
La pulizia effettuata nelle industrie <strong>alimentari</strong><br />
avviene in tre fasi, che devono avere una loro<br />
esecuzione temporale ben precisa. Essa deve iniziare<br />
comunque il prima possibile al termine del<br />
ciclo produttivo, perché più passa il tempo e più<br />
lo sviluppo microbico e l’adesione dello sporco si<br />
fa evidente.<br />
Rimozione <strong>dei</strong> frammenti grossolani<br />
Questa rappresenta la prima fase del processo di<br />
pulizia e consiste nel rimuovere le frazioni più evidenti<br />
dello sporco con l’ausilio di panni, spazzole,<br />
getti di acqua fredda. In tal modo si riesce a rimuovere<br />
circa il 90% <strong>dei</strong> depositi liquidi e solidi di sporco<br />
asportabili per soluzione e/o grazie al trascinamento<br />
meccanico dell’acqua.<br />
È molto importante che la temperatura dell’acqua<br />
utilizzata in questa fase non sia eccessiva. Se così<br />
fosse quando l’acqua viene a contatto con la patina<br />
di sporco questa tenderebbe a cuocersi a causa della<br />
coagulazione delle sostanze proteiche. Questo renderebbe<br />
lo sporco più compatto e resistente alla<br />
rimozione. Per non ottenere questo effetto negativo<br />
occorre che la temperatura dell’acqua utilizzata<br />
durante questa fase non sia superiore ai 60°C.<br />
Una volta allontanati i frammenti grossolani di<br />
sporco si può procede alle altre due fasi.<br />
Occorre ricordare che l’acqua utilizzata per<br />
tutte le operazioni di pulizia deve essere potabile<br />
(D.P.R. 236/88), così come quella che a qualsiasi<br />
titolo entra in contatto con l’alimento o con le<br />
superfici che a loro volta verranno in contatto con<br />
l’alimento.<br />
Detersione<br />
Per detersione si intende una serie di operazioni<br />
che hanno lo scopo di eliminare la patina di<br />
sporco aderente alle superfici e che tende a proteggere<br />
i microrganismi che si trovano al suo interno.<br />
Con questa fase si ottiene quindi già una<br />
buona riduzione del numero <strong>dei</strong> microrganismi<br />
presenti perché una parte di loro viene rimossa<br />
insieme al biofilm, ma non è comunque sufficiente<br />
a rendere una superficie accettabilmente pulita.<br />
L’eliminazione dello sporco grossolano e delle<br />
sostanze grasse cui aderiscono i germi si esplica<br />
mediante l’utilizzazione di sostanze chimiche chiamate<br />
“detergenti”, che vengono disciolte nell’acqua<br />
e disperse sulle superfici da trattare.<br />
In questa fase la temperatura dell’acqua utilizzata<br />
per disciogliere il detergente dovrebbe essere<br />
intorno ai 65-80°C.<br />
Un buon detergente favorisce il contatto tra<br />
l’acqua e la superficie sporca, favorisce il distacco<br />
dello sporco e lo mantiene in sospensione in modo<br />
da poter essere facilmente eliminato con l’operazione<br />
successiva di risciacquo. Nel dettaglio un<br />
detergente esplica le seguenti azioni: emulsiona i<br />
grassi, saponifica i grassi, solubilizza gli ammassi<br />
proteici, scioglie i depositi minerali.<br />
I detergenti sono soluzioni composte da varie<br />
sostanze in percentuali variabili.<br />
I particolare sono composti da una base attiva<br />
che può essere:<br />
• Alcalina (ad esempio <strong>prodotti</strong> a base di soda<br />
caustica, carbonato di sodio, fosfato trisodico, silicati<br />
di sodio) che ha la funzione di saponificare i<br />
grassi e solubilizzare le proteine;<br />
• Acida (ad esempio <strong>prodotti</strong> a base di acido<br />
nitrico, fosforico, glicolico) che ha la capacità di<br />
solubilizzare i depositi minerali.<br />
Secondo il tipo di sporco presente si può quindi<br />
scegliere un prodotto rispetto all’altro.<br />
Se dovesse essere necessario utilizzare entrambi<br />
i tipi di <strong>prodotti</strong> è tassativamente vietato utilizzarli<br />
insieme. Mescolando infatti soluzioni acide e<br />
alcaline si innescano delle reazioni chimiche che<br />
possono portare allo sviluppo di sostanze o gas<br />
molto pericolosi.<br />
Quando è necessario utilizzare entrambi i tipi<br />
di detergenti è quindi indispensabile usarne prima<br />
uno, effettuare un buon risciacquo con acqua<br />
pura, e poi usare l’altro tipo.<br />
Oltre alla base attiva di norma i detergenti contengono<br />
sostanze tensiottative, che hanno la funzione<br />
di aumentare la capacità del prodotto di aderire<br />
alla superficie da trattare e facilitare la rimo-
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
63
64 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
zione della patina di sporco; possono inoltre contenere<br />
sostanze anticorrosive per proteggere le<br />
superfici più delicate.<br />
In sostanza un buon detergente dovrebbe essere:<br />
• efficiente;<br />
• sicuro;<br />
• non corrosivo;<br />
• privo di odori e sapori;<br />
• facilmente eliminabile con il risciacquo;<br />
• compatibile con altre sostanze.<br />
Prima di utilizzare il detergente è importante<br />
leggere attentamente la sua etichetta, nella quale<br />
deve essere riportato:<br />
• la molecola attiva per capire se è un detergente<br />
a base acida o alcalina;<br />
• l’uso più adatto o i materiali su cui è meglio<br />
non utilizzalo;<br />
• la concentrazione da utilizzare;<br />
• il tempo di contatto necessario affinché<br />
possa svolgere efficacemente la sua azione.<br />
Dopo che il detergente è stato per un po’ di<br />
tempo a contatto con la superficie da trattare, si passa<br />
al risciacquo che conclude il processo di detersione.<br />
Questa operazione ha lo scopo di rimuovere le<br />
particelle di sporco e le sostanze disciolte nel<br />
detergente e l’eventuale eccesso dello stesso detergente.<br />
Normalmente è bene usare acqua fredda per<br />
questa operazione.<br />
Quando si effettua il risciacquo a mano, se non<br />
è possibile usare acqua corrente, è bene cambiare<br />
spesso l’acqua utilizzata.<br />
Dopo di che le superfici sono pronte per essere<br />
sottoposte alla terza e ultima fase, la disinfezione.<br />
Disinfezione<br />
Abbiamo già detto che la detersione permette<br />
la rimozione dello sporco ma non garantisce l’eliminazione<br />
<strong>dei</strong> microrganismi, soprattutto i patogeni,<br />
presenti sulle superfici.<br />
Per ottenere ciò occorre intervenire con la<br />
disinfezione, operazione che ha lo scopo di ridurre<br />
a tassi minimi il numero di microrganismi contaminanti<br />
e rendere pertanto sicuro lo stato igienico<br />
delle superfici.<br />
Questa operazione deve avvenire necessariamente<br />
dopo la detersione.<br />
Abbiamo infatti detto che la patina di sporco<br />
ingloba e protegge i microrganismi; se quindi il<br />
biofilm non viene prima rimosso con la detersione<br />
l’azione della disinfezione non sarà efficace.<br />
La disinfezione può essere effettuata mediante<br />
mezzi fisici (ad esempio acqua calda oltre gli 80°C,<br />
vapore, raggi UV) o mediante <strong>prodotti</strong> chimici che<br />
prendono il nome di “disinfettanti”.<br />
Nelle aziende <strong>alimentari</strong> la disinfezione avviene<br />
di norma mediante l’uso di disinfettanti.
L’azione svolta dal disinfettante sui microrganismi<br />
può essere di vario genere per cui questi <strong>prodotti</strong><br />
si suddividono in diverse categorie:<br />
• battericidi: uccidono le cellule batteriche;<br />
• batteriostatici: inibiscono la moltiplicazione<br />
batterica;<br />
• sporicidi: uccidono le spore batteriche;<br />
• fungicidi: uccidono i funghi;<br />
• sterilizzanti: uccidono tutti i microrganismi.<br />
In genere un buon disinfettante dovrebbe essere:<br />
Schema del processo di pulizia e sanificazione<br />
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
Rimozione<br />
dello sporco grossolano<br />
Risciacquo<br />
Per allontanare le particelle<br />
di sporco<br />
Detersione<br />
Per eliminare le sostanze grasse<br />
cui aderiscono i germi<br />
Risciacquo<br />
Per rimuovere le particelle di sporco<br />
disciolte nel detergente<br />
Disinfezione<br />
Per eliminare germi patogeni e ridurre<br />
la presenza degli altri<br />
Risciacquo<br />
Per eliminare i residui<br />
di disinfettante<br />
• attivo contro un ampio spettro di microrganismi;<br />
• sicuro;<br />
• privo di odori, colori, sapori;<br />
• biodegradabile;<br />
• utilizzabile a basse concentrazioni;<br />
• facilmente eliminabile e in ogni caso tale da<br />
non lasciare residui tossici;<br />
• facile da usare.<br />
65
66 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
Siccome non esiste un prodotto che sia perfetto<br />
e completo, ma sul mercato si trovano numerosi<br />
disinfettanti, è comunque una buona regola<br />
alternare vari tipi, in modo che non si sviluppino<br />
delle forme resistenti fra i microrganismi presenti<br />
sulle superfici da trattare.<br />
L’efficacia dell’azione svolta dal disinfettante<br />
dipende da:<br />
• il tempo di contatto del prodotto con le<br />
superfici;<br />
• dalla temperatura e la durezza dell’acqua in<br />
cui viene disciolto;<br />
• dalla concentrazione d’uso;<br />
• nonché, ricordiamolo, dalla presenza o<br />
meno di residui di sporco.<br />
Tutte le indicazioni per un corretto uso devo-<br />
no essere riportate dall’etichetta del prodotto.<br />
Infatti utilizzare il prodotto ad una temperatura<br />
inadatta oppure in concentrazioni più elevate o<br />
basse rispetto a quelle indicate potrebbe rendere<br />
inefficace l’azione disinfettante.<br />
Lasciare per un periodo di tempo eccessivo il<br />
disinfettante a contatto con le superfici da trattare<br />
potrebbe essere tutt’altro che vantaggioso, infatti<br />
si potrebbero provocare effetti corrosivi sulle<br />
superfici stesse.<br />
In sostanza, nell’uso di questi <strong>prodotti</strong> è sempre<br />
bene attenersi scrupolosamente a quanto indicato<br />
in etichetta.<br />
Al termine della disinfezione occorre effettuare<br />
un altro risciacquo con abbondante acqua fredda<br />
in modo da eliminare i residui di disinfettante.
Requisiti generali per i locali<br />
Con il termine “locale” si intende l’insieme di<br />
ambienti, o l’ambiente singolo (polifunzionale), dove<br />
si effettua la lavorazione, il confezionamento, la conservazione<br />
e la commercializzazione del prodotto.<br />
La legge italiana e comunitaria con le sue norme<br />
verticali e orizzontali definisce i requisiti fondamentali<br />
che devono avere tali ambienti. I requisiti<br />
strutturali minimi <strong>dei</strong> locali di lavorazione sono<br />
disciplinati da alcune norme nazionali che prescrivono<br />
l’obbligo di ottenere una Autorizzazione<br />
Sanitaria.<br />
AUTORIZZAZIONE SANITARIA: ARTICOLO 2 LEGGE 283/62<br />
Requisiti igienico-sanitari: D.P.R. 327/80<br />
Per gli operatori agricoli (sensi dell’art. 2135 del<br />
Codice Civile), la Regione Toscana ha fornito direttive<br />
specifiche per il rilascio dell’Autorizzazione<br />
Sanitaria cercando di coniugare il regime normativo<br />
precedentemente esistente alle nuove disposizioni<br />
sull’autocontrollo (Deliberazione di Giunta<br />
Regionale n. 206 del 1° marzo 1999 - Boll.<br />
Regione Toscana n. 13 del 31marzo 1999, parte<br />
Seconda, Sezione I “Direttive per il rilascio dell’autorizzazione<br />
sanitaria in materia di alimenti e<br />
bevande per il settore agricolo”).<br />
Di seguito ricordiamo alcuni requisiti strutturali<br />
forniti dal D.P.R. 327/80 e dalle disposizioni<br />
indicate nel D.Lgs. 155/97:<br />
• i locali dove si lavorano gli alimenti devono<br />
essere mantenuti sempre puliti e in ordine e sottoposti<br />
a manutenzione in modo da garantire l’efficienza<br />
e ridurre al minimo la possibilità di contaminazione<br />
del prodotto;<br />
• pareti, pavimenti e piani di lavoro devono<br />
essere facili da pulire;<br />
• occorre evitare i ristagni di acqua e di umidità;<br />
• i soffitti devono essere progettati, costruiti e<br />
rifiniti in modo da evitare accumulo di sporcizia e<br />
formazione di muffe;<br />
• deve esserci adeguata areazione e illuminazione<br />
naturale o artificiale;<br />
• deve essere impedito l’ingresso ad animali<br />
infestanti e insetti mediante appositi dispositivi;<br />
• deve essere presente un impianto idrico che<br />
distribuisca acqua potabile.<br />
In generale sarebbe opportuno applicare le<br />
seguenti buone pratiche:<br />
• effettuare una separazione <strong>dei</strong> settori puliti<br />
(zone di lavorazione propriamente dette) da<br />
quelli sporchi (zone di arrivo materiali, depositi,<br />
spedizioni);<br />
• operare secondo il principio del “tutto avanti”<br />
ossia la linea di lavorazione dovrebbe essere<br />
concepita in modo che le materie prime, dall’ingresso<br />
fino alla trasformazione o pulizia o confezionamento,<br />
procedano sempre in avanti senza<br />
possibilità di incrociarsi con materiali sporchi o con<br />
semilavorati;<br />
• allontanare il prima possibile i rifiuti e gli<br />
scarti dalle aree di lavorazione e predisporre apposite<br />
aree esterne per il loro deposito temporaneo;<br />
• per la raccolta <strong>dei</strong> rifiuti nelle aree di lavorazione<br />
sarebbe opportuno utilizzare appositi contenitori<br />
rigidi, dotati di coperchio azionabile a pedale,<br />
facilmente lavabili e disinfettabili;<br />
• mantenere nel tempo delle buone condizioni<br />
igieniche e funzionali <strong>dei</strong> locali con adeguate<br />
procedure di pulizia e di manutenzione.
Requisiti per le macchine e le attrezzature<br />
Impianti, macchine e attrezzature che vengono<br />
in contatto con gli alimenti devono essere:<br />
• progettati e costruiti con materiali idonei al<br />
contatto con gli alimenti;<br />
• mantenuti puliti ed efficienti mediante regolare<br />
manutenzione in modo da rendere minimi i<br />
rischi di contaminazione sia microbiologica, chimica<br />
(oli lubrificanti) e particellare (frammenti metallici<br />
o plastici) degli alimenti;<br />
• installati in modo da consentire l’ispezione e<br />
la corretta pulizia dell’area circostante; è pertanto<br />
consigliato posizionare impianti e macchine in<br />
modo da essere sollevati dal terreno e distanti dalle<br />
pareti almeno lo spazio sufficiente ad una buona<br />
ispezione (circa 40 cm).<br />
Anche i piccoli utensili (ad esempio coltelleria,<br />
contenitori vari ecc.), se non utilizzati correttamente,<br />
possono trasformarsi in veicoli di contaminazione;<br />
di conseguenza anche la loro pulizia<br />
diviene fondamentale. Anche in questo caso esistono<br />
<strong>prodotti</strong> detergenti e disinfettanti da utilizzare<br />
al termine di ogni ciclo di lavorazione.<br />
Quando si utilizzano gli sterilizzatori per coltelleria<br />
è buona regola tararli in modo che l’acqua,<br />
dove andranno in immersione i coltelli, raggiunga<br />
almeno gli 82°C.
Igiene del personale<br />
Abbiamo più volte ripetuto che il personale<br />
addetto alla manipolazione di alimenti può essere<br />
fonte di contaminazioni microbiologiche quando<br />
non rispetta alcune norme di buon comportamento<br />
igienico-sanitario, nonché fonte di contaminazioni<br />
chimiche quando utilizza in maniera impropria<br />
materiali e sostanze chimiche durante i processi<br />
di lavorazione.<br />
Il personale che lavora nel settore alimentare<br />
deve pertanto essere in accertate buone condizioni<br />
di salute nonché seguire i precetti dell’igiene sia<br />
per la manipolazione <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> che per la pulizia<br />
personale.<br />
Nessuna persona riconosciuta o sospetta di<br />
essere affetta da malattia trasmissibile attraverso gli<br />
alimenti, può essere autorizzata a lavorare in qualsiasi<br />
area di manipolazione degli alimenti; in questo<br />
senso la normativa italiana prevede il possesso<br />
del libretto sanitario rilasciato dal Servizio di<br />
Igiene e Sanità Pubblica del Dipartimento di Prevenzione<br />
e presso alcuni distretti della Azienda<br />
USL di residenza.<br />
Il personale dovrebbe essere consapevole dell’importanza<br />
del ruolo che ricopre all’interno<br />
dell’azienda, non solo dal punto di vista produttivo,<br />
ma anche da quello dell’igiene, infatti il<br />
mancato rispetto delle più comuni norme igieniche<br />
può avere inaspettate conseguenze, anche<br />
molto gravi.<br />
Pertanto sarebbe opportuno che gli addetti<br />
venissero sottoposti a momenti di formazione e di<br />
aggiornamento sulle problematiche igienico-sanitarie<br />
legate alla produzione di alimenti. Il D.Lgs.<br />
155/97 e alcune normative verticali rendono<br />
obbligatoria la formazione del personale su tali<br />
aspetti.<br />
Il rispetto di alcune semplici regole di igiene<br />
personale e comportamentale da parte degli operatori<br />
delle industrie <strong>alimentari</strong> è pertanto sia un<br />
dovere di legge che morale.<br />
Di seguito vengono esposte alcune regole da<br />
osservare:<br />
• lavarsi le mani e gli avambracci prima di iniziare<br />
ogni tipo di lavorazione, dopo aver usato il<br />
servizio igienico, dopo essersi soffiati il naso o starnutito<br />
o toccato soldi, rifiuti e animali, dopo aver<br />
fumato. Durante il lavaggio è bene prestare particolare<br />
attenzione alla pulizia delle unghie. È preferibile<br />
utilizzare sapone liquido o in polvere,<br />
mediante distributore automatico (sono in commercio<br />
<strong>prodotti</strong> al contempo detergenti e disinfettanti).<br />
Per asciugarsi è preferibile utilizzare asciugamani<br />
monouso;<br />
• non mangiare e non fumare negli ambienti<br />
di lavorazione se non in aree appositamente predisposte;<br />
• coprire eventuali ferite alle mani, con cerotti<br />
resistenti all’acqua, possibilmente colorati;<br />
• il vestiario deve essere sempre pulito e di<br />
colore chiaro, e dovrebbe essere riposto in appositi<br />
armadietti da tenere puliti e in ordine; è opportuno<br />
l’uso di copricapi che contengano l’intera<br />
capigliatura;<br />
• evitare di portare anelli e bracciali durante il<br />
lavoro o smalto sulle unghie;<br />
• evitare di toccare naso, bocca e orecchie<br />
mentre si lavora;<br />
• togliere il camice o altro indumento protettivo<br />
prima di utilizzare i servizi igienici;<br />
• non utilizzare assolutamente sostanze o<br />
materiali di cui non si conosce la natura e l’uso<br />
proprio;<br />
• non utilizzare impropriamente sostanze<br />
potenzialmente contaminanti (<strong>prodotti</strong> per la pulizia,<br />
insetticidi, lubrificanti);<br />
• sentirsi responsabili dell’ordine e della pulizia<br />
del proprio posto di lavoro nonché degli<br />
impianti ed attrezzature utilizzati od affidati;
72 QUADERNO ARSIA 3/2001
L’IGIENE DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI<br />
73
74 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
• pulire attrezzature, utensili, piani di appoggio<br />
tra la manipolazione di un prodotto e l’altro;<br />
• allontanare i rifiuti e gli scarti tra una lavorazione<br />
e l’altra;<br />
• intervenire prontamente o segnalare le even-<br />
tuali situazioni di rischio igienico per il prodotto<br />
durante la lavorazione;<br />
• evitare il più possibile gli spostamenti dall’interno<br />
all’esterno dello stabilimento quando<br />
non richiesto.
Difesa dagli animali infestanti<br />
La difesa dagli animali infestanti è richiesta per<br />
legge, infatti la normativa italiana e comunitaria<br />
stabilisce che negli stabilimenti <strong>alimentari</strong> non<br />
sono ammessi animali e che devono essere presenti<br />
dispositivi appropriati di protezione con gli animali<br />
indesiderati.<br />
La difesa da tali esseri si attua in tre fasi:<br />
• prevenzione: l’insieme delle misure adottate<br />
atte a impedire l’ingresso degli infestanti negli edifici<br />
e di conseguenza il loro possibile contatto con<br />
gli alimenti;<br />
• monitoraggio: l’insieme delle misure adottate<br />
per rilevare le tracce o la presenza di animali<br />
infestanti e per verificare che le misure preventive<br />
o di lotta adottate siano efficaci;<br />
• lotta: le azioni dirette alla soppressione degli<br />
infestanti qualora ne sia stata manifestata una presenza<br />
preoccupante.<br />
Prevenzione<br />
Per contrastare e impedire l’ingresso degli animali<br />
infestanti negli stabilimenti <strong>alimentari</strong> è buona<br />
regola adottare le seguenti misure preventive:<br />
• eliminare fenditure, crepe, pertugi dai muri<br />
perimetrali ed anche interni;<br />
• proteggere le finestre con reticelle anti insetto;<br />
• utilizzare sifoni per proteggere le fognature;<br />
• controllare frequentemente interstizi e spazi<br />
fra macchinari, mobili e pareti;<br />
• verificare gli alloggiamenti di contenitori,<br />
comandi elettrici, scarichi e tombini;<br />
• ridurre all’indispensabile l’apertura di porte<br />
e finestre verso l’esterno;<br />
• all’esterno degli stabilimenti mantenere aree<br />
pulite e sgombre da rifiuti o materiali inerti; se vi<br />
sono aree verdi contenere lo sviluppo delle piante<br />
erbacee; se vi sono canali di scolo a cielo aperto<br />
operare una adeguata manutenzione e periodica<br />
pulizia.<br />
Rimane comunque una regola fondamentale<br />
prevenire l’accumulo di sporcizia sia all’interno che<br />
all’esterno dello stabilimento adottando una<br />
opportuna condotta igienica durante le operazioni<br />
che vi si svolgono.<br />
Monitoraggio<br />
Le tecniche da adottare per il monitoraggio<br />
degli animali infestanti sono svariate ed ovviamente<br />
dipendono dal tipo di animali da individuare.<br />
Oltre all’osservazione diretta di tracce o al rinvenimento<br />
di feci, uova o nidi, ricordiamo:<br />
• trappole tradizionali per roditori;<br />
• trappole con attrattivi sessuali (feromoni)<br />
per insetti;<br />
• lampade con luci attrattive per insetti;<br />
• trappole con attrattivi <strong>alimentari</strong> sia per<br />
insetti che roditori;<br />
• bande adesive per gli insetti striscianti.<br />
Quando il monitoraggio indica che il livello di<br />
infestazione è preoccupante occorre intervenire<br />
con la vera e propria lotta. In casi di bassi livelli di<br />
infestazione alcuni <strong>dei</strong> mezzi sopra indicati possono<br />
sostituire i mezzi di lotta.<br />
Per facilitare le operazioni di monitoraggio è<br />
consigliabile segnare il posizionamento delle trappole<br />
su una planimetria dello stabilimento e identificare<br />
le postazioni mediante appositi cartelli che<br />
segnalino la presenza della trappola.<br />
Lotta agli insetti<br />
Viene eseguita mediante l’uso di trappole (con<br />
attrattivi luminosi, <strong>alimentari</strong> e sessuali), mediante
76 QUADERNO ARSIA 3/2001<br />
l’eliminazione fisica <strong>dei</strong> siti di riproduzione, e<br />
mediante l’ausilio di mezzi chimici, gli insetticidi.<br />
Gli insetticidi sono <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> a base di molecole<br />
chimiche che possono svolgere varie azioni,<br />
ossia uccidere gli insetti (colpendo le uova, le larve<br />
o gli insetti adulti), rendere inospitali i rifugi e i<br />
nidi, dissuadere il passaggio degli insetti.<br />
Qualunque prodotto venga utilizzato, qualora<br />
non si ricorra ad un a ditta specializzata per le disinfestazioni,<br />
occorre prestare particolare attenzione a:<br />
• la sua scelta, che deve essere effettuata in<br />
base al tipo di insetto da colpire e al luogo di distribuzione;<br />
• al metodo distribuzione da utilizzare<br />
(dovranno essere adottate opportune precauzioni<br />
per evitare il contatto con gli alimenti);<br />
• alle dosi da somministrare.<br />
Tutte queste indicazioni devono essere presenti<br />
sull’etichetta del prodotto.<br />
Si ricorda che la conservazione di tali <strong>prodotti</strong><br />
deve avvenire in luoghi chiusi e protetti, per impedire<br />
il contatto con gli alimenti, e la loro utilizzazione<br />
dovrebbe essere condotta da personale<br />
opportunamente addestrato.<br />
Lotta ai roditori<br />
Anche in questo caso esistono vari mezzi disponibili<br />
sul mercato. Ovviamente non devono costituire<br />
un pericolo per l’uomo sia per via diretta che<br />
indiretta, attraverso il contatto con gli alimenti.<br />
Valgono pertanto le stesse indicazioni fornite per<br />
gli insetticidi.<br />
Tra i mezzi disponibili vi sono trappole di vario<br />
tipo (valide solo quando l’infestazione è limitata a<br />
pochi individui) e sostanze chimiche dette rodenticidi.<br />
I rodenticidi sono <strong>prodotti</strong> chimici che vengono<br />
distribuiti sotto forma di esche tossiche, spesso<br />
associate ad alimenti o sostanze attrattive per renderle<br />
appetibili sia come odore, sapore ed aspetto.<br />
Le esche devono essere inserite in appositi contenitori/mangiatoie<br />
che verranno distribuiti lungo<br />
i perimetri esterni e/o interni dello stabilimento.<br />
Anche in questo caso sarà utile segnalare la posizione<br />
e la presenza delle postazioni, sia sul punto<br />
di installazione che sulla planimetria aziendale.<br />
L’utilizzazione <strong>dei</strong> contenitori/mangiatoie è<br />
importante perché le esche, per essere efficaci,<br />
devono essere mantenute in buono stato di conservazione<br />
e per evitare, soprattutto nelle aree<br />
esterne, che altri animali, o peggio ancora bambini,<br />
possano trovare e assumere inconsapevolmente<br />
le esche tossiche.<br />
I rodenticidi si dividono in due categorie:<br />
• ad effetto istantaneo: provocano una morte<br />
quasi immediata e sono molto pericolosi anche per<br />
l’uomo o altri animali. È consigliabile utilizzarli<br />
solo quando sono presenti pochi esemplari da eliminare<br />
o quando si formano ceppi di animali resistenti<br />
ai <strong>prodotti</strong> cronici;<br />
• a lento effetto: provocano la morte solo<br />
dopo l’assunzione di svariate dosi (<strong>prodotti</strong> di<br />
prima generazione) oppure dopo un po’ di tempo<br />
dall’assunzione di una sola dose (<strong>prodotti</strong> di<br />
seconda generazione). Gli animali muoiono lentamente,<br />
di solito nei nidi o in luoghi appartati.<br />
Sono i <strong>prodotti</strong> migliori in caso di infestazioni diffuse<br />
e notevoli. Sono molto meno pericolosi per<br />
l’uomo e per gli altri animali in caso di assunzione.
Bibliografia<br />
AA.VV. (1999) - Linee guida per l’applicazione del<br />
D.Lgs. 155/97 nella produzione delle conserve vegetali,<br />
Quaderno ARSIA 8/99, ARSIA/Regione<br />
Toscana.<br />
AA.VV. (1999) - Piccola guida per l’igiene <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong><br />
<strong>alimentari</strong>, Regione Toscana.<br />
A. GALLI, A. BERTOLDI (1998) - Igiene degli alimenti e<br />
Haccp, EPC Libri.<br />
C. CANTARELLI (1981) - Principi di tecnologia delle<br />
industrie agrarie, Edagricole.<br />
C. PERI, B. ZANONI, E. PAGLIARINI, G. GIOVANNELLI<br />
(1997) - Linee guida per la messa a punto <strong>dei</strong> sistemi<br />
aziendali di autocontrollo dell’igiene. Il metodo Peri,<br />
Centro Studi sull’Alimentazione Gino Alfonso Sada.<br />
G. TIECCO, Igiene e tecnologia alimentare, Edagricole.<br />
C. ZAMBONELLI, F. PAPA, P. ROMANO, G. SUZZI, L.<br />
GRAZIA, Microbiologia <strong>dei</strong> salumi, Edagricole.
Annotazioni
Finito di stampare<br />
nel giugno 2001<br />
da EFFEEMME LITO srl<br />
a Firenze<br />
per conto di<br />
ARSIA • Regione Toscana
Quaderno ARSIA 3/2001<br />
L’igiene <strong>dei</strong> <strong>prodotti</strong> <strong>agro</strong>-<strong>alimentari</strong><br />
Guida pratica<br />
Con questa Guida pratica si arricchisce un percorso che l’ARSIA<br />
ha iniziato all’indomani dell’entrata in vigore del D.Lgs. 155/97.<br />
Come noto con la pubblicazione delle Linee guida si è data<br />
una prima ed importante risposta a quella parte del settore primario<br />
che rientra nel campo d’applicazione del D.Lgs. 155/97, soprattutto<br />
alla luce della Delibera di Giunta Regionale n. 1260 del 4 dicembre<br />
2000 che ha riconosciuto alle Linee guida sull’applicazione del<br />
D.Lgs. 155/97 prodotte dall’ARSIA carattere di ufficialità.<br />
Sembrava quindi opportuno ampliare il panorama delle produzioni<br />
divulgative in materia con uno strumento che non si limitasse<br />
ai soli aspetti dell’applicazione pratica della norma, ma che fornisse<br />
spunti e strumenti conoscitivi di più ampio respiro nell’ambito<br />
dell’igiene nell’<strong>agro</strong>-alimentare.<br />
Per rendere più agevole e gradevole il confronto con gli argomenti<br />
tecnico-scientifici trattati, la Guida è stata arricchita con illustrazioni<br />
prodotte ad hoc.<br />
L’ARSIA,<br />
Agenzia<br />
Regionale per lo<br />
Sviluppo e<br />
l’Innovazione<br />
nel settore<br />
Agricoloforestale,<br />
istituita con la<br />
Legge<br />
Regionale<br />
37/93, è<br />
l’organismo<br />
tecnico<br />
operativo della<br />
Regione<br />
Toscana per le<br />
competenze nel<br />
campo agricoloforestale,acquacolturapesca<br />
e<br />
faunisticovenatorio.