Sermoni sul salmo 90 - Associazione Nuova Citeaux
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PRESENTAZIONE<br />
I 17 sermoni dedicati da San Bernardo a commentare il<br />
Salmo <strong>90</strong> (―Qui habitat in protectione Altissimi‖)<br />
godono di un posto particolare nell’insieme delle sue<br />
opere tanto per il contenuto spirituale che per il pregio<br />
artistico.<br />
Sono un’opera della maturità di Bernardo, che rivelano<br />
in lui un esperto maestro nella guida delle anime.<br />
La raccolta costituisce un dono quaresimale dell’Abate<br />
di Clairvaux ai suoi monaci, quasi un commento al<br />
capitolo 49 della Regola benedettina <strong>sul</strong>l’osservanza<br />
della Quaresima, i cui temi traspaiono come in filigrana<br />
alla lettura dei sermoni: la necessità della conversione, e<br />
quindi di una vita fortemente caratterizzata in senso<br />
penitenziale, il sostegno della Parola di Dio e la forza<br />
della preghiera, la gioia dello Spirito Santo nella<br />
sopportazione della prova, il tutto nella prospettiva<br />
della Pasqua celeste, divenuta oggetto di attesa gioiosa<br />
nella speranza. Bernardo manifesta, inoltre, il desiderio<br />
di incoraggiare i suoi monaci nella pratica delle austerità<br />
quaresimali, perché non abbiano a soccombere alla<br />
fatica corporale che si accompagna all’ascesi nella<br />
purificazione interiore.<br />
Con ogni probabilità i 17 sermoni sono stati tutti<br />
predicati nella Quaresima del 1139, a partire dalla prima<br />
domenica, i cui canti attingono appunto al Salmo <strong>90</strong>, che<br />
continua a risuonare nella Liturgia fino al Triduo<br />
Pasquale.<br />
3
In questa visione risplende quanto mai significativa la<br />
fatica del Padre Don Isidoro Tell, per anni Abate della<br />
Comunità Benedettina di Praglia. A questa bella e fedele<br />
versione italiana dei sermoni, corredata di introduzione<br />
e note, egli ha lavorato con passione per lunghi anni.<br />
All’amore per le opere di San Bernardo era stato iniziato<br />
e incoraggiato, fin dai tempi dell’ordinazione<br />
sacerdotale, dal suo predecessore nella guida della<br />
Comunità, l’Abate Padre Gerardo Fornaroli, anch’egli<br />
affascinato dalla figura dell’Abate di Clairvaux e suo<br />
assiduo lettore. Da allora, leggendone e meditandone<br />
costantemente gli scritti per quasi settant’anni, Bernardo<br />
è stato da lui accolto con venerazione come uno dei<br />
maestri preferiti e più congeniali di vita monastica. Così,<br />
mettendo a disposizione del vasto pubblico la<br />
traduzione in lingua italiana dei sermoni, arricchita da<br />
una vasta introduzione e dalle numerose note, il Padre<br />
Don Isidoro ci ha consegnato, quasi in testamento, il<br />
cammino monastico di tutta la sua vita, nutrito e<br />
imbevuto dal pensiero e dall’arte letteraria di San<br />
Bernardo.<br />
Per la presentazione dell’Abate Padre Bruno Marin, lo<br />
studio introduttivo (pp. IX-LXXII) e la ricca bibliografia<br />
(pp. LXXIII-LXXVII) rimandiamo direttamente al<br />
volume edito da Scritti Monastici, Abbazia di Praglia<br />
(PD), 1998, n. 20.<br />
4
Padre Don Isidoro Tell o.s.b.<br />
Abate dell'Abbazia Benedettina di Praglia (PD)<br />
(† 22 agosto 2003)<br />
Digitalizzazione testo on-line by Kenosis 2007<br />
Si ringrazia l’editrice SCRITTI MONASTICI – ABBAZIA DI<br />
PRAGLIA<br />
per la gentile concessione<br />
5
SAN BERNARDO<br />
«SERMONI SUL SALMO <strong>90</strong>»<br />
Traduzione italiana e note a cura dell'Abate Dom<br />
Isidoro Tell o.s.b.<br />
Edito a cura dell’Abbazia di Praglia (PD)<br />
PREFAZIONE<br />
1. Non è senza un grande senso di compassione, fratelli,<br />
che io considero la vostra fatica. Cerco un sollievo da<br />
potervi dare e me ne viene in mente uno corporale, ma<br />
esso non giova a nulla, anzi può recarvi grandissimo<br />
danno. Infatti col togliere alla semente anche una piccola<br />
parte si reca gran detrimento a tutta la messe e se la<br />
vostra fatica penitenziale viene alleviata da una mia<br />
compassione crudele, poco a poco anche la vostra<br />
corona perderà le sue gemme 1 . Che faremo allora?<br />
Dov’è la farina del Profeta? Perché nella pentola c’è la<br />
morte 2. Infatti vi mortificate continuamente con molti<br />
digiuni, con tante fatiche, con veglie prolungate, senza<br />
parlare di quello che riguarda lo spirito, come la<br />
1 Il paragone biblico del seme (cfr. Sal 125; Mt 13; Gv 12, 24; 2 Cor 9. 6)<br />
ricorre più volte nei <strong>Sermoni</strong> <strong>sul</strong> Salmo <strong>90</strong> (cf. QH 7, 14; 9, 3; lt), 3; 17, 3) e<br />
negli altri scritti di Bernardo per indicare ora la vita monastica nella totalità<br />
delle sue esigenze, ora le avversità dell’esistenza umana. Cfr. Introduzione.<br />
p. L.<br />
Nella prefazione alla prima edizione dei sermoni, Bernardo era ancora più<br />
duro: «(..) si de poenarum diminutione solarium praebere voluero, crudelis<br />
ero, et non misericors. Quantum enim subtraham de poena, tantum de<br />
corona furabor. Tanto minus de fructu, quantum de semente subtraxero».<br />
2 2 Re 4, 40: allusione a un miracolo del profeta Eliseo, che buttando della<br />
farina in una pentola avvelenata ne rende mangiabile il contenuto. L’aspetto<br />
mortificante delle osservanze quaresimali è sottolineato dall’insistente<br />
susseguirsi delle parole mors, mortificamini, mortuus.<br />
7
contrizione del cuore e le numerose tentazioni. Voi vi<br />
mortificate, ma per amore di colui che è morto per voi.<br />
Tuttavia se la vostra tribolazione per lui è grande, per<br />
grazia sua grande sarà anche la vostra consolazione,<br />
affinché l’anima che non ha voluto trovare conforto in<br />
altre cose, trovi in lui la sua gioia. Infatti accanto a lui la<br />
stessa tribolazione può diventare una grande<br />
consolazione. Non è forse vero che le austerità che<br />
sopportate sono al di sopra delle forze umane, superiori<br />
alla natura e al di fuori dell’ordinario? Allora è un altro<br />
che le sopporta. Senza dubbio colui che sostiene tutto<br />
con la potenza della sua parola. Così, il nemico non si<br />
uccide forse con la sua stessa spada? E la grandezza<br />
della tribolazione con la quale egli soleva tentare non<br />
riporta piuttosto proprio essa la vittoria <strong>sul</strong>le tentazioni,<br />
essendo prova certissima della divina presenza? Che<br />
cosa dobbiamo temere se ci sta a fianco colui che<br />
sostiene tutto? Il Signore è difensore della mia vita: di chi<br />
avrò paura? 3 Così, anche se dovrò camminare immerso<br />
nell’ombra della morte, non temerò alcun male, perché tu sei<br />
con me 4. E cos’è che sostiene tutta la mole della terra? E<br />
l’universo intero su chi si appoggia? E se c’è qualche<br />
cosa che sostiene tutte le altre, essa da chi è sostenuta?<br />
Non v’è altro che la parola potente di Dio che sostiene<br />
tutte le cose. Dalla parola del Signore, infatti, furono<br />
fissati i cieli, e dal soffio della sua bocca ogni loro schiera 5.<br />
2. Perciò, affinché possiate trovare sollievo nella parola<br />
del Signore, specialmente in questi giorni nei quali,<br />
come è giusto, la vostra fatica è alquanto più grande del<br />
3 Sal 26, 1.<br />
4 Sal 22, 4.<br />
5 Sal 32, 6.<br />
8
solito, non sarà inutile, come spero, intrattenermi con<br />
voi su qualche passo delle Sante Scritture, come, del<br />
resto, mi hanno chiesto anche alcuni di voi.<br />
Così vogliamo scegliere il Salmo stesso dal quale il<br />
nemico ha preso occasione per tentare il Signore,<br />
affinché le armi del maligno si spezzino proprio là dove<br />
egli ha osato prenderle. A questo riguardo non voglio<br />
che ignoriate, fratelli, come tutti quelli che non usano<br />
santamente qualche passo delle Sante Scritture sono<br />
apertamente imitatori del nemico e soffocano con<br />
l’errore la verità di Dio, come talvolta sogliono fare<br />
alcuni 6. Guardatevi, carissimi, da questo perché è cosa<br />
diabolica, e quelli che fanno così dimostrano di essere<br />
dalla sua parte mentre brigano per pervertire gli scritti<br />
salutari [delle Sante Scritture] a loro danno.<br />
Ma non voglio fermarmi più a lungo su questo<br />
argomento. Penso che basti un breve cenno. Con l’aiuto<br />
del Signore, tentiamo ormai di spiegare e di esporre<br />
qualche cosa <strong>sul</strong> Salmo che abbiamo scelto.<br />
6 Probabile allusione ad Abelardo: Ep. 189; 1<strong>90</strong>; I, 1. IV, 9. V, 12.<br />
9
SERMONE PRIMO<br />
Sul primo versetto:<br />
«Chi dimora nell’aiuto dell’altissimo, vivrà sotto<br />
la protezione del dio del cielo»<br />
1. Chi sia colui che dimora nell’aiuto di Dio, lo si può<br />
conoscere meglio considerando quelli che non vi<br />
dimorano. Di questi se ne possono individuare tre<br />
specie. La prima è quella di coloro che non sperano, la<br />
seconda di coloro che sono disperati, la terza di coloro<br />
che sperano inutilmente.<br />
Non dimora nell’aiuto di Dio colui che non considera<br />
Dio come suo aiuto ma confida nella propria forza e<br />
nell’abbondanza delle sue ricchezze. Sordo al consiglio<br />
del Profeta: Cercate il Signore mentre lo si può trovare,<br />
invocatelo mentre è vicino 7 e impegnato nella ricerca delle<br />
sole cose temporali, invidia la sorte degli empi vedendo<br />
la loro prosperità e si allontana dall’aiuto di Dio perché<br />
non lo ritiene necessario per acquistarsele. Ma perché<br />
metterci a giudicare i mondani? Temo, fratelli, che vi sia<br />
anche fra noi chi non dimora nell’aiuto dell’Altissimo,<br />
ma confida nella propria forza e nell’abbondanza delle<br />
proprie ricchezze. Uno magari è fervente, forte nelle<br />
veglie, nei digiuni, nella fatica e in altre simili<br />
osservanze, oppure può sembrargli di avere raccolto per<br />
tanto tempo una quantità di meriti e, confidando in essi,<br />
è assai rilassato nel timore di Dio, si abbandona<br />
facilmente con una sicurezza dannosa all’ozio, alla<br />
curiosità, alla mormorazione, alla maldicenza, alla<br />
critica. Per certo, se costui dimorasse nell’aiuto di Dio<br />
veglierebbe su se stesso e avrebbe paura di offendere<br />
7 Is 55, 6.<br />
11
colui che sente essergli ancora tanto necessario. Infatti<br />
tanto più avrebbe dovuto temere Dio e vigilare quanto<br />
più grandi sono i doni che da lui ha ricevuto. Poiché<br />
quello che ci viene da Dio non possiamo conservarlo e<br />
tenerlo senza di lui. Ora invece, e lo vedo e lo dico non<br />
senza pena, vi sono alcuni che al principio della loro<br />
conversione 8 sono abbastanza timorati e vigilanti, ma<br />
soltanto fino a che si sono un po’ allenati nella<br />
osservanza monastica. Dopo invece, mentre avrebbero<br />
dovuto essere molto più fervorosi che all’inizio secondo<br />
il detto: Quanti si nutrono di me avranno ancora fame 9,<br />
incominciano a comportarsi come se dicessero: «Perché<br />
servirlo ancora, quando ormai abbiamo quello che ci<br />
darà?» Oh! Se tu sapessi come è poco quello che hai e<br />
quanto presto perdi anche questo poco se non te lo<br />
conserva colui che te lo ha dato 10! Queste sono due<br />
considerazioni che ci possono rendere molto vigilanti e<br />
sottomessi a Dio, così da non essere di quelli che non<br />
dimorano nell’aiuto dell’Altissimo perché non lo<br />
considerano necessario. Ecco coloro che non sperano nel<br />
Signore.<br />
2. Ma vi sono altri che, al contrario, disperano, quelli<br />
cioè che, considerando la propria debolezza, si<br />
scoraggiano e sono travolti dalla pusillanimità dello<br />
spirito, perché dimorano nella debolezza delle proprie<br />
forze e ci pensano continuamente, tanto da essere<br />
sempre pronti a raccontare senza posa tutte le loro pene.<br />
8 La vita monastica è indicata con il termine tradizionale ―conversio‖.<br />
9 Sir 24, 29.<br />
10 Sulla necessità del timore di Dio in permanenza, cfr. In vigilia Nat. Dom. 3,<br />
5.<br />
12
Infatti quando uno è costantemente fissato su un oggetto<br />
lo stimolo a parlarne è molto forte.<br />
Essi non dimorano nell’aiuto di Dio e non lo conoscono,<br />
perché non riescono una buona volta ad elevarsi per<br />
pensarlo 11.<br />
Vi sono poi altri, che sperano sì, nel Signore, ma<br />
inutilmente, perché si lusingano talmente della sua<br />
misericordia da non emendarsi dei propri peccati.<br />
Questa speranza è del tutto vana e delude, perché non è<br />
accompagnata dalla carità.<br />
Contro costoro il Profeta dice: Maledetto chi pecca nella<br />
speranza del perdono 12. E un altro Profeta dice: il Signore<br />
ha benevolenza per quelli che lo temono e per quelli che<br />
sperano nella sua misericordia 13. Prima di dire: di quelli che<br />
sperano, ha premesso intenzionalmente: di quelli che lo<br />
temono! Perché spera inutilmente colui che con il suo<br />
disprezzo respinge da sé la grazia e, così, annulla del<br />
tutto la sua speranza.<br />
3. Nessuna di queste tre specie di persone dimora<br />
nell’aiuto dell’Altissimo. Infatti, i primi dimorano nei loro<br />
meriti, gli altri nelle loro pene e gli ultimi nei loro vizi.<br />
La dimora di questi è impura, inquieta quella dei<br />
secondi, stolta e pericolosa quella dei primi. Che cosa di<br />
più stolto che abitare in una casa la cui costruzione è<br />
appena incominciata? Credi tu forse di essere arrivato<br />
alla perfezione? Ma uno incomincia proprio quando ha<br />
finito. Questa casa è perfino pericolante e ha bisogno di<br />
11 Della seconda categoria di coloro che non dimorano nell’aiuto<br />
dell’Altissimo Bernardo riparlerà in QH (= Qui habitat, sermoni <strong>sul</strong> <strong>salmo</strong> <strong>90</strong>)<br />
6, 1-2.<br />
12 Questo testo non si trova nella Sacra Scrittura. SaI 146, 11.<br />
13 Sal 146, 11.<br />
13
essere puntellata e sostenuta piuttosto che abitata. La<br />
vita presente non è forse fragile e incerta? Allora lo sarà<br />
anche tutto quello che si appoggia su di essa. Nessuno<br />
può pensare di poter costruire solidamente sopra un<br />
fondamento che non è solido. Pericolosa è dunque la<br />
dimora di coloro che sperano nei propri meriti,<br />
pericolosa perché minaccia rovina. Quanto poi a coloro<br />
che, nella considerazione della propria debolezza, si<br />
abbattono fino a disperarsi, abbiamo detto che hanno<br />
una dimora inquieta e che abitano in mezzo ai tormenti.<br />
Infatti, finché soffrono le pene dalle quali sono accasciati<br />
giorno e notte e, come se non bastasse a ciascun giorno<br />
la sua pena, sono tormentati ancor più dai mali che<br />
ancora non sentono, e sono oppressi anche da quelli che<br />
forse non sperimenteranno mai, quale tormento, quale<br />
inferno più intollerabile si può immaginare? Tanto più<br />
che da una parte sono stretti da sofferenze così grandi, e<br />
dall’altra mancano dell’alimento del pane celeste. Questi<br />
sono coloro che non dimorano nell’aiuto dell’Altissimo<br />
perché disperano. Ma se i primi non lo cercano perché<br />
non ne sentono il bisogno, gli ultimi ne sono lontani<br />
perché cercano l’aiuto di Dio in una maniera nella quale<br />
non possono ottenerlo. Dimorano nell’aiuto<br />
dell’Altissimo soltanto quelli che fanno di esso l’unico<br />
oggetto del loro desiderio, quelli la cui unica<br />
trepidazione sta nel timore di perderlo e i cui pensieri e<br />
la cui sollecitudine si muovono intorno ad esso. È in<br />
questo che consiste propriamente la pietà, il culto di Dio.<br />
Beato davvero colui che dimora nell’aiuto dell’Altissimo in<br />
questo modo, perché vivrà nella protezione del Dio del<br />
cielo. Che cosa di ciò che è sotto il cielo potrà nuocere a<br />
colui che il Dio del cielo avrà voluto proteggere e<br />
14
conservare? Sotto il cielo vi sono le potenze dell’aria 14,<br />
sotto il cielo vi è questo mondo perverso, sotto il cielo vi<br />
è la carne che ha desideri contrari allo spirito.<br />
4. Benissimo dunque è detto: Dimorerà nella protezione del<br />
Dio del cielo affinché chiunque avrà meritato di avere la<br />
sua protezione non abbia da temere nulla di quello che<br />
sta sotto il cielo, e questo tanto nel caso che l’espressione<br />
si riallacci al versetto che segue dicendo: Colui che abita<br />
nell’aiuto dell’Altissimo, che dimorerà nella protezione del<br />
Dio del cielo dirà al Signore: tu sei il mio sostegno, e le<br />
parole dimorerà nella protezione del Dio del cielo siano<br />
l’esposizione di quello che precede, cioè chi abita<br />
nell’aiuto dell’Altissimo, quanto nel caso che il testo non<br />
sembri piuttosto voler aggiungere qualcosa e insegnare<br />
che bisogna cercare aiuto per operare il bene, ma anche<br />
protezione per essere liberati dal male. Ma fa’ attenzione<br />
che dice nella protezione e non «alla presenza». Gli angeli<br />
e<strong>sul</strong>tano alla sua presenza; per me, volesse il cielo che<br />
potessi dimorare nella sua protezione. Essi sono beati<br />
alla sua presenza; oh! Se io potessi dimorare sicuro sotto<br />
la sua protezione! Del Dio del cielo soggiunge il Profeta.<br />
Infatti, benché non vi sia dubbio che egli è dappertutto,<br />
tuttavia dimora talmente nel cielo che, in paragone a<br />
quella dimora, sembra quasi che non sia presente <strong>sul</strong>la<br />
terra. Per questo, quando preghiamo noi diciamo: Padre<br />
nostro che sei nei cieli. Infatti, come l’anima, pur essendo<br />
in tutto il corpo, tuttavia risiede in maniera speciale e<br />
più eccellente nel capo dove sono tutti i sensi, mentre<br />
14 Per l’idea della dimora dei demoni nell’aria, cfr. Ef 2, 2; 6, 12. Bernardo<br />
(cfr. QH 11, 12; 13, 1-2; De gradibus hum. 10, 34) la eredita dai Padri: cfr. J.<br />
DANIÉLOU, Saint Bernard et les Pères grecques, in AA.VV., Saint Bernard<br />
théologien, 46-55.<br />
15
quanto al resto del corpo non muove altro che il tatto,<br />
tanto da sembrare che in confronto alla maniera nella<br />
quale è nel capo le altre membra piuttosto di abitarle le<br />
governi, così, se pensiamo alla presenza che godono gli<br />
angeli beati, può sembrare che noi abbiamo ben poco<br />
che meriti di essere detto «protezione di Dio».<br />
Nondimeno, beata l’anima che merita anche questo<br />
poco. Dirà, infatti, al Signore: Tu sei il mio rifugio. Ma<br />
riserviamo questo al sermone seguente.<br />
16
SERMONE SECONDO<br />
«Dirà al Signore: tu sei colui che mi accoglie e il mio<br />
rifugio. È il mio Dio, spererò in lui.»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 2)<br />
1. Chi dimora nell’aiuto dell’Altissimo, dice il Profeta, dirà<br />
al Signore: Tu sei colui che mi accoglie. È il mio Dio, spererò<br />
in lui 15. Lo dirà ringraziando e lodando il Signore e la<br />
sua misericordia per il doppio aiuto che riceve. Perché<br />
chiunque dimora ancora nell’aiuto di Dio e non nel suo<br />
regno, spesso deve fuggire e qualche volta cade. Dico<br />
che, fino a tanto che dimoriamo in questo corpo, è<br />
necessario fuggire davanti alla tentazione che insegue.<br />
Poiché se non fuggiamo in fretta, qualche volta, come<br />
suoi accadere, essa raggiungendoci ci urta e ci rovescia.<br />
Ma il Signore ci accoglie. Egli è dunque un rifugio<br />
presso il quale possiamo ripararci in fretta al<br />
sopraggiungere di colui che tenta di lapidarci con lo<br />
sterco dei buoi pigri, e così schivare una troppo<br />
vergognosa lapidazione 16. Ma egli è anche colui che ci<br />
sostiene, affinché, anche quando siamo caduti, non<br />
urtiamo contro il suolo perché lui mette sotto la sua<br />
mano. Quando dunque sentiamo nei nostri pensieri<br />
l’urto della tentazione, fuggiamo subito presso di lui e<br />
domandiamo umilmente il suo aiuto. E se, per caso, la<br />
tentazione ci avrà colti di sorpresa, come avviene<br />
qualche volta perché ricorriamo a lui più tardi di quanto<br />
avremmo dovuto fare, preghiamo almeno che la mano<br />
del Signore ci sostenga. Infatti, finché si è obbligati a<br />
15 Sal <strong>90</strong>, 1-2.<br />
16 Cfr. Sententiae, I serie, 7. Con un’allusione a Fil 3, 8, Bernardo applica la<br />
figura dello ―sterco di buoi‖ ai pensieri mondani che il maligno desta nella<br />
mente di colui che compie con pigrizia gli esercizi della vita ascetica.<br />
17
stare in questo mondo, è inevitabile per tutti che qualche<br />
volta si cada; ma alcuni si infrangono contro il suolo,<br />
altri, invece, no, perché il Signore pone sotto la sua mano 17.<br />
Ma come faremo a distinguerli, per poi separare,<br />
secondo l’esempio del Signore, gli agnelli dai capri, i<br />
giusti dagli ingiusti? Perché anche il giusto cade sette<br />
volte al giorno.<br />
2. Di fatto nella loro caduta vi è questa differenza. Il<br />
giusto è raccolto dal Signore e per questo si rialza più<br />
forte di prima; il malvagio, invece, se è caduto, non<br />
potrà rialzarsi più. Dirò anzi che egli cadendo sarà<br />
vittima della vergogna che lo rovina oppure della<br />
sfrontatezza. Infatti, o scusa il peccato per la vergogna, o<br />
assume una fronte da prostituta e finisce per non temere<br />
più Dio e per non vergognarsi più di nessuno, ma<br />
predica il suo peccato con la sfrontatezza di Sodoma. Il<br />
giusto, invece, cade <strong>sul</strong>la mano del Signore e, in modo<br />
sorprendente, il peccato stesso diventa per lui aumento<br />
di santità. Sappiamo infatti che tutto concorre al bene di<br />
coloro che amano Dio 18. Non torna forse a nostro<br />
vantaggio quella caduta che ci rende più umili e più<br />
vigilanti? Il Signore non accoglie forse colui che cadendo<br />
è sorretto dall’umiltà? Sono stato spinto e atterrato, dice<br />
il Profeta, ma colui che mi ha urtato non ha guadagnato<br />
niente perché il Signore mi ha sorretto 19. L’anima fedele<br />
dirà dunque al Signore: Tu sei colui che mi sorregge 20.<br />
Tutte le creature possono dire: «tu sei il mio creatore»;<br />
gli animali possono dire: «tu sei il mio pastore»; tutti gli<br />
17 Sal 36, 24.<br />
18 Rm 8, 28.<br />
19 Sal 117, 13.<br />
20 Sal 18, 15.<br />
18
uomini possono dire: «tu sei il mio redentore».<br />
Solamente colui che dimora nell’aiuto dell’Altissimo<br />
può dire: tu sei colui che mi accoglie. E, di conseguenza,<br />
aggiunge anche: e il mio Dio. Perché non dice: «il nostro<br />
Dio?» Perché nella creazione, nella redenzione e nei<br />
benefici che conferisce a tutti gli altri esseri è il Dio di<br />
tutti: invece nelle sue tentazioni ognuno degli eletti lo<br />
possiede quasi come un Dio personale. Infatti egli è così<br />
pronto a sostenere chi cade e a salvare chi fugge, da<br />
sembrare che abbandoni tutti gli altri per aiutare<br />
solamente lui.<br />
3. Per questo motivo è utile per ognuno considerare<br />
sempre Dio non solamente come suo aiuto, ma anche<br />
come suo osservatore. E infatti quando potrà essere<br />
negligente colui che non cessa mai di fissare lo sguardo<br />
su Dio che lo osserva? Oppure come non potrà<br />
considerare Dio quasi come esclusivamente suo, quando<br />
vede che Egli lo guarda così attentamente da non cessare<br />
un sol momento di considerare il suo interno e il suo<br />
esterno e da scrutare e giudicare non soltanto tutte le<br />
azioni, ma perfino i più sottili movimenti dell’anima?<br />
Ben a ragione, dunque, questi può dire: È il mio Dio,<br />
spererò in lui. E bada che non ha detto: «ho sperato»,<br />
oppure «spero», ma spererò. Questo, egli dice, è il mio<br />
desiderio, il mio proposito, l’aspirazione del mio cuore.<br />
Questa speranza è riposta nel mio cuore 21 e persevererò in<br />
essa: spererò in lui. Non voglio disperare, non voglio<br />
sperare invano perché è maledetto colui che pecca nella<br />
speranza del perdono, come anche colui che pecca per<br />
disperazione. E non voglio essere neppure di quelli che<br />
non sperano affatto nel Signore. Io spererò in lui, dice il<br />
21 Gb 19, 27.<br />
19
Profeta. Ma dimmi: quale sarà il frutto, la mercede, il<br />
guadagno della speranza? Egli mi libererà dal laccio dei<br />
cacciatori e dalla parola amara. Ma, se non vi dispiace,<br />
rimettiamo il discorso su questo laccio e su questa<br />
parola a un altro giorno e a un altro sermone.<br />
20
SERMONE TERZO<br />
«Egli mi ha liberato dal laccio dei cacciatori e dalla<br />
parola amara».<br />
(Sal <strong>90</strong>, 3)<br />
1. A queste parole, fratelli miei, mi sento preso da una<br />
grande compassione verso me stesso e provo una<br />
altrettanto grande pietà per la mia anima: Egli mi ha<br />
liberato dal laccio dei cacciatori. Siamo noi, dunque, delle<br />
bestie? Proprio delle bestie! L’uomo, infatti, mentre era<br />
posto fra gli onori non comprese: è divenuto simile alle bestie<br />
insensate 22. Sì, gli uomini sono animali, pecore erranti<br />
senza pastore. Perché, o uomo, ti insuperbisci? Perché<br />
vuoi fare il saccente? Pensa invece che sei divenuto una<br />
bestia e che si stanno preparando i lacci per venire alla<br />
tua caccia. Ma chi sono questi cacciatori? Sono cacciatori<br />
pessimi, malvagissimi, astutissimi, crudelissimi 23. Sono<br />
cacciatori che non suonano il corno per non essere<br />
sentiti e per poter così colpire l’innocente di nascosto.<br />
Sono i dominatori di questo mondo di tenebra, e<br />
talmente furbi nella perfida cattiveria della loro frode<br />
diabolica che, al loro confronto, il più astuto degli<br />
uomini è come una bestia davanti al cacciatore, a meno<br />
che non si tratti di coloro che, come l’Apostolo, non<br />
ignorano le loro intenzioni e che, dotati della sapienza di<br />
Dio, hanno il dono di scoprire gli inganni dei demoni.<br />
Scongiuro voi, o novelle piante di Dio, voi che non avete<br />
ancora una sensibilità addestrata al discernimento del<br />
bene e del male, non vogliate seguire il giudizio del<br />
22 Sal 48,13.<br />
23 Questa serie di superlativi con desinenze dalla sonorità acuta evoca quasi<br />
il sibilo dei dardi avvelenati del cacciatore: cfr J. LECLERCQ, Saint Bernard<br />
écrivain, in Id., Recueil, IV, 109.<br />
21
vostro cuore, non vogliate andare dietro ai vostri criteri,<br />
affinché, ancora inesperti, quello scaltro cacciatore non<br />
vi inganni. Perché ai secolari, che sono come degli<br />
animali selvatici e veramente bestiali, egli tende dei lacci<br />
abbastanza visibili, sicuro di poterli prendere facilmente.<br />
Ma a voi, che come cervi molto prudenti uccidete i<br />
serpenti e anelate alla sorgente dell’acqua viva 24,<br />
nasconde lacci più sottili e usa i mezzi più astuti per<br />
ordire il suo inganno. Perciò vi scongiuro di umiliarvi<br />
sotto la potente mano di Dio che è il vostro pastore e di<br />
obbedire a coloro che conoscono meglio di voi le astuzie<br />
di quel cacciatore, istruiti come sono dalla pratica<br />
diuturna nella quale vivono da lungo tempo e dalle<br />
numerose esperienze che hanno fatto su se stessi e su<br />
molti altri.<br />
2. Ma ecco che ormai conosciamo bestie e cacciatori.<br />
Vediamo ora che cosa sia il laccio di cui qui si parla.<br />
Non voglio inventarlo io, né proporvi nessuna dottrina<br />
dubbia. Sia l’Apostolo a mostrarci questo laccio, perché<br />
egli non ignora le intenzioni di quei cacciatori.<br />
Dicci dunque, o beato Paolo, che cosa sia questo laccio<br />
del diavolo dal quale l’anima fedele si rallegra di essere<br />
stata liberata. Coloro, egli dice, che vogliono arricchire in<br />
questo mondo, cadono nella tentazione e nel laccio del diavolo<br />
25. Il laccio del diavolo sono dunque le ricchezze di<br />
questo mondo? Ahimè! Quanto pochi se ne trovano che<br />
e<strong>sul</strong>tino di essere liberati da questo laccio! Quanti invece<br />
24 Allusione alla leggenda secondo cui i cervi, dopo aver ucciso i serpenti,<br />
sono presi da una sete ardente che li fa correre alla ricerca di una sorgente<br />
d’acqua. Cfr. Agostino, Enarr. in Ps. 41,3; Lexicon der christlichen<br />
Ikonographie, II, Roma 1970, 286-288.<br />
25 1Tm 6,17.<br />
22
soffrono per non esserne irretiti abbastanza e si<br />
affaticano per ingolfarsi e impigliarsi in esso! Voi che<br />
avete lasciato tutto e avete seguito il Figlio dell’uomo<br />
che non ha dove posare il capo, e<strong>sul</strong>tate e dite: Perché lui<br />
mi ha liberato dal laccio dei cacciatori. Lodatelo con tutto il<br />
cuore, con tutta l’anima, con tutta la forza e ringraziatelo<br />
dal profondo del cuore dicendo: Perché lui mi ha liberato<br />
dal laccio dei cacciatori. E perché sappiate quanto sia<br />
grande questo beneficio e quali doni vi sono stati fatti da<br />
Dio, ascoltate quello che segue: e dalla parola amara. O<br />
uomo, anzi, o bestia, tu non temevi il laccio? Temi<br />
almeno il martello 26. Dalla parola amara, dice il Salmista.<br />
Quale è questa parola se non quella dell’inferno che non<br />
è mai sazio e dice: porta, porta, colpisci, strazia, su<br />
ammazza, svelto strappa la pelle? Che cos’è la parola<br />
amara se non: sia sterminato l’empio affinché non veda la<br />
gloria di Dio? 27. Come godono i cacciatori dopo aver<br />
preso la bestia e come gridano: «afferrala, afferrala,<br />
infilzala nello spiedo, mettila <strong>sul</strong>la brace, buttala nelle<br />
caldaie che bollono minacciose», anche la parola che<br />
proferì la casa ribelle, il popolo giudaico, gridando: Via,<br />
via, crocifiggilo! 28 , fu una parola amara. Che parola<br />
orribile, che parola amara, che parola crudele! I loro denti<br />
furono davvero lance e frecce, la loro lingua spada affilata 29.<br />
Questa parola amara, tu l’hai sopportata, Signore. E<br />
perché, se non per liberare noi dalla parola amara? Lo<br />
dobbiamo alla tua bontà se non abbiamo da soffrire<br />
quello che tu hai sofferto per noi.<br />
26 Il martello figura le pene dell’inferno: cf. QH 10, 3; De div. 42,6.<br />
27 Is 26,10: la citazione è fatta secondo la Vetus Latina.<br />
28 Gv 19,15.<br />
29 Sal 56,5.<br />
23
3. I mondani, quando li esortiamo a fare penitenza,<br />
rispondono: È duro questo linguaggio 30. È appunto ciò che<br />
leggiamo nel Vangelo. Allora il Signore parlava proprio<br />
di penitenza, ma in figura, come a gente alla quale non è<br />
concesso di conoscere il mistero del regno di Dio. E<br />
sentendolo dire: Se non mangerete la carne del Figlio<br />
dell’uomo e non berrete il suo sangue, dissero: Questo<br />
discorso è duro 31 e se ne andarono. Che cosa è infatti<br />
mangiare la sua carne e bere il suo sangue se non<br />
prendere parte alle sue sofferenze e imitare la condotta<br />
che egli tenne durante la sua vita terrena? Per cui,<br />
l’illibato sacramento dell’altare nel quale riceviamo il<br />
corpo del Signore ci insegna che come le specie e le<br />
apparenze del pane entrano visibilmente in noi, così<br />
dobbiamo pensare che egli stesso entra in noi con quella<br />
condotta che egli tenne <strong>sul</strong>la terra, per abitare nei nostri<br />
cuori mediante la fede ― 32. Quando, infatti, entra nelle<br />
nostre anime la giustizia, è colui che per opera di Dio<br />
Padre è divenuto per noi giustizia che entra. Così pure<br />
colui che sta nell’amore dimora in Dio, e Dio dimora in lui 33.<br />
Eppure molti ancora ci dicono: È duro questo discorso.<br />
Ma è dunque proprio duro questo momentaneo, leggero<br />
peso di tribolazione che procura una sublime<br />
magnificenza eterna di gloria? È proprio duro il<br />
riscattare con una pena brevissima e leggerissima quei<br />
supplizi e quei tormenti che non finiranno mai e dei<br />
quali nessuno è capace di farsi un’idea? Vi pare duro il<br />
30 Gv 6,61.<br />
31 Gv 6,54. 61.<br />
32 La partecipazione al Sacramento dell’Eucarestia comporta la<br />
partecipazione alla sorte e alle scelte del Signore: cfr. anche In nat. Sancti<br />
Benedicti, 12. Vedi J. LECLERCQ, Christusnachfolge und Sakramente in der<br />
Theologie des hl. Bernard, in Archiv für Liturgiewissenschaft 8 (1963) 64-66.<br />
33 1Gv 4,16.<br />
24
sentirvi dire: Fate penitenza 34? Vi sbagliate. Un giorno<br />
sentirete davvero quella parola amara, quel discorso,<br />
quell’annuncio di sventura che suona: Via, maledetti, nel<br />
fuoco eterno 35. Queste sono le parole che dovete temere e<br />
considerare dure, e allora troverete che il giogo del<br />
Signore è soave e il suo peso leggero. E se ancora non<br />
riuscite a credere che esso è soave in se stesso, almeno<br />
non potrete ignorare che in confronto con quelle parole<br />
terribili è soavissimo.<br />
4. Ma voi, fratelli miei, voi che avete ali per volare, sotto<br />
i cui occhi si tende invano la rete, voi che avete<br />
abbandonato tutte le ricchezze di questo mondo, che<br />
motivo avete di temere la parola amara quando siete<br />
stati liberati dal laccio? Beato te, o Idithun, al quale sono<br />
stati dedicati anche alcuni salmi. Tu hai saltato il laccio<br />
al fine di tenerti lontano dalla parola amara 36. A chi,<br />
infatti, sarà detto: Via, maledetti, nel fuoco eterno: perché ho<br />
avuto fame e non mi avete dato da mangiare 37, a chi, dico,<br />
sarà detto questo se non a coloro che hanno avuto<br />
ricchezze di questo mondo? Al sentire queste parole non<br />
si rallegrano profondamente i vostri cuori? Non si<br />
riempiono di gioia spirituale? Non considerate la vostra<br />
povertà più preziosa dei tesori del mondo? Poiché è<br />
proprio essa che vi libera dalla parola amara. Infatti,<br />
come può Dio esigere da voi quello che avete<br />
abbandonato per amor suo? Eppure glielo date, perché<br />
con il lavoro delle vostre mani Cristo è nutrito e vestito<br />
34 Mt 3,2; 4,17.<br />
35 Mt 25,41.<br />
36 Cfr. GIROLAMO, Liber de nom. hebr.: PL 23, 872, dove al nome di ―Idithun‖<br />
è dato il significato di ―colui che li oltrepassa, li salta‖. Cfr. anche<br />
AGOSTINO, Enarr in Ps. 38.<br />
37 Mt 25,41-42.<br />
25
così bene che non gli manca niente 38. Ringraziate Dio,<br />
dunque, e<strong>sul</strong>tate e dite: Perché lui mi ha liberato dal laccio<br />
dei cacciatori e dalla parola amara. E<strong>sul</strong>tate, dico, ma con<br />
timore finché siete ancora quaggiù. Desidero che siate<br />
contenti, ma non sicuri, lieti della gioia che lo Spirito<br />
Santo effonde nei cuori, ma ancora timorosi e cauti per<br />
ogni possibile ricaduta.<br />
5. Che cosa infatti dovete ancora temere? Una cosa e, per<br />
di più, gravissima: il peccato di Giuda, il peccato di<br />
apostasia. Siete stati ben fortunati, per avere preso ali<br />
come di colomba e per avere volato onde trovare riposo.<br />
Nel mondo non vi era riposo, ma fatica, dolore e<br />
afflizione di spirito. Ora, uno che ha volato in questo<br />
modo, che cosa deve temere se non eventualmente la<br />
vista di un cadavere che giace per terra o alcunché di<br />
simile e, mentre si abbassa attirato da esso, di essere<br />
scoperto da quei cacciatori spietati, cadere nei lacci che<br />
essi hanno preparato e finire in una condizione peggiore<br />
di quella nella quale si trovava prima della sua<br />
conversione? Lo ripeto, di questo si deve avere una gran<br />
paura: di ritornare al vomito o con i soli desideri del<br />
cuore oppure anche con il corpo. Leggiamo infatti che i<br />
figli d’Israele non potendo ritornare in Egitto con il<br />
corpo perché il Mar Rosso, chiuso dietro ai loro calcagni,<br />
lo impediva, vi ritornarono col cuore. Questo è quello di<br />
cui ognuno deve avere una gran paura, cioè di offendere<br />
Dio così gravemente da venire respinto e vomitato da<br />
lui. E, se la vergogna gli impedisse l’apostasia esteriore,<br />
deve temere che la tiepidezza non insinui a poco a poco<br />
l’apostasia del cuore così da coprire con l’abito religioso<br />
38 Sul ricavato del lavoro manuale destinato ai poveri, cfr. É. GILSON, La<br />
teologia, 8 1-84.<br />
26
un cuore mondano e da buttarsi su ogni piacere<br />
secolaresco che riesca a trovare. Perché noi non siamo<br />
più santi dell’Apostolo, il quale temeva che dopo avere<br />
predicato agli altri, non gli succedesse di venire egli<br />
stesso squalificato.<br />
E questo timore lo si deve avere fino a tanto che il laccio<br />
non sia spezzato, cioè fino a che l’anima non si sia<br />
liberata dal corpo. Infatti, anche il corpo è un laccio, per<br />
cui si legge che l’occhio fa preda dell’anima 39. Per<br />
questo bisogna che l’uomo, il quale porta con sé il<br />
proprio laccio, non si senta affatto sicuro. Invece è bene<br />
che dimori nell’aiuto dell’Altissimo, affinché con esso si<br />
possa evitare il laccio 40.<br />
39 Sulla relazione tra anima e corpo cfr. QH 8,4.<br />
40 Per un’analisi letteraria del S. III, cfr. J. LECLERCQ, Saint Bernard écrivain,<br />
in ID., Recueil, IV, 109-110.<br />
27
SERMONE QUARTO<br />
«Ti adombrerà con le sue ali e sotto le sue penne<br />
spererai»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 4)<br />
1. A colui che loda umilmente e devotamente ringrazia,<br />
ben a ragione sono promessi da Dio benefici più grandi<br />
di quelli che ha già ricevuto. Poiché a chi è trovato<br />
fedele nel poco giustamente è affidato il molto, e,<br />
viceversa, chi è ingrato per i benefici ricevuti è indegno<br />
di riceverne altri 41. È per questo che lo Spirito a chi<br />
ringrazia devotamente risponde: Dio non solamente ti<br />
farà questo ma anche ti adombrerà con le sue ali 42. Credo<br />
che per queste ali si debba intendere la doppia promessa<br />
del Signore, quella degli aiuti per la vita presente e<br />
quella della gloria nella vita futura. Infatti se egli<br />
promettesse solamente il regno e lungo il viaggio<br />
venisse a mancare il viatico, certamente gli uomini si<br />
lamenterebbero e direbbero: «Ciò che è promesso è<br />
grande senz’altro, ma non ci è dato alcun aiuto per<br />
arrivarci». Perciò, colui che dopo questa vita ha<br />
promesso la vita eterna, ha anche promesso, con una<br />
bontà immensamente provvida, di dare il centuplo<br />
durante la vita presente. O uomo, che scusa puoi tu<br />
ormai addurre? Davvero la bocca di coloro che pronunziano<br />
lamenti ingiusti è stata chiusa 43. Che altro potrà addurre il<br />
nemico per tentarti se non che la tua vita sarà lunga? Ma<br />
41 Sul dovere e i vantaggi della gratitudine, cfr. De div. 27 (Contra pessimum<br />
vitium ingratitudinis).<br />
42 Traduciamo ―scapulae‖ con ―ali‖, e non letteralmente con ―spalle‖, per<br />
maggiore scorrevolezza, visto che Bernardo non sfrutta la distinzione tra<br />
―scapulae‖ e ―pennae ―, come invece fa CASSIODORO, Expos. Ps. <strong>90</strong>: PL 70,<br />
652.<br />
43 Sal 62,12.<br />
29
anche se hai innanzi a te un lungo cammino, perché<br />
avere paura quando ti è dato un cibo forte affinché non<br />
ti accada di venir meno lungo la strada? A Elia è stato<br />
offerto dall’angelo il cibo più comune usato dagli<br />
uomini: pane e acqua. Eppure vi è stata messa dentro<br />
tanta forza che egli, durante un viaggio di quaranta<br />
giorni, non si stancò né ebbe fame. Vuoi che gli angeli<br />
servano questo cibo anche a te? Molto strano davvero, se<br />
non lo vuoi.<br />
2. Se tu desideri questo cibo e, per averlo, cerchi il<br />
servizio degli angeli con una brama umile e non<br />
superba, ascolta quello che è scritto del Signore. Quando<br />
il diavolo lo tentava e lo esortava a cambiare le pietre in<br />
pani, egli resistette e disse: Non di solo pane vive l’uomo,<br />
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio 44. Poi, vinte le<br />
tentazioni e messo in fuga il tentatore, gli si accostarono<br />
gli angeli e lo servivano. Anche tu, allora, se vuoi che gli<br />
angeli ti servano, fuggi le consolazioni del mondo e<br />
resisti alle tentazioni del diavolo. Se vuoi porre le tue<br />
delizie nel ricordo del Signore, l’anima tua rifiuti di<br />
consolarsi in altre cose. Quando senti la fame, il nemico<br />
ti esorta a correre al pane. Tu invece ascolta colui che<br />
dice: Non di solo pane vive l’uomo. Perché ti disperdi in<br />
tante e così varie sollecitudini? Perché ti preoccupi ora<br />
del mangiare, ora del bere, ora del vestire, ora del<br />
dormire, oltre la misura necessaria al sostentamento del<br />
corpo, quando tutte queste cose le puoi trovare in una<br />
sola, cioè nella Parola di Dio? Essa infatti è una manna<br />
che contiene ogni sapore e il gusto di ogni profumo, è<br />
44 Mt 4, 4.<br />
30
un riposo vero e sincero, soave e salutare, giocondo e<br />
santo 45.<br />
3. Questa è la promessa di Dio per la vita presente. La<br />
promessa della vita futura chi potrà spiegarla? Se la<br />
speranza dei giusti è già una gioia — e una gioia così<br />
grande che qualsiasi cosa che si desidera al mondo, non<br />
regge al confronto — che cosa sarà la felicità che si<br />
aspetta? Occhio non ha visto, o Dio, all‘infuori di te, ciò che<br />
hai preparato a quelli che ti amano 46.<br />
Quattro sorta di benefici noi riceviamo sotto le ali di Dio<br />
che ci coprono: sotto di esse restiamo nascosti, sotto di<br />
esse siamo protetti dall’assalto degli sparvieri e dei<br />
falchi, che sono le potenze dell’aria, sotto di esse<br />
un’ombra salutare ci rinfresca e respinge l’eccessivo<br />
calore del sole, sotto di esse siamo anche nutriti e<br />
riscaldati. Infatti il Profeta in un altro Salmo dice: Poiché<br />
mi ha nascosto nella sua tenda nel giorno della sventura 47,<br />
cioè quando i giorni sono ancora cattivi e viviamo in una<br />
terra straniera, consegnata al potere dell’empio, dove<br />
non vi è il regno della pace e dove il Dio della pace non<br />
ha posto il suo regno. Infatti, se vi regnasse, che ragione<br />
ci sarebbe di pregare: Venga il tuo regno? È necessario,<br />
dunque, finché viviamo, di nascondere quel poco di<br />
bene che abbiamo, perché chi trova il tesoro del regno<br />
dei cieli lo nasconde. È per questo che noi ci<br />
nascondiamo anche con il corpo nei monasteri e nelle<br />
foreste 48. E se volete sapere che grande guadagno<br />
45 Bernardo vuoi dire che la Parola di Dio letta, meditata e assimilata reca<br />
più soddisfazione di tutti i piaceri terreni: cfr. De div. 24.<br />
46 Is 64,4.<br />
47 Sal 26,5.<br />
48 Sulla scelta dei luoghi per la costruzione dei monasteri cistercensi, cfr. J.B.<br />
AUBERGER, L’unanimité, 87 ss.<br />
31
icaviamo dal nasconderci in questo modo, credo che<br />
qui non ci sia nessuno il quale, se facesse in mezzo ai<br />
secolari un quarto di quello che fa in monastero, non<br />
sarebbe venerato come un santo e stimato un angelo,<br />
mentre qui è continuamente ripreso e rimproverato<br />
come negligente. Pensate voi che sia un guadagno da<br />
poco il non essere ritenuti santi prima di esserlo? E non<br />
temete di perdere la mercede futura, per avere forse<br />
ricevuto quaggiù la vile ricompensa di una gloria<br />
umana? È dunque necessario per questo nascondersi e<br />
non solamente davanti agli occhi altrui, ma anche, anzi<br />
molto di più, davanti agli occhi propri. È quello che<br />
raccomanda la parola del Signore: Quando avrete fatto<br />
tutto quello che vi è ordinato, dite: siamo servi da nulla.<br />
Abbiamo fatto quanto dovevamo fare 49. E guai a noi se non<br />
l’avessimo fatto! La grande virtù e la sicurezza piena<br />
consiste proprio nel vivere piamente e nel badare più a<br />
quello che ti manca che a quello che ti sembra di avere<br />
conseguito, dimenticando il passato e restando proteso<br />
verso l’avvenire. Ecco, dunque, il nascondimento che ci<br />
è dato, come abbiamo detto, sotto le ali del Signore. Tale<br />
forse fu l’ombra che lo Spirito Santo stese su Maria per<br />
nascondere un mistero tanto incomprensibile.<br />
4. Riguardo alla protezione, questo stesso Profeta dice<br />
anche: Hai steso la tua ombra <strong>sul</strong> mio capo nel giorno della<br />
lotta 50. Come, infatti, la chioccia, vedendo arrivare il<br />
nibbio, apre le ali perché i suoi pulcini ci vadano sotto e<br />
abbiano un riparo sicuro, così la somma e ineffabile<br />
bontà del nostro Dio è pronta per difenderci e, in certo<br />
qual modo, allargando il suo seno, si dilata per<br />
49 Lc 17,10.<br />
50 Sal 139,8.<br />
32
accoglierci. Per questo, più sopra, l’anima fedele gli ha<br />
detto: Perché tu sei il mio rifugio 51.<br />
Ma sotto queste stesse ali noi abbiamo anche un’ombra<br />
salutare e una protezione. Perché, come questo sole<br />
materiale, per quanto buono e necessario, con il suo<br />
calore, se questo non è moderato, fa male a una testa<br />
inferma e con il suo splendore nuoce agli occhi deboli (e<br />
questo avviene non già a causa del sole ma a causa della<br />
nostra debolezza), così è anche del sole della giustizia.<br />
Perciò è detto: Guardati dall‘essere troppo giusto 52, non<br />
perché la giustizia non sia una cosa buona, ma perché,<br />
essendo noi ancora deboli, è necessario che la grazia che<br />
riceviamo, benché buona in se stessa, sia moderata,<br />
perché non cadiamo nel vizio dell’orgoglio o<br />
dell’indiscrezione. E perché, anche pregando e<br />
supplicando senza posa, non possiamo arrivare a quella<br />
abbondanza di grazia che desideriamo? Forse perché<br />
Dio è divenuto povero o avaro, impotente o inesorabile?<br />
No, no davvero. Ma perché egli sa di che siamo plasmati 53,<br />
e allora ci copre con l’ombra delle sue ali. Ma non per<br />
questo si deve cessare dal chiedere, perché anche se non<br />
dà fino alla sazietà, dà, però, quanto basta al<br />
sostentamento necessario e, pur proteggendoci da un<br />
calore eccessivo, nondimeno ci riscalda, con il suo<br />
tepore, come una madre.<br />
Questo, come abbiamo detto, è il quarto beneficio che ci<br />
è concesso dallo stare sotto le ali del Signore. Come<br />
pulcini siamo riscaldati dal caldo del corpo della madre,<br />
affinché, uscendo da Sotto di esso e andando attorno,<br />
non si raffreddi quella carità che non si riversa in noi se<br />
51 Sal 30,4.<br />
52 Qo 7,17.<br />
53 Sal 102,14.<br />
33
non per mezzo dello Spirito Santo che ci è dato, e così<br />
moriamo. Sarà dunque sotto queste ali che spererai con<br />
ogni sicurezza, affinché di fronte al dono dei beni<br />
presenti si consolidi la speranza di quelli futuri.<br />
34
SERMONE QUINTO<br />
«La sua verità ti circonderà come scudo»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 5a)<br />
1. Vegliate e pregate per non cadere in tentazione 54. Voi<br />
sapete chi ha detto questo e sapete anche quando lo ha<br />
detto. Sono parole del Signore, dette nell’imminenza<br />
della sua passione. E notate che era lui che stava per<br />
soffrire e non i discepoli. Nondimeno diceva che si<br />
doveva pregare non per sé, ma per essi. Per questo disse<br />
a Pietro: Ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il<br />
grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua<br />
fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli 55. Se<br />
essi dovevano temere così tanto nella passione del<br />
Signore, quanto dobbiamo temere noi, fratelli, nella<br />
nostra passione? Perciò vegliate e pregate per non<br />
cadere in tentazione, perché siete circondati da<br />
tentazioni da ogni lato. Infatti avete letto che la vita<br />
dell’uomo <strong>sul</strong>la terra è una tentazione 56. Pertanto se la<br />
nostra vita è così piena di tentazioni da dover essere<br />
giustamente detta nel suo insieme una tentazione,<br />
dobbiamo vigilare con diligenza, essere circospetti e<br />
pregare per non incorrervi e cadervi dentro. Per questo<br />
nella preghiera del Signore vi è la domanda: E non ci<br />
indurre nella tentazione 57. Poiché dunque sei circondato<br />
da tentazioni da ogni lato, la sua verità ti circonderà<br />
come scudo, affinché come da ogni lato vi sono lotte,<br />
così da ogni lato vi siano anche difese. È chiaro che lo<br />
scudo che può circondare deve essere spirituale. E ciò<br />
54 Mt 26,41.<br />
55 Lc 22,31-32.<br />
56 Gb 7,1.<br />
57 Mt 6,13.<br />
35
che circonda è la verità, nel senso che colui che promette<br />
è verace e dà quello che promette. Dio è fedele, dice<br />
l’Apostolo, e non permetterà che siate tentati oltre le vostre<br />
forze 58.<br />
2. Molto a proposito la grazia della protezione divina è<br />
paragonata a uno scudo. Nella parte superiore esso è<br />
ampio e largo per difendere la testa e le spalle. Nella<br />
parte inferiore, invece, è più stretto per essere meno<br />
pesante, tanto più che le gambe sono più esili e non è<br />
così facile che vengano ferite, come non è neppure molto<br />
pericoloso essere feriti in quelle parti. Così Cristo, a<br />
difesa delle parti inferiori, cioè del corpo, dona ai suoi<br />
soldati grandi privazioni e grande penuria di cose<br />
temporali e non vuole che si sia appesantiti dalla loro<br />
molteplicità, ma, come dice l’Apostolo, quando abbiamo di<br />
che mangiare e di che coprirci, contentiamoci di questo 59.<br />
Invece a difesa delle parti superiori, cioè dell’anima,<br />
dona maggiore abbondanza e ricchezza di grazia<br />
spirituale. Infatti trovi scritto: Cercate prima il regno di Dio<br />
e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in<br />
aggiunta 60, cioè il vitto e il vestito, di cui aveva detto che<br />
non ci si deve preoccupare. Effettivamente di queste<br />
cose il nostro Padre celeste nella sua benignissima bontà<br />
ci provvede per un doppio motivo: sia perché, qualora<br />
ce le negasse, non ce lo crediamo avverso e così ci<br />
disperiamo, sia perché l’inquietudine eccessiva per<br />
procurarcele non rechi danno alla vita interiore. Senza di<br />
esse, infatti, non è possibile né vivere, né servire Dio.<br />
Tuttavia quanto meno ne abbiamo, tanto meglio!<br />
58 1Cor 10,13.<br />
59 Tm 6,8.<br />
60 Mt 6,33.<br />
36
3. Dunque, la sua verità ti circonderà come scudo: non<br />
temerai per il terrore della notte, né per la freccia che vola di<br />
giorno, per ciò che vaga nelle tenebre, e per l’assalto del<br />
demonio meridiano 61. Sono queste le quattro tentazioni<br />
che ci circondano da ogni lato e, per vincerle, abbiamo<br />
bisogno anche noi di essere circondati dallo scudo del<br />
Signore a destra e a sinistra, davanti e di dietro. Di<br />
questo infatti voglio che siate preavvertiti: che nessuno<br />
potrà vivere quaggiù senza tentazione e, se per caso a<br />
qualcuno ne è tolta una, sia sicuro che deve aspettarne<br />
un’altra, o meglio, non sia sicuro ma trepidante e<br />
domandi di essere liberato senza ripromettersi, finché<br />
dimora in questo corpo mortale, la libertà o la quiete. E<br />
in questo dobbiamo considerare la benigna disposizione<br />
della bontà divina verso di noi, in quanto permette che<br />
siamo tormentati più a lungo da certe tentazioni perché<br />
non ne sopraggiungano altre più pericolose; altre volte,<br />
invece, ci libera più presto da alcune perché possiamo<br />
essere provati con altre che essa prevede esserci più<br />
utili. Dobbiamo però considerare, ma non adesso, quali<br />
siano le quattro tentazioni di cui il Profeta parla in<br />
questo passo. Credo infatti che esse insorgano contro<br />
coloro che abbracciano la vita monastica nello stesso<br />
ordine con il quale sono enumerate qui, e inoltre stanno<br />
all’origine di tutte le altre tentazioni.<br />
61 Sal <strong>90</strong>,5-6.<br />
37
SERMONE SESTO<br />
«Non temerai i terrori della notte, né la freccia che vola<br />
di giorno,<br />
quanto si aggira nelle tenebre e l’ assalto del demonio<br />
del mezzogiorno»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 5b-6)<br />
1. Nelle Sante Scritture l’avversità di solito è indicata<br />
con l’immagine della notte 62 e noi sappiamo che la<br />
prima battaglia mossa contro coloro che vengono alla<br />
vita monastica suoi essere quella dei mali del corpo.<br />
Perché la carne, libera fino allora da ogni freno, non<br />
accetta pacificamente di essere trattata con durezza e<br />
trascinata in servitù, ma, ricordandosi della libertà<br />
appena perduta, arde con più violenza contro lo spirito,<br />
soprattutto quando è sottoposta a quelle sofferenze nelle<br />
quali voi affrontate la morte ogni giorno, dalle quali,<br />
anzi, siete messi a morte continuamente, che sono<br />
superiori alle vostre forze, al di là della natura, e<br />
contrarie alle vostre abitudini passate 63. Allora che<br />
meraviglia se esse sconcertano, soprattutto coloro che<br />
non vi erano abituati e che non sono ancora abbastanza<br />
pronti a ricorrere alla preghiera e a trovare rifugio nelle<br />
sante meditazioni per alleviare in questo modo il peso<br />
della giornata e la calura? È all’inizio della nostra<br />
conversione che ci è necessario lo scudo del Signore per<br />
non temere i terrori della notte. Ed è ben detto che si<br />
deve temere non la notte, ma i terrori della notte, perché<br />
la tentazione non consiste propriamente nella<br />
sofferenza, ma piuttosto nella paura di essa. Tutti infatti<br />
62 Cfr. GREGORIO MAGNO, Mor. 2, IX, 15: «Scriptura sacra saepe diem pro<br />
prosperis, noctem autem pro adversis ponere consuevit».<br />
63 Cfr. QH Praef., 1.<br />
39
sperimentiamo la fatica fisica, ma senza che questa<br />
costituisca per tutti una tentazione, e quelli che sono<br />
tentati soffrono molto più per la paura della pena futura<br />
che non per il dolore di quella presente.<br />
2. Poiché, dunque, il timore stesso è una tentazione,<br />
giustamente è stato detto a colui che è circondato dallo<br />
scudo del Signore che non avrà paura di questa<br />
tentazione. Potrà essere assalito, potrà essere tentato,<br />
potrà aver paura della notte, ma questo timore non gli<br />
recherà alcun danno, anzi, se non ne sarà dominato, lo<br />
renderà immacolato e sarà purificato, come è detto nella<br />
Santa Scrittura: spaventati si purificheranno 64. Questo<br />
timore è un crogiolo, ma la verità fa sì che esso purifichi<br />
senza bruciare. Per certo, è un timore notturno e<br />
tenebroso, ma il raggio della verità lo vince facilmente.<br />
Essa, infatti, presenta agli occhi del cuore ora i peccati<br />
che abbiamo commessi, affinché, come dice il Profeta di<br />
se stesso 65, anche noi siamo pronti ai flagelli per<br />
espiarli, confessando la nostra iniquità e pensando al<br />
nostro peccato; ora i supplizi eterni che abbiamo<br />
meritato, affinché tutti i mali che soffriamo in questa<br />
vita li consideriamo una delizia in confronto alle pene<br />
dalle quali, con essi, ci liberiamo; ora ci presenta i premi<br />
celesti verso i quali aspiriamo, pensando spesso che le<br />
sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria<br />
futura che sarà rivelata in noi 66, ora anche quello che<br />
Cristo ha sofferto per noi, affinché considerando spesso<br />
quanto quella divina maestà ha patito per noi servi da<br />
64 Gb 41,16.<br />
65 Cfr. Sal 37,18-19.<br />
66 Rm 8,18.<br />
40
nulla, ci vergogniamo di non essere capaci di sopportare<br />
a nostro vantaggio neppure delle piccole pene.<br />
3. Ma forse la verità, specialmente perché è così<br />
molteplice e perché ti circonda da ogni parte, è riuscita<br />
non soltanto a reprimere, ma anche a espellere del tutto<br />
questo timore. La notte è inoltrata 67.<br />
Allora, comportandoti nel modo appropriato come figlio<br />
della luce e del giorno, temi la freccia. Essa vola di<br />
giorno leggera, leggermente penetra, ma ti dico che<br />
infligge una ferita tutt’altro che leggera: essa uccide <strong>sul</strong><br />
colpo. Questa freccia è la vanagloria. Non è che colpisca<br />
i pusillanimi e i rilassati. Sono quelli che figurano come<br />
più ferventi che devono guardarsi bene e temere questo<br />
pericolo, stando sempre attenti a non abbandonare lo<br />
scudo inespugnabile della verità. Che cosa vi è infatti di<br />
tanto contrario alla vanità come la verità? E non occorre<br />
che a questa freccia si oppongano i segreti e le intime<br />
profondità della verità: basta che l’anima conosca se<br />
stessa e che tragga da se stessa la verità. Se non sbaglio,<br />
è ben difficile che uno possa essere indotto a vantarsi<br />
per le parole adulatrici di coloro che lo lodano durante<br />
la sua vita, se nel suo intimo esamina se stesso alla luce<br />
della verità con una riflessione attenta. Infatti, se riflette<br />
<strong>sul</strong>la propria condizione, non dirà forse a se stesso: Come<br />
mai ti insuperbisci tu che sei terra e cenere? 68. Se uno<br />
considera la propria corruzione, non siamo forse<br />
obbligati a confessare che in lui non vi è nulla di buono?<br />
E anche se dà l’impressione di aver alcunché di buono,<br />
penso che non troverebbe di che rispondere all’Apostolo<br />
67 Rm 13,12.<br />
68 Sir 10,9.<br />
41
che dice: Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? 69.<br />
E altrove: Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere 70.<br />
Infine, dopo un calcolo sincero, potrà accorgersi<br />
facilmente di non disporre neppure di diecimila<br />
combattenti per affrontare colui che gli viene incontro<br />
con ventimila e che tutti i suoi atti di giustizia sono<br />
considerati come uno straccio sudicio.<br />
4. Ma questa medesima verità bisogna opporla anche<br />
alle tentazioni che seguono. Perché l’antico nemico non<br />
desiste, ma dà mano ad altri mezzi ancora più astuti. Ha<br />
dato l’assalto a una torre che ha trovato salda da<br />
ambedue i lati. Deluso ormai in ambedue i tentativi,<br />
cessa di assalirla da sinistra con la pusillanimità destata<br />
dalla paura, e da destra con le lodi degli uomini. «Ma se<br />
non riesco ad abbattere con la forza», dice, «forse<br />
riuscirò a ingannare mediante l’astuzia di qualche<br />
traditore». Chi pensi sarà questo traditore? Certamente<br />
la cupidigia: radice dell’iniquità; e l’ambizione: male<br />
sottile, veleno nascosto, peste occulta, artefice di<br />
inganni, madre dell’ipocrisia, generatrice di livore,<br />
origine dei vizi, fornite dei delitti, ruggine delle virtù,<br />
tarlo della santità, accecatrice dei cuori, che crea le<br />
malattie con i rimedi e fa nascere il male dalla medicina.<br />
Il nemico dice: «Ha disprezzato la vanagloria perché è<br />
vana; chissà che non ambisca qualcosa di più solido,<br />
forse gli onori, forse le ricchezze». Quanti non ne ha<br />
fatto cacciare nelle tenebre esteriori questa peste che<br />
vaga nelle tenebre, spogliandoli della veste nuziale e<br />
svuotando la pratica delle virtù del vero spirito di pietà!<br />
Quanti, tristemente ingannati, non ne ha anche<br />
69 Cor 4,7.<br />
70 1Cor 10,12.<br />
42
vergognosamente abbattuti, tanto che anche coloro i<br />
quali non s’erano accorti dell’occulto sovvertitore<br />
rimasero terrorizzati alla vista di quella rovina<br />
improvvisa?<br />
E che cos’è che nutre questo verme se non l’alienazione<br />
della mente e l’oblio della verità?<br />
E chi è che va alla ricerca di questo traditore per<br />
smascherarlo e per sbugiardarne gli artifici tenebrosi se<br />
non la verità? Difatti è la verità che dice: Che giova<br />
all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde o rovina se<br />
stesso? 71. E anche: Rigorosissimo sarà il giudizio sui potenti<br />
72. È la verità che, con pressante ricordo, fa pensare<br />
quanto è frivolo il conforto dell’ambizione, quanto grave<br />
il giudizio che sarà pronunciato su di essa, quanto breve<br />
il suo godimento, quanto ignota la sua fine.<br />
5. Queste tentazioni le ha provate anche il Signore. Ma il<br />
nemico non ha avuto l’ardire di assalirlo con la quarta:<br />
quella dell’ignoranza. Egli infatti non aveva dubbi <strong>sul</strong>la<br />
sapienza profondissima di colui che misurava le sue<br />
risposte così bene che a lui non riusciva mai di<br />
conoscere niente di quello che voleva sapere. Così, nella<br />
prima tentazione voleva convincerlo, mentre era<br />
affamato, a cambiare le pietre in pane. Ma lui, senza<br />
rispondergli né che poteva, né che non poteva fare il<br />
miracolo, parlò di un altro pane dicendo: Non di solo<br />
pane, ecc. Nella seconda tentazione, invece, lo consigliava<br />
di precipitarsi dall’alto, promettendogli che se era il<br />
Figlio di Dio non si sarebbe fatto male, e tutta la città,<br />
vedendo questo spettacolo, lo avrebbe lodato e<br />
magnificato. Ma egli non rispose né che era, né che non<br />
71 Lc 9,25.<br />
72 Sap 6,7.<br />
43
era il Figlio di Dio. La terza fu una tentazione di<br />
ambizione, quando gli promise tutti i regni del mondo<br />
se, prostrandosi ai suoi piedi, l’avesse adorato. Non vedi<br />
come l’ambizione conduce all’adorazione del diavolo, a<br />
prezzo della quale questi promette ai suoi adoratori di<br />
poter giungere agli onori e alla gloria del mondo? Come<br />
ho detto, avendo conosciuto dalle sue risposte quanto<br />
grande fosse la sua prudenza, si astenne dal tentare il<br />
Signore con la quarta tentazione.<br />
6. Ma che cosa fa contro gli altri che vede amare la<br />
giustizia e odiare l’iniquità con tutto l’impegno? Che<br />
cosa fa se non coprire il male con la maschera della<br />
virtù? Infatti, quelli che sa essere perfetti nell’amore del<br />
bene, cerca di persuaderli a fare il male sotto<br />
l’apparenza del bene e non di un bene qualunque, ma di<br />
un bene perfetto, affinché chi ama il bene con tanto<br />
ardore vi si precipiti e lo compia e cada con facilità.<br />
Questo è un demonio non solamente del giorno, ma<br />
addirittura del mezzogiorno. Non ebbe forse paura di<br />
lui Maria quando, all’insolito saluto dell’angelo, si<br />
spaventò? Forse che l’Apostolo non alludeva a lui<br />
quando diceva: Non ignoriamo le sue macchinazioni;<br />
Satana, infatti, si maschera da angelo di luce 73. E infine, non<br />
temevano questo stesso demonio i discepoli, quando,<br />
vedendo il Signore che camminava <strong>sul</strong>le acque,<br />
gridarono credendo che fosse un fantasma? E osserva<br />
come si adatta bene quello che nota il testo, cioè che era<br />
la quarta vigilia quando si dice che i discepoli stettero in<br />
guardia contro la tentazione. Ma credo che per spiegare<br />
un fatto così evidente, come cioè sia la sola verità quella<br />
73 2Cor 2,11; 11, 4.<br />
44
che scopre la falsità mascherata, non ci sia bisogno delle<br />
mie parole.<br />
7. Un osservatore attento troverà facilmente queste<br />
quattro tentazioni anche in tutta la storia della Chiesa. I<br />
terrori della notte non tormentavano forse l’ancor fresca<br />
piantagione della Chiesa, quando chiunque uccideva i<br />
servi di Dio credeva di rendergli un atto di culto?<br />
Cessata, poi, la persecuzione e fattosi giorno, la turbò e<br />
la afflisse più gravemente la freccia che vola di giorno,<br />
quando sorsero alcuni dalla Chiesa stessa gonfi di spinto<br />
carnale, avidi di vanagloria, i quali, per farsi un nome<br />
con la forza della loro lingua, fabbricarono varie e<br />
perverse dottrine. Ma anche adesso se vi è pace da parte<br />
dei pagani, se vi è pace da parte degli eretici, non vi è<br />
pace da parte dei falsi figli. Moltiplicasti il popolo, Signore<br />
Gesù, ma non accrescesti la gioia 74, perché molti sono i<br />
chiamati, ma pochi gli eletti. Adesso sono tutti cristiani,<br />
ma quasi tutti cercano i propri interessi, non quelli di<br />
Gesù Cristo. Anche le cariche e le dignità ecclesiastiche<br />
sono divenute oggetto di vile interesse e di speculazioni<br />
tenebrose. In esse non si cerca la salvezza delle anime,<br />
ma il lusso delle ricchezze. Per questo prendono la<br />
tonsura, per questo frequentano le chiese, celebrano<br />
messe, cantano salmi. Oggi si lotta spudoratamente per<br />
gli episcopati e per gli arcidiaconati, affinché le rendite<br />
delle chiese siano sperperate a scopi di superfluità e di<br />
vanità. Ormai non resta altro che si riveli l’uomo iniquo,<br />
il figlio della perdizione, il demonio non soltanto del<br />
giorno, ma anche del mezzogiorno, che non solo si<br />
maschera in angelo di luce, ma si innalza sopra ogni essere<br />
74 Is 9,3.<br />
45
che viene detto Dio o è oggetto di culto 75. Egli morde<br />
davvero molto crudelmente il calcagno della madre<br />
Chiesa dalla quale si duole che gli sia stata schiacciata la<br />
testa. Quest’assalto sarà certamente tremendo, ma la<br />
Verità libererà la Chiesa degli eletti anche da lui,<br />
abbreviandone i giorni a causa loro e distruggendo il<br />
demonio meridiano con lo splendore della sua venuta.<br />
E ciò basti su queste quattro tentazioni: infatti mi<br />
ricordo di avere trattato dello stesso argomento, più o<br />
meno così, in un sermone <strong>sul</strong> Cantico dei Cantici,<br />
quando ebbi occasione di parlarvi di questo demonio<br />
del mezzogiorno, prendendo lo spunto dal luogo del<br />
riposo dello sposo, che la sposa desiderava le fosse<br />
indicato 76.<br />
75 2Ts 2,4.<br />
76 Con il sermone VI termina la prima redazione della serie: cfr. Introduzione,<br />
p. LIII. Il riferimento è a Sup. Cant. 33.<br />
46
SERMONE SETTIMO<br />
«Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua<br />
destra, ma a te non si avvicinerà»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 7)<br />
1. Fratelli, viviamo nella speranza e non ci perdiamo<br />
d’animo nella tribolazione presente, perché aspettiamo<br />
le gioie indefettibili del cielo. E quest’attesa non la<br />
consideriamo vana, né incerta questa speranza, basata<br />
com’è <strong>sul</strong>le promesse della verità eterna. Inoltre, l’attesa<br />
dei beni futuri è assicurata anche dal conseguimento di<br />
quelli che riceviamo ora e l’efficacia della grazia in<br />
questa vita attesta con la più grande attendibilità che<br />
seguirà certamente anche la felicità della gloria<br />
promessa. Poiché il Signore delle virtù, è lui il re della gloria<br />
77 e anche in un inno lo invochiamo come:<br />
Padre di eterna gloria,<br />
Padre di grazia potente 78.<br />
Così gli cantiamo nel Salmo: Perché Dio ama la<br />
misericordia e la verità; il Signore darà grazia e gloria 79.<br />
Sostenga dunque con coraggio la pietà, la lotta in questo<br />
mondo e sopporti con serenità ogni sorta di<br />
persecuzione. E come non sosterrà tutto, quella virtù che<br />
tutto può, portando con sé la promessa della vita<br />
presente e quella della vita futura? Resista essa<br />
coraggiosamente all’aggressore perché se resiste avrà<br />
presso di sé un difensore instancabile e se vince non le<br />
mancherà un remuneratore generosissimo.<br />
77 Sal 23,10.<br />
78 Inno di AMBROGIO, Splendor Paternae gloriae, vv. 10-11, cantato quasi<br />
quotidianamente alle lodi nei primi tempi di <strong>Citeaux</strong>.<br />
79 Sal 83,12.<br />
47
Come di uno scudo, dice il Profeta, ti circonderà la sua verità<br />
80.<br />
2. L’invincibile protezione della verità è indubbiamente<br />
necessaria non soltanto adesso per chi vive, ma anche<br />
dopo per chi esce da questo mondo, adesso per i pericoli<br />
della lotta, dopo per l’avventarsi di mostruosi spiriti<br />
maligni. Infatti il nemico voleva far del male anche a<br />
quell’anima santissima del glorioso Martino e. sapendo<br />
che ormai gli restava poco tempo. quella bestia<br />
sanguinaria ebbe l’ardire di stare con tutto il furore della<br />
sua instancabile malizia presso colui <strong>sul</strong> quale non<br />
aveva nessun potere. Anzi, nella sua spudoratissima<br />
temerità, volle affrontare lo stesso Re della gloria, come<br />
attesta egli stesso dicendo: Viene il principe di questo<br />
mondo: egli non ha nulla di suo in me 81. Beata quell’anima<br />
che durante la vita ha respinto così bene i dardi della<br />
tentazione con lo scudo della verità da non dover restare<br />
confusa quando, <strong>sul</strong>la porta di uscita da questo mondo,<br />
non avendo tollerato che entrasse in sé alcunché di<br />
avvelenato, dirà ai suoi nemici: Non troverai nulla di tuo<br />
in me, disgraziato 82. Beato colui che lo scudo della verità<br />
protegge in tal modo da custodire e la sua entrata e la<br />
sua uscita: l’uscita da questa vita e l’entrata in quella<br />
futura, cosicché il nemico non possa tendere insidie alle<br />
spalle, né fargli alcun male di fronte. Allora, infatti,<br />
contro quelle visioni orribili ci sarà assolutamente<br />
bisogno di un custode, ci sarà bisogno di un grande<br />
consolatore, non meno di quanto ci sia bisogno ora di un<br />
aiuto e di un difensore contro i tentatori invisibili.<br />
80 Sal <strong>90</strong>,5.<br />
81 Gv 14,30.<br />
82 SULP. SEVERO, Ep. 3, 16.<br />
48
3. Intanto, o dilettissimi, glorificate e portate Cristo nel<br />
vostro corpo . È un carico soave, un peso piacevole, un<br />
fardello salutare, anche se qualche volta può sembrare<br />
che opprima, che sproni i fianchi, che flagelli colui che<br />
ricalcitra, che stringa e domi le mascelle con morso e<br />
briglie 83. Ma sempre per tuo gran bene. Assomiglia pure<br />
a un giumento che porta il Salvatore, ma senza esserlo<br />
del tutto. Perché è scritto: L’uomo quand’era in onore non<br />
comprese, è divenuto come le bestie insensate, si è fatto simile<br />
a loro 84. Ma perché il Profeta o deplora o riprende così<br />
aspramente nell’uomo la somiglianza con i giumenti,<br />
tanto più che altrove, parlando di sé, dice a Dio, non<br />
senza una certa compiacenza: Davanti a te stavo come una<br />
bestia. Ma io sono con te sempre ? 85. Io, credo, anzi, non<br />
solo credo, ma so che è raccomandabile per l’uomo una<br />
certa somiglianza con i giumenti, evidentemente non<br />
quella che consiste nell’essere privo di intelligenza e<br />
nell’essere stolto, ma piuttosto nell’essere capace di<br />
imitare la loro pazienza. Poiché, se il Profeta avesse<br />
detto: «L’uomo, posto sotto il peso di Dio, non ha<br />
ricalcitrato, è divenuto come un giumento presso di lui»,<br />
questa non sarebbe la voce di uno che è irritato oppure<br />
che deplora la condizione umana. Chi non invidierebbe<br />
immensamente quel giumento, <strong>sul</strong> cui umile dorso il<br />
Salvatore, per offrire un esempio della sua ineffabile<br />
mansuetudine, si è degnato di sedersi, se, portando un<br />
carico così prezioso, avesse anche potuto conoscere<br />
l’onore singolare che gli veniva fatto? Imita dunque il<br />
83 Siamo in Quaresima, e il pensiero di Bernardo va istintivamente<br />
all’ingresso di Gesù in Gerusalemme; cfr. In ramis palm. 2,6.<br />
84 Sal 48,13.<br />
85 Sal 72,23.<br />
49
giumento, ma senza esserlo, sopportando con pazienza<br />
il carico che ti è imposto, ma comprendendone anche<br />
l’onore e considerando con intelligenza e con gioia tanto<br />
la qualità del peso stesso, quanto il vantaggio che puoi<br />
ricavarne.<br />
4. Il grande Ignazio, uditore del discepolo che Gesù<br />
amava e le cui reliquie arricchiscono la nostra povertà,<br />
questo nostro martire, in parecchie delle lettere che le<br />
scrive, saluta una certa Maria con il titolo di Cristifera 86.<br />
Titolo magnifico di dignità, certamente, ed espressione<br />
di immenso onore perché portare colui servendo al<br />
quale si regna, non è un ornamento, ma un onore. Del<br />
resto, l’asinello del Salvatore, del quale abbiamo appena<br />
parlato, doveva forse aver paura di venir meno lungo la<br />
strada sotto un tale carico? Ovvero, doveva temere<br />
l’aggressione dei lupi, o l’incontro dei ladri, o il<br />
precipizio, o qualsiasi altro pericolo sotto una guida così<br />
grande? Fortunato colui che avrà portato Cristo in modo<br />
tale da meritare di essere introdotto nella città santa del<br />
Santo dei santi. Egli non ha affatto da temere né alcun<br />
ostacolo lungo la strada, né alcuna ripulsa alla porta. A<br />
quel giumento era la gente fedele che preparava la<br />
strada, a questo invece la prepareranno i santi angeli:<br />
Poiché ai suoi angeli ha dato per te quest’ordine: di custodirti<br />
in tutte le tue vie, perché non inciampi con il tuo piede contro<br />
la pietra 87. Ma non dobbiamo anticipare a questo<br />
momento l’esposizione di questo passo, bensì seguire<br />
nel nostro commento l’ordine del testo biblico.<br />
86 Si tratta di una lettera spuria, composta nel secolo IV (cfr. PG 5, 881-887). È<br />
indirizzata a una «fidelissimae dignae Deo Christiferae filiae Mariae», di<br />
Cassobola.<br />
87 Sal <strong>90</strong>,11-12.<br />
50
5. Il Salmista dice: Mille cadranno al tuo fianco e diecimila<br />
alla tua destra, ma a te non si avvicinerà. Oggi dobbiamo<br />
spiegare questo versetto, lo sapete. Nel passo<br />
precedente, l’ultimo che vi ho spiegato, ho detto, se vi<br />
ricordate, che la protezione della verità libera da quattro<br />
grandissime e gravissime tentazioni di questa vita, cioè<br />
dai terrori della notte, dalla freccia che vola di giorno, da<br />
quanto si aggira nelle tenebre e dall‘assalto del demonio del<br />
mezzogiorno 88. Quello che segue: Mille cadranno al tuo<br />
fianco, eccetera, credo che si debba riferire piuttosto alla<br />
vita futura. Per cui, al principio di questo sermone — se<br />
non sbaglio lo ricordate ancora — ho rievocato il detto<br />
dell’Apostolo nel quale egli afferma che la pietà è utile a<br />
tutto, portando con sé la promessa della vita presente<br />
come di quella futura. Ascoltate, dunque, e ascoltate con<br />
cuore e<strong>sul</strong>tante di gioia ciò che riguarda la promessa<br />
della vita futura che è l’oggetto della vostra speranza.<br />
Dov’è il vostro tesoro, là sia anche il vostro cuore.<br />
Ricordo che avete ascoltato attentamente ciò che<br />
riguarda la vita presente, non l’ho dimenticato. Ma ora<br />
bisogna che ascoltiate ancora più attentamente quello<br />
che riguarda la vita futura.<br />
Infatti, anche lo pseudo-profeta, Balaam (ricordatelo voi<br />
che conoscete la storia sacra), anche lui, benché fosse<br />
perverso, sospirava di morire della morte dei giusti e<br />
pregava che la sua fine potesse essere simile alla loro. Il<br />
frutto della pietà è così grande, così grande è il premio<br />
della giustizia che non può non essere desiderato<br />
neppure dagli empi e dai perversi.<br />
88 Sal <strong>90</strong>, 5-6.<br />
51
Ma il cantico di Sion piace poco ai salici di Babilonia 89.<br />
Perciò stando in mezzo ad essi si è costretti ad<br />
appendere le cetre e a tacere. C’è piuttosto da gemere<br />
sui fiumi di Babilonia se mai si riesce a persuaderli di<br />
piangere. Ma qui tra voi, dove al suono del salterio, al<br />
cantico di Sion, non mancheranno di quelli che danzano<br />
con tutta la gioia dello spirito e, presi dallo slancio di un<br />
desiderio santo, ardono di volare verso la vera Sion<br />
dicendo: Chi mi darà ali come di colomba per volare e trovare<br />
riposo? <strong>90</strong>: qui, tra voi, si deve cantare. Che altro è<br />
e<strong>sul</strong>tare se non saltar fuori di sé (per la gioia)?<br />
L’annuncio della tranquillità e della bellezza della riva<br />
lontana e ormai quasi disperata, per quanto sia gradito,<br />
esercita ben poca attrattiva su quelli che sono ancora in<br />
pericolo in mezzo al mare, su quelli che sono sbattuti<br />
dalle onde, e spinti dai flutti. Ma il versetto che oggi<br />
dobbiamo commentare non riguarda un’anima che si<br />
trova in questo stato. Infatti, chiunque si trovasse in<br />
queste condizioni, non potrebbe meritare di sentire:<br />
Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra. Non<br />
dimenticate a chi è stata fatta questa promessa: soltanto<br />
a colui che dimora nell‘aiuto dell‘Altissimo: vivrà sotto la<br />
protezione del Dio del cielo 91.<br />
6. Ascolti dunque, colui che con il pensiero e con il<br />
desiderio è ormai vicino al porto della salvezza, colui<br />
che, gettata innanzi, per così dire, l’ancora della sua<br />
speranza, si sente inseparabilmente attaccato a quella<br />
terra desiderabile e aspetta, tutti i giorni della sua<br />
89 I ―salici‖ e i ―fiumi di Babilonia‖ simboleggiano gli uomini mondani, tutti<br />
presi dalle sollecitudini e dai piaceri terreni.<br />
<strong>90</strong> Sal 54,7.<br />
91 Sal <strong>90</strong>,1.<br />
52
milizia terrestre, che arrivi l’ora del mutamento dello<br />
stato in cui ora si trova 92. Questa vita, che voi conducete<br />
nella vocazione alla quale siete stati chiamati per essere<br />
in essa oggetto della divina giustificazione, è<br />
indubbiamente il mezzo principale e il più sicuro per<br />
prepararvi alla partenza da questo mondo per accostarvi<br />
a quel porto. Infatti queste due cose, vocazione e<br />
giustificazione, sono come un ponte sicuro di<br />
congiunzione fra due eternità, quella della glorificazione<br />
e quella della predestinazione, delle quali, come la<br />
predestinazione non ha, in Dio, nessun principio, così la<br />
glorificazione non avrà alcun termine. E perché non<br />
crediate che questa specie di congiunzione intermedia<br />
fra le due eternità sia una mia invenzione, sentite se di<br />
essa non parla ancora più chiaramente anche l’Apostolo<br />
dicendo: Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche<br />
predestinati ad essere conformi alla immagine del Figlio suo<br />
93. Come pensi tu che li glorificherà? E con quale ordine?<br />
Perché quello che viene da Dio è tutto disposto con<br />
ordine. Passerai forse dalla predestinazione alla<br />
glorificazione con un salto repentino? No, costruisciti un<br />
ponte, o meglio entra in quello già preparato, quello,<br />
cioè, di cui l’Apostolo dice: Quelli che ha predestinati li ha<br />
anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati;<br />
quelli che ha giustificati li ha anche glorificati 94.<br />
92 Allusione al mutamento prodotto dalla morte.<br />
93 Rm 8,29.<br />
94 Rm 8, 30. Nel progetto salvifico di Dio, la vita monastica è come un ponte<br />
tra le due sponde dell’eterna elezione gratuita, in corde Dei, e della gloria<br />
futura. Nel monastero si attualizzano la ―vocatio‖ e la ―iustificatio‖ di Rm<br />
8,29. Si tratta di un cammino sicuro per chiunque è chiamato a percorrerlo:<br />
cfr. In ded. Eccl. 5. Vedi anche P. DELFGAAUW, La nature et les degrés de<br />
l’amour selon S. Bernard, in AA.VV., Saint Bernard théologien, 148. 234-252.<br />
53
7. In verità, ad alcuni questa via sembra buona. Lo è<br />
effettivamente e non vi è nulla da temere circa il suo<br />
termine. Non ti desti alcun sospetto la fine di questa<br />
strada, continua pure a camminare sicuro, con tanto più<br />
ardore quanto più è certo l’avvicinarsi del termine.<br />
Cammina <strong>sul</strong> ponte, come non dovrebbe avvicinarsi il<br />
termine? Convertitevi, dice il Battista, perché il regno dei<br />
cieli è vicino 95. Ma tu dirai: il regno dei cieli soffre violenza e<br />
i violenti se ne impadroniscono 96. Non mi si apre nessun<br />
accesso se non attraverso le schiere nemiche. Lungo il<br />
percorso vi sono giganti. Svolazzano per l’aria,<br />
assediano il varco, spiano i passanti. Nonostante tutto<br />
questo, abbi fiducia, non aver paura. Sono grandi, sono<br />
numerosi, ma mille cadranno al tuo fianco e diecimila<br />
alla tua destra. Cadranno da ogni parte per non farti più<br />
male, né adesso, né mai. Anzi, questo è ancora poco:<br />
cadranno per non avvicinarsi più. Sì, l’empio vedrà e si<br />
adirerà 97, ma verrà di fianco, perché la misericordia del<br />
tuo Dio arriverà prima di lui a proteggerti, e la stessa<br />
misericordia ti seguirà per custodire — come abbiamo<br />
ricordato sopra — anche la tua entrata e la tua uscita.<br />
Altrimenti, in quell’incontro così spaventoso con gli<br />
spiriti maligni, come potrebbero reggere i sentimenti<br />
umani senza essere scossi da uno spavento intollerabile?<br />
8. Che cosa pensereste, fratelli, se fosse permesso anche<br />
a uno solo dei tanti principi delle tenebre di lanciarsi in<br />
mezzo a voi e di mostrarsi con tutta la sua ferocia e con<br />
95 Mt 3,2.<br />
96 Mt 11,12.<br />
97 Sal 111,10.<br />
54
l’enormità del suo corpo tenebroso? 98. Quale senso del<br />
vostro corpo o quale sentimento dell’animo riuscirebbe<br />
a sostenere una tale vista? Sapete, del resto, come, pochi<br />
giorni or sono, a un fantasma notturno è stato permesso<br />
di turbare così gravemente uno di voi, prima<br />
addormentato e poi sveglio, che a mala pena egli poté<br />
conservare l’uso della ragione e sentirsi sicuro durante<br />
tutto quel giorno. Anche voi siete rimasti tutti<br />
ugualmente terrorizzati al grido terribile di quel monaco<br />
spaventato. C’è veramente da vergognarsi che,<br />
all’avverarsi di quel fatto, voi, e mezzo addormentati,<br />
abbiate lasciato dormire fino a tal punto anche la vostra<br />
fede.<br />
Ma, indubbiamente, tutto questo è accaduto per nostro<br />
avvertimento, cioè perché ci ricordiamo con ogni<br />
diligenza contro chi dobbiamo combattere per non<br />
essere trovati mai né ignari dell’invidia del nemico, né<br />
ingrati verso la protezione divina. Evidentemente<br />
l’inveterata malizia del nemico infernale, a causa del<br />
tormento insopportabile della sua invidia, è esplosa con<br />
un furore così grande proprio in questi giorni santi di<br />
penitenza, come per mostrare che il vostro fervore lo<br />
tormenta più aspramente che mai. Egli è vicino ai santi<br />
che muoiono, con la stessa gelosia e con lo stesso furore<br />
che lo divora ora contro di voi, ma con maggiore libertà<br />
d’azione; però, tenendosi solamente di fianco, perché<br />
ormai non gli sarà più permesso né di mettersi davanti<br />
per fare violenza, né di strisciare di dietro per<br />
ingannare.<br />
98 Sulla corporeità degli spiriti maligni, cfr. E. BOISSARD, La doctrine, 119.<br />
Vedi anche De div. 28, 6.<br />
55
9. Ma, peraltro, egli non ti tenderà agguati neppure<br />
lungo la strada. Infatti a te non si avvicinerà 99. Non solo<br />
non ti raggiungerà per colpirti, ma neppure ti si<br />
avvicinerà per spaventarti. Penso infatti che, alla vista di<br />
quelle figure così mostruose, e di una moltitudine così<br />
grande di facce spettrali, tu temi che ti colga lo spavento.<br />
Ma allora ti starà accanto un difensore eccellente e un<br />
consolatore fortissimo, quello precisamente del quale tu<br />
hai letto: Davanti a lui si prostreranno gli Etiopi 100,<br />
lambiranno la polvere i suoi nemici 101. Davanti a lui il<br />
maligno sarà certamente ridotto al niente e così egli<br />
glorificherà quelli che Io temono. Finché tu sarai<br />
presente, Signore Gesù, i nemici facciano pure irruzione,<br />
ma si diano anche a fuga precipitosa; affluiscano pure<br />
da ogni parte, ma per scomparire, per perire davanti a<br />
Dio come fonde la cera davanti al fuoco. E perché dovrei<br />
temere quelli che vengono meno? Perché dovrei avere<br />
paura di quelli che tremano? Perché paventare quelli<br />
che cadono? Anche se dovrò camminare immerso<br />
nell’ombra di morte, non temerò alcun male, purché tu<br />
sia con me, Signore mio Dio. Poiché presto spirerà la<br />
brezza del giorno, le ombre si dissiperanno e i principi<br />
delle tenebre cadranno da una parte e dall’altra. Ché, se<br />
già adesso, mentre camminiamo ancora nella fede e non<br />
nella visione fra le loro maligne e occulte suggestioni, la<br />
fede trionfa vittoriosamente su di essi, con quanta più<br />
facilità la conoscenza limpida della verità pienamente<br />
svelata li spazzerà via con le loro facce tetre e tenebrose?<br />
99 Sal <strong>90</strong>,7.<br />
100 Per un lettore che ha familiarità con i racconti sui Padri del deserto, gli<br />
―Etiopi‖ di cui parla il Salmo evocano immediatamente una delle forme in<br />
cui i demoni erano soliti apparire ai monaci: cfr. G.M. COLOMBAS, Il<br />
Monachesimo delle origini, 11, Milano 19<strong>90</strong>, 238.<br />
101 Sal 71,9.<br />
56
E non metterti in pena per il loro numero, non stare ad<br />
aver paura della loro moltitudine. Ricordati che, a un<br />
solo comando del Salvatore, dal corpo di un solo uomo<br />
ossesso e posseduto da lungo tempo è uscita una intera<br />
legione di diavoli, la quale non ha avuto il coraggio di<br />
toccare i porci se non dietro il suo comando. Quanto più<br />
sotto la sua guida, qualunque sia il loro numero,<br />
cadranno da ogni lato, esclamando con immenso<br />
stupore: Chi è costei che sale come aurora che sorge, bella<br />
come la luna, fulgida come il sole, terribile come esercito<br />
schierato a battaglia? 102. Intrepido, dunque, e libero da<br />
ogni timore, anzi giubilante di lode, guarderai con i tuoi<br />
occhi e non solo non avrai più da sostenere il loro<br />
assalto o da temere il loro furore, ma, invece, vedrai il<br />
castigo degli empi.<br />
10. Quello che ho detto sembrerebbe poter bastare per<br />
oggi, ma mi pare che alcuni di voi siano in sospeso<br />
nell’attesa di qualche altra cosa. Se non sbaglio, i più<br />
desiderosi di apprendere vorrebbero sapere perché il<br />
Salmista dice che a destra ne cadranno diecimila, a<br />
sinistra, invece, mille. Io penso, infatti, che quello che è<br />
chiamato semplicemente lato, in questo luogo non lo si<br />
possa interpretare altrimenti che per il lato sinistro,<br />
tanto più che, subito dopo, il lato destro è designato con<br />
il suo nome proprio. Effettivamente, sembra che non<br />
senza una ragione misteriosa il Profeta ha predetto che<br />
dal lato sinistro ne cadranno molti, ma molti di più dal<br />
lato destro. A meno che uno non sia talmente ignorante<br />
e ottuso da credere che per mille e diecimila sia indicato<br />
un valore numerico preciso e non piuttosto una<br />
stragrande sproporzione. Noi, infatti, non è in questo<br />
102 Ct 6,9.<br />
57
modo che interpretiamo le sante Scritture, e neppure la<br />
Chiesa di Dio 103. Cadranno, dunque, mille dal lato<br />
sinistro e diecimila dal lato destro, perché i nemici<br />
infernali sogliono attaccare e dare l’assalto all’ala destra<br />
con più accanimento e con maggior numero di forze.<br />
Infatti, se consideriamo il grande corpo della Chiesa,<br />
vediamo subito come sono assaliti con molta più<br />
violenza gli uomini spirituali della Chiesa stessa che non<br />
i carnali. E credo che per i suoi due lati, il destro e il<br />
sinistro, non senza ragione possiamo intendere queste<br />
due classi di uomini. È sempre così che opera la malizia<br />
superba e invidiosa del diavolo, assalendo con maggiore<br />
violenza i più perfetti, secondo il detto della Scrittura: Il<br />
suo cibo è un cibo scelto 104. E anche: Sorbirà un fiume senza<br />
meravigliarsi, con la fiducia che il Giordano passi per la sua<br />
bocca 105. È così, dico, che egli opera, anche se non senza<br />
una disposizione del consiglio di Dio, il quale, per<br />
quanto riguarda i meno perfetti, non permette che siano<br />
tentati oltre le loro forze, dando loro, con la tentazione,<br />
anche il suo frutto, e, invece, per quanto riguarda i più<br />
perfetti, prepara ad essi <strong>sul</strong> loro nemico trionfi non<br />
solamente più gloriosi ma anche più numerosi 106. La<br />
Chiesa degli eletti dunque sarà tutta coronata per avere<br />
combattuto secondo le regole da ambedue i lati,<br />
103 Con questa affermazione categorica Bernardo dichiara la sua fedeltà al<br />
metodo esegetico dei Padri della Chiesa: cfr. H. DE LUBAC, Esegesi<br />
medievale. I quattro sensi della Scrittura, Roma 1962, 1063; cfr. anche E.<br />
FRANCESCHINI, S. Bernardo nel suo secolo, in AA.VV., S. Bernardo.<br />
Pubblicazione commemorativa nell’VIII centenario della sua morte, Milano 1954,<br />
14-29.<br />
104 Ab 1,16.<br />
105 Gb 40,18.<br />
106 Sui tre ordini di uomini che compongono il corpo della Chiesa, cfr. Y.<br />
CONGAR, L’ecclésiologie de S. Bernard, in AA.VV., Saint Bernard théologien,<br />
136-1<strong>90</strong>.<br />
58
abbattendo fin da ora i suoi nemici da tutte e due le parti<br />
con tale violenza da vedere poco dopo più<br />
manifestamente come essi cadono in mille alla sua<br />
sinistra e in diecimila alla sua destra. Così, una volta,<br />
avendo Davide dato prova della sua superiorità, e non<br />
essendo stata ancora manifestata in Israele la<br />
riprovazione di Saul, le donne cantavano in coro<br />
dicendo: Ha ucciso Saul i suoi mille, e David i suoi diecimila<br />
107.<br />
11. Ma se si preferisce riferire tutto questo a ognuno di<br />
noi individualmente anziché alla Chiesa tutta insieme, la<br />
possibilità di una interpretazione spirituale non manca<br />
neppure in questo caso. Basta che ognuno con<strong>sul</strong>ti la<br />
propria esperienza. Infatti, l’avversario cerca di ferire in<br />
noi con molto più impegno e con astuzie più numerose<br />
la destra che la sinistra e non si dà pena di toglierci i<br />
beni del corpo, quanto quelli dell’anima. È ben noto che<br />
i demoni invidiano al genere umano sia il benessere<br />
fisico, che quello spirituale e che vogliono privarci<br />
dell’una e dell’altra felicità, di quella terrena e di quella<br />
celeste. Ma è certo che si impegnano con molto più<br />
accanimento a privarci della rugiada del cielo, che non<br />
del grasso della terra. Lascio al vostro giudizio di<br />
decidere se non sia giusto che io paragoni ai due lati i<br />
due elementi dei quali l’uomo è composto. Non ho<br />
infatti nessun timore di essere contestato per avere<br />
paragonato i beni spirituali al lato destro e quelli<br />
materiali al lato sinistro, tanto meno da parte vostra che<br />
107 1Sam 18,7; 21,11. Cfr. In ramis palm. 2. 2. I mille rappresentano coloro che<br />
soffrono sotto il peso delle avversità, i diecimila quanti fanno i baldanzosi<br />
godendo dei piaceri mondani: questi ultimi sono destinati in più gran<br />
numero alla perdizione.<br />
59
adate sempre a non confondere mai la destra con la<br />
sinistra e la sinistra con la destra 108. Del resto, anche la<br />
vera Sapienza non insegna diversamente, dicendo che<br />
alla sua sinistra vi sono ricchezze e gloria e alla sua<br />
destra longevità di vita 109. E vi riuscirebbe di gran<br />
danno il non sapere da qual parte la moltitudine<br />
ostinata dei nemici vi incalza con maggiore violenza.<br />
Bisogna, infatti, resistere con più forza dove la necessità<br />
di difesa urge maggiormente. dove fa pressione tutto<br />
l’urto della battaglia, dove si decide tutto l’esito della<br />
lotta e dove, se sarete vinti, cadrete in una schiavitù<br />
ignominiosa, se, invece, riporterete vittoria, avrete in<br />
trionfo glorioso.<br />
12. È per conseguire questo trionfo, e certamente non<br />
operando da stolti, che esponete liberamente ai colpi del<br />
nemico il lato sinistro per conservare con tutta la<br />
premura il destro. Questa infatti non è altro che la<br />
prudenza del serpente raccomandata da Cristo e che<br />
tutti i cristiani devono imitare, cioè che, esposto se la<br />
necessità lo richiede tutto il corpo, si deve difendere<br />
solamente il capo. Questa è la vera filosofia, questo è<br />
anche il consiglio del Saggio, che, cioè, con ogni cura si<br />
custodisca il cuore, perché da esso sgorga la vita 110. E questa<br />
è anche la grazia e la misericordia che Dio usa verso i suoi<br />
eletti e la sua protezione per i suoi santi 111, cioè di<br />
proteggere sempre in questa vita, con una assistenza<br />
premurosa, la loro destra, quasi dissimulando di<br />
108 Bernardo elogia i suoi monaci, solleciti e capaci di distinguere e valutare i<br />
beni spirituali (la destra) e quelli terreni (la sinistra).<br />
109 Cfr. Pr 3,16.<br />
110 Pr 4,23.<br />
111 Sap 4,15.<br />
60
interessarsi anche della loro sinistra. Perciò il Profeta<br />
dice di se stesso: Io ponevo sempre dinanzi a me il Signore,<br />
poiché egli mi sta alla destra perché non vacilli 112. Credi tu<br />
che Dio non tenesse la mano destra, e soltanto la mano<br />
destra, di colui contro il quale egli diede al nemico la<br />
facoltà di fare liberamente quello che voleva nei riguardi<br />
delle sostanze e della vita? Soltanto, disse il Signore,<br />
risparmia la sua anima 113. O buon Gesù, se tu stessi<br />
sempre alla mia destra! Lo so, e sono certo, che, se in me<br />
non domina il peccato, nessuna avversità potrà recarmi<br />
danno 114. Fino a tanto che vivrò, sia pure rasato e<br />
percosso il lato sinistro, sia colpito dalle ingiurie, sia<br />
tormentato dalle villanie, lo espongo volentieri, purché<br />
io sia custodito da te, purché tu sia la mia difesa alla mia<br />
destra.<br />
13. Ma forse, per i mille che cadranno dal lato sinistro, si<br />
devono intendere gli uomini piuttosto che i demoni.<br />
Effettivamente gli uomini non ci combattono se non a<br />
motivo di ogni sorta di beni temporali e transitori, sia<br />
perché sono malignamente gelosi che li possediamo, sia<br />
perché soffrono di una ingiusta cupidigia per esserne<br />
privi. Infatti, a volte cercano di toglierci le sostanze<br />
materiali, a volte la benevolenza degli uomini, a volte la<br />
vita stessa del corpo. La persecuzione degli uomini può<br />
infierire fin qui, perché all’anima essi non possono fare<br />
nessun male. Sappiamo invece che i demoni ci invidiano<br />
i beni celesti ed eterni, non già per riavere quello che<br />
112 Sal 15,8.<br />
113 Gb 2, 6.<br />
114 Orazione ―Super populum‖ assegnata al venerdì dopo le Ceneri nel<br />
Sacramentarjo Gregoriano di Papa Adriano (37, 4: cfr. H. LIETZMANN, Das<br />
Sacramentarium Gregorianum nach dem Aachener Urexemplar, Münster in West.<br />
1921, 27). Cfr. anche QH 13,5.<br />
61
essi hanno perduto irreparabilmente, ma perché<br />
l’indigente sollevato dalla polvere non possa accostarsi a<br />
quel posto dal quale essi, creati in stato di gloria, sono<br />
irreparabilmente caduti. Si adira e si strugge di livore la<br />
loro malvagità ostinata vedendo che la fragilità umana<br />
ottiene ciò che essi non meritarono di conservare. E se<br />
mai qualche volta cercano di infliggere a qualcuno dei<br />
danni temporali oppure godono perché questi sono stati<br />
inflitti da altri, tutta la loro astuzia mira a che il danno<br />
materiale, in colui che lo subisce o in qualsiasi altro,<br />
ridondi a danno spirituale. Invece gli uomini, tutte le<br />
volte che ci persuadono a fare — oppure quando essi<br />
stessi fanno — qualche cosa che reca danno alla nostra<br />
destra, non è questo che sembrano volere come fine<br />
principale, ma piuttosto quello di ricavare qualche<br />
vantaggio temporale oppure di allontanare qualche<br />
danno che possa sopraggiungere a qualcuno, cioè o a<br />
loro stessi o a noi o a qualsiasi altro. A meno che uno<br />
non si sia cambiato da uomo in diavolo a tal punto da<br />
desiderare che chiunque gli è divenuto nemico acerrimo<br />
venga punito con la dannazione eterna.<br />
14. Perché mai noi miseri, perseguitati come siamo in<br />
tanti modi dai nemici spirituali, siamo così sonnacchiosi<br />
nella ricerca dei beni invisibili? Mi vergogno a dirlo, ma<br />
d’altra parte la violenza del dolore non mi permette di<br />
tacere. Quanti se ne trovano, fratelli, di quelli che<br />
portano l’abito religioso e che fanno professione di<br />
perfezione, ai quali sembra potersi applicare quella<br />
terribile parola del Profeta: Se mi dimentico di te,<br />
Gerusalemme, sia consegnata all’oblio anche la mia destra 115.<br />
Infatti, dediti con ogni cura a custodire il lato sinistro,<br />
115 Sal 136,5.<br />
62
sono versatissimi, ma nella sapienza di questo mondo,<br />
alla quale dovevano avere rinunciato, quella, per giunta,<br />
che nonostante tutto è ispirata dalla carne e dal sangue,<br />
che, secondo il detto dell’Apostolo, sembrava non<br />
avessero voluto seguire. E così tu li vedi afferrare tanto<br />
avidamente i beni presenti, provare una gioia così<br />
mondana per i vantaggi passeggeri, turbarsi e<br />
scoraggiarsi così tanto per danni anche minimi nei beni<br />
terreni, difenderli con spirito così carnale, correre a<br />
destra e a sinistra con tale sfacciataggine, impigliarsi<br />
negli affari materiali con così poco spirito religioso come<br />
se queste cose fossero tutta la loro parte, tutta la loro<br />
sostanza. Sì, l’agricoltore coltiva un terreno povero con<br />
una cura particolare, ma probabilmente perché non ha<br />
altra proprietà più grande e più preziosa. Anche il<br />
mendicante si nasconde in seno un pezzo di pane,<br />
perché nelle sue borse arrugginisce soltanto questa<br />
specie di metallo. Ma tu, perché ti dedichi in tal modo a<br />
questa estrema povertà, male sperperando in essa anche<br />
la tua fatica? Tu hai un’altra proprietà che, forse, credi<br />
lontana. No, ti sbagli: nulla ci è così vicino come ciò che<br />
è dentro di noi Ma forse ti lagni che essa, anche se non è<br />
lontana, per lo meno è inutile, così da doverne ricercare<br />
un’altra in questa vita che ti soddisfi. Ti sbagli: la<br />
troverai piuttosto dentro dite; anzi non la troverai se<br />
non dentro di te. O calcoli forse che essa non abbia (più)<br />
bisogno della tua opera? Oppure che non renda<br />
abbastanza alle cure del coltivatore, o che sia riposta in<br />
luogo sicuro tanto da non avere più bisogno della<br />
vigilanza di un custode? Comunque tu la pensi, sappi<br />
che ragioni da grande stolto 116. Qui, infatti, assai più che<br />
116 I beni spirituali, posseduti nell’intimo dell’anima, sono un’anticipazione<br />
terrena dei beni eterni. Il loro valore giustifica la piena accoglienza delle<br />
63
in ogni altro campo, ciascuno raccoglie quello che ha<br />
seminato 117. Ma: Chi semina scarsamente, scarsamente<br />
raccoglierà, e chi semina con larghezza, con larghezza<br />
raccoglierà 118, tanto che un grano ne produrrà trenta, un<br />
altro sessanta e un altro cento. Però, tu porti questo<br />
tesoro in vasi di creta, se pure lo hai ancora. Infatti temo<br />
che tu lo abbia già perduto o che ti sia stato rubato,<br />
oppure che gli estranei abbiano già divorato la tua<br />
sostanza, senza che tu te ne sia accorto, e così non possa<br />
attaccare il tuo cuore al tuo tesoro, perché non lo<br />
possiedi più. Ché se non è così, ma ciononostante sei<br />
tanto premuroso circa i beni terreni e non trascuri<br />
nemmeno le cose più piccole, ma conservi con cura<br />
perfino la tua paglia, io ti scongiuro, ricordati di<br />
custodire anche il tuo granaio. Anzi, bada di non<br />
esporre al pericolo il tuo tesoro, tu che dedichi tanta<br />
cura al tuo letamaio. Saranno in mille quelli che ti<br />
invidiano il letamaio, ma il tesoro te lo assediano in<br />
diecimila, i quali, come non sono da meno dei primi per<br />
numero, non lo sono neppure per astuzia e crudeltà.<br />
Rivolgi gli occhi della fede verso il lato destro. Forse<br />
hanno già sfondato l’entrata, forse fanno già liberamente<br />
bottino di tutto, forse già distribuiscono le spoglie. Ma<br />
tu come mai, da quel cattivo osservatore che sei, fissi lo<br />
sguardo verso il lato sinistro, se non perché ti sembra<br />
che i beni terreni ti stiano non già dal lato sinistro del<br />
corpo, bensì dalla parte sinistra del volto, per poterli<br />
contemplare continuamente, tanto che sembra che chi te<br />
li ha toccati non abbia toccato il tuo fianco, ma piuttosto<br />
la pupilla del tuo occhio?<br />
austerità della vita cistercense.<br />
117 Gal 6,8.<br />
118 2Cor 9, 6.<br />
64
15. Del resto, chiunque tu sia che trascuri il lato destro e<br />
ti prendi tanta cura del lato sinistro, fa’ in modo fin<br />
d’ora di non dover essere messo insieme con i capri alla<br />
sinistra che ti sei scelta. È una parola amara, fratelli, e<br />
non è senza motivo che vi siete spaventati. Ma non è<br />
meno necessario stare in guardia che aver paura. E poi,<br />
il mio Signore Gesù, dopo gli altri benefici della sua<br />
inestimabile bontà verso di me, ha anche accettato che,<br />
per me, gli fosse trafitto il lato destro, perché non voleva<br />
profondere i suoi benefici se non dalla sua destra e in<br />
essa solamente prepararmi un posto di rifugio. Oh! Se<br />
meritassi di essere quella colomba che abita nella<br />
fenditura della roccia, e nella fenditura del lato destro!<br />
Ma nota che egli non ha sentito affatto questa ferita.<br />
Infatti non l’ha voluta ricevere se non dopo essersi<br />
assopito nel sonno della morte, per avvertirti che, fino a<br />
tanto che vivi, devi vigilare sempre alla guardia di<br />
questo lato, e che bisogna ritenere morta quell’anima<br />
che, per una funesta insensibilità, non sembra si dia gran<br />
pensiero se viene ferita nella parte destra. Giustamente<br />
si dice che il cuore dell’uomo è situato nel lato sinistro<br />
del corpo, appunto perché le sue affezioni sono inclinate<br />
e proclivi verso la terra. Certo non lo ignorava colui che<br />
diceva gemendo pietosamente: La mia anima si è attaccata<br />
al suolo: dammi vita secondo la tua parola 119. Ma anche<br />
colui che ci ammoniva dicendo: Con le mani innalziamo i<br />
nostri cuori a Dio 120 voleva che non rimanessimo soggetti<br />
all’inclinazione della natura umana e alla pesantezza del<br />
cuore. Evidentemente con quelle parole ci esortava a<br />
elevarci dal lato sinistro verso il lato destro. I soldati,<br />
119 Sal 118,25.<br />
120 Lam 3,41.<br />
65
fratelli, portano lo scudo solamente dal lato sinistro: se<br />
non vogliamo far parte del numero di coloro che<br />
combattono per questo mondo e non per Cristo, non<br />
imitiamoli. Nessuno, dice l’Apostolo, quando presta<br />
servizio militare per Dio, s‘intralcia nelle faccende della vita<br />
comune 121, cioè mette lo scudo dal lato sinistro e non dal<br />
lato destro.<br />
16. Tuttavia, fratelli, se ricordate quello che abbiamo<br />
detto sopra, dobbiamo coprire ambedue i fianchi. Infatti<br />
il Profeta dice: La sua verità ti circonderà come scudo 122, e<br />
l’Apostolo: Con le armi della giustizia a destra e a sinistra<br />
123. Ma ascolta la Giustizia in persona; perché forse non è<br />
prescritta la medesima strategia per ambedue i lati.<br />
Infatti, per un lato ci è comandato: Non fatevi giustizia da<br />
voi stessi, carissimi, ma lasciate spazio all’ira divina 124.<br />
Invece, per l’altro lato: Non date spazio al diavolo 125 e<br />
anche: Resistete al diavolo ed egli fuggirà da voi 126. E senti<br />
ancora in che modo devi coprire ambedue i lati:<br />
Preoccupatevi di compiere il bene, dice il medesimo<br />
Apostolo, non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli<br />
uomini 127. Perché questa è la volontà di Dio, che,<br />
operando il bene, non soltanto lasciate struggersi<br />
d’invidia gli spiriti maligni, ma anche chiudiate la bocca<br />
all’ignoranza degli uomini stolti. Ma questa protezione<br />
ci sarà necessaria in eterno? E la schiera dei nemici ci<br />
assalirà da ambedue i lati per sempre? No, verrà il<br />
121 2Tm 2,4.<br />
122 Sal <strong>90</strong>,5.<br />
123 2Cor 6,7.<br />
124 Rm 12,19.<br />
125 Ef 4,27.<br />
126 Gc 4,7.<br />
127 Rm 12,17.<br />
66
giorno in cui non solo non ci incalzeranno più, ma non<br />
potranno neppure stare più in piedi. Mille cadranno al<br />
tuo fianco e diecimila alla tua destra 128 Perché allora la<br />
malizia umana non potrà ormai più nuocere, né avremo<br />
maggiore paura delle migliaia di diavoli di quanta ne<br />
abbiamo di altrettante schiere di vermi o di mosche. E,<br />
finalmente, non li guarderemo diversamente da come i<br />
figli di Israele, attraversato ormai il Mar Rosso,<br />
guardavano dappertutto intorno a sé i cadaveri degli<br />
Egiziani e vedevano le ruote dei loro carri andare in<br />
fondo al mare. Così anche noi, ma con molta più gioia e<br />
sicurezza, canteremo inni al Signore perché si è<br />
maestosamente glorificato precipitando assieme nell’<br />
abisso cavallo e cavaliere. Amen.<br />
128 Sal <strong>90</strong>,7.<br />
67
SERMONE OTTAVO<br />
«Tu osserverai con i tuoi occhi e vedrai il castigo degli<br />
empi»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 8)<br />
1. Se potessi parlarvi più spesso, o carissimi, sarei<br />
senz’altro più breve nei miei discorsi e credo che<br />
qualche volta l’abbiate avvertito anche voi. Del resto,<br />
per il fatto che tante volte, costretto dalle preoccupazioni<br />
della giornata, ho dovuto con grandissima pena<br />
astenermi dal consolarvi e dall’esortarvi con la mia<br />
parola, penso che nessuno di voi debba meravigliarsi se,<br />
per voler ricuperare il tempo perduto, il discorso<br />
diventa tanto più lungo quanto è più raro.<br />
Questo valga come breve introduzione per scusarmi con<br />
voi del discorso di ieri e di quello di oggi: di quello di<br />
ieri per la sua lunghezza e di questo di oggi per la sua<br />
brevità. Temo, infatti, che ad alcuni sia piaciuta poco la<br />
lunghezza di quello di ieri e che poco piacerà la brevità<br />
di quello di oggi e che li preferiscano ambedue uguali<br />
piuttosto che uno lungo e l’altro breve.<br />
Dice, dunque, il Salmista: La sua verità ti circonderà come<br />
scudo: non temerai i terrori della notte, né la freccia che vola<br />
di giorno, quanto si aggira nelle tenebre e l’assalto del<br />
demonio del mezzogiorno. Mille cadranno al tuo fianco e<br />
diecimila alla tua destra: ma a te non si avvicinerà 129.<br />
Nei sermoni precedenti, commentando questo testo, vi<br />
ho detto quello che la Verità si è compiaciuta di farmi<br />
conoscere, come, cioè, Dio protegge l’anima fedele in<br />
vita dalle tentazioni, e in morte dalle difficoltà. Lo stesso<br />
Profeta, affermando più brevemente l’una e l’altra cosa,<br />
dice in un altro Salmo: Per te sarò liberato dalla tentazione e<br />
129 Sal <strong>90</strong>,5-7.<br />
69
con il mio Dio scavalcherò le mura 130 cioè, sotto la sua<br />
guida, essa non incontra inciampo mentre cammina<br />
quaggiù, né ostacolo quando esce dalla vita. Così, per<br />
una parte, è indicato come l’anima viene spesso<br />
strappata dalla tentazione e, per un’altra parte, come<br />
ormai essa arriva a godere di una liberazione piena e<br />
sicura. In questo terzo passo, poi, che qui aggiunge: Tu<br />
guarderai con i tuoi occhi, mi sembra che sia contenuta la<br />
promessa di una felicità immensa. Mille, dice egli,<br />
cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma a te non<br />
si avvicinerà. E tu guarderai con i tuoi occhi. Così, Signore,<br />
così avvenga, te ne prego: cadano essi ma non io, si<br />
spaventino essi ma non io, siano confusi essi ma non io.<br />
2. Qui, in poche parole e con molta chiarezza, mi viene<br />
affermata l’immortalità dell’anima e insieme garantita la<br />
fede nella risurrezione dei corpi. Poiché, mentre essi<br />
cadono, io sopravviverò per vedere, e non verranno<br />
meno neppure questi occhi con i quali vedrò la loro<br />
punizione finale. Infatti non dice semplicemente «vedrai<br />
con gli occhi», ma con i tuoi occhi osserverai, cioè con<br />
quegli stessi occhi che ora si consumano per la<br />
stanchezza e vengono meno mentre speri nel tuo Dio.<br />
Davvero, fratelli, gli occhi si consumano finché<br />
speriamo. Infatti, quello che già si vede come lo si spera?<br />
Ciò che si spera, se visto, non è più speranza 131, dice<br />
l’Apostolo. Tu, dunque, osserverai con quegli occhi<br />
stessi che ora non osi neppure alzare verso il cielo,<br />
proprio con quelli dai quali tante volte, quaggiù, colano<br />
le lacrime e che sono consumati da una continua<br />
compunzione. Non pensare che te ne vengano dati dei<br />
130 Sal 17,30.<br />
131 Rm 8,24.<br />
70
nuovi, saranno i tuoi che ti verranno rinnovati. Ma<br />
perché parlare dell’occhio, il quale, benché sia una<br />
piccolissima parte del corpo, nondimeno è parte<br />
principalissima e la più eccellente, quando nel nostro<br />
cuore sta riposta la beata speranza che, secondo la<br />
promessa della Verità, neppure un capello del capo<br />
perirà?<br />
3. Ma forse ci è promessa proprio la vista degli occhi<br />
perché durante questa vita la visione dei beni celesti è<br />
stata il nostro desiderio più vivo. Sono certo, dice il<br />
Salmista, di contemplare i beni del Signore nella terra dei<br />
viventi 132. Infatti, bramando di camminare nella visione<br />
piuttosto che nella fede, l’anima desidera che gli occhi.<br />
nobilissime finestre del suo corpo. si aprano alla<br />
contemplazione della verità. Difatti la fede dipende<br />
dall’ascolto 133 e non dalla visione. Inoltre essa è<br />
fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non<br />
si vedono 134. Per questo, sia nella fede che nella speranza,<br />
l’occhio è impotente e giova solamente l’udito. Il Signore<br />
mi ha aperto l’orecchio 135, dice il Profeta. Ma verrà un<br />
tempo quando egli aprirà anche l’occhio. Verrà il<br />
momento nel quale non si dirà più: Ascolta, figlia, e porgi<br />
l’orecchio 136, ma piuttosto: «Alza i tuoi occhi e<br />
contempla». Che cosa? Oh! La gioia e l’e<strong>sul</strong>tanza di cui il<br />
tuo Dio ti fa tesoro. Cioè non soltanto quello che ora<br />
puoi udire e credere pur senza vederlo, ma anche quello<br />
che, come non lo ha visto l’occhio, così non lo ha<br />
132 Sal 26,13.<br />
133 Rm 10,17.<br />
134 Eb 11,1.<br />
135 Is 50,5.<br />
136 Sal 44,11.<br />
71
neppure potuto sentire l’orecchio, né è entrato in cuore<br />
d’uomo, cioè quello che Dio ha preparato a coloro che lo<br />
amano. Infatti, l’occhio, per la virtù della risurrezione,<br />
potrà afferrare tutte quelle cose che adesso non riescono<br />
a percepire né l’udito, né l’intelligenza. Io penso che sia<br />
a motivo di questa ardentissima brama di vedere quello<br />
che sente e che crede, che un altro notissimo araldo della<br />
risurrezione futura ha fatto menzione degli occhi: Di<br />
nuovo, egli dice, sarò circondato dalla mia pelle e nella mia<br />
carne vedrò Dio mio salvatore, che io, proprio io, vedrò, e non<br />
altri, e lo vedranno i miei occhi. E ha aggiunto: Questa è la<br />
speranza che ho riposto nel mio seno 137. Ma forse dobbiamo<br />
considerare più attentamente le parole:<br />
I miei occhi, e anche quelle del Salmo dove dice:<br />
Osserverai con i tuoi occhi. Forse che adesso gli occhi<br />
possono sembrare miei? Oh no! Certamente qualche<br />
volta hanno potuto sembrare miei perché anch’essi<br />
ri<strong>sul</strong>tano parte di quella porzione di sostanza paterna<br />
che ho ricevuto per mal custodirla 138. Infatti è andata<br />
presto in rovina, l’ho dissipata molto in fretta tutta<br />
quanta. La legge del peccato ha preso possesso di tutte<br />
le mie membra; la morte, della quale sono diventato<br />
schiavo anch’io, è entrata liberamente attraverso le mie<br />
finestre: schiavo miserabile davvero e al servizio non di<br />
un uomo ma di un animale sozzo e immondo. Infatti,<br />
servivo non da mercenario, ma proprio da schiavo. A<br />
meno che non si creda che riceva uno stipendio colui al<br />
quale è negato anche il cibo e un cibo più nocivo della<br />
fame stessa. Bramoso infatti di saziarmi delle carrube<br />
che si danno ai porci, nessuno me ne dava, tanto da<br />
essere costretto a vivere per i porci, ma senza poter<br />
137<br />
Gb 19,26-27.<br />
138<br />
Allusione alla parabola del figliol prodigo.<br />
72
condividere il loro pasto. E allora, era mio l’occhio<br />
quando faceva preda della mia anima? Ridotto a questo<br />
estremo, finalmente sono stato costretto a rimettere nelle<br />
mani del mio padrone i beni che mi aveva dato affinché<br />
egli stesso se li affrancasse dalla tirannide del nemico,<br />
perché io da solo non potevo farlo in nessun modo.<br />
5. Considerate molto attentamente, carissimi, e fate<br />
attenzione alla grande potenza con la quale siete stati<br />
liberati dal giogo intollerabile del Faraone, affinché le<br />
vostre membra non siano più strumenti di ingiustizia al<br />
peccato ed esso non regni più nei vostri corpi mortali.<br />
Questa non è opera vostra, fratelli, è la destra del<br />
Signore che ha fatto meraviglie sono cose che può fare<br />
solamente colui che può tutto 139. Non vogliate dire: È la<br />
nostra mano che è potente 140 ma, con una confessione<br />
altrettanto utile quanto sincera, dichiarate che tutto<br />
questo è stato fatto dal Signore. E poi, ognuno si<br />
convinca che deve stare attentissimo a non pretendere<br />
durante la vita, quando i giorni sono ancora cattivi e<br />
l’uomo malsicuro in tutti i luoghi, di voler riprendere<br />
dalla mano di un tutore così buono e così provvido<br />
questo suo possesso per usarlo con libertà pericolosa e<br />
dannosa. Se il Padre è geloso, lo è per tuo bene. Non è<br />
per invidia, ma per provvidenza che egli dispone che<br />
tutta la tua sostanza continui a restare sua, affinché tu<br />
non la perda. Quando poi sarai arrivato a quella grande<br />
e santa città entro i cui confini egli ha stabilito la pace e<br />
dove non si teme più nessun assalto nemico, allora non<br />
solamente ti restituirà a te, ma per di più ti darà anche se<br />
stesso. Ma per ora metti un freno ai tuoi desideri, e non<br />
139 Sal 117,16.<br />
140 Dt 32,27.<br />
73
appropriarti con nessun gesto temerario le membra che<br />
sono consacrate a Dio, pensando che le cose destinate a<br />
usi santi non possono più essere messe a servizio della<br />
vanità, della curiosità, del piacere, o di qualsiasi altra<br />
opera mondana, senza grave sacrilegio. O non sapete,<br />
dice l’Apostolo, che i vostri corpi sono tempio dello Spirito<br />
Santo che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? 141.<br />
E anche: Il corpo non è per l’impudicizia 142. Ma per chi<br />
allora? Forse per te? Sì, esso sia pure in tuo potere,<br />
purché tu riesca a sottrarlo all’impeto dell’impudicizia,<br />
oppure, dopo che ne è stato strappato, tu possa almeno<br />
domano con le tue forze. Ma se per caso non ci riuscissi,<br />
anzi proprio perché non ci riesci, appartenga il corpo non<br />
all’impudicizia, ma al Signore e serva alla santità affinché<br />
non gli accada di servire di nuovo alla corruzione<br />
peggio di prima.<br />
Parlo con esempi umani, dice l’Apostolo, a causa della<br />
debolezza della vostra carne. Come avete messo le vostre<br />
membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità a prò<br />
dell’iniquità, così ora mettete le vostre membra a servizio della<br />
giustizia, per la vostra santificazione 143. Questo, com’egli<br />
ha detto, a causa della debolezza della carne. Ma,<br />
quando quello che sarà stato seminato nella debolezza<br />
risorgerà pieno di forza, non vi sarà più nessuna<br />
necessità di servire. Quando la sicurezza sarà piena di<br />
libertà e la libertà piena di sicurezza, come non restituirà<br />
Dio il corpo a se stesso ancora più pienamente? Quel<br />
gran Padre di famiglia come non farà dono della libertà<br />
perfetta al suo servo fedele quando lo costituirà sopra<br />
tutti i suoi beni?<br />
141 1Cor 6,19.<br />
142 1Cor 6,13.<br />
143 Rm 6,19.<br />
74
6. Allora, finalmente, tu contemplerai con i tuoi occhi,<br />
purché tu abbia riconosciuto davvero, mentre vivevi,<br />
che essi erano suoi e non tuoi. Infatti, anche<br />
prescindendo dal motivo del voto tanto necessario, a cui<br />
ho accennato e con il quale, rinunciando alle tue voglie,<br />
hai consacrato al culto divino quelle membra che con le<br />
tue forze non riusciresti affatto ad affrancarti dalla<br />
tirannia del peccato, ti sembra che anche così siano tue<br />
quelle membra nelle quali, anche se non regna, tuttavia<br />
dimora una legge contraria a quella di Dio e nelle quali<br />
la pena del peccato, tuo secondo nemico, non solamente<br />
rimane, ma ha anche il sopravvento e comanda<br />
liberamente? Dirai tu che è tuo quel corpo che è morto a<br />
causa del peccato, ovvero che appartiene alla tua anima<br />
quello che non cessa di aggravarla? Certo, se uno vorrà<br />
dirlo suo, non farà altro che definirlo esattamente suo<br />
fardello e sua prigione. Parimenti, come potrai chiamare<br />
tuoi gli occhi che ora, vuoi o non vuoi, tante volte sono<br />
còlti dal sonno, molestati dal fumo, lacerati da un<br />
pulviscolo, obnubilati da un umore nocivo, tormentati<br />
da un dolore acuto, finalmente accecati dalla morte<br />
ultima a venire? Essi saranno veramente tuoi quando<br />
tutti questi intralci non ci saranno più, di modo che<br />
potrai contemplare con occhi veramente tuoi e dei quali,<br />
da allora in avanti, potrai servirti a piacere per guardare<br />
tutto con libertà e sicurezza. Allora infatti godendo della<br />
visione della verità purissima non avranno più bisogno<br />
di essere distolti dallo sguardo delle cose vane. E, ancor<br />
meno, entrerà la morte per le finestre, perché anch’essa,<br />
ultimo nemico, sarà annientata. Oppure temi che per<br />
una così grande pienezza di luce, dove ognuno dei<br />
giusti rifulge come un sole, essi abbiano da offuscarsi?<br />
75
Lo si dovrebbe temere certamente, se la risurrezione non<br />
glorificasse anche gli occhi come le altre membra del<br />
corpo umano.<br />
7. E vedrai il castigo degli empi. Essere esposti alla vista dei<br />
giusti sarà per gli empi un grave tormento e un gran<br />
cumulo di mali. Nei loro tormenti potrebbe forse<br />
sembrare un sollievo l’essere dimenticati, o almeno<br />
sfuggire allo sguardo di coloro che essi hanno<br />
perseguitato con tanta cattiveria. Ma, anche se questo<br />
nostro sguardo aggiunge ad essi un carico immenso di<br />
pena, che necessità di guardarmi ci sarà per noi? Quale<br />
utilità, quale piacere? Infatti, che cosa può sembrare così<br />
empia, così inumana, così esecrabile come voler pascere<br />
i propri occhi con il sangue dei nemici e dei malvagi, per<br />
quanto crudeli essi siano stati, e godere alla vista dei<br />
tormenti degli infelici? Tuttavia, come il peccatore vedrà<br />
e si adirerà, digrignerà i denti e si struggerà — infatti i<br />
benedetti saranno chiamati al regno prima che i<br />
maledetti siano gettati nella fornace del fuoco eterno,<br />
affinché questi al vedere quello che hanno perduto<br />
soffrano più atrocemente —, così anche i giusti<br />
vedranno e gioiranno, constatando a quali mali sono<br />
sfuggiti. E come, in quella così grande separazione, la<br />
visione degli angeli sarà, per i capri, causa di estremo<br />
livore, ugualmente per gli eletti la considerazione dei<br />
reprobi sarà motivo immenso di riconoscenza e di lode.<br />
Poiché, come potrebbero i giusti esprimere più<br />
splendidamente la loro riconoscenza se, insieme alla<br />
incomprensibile felicità di cui godono, non vedessero<br />
anche il castigo dei peccatori dal quale ricordano<br />
fedelissimamente e devotissimamente di essere stati<br />
preservati per la sola misericordia del Redentore? E,<br />
76
d’altra parte, dove troverebbero gli empi di che<br />
struggersi per sì gran furore se non vedendo sotto i<br />
propri occhi gli altri venire introdotti nel regno della<br />
perfetta beatitudine, ed essi alla loro volta, dopo tale<br />
spettacolo, gemendo essere condannati a quei fetori, a<br />
quegli orrori, a quei tormenti del fuoco eterno, e alla<br />
miseria di una morte immortale? Là, dice il Signore, sarà<br />
pianto e stridore di denti 144: pianto per il fuoco che non si<br />
spegne, stridore per il verme che non muore. Sì, pianto<br />
per il dolore, stridore di denti per il furore. Il pianto lo<br />
strapperà l’enormità dei tormenti, lo stridore dei denti la<br />
veemenza dell’invidia che li consuma e la loro cattiveria<br />
ostinata. Per questo, dunque, vedrai il castigo dei<br />
peccatori, perc1é, ignorando un pericolo così grande dal<br />
quale sei stato preservato, tu non abbia da divenire<br />
ingrato al tuo liberatore.<br />
8. Ma non basta. La visione del castigo dei peccatori sarà<br />
anche motivo di sicurezza perfetta per i giusti. Perché<br />
coloro al fianco dei quali ne cadono mille e diecimila alla<br />
loro destra, vedendoli non solamente cadere, ma cadere<br />
nell’ inferno, non avranno ormai più da temere né la<br />
cattiveria degli uomini, né quella dei demoni. Credi tu<br />
che essi potrebbero sentirsi liberi da ogni timore e da<br />
ogni sospetto da parte del serpente che è il più astuto di<br />
tutti gli animali, specialmente al ricordo della prima<br />
donna che egli ha sedotto, nel paradiso terrestre, prima<br />
che sia consegnato con tutti i suoi membri alle fiamme<br />
vendicatrici e prima che i giusti vedano come fra lui e<br />
loro è stato stabilito un grande abisso?<br />
144 Mt 13, 42.50.<br />
77
9. La considerazione del castigo dei peccatori ti recherà<br />
anche un terzo vantaggio. Nel confronto con la loro<br />
bruttura, tu brillerai più splendido e più glorioso. Infatti,<br />
quando due oggetti opposti sono messi uno di fronte<br />
all’altro, le caratteristiche dei singoli risaltano di più.<br />
Così, confrontando il bianco con il nero, il bianco sembra<br />
ancora più bianco e il nero ancora più nero. Ma, a questo<br />
riguardo, ascolta la testimonianza più sicura dataci dalla<br />
parola profetica: Il giusto godrà nel vedere la vendetta. E<br />
perché questo? Laverà le sue mani nel sangue dei peccatori<br />
145. Non le sporcherà, ma le laverà nel sangue, affinché il<br />
giusto appaia più bianco quanto più è macchiato di<br />
sangue il peccatore, e quanto più l’empio si insozza, il<br />
giusto diventi più splendido e più bello.<br />
10. Il sentimento umano non sarà costretto a resistere<br />
minimamente a nessuno di questi tre motivi di piacere<br />
alla vista del castigo dei cattivi. Ma non è per nessuno di<br />
essi che la Sapienza riderà della rovina degli empi,<br />
giacché essa riderà certamente. Lo preannuncia lei<br />
stessa, quella che non può mentire, dicendo: Vi ho<br />
chiamati e avete rifiutato; ho steso la mia mano e nessuno ci<br />
ha fatto attenzione 146, e un poco più avanti continua:<br />
Anch‘io riderò della vostra rovina, mi farò beffe quando su di<br />
voi verrà la paura, quando vi piomberà addosso la sventura,<br />
quando, come turbine, vi sorprenderà la morte 147. Che cosa<br />
crediamo, dunque, che piacerà alla Sapienza nella<br />
rovina degli stolti, se non la sua giustissima disposizione<br />
e il suo ordine irreprensibile nel governo delle cose? Per<br />
certo, quello che allora piacerà alla Sapienza, dovrà<br />
145 Sal 57, 11.<br />
146 Pr 1,24.<br />
147 Pr 1,26-27.<br />
78
piacere anche a tutti i sapienti. Allora non ti sembri duro<br />
quello che è detto: Contemplerai con i tuoi occhi, quando<br />
perfino riderai della loro rovina. Non già che tu lo faccia<br />
per compiacerti del loro castigo con un sentimento di<br />
crudeltà atroce, ma perché la maniera stupenda<br />
dell’ordine divino desta un piacere immenso a tutti<br />
quelli che hanno lo zelo della giustizia e l’amore<br />
dell’equità. Come sarà possibile non godere<br />
nell’ammirare tutto e nel glorificare in tutte le cose<br />
l’ordinatore dell’universo, quando, nella pienezza della<br />
luce della verità, tu conoscerai perfettamente e<br />
profondamente che tutto è stato stabilito a perfezione,<br />
che a ciascuno è toccato il posto che gli conviene, che<br />
anzi ognuno è andato da sé al proprio posto?<br />
Giustamente l’Apostolo Pietro ha detto che il figlio della<br />
perdizione è andato al posto che si è scelto. Essendo<br />
compagno delle potenze dell’aria, è nell’aria che si è<br />
squarciato, perché, traditore 1cl vero Dio e del vero<br />
uomo venuto dal cielo a operare la salvezza mezzo alla<br />
terra, il cielo non volle accoglierlo, né la terra sostenerlo.<br />
11. Osserverai, dunque, con i tuoi occhi, e vedrai il castigo<br />
degli empi. In primo luogo per conoscere il castigo dal<br />
quale sei sfuggito, poi per prendere atto della sicurezza<br />
perfetta che hai conseguito, in terzo luogo per fare il<br />
confronto fra la tua felicità e la loro miseria e finalmente<br />
per il tuo amore ardente verso la giustizia di Dio. Allora<br />
non ci sarà più tempo per la misericordia, ma soltanto<br />
per il giudizio e, dove non c’è da sperare nessuna<br />
correzione, non si può neppure sperare che vi sarà per<br />
gli empi nessuna compassione. Scomparirà dalla<br />
debolezza della natura umana quel sentimento di<br />
simpatia del quale ora sa fare uso la carità per salvare<br />
79
accogliendo, per così dire, nell’interno larghissimo di<br />
una rete distesa pesci buoni e cattivi; cioè sentimenti di<br />
gioia e sentimenti di tristezza. Ma questo accade<br />
soltanto nel mare di questa vita. Arrivato alla spiaggia, il<br />
pescatore sceglierà solamente i pesci buoni, cioè i<br />
sentimenti di gioia. E allora godrà con quelli che godono<br />
senza potere più piangere con quelli che piangono.<br />
Altrimenti, come potrà essere giudicato da noi il mondo<br />
se non avremo dimenticato questa tenera compassione e<br />
se non saremo stati introdotti nella cella ove è<br />
conservato il vino inebriante del Signore, conforme al<br />
detto del Salmista: Entrerò nelle potenze del Signore;<br />
Signore, ricorderò soltanto la tua giustizia 148?<br />
Effettivamente, neppure adesso ci è permesso di trattare<br />
il povero con parzialità, oppure di avere, nel giudizio,<br />
pietà verso di lui, ma, anche con dispiacere, bisogna<br />
contenere questo sentimento di pietà e pronunciare una<br />
sentenza giusta. Quanto più dovrà realizzarsi il detto del<br />
Salmo: I loro giudici sono stati assorbiti e uniti alla pietra 149,<br />
là dove non ci sarà più nessun contrasto di sentimenti e<br />
nessun senso di dolore o di tristezza verso gli empi,<br />
essendo i giusti presi dal sentimento della giustizia per<br />
imitare la solidità della Pietra alla quale sono uniti? 150<br />
Uniti alla Pietra, dice il Salmista, per seguire la quale, e<br />
solamente essa, hanno abbandonato tutto il resto. Infatti,<br />
è proprio quello che la stessa Pietra rispose a Pietro<br />
quando le domandava quale ricompensa avrebbero<br />
ricevuto un giorno: Quando il Figlio dell’uomo sarà venuto<br />
<strong>sul</strong> trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni e<br />
148<br />
Sal 70,16.<br />
149<br />
Sal 140,6.<br />
150<br />
Cfr. De dil. Deo XV, 40; De div. 65,3.<br />
80
giudicherete le dodici tribù di Israele 151. E anche il Profeta,<br />
preannunciando questo, dice: Il Signore verrà al giudizio<br />
con gli anziani del suo popolo 152 Credi tu che allora si<br />
potrà trovare qualcosa di arrendevole nei giudici uniti<br />
alla Pietra? Chi si unisce a Dio, dice l’Apostolo, forma con<br />
lui un solo spirito 153 e chi si unisce alla Pietra non farà<br />
con essa che un unico blocco. È a questa unione che il<br />
Profeta sospirava giustamente dicendo: Il mio bene è<br />
stare unito a Dio 154. Così dunque sono uniti i loro giudici<br />
alla Pietra 155. Oh! Quale familiarità! Che altissimo onore!<br />
Che fiducia privilegiata! Che prerogativa di sicurezza<br />
perfetta!<br />
12. Che cosa si può pensare che ispiri tanta paura, tanta<br />
inquietudine e un’apprensione così tremenda come il<br />
trovarsi davanti a quel terribile tribunale, per essere<br />
giudicati e per attendere da un giudice così severo una<br />
sentenza ancora incerta? È terribile, dice l’Apostolo,<br />
cadere nelle mani del Dio. 156 Giudichiamoci noi stessi<br />
adesso, fratelli, e cerchiamo di fuggire quell’attesa<br />
spaventosa pronunciando su di noi il giudizio fino da<br />
questa vita: Dio non ripeterà il giudizio <strong>sul</strong>la stessa<br />
cosa 157 Certamente, come di alcuni sono manifesti i<br />
peccati, così di altri sono manifeste le opere buone<br />
ancora prima del giudizio, affinché quelli siano lanciati<br />
nell’inferno <strong>sul</strong>l’istante, dal peso stesso dei loro delitti,<br />
151 Mt 19,28.<br />
152 Is 3,14.<br />
153 1Cor 6,17.<br />
154 Sal 72,28.<br />
155 Sal 140,6.<br />
156 Eb 10,31.<br />
157 Na 1,9.<br />
81
senza attendere la sentenza, e questi, invece, salgano<br />
senza alcun ritardo con tutta la libertà dello spirito ai<br />
troni preparati per loro. Beata la povertà volontaria di<br />
coloro che hanno lasciato tutto e hanno seguito te,<br />
Signore Gesù! Beata davvero se essa, in quel fragore<br />
degli elementi, in quel tremendo esame dei meriti, in<br />
quella così grande diversità di sentenze, può dare tanta<br />
sicurezza e rendere tanto gloriosi coloro che l’hanno<br />
praticata! Ma ascoltiamo quello che l’anima devota e<br />
fedele, o per non sembrare diffidente, o per non essere<br />
presuntuosa, risponde a così grandi promesse. Poiché, il<br />
Salmista continua, tu, o Signore, sei la mia speranza. Come<br />
poteva parlare più umilmente e con tanta pietà? Ma<br />
sembra che a quelle parole non si possa far eco meglio<br />
che con quello che segue: Hai posto in luogo altissimo il tuo<br />
rifugio. E ora, perdonatemi, fratelli. Anche oggi mi<br />
sembra di avere un po’ superato i limiti della brevità che<br />
vi avevo promesso.<br />
82
SERMONE NONO<br />
«Sì, tu, Signore, sei la mia speranza, hai posto in luogo<br />
altissimo il tuo rifugio»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 9)<br />
1. Ascoltiamo qualche cosa anche oggi, fratelli, <strong>sul</strong>la<br />
promessa del Padre, <strong>sul</strong>la speranza dei figli, <strong>sul</strong>la mèta<br />
di questo nostro pellegrinaggio, <strong>sul</strong>la ricompensa della<br />
nostra fatica e <strong>sul</strong> frutto della nostra servitù. Una servitù<br />
veramente dura. E non solo quella che tolleriamo per la<br />
condizione stessa della natura umana, ma anche quella<br />
della nostra vita monastica, con la quale, per mortificare<br />
al più presto la nostra volontà e per affrettarci a perdere<br />
le nostre vite in questo mondo, ci siamo messi nei ceppi<br />
di una disciplina così stretta e nel carcere di una<br />
penitenza tanto austera. Sarebbe proprio una servitù<br />
miserabile, ma solamente se fosse forzata e non<br />
spontanea. Ma poiché voi offrite a Dio il vostro sacrificio<br />
spontaneamente e la vostra volontà non subisce nessuna<br />
violenza se non dalla stessa vostra volontà, deve esserci<br />
qualche motivo speciale che vi sostiene; e io penso che<br />
esso sia proprio quella tale cosa, della quale non può<br />
esservene un’altra più grande. Si deve forse piangere<br />
quello che si fa per lui, per grave e penoso che sia?<br />
Anche se la veemenza della fatica strappa talvolta, a chi<br />
ci osserva, sentimenti di compassione, la considerazione<br />
del motivo che ce la fa sostenere dovrebbe piuttosto<br />
destare compiacimento. E se poi si pensa che tutto ciò<br />
che si fa di bene non solo lo si fa per lui, ma anche per<br />
mezzo di lui? È Dio infatti che suscita in voi il volere e<br />
l’operare secondo i suoi benevoli disegni 158. È lui, dunque,<br />
l’autore e, insieme, il rimuneratore dell’opera, è lui tutta<br />
158 Fil 2,13.<br />
83
la nostra ricompensa, affinché quel sommo bene il quale<br />
in se stesso è semplicissimo agisca in noi come doppia<br />
causa del bene che facciamo, cioè come causa efficiente e<br />
come causa finale. Beati voi, dilettissimi, perché, in tutte<br />
queste vostre prove così numerose, non soltanto<br />
resistete, ma ne uscite anche vincitori, con la forza di<br />
colui che vi ha amati. E questo non avviene forse col suo<br />
aiuto? Ma è chiaro! Infatti, dice l’Apostolo, come<br />
abbondano in noi le sofferenze per Cristo, così per mezzo di<br />
Cristo abbondano anche le nostre consolazioni 159.<br />
2. Parola corrente, parola comune Per amore di Dio, ma,<br />
se non la si dice tanto per dire, parola profondissima!<br />
Essa suona spesso <strong>sul</strong>la bocca degli uomini, anche di<br />
quelli che si sa che non l’hanno affatto nel cuore. Tutti<br />
domandano che si dia loro qualche cosa per amore di Dio<br />
e per amore di Dio supplicano con insistenza di essere<br />
aiutati. Si chiede facilmente per amore di Dio anche quello<br />
che non è secondo Dio, e vi è perfino chi domanda che<br />
gli si faccia per amore di Dio ciò che egli desidera non già<br />
per amore di Dio, ma piuttosto contro Dio. Eppure,<br />
quando la si dice non alla leggera, non abusivamente,<br />
non per moda, oppure come semplice artificio letterario<br />
per convincere, ma, invece, come del resto si dovrebbe<br />
fare, per abbondanza di devozione e con purezza di<br />
intenzione, essa è parola viva ed efficace. Infatti, il<br />
mondo passa con la sua concupiscenza, e, andando in<br />
rovina anch’esso, si vedrà come tutto quello che si è<br />
fatto per lui è stato fatto inutilmente e senza stabilità<br />
duratura. Poiché, venendo meno il fondamento, come<br />
non verranno meno insieme con esso tutte le cose che<br />
sembravano appoggiarsi sopra? Perciò anche quelli che<br />
159 2Cor 1.5.<br />
84
seminano nella carne dovranno raccogliere dalla carne<br />
solamente corruzione. Infatti ogni uomo è come l’erba e<br />
tutta la sua gloria è come un fiore d’erba, e appena l’erba<br />
si sarà seccata dovrà cadere insieme anche il fiore.<br />
Solamente colui che è, è una causa che non viene mai<br />
meno, e non è il fiore d’erba, ma la parola del Signore<br />
che rimane in eterno. Il cielo e la terra passeranno, dice il<br />
Signore, ma le mie parole non passeranno 160.<br />
3. Allora, o carissimi, è per prudenza e per vostro<br />
vantaggio che, seguendo le parole delle sue labbra, avete<br />
scelto di camminare su vie scabrose spargendo la vostra<br />
semente là dove neppure un chicco può andare perduto.<br />
Certo, chi semina scarsamente, non è che non raccolga<br />
niente, ma raccoglierà scarsamente 161, perché chi miete<br />
riceve la sua mercede, e noi sappiamo bene chi è che ha<br />
promesso che neppure colui che per amor suo avrà dato<br />
un bicchiere d’acqua fresca a uno che ha sete resterà<br />
privo della sua ricompensa. Ma uno non sarà forse<br />
misurato con la misura con la quale avrà misurato lui<br />
stesso? E, all’atto della retribuzione, non avrà forse una<br />
ricompensa sproporzionata colui che non si è limitato a<br />
dare dell’acqua, ma, versando il proprio sangue, avrà<br />
bevuto il calice del Salvatore che gli è stato offerto?<br />
Questo non è un calice di acqua fresca, ma un calice<br />
inebriante e squisito, un calice ricolmo di vino puro, ma<br />
anche ben drogato 162.<br />
160<br />
Lc 21.33.<br />
161<br />
2Cor 9, 6.<br />
162<br />
―Ben drogato‖ nel senso di vino sincero, forte, inebriante, come<br />
Bernardo dirà citando Is 1,22, non diluito con acqua, senza ombra di<br />
mescolanza con ciò che è imperfetto.<br />
85
Infatti, solamente il mio Signore Gesù ha avuto il vino<br />
puro, lui che solo è perfettamente puro e che può anche<br />
rendere sempre puro chi è stato concepito nell’impurità.<br />
In verità, ha avuto il vino puro solamente colui che<br />
secondo la divinità è Sapienza la quale, per la sua<br />
purezza, arriva in ogni luogo senza che in essa si infiltri<br />
nulla di contaminato e, secondo l’umanità, non commise<br />
peccato e non si trovò inganno nella sua bocca 163. Lui<br />
soltanto ha subito la morte non per necessità della<br />
condizione umana, ma per libera scelta della sua<br />
volontà, non per proprio interesse — perché egli non ha<br />
bisogno dei nostri beni — e neppure per rendere dono<br />
per dono, essendo morto non per degli amici che già<br />
aveva, ma per procurarseli, cioè per trasformare i nemici<br />
in amici. Infatti, è quando eravamo nemici che siamo<br />
stati riconciliati con Dio per mezzo del sangue del Figlio<br />
suo. O meglio, egli è morto per degli amici perché erano<br />
già amati da lui anche se essi ancora non lo amavano.<br />
Perché è in questo che consiste la grazia, che non siamo<br />
stati noi ad amare Dio, ma è stato lui ad amarci per<br />
primo. Vuoi sapere quanto tempo prima che lo<br />
amassimo noi? Benedetto sia Dio Padre del Signore nostro<br />
Gesù Cristo, dice l’Apostolo, che ci ha benedetti con ogni<br />
benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti<br />
prima della creazione del mondo 164. E dopo soggiunge: Ci<br />
ha colmati di benefici nel suo Figlio diletto 165. Come dunque<br />
non siamo stati amati in lui già nel momento nel quale<br />
in lui siamo stati scelti? E come potevamo non essergli<br />
cari trovandoci in colui che ci ha ricolmati di beni? Così,<br />
dunque, se consideriamo il tempo, Cristo è morto per<br />
163 1Pt 2,22.<br />
164 Ef 1,3-4.<br />
165 Ef 1,6.<br />
86
degli empi, ma se consideriamo la nostra<br />
predestinazione, non per degli empi, ma per dei fratelli<br />
e degli amici.<br />
4. Sotto tutti questi aspetti, dunque, il suo vino, e<br />
solamente il suo, è puro, così che nessuno degli altri può<br />
pretendere che non valga a proprio riguardo il detto<br />
profetico: Il tuo vino è diluito con acqua 166. Lo è, in primo<br />
luogo, perché nessuno in questa vita è puro da macchia<br />
167, né possa gloriarsi di avere un cuore illibato. Poi,<br />
perché, o prima o dopo, tutti sono obbligati a pagare il<br />
debito della morte. In terzo luogo, perché quelli che<br />
sacrificano le loro vite per Cristo si guadagnano la vita<br />
eterna a questo prezzo; e guai a loro se si vergognassero<br />
di rendergli testimonianza! In quarto luogo, perché non<br />
possono corrispondere al tanto grande amore che è stato<br />
loro offerto e dispensato gratuitamente in anticipo se<br />
non con un amore troppo sproporzionato e troppo<br />
povero. E nondimeno colui nel quale non vi è nessuna<br />
mescolanza di imperfetto con il perfetto non disdegna<br />
queste nostre insufficienze, tanto che l’Apostolo dice con<br />
fiducia che egli completa nella sua carne quello che<br />
manca ai patimenti di Cristo. Benché, dunque, debba<br />
essere dato da lui a tutti gli eletti ugualmente Io stesso<br />
identico denaro della vita eterna, come una stella<br />
differisce da un’altra nello splendore e altro è lo<br />
splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro<br />
quello delle stelle, così sarà nella vita eterna quanto alla<br />
risurrezione dei morti. E anche se la casa è unica,<br />
nondimeno in essa vi sono molti posti, di modo che, per<br />
quanto riguarda l’eternità e la sufficienza della<br />
166<br />
Is 1,22.<br />
167<br />
Gb 14,4; si fa poi allusione a Pr 20.9.<br />
87
icompensa, chi ha poco non soffrirà diminuzione e chi<br />
ha molto non sovrabbonderà, e, per quanto poi riguarda<br />
la grandezza e la diversità dei meriti, ognuno riceverà in<br />
proporzione alla sua fatica, affinché nulla vada perduto<br />
di quello che è stato seminato in Cristo.<br />
5. Ma tutto questo, fratelli, è stato detto per rilevare il<br />
grande pregio spirituale delle parole che oggi ci siamo<br />
proposti di commentare 168: Sì, tu, Signore, sei la mia<br />
speranza 169. In tutto quello che devo fare, in tutto quello<br />
che devo evitare, in tutto quello che devo sopportare, in<br />
tutto quello che devo desiderare sei tu, Signore, la mia<br />
speranza. È questa l’unica causa che mi fa tenere in conto<br />
le promesse che mi hai fatto, questa tutta la ragione<br />
della mia attesa. Che altri metta pure avanti i suoi<br />
meriti, si vanti pure di sopportare il peso del giorno e il<br />
caldo, di digiunare due volte la settimana e, finalmente,<br />
di non essere come gli altri uomini. Per me il mio bene è<br />
stare unito a Dio, porre nel Signore Dio la mia speranza 170.<br />
Sperino pure gli altri chi in una cosa e chi in un’altra,<br />
questi nella scienza delle lettere, quegli nella sapienza<br />
del mondo, quest’altro metta pure la sua fiducia in<br />
qualsiasi altra vanità. Io, per amor tuo, ho considerato<br />
tutte le altre cose come perdita e le ritengo come<br />
spazzatura perché tu, Signore, sei la mia speranza. Speri<br />
chi vuole nell’incertezza delle ricchezze: io perfino le<br />
cose necessarie al vitto non le spero se non da te,<br />
confidando in quella tua parola per la quale ho rigettato<br />
tutto: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte<br />
168 Tutta la seconda parte del sermone è un inno alla speranza.<br />
169 Sal <strong>90</strong>,9.<br />
170 Sal 72,28.<br />
88
le cose vi saranno date in aggiunta 171. Poiché a te si<br />
abbandona il misero, dell’orfano tu sarai il soccorso 172. Se mi<br />
sono promessi dei premi, sarà per mezzo tuo che io<br />
spererò di poterli ottenere. Se contro di me si scatenano<br />
battaglie, se il mondo infuria, se il maligno freme, se la<br />
carne ha desideri contrari allo spirito, io spererò in te.<br />
6. Avere questi sentimenti, fratelli, è vivere di fede, e<br />
nessuno può dire dal fondo del cuore tu, o Signore, sei la<br />
mia speranza all’infuori di colui che, per un’intima<br />
convinzione proveniente dallo Spirito, seguendo<br />
l’esortazione del Profeta, getta <strong>sul</strong> Signore il proprio<br />
affanno 173, sapendo che è da lui che deve ricevere<br />
sostegno secondo quello che dice anche l’Apostolo<br />
Pietro: Gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché<br />
egli ha cura di voi 174. E se abbiamo nel cuore tali<br />
sentimenti, perché indugiamo ad abbandonare<br />
completamente delle speranze misere, vane, inutili, e<br />
seduttrici, per attaccarci con tutto l’ardore dello spirito,<br />
con tutta la devozione dell’anima a quest’unica speranza<br />
così solida, così perfetta, così beata? Se per il Signore vi è<br />
alcunché di impossibile, se alcunché gli riesce difficile,<br />
cerca pure qualche altro fondamento per la tua<br />
speranza. Ma egli può tutto con la sua parola. Che cosa<br />
gli è più facile che dirla? Ma non vorrei che tu ignorassi<br />
che cos’è questa parola. Ecco! Se egli ha deciso di<br />
salvarci, saremo liberati <strong>sul</strong>l’istante, se vorrà darci la<br />
vita, la vita è nella sua benevolenza, se vorrà accordarci<br />
dei premi eterni, egli può fare tutto ciò che vuole. Ma,<br />
171 Mt 6, 33.<br />
172 Sal 9, 35.<br />
173 Sal 54, 23.<br />
174 1Pt 5, 7.<br />
89
ormai sicuro della facilità con la quale può aiutarci, hai<br />
forse qualche sospetto circa la sua volontà di farlo?<br />
Ebbene, anche le testimonianze su questa volontà sono<br />
degnissime di tutta la nostra fiducia. Nessuno ha un<br />
amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici 175.<br />
Insomma, quando mai quella maestà divina verrà meno<br />
verso chi spera in lei, essa che esorta con tanta istanza a<br />
mettere in lei la nostra fiducia? Non abbandona<br />
certamente quelli che sperano in essa. Verrà in loro aiuto,<br />
dice il Salmista, e li scamperà e li salverà e li libererà dagli<br />
empi 176. Perché? Per quali meriti? Ascolta ciò che segue:<br />
Perché hanno sperato in lui 177. Che dolce motivo, ma<br />
quanto efficace, quanto irrefutabile! È in questo che sta<br />
propriamente la giustizia, ma quella che deriva dalla<br />
fede e non dalla legge. Io, dice il Signore, li ascolterò,<br />
qualunque sia l’afflizione dalla quale mi giungerà il loro grido<br />
178. Su, enumera pure tutte le tue pene. Le sue<br />
consolazioni rallegreranno la tua anima secondo il loro<br />
numero, purché tu non ti rivolga altrove, purché tu gridi<br />
a lui, purché tu speri in lui e riponga il tuo rifugio non in<br />
qualche cosa di basso o di terreno, ma in luogo<br />
altissimo. Chi ha sperato in lui ed è rimasto abbandonato? 179 .<br />
La sua parola non rimarrà senza effetto: è più facile che<br />
passino il cielo e la terra.<br />
7. Il Salmista continua: Hai posto in luogo altissimo il tuo<br />
rifugio. Il tentatore non vi si avvicinerà, non vi salirà il<br />
calunniatore, non vi arriverà quel pessimo accusatore<br />
175<br />
Gv 15 13.<br />
176<br />
Sal 36, 40.<br />
177<br />
Ibid.<br />
178<br />
Introito di giovedì della III settimana di Quaresima.<br />
179 Sir 2, 11.<br />
<strong>90</strong>
dei fratelli. Infatti, se ricordate l’inizio del Salmo, queste<br />
parole sono dette a colui che vive sotto la protezione<br />
dell’Altissimo, per trovare in lui rifugio dallo<br />
scoraggiamento e dalla tempesta. E doppia è la necessità<br />
di questo rifugiarsi in lui: le lotte al di fuori, ed i timori<br />
al di dentro. Infatti, vi sarebbe meno bisogno di fuggire<br />
se la fortezza d’animo all’interno tollerasse virilmente<br />
gli sconvolgimenti esterni, oppure se la pusillanimità<br />
interiore fosse rinforzata dalla tranquillità esteriore. Hai<br />
posto in luogo altissimo il tuo rifugio, dice il Salmista.<br />
Fuggiamo spesso, fratelli, verso questo riparo: è un<br />
luogo fortificato, là non c’è da avere paura di nessun<br />
nemico. Oh! Se fosse possibile rimanerci per sempre! Ma<br />
questo non è cosa del tempo presente. Quello che ora è<br />
rifugio, un giorno diventerà dimora, e dimora eterna.<br />
Per adesso, anche se non ci è dato di rimanervi, bisogna<br />
almeno ritornarci spesso. Infatti, per ogni tentazione, per<br />
ogni tribolazione, per qualsiasi necessità sta aperta per<br />
noi una città di rifugio, abbiamo un seno materno largo<br />
per accoglierci, ci sono preparate le fenditure della<br />
roccia, ci stanno aperte per accoglierci le viscere della<br />
misericordia del nostro Dio. Nessuna meraviglia che chi<br />
si allontana da questo rifugio non meriti di salvarsi dai<br />
suoi mali.<br />
8. Quello, fratelli, che è stato esposto a spiegazione di<br />
questo versetto sembrerebbe poter bastare se il Profeta<br />
avesse detto semplicemente: Poiché ho sperato in te 180,<br />
come in alcuni altri salmi. Ma le parole: Tu, o Signore, sei<br />
la mia speranza, dicono forse qualche cosa di più grande e<br />
di più sublime, cioè che egli non soltanto spera nel<br />
180 Sal 15, I; 24, 20 ecc.<br />
91
Signore, ma che spera il Signore stesso 181. Infatti è più<br />
esatto chiamare nostra speranza l’oggetto che speriamo,<br />
anziché quello per cui speriamo. Forse, vi sono alcuni<br />
che bramano di ottenere dal Signore beni temporali e<br />
spirituali di ogni specie, ma l’amore perfetto ha sete<br />
soltanto del bene sommo e grida con<br />
desiderio ardentissimo: Che c’è per me in cielo e che cosa<br />
desidero da te sopra la terra? O Dio del mio cuore e mia<br />
porzione, o Dio, in eterno! 182. Il testo del Profeta Geremia<br />
che abbiamo letto oggi ci ha indicato egregiamente in<br />
poche parole l’una e l’altra speranza: Buono è il Signore<br />
con coloro che sperano in lui, con l’anima che lo cerca 183.<br />
Osserva qui attentamente anche la diversità di numero,<br />
come, cioè, per quelli che sperano in lui usa il numero<br />
plurale, perché questo atteggiamento è comune a molti,<br />
invece per chi cerca la sua persona usa il numero<br />
singolare, perché non solamente il non sperare nulla se<br />
non da lui, ma ancor più il non cercare nulla < all’infuori<br />
di lui implica una purezza, una grazia, e una perfezione<br />
del tutto singolari. Ché se egli è buono verso quelli che<br />
181 «Tu, Signore, sei la mia speranza». Bernardo, innamorato della<br />
Scrittura, cerca di trarre dalla Parola di Dio tutta la pienezza del suo<br />
significato, fermandosi su ogni particolare: «osserva il posto delle<br />
parole (...) il loro genere il loro numero (...) il tempo dei verbi» (M.<br />
DUMONTIER, Saint Bernard et la Bible, Bruges-Paris 1953, 108).<br />
Mentre egli parla traendo dal testo infinite variazioni, a suo dire è la<br />
stessa Sapienza che, come la donna forte di Pr 31, «quando tiene la<br />
conocchia da un batuffolo di lana sa tirar fuori un filo interminabile e<br />
tesse una tela tanto ampia da confezionare un doppio vestito per<br />
ognuno dei suoi servi» (Sup. Cant. 15, 5). Cf. M. DUMONTIER, Saint<br />
Bernard et la Bible, 114-115.<br />
182 Sal 72, 25-26.<br />
183 Lam 3, 25.<br />
92
sperano in lui, quanto più lo sarà verso quelli che non<br />
cercano altro che lui?<br />
9. Giustamente, perciò, è detto in risposta all’anima che<br />
lo cerca: Hai posto in luogo altissimo il tuo rifugio. Infatti,<br />
l’anima che è così assetata di Dio non si contenta di<br />
costruire con Pietro una tenda su un monte terreno, né<br />
di toccarlo con Maria <strong>sul</strong>la terra, ma invece grida: Fuggi,<br />
mio diletto, simile a gazzella e a un cerbiatto sopra i monti di<br />
Betel 184, perché lo ha sentito dire: Se mi amaste, vi<br />
rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più<br />
grande di me 185. E anche: Non mi trattenere, perché non<br />
sono ancora salito al Padre 186. Ma, non ignorando ormai<br />
più il disegno celeste, essa esclama con l’Apostolo:<br />
Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non<br />
lo conosciamo più così 187. Sopra i monti di Bethel, dice essa,<br />
cioè al di sopra dei Principati e delle Potestà, al di sopra<br />
degli Angeli e degli Arcangeli e anche dei Cherubini e<br />
dei Serafini, perché i monti della casa di Dio, che è il<br />
significato della parola Bethel, non sono altro che questi.<br />
Essa, infatti, sospira di afferrarlo alla destra del Padre,<br />
dove il Padre non e più grande di lui, alla destra<br />
dell’Altissimo, coaltissimo con lui. Poiché questa,<br />
fratelli, è la vita eterna, che conosciamo il Padre, vero<br />
Dio, ma anche colui che egli ha mandato, Gesù Cristo,<br />
vero e unico Dio con lui, benedetto sopra tutte le cose<br />
per sempre. Amen.<br />
184 Ct 8, 14.<br />
185 Gv 14, 28.<br />
186 Gv 20, 17.<br />
187 2Cor 5, 16.<br />
93
SERMONE DECIMO<br />
«Non si avvicinerà a te il male, e il flagello non si<br />
accosterà alla tua tenda»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 10)<br />
1. Non è una mia affermazione, né cosa nuova per voi,<br />
anzi, è notissima, che negli oggetti principali della<br />
nostra fede è più facile conoscere e più pericoloso<br />
ignorare quello che non sono piuttosto che quello che<br />
sono. Sembra che questo si possa dire convenientemente<br />
anche della speranza. Infatti l’intelligenza umana, dopo<br />
l’esperienza di tanti mali, comprende molto più<br />
facilmente quello da cui sarà liberata che quello di cui<br />
godrà. In realtà, l’intima affinità tra la fede e la speranza<br />
sta nel fatto che ciò che la fede crede che si verificherà, la<br />
speranza incomincia a sperare che si verificherà a<br />
proprio favore. Per questo l’Apostolo giustamente<br />
definisce la fede fondamento delle cose che si devono<br />
sperare, poiché è chiaro che nessuno può sperare quello<br />
che si ritiene non esista, proprio come non si può<br />
dipingere <strong>sul</strong> vuoto. La fede dice: «Dio ha preparato ai<br />
suoi fedeli beni grandi e incomprensibili». La speranza,<br />
invece: «Essi sono messi da parte per me». La carità, poi,<br />
come terza, soggiunge: «Per me, io corro verso di essi».<br />
Ma, come ho già detto, è ben difficile o addirittura<br />
impossibile conoscere che cosa siano quei beni, a meno<br />
che Dio stesso, come dice l’Apostolo, non abbia rivelato<br />
a qualcuno, per mezzo del suo Spirito, quelle cose che<br />
occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore<br />
d’uomo, le cose che Dio ha preparato per coloro che lo amano<br />
188. Difatti, anche Paolo, benché fosse già perfetto<br />
188 1Cor 2,9.<br />
95
quando dimorava ancora nel corpo mortale — perché se<br />
non fosse possibile qui in terra una, per così dire,<br />
perfezione imperfetta, l’Apostolo non direbbe: Quanti<br />
dunque siamo perfetti dobbiamo avere questi sentimenti 189,<br />
quelli, cioè, di cui un momento prima aveva detto: Non<br />
che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla<br />
perfezione 1<strong>90</strong> — anche Paolo, dico, è costretto a<br />
confessare: Ora conosco in modo imperfetto 191, e: Ora<br />
vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora<br />
vedremo faccia a faccia 192. Così, in questa vita, con una pia<br />
e provvida insistenza viene inculcato maggiormente ciò<br />
che all’uomo ri<strong>sul</strong>ta più comprensibile circa i beni futuri.<br />
Infatti, è proprio di quelli che soffrono stimare somma<br />
felicità l’essere liberati dalle loro afflizioni e ritenere<br />
beatitudine perfetta la esenzione da ogni male. Per cui il<br />
Profeta dice nel Salmo: Ritorna, anima mia, alla tua pace,<br />
perché il Signore ti ha beneficato 193, senza tuttavia<br />
nominare nessuno dei beni che formano la felicità che<br />
gli è stata data, ma aggiungendo solamente: Perché egli<br />
mi ha sottratto dalla morte, ha liberato i miei occhi dalle<br />
lacrime, ha preservato i miei piedi dalla caduta 194. Con<br />
queste parole indica chiaramente che egli considera un<br />
grande riposo e un grande cumulo di benefici da parte<br />
di Dio l’essere liberato dalle tribolazioni e dai pericoli.<br />
2. Molto simile a questa affermazione è anche quella del<br />
Salmo novantesimo, che dobbiamo commentare oggi:<br />
189<br />
Fil 3, 15.<br />
1<strong>90</strong><br />
Fil 3, 12.<br />
191<br />
1Cor 13, 12.<br />
192<br />
Ibid.<br />
193<br />
Sal 114,7.<br />
194<br />
Sal 114, 8.<br />
96
Non si avvicinerà a te il male, e il flagello non si accosterà alla<br />
tua tenda. Da quanto posso capire, il senso di questo<br />
versetto è facile a comprendere e alcuni di voi lo hanno<br />
forse già afferrato al volo. Perché non siete così poco<br />
istruiti e così sprovvisti della scienza delle cose spirituali<br />
da non distinguere con la massima facilità fra voi stessi e<br />
le vostre tende, come anche fra quello che è chiamato<br />
male e quello che è detto flagello 195. Infatti, avete sentito<br />
come l’Apostolo, dopo avere combattuto la buona<br />
battaglia, diceva che molto presto avrebbe lasciato la sua<br />
tenda. Ma perché stare a ricordare le parole<br />
dell’Apostolo? Quasiché un soldato possa ignorare che<br />
cosa sia la propria tenda e abbia bisogno di essere<br />
istruito in queste cose dall’esempio altrui. Purtroppo<br />
vediamo alcuni che hanno cambiato le proprie tende in<br />
dimore di schiavitù vergognosissima e si servono di esse<br />
non per combattere le battaglie di Dio, ma per viverci<br />
dentro una schiavitù miserabile. Anzi, e questo è<br />
addirittura ridicolo, alcuni sono talmente fuori strada e<br />
sono caduti in così grande dimenticanza della propria<br />
condizione e in tale delirio spirituale, da sembrare che<br />
identifichino se stessi con questa loro tenda esteriore.<br />
Quelli, infatti, che, quasi morti spiritualmente, dedicano<br />
tutte le loro cure alla carne occupandosi della loro tenda<br />
come se fossero convinti che non avrà mai da cadere,<br />
non mancano forse non solo della conoscenza di Dio, ma<br />
anche di quella di se stessi? Eppure la tenda dovrà<br />
cadere, e cadrà anche presto! Non danno forse<br />
l’impressione di ignorare se stessi quelli che sono così<br />
dediti alla carne da credere di non essere altro che carne,<br />
195<br />
Gran parte delle considerazioni di questo sermone sono impostate<br />
<strong>sul</strong> doppio binomio anima / tenda, male / flagello, che è l’insieme<br />
delle pene inflitte per il peccato.<br />
97
tenendo le loro anime in così poco conto da neppur<br />
sapere di averle? Se saprai distinguere ciò che è prezioso da<br />
ciò che è vile, sarai come la mia bocca 196, dice il Signore:<br />
cioè, se distinguerai con perspicacia fra i beni interiori e<br />
quelli esteriori, così da avere più paura del male per te<br />
stesso che del flagello per la tua tenda. Questo male è<br />
quello del quale è scritto: Sta’ lontano dal male e fa’ il bene<br />
197. È quel male che priva l’anima della propria anima,<br />
che crea una separazione fra te e Dio, tanto che fino a<br />
quando esso regna, quello che è un corpo senza anima,<br />
lo diventa l’anima senza Dio, veramente morta a se<br />
stessa, come uno di quelli di cui l’Apostolo diceva che<br />
erano stati come senza Dio in questo mondo.<br />
3. Con questo non voglio dire affatto che tu debba<br />
odiare la tua carne. Amala come un aiuto che ti è stato<br />
dato e come destinata a condividere con te la felicità<br />
eterna. Ma l’anima deve amare la propria carne in modo<br />
da non sembrare che essa stessa si sia cambiata in carne<br />
e che il Signore non debba dire: Il mio spirito non resterà<br />
nell’uomo, perché egli è carne 198. L’anima ami pure la<br />
propria carne, ma abbia molto più cura della propria<br />
anima 199. Adamo ami pure la sua Eva, ma non tanto da<br />
obbedire alla voce di lei più che a quella di Dio. Del<br />
resto, non giova neppure a lei essere amata in modo tale<br />
che, mentre tu la difendi in questa vita dai colpi della<br />
correzione paterna di Dio, tu accumuli sopra di lei la sua<br />
collera e la condanna eterna. Razza di vipere, dice<br />
Giovanni, chi vi ha suggerito di sottrarvi all ‘ira imminente?<br />
196 Ger 15, 19.<br />
197 Sal 36, 27.<br />
198 Gn 6, 3.<br />
199 Cioè Dio: cfr. QH 10, 4.<br />
98
Fate frutti degni di conversione 200. Come se dicesse in<br />
termini più chiari: Abbracciate la disciplina, ché non si adiri<br />
il Signore 201. Sopportate la verga che vi corregge per non<br />
sentire il martello che vi spezza 202. Come gli uomini<br />
carnali ci dicono: «Il vostro genere di vita è crudele;<br />
perché non avete riguardo per la vostra carne?» - «Sia<br />
pure così: ma è la semente che noi non risparmiamo. In<br />
quale altro modo potevamo usarle riguardo? Non le<br />
torna forse più a conto rinnovarsi e moltiplicarsi nel<br />
campo anziché marcire nel granaio? Ahimè! I giumenti<br />
sono marciti nel loro letame 203. È questo il modo con il<br />
quale voi risparmiate la vostra carne? Ammettiamo pure<br />
che in questa vita noi siamo crudeli perché non la<br />
risparmiamo, ma voi, risparmiandola, siete ben più<br />
crudeli. Poiché per noi già fin da adesso la nostra carne<br />
riposa nella speranza, voi invece vedrete quale<br />
ignominia dovrà subire la vostra in questa vita e quanta<br />
miseria la aspetta in quella futura». Non si avvicinerà a te<br />
il male, e il flagello non si accosterà alla tua tenda. Qui è<br />
indicato un doppio premio e come una doppia<br />
immortalità. Infatti, in che cosa consiste la morte se non<br />
nella separazione dell’anima e del corpo? È per questo<br />
che un corpo lo si dice esanime. Ma da che cosa è<br />
causata questa separazione se non dai mali di questa<br />
vita, dalla violenza dei dolori, dalla stessa corruzione<br />
del corpo e dalla pena del peccato? Giustamente la<br />
nostra carne teme e odia un flagello che le infligge la<br />
pena della separazione amara da una compagnia così<br />
200 Mt 3, 7-8.<br />
201 Sal 2, 12.<br />
202 Ricompare l’immagine del martello: cfr. QH 3, 2.<br />
203 Gl 1, 17.<br />
99
piacevole e così onorifica 204. Ma, lo voglia o non lo<br />
voglia, bisogna che per ora essa sopporti questo flagello<br />
fino a tanto che non sia tolto. Le conviene però tollerarlo<br />
in maniera tale che tu possa liberartene definitivamente,<br />
e che da quel momento in poi il flagello non si avvicini<br />
più alla tua tenda.<br />
4. Ma, come ho già ricordato sopra e come si deve<br />
ricordare continuamente, la vera vita dell’anima è Dio.<br />
Ora, il male è anche causa della separazione fra l’anima<br />
e Dio, ma il male dell’anima, il quale non è altra cosa che<br />
il peccato. Ahimè, fratelli, come ci si può dare alle<br />
frivolezze, come si può trovare gusto nelle oziosità con<br />
accanto questi due serpenti pronti a toglierci due vite,<br />
uno quella del corpo e l’altro quella dell’anima? E come<br />
mai dormiamo sicuri se non perché la negligenza in un<br />
pericolo così grande più che di sicurezza è segno di<br />
sfiducia nel conseguimento della felicità del cielo? In<br />
verità, noi dobbiamo desiderare di essere liberati dalla<br />
morte del corpo e da quella dell’anima; ma, finché siamo<br />
in questa vita, dobbiamo guardarci dal peccato più che<br />
dalla sua pena e allontanarci con molto maggior<br />
premura dal male dell’anima che dal flagello del corpo,<br />
perché per l’anima è più dannoso e triste essere separata<br />
da Dio che dal suo corpo. Difatti, quando sarà tolto di<br />
mezzo definitivamente ogni peccato, allora, tolta la<br />
causa, non resterà più neppure l’effetto. E come non ti si<br />
potrà avvicinare più il male dell’anima, così non riuscirà<br />
ad avvicinarsi alla tua tenda nemmeno il flagello del<br />
corpo, perché ogni pena sarà tanto più lontana<br />
dall’uomo esteriore quanto più lo sarà la colpa di quello<br />
interiore. Il Salmista, infatti, non dice: «In te non vi sarà<br />
204<br />
Chiara affermazione di rispetto per il corpo, sede dell’anima.<br />
100
male, né flagello nella tua tenda», ma: Non si accosterà,<br />
non si avvicinerà.<br />
5. Effettivamente, si constata che vi sono degli uomini<br />
nei quali il peccato non soltanto abita, ma addirittura<br />
regna, tanto da sembrare che non possa essere più<br />
vicino o più intimo se non quando dominerà talmente<br />
da non riuscire più ad abbandonare il suo potere in<br />
avvenire. Ve ne sono poi altri, nei quali il peccato<br />
rimane, sì, ma senza prevalere e dominare, come<br />
sradicato ma non ancora espulso, abbattuto ma non<br />
completamente rigettato. Si sa che all’inizio non fu così,<br />
perché nei progenitori, precedentemente alla loro prima<br />
disobbedienza, il peccato non soltanto non regnava, ma<br />
neppure esisteva. Sembra, tuttavia, che già allora fosse<br />
in qualche modo vicino, per riuscire a entrare in loro<br />
così in fretta. E colui che disse: Quando tu avrai mangiato<br />
dell’albero della scienza del bene e del male morrai 205, di che<br />
altro li avvertiva se non che anche la pena del peccato,<br />
benché ancora non fosse nei corpi, nondimeno era già<br />
alle porte? Felice, pertanto, la nostra attesa, beata la<br />
nostra speranza. Poiché la risurrezione, rispetto alla<br />
nostra condizione primitiva, sarà tanto più gloriosa in<br />
quanto che nessuna colpa e nessuna pena, cioè nessun<br />
male e nessun flagello regnerà o abiterà né potrà mai più<br />
regnare o abitare sia nelle nostre anime, sia nei nostri<br />
corpi. Non si avvicinerà a te il male, dice il Salmista, e il<br />
flagello non si accosterà alla tua tenda. Nulla infatti è tanto<br />
lontano come quello che non può più essere presente.<br />
6. Ma che cosa stiamo facendo, fratelli? Io ho paura di<br />
un rimprovero. Infatti sappiamo che il nostro grande e<br />
205 Gn 2, 17.<br />
101
comune Abate ha destinato questo tempo non già alla<br />
quiete dei discorsi, ma al lavoro delle mani. Penso, però,<br />
che mi perdonerà facilmente, tanto più se non dimentica<br />
quel pietoso inganno con il quale una volta Romano lo<br />
servì per tre anni mentre era nella spelonca. Infatti<br />
leggiamo: Romano si sottraeva piamente allo sguardo del<br />
Padre e in certi giorni portava a Benedetto il pane che riusciva<br />
a sottrarre al suo pasto 206. Per parte mia, sono certo,<br />
fratelli, che molti di voi hanno una riserva di delizie<br />
spirituali ben più abbondante della mia, ma quello che<br />
vi comunico non lo sottraggo a me stesso. Anzi,<br />
qualunque cosa sia quello che il Signore mi suggerisce,<br />
insieme con voi lo gusto con più sicurezza e con più<br />
soavità, perché questo alimento non diminuisce quando<br />
è distribuito, ma piuttosto quando lo si dispensa cresce.<br />
Ma, se qualche volta vi parlo contro la consuetudine del<br />
nostro Ordine, non lo faccio per mia presunzione, ma<br />
per volontà dei miei venerabili fratelli Abati, i quali mi<br />
impongono anche quello che non si permetterebbero<br />
assolutamente di fare essi stessi in qualsiasi momento<br />
della giornata. Sanno, infatti, che per me vi è una<br />
ragione speciale e una particolare necessità 207. Perché, se<br />
potessi lavorare con voi, ora non starei qui a parlare.<br />
L’esempio del lavoro forse sarebbe una parola più<br />
efficace e anche più gradita alla mia coscienza. Del resto,<br />
finché a causa dei miei peccati e, come sapete, per le<br />
diverse infermità di questo corpo così molesto e anche<br />
per la limitata disponibilità di tempo, questo non mi è<br />
permesso, voglia il Signore che, dicendo e non facendo,<br />
206<br />
GREGORIO MAGNO, Dialoghi II, 1, 5.<br />
207<br />
Cfr. Introduzione, pp. XLII-XLIII. LV.<br />
102
meriti di essere trovato almeno il più piccolo nel regno<br />
di Dio 208.<br />
208 Con il sermone X termina la seconda redazione del Commento al<br />
Salmo <strong>90</strong>.<br />
103
104
SERMONE UNDICESIMO<br />
«Egli ha dato ai suoi angeli quest’ordine a tuo<br />
riguardo: di custodirti in tutte le tue vie»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 11)<br />
1. Sta scritto, e con quanta verità, che per le misericordie<br />
del Signore non siamo annientati 209, né abbandonati nelle<br />
mani dei nostri nemici. L’occhio instancabile e vigile<br />
della bontà singolare del Signore veglia su di noi. Non<br />
dorme né sonnecchia il custode di Israele. Il che è<br />
necessario. Perché non dorme, né sonnecchia neppure<br />
colui che combatte Israele. E come il Signore si<br />
preoccupa e ha cura di noi, così lui si dà da fare per<br />
uccidere e distruggere, e il suo unico pensiero è che chi<br />
si è allontanato da Dio a lui più non ritorni. Ma noi non<br />
prestiamo nessuna o poca attenzione alla cura che ha<br />
per noi colui che ci guida, alla difesa di colui che ci<br />
protegge e ai benefici che egli ci elargisce, ingrati alla<br />
sua grazia, anzi alle molteplici grazie con le quali ci<br />
previene e ci aiuta. Infatti, a volte è lui personalmente<br />
che riempie le nostre anime di splendori, a volte ci visita<br />
per mezzo degli angeli, a volte ci ammaestra per mezzo<br />
di uomini e a volte ci consola e ci istruisce con le<br />
Scritture. Poiché tutto ciò che è stato scritto, è stato scritto<br />
per nostra istruzione, perché in virtù della pazienza e della<br />
consolazione che ci viene dalle Scritture teniamo viva la<br />
nostra speranza 210. Ben detto per nostra istruzione, affinché<br />
in virtù della pazienza teniamo viva la speranza. Infatti,<br />
come è detto altrove, la saggezza dell’uomo si conosce dalla<br />
pazienza 211. È la pazienza che produce la virtù provata, e la<br />
209 Lam 3, 22.<br />
210 Rm 15, 4.<br />
211 Pr 19, 11.<br />
105
virtù provata la speranza 212. Perché soltanto noi non<br />
badiamo a noi stessi? Perché soltanto noi ci trascuriamo?<br />
Dobbiamo forse chiudere gli occhi sui pericoli nei quali<br />
ci troviamo perché il Signore ci aiuta da tutte le parti?<br />
Anzi, proprio per questo dovremmo vigilare su noi<br />
stessi con maggior diligenza. Poiché non si avrebbe così<br />
grande premura per noi né in cielo, né in terra se non ne<br />
avessimo un gran bisogno. Non saremmo certamente<br />
custoditi in tanti modi se le insidie non fossero<br />
altrettanto numerose.<br />
2. Beati, perciò, quei nostri fratelli i quali, liberi dal<br />
timore dei mali e stabiliti in maniera tutta speciale nella<br />
speranza, sono ormai svincolati dal laccio dei cacciatori<br />
e sono passati dalle tende dei combattenti alle dimore di<br />
quelli che riposano. A uno di essi, anzi a tutti insieme, è<br />
detto: Non si avvicinerà a te il male, e il flagello non si<br />
accosterà alla tua tenda 213. Ma bada che questa promessa è<br />
fatta non a chi vive secondo la carne, ma a chi, pur<br />
vivendo nella carne, cammina secondo lo spirito, perché<br />
in un uomo carnale non è possibile fare distinzione fra<br />
lui e la sua tenda. In lui tutto è confusione, perché è un<br />
figlio di Babilonia, un uomo che è tutto carne, e lo spirito<br />
non rimane in lui. E dove non c’è lo spirito buono,<br />
quando mai mancherà il male? Ma dove c’è il male non<br />
potrà non avvicinarsi anche il flagello, perché il male è<br />
inseparabile dalla pena. Non si avvicinerà a te il male, e il<br />
flagello non si accosterà alla tua tenda 214. Una grande<br />
212<br />
Rm 5, 4.<br />
213<br />
Sal <strong>90</strong>, 10.<br />
214<br />
Con l’accenno al male, al flagello e alla tenda Bernardo si riallaccia<br />
al sermone precedente e mette <strong>sul</strong>l’avviso il lettore attento che il<br />
commento al Salmo vuoi essere un tutto unitario e strutturato.<br />
106
promessa! Ma che cosa mi permette di sperarne il<br />
compimento? Come scamperò dal male e dal flagello,<br />
come fuggirò, come mi allontanerò affinché non mi si<br />
avvicinino? Per quale mio merito, con quale bravura,<br />
con quale forza ci riuscirò? Perché ai suoi angeli ha dato per<br />
te quest’ordine: di custodirti in tutte le tue vie. E quali sono<br />
tutte queste vie? Quelle percorrendo le quali tu ti<br />
allontani dal male e fuggi l’ira imminente. Molte sono le<br />
vie e di molte specie. Questo è certamente un gran<br />
pericolo per chi viaggia. Quanto facilmente<br />
nell’imbattersi in molte strade andrà fuori da quella che<br />
è la sua, colui che non ha saputo conoscerle. Agli angeli,<br />
infatti, è stato comandato di custodirci non già in tutte le<br />
vie, ma soltanto in tutte le nostre vie. Poiché ve ne sono<br />
di quelle dalle quali dobbiamo essere trattenuti per non<br />
entrarvi e altre <strong>sul</strong>le quali non possiamo camminare<br />
senza sostegno.<br />
3. Pertanto, fratelli, esaminiamo attentamente quali<br />
siano le nostre vie per poi cercare di conoscere anche<br />
quali siano le vie dei demoni, quali quelle degli spiriti<br />
beati e quali quelle del Signore. Veramente quello che<br />
intraprendo a spiegare è superiore alle mie forze, ma mi<br />
aiuterete voi con le vostre preghiere, affinché il Signore<br />
mi apra il tesoro della sua sapienza e si renda gradite le<br />
offerte delle mie labbra.<br />
Le vie, dunque, dei figli di Adamo sono la necessità e la<br />
cupidigia 215. Noi, infatti, siamo condotti e trascinati<br />
dall’una e dall’altra, o, più precisamente, la necessità ci<br />
spinge e la cupidigia ci trascina. La necessità riguarda<br />
215<br />
Su ―necessitas‖ e ―cupiditas‖, caratteristiche dell’uomo come<br />
semplice creatura e come essere decaduto, cfr. In vigilia Nat. Dom. 2,<br />
3; É. GILSON, La teologia, 42-47.<br />
107
specialmente il corpo, e non è semplice, ma ha<br />
moltissimi sentieri tortuosi e altrettanti svantaggi.<br />
Vantaggi ne ha ben pochi, seppure ne ha qualcuno. Chi<br />
mai ignora quanto sono numerose le necessità degli<br />
uomini? Chi è capace di descriverle tutte? Ce lo insegna<br />
l’esperienza, ce lo fa capire il tormento stesso di cui esse<br />
sono la causa. E così si capisce come si debba gridare al<br />
Signore: Liberami non «dalla necessità», ma dalle mie<br />
necessità 216.<br />
Ma colui che non avrà chiuso l’orecchio agli<br />
ammonimenti del Saggio bramerà di essere liberato non<br />
soltanto da questa via della necessità, ma anche da<br />
quella della cupidigia. Che cosa dice egli, infatti? Prendi<br />
le distanze dalle tue voglie; e anche: Non andar dietro ai<br />
tuoi appetiti 217. Fra i due mali è certamente meglio<br />
camminare nella via della necessità, piuttosto che in<br />
quella della cupidigia. Le necessità sono senz’altro<br />
numerose, ma le cupidigie lo sono molto di più per ogni<br />
verso, anzi oltre ogni misura. La cupidigia riguarda il<br />
cuore. Perciò è tanto più forte della necessità quanto<br />
l’anima è superiore al corpo. Queste sono le due vie che<br />
agli uomini sembrano buone, ma che non arrivano al<br />
loro termine se non quando li immergono nelle<br />
profondità dell’inferno.<br />
Se ora hai scoperto le vie degli uomini, vedi che forse<br />
non si riferisca proprio ad esse quello che è detto: Nelle<br />
loro vie non vi è che dolore e infelicità 218: dolore nella<br />
necessità e infelicità nella cupidigia. Come mai nella<br />
cupidigia si trova affanno, cioè mancanza di felicità,<br />
contrariamente a quello che si pensa? Che cosa accade a<br />
216 Sal 24, 17.<br />
217 Sir 18, 30.<br />
218 Sal 13, 3.<br />
108
colui al quale sembra che, nell’abbondanza delle cose<br />
terrene, sorrida l’ambita felicità? Egli è tanto più infelice<br />
quanto più fortemente stringe l’infelicità credendola<br />
felicità, e quanto più vi si immerge tanto più da essa è<br />
inghiottito. Guai ai figli degli uomini per una felicità<br />
tanto falsa e fallace! Guai a chi dice: Sono ricco, non ho<br />
bisogno di nulla 219, mentre è un povero e un nudo e un<br />
infelice e un miserabile. La necessità proviene dalla<br />
debolezza del corpo, la cupidigia, invece, dall’inedia e<br />
dalla dimenticanza del cuore. Infatti, l’anima mendica il<br />
pane altrui perché dimentica di mangiare il proprio: essa<br />
sospira con avidità le cose terrene perché non medita<br />
affatto quelle celesti.<br />
4. Consideriamo ora anche le vie dei demoni,<br />
consideriamole e teniamocene in guardia, osserviamole<br />
per fuggirle, perché le loro vie sono la presunzione e<br />
l’ostinazione. Volete conoscere come lo so? Considerate<br />
il loro capo. Come lui, così i suoi familiari. Pensate agli<br />
inizi delle sue vie per capire se non si sia gettato d’un<br />
tratto in una evidente ed enorme presunzione dicendo:<br />
Dimorerò <strong>sul</strong> monte del testamento, nelle parti più remote del<br />
settentrione. Sarò simile all’Altissimo 220. Che presunzione<br />
temeraria e orrenda! Forse che là non sono caduti tutti gli<br />
operatori di iniquità, non sono stati cacciati senza poter stare<br />
in piedi 221? Per la presunzione non poterono stare in<br />
piedi e per l’ostinazione colui che è caduto non potrà<br />
rialzarsi 222. Per la presunzione egli è uno spirito che va,<br />
per l’ostinazione uno spirito che non ritorna. La<br />
219 Ap 3, 17.<br />
220 Is 14, 13-14.<br />
221 Sal 35, 13.<br />
222 Sal 40, 9.<br />
109
presunzione dei demoni desta ben tanto stupore, ma<br />
non meno sorprendente è la loro ostinazione, a causa<br />
della loro superbia che cresce senza misura. Perciò per<br />
essi non vi è possibilità di cambiamento 223. Non avendo<br />
voluto tornare indietro dalla via della presunzione, sono<br />
caduti in quella dell’ostinazione. Che cuore perverso e<br />
sconvolto hanno tutti quei figli degli uomini che<br />
seguono le orme dei demoni e camminano <strong>sul</strong>le loro vie!<br />
Tutta la lotta degli spiriti maligni contro di noi sta<br />
proprio nel sedurci per farci entrare nelle loro vie, per<br />
farci camminare su di esse in loro compagnia e per<br />
portarci a quel termine che è stato fissato per essi. O<br />
uomo, fuggi la presunzione, affinché il tuo nemico non<br />
abbia a godere dite. Perché è in questi vizi che egli si<br />
compiace più di tutto, avendo sperimentato in se stesso<br />
come ti sia difficile il potere uscire da un abisso così<br />
grande.<br />
5. Ma non voglio, fratelli, che ignoriate in che modo si<br />
scende, anzi si cade, in quelle due vie. Il primo gradino<br />
di questa discesa che ora mi si presenta, sta nel<br />
dissimulare a se stessi la propria debolezza, le proprie<br />
colpe, il proprio niente, quando uno, scusandosi,<br />
lusingandosi e convincendosi di essere qualche cosa<br />
mentre non è niente, inganna se stesso. Il secondo<br />
gradino è l’ignoranza di se stesso. Infatti, dopo che il<br />
primo gradino si è intrecciato delle inutili cinture di<br />
foglie, che altro gli resta se non l’impossibilità di poter<br />
vedere le sue ferite ormai coperte, tanto più che le ha<br />
coperte con il solo scopo di non vederle? E questo<br />
finalmente fa sì che, anche se un altro gliele fa vedere,<br />
egli sostiene che non sono ferite, ricorrendo a parole<br />
223 Sal 54, 20.<br />
110
maliziose per trovare delle scuse nei peccati 224. E questo è il<br />
terzo gradino ormai molto vicino alla presunzione, anzi<br />
la rasenta. Infatti, che male si vergogna ormai di fare e di<br />
rifare colui che presume perfino di difenderlo? Ma<br />
costui difficilmente si fermerà su una strada buia e<br />
scivolosa, tanto più che non manca neppure il cattivo<br />
angelo del Signore a inseguirlo e a incalzarlo. Pertanto, il<br />
quarto gradino, o piuttosto il quarto precipizio, è il<br />
disprezzo, cosicché, come dice la Scrittura, l’empio,<br />
giunto nel profondo dei peccati, disprezza 225. Da quel<br />
momento in poi, il pozzo chiude sempre di più la sua<br />
bocca sopra di lui, mentre il disprezzo consegna una tale<br />
anima all’impenitenza e l’impenitenza è sigillata<br />
dall’ostinazione. Questo è ormai il peccato che non è<br />
perdonato né in questo secolo, né nel futuro, perché il<br />
cuore duro e indurito non teme Dio, né gli importa più<br />
di nessuno. Colui che è unito in tal modo al diavolo in<br />
tutte le sue vie, è chiaro che è divenuto un solo spinto<br />
con lui. Le vie degli uomini, che abbiamo descritto<br />
precedentemente, sono quelle delle quali è detto:<br />
Nessuna tentazione vi sorprenda se non umana 226, perché<br />
peccare è umano. Ma chi ignora che le vie dei demoni<br />
sono molto diverse dalla natura dell’uomo? A meno che<br />
in alcuni l’abitudine di peccare non sia divenuta natura.<br />
Tuttavia, anche se alcuni fanno del peccare una seconda<br />
natura, resta vero che perseverare nel male non è umano<br />
ma diabolico.<br />
6. E quali sono le vie dei santi angeli? Quelle,<br />
certamente, che ci ha rivelato l’Unigenito del Padre<br />
224 Sal 140, 4.<br />
225 Pr 18, 3.<br />
226 1Cor 10, 13.<br />
111
quando disse: Vedrete angeli salire e scendere <strong>sul</strong> Figlio<br />
dell’uomo 227. Le loro vie sono dunque l’ascesa e la<br />
discesa: l’ascesa per il loro bene e la discesa, o piuttosto<br />
la condiscendenza, per il nostro. Così, quegli spiriti beati<br />
salgono con la contemplazione di Dio e scendono con la<br />
compassione verso dite per custodirti in tutte le tue vie.<br />
Salgono verso il suo volto e discendono al suo cenno,<br />
perché per te ha dato ordine ai suoi angeli. Tuttavia,<br />
neppure quando scendono rimangono privi della<br />
visione della sua gloria, perché vedono sempre la faccia del<br />
Padre 228.<br />
7. Penso che desideriate sentire quali siano anche le vie<br />
del Signore. Potrebbe sembrare grande presunzione da<br />
parte mia se vi promettessi di essere io stesso a<br />
mostrarvele. Ma si legge che egli stesso ci insegnerà le<br />
sue vie. E, in questo, a chi altri si potrebbe credere se<br />
non a lui? Egli dunque ha manifestato le sue vie quando<br />
ha aperto le labbra del Profeta perché dicesse: Tutte le vie<br />
del Signore sono misericordia e verità 229. È così che viene a<br />
ognuno in particolare e a tutti in comune, cioè con la<br />
misericordia e con la verità. Infatti, dove si presume<br />
molto della sua misericordia, ma si dimentica la sua<br />
verità, là Dio senz’altro non c’è, come non lo si trova<br />
neppure là dove vi è una grande paura al ricordo della<br />
sua verità e nessuna consolazione a quello della sua<br />
misericordia. Poiché colui che non sa dove si trova<br />
veramente la misericordia non possiede la verità e,<br />
d’altra parte, senza la verità, la misericordia non può<br />
227 Gv 1, 51.<br />
228 Mt 18, 10. Cfr. Sup. Cant. 77, 4; GREGORIO MAGNO, Mor 2, III, 3.<br />
229 Sal 24, 10. Verità è qui sinonimo di giustizia, a differenza di<br />
quanto segue poco oltre (QH 11, 8).<br />
112
essere vera. Ma dove la misericordia e l verità si<br />
incontrano, anche la giustizia e la pace si baciano, né<br />
può mancare Colui che dimora nella pace. Quante cose<br />
abbiamo udite e conosciute — perché i nostri padri ce lo<br />
hanno narrato — su questa felice unione della<br />
misericordia e della verità! La tua misericordia e la tua<br />
verità mi hanno accolto 230, dice il Profeta. E altrove: La tua<br />
misericordia è davanti ai miei occhi e mi diletto della tua<br />
verità 231. Ma anche lo stesso Signore attesta nei riguardi<br />
del Profeta: La mia verità e la mia misericordia saranno con<br />
lui 232.<br />
8. Ma considera anche le venute visibili del Signore, per<br />
constatare come nella manifestazione che si è già<br />
compiuta tu trovi un Salvatore misericordioso e come,<br />
invece, in quella che è promessa alla fine del mondo<br />
dovrai sostenere un rimuneratore che giudica secondo<br />
verità. Infatti è forse con riferimento a queste due venute<br />
che si deve interpretare il detto della Scrittura: Dio ama la<br />
misericordia e la verità, il Signore darà grazia e gloria 233. Per<br />
quanto anche nella prima venuta si sia ricordato della<br />
sua misericordia, e, insieme, della sua verità verso la<br />
casa d’Israele, e nella seconda, pur giudicando il mondo<br />
con giustizia e le genti con la sua verità, non si farà un<br />
giudizio senza misericordia, a meno che non si tratti di<br />
chi non ha usato misericordia. Queste sono le vie eterne<br />
delle quali è scritto presso il Profeta: Le colline del mondo<br />
si sono incurvate sotto le sue vie eterne 234. Mi è facilissimo<br />
230 Sal 39, 12.<br />
231 Sal 25, 3.<br />
232 Sal 88, 25.<br />
233 Sal 83, 12.<br />
234 Ab 3, 6.<br />
113
provarlo. Infatti è detto nella Scrittura Santa: La<br />
misericordia del Signore è da sempre e dura in eterno 235, e: La<br />
verità del Signore dura in eterno 236. Da queste strade<br />
hanno deviato i colli del mondo, cioè i demoni superbi, i<br />
principi di questo mondo e di queste tenebre. Essi non<br />
hanno conosciuto la via della verità e della misericordia<br />
e non si sono ricordati dei suoi sentieri. Che ha di<br />
comune con la verità colui che è bugiardo e padre della<br />
menzogna 237? Inoltre tu trovi scritto apertamente di lui<br />
che non ha perseverato nella verità 238. Quanto poi sia stato<br />
lontano dalla misericordia, lo attesta la condizione<br />
miserabile nella quale egli ci ha gettati. Quando mai è<br />
stato misericordioso uno che era omicida fin dal<br />
principio del mondo? E, finalmente, chi è cattivo con se<br />
stesso, con chi si mostrerà buono? 239.<br />
Quant’è cattivo oltre misura con se stesso lui che non si<br />
rammarica mai della propria iniquità né mai si affligge<br />
per la propria condanna! Una falsa presunzione lo ha<br />
buttato fuori della via della verità e l’ostinazione crudele<br />
gli ha precluso quella della misericordia. Perciò, né può<br />
trovare misericordia in se stesso, né la può ottenere dal<br />
Signore. In questo modo, dunque, quelle colline superbe<br />
hanno fuorviato dalle vie eterne, quando, cioè,<br />
attraverso i loro anfratti e i loro sentieri distorti, o<br />
meglio attraverso i loro precipizi, hanno abbandonato le<br />
vie del Signore che sono diritte. Invece, altre colline, con<br />
quanta più prudenza e profitto si sono piegate e<br />
umiliate sotto le vie del Signore per la loro salvezza!<br />
235<br />
Sal 102, 17.<br />
236<br />
Sal 116, 2.<br />
237<br />
Gv 8, 44.<br />
238<br />
Ibid.<br />
239<br />
Sir 14, 5.<br />
114
Non perché si siano piegate rispetto ad esse deviando<br />
dalla dirittura delle vie del Signore, ma perché sono<br />
state le stesse vie eterne a piegarle. Non è forse un<br />
vedere incurvarsi le colline del mondo quando i grandi e<br />
i potenti della terra si inchinano davanti al Signore con<br />
una devota sottomissione e, prostrati ai suoi piedi, lo<br />
adorano? Forse che non si curvano quando dalla<br />
dannosa altezza della loro vanità e della loro crudeltà<br />
scendono negli umili sentieri della misericordia e della<br />
verità?<br />
9. Verso queste vie del Signore si dirigono non soltanto<br />
le vie degli angeli, ma anche quelle degli eletti. Il primo<br />
passo che il peccatore fa per uscire dall’abisso dei suoi<br />
vizi consiste in quella misericordia con la quale egli<br />
sente pietà per il figlio di sua madre, cioè per la propria<br />
anima, rendendosi così gradito a Dio.<br />
Infatti, in questo modo imita la grande opera<br />
dell’immensa misericordia del Salvatore, unendosi così<br />
nella compunzione a Chi per primo è stato trafitto per<br />
lui, morendo così in qualche modo anch’egli per la<br />
propria salvezza, senza risparmiare se stesso. Questa<br />
compassione è il primo sentimento di colui che ritorna al<br />
suo cuore ed è sentita nelle profonde intimità dello<br />
spirito. Ma poi bisogna che essa avanzi e proceda <strong>sul</strong>la<br />
via regia che conduce alla verità, bisogna cioè, come ve<br />
lo raccomando spessissimo. che alla contrizione del<br />
cuore faccia seguito la confessione della bocca. Con il<br />
cuore, infatti, si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si<br />
fa la confessione per giungere alla salvezza 240. È necessario<br />
che colui il quale si converte nell’intimo del cuore<br />
diventi piccolo ai propri occhi secondo quello che dice la<br />
240 Rm 10. 10.<br />
115
Verità: Se non vi convertirete e non diventerete come i<br />
bambini, non entrerete nel regno dei cieli 241. Non voglia<br />
dunque dissimulare quello che non può ignorare, come,<br />
cioè, dal peccato sia stato ridotto a un niente. Non si<br />
vergogni di portare alla luce della verità quello che, con<br />
sentimento di compassione, ha veduto nel segreto del<br />
cuore. In questo modo l’uomo entra nelle vie della<br />
misericordia e della verità, che sono le vie del Signore, le<br />
vie della vita, e il loro frutto è la salvezza di chi le<br />
percorre.<br />
10. È chiaro che anche le vie degli angeli tendono<br />
ugualmente verso le stesse vie del Signore. Infatti,<br />
quando salgono per contemplare, essi cercano la verità,<br />
desiderando la quale si saziano, e saziandosi ne<br />
acuiscono il desiderio. Invece, quando discendono,<br />
praticano la misericordia verso di noi, custodendoci in<br />
tutte le nostre vie. Infatti, sono spiriti incaricati di un<br />
ministero, inviati per servirci. Nostri servi, non nostri<br />
padroni. E in questo imitano l’esempio dell’unigenito di<br />
Dio, il quale è venuto non per essere servito, ma per<br />
servire, ed è stato in mezzo ai suoi discepoli come colui<br />
che serve. Il vantaggio delle vie degli angeli, per quanto<br />
riguarda loro stessi, è la loro stessa beatitudine, e<br />
un’obbedienza amorosa a Dio; invece, per quanto<br />
riguarda noi, da un lato consiste nell’ottenerci la grazia<br />
divina, e dall’altro nel custodire la nostra via, perché ai<br />
suoi angeli ha dato per te quest’ordine: di custodirti in tutte le<br />
tue vie, in tutte le tue necessità, in tutti i tuoi desideri.<br />
Altrimenti, tu potresti entrare facilmente nelle vie della<br />
morte precipitando o dalla necessità nella ostinazione<br />
oppure dalla cupidigia nella presunzione, le quali non<br />
241 Mt 18, 3.<br />
116
sono più le vie degli uomini, ma quelle dei demoni. In<br />
che cosa infatti si riscontra che gli uomini sono così<br />
facilmente ostinati come in quelle cose che o fingono o<br />
credono che appartengano alla necessità? «Qualsiasi<br />
ammonizione tu faccia loro», dice Terenzio, essi ti<br />
rispondono: «Io posso quello che posso e nulla più di<br />
quello che posso. Se tu vieni a trovarti nel mio caso, prova a<br />
pensarla diversamente» 242 . E come ci precipitiamo nella<br />
presunzione, se non nel trasporto di un desiderio<br />
violento?<br />
11. Dio, dunque, ha ordinato ai suoi angeli, durante<br />
questa vita, non già di ritirarti dalle tue vie, ma di<br />
custodirti in esse e, per così dire, di dirigere le tue vie<br />
verso le sue facendoti camminare nelle loro. Ma tu dirai:<br />
«In che modo?» Ecco! Facendo, se non puoi per altro<br />
motivo almeno sollecitato dalla tua necessità, quello che<br />
gli angeli fanno in maniera più pura e per sola carità,<br />
cioè discendere e condiscendere per dimostrare al<br />
prossimo la tua compassione, e poi, innalzando di<br />
nuovo con i medesimi angeli i tuoi desideri, sforzandoti<br />
di salire con tutto l’ardore dell’anima verso la somma ed<br />
eterna verità. Per questo siamo esortati a innalzare i<br />
cuori con le mani, per questo sentiamo dirci ogni giorno:<br />
In alto i cuori, per questo, se siamo negligenti, veniamo<br />
rimproverati e ci si dice: Fino a quando, o uomini, avrete un<br />
cuore pesante? Perché amate cose vane e cercate la<br />
menzogna? 243 Difatti, un cuore libero e leggero si innalza<br />
più facilmente nella ricerca e nell’amore della verità. E<br />
non stupirti se quelli che si degnano di custodirci nelle<br />
nostre vie non disdegnano di accoglierci, anzi di<br />
242 TERENZIO, Andria, 310.<br />
243 Sal 4, 3.<br />
117
introdurci insieme con loro nelle vie del Signore. Ma con<br />
quanta più gioia di noi, con quanta più sicurezza essi<br />
camminano <strong>sul</strong>le vie del Signore! Del resto anch’essi<br />
dimorano nella misericordia e nella verità, ma molto<br />
meno di colui che è la Verità e la Misericordia in<br />
persona.<br />
12. Con che ordine Dio ha messo tutti gli esseri alloro<br />
posto come spetta a ognuno di essi! Sovrano, al di sopra<br />
di tutte le cose, lui, che è l’eccelso, oltre il quale e al di<br />
sopra del quale non vi è nulla. I suoi angeli, poi, non li<br />
ha posti nel luogo più alto, ma in luogo sicuro, perché<br />
sono uniti nel modo più stretto a colui che sta al di sopra<br />
di tutto, e, per questo, sono confermati con la potenza<br />
che viene dall’alto. Gli uomini, invece, non sono né nel<br />
posto più alto, né al sicuro, ma in un luogo che esige<br />
vigilanza. Sono <strong>sul</strong> solido, cioè <strong>sul</strong>la terra, in luogo<br />
molto basso, ma non nel più basso, affinché abbiano la<br />
possibilità e la necessità di tenersi in guardia. Quanto ai<br />
demoni, essi vagano nelle onde dell’aria, instabili come<br />
il vento e leggeri. Indegni di salire al cielo, sdegnano di<br />
discendere <strong>sul</strong>la terra 244.<br />
Ma per oggi basta così. Oh! Se, per suo dono, fossimo<br />
capaci di ringraziare come merita colui dal quale viene<br />
la nostra capacità. Perché, da soli, non siamo capaci<br />
neppure di pensare qualche cosa di nostro se non ce lo<br />
concede colui che dà a tutti generosamente e che è sopra<br />
ogni cosa, Dio benedetto nei secoli dei secoli.<br />
244 Cfr. nota 8 al sermone 1.<br />
118
SERMONE DODICESIMO<br />
«Sulle loro mani ti porteranno perché non urti contro<br />
la pietra con il tuo piede»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 12)<br />
1. Se ben ricordate, nel discorso di ieri abbiamo detto<br />
che le vie dei demoni sono la presunzione e<br />
l’ostinazione e vi ho anche spiegato il motivo delle mie<br />
parole. Ma, se lo credete necessario, possiamo scoprire le<br />
loro vie anche per un’altra strada. Perché anche se essi si<br />
danno da fare in tutti i modi per nasconderle, lo Spirito<br />
Santo li mette allo scoperto in molte maniere, in molte<br />
maniere egli mostra nelle sante Scritture i sentieri degli<br />
empi. Infatti, riguardo a tutti costoro leggiamo che gli<br />
empi si aggirano intorno 245, e, del loro capo, in particolare,<br />
che va in giro cercando chi divorare 246. Lui stesso fu<br />
costretto a confessarlo davanti alla maestà divina,<br />
quando, presente tra i figli di Dio, gli fu chiesto donde<br />
venisse. Ho fatto il giro della terra, rispose, e l’ho percorsa<br />
247. Diciamo dunque che le sue vie sono un girare<br />
attorno e un tendere agguati. Con un movimento si<br />
avvicina a noi, con l’altro invece si aggira su se stesso.<br />
Infatti sempre egli s’innalza, e sempre è atterrato; la sua<br />
superbia sale sempre e sempre è umiliata. Non è questo<br />
un muoversi su se stesso? Infatti, colui che gira attorno<br />
riparte ogni volta e non avanza mai. Guai all’uomo che<br />
imita questo movimento, a colui che non esce mai dalla<br />
sua volontà propria. Se appena ti sforzi di strapparlo ad<br />
essa, sembrerà che ti segua, ma è un inganno. Non lo si<br />
strapperà completamente da essa. Si sforza da tutte le<br />
245 Sal 11, 9.<br />
246 1Pt 5, 8.<br />
247 Gb 1, 7; 2, 2.<br />
119
parti, fugge qua e là, ma resta sempre attaccato alla<br />
volontà propria.<br />
2. Tuttavia, se il girare attorno su se stesso è cattivo, di<br />
gran lunga peggiore è lo stare in agguato degli altri.<br />
Proprio questo lo fa essere ―diavolo‖. Ma in che modo,<br />
fratelli, quell’essere superlativamente superbo discende<br />
per circuire l’uomo miserabile? Osserva anche qui il<br />
movimento circolare dell’empio. I suoi occhi vedono<br />
tutto ciò che vi è di eccelso e insieme egli indaga con<br />
curiosità tutto ciò che nell’uomo vi è di più abbietto, ma<br />
per salire ancora di più, per gonfiarsi maggiormente e,<br />
dopo avere disprezzato la miseria dell’uomo, per<br />
apparire ai propri occhi più sublime, come sta scritto: Il<br />
misero freme mentre l’empio inorgoglisce 248. Con quale<br />
perversità l’angelo cattivo cerca di imitare gli angeli<br />
buoni, i quali pure salgono e scendono! Ma egli sale per<br />
brama di vanità e scende per livore maligno. Quanto è<br />
falsa la sua salita, altrettanto crudele è la sua discesa.<br />
Perché, come abbiamo detto ieri, in lui non vi è<br />
misericordia né verità. D’altronde se gli angeli maligni<br />
discendono per tenderci insidie, siano rese grazie a colui<br />
per ordine del quale discendono anche gli angeli buoni<br />
per soccorrerci, per custodirci in tutte le nostre vie. E<br />
non soltanto per questo, perché: Sulle loro mani ti<br />
porteranno, continua il Salmista, affinché non urti contro la<br />
pietra il tuo piede. 249<br />
3. Che grande insegnamento, fratelli, che grande monito,<br />
che grande conforto ci vengono dati in queste parole<br />
della Scrittura! Quale mai fra tutti i Salmi consola i<br />
248 Sal 9, 23.<br />
249 Sal <strong>90</strong>, 11.<br />
120
pusillanimi, ammonisce i negligenti, ammaestra gli<br />
ignoranti così magnificamente? È per questo che la<br />
Provvidenza divina ha voluto anche concedere ai suoi<br />
fedeli che i versetti di questo <strong>salmo</strong> scorressero <strong>sul</strong>le<br />
loro labbra soprattutto in questo tempo di Quaresima. E<br />
sembra che l’occasione venga proprio dall’abuso che di<br />
esso ha fatto il diavolo stesso, affinché anche in questo<br />
quel pessimo servo sia costretto, pur contro voglia, a<br />
servire i figli. Che cosa, infatti, poteva essere a lui più<br />
molesto e a noi più gradito del fatto che anche la sua<br />
malizia giovasse al nostro bene? Ai suoi angeli egli ha dato<br />
per te quest’ordine: di custodirti in tutte le tue vie . Celebrino<br />
il Signore le sue misericordie e le sue meraviglie in favore dei<br />
figli degli uomini 250. Lo celebrino e dicano tra i popoli: Il<br />
Signore ha fatto grandi cose per loro 251. Signore, che cos ‘è<br />
l’uomo perché tu ti sia manifestato a lui 252, o perché te lo<br />
prendi tanto a cuore? 253 Te lo prendi a cuore, sei sollecito<br />
di lui, ti prendi cura di lui 254. E, perfino, gli mandi il tuo<br />
Unigenito, gli infondi il tuo Spirito e gli prometti anche<br />
la visione del tuo volto. E perché nel cielo nessuno sia<br />
dispensato dall’interessarsi premurosamente di noi, tu<br />
mandi a nostro servizio quegli spiriti beati, li incarichi<br />
della nostra custodia, dai ordine a essi di essere nostre<br />
guide. Non ti contenti di fare di quegli spiriti i tuoi<br />
angeli, li fai anche angeli dei tuoi piccoli. Infatti, i loro<br />
250<br />
Sal 106, 8. 15. 21. 31.<br />
251<br />
Sal 125, 2.<br />
252<br />
Sal 143, 3.<br />
253<br />
Gb 7, 17.<br />
254<br />
«aut quid apponis erga eum cor tuum?»: in ebraico il ―cuore‖ è la<br />
sede dell’attività intellettiva, per cui l’espressione significa ―fare<br />
attenzione‖; Bernardo (cfr. In ded. EccI. 5, 4) la intende in senso<br />
affettivo: Dio è vicino all’uomo con la tenerezza del suo cuore.<br />
121
angeli vedono sempre la faccia del Padre 255. Sì! Quegli spiriti<br />
beati li fai messaggeri tuoi fra te e noi e messaggeri<br />
nostri fra noi e te.<br />
4. Ai suoi angeli ha dato ordini per te. Che degnazione<br />
stupenda, che tenerezza di amore! Chi è che ha dato<br />
questi ordini? A chi li ha dati? Per chi? E che cosa ha<br />
comandato? Consideriamo attentamente, fratelli,<br />
imprimiamo diligentemente nella nostra memoria<br />
questo comando così grande. Chi è che l’ha emesso? Di<br />
chi sono gli angeli? Ai comandi di chi obbediscono? Di<br />
chi eseguono la volontà? Ecco! Ai suoi angeli ha dato<br />
ordini per te, perché ti custodiscano. Anzi, sono pronti<br />
perfino a prenderti e a portarti <strong>sul</strong>le loro mani. È la<br />
somma maestà divina che ha comandato, ed è ai suoi<br />
angeli che ha comandato, cioè a quegli spiriti sublimi, tanto<br />
beati, vicinissimi e intimamente uniti a lui, veri familiari<br />
di Dio. Ed è per te che ha dato ordini. Tu chi sei? Signore,<br />
che cosa è l ‘uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo<br />
perché te ne curi? 256. Come se l’uomo non fosse putredine e<br />
verme il figlio dell’uomo 257. Ma che sorta di ordini pensi tu<br />
che egli abbia dato per te? Pensi forse che abbia scritto<br />
contro di te sentenze amare? Ha forse ordinato di<br />
mostrare la loro potenza contro una foglia dispersa dal<br />
vento e di dare la caccia a una paglia secca? Oppure di<br />
sopprimere l’empio perché non veda la gloria di Dio?<br />
Questo dovrà ben essere comandato un giorno, ma<br />
finora non lo è stato comandato. Affinché un giorno non<br />
abbia da esserlo, non allontanarti dall’aiuto<br />
dell’Altissimo, dimora sotto la protezione del Dio del<br />
255 Mt 18, 10.<br />
256 Sal 8, 5<br />
257 Gb 25, 6.<br />
122
cielo. Poiché, se uno è protetto dal Dio del cielo, un tale<br />
comando non sarà mai pronunciato contro di lui, ma<br />
piuttosto in suo favore. E se, per ora, il comando non è<br />
ancora dato, esso è rimandato perché tutto torni a favore<br />
degli eletti. Infatti, il prudente Padrone di casa ai suoi<br />
servi pronti ad andare a raccogliere subito la zizzania<br />
seminata in mezzo al grano dice: Aspettate fino alla<br />
mietitura, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, non<br />
sradichiate anche il grano 258. Ma, frattanto, come si<br />
conserverà il buon grano? Questa è precisamente l’opera<br />
che adesso devono compiere gli angeli e il comando che<br />
essi hanno ricevuto per il tempo presente.<br />
5. Dunque, ha dato ordine ai suoi angeli per te di custodirti.<br />
O frumento fra la zizzania! O grano fra la paglia! O<br />
giglio fra le spine! Ringraziamo Dio, fratelli,<br />
ringraziamo Dio! Ci aveva affidato un deposito<br />
prezioso, il frutto della sua croce, il prezzo del suo<br />
sangue. Non è soddisfatto di questa nostra custodia così<br />
poco sicura, così poco efficace, così fragile, così<br />
insufficiente. Sulle tue mura, Gerusalemme, ha posto<br />
sentinelle 259, perché anche quelli che sembrano muraglie,<br />
oppure colonne inserite nelle muraglie, hanno bisogno<br />
di questi custodi. E come!<br />
6. Ha dato ordine ai suoi angeli per te, di custodirti in tutte le<br />
tue vie. Quanto rispetto devono ispirarti queste parole,<br />
quanta devozione procurarti, quanta fiducia infonderti!<br />
Rispetto per la loro presenza, devozione per la loro<br />
benevolenza, fiducia per la loro custodia. Stai attento a<br />
tutto ciò che fai perché, come è stato loro comandato, gli<br />
258 Mt 13, 29-30.<br />
259 Is 62, 6.<br />
123
angeli sono presenti dappertutto, in tutte le tue vie. In<br />
ogni luogo, in ogni angolo, abbi rispetto per il tuo<br />
angelo. Oseresti tu fare in sua presenza quello che non<br />
osi fare sotto il mio sguardo? O dubiti, forse, che egli sia<br />
presente perché non lo vedi? E se lo udissi? Se lo<br />
toccassi? Se ne sentissi il profumo? Pensa che la<br />
presenza delle cose non è provata soltanto dal fatto che<br />
si vedono. Se tutte le cose, anche quelle che sono<br />
corporee, non sono percepite dalla vista, quanto più<br />
lontane dalla percezione di ogni senso del corpo sono le<br />
cose spirituali; devono perciò essere ricercate con un<br />
senso spirituale. Se ricorri alla fede, essa ti prova che<br />
non manca mai la presenza degli angeli. E non mi<br />
dispiace di aver detto che la fede lo prova, quella fede<br />
che l’Apostolo definisce: Prova delle cose che non si vedono<br />
260. Essi sono dunque con te, e sono con te non soltanto<br />
come compagni, ma anche come aiutanti. Sono con te<br />
per proteggerti, sono con te per giovarti. Che cosa<br />
renderai al Signore per quanto ti ha dato? Giacché a lui<br />
solo si deve onore e gloria. Perché a lui solo? Perché è lui<br />
che ha comandato ai suoi angeli, e ogni dono perfetto<br />
non viene se non da lui.<br />
7. Tuttavia, anche se è lui che ha comandato, non<br />
dobbiamo essere ingrati a coloro che lo obbediscono con<br />
tanto amore e’ che ci soccorrono in un così grande<br />
bisogno. Siamo, dunque, devoti, siamo riconoscenti a<br />
dei custodi così potenti. Riamiamoli, onoriamoli come<br />
possiamo e come dobbiamo. Ma tutto il nostro amore,<br />
tutto il nostro onore vada a colui dal quale sia essi sia<br />
noi riceviamo tutto quello per cui possiamo amare e<br />
onorare e per cui meritiamo di essere amati e onorati.<br />
260 Eb 11, 1.<br />
124
Tuttavia quando l’Apostolo dice: Al solo Dio onore e gloria<br />
261 non si deve pensare che contraddica alla parola del<br />
Profeta, il quale afferma di avere onorato molto anche<br />
gli amici di Dio 262. Io credo, invece, che quella parola<br />
dell’Apostolo sia simile all’altra detta da lui stesso: Non<br />
abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore<br />
vicendevole 263. Infatti, con queste parole egli non ha<br />
certamente inteso sopprimere tutti gli altri doveri, tanto<br />
più che dice: A chi il rispetto, il rispetto 264, eccetera. Per<br />
capire meglio il suo pensiero e la sua raccomandazione<br />
in ambedue questi testi, osserva come alla luce del sole<br />
gli astri inferiori non si vedono più. Crediamo forse che<br />
le stelle siano scomparse? O che si siano spente? No,<br />
certamente, ma solo che, velate in qualche modo da una<br />
luce più intensa, durante quel tempo non possono essere<br />
viste. Così è appunto dell’amore che dobbiamo a Dio.<br />
Trascendendo ogni altro dovere come se regnasse da<br />
solo dentro di noi, rivendica a se stesso tutto ciò che<br />
dobbiamo agli altri, facendoci compiere tutto per amore.<br />
Allo stesso modo l’onore che dobbiamo a Dio deve<br />
prevalere e quasi pregiudicare l’onore che dobbiamo a<br />
qualsiasi altro, cosicché sia onorato lui solo, non soltanto<br />
al di sopra di tutti, ma anche in tutti. Pensa che la<br />
medesima cosa va detta anche dell’amore.<br />
Infatti, colui che per amore ha donato al Signore suo Dio<br />
tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la forza, che cosa di<br />
proprio lascia per gli altri? In lui dunque, fratelli,<br />
amiamo affettuosamente i suoi angeli, come quelli che<br />
un giorno saranno nostri coeredi, mentre, in questa vita,<br />
261 1Tm 1, 17.<br />
262 Allusione a Sal 138, 17 secondo la Vulgata.<br />
263 Rm 13, 8.<br />
264 Rm 13, 7.<br />
125
ci sono stati assegnati dal Padre come tutori e<br />
amministratori. Fin d’ora, infatti, siamo figli di Dio,<br />
anche se ancora non lo si vede, perché siamo ancora<br />
bambini posti sotto tutori e amministratori e, per adesso,<br />
in nulla diversi dai servi.<br />
8. Ma anche se siamo così piccoli, anche se ci rimane da<br />
percorrere una strada così grande, e non solamente così<br />
grande, ma anche così pericolosa, che paura dobbiamo<br />
avere sotto la guida di custodi così valenti? Non<br />
possono essere vinti, non possono essere ingannati e<br />
ancor meno ingannare, quelli che ci custodiscono in<br />
tutte le nostre vie. Sono fedeli, sono prudenti, sono<br />
potenti: perché trepidare? Soltanto seguiamoli, stiamo<br />
loro vicini e dimoriamo nella protezione del Dio del<br />
cielo. Pensa com’è necessaria questa protezione, questa<br />
difesa nelle tue vie. Infatti il Profeta soggiunge: Sulle loro<br />
mani ti porteranno, perché non urti contro la pietra con il tuo<br />
piede 265. Ché se ti sembrasse cosa da poco incontrare per<br />
strada una pietra di inciampo, pensa a quello che segue:<br />
Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai il leone e<br />
il drago 266. Com’è necessaria una guida, anzi un<br />
portatore, specialmente per un bambino che deve<br />
camminare fra quelle bestie! Ti porteranno <strong>sul</strong>le loro mani,<br />
dice il Profeta: ti custodiranno nelle tue vie e<br />
condurranno un bambino per una strada <strong>sul</strong>la quale un<br />
bambino è capace di camminare. In ogni caso, non<br />
permetteranno che tu sia tentato sopra le tue forze, ma ti<br />
sosterranno nelle loro mani in modo da riuscire a<br />
oltrepassare l’ostacolo. Con quanta facilità passa oltre<br />
chi è portato da quelle mani! Come nuota dolcemente,<br />
265 Sal <strong>90</strong>, 12.<br />
266 Sal <strong>90</strong>, 13.<br />
126
secondo il proverbio popolare, colui il cui mento è<br />
sostenuto da un altro.<br />
9. Tutte le volte, dunque, che ti incalza una tentazione<br />
violenta e incombe una grande prova, invoca il tuo<br />
custode, la tua guida, il tuo aiuto nel tempo del bisogno,<br />
nella tribolazione. Gridagli aiuto e digli: Salvaci, Signore,<br />
siamo perduti 267. Egli non dorme, e non sonnecchia,<br />
anche se qualche volta, per un po’ di tempo, sembra che<br />
lo faccia, affinché tu non abbia da gettarti giù dalle sue<br />
mani con maggior pericolo, ignorando che è lui che ti<br />
sostiene. Queste mani, infatti, sono spirituali, e spirituali<br />
sono anche gli aiuti che gli angeli assegnati a ognuno<br />
danno spiritualmente e in varie maniere a ciascuno degli<br />
eletti, secondo la qualità del pericolo e della difficoltà<br />
che si presenta, paragonabile a un masso che blocca il<br />
cammino. Fra le altre ne citerò alcune di quelle che<br />
ritengo più comuni e che soltanto pochi di voi non<br />
hanno sperimentato. Vi è chi si inquieta fortemente per<br />
qualche incomodo fisico o per qualche afflizione<br />
temporale, oppure chi si sente privo di slancio a causa<br />
dell’accidia e languido per abbattimento d’animo? Ecco<br />
che, se non vi è chi lo soccorre, egli incomincia già a<br />
essere tentato oltre le sue forze e urterà e inciamperà<br />
nella pietra. Ma chi è questa pietra? Questa pietra di<br />
inciampo e di scandalo penso che sia quella nella quale<br />
chi inciampa rimarrà infranto e che schiaccerà colui <strong>sul</strong><br />
quale essa cadrà, la pietra angolare, scelta, preziosa, che<br />
è Cristo Signore. Urtare contro questa pietra è<br />
mormorare contro di lui, scoraggiarsi per pusillanimità<br />
di spirito e per la tempesta. Ha, dunque, bisogno<br />
dell’aiuto angelico, del conforto angelico, delle mani<br />
267 Mt 8, 25.<br />
127
angeliche colui che sta già venendo meno e ha quasi<br />
urtato contro la pietra. Effettivamente, urta contro la<br />
pietra colui che mormora e che bestemmia, frantumando<br />
se stesso e non il Signore contro il quale si lancia con<br />
furore.<br />
10. Io credo che questi tali siano talvolta sostenuti dagli<br />
angeli come con due mani per attraversare, quasi senza<br />
accorgersi, quei pericoli che facevano loro tanta paura e<br />
per rimanere poi oltremodo stupiti sia della facilità con<br />
la quale li hanno superati, sia della difficoltà con cui essi<br />
si erano presentati prima. Volete sapere che cosa io<br />
penso che siano queste due mani? Sono due conoscenze<br />
per mezzo delle quali gli angeli ci mostrano, da un lato,<br />
la brevità della tribolazione e, dall’altro, l’eternità del<br />
premio, o meglio ci fanno vedere con chiarezza e sentire<br />
profondamente nel cuore che il momentaneo, leggero peso<br />
della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed<br />
eterna di gloria 268. Chi dubiterà che queste ispirazioni<br />
così buone vengano dagli angeli buoni, mentre è certo<br />
che quelle cattive vengono dagli angeli cattivi?<br />
Fratelli miei, vivete nella familiarità degli angeli,<br />
rivolgete loro assiduamente il vostro pensiero e la vostra<br />
preghiera devota, perché essi vi sono sempre presenti<br />
per custodirvi e per consolarvi.<br />
268 2Cor 4, 17.<br />
128
SERMONE TREDICESIMO<br />
«Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai<br />
il leone e il drago»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 13-a)<br />
1. Questo versetto che stiamo spiegando, cioè: Sulle mani<br />
ti porteranno, eccetera, possiamo ritenerlo detto a nostro<br />
conforto non soltanto per questa vita, ma anche per la<br />
vita futura. Infatti, i santi angeli ci custodiscono nelle<br />
nostre vie, ma anche finita la via, che è come dire finita<br />
la vita, essi ci sollevano <strong>sul</strong>le loro mani. E a provarlo non<br />
ci mancano testimoni degni di fede. Del nostro<br />
beatissimo Padre, veramente Benedetto sotto ogni<br />
riguardo, vi è stato letto pochi giorni fa che mentre<br />
sembrava avere gli occhi fissi nello splendore di una luce<br />
brillante, vide l’anima di Germano, vescovo di Capua, portata<br />
dagli angeli in cielo in un globo di fuoco 269. Ma anche senza<br />
andare in cerca di testimonianze come questa, la Verità<br />
stessa dice nel Vangelo che Lazzaro mendico e piagato<br />
fu trasportato dagli angeli nel seno di Abramo 270. Infatti, in<br />
quella regione, che ci è così nuova e quasi sconosciuta,<br />
non saremmo capaci di camminare da soli, tanto più che<br />
<strong>sul</strong>la strada vi è una pietra molto grande. Quale pietra?<br />
Colui che un tempo si soleva adorare nelle pietre, colui<br />
che presentò al Signore delle pietre dicendo: Di’ che<br />
questi sassi diventino pane 271. Ora, il tuo piede è la tua<br />
sensibilità. Essa è il piede dell’anima, che gli angeli<br />
portano <strong>sul</strong>le loro mani, perché non urti il suo piede<br />
contro la pietra. E come farebbe l’anima a non turbarsi<br />
269 GREGORIO MAGNO, Dial. 11, 35. 3.<br />
270 Lc 16. 22.<br />
271 Mt 4. 3.<br />
129
terribilmente se dovesse uscire dal mondo da sola, se<br />
dovesse entrare in quelle strade senza un aiuto e<br />
camminare fra quelle pietre con i propri piedi?<br />
2. Ma ascolta ancora più chiaramente come le è<br />
necessario di essere portata da mani altrui e come queste<br />
mani non possano essere se non quelle degli angeli:<br />
Camminerai su l’aspide e il basilisco e calpesterai il leone e il<br />
drago 272. Che cosa potrebbe fare il piede di un uomo fra<br />
quelle bestie? Come potrebbe reggere la sensibilità<br />
umana in mezzo a mostri così orrendi? 273 Si tratta infatti<br />
di spiriti maligni, designati con nomi tutt’altro che<br />
inadatti. Ed è pure di questi spiriti che è stato detto<br />
(spero che non lo abbiate dimenticato): Ne cadranno mille<br />
al tuo fianco, e diecimila alla tua destra 274. Ma chissà che<br />
non siano state assegnate a ciascuno di essi delle<br />
operazioni malefiche e dei ministeri di iniquità in modo<br />
tale che, avendo ricevuto nomi diversi, uno si chiami<br />
aspide, l’altro basilisco, un terzo leone e un quarto<br />
drago, in corrispondenza a compiti o piuttosto a malefici<br />
differenti, cosicché, operando invisibilmente e in<br />
maniera diversa, nuocciano uno con lo sguardo, un altro<br />
con il morso, un terzo con il ruggito o con l’assalto e un<br />
quarto con il soffio?<br />
Ho letto di una certa specie di demoni che non può<br />
essere cacciata se non con la preghiera e con il digiuno, e<br />
che contro quella specie l’esorcismo degli Apostoli non<br />
aveva giovato a nulla. Quel demonio non era forse un<br />
272<br />
Sal <strong>90</strong>, 13.<br />
273<br />
Per le varie forme, spesso mostruose, in cui i demoni appaiono<br />
secondo l’antica letteratura monastica, cfr. G.M. COLOMBAS, Il<br />
Monachesimo, II, 238.<br />
274<br />
Sal <strong>90</strong>, 7.<br />
130
aspide, l’aspide del Salmo, sordo, che si tura le orecchie<br />
per non udire la voce dell’incantatore? Vuoi restare<br />
imperterrito davanti a un mostro così terrificante? Vuoi<br />
camminare sicuro sopra quest’aspide dopo la morte?<br />
Bada di non andargli dietro adesso, Stai attento a non<br />
imitarlo e non avrai motivo di temerlo alla tua morte.<br />
3. Ma vi è un vizio <strong>sul</strong> quale io credo che questo<br />
demonio abbia un gran potere. E se volete saperlo, esso<br />
è precisamente quel circolo vizioso da cui vi ho esortati<br />
a stare in guardia nel discorso<br />
di ieri, e quell’ostinazione contro la quale parlavamo<br />
l’altro ieri. Difatti, ogni volta che si presenta l’occasione<br />
non mi dispiace di premunirvi contro questa peste così<br />
pericolosa, affinché vi difendiate con tutti i mezzi,<br />
perché essa è la rovina completa e, secondo Mosè,<br />
insanabile veleno di aspidi 275. Si dice che l’aspide, da una<br />
parte, preme più fortemente che può contro la terra un<br />
orecchio, dall’altra, invece, ottura l’altro orecchio con la<br />
coda per non sentire. Che può fare allora la voce<br />
dell’incantatore? Che può fare allora la parola del<br />
predicatore? Pregherò per lui, mi affliggerò col digiuno,<br />
mi bagnerò con un abbondantissimo profluvio di<br />
lacrime per quel morto <strong>sul</strong> quale ho constatato che ogni<br />
sapienza umanamente capace di persuadere e<br />
l’insistenza più ingegnosa degli ammonimenti non<br />
giovano a nulla. Sappia, però, quell’ostinato che egli<br />
fissa il suo capo non verso il cielo, ma verso la terra,<br />
perché la sapienza che viene dall’alto non solo è pudica<br />
ma anche pacifica, mentre la sua, che si potrebbe<br />
chiamare viperina, non può essere che terrena. Ma egli<br />
non sarebbe così sordo se non otturasse l’udito anche<br />
275 Dt 32, 33.<br />
131
con la coda. Che cos’è questa coda? Sono gli intenti<br />
umani che si propone. Questa è una sordità disperata<br />
perché, da una parte, piantato, per così dire, a terra, sta<br />
attaccato alla propria volontà e, dall’altra, rigirando la<br />
coda, macchina dentro se stesso un qualche disegno e vi<br />
si fissa sopra con l’animo finché non lo abbia eseguito.<br />
Non vogliate, vi prego, fratelli, non vogliate chiudere le<br />
vostre orecchie, non vogliate mai indurire i vostri cuori.<br />
Se nella bocca di un uomo ostinato la parola è tanto<br />
mordace e tanto amara, è perché egli rimane<br />
impenetrabile a qualsiasi espressione di benevolenza da<br />
parte di chi lo ammonisce. Se con tanta cura ha chiuso<br />
l’orecchio contro la lingua dell’incantatore, è perché<br />
<strong>sul</strong>la punta della sua lingua rimane ancora il veleno<br />
dell’aspide 276.<br />
4. Quanto al basilisco, animale pessimo e fra tutti il più<br />
esecrabile, dicono che ha il veleno nell’occhio. Vuoi<br />
sapere che cos’è l’occhio avvelenato, l’occhio cattivo,<br />
l’occhio che uccide con lo sguardo? Pensa all’invidia. E<br />
che altro è invidiare se non vedere il male? Se non<br />
esistesse questo basilisco. la morte non sarebbe mai<br />
entrata nel mondo per causa della sua invidia.<br />
Disgraziato l’uomo per non avere previsto la cattiveria<br />
di quell’invidioso! Cerchiamo di vincere anche questo<br />
vizio finché siamo in vita se, dopo morte, non vogliamo<br />
avere paura di colui che è stato l’autore, per noi, di un<br />
così gran male. Nessuno guardi al bene altrui con occhio<br />
invidioso, perché fare così significa già, per quanto uno<br />
riesce, contaminarlo con il proprio contagio, e, in<br />
qualche modo, ucciderlo. Chi odia un altro è dichiarato<br />
276 Cfr. AGOSTINO, Enarr. in Ps. 57, 7; S. 316, 2. Cfr. Introduzione, p.<br />
LIX.<br />
132
omicida dalla Verità stessa. E che cos’è anche colui che<br />
odia il bene in un altro? Può forse non meritare il nome<br />
di omicida? Vive ancora certamente quegli che è<br />
l’oggetto della sua invidia, ma l’invidioso è già reo della<br />
sua morte. Arde ancora il fuoco della carità che il<br />
Signore Gesù ha mandato <strong>sul</strong>la terra, ma l’invidioso,<br />
come uno che ha estinto questo spirito, è già<br />
condannato.<br />
5. Guai a noi a causa del drago! È una bestia crudele: con<br />
il suo fiato infuocato uccide tutto ciò che tocca, non<br />
soltanto le bestie della terra, ma anche gli uccelli del<br />
cielo. Io penso che esso non sia altro che la passione<br />
dell’ira. Quanti ne lamentiamo, anche di quelli che<br />
sembravano vivere una vita santissima, i quali,<br />
miseramente bruciati dal fiato di questo drago, gli sono<br />
vergognosamente caduti in bocca! Con quanto più<br />
profitto avrebbero potuto adirarsi contro se stessi per<br />
non peccare! Certamente l’ira è una passione naturale<br />
propria dell’uomo, ma per coloro che abusano di questo<br />
bene di natura essa diventa una grave rovina e una<br />
sciagura miserabile. Serviamocene, fratelli, come<br />
bisogna, affinché non prorompa in gesti inutili oppure<br />
illeciti. Un amore suole cacciarne un altro e un timore si<br />
espelle con un altro timore. Non temete coloro che uccidono<br />
il corpo, dice il Signore, e dopo non possono fare più nulla<br />
all’anima. E subito dopo soggiunge: Vi mostrerò invece chi<br />
dovete temere: temete Colui che, dopo avere ucciso, ha potere<br />
di gettare nella Geenna anima e corpo. Sì, ve lo dico, temete<br />
Costui 277. Come per dire più chiaramente: Temete Lui<br />
per non temere loro. Vi riempia lo spirito del timore del<br />
Signore, e in voi non si troverà nessun altro timore. E io<br />
277 Lc 12, 4-5; Mt 10, 28.<br />
133
vi dico, veramente non io ma la Verità, non io ma il<br />
Signore: Non adiratevi contro coloro che vi portano via i<br />
beni caduchi, contro coloro che vi oltraggiano, che forse<br />
vi gettano fra i supplizi, e non possono fare altro. Vi<br />
mostrerò io contro chi dovete adirarvi. Adiratevi contro<br />
colei che sola ha il potere di recarvi danno e di impedire<br />
che tutte quelle sofferenze vi riescano utili. Volete<br />
sapere chi è costei? La vostra iniquità. Sì, ve lo dico,<br />
contro di essa adiratevi. Difatti nessuna avversità vi<br />
recherà danno se non vi domina nessuna iniquità 278. Chi si<br />
adira come è giusto contro il peccato non è scosso dagli<br />
altri mali, anzi li abbraccia. Io. dice il Profeta, sono pronto<br />
ai flagelli 279. Che si tratti di danni, o di oltraggi, o di<br />
lesioni corporali, sono pronto senza esitazioni 280, perché il<br />
mio dolore mi sta sempre davanti 281. Come non farò poco<br />
conto delle cose esteriori se considero questo dolore<br />
dell’anima? Il figlio uscito dalle mie viscere mi perseguita,<br />
dice Davide, e io mi sdegnerò contro un vile servo che mi<br />
oltraggia? 282 Il cuore mi viene meno, le forze e il lume degli<br />
occhi mi abbandonano 283, e io mi metterò a piangere i<br />
danni temporali e a dare importanza ai mali del corpo?<br />
6. Da questo timore del peccato nasce non soltanto la<br />
mansuetudine alla quale il fiato del drago non può<br />
recare danno, ma anche quella fortezza d’animo che non<br />
278<br />
Cfr. QH 7, 12 e ibid. nota 38.<br />
279<br />
Sal 37, 18.<br />
280<br />
Sal 118, 60.<br />
281<br />
Sal 37, 18.<br />
282<br />
2Sam 16, 11, secondo una versione latina anteriore alla Vulgata.<br />
Ogni sofferenza dovuta a danni temporali passa iii secondo ordine di<br />
fronte al dolore della compunzione.<br />
283<br />
Sal 37, 11.<br />
134
si spaventa al ruggito del leone. Il vostro nemico è come un<br />
leone ruggente 284, dice Pietro. Siano rese grazie a quel<br />
gran Leone della tribù di Giuda: per opera sua<br />
quest’altro può ben ruggire, ma non ferire. Ruggisca<br />
pure quanto vuole; ma che la pecora di Cristo non si dia<br />
alla fuga.<br />
Quante minacce, come esagera i mali, quante insidie<br />
tende! Non siamo come le bestie, così pavidi da venire<br />
atterrati da questo ruggito, il quale altro non è che un<br />
rumore vano. Infatti, coloro che hanno studiato con<br />
molta diligenza queste cose riferiscono che davanti al<br />
ruggito del leone nessuna bestia riesce a tenersi in piedi,<br />
neppure quella che resiste con tutta la forza contro il suo<br />
assalto e per lo più lo vince quando egli cerca di ferire,<br />
mentre non è capace di resistere quando ruggisce. È<br />
davvero una bestia, e privo di ragione, colui che si<br />
dimostra così pusillanime da cadere per la sola paura e,<br />
vinto soltanto dall’esagerazione di una fatica non ancora<br />
arrivata, è buttato a terra già prima della battaglia, non<br />
dalle frecce ma dal suono della tromba. Non avete ancora<br />
resistito fino al sangue 285, dice quel prode capitano, il<br />
quale ben sapeva com’è vano il ruggito di questo leone.<br />
E un altro soggiunge: Resistete al diavolo ed egli fuggirà da<br />
voi 286.<br />
284 Pt 5, 8.<br />
285 Eb 12, 4.<br />
286 Gc 4, 7.<br />
135
136
SERMONE QUATTORDICESIMO<br />
«Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai<br />
il leone e il drago»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 13-b)<br />
1. Ringraziamo, fratelli, il nostro creatore, il nostro<br />
benefattore, il nostro redentore, il nostro rimuneratore, o<br />
meglio la nostra speranza. Se, infatti, è il nostro<br />
rimuneratore, egli è anche la nostra ricompensa, e da lui<br />
non attendiamo altra cosa che lui stesso. La prima cosa<br />
che ci ha dato siamo noi stessi, poiché: Ci ha fatti come<br />
lui, non ci siam fatti da noi 287.Ti pare poco questo, che egli<br />
ti abbia fatto? Pensa come ti ha fatto: una creatura nobile<br />
quanto al corpo, ma molto più nobile quanto all’anima.<br />
Essa porta la bellezza dell’immagine del creatore, è<br />
partecipe della sua intelligenza, è capace dell’eterna<br />
beatitudine. Quanto poi all’unione dell’anima e del<br />
corpo, messi insieme dall’arte incomprensibile e<br />
dall’impenetrabile sapienza del Creatore, egli ti ha fatto<br />
immensamente più mirabile di qualunque altra creatura.<br />
Così questo dono è altrettanto grande quanto è grande<br />
l’uomo. E che cosa pensi della sua gratuità? È chiaro che<br />
colui che non esisteva non poteva meritare niente prima<br />
di esistere. Ma c’era forse da sperare che, dopo aver<br />
ricevuto il dono dell’essere, l’uomo avrebbe potuto dare<br />
un compenso al donatore? Ho detto al Signore: Tu sei il<br />
mio Dio, poiché non hai bisogno dei miei beni 288. Non c’era<br />
dunque da sperare che l’uomo potesse dare a colui che<br />
basta in tutto a se stesso una ricompensa della quale egli<br />
avesse bisogno, ma soltanto che gli esprimesse<br />
devotamente quella riconoscenza che tanto meritava. E<br />
287 Sal 99, 3.<br />
288 Sal 15, 2.<br />
137
come non ringraziarlo? Se qualcuno ti avesse restituito,<br />
in qualche maniera, la vista, l’udito, l’odorato, il<br />
movimento delle mani e dei piedi impediti nel loro uso,<br />
ovvero se, in qualche circostanza, ti avesse risvegliato<br />
l’intelligenza assopita, chi non si sdegnerebbe contro di<br />
te con estrema violenza nel trovarti immemore di un<br />
beneficio così grande e ingrato al tuo benefattore? Ora, il<br />
Signore tuo Dio ti ha donato queste membra, creandole<br />
dal nulla. E non solamente le ha create, ma le ha anche<br />
messe insieme con ordine ed eleganza, e ha nobilitato<br />
ogni membro con la propria funzione. Colui che ha fatto<br />
tutto questo non ha forse pieno diritto a una gratitudine<br />
ancora più grande?<br />
2. Ma, non contento di questo dono, in sé già immenso,<br />
colui che ti ha dato l’essere quando ancora non esistevi,<br />
dopo averti creato ti ha anche dato in sovrappiù tutto<br />
ciò che è necessario perché tu possa vivere. E lo ha fatto<br />
con una generosità non inferiore all’arte mirabile che ha<br />
usato nel crearti. Egli ha detto: Facciamo l’uomo a nostra<br />
immagine e somiglianza 289. Ma che cosa ha poi aggiunto?<br />
E domini sui pesci del mare e <strong>sul</strong> bestiame 2<strong>90</strong>, eccetera. Degli<br />
astri del cielo aveva dichiarato già prima di averli creati<br />
per tuo uso. È detto, infatti, che sono stati creati per<br />
servire da segni per le stagioni, i giorni e gli anni 291. Per chi?<br />
Certamente per nessun altro all’infuori di te, perché le<br />
altre creature o non hanno affatto bisogno di tutti questi<br />
segni, oppure non li capiscono. Che ricchezza, che<br />
generosità immensa egli ha dimostrato in questo<br />
secondo beneficio! Quante cose ti ha elargito per il tuo<br />
289<br />
Gen 1, 26.<br />
2<strong>90</strong><br />
Ibid.<br />
291<br />
Gen 1, 14.<br />
138
sostentamento, quante per istruirti, quante per<br />
consolarti, quante, anche dopo il peccato, per<br />
correggerti, quante per tuo godimento! Queste due<br />
opere, poi, della creazione e della conservazione sono<br />
anche gratuite, anzi doppiamente gratuite. Che cosa<br />
intendo dire con le parole «doppiamente gratuite»?<br />
Senza alcun merito da parte tua e senza alcuna fatica da<br />
parte sua. Infatti, egli disse e le cose furono fatte 292. Ma gli<br />
sarai meno devoto, meno obbligato, meno riconoscente<br />
perché le ha fatte dal niente e senza fatica? È da cuore<br />
perverso l’andare in cerca di pretesti per essere ingrato.<br />
Nessuno fa così, se non chi sarebbe ingrato anche senza<br />
motivo. Penso, infatti, che nessuno di quei due doni ti è<br />
meno utile per il fatto che a chi te lo ha dato non è<br />
costato nessuna difficoltà. Altrimenti, se tu giudichi più<br />
utile a te stesso quello che avrebbe potuto costargli<br />
fatica, questo criterio di giudizio viene da te e credo che<br />
tu non l’abbia imparato se non alla tua scuola. Anche tu<br />
daresti qualche cosa al tuo fratello più volentieri senza<br />
alcun tuo incomodo. Ma anche in questo caso, non<br />
vorresti certamente che chi lo riceve se ne serva come<br />
pretesto della sua ingratitudine.<br />
3. Ma dopo le due opere precedenti considera anche la<br />
terza, quella della tua redenzione. Qui non puoi trovare<br />
nessun palliativo di scusa per essere ingrato: quanta<br />
fatica è costata? Tanta fatica. Sì, è stata offerta<br />
gratuitamente anche questa, ma soltanto per quanto<br />
riguarda te. Tutt’altro per quanto riguarda lui. Sei stato<br />
salvato per niente, ma non con niente. Come mai<br />
l’amore che gli devi per quello che ha fatto è assopito?<br />
Anzi, non dorme ma è addirittura morto un amore che<br />
292 Sal 32, 9.<br />
139
non risponde a questo beneficio, un amore che non si<br />
effonde in ringraziamenti e in canti di lode. Questo terzo<br />
dono della redenzione avvalora in modo chiarissimo<br />
anche gli altri due della erezione e della conservazione,<br />
dimostrando che anche in essi è stato posto un vero<br />
amore da parte di Dio e che li ha dati senza fatica non<br />
perché non volesse usare altri modi, ma soltanto perché<br />
non conveniva usarli. Il tuo Dio, dunque, ti ha creato,<br />
per te ha fatto tante altre cose, per te si è fatto perfino lui<br />
stesso. Il Verbo si è fatto carne, e venne ad abitare in mezzo a<br />
noi 293. Che cosa gli resta ancora da fare? Ecco, si è fatto<br />
una medesima carne con te, ma per fare poi anche di te<br />
un solo spirito con lui 294. Questi quattro benefici non si<br />
allontanino mai dal tuo cuore, dalla tua memoria, dal<br />
tuo affetto. Pensaci sempre, e in essi poni continuamente<br />
le tue delizie. Con essi scuoti la tua anima, stimolandola<br />
come con degli sproni, procura con queste fiaccole di<br />
infiammarla affinché riami colui che ti dimostra in così<br />
tanti modi l’amore che egli ha per te. Ma ricorda anche<br />
ciò che ha detto: Se mi amate, osservate i miei<br />
comandamenti 295. Osserva, dunque, i comandamenti del<br />
tuo Creatore, osserva i comandamenti del tuo<br />
Benefattore, del tuo Redentore, del tuo Rimuneratore 296.<br />
4. Ma se i benefici sono quattro, quanti saranno i<br />
comandamenti? Sappiamo tutti che sono dieci. Allora,<br />
293 Gv 1, 14.<br />
294 Sull’unione in un solo spirito (cfr. 1Cor 6, 17) cfr. De consid. 5, V,<br />
12. Vedi E. GILSON, La teologia, 123-154; Y. CONGAR, L’Ecclésiologie,<br />
147-148.<br />
295 Gv 14, 15.<br />
296 Sul contenuto dei primi quattro capitoli di questo sermone, cfr.<br />
De dil. Deo V, 14-15.<br />
140
moltiplicando il decalogo della legge per quattro, tu<br />
ottieni una vera quaresima, una quaresima spirituale 297.<br />
Però sii costante nel timore e prepara la tua anima alla<br />
tentazione 298. Guardati dall’astuzia del serpente, osserva<br />
le insidie del nemico. Perché egli cerca di impedire la<br />
quadruplice riconoscenza che tu devi a Dio per quei<br />
suoi quattro benefici con altrettante tentazioni. Cristo le<br />
ha provate tutte, queste tentazioni, tanto che l’Apostolo<br />
ha potuto scrivere con tutta verità: Provato in ogni cosa, a<br />
somiglianza di noi, escluso il peccato 299. Forse qualcuno si<br />
meraviglierà e dirà di non avere mai letto di una quarta<br />
tentazione del Signore. Ma penso che non lo direbbe se<br />
si ricordasse di aver letto che la vita dell’uomo <strong>sul</strong>la terra è<br />
una tentazione 300. Chi si ricorda di questo, penserà che il<br />
Signore non è stato tentato solamente con le tre<br />
tentazioni che hanno avuto luogo durante il digiuno del<br />
deserto, <strong>sul</strong> pinnacolo del tempio, e <strong>sul</strong>la cima del<br />
monte. Certamente, in queste tre occasioni, la tentazione<br />
era manifesta. Tuttavia, quella che da allora in poi non<br />
gli mancò mai fino alla morte di croce, anche se più<br />
occulta, fu, però, una tentazione più violenta. E neppure<br />
questo sembrerà in disarmonia con lo schema dei<br />
quattro benefici di Dio proposto sopra. Infatti, i tre<br />
benefici che si sono già avverati, cioè la creazione, la<br />
conservazione e la redenzione, sono manifestissimi ed è<br />
possibile constatarne l’evidenza. Ma quello che riguarda<br />
la speranza della vita eterna non ci è stato ancora né<br />
concesso, né manifestato. Perciò nessuna meraviglia che,<br />
dove la causa della tentazione è nascosta, anche la<br />
297 Cfr. Introduzione, nota 197.<br />
298 Sir 2, 1.<br />
299 Eb 4, 15.<br />
300 Gb 7, 1.<br />
141
tentazione stessa sia meno evidente 301 Ma essa è più<br />
lunga e più forte perché l’avversario tira fuori tutte le<br />
risorse della sua cattiveria contro la nostra speranza.<br />
5. Dunque, in primo luogo, per renderci ingrati<br />
all’autore della natura, il maligno desta in noi una<br />
eccessiva sollecitudine per le cose necessarie alla vita,<br />
così come egli ebbe l’ardire di dire a Cristo affamato: Di’<br />
che questi sassi diventino pane 302, come se colui che ci ha<br />
creati non sapesse di che cosa siamo fatti, e come se non<br />
si desse pensiero degli uomini colui che nutre gli uccelli<br />
del cielo. Quanto si mostrano ingrati a chi ha creato tutto<br />
questo mondo per l’uomo coloro che, per ottenere i beni<br />
terreni che sono proprietà di Dio e che la cupidigia fa<br />
loro desiderare, non si vergognano di prostrarsi in<br />
adorazione davanti al maligno! Tutte queste cose ti darò,<br />
se, prostrandoti, mi adorerai 303. O miserabile, queste cose<br />
le hai forse fatte tu? E come potrai dare tu quello che è<br />
stato creato da lui? Ovvero, come si potranno sperare da<br />
te, come chiedere a prezzo della tua adorazione quelle<br />
cose che, create da lui, sono in suo potere? Quanto poi<br />
all’altra tentazione nella quale Satana dice: Gettati giù 304,<br />
stai attento, chiunque tu sia che sei salito <strong>sul</strong> pinnacolo<br />
del tempio, stai attento tu, sentinella della casa del<br />
Signore, stai attento tu, che nella Chiesa di Cristo occupi<br />
un posto sublime. Quanto ingrato saresti, anzi, quale<br />
301 La tentazione contro la speranza è dovuta all’inaccessibilità, per<br />
l’intelligenza dell’uomo viatore, della beatitudine eterna: la vita nella<br />
fede è un cammino verso una mèta che per ora è sconosciuta (cfr. Eb<br />
11, 8).<br />
302 Mt 4, 3.<br />
303 Mt 4, 9.<br />
304 Mt 4, 6.<br />
142
ingiuria commetteresti contro quel grande mistero di<br />
pietà, se nell’amministrarlo tu facessi della religione un<br />
mezzo di lucro! Come saresti infedele a colui che ha<br />
consacrato questo ministero con il suo sangue, se per<br />
mezzo di esso tu cercassi la tua gloria che non è niente,<br />
se cercassi i tuoi interessi, non quelli di Gesù Cristo!<br />
Quanto indegnamente risponderesti alla degnazione di<br />
colui che per dispensare i frutti della sua umiliazione ti<br />
ha reso sublime, di colui che ti ha affidato i divini<br />
sacramenti, che ti ha dato un potere celeste e, starei per<br />
dire, ancora più grande di quello che ha dato agli stessi<br />
angeli, se ti precipitassi giù dal pinnacolo del tempio,<br />
preso non già dal gusto delle cose del cielo, bensì da<br />
quello delle cose della terra! Ma anche tutti quelli che<br />
dalle vette della virtù si abbassano alla brama della<br />
vanagloria, indubbiamente, invece di ringraziarlo,<br />
ingiuriano il Signore delle virtù, il quale, per imprimere<br />
su di noi la forma della sua santità, ha sofferto in terra<br />
tante pene.<br />
6. Consideriamo più attentamente, fratelli, se quella<br />
prima tentazione che toglie allo spirito la sua quiete a<br />
causa della sollecitudine eccessiva per le necessità<br />
corporali non la si debba forse paragonare all’aspide.<br />
Infatti questo animale violento con il suo morso ferisce,<br />
e si tura l’orecchio per non sentire la voce<br />
dell’incantatore. E che cosa cerca di fare il tentatore con<br />
questa prima tentazione, se non di chiudere e indurire<br />
l’orecchio del cuore alle consolazioni della fede? Ma il<br />
nemico non ha avuto alcun successo nel Signore, non è<br />
riuscito a chiudere l’orecchio a colui che gli rispose: Non<br />
di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla<br />
143
occa di Dio 305. Nelle parole poi: Tutte queste cose io ti<br />
darò, se, prostrandoti, mi adorerai 306, riconoscete il sibilo<br />
seducente dell’invidia del drago. Dicono che esso,<br />
nascosto nella sabbia, con il suo soffio avvelenato attira<br />
a sé anche gli uccelli che volano. Com’era avvelenato<br />
questo soffio, quando diceva: Tutte queste cose io ti darò,<br />
se, prostrandoti, mi adorerai 307! Ma il Signore non era un<br />
uccello qualunque: il soffio del drago è rimasto<br />
impotente contro di lui.<br />
7. E che cosa diremo del basilisco? Più mostruoso degli<br />
altri, si dice che avvelena e fa morire l’uomo con il solo<br />
sguardo. Se non erro, questo serpente è la vanagloria.<br />
Guardatevi, dice il Signore, dal praticare le vostre opere<br />
buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati [22] 308.<br />
Come per dire: Guardatevi dal basilisco. Ma a chi si dice<br />
che il basilisco faccia del male? A colui che non lo ha<br />
visto. Perché, come dicono, se tu lo guardi per primo,<br />
non ti fa più nessun male, anzi, è lui che muore. Proprio<br />
così, fratelli! La vanagloria uccide quelli che non la<br />
vedono, i ciechi e i negligenti, quelli che si mettono in<br />
mostra davanti a lei, che si espongono ad essa invece di<br />
guardarla in faccia, quelli che non stanno in guardia, che<br />
non la annientano e non osservano quanto è frivola,<br />
caduca, vana, leggera. Se infatti uno guarda in questa<br />
maniera, è il basilisco che muore, e colui che guarda non<br />
rimane più ucciso dalla vanagloria, ma è essa che viene<br />
uccisa e gli cade davanti come polverizzata, anzi ridotta<br />
a niente. Mi sembra che non sia necessario di voler<br />
305 Mt 4, 4.<br />
306 Mt 4, 9.<br />
307 Ibid.<br />
308 Mt 6, 1.<br />
144
sapere come quella tentazione nella quale il diavolo<br />
dice: Se sei figlio di Dio gettati giù 309 si riferisca alla<br />
vanagloria. Infatti, perché questo invito, se non per<br />
essere lodato, per essere visto dal basilisco?<br />
8. Ma osserva come il basilisco si è nascosto, quasi per<br />
impedire al Signore di vederlo per primo. Egli dice: Sta<br />
scritto: Ai suoi angeli ha dato per te quest’ordine: e ti<br />
porteranno <strong>sul</strong>le loro mani 310 Che cosa è scritto, o maligno,<br />
dimmi, che cosa è scritto? Ai suoi angeli ha dato per te<br />
quest’ordine. Che ordine ha dato? Osservate e vedete<br />
come quell’ingannatore ha taciuto ciò che poteva<br />
distruggere le astuzie della sua frode. Infatti, che cosa ha<br />
comandato il Signore? Quello, appunto, che segue nel<br />
Salmo: Che ti custodiscano in tutte le tue vie [ 311. Forse<br />
anche nei precipizi? Che via è il buttarsi giù dal<br />
pinnacolo del tempio? Questa è una rovina, non una via.<br />
E, se è una via, essa è una delle tue vie e non delle sue.<br />
Inutilmente, per tentare il capo tu hai stravolto quello<br />
che è stato scritto a consolazione del corpo. Ha bisogno<br />
di essere custodito soltanto colui che deve temere di<br />
urtare con il suo piede contro la pietra. Ma colui per il<br />
quale questo timore non esiste non ha bisogno di essere<br />
custodito. E perché taci anche quello che segue:<br />
Camminerai sopra l’aspide e il basilisco e calpesterai il leone e<br />
il dragone 312? Questa figura riguarda proprio te. È la tua<br />
mostruosa malignità, designata con questi titoli<br />
mostruosi, a dover essere schiacciata: e non solamente<br />
dal capo, ma anche da tutto il corpo. Ma, dopo questo<br />
309 Mt 4, 6.<br />
310 Mt 4, 6.<br />
311 Sal <strong>90</strong>, 11.<br />
312 Sal <strong>90</strong>, 13.<br />
145
triplice smacco vergognoso, il diavolo non si serve più<br />
contro il Signore dell’astuzia del serpente, bensì della<br />
crudeltà del leone, giungendo fino agli oltraggi, fino ai<br />
flagelli, fino agli schiaffi, fino alla morte e alla morte di<br />
croce. Ma il Leone della tribù di Giuda ti ha apertamente<br />
schiacciato sotto i suoi piedi anche quando volevi farla<br />
da leone. Così, fratelli, anche contro di noi, quando si<br />
vede annientato in tutti gli altri suoi assalti, fa scoppiare<br />
con tutto il suo furore una persecuzione quale mai<br />
avvenne prima, per impedire, con l’asprezza della<br />
tribolazione, l’accesso al regno celeste a quelli che lo<br />
sperano. Beata l’anima la quale, calpestando con<br />
l’impeto della sua forza anche quel leone, riuscirà a<br />
impadronirsene con la violenza.<br />
9. Pertanto, dilettissimi, dopo queste considerazioni<br />
cerchiamo di camminare con molta circospezione e con<br />
sollecitudine, come se si camminasse sopra un aspide e<br />
un basilisco. Guardiamoci da ogni radice amara, di<br />
modo che nessuno di noi sia trovato mordace, nessuno<br />
arrogante e violento, nessuno inesorabile e ribelle. E non<br />
buttiamoci giù, ma saliamo in alto e andiamo oltre lo<br />
sguardo letale della gloria temporale, affinché, secondo<br />
il detto della Scrittura: Invano si tenda la rete sotto gli occhi<br />
degli uccelli [27] 313, calpestiamo insieme il leone e il<br />
drago, affinché non ci spaventi il ruggito di quello, né ci<br />
contamini il soffio di questo. Sembra che questi quattro<br />
mostri fomentino anche quattro passioni, ognuno la sua.<br />
Il drago a quale tende insidie in modo tutto speciale?<br />
Penso alla cupidigia, perché sa che è la radice di tutti i<br />
mali e che sconvolge il cuore nel più forte dei modi. Per<br />
questo, simulando di voler provvedere ai suoi bisogni,<br />
313 Pr 1, 17.<br />
146
disse al Signore: Tutte queste cose io ti darò 314. Quanto al<br />
leone, si sa che non emette i suoi ruggiti spaventosi se<br />
non alla porta di chi è già in preda della paura. L’aspide,<br />
poi, osserva le porte della tristezza, perché le ritiene<br />
facilissimamente accessibili ai suoi morsi. Per cui non si<br />
è avvicinato al Signore Gesù fino a tanto che non lo vide<br />
affamato. Invece, l’allegria bisogna che stia molto in<br />
guardia contro il basilisco, perché esso suole introdurre i<br />
raggi velenosi dei suoi occhi specialmente attraverso<br />
quel passaggio, e la vanagloria non reca danno se non<br />
quando uno si abbandona a una gioia vuota.<br />
10. Ma osserva anche se forse non sia possibile opporre a<br />
questi quattro pericoli quattro virtù. Il leone ruggisce: chi<br />
mai non tremerà? 315 Se uno ci riesce, sarà certamente<br />
colui che è forte. Ma, vinto il leone, si nasconde nella<br />
sabbia il drago, per attirare l’anima con il suo soffio<br />
velenoso, ispirandole in qualche modo con esso la<br />
brama delle cose terrene. Chi pensi tu che riuscirà a<br />
evitare le sue insidie? Nessuno se non chi è prudente.<br />
Ma capita che, mentre stai attento a non degradarti con<br />
la brama delle cose terrene, c’è chi forse ti tormenta con<br />
qualche molestia. Ecco che allora compare <strong>sul</strong>l’istante<br />
l’aspide. Gli sembra, infatti, di aver trovato il momento<br />
giusto. Chi riuscirà a non essere irritato da quest’aspide?<br />
Sicuramente l’uomo di animo temperante e moderato,<br />
che ha imparato a essere ricco e a essere povero. Ma<br />
penso che, quando avrai riportato questa vittoria,<br />
l’occhio cattivo della vanagloria, lusingandoti con<br />
insistenza, ti vorrà incantare. Chi sarà capace di<br />
distogliere da essa il proprio sguardo? Per certo il<br />
314 Mt 4, 9.<br />
315 Am 3, 8.<br />
147
giusto, che non solamente non vorrà usurpare per sé la<br />
gloria che è propria di Dio, ma nemmeno accettare<br />
quella che viene da un uomo, cioè quel giusto che<br />
compie rettamente quello che è giusto, che non pratica la<br />
sua giustizia davanti agli uomini e che, pur essendo<br />
giusto, non si inorgoglisce. Questa virtù della giustizia<br />
consiste specialmente nell’umiltà, essa purifica<br />
l’intenzione e consegue un merito tanto più vero ed<br />
efficace quanto meno lo attribuisce a sé.<br />
148
SERMONE QUINDICESIMO<br />
«Perché ha sperato in me, lo libererò, lo proteggerò,<br />
perché ha conosciuto il mio nome»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 14)<br />
1. Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi<br />
ristorerò, dice il Signore. Prendete il mio giogo sopra di voi e<br />
troverete ristoro per le vostre anime. il mio giogo, infatti, è<br />
dolce, e il mio carico leggero 316. Egli invita gli affaticati al<br />
ristoro, stimola gli oppressi al riposo. Ma per ora non<br />
toglie il carico e la fatica: piuttosto li cambia in un altro<br />
carico, in un’altra fatica, ma in un carico leggero, in un<br />
giogo soave, sotto il quale, anche se non sembra, si trova<br />
ugualmente riposo e conforto. Un gran peso è il peccato,<br />
più grave di quel talento di piombo di cui parla il<br />
Profeta 317. È sotto questo carico che gemeva colui che<br />
diceva: Le mie iniquità hanno superato il mio capo, come<br />
carico pesante mi hanno oppresso 318. Qual è dunque il<br />
carico di Cristo, il carico leggero? Mi sembra che sia il<br />
carico dei suoi benefici. Un carico dolce, ma soltanto per<br />
chi lo sente, per chi lo prova. Altrimenti, se lo ignori, se<br />
non ci fai caso, diventa ben pesante e pericoloso. L’uomo<br />
nel tempo della sua esistenza terrena è un animale da<br />
soma. Se porta ancora i suoi peccati, essi sono un peso<br />
grave; se ne è stato liberato, il peso è certamente meno<br />
grave; tuttavia, se giudica rettamente, troverà che questo<br />
stesso sgravio che ho menzionato è un carico non meno<br />
pesante di quello dei peccati. Dio ci carica quando ci<br />
scarica: quando ci scarica dei nostri peccati ci carica dei<br />
316 Mt 11, 28-30.<br />
317 Zc 5, 7.<br />
318 Sal 37. 5.<br />
149
suoi benefici. Ecco la voce di chi è carico: Che cosa renderò<br />
al Signore per quanto mi ha dato? 319 Voce di chi è carico è<br />
anche questa: Signore, allontanati da me che sono peccatore<br />
320, così com’è voce di chi è carico: Ho sempre temuto Dio<br />
come si teme d’essere sommersi dai flutti del mare quand‘è<br />
agitato 321. Sempre, dice Giobbe, ho temuto: sia prima, sia<br />
anche dopo aver ottenuto il perdono dei peccati. Felice<br />
l’uomo che teme sempre e non è meno angustiato dalla<br />
preoccupazione di essere sommerso dai benefici che dai<br />
peccati.<br />
2. A dire il vero, è per stimolarci alla riconoscenza e per<br />
invitarci all’amore che ci viene ricordata la liberalità<br />
divina così premurosa e così ricca. Ai suoi angeli ha dato<br />
per te quest’ordine: di custodirti in tutte le tue vie 322. Che<br />
altro poteva farti che non abbia fatto? Capisco ciò che<br />
pensi, o nobile creatura. Tu gusti l’amicizia degli angeli<br />
del Signore, ma brami di possedere lo stesso Signore<br />
degli angeli. Non contento dei suoi messaggeri, tu<br />
preghi e desideri che colui che un tempo parlava per<br />
mezzo dei suoi ministri si faccia presente a te e ti baci<br />
non per mezzo d’altri, ma con il bacio della sua bocca 323.<br />
Hai sentito che dovrai camminare sopra l’aspide e il<br />
basilisco, sopra il leone e sopra il drago, e non ignori la<br />
vittoria di Michele e dei suoi angeli <strong>sul</strong> drago. Tuttavia<br />
non è a Michele, ma al Signore, che è rivolto il grido dei<br />
tuoi desideri: Liberami, mettimi accanto a te e venga pure<br />
319<br />
Sal 115, 12.<br />
320<br />
Lc 5, 8.<br />
321<br />
Gb 31, 23.<br />
322<br />
Sal <strong>90</strong>, 11.<br />
323<br />
Cfr. Introduzione, pp. LXVII-LXVIII.<br />
150
chiunque a combattere contro di me 324. Questo non è<br />
soltanto afferrare un riparo più alto degli altri, ma<br />
addirittura il più alto di tutti, cosicché colui che dice: O<br />
Signore, tu sei la mia speranza, giustamente si senta<br />
rispondere: Hai posto il tuo rifugio nel luogo più alto 325.<br />
3. Il Signore, che è pietà e tenerezza, non disdegna di<br />
essere la speranza dei miseri, non ricusa di farsi il<br />
liberatore e il protettore di quelli che sperano in lui.<br />
Perché ha sperato in me, egli dice, lo libererò; lo proteggerò<br />
perché ha conosciuto il mio nome 326. Effettivamente, se il<br />
Signore non custodisce la città, invano veglia il custode 327,<br />
sia questi un uomo oppure un angelo. I monti cingono<br />
Gerusalemme, ma questo sarebbe poco, anzi niente del<br />
tutto, se non ci fosse anche il Signore intorno al suo<br />
popolo. Per questo si dice giustamente nel Cantico dei<br />
Cantici che la sposa, pur avendo trovato le guardie —<br />
anzi essendo stata trovata da esse, perché lei non le<br />
cercava —, non si è fermata né si è contentata di loro, ma<br />
essendosi brevemente informata dell’amato, volò in<br />
gran fretta verso di lui. Il suo cuore infatti era pieno di<br />
fiducia non nelle guardie, ma nel Signore, e se mai<br />
qualcuno l’avesse consigliata diversamente, avrebbe<br />
risposto: Nel Signore ho fiducia; perché dite all’anima mia:<br />
Fuggi come un passero verso il monte? 328. I Corinzi non<br />
hanno tenuto questa condotta accorta, quando, quasi<br />
offendendo alcune delle guardie, si fermarono senza<br />
oltrepassarle dicendo: Io sono di Cefa, io invece di Paolo, e<br />
324 Gb 17. 3.<br />
325 Sal <strong>90</strong>, 9.<br />
326 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />
327 Sal 126, 1.<br />
328 Sal 10, 2.<br />
151
io di Apollo 329. Ma che cosa hanno fatto quelle guardie<br />
così modeste e così circospette? Esse, santamente gelose<br />
di una gelosia divina, non potevano appropriarsi della<br />
sposa, avendola promessa a un unico sposo per<br />
presentarla quale vergine casta a Cristo. Mi hanno<br />
percossa, mi hanno ferita 330, dice la sposa. Perché lo hanno<br />
fatto? Se non erro, per spronarla ad andare oltre,<br />
affinché potesse poi trovare l’amato. Anzi, mi han tolto<br />
anche il mantello 331 aggiunge essa, indubbiamente perché<br />
potesse correre più spedita. E bisogna osservare con<br />
quanta forza l’Apostolo colpisce e con quali frecce<br />
ferisce coloro che avevano deviato verso le guardie:<br />
Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che<br />
siete stati battezzati? 332 E ancora: Quando uno dice: Io sono<br />
di Paolo, e un altro: Io sono di Apollo, non vi dimostrate<br />
semplicemente uomini? Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è<br />
Paolo? Ministri di Colui nel quale avete creduto 333. Perché ha<br />
sperato in me, lo libererò 334. Non nelle guardie, non negli<br />
uomini, non negli angeli, ma in me ha sperato, aspettando<br />
soltanto da me ogni bene, anche quello che pur ha<br />
ricevuto da loro. Infatti ogni buon regalo e ogni dono<br />
perfetto viene dall’alto e discende dal Padre delle luci 335. Si<br />
deve a me se la vigilanza degli uomini <strong>sul</strong>la condotta<br />
esteriore dei loro sudditi ha buon effetto, poiché sono io<br />
che ho assegnato loro degli uomini come custodi. È per<br />
mio ordine che gli angeli vegliano come sentinelle per<br />
329<br />
1Cor 1, 12.<br />
330<br />
Ct 5, 7.<br />
331<br />
Ibid.<br />
332<br />
1Cor 1, 13.<br />
333<br />
1Cor 3, 4-5.<br />
334<br />
Sal <strong>90</strong>, 14.<br />
335<br />
Gc 1, 17.<br />
152
osservare i movimenti più nascosti dell’anima, e<br />
specialmente per ispirare quelli buoni e per respingere<br />
gli istigatori maligni di cattive suggestioni. Ma la<br />
custodia dell’intenzione nel suo arcano più segreto non<br />
soltanto deve derivare da me, ma bisogna che la compia<br />
io personalmente, perché là dentro non può penetrare<br />
né l’occhio umano, né quello angelico 336.<br />
4. Prendiamo atto, fratelli, di queste tre specie di custodi<br />
e comportiamoci verso ognuno di essi come si deve.<br />
Comportiamoci bene davanti agli uomini, davanti agli<br />
angeli, davanti a Dio. Sforziamoci di piacere a tutti loro,<br />
in tutte le cose, ma specialmente a colui che è al di sopra<br />
di tutte le cose. Cantiamo a lui davanti agli angeli,<br />
affinché in essi si compia a nostro riguardo ciò che sta<br />
scritto: Quelli che ti temono mi vedranno e si rallegreranno,<br />
perché io ho riposto ogni mia speranza nelle tue parole 337.<br />
Obbediamo ai nostri capi perché essi vegliano su di noi<br />
come chi ha da rendere conto delle nostre azioni,<br />
affinché non lo facciamo gemendo. E in verità — per<br />
grazia di Dio, dal quale solamente deriva questo dono<br />
— a tale riguardo non ho da farvi molte<br />
raccomandazioni, né ho da essere molto preoccupato<br />
per voi. Qual è infatti il motivo della mia gioia e della<br />
mia gloria se non la vostra obbedienza pronta e la vostra<br />
condotta irreprensibile? E quanto più grande ancora non<br />
sarebbe questa mia gioia se fossi sicuro che neppure gli<br />
angeli vedono in voi alcunché di disdicevole, e che<br />
presso nessuno di voi sta nascosto alcunché<br />
dell’anatema di Gerico 338, che nessuno mormora,<br />
336 Cfr. De consid. 5, V, 12. Vedi anche Introduzione, nota 244.<br />
337 Sal 118, 74.<br />
338 Cfr. Gs 6, 18.<br />
153
nessuno fa della maldicenza in segreto, nessuno agisce<br />
con ipocrisia o con rilassatezza, oppure rivolge nella<br />
mente pensieri vergognosi dai quali, ahimè, talvolta<br />
suole essere turbato anche lo stesso corpo? Questo mi<br />
porterebbe certamente un grande aumento di gioia, ma<br />
non ancora la sua pienezza. Infatti, non siamo ancora<br />
così perfetti da non tenere in nessun conto l’essere<br />
giudicati dagli uomini, meno ancora da non essere noi<br />
stessi consapevoli di colpa alcuna. Ché, se anche i<br />
perfetti temono il giudice che scruta gli angoli più<br />
occulti del nostro animo, quanto più dobbiamo tremare<br />
noi al ricordo di quel giudizio! Oh! Se potessi essere<br />
certo che in tutti noi non c’è nulla che possa offendere<br />
quell’occhio che solo conosce perfettamente ciò che è<br />
nell’uomo e che vede anche ciò che l’uomo stesso non<br />
vede in sé! Meditiamo con la massima serietà questo<br />
giudizio, fratelli, e consideriamolo con timore e tremore<br />
tanto più frequentemente quanto meno riusciamo a<br />
comprendere l’abisso impenetrabile dei giudizi di Dio e<br />
le sue irrevocabili decisioni. È con questo timore che la<br />
speranza diviene meritoria, è con esso che si spera con<br />
frutto.<br />
5. Se si osserva attentamente, si capisce che proprio il<br />
timore è un fondamento solidissimo ed efficace di<br />
speranza. Questo timore, infatti, è uno dei più grandi<br />
doni di Dio, e il fatto che riceviamo le sue grazie nella<br />
vita presente ci conferma nella speranza dei beni futuri.<br />
Infine, il Signore si compiace di chi lo teme 339, e vi è vita<br />
nella sua benevolenza 340, e nel suo beneplacito salvezza<br />
339 Sal 146, 11.<br />
340 Sal 29, 6.<br />
154
eterna. Io lo libererò, perché ha sperato in me 341. Liberalità<br />
dolcissima il non deludere coloro che sperano in lui!<br />
Tutto il merito dell’uomo sta nel porre l’intera sua<br />
speranza in colui che ha salvato tutto l’uomo: In te hanno<br />
sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te<br />
gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi<br />
342. Chi, infatti, ha confidato in lui ed è rimasto deluso? 343<br />
Confida sempre in lui, o popolo 344. Ogni luogo che la pianta<br />
del vostro piede calcherà, sarà vostro 345. Il vostro piede è la<br />
vostra speranza. Essa otterrà tutto quello che vorrà<br />
purché si fissi tutta su Dio, restando salda senza<br />
vacillare. Perché temere l’aspide o il basilisco? Perché<br />
aver paura del ruggito del leone e del sibilo del drago?<br />
346<br />
6. Perché ha sperato in me, lo libererò. E per di più, dopo<br />
che è stato liberato, affinché non sia più assalito, affinché<br />
non abbia più bisogno di essere liberato, lo proteggerò 347<br />
e lo conserverò, ma a condizione che conosca il mio<br />
nome e non attribuisca a sé la sua liberazione, ma dia<br />
gloria al mio nome. Lo proteggerò perché ha conosciuto il<br />
mio nome 348. La glorificazione ci sarà data nella presenza<br />
del suo volto, invece la protezione nella conoscenza del<br />
suo nome. Il fondamento della speranza sta nella<br />
conoscenza del nome di Dio, il suo contenuto, invece, si<br />
341 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />
342 Sal 21, 5-6.<br />
343 Sir 2, 11.<br />
344 Sal 61, 9.<br />
345 Dt 11, 24.<br />
346 Cfr. QH 14, 9.<br />
347 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />
348 Ibid.<br />
155
trova nella sua visione. Infatti, ciò che si spera, se visto,<br />
non è più speranza 349. La fede giunge attraverso l’udito<br />
ed è, come dice lo stesso Apostolo, fondamento delle cose<br />
che si sperano 350. Lo proteggerò perché ha conosciuto il mio<br />
nome 351. Non conosce il suo nome colui che né lo onora<br />
come Padre, né lo teme come Signore. Non conosce il<br />
suo nome colui che volge le sue affezioni a cose vane e a<br />
folli stoltezze. Beato l’uomo che ha posto la sua speranza nel<br />
Signore, e non fissa lo sguardo <strong>sul</strong>le cose vane e su folli<br />
stoltezze 352. Pietro aveva conosciuto questo nome<br />
quando diceva: Non vi è infatti altro nome dato agli uomini<br />
nel quale è stabilito che possiamo essere salvati 353. Noi pure,<br />
se conosciamo il nome santo che è stato invocato sopra<br />
di noi, dobbiamo desiderare che esso sia sempre<br />
santificato dentro di noi e, secondo l’insegnamento del<br />
Salvatore, pregare così: Padre nostro che sei nei cieli, sia<br />
santificato il tuo nome 354. Finalmente, senti che cosa segue<br />
nel Salmo: Alzerà verso di me il suo grido, e io lo esaudirò 355.<br />
Ecco il frutto della conoscenza del nome: il grido della<br />
preghiera; e poi il frutto del grido: l’ascolto da parte del<br />
Salvatore. Infatti, come poteva il Salmista essere<br />
esaudito senza pregare, e come poteva pregare senza<br />
conoscere il nome del Signore? Sia ringraziato colui che<br />
ha manifestato agli uomini il nome del Padre e che ha<br />
stabilito il frutto della salvezza nella sua invocazione,<br />
349 Rm 8, 24.<br />
350 Eb 11, 1.<br />
351 Sal <strong>90</strong>, 14.<br />
352 Sal 39, 5.<br />
353 At 4, 12.<br />
354 Mt 6, 9.<br />
355 Sal <strong>90</strong>, 15.<br />
156
così com’è scritto: Chi invocherà il nome del Signore<br />
sarà salvo 356.<br />
356<br />
Gl 2, 32. Per Bernardo ―conoscere il nome dei Signore‖ significa<br />
riferire a Dio ogni successo, temerio, adempiere ia sua volontà,<br />
pregare professando nella preghiera ia sua infinita potenza e bontà.<br />
157
158
SERMONE SEDICESIMO<br />
«Ha gridato a me e io lo esaudirò: sono con lui nella<br />
tribolazione, lo libererò e lo glorificherò»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 15)<br />
1. Ha gridato a me e io lo esaudirò. Questo è davvero un<br />
testamento di pace, un’ alleanza di bontà, un patto di<br />
misericordia e di compassione. Ha sperato in me e io lo<br />
libererò, ha conosciuto il mio nome e lo proteggerò, ha gridato<br />
a me e lo esaudirò. Non dice: «Era degno, era giusto e<br />
retto, le sue mani erano innocenti e il suo cuore puro:<br />
per questo lo libererò, lo proteggerò, lo esaudirò». Se il<br />
Signore parlasse così o in maniera simile, chi non si<br />
perderebbe d’animo? Chi può gloriarsi di avere il cuore<br />
puro? 357 Invece presso di te è la misericordia e per questa tua<br />
legge ti ho atteso, o Signore 358. Dolce questa legge che<br />
mette il merito dell’esaudimento nel grido della<br />
domanda. Ha gridato a me, egli dice, e io lo esaudirò.<br />
Giustamente non è esaudito colui che trascura di gridare<br />
o non chiedendo nulla, oppure chiedendo con<br />
tiepidezza e negligenza. Poiché negli orecchi di Dio un<br />
desiderio ardente è un grido forte, mentre un desiderio<br />
languido è una voce sommessa. Quand’è che il grido<br />
penetrerà le nubi? Quando sarà ascoltato nel cielo?<br />
Perché colui che prega sappia che deve gridare, è<br />
avvertito subito, all’inizio stesso della sua preghiera, che<br />
il Padre al quale sta per rivolgerla dimora nel cielo,<br />
affinché si ricordi che deve lanciarla lassù, pari a una<br />
freccia, con uno sforzo potente dello spirito. Dio è spirito<br />
359, e chiunque desidera che il suo grido lo raggiunga<br />
357 Pr 20, 9.<br />
358 Sal 129, 4.<br />
359 Gv 4, 24.<br />
159
deve gridare con lo spirito. Infatti, colui al quale diciamo<br />
giustamente: Dio del mio cuore 360, come non guarda<br />
l’esterno alla maniera degli uomini ma scruta il cuore,<br />
così tende i suoi orecchi alla voce del cuore piuttosto che<br />
a quella delle labbra. Per questo Mosè, anche tacendo<br />
con le labbra, fece udire il grido del cuore. Il Signore<br />
infatti gli dice: Perché gridi verso di me? 361<br />
2. Ha gridato a me e io lo esaudirò. Non senza motivo ha<br />
gridato a Dio. È la grandezza dell’avversità che gli ha<br />
strappato un grido così grande. Infatti, che cosa ha<br />
chiesto con esso se non la consolazione, la liberazione, la<br />
glorificazione? Altrimenti, com’è che viene esaudito in<br />
queste domande se ha chiesto altre cose? Lo esaudirò,<br />
dice. In che cosa o in quali cose lo esaudirai, o Signore?<br />
Sono con lui nella tribolazione, lo libererò e lo glorificherò. Io<br />
penso che questo triplice intervento divino debba<br />
riferirsi al solenne triduo sacro che ormai stiamo per<br />
celebrare 362. Anche il Signore, infatti, ha sofferto<br />
tribolazioni e affanni quando, in cambio della gioia che gli<br />
era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando<br />
l’ignominia 363. Tuttavia gli avvenimenti della passione<br />
che lo riguardavano, com’egli predisse prima di morire,<br />
ebbero termine, e, secondo ciò che disse morendo, tutto<br />
fu compiuto 364. Da quel momento, entrò nel riposo del<br />
sabato. Ma la gloria della risurrezione non si fece<br />
attendere: al terzo giorno, di buon mattino, il Sole di<br />
giustizia si levò per noi dal sepolcro. Così il frutto della<br />
360 Sal 72, 26.<br />
361 Es 14, 15. Cfr. Introduzione, p. LXVIII.<br />
362 Cfr. Introduzione, pp. L-LI. LXVIII-LXIX.<br />
363 Eb 12, 2.<br />
364 Gv 19, 30.<br />
160
tribolazione e la verità della liberazione si sono<br />
manifestati insieme nella gloria della risurrezione. Un<br />
triduo simile al suo sembra che possa applicarsi anche a<br />
noi. Sono con lui nella tribolazione, dice il Signore.<br />
Quando, se non nel giorno della nostra tribolazione, nel<br />
giorno della nostra croce, quando in noi si compie quello<br />
che ha detto lui stesso: Voi avrete tribolazione nel mondo 365<br />
e quello che ha detto il suo Apostolo: Tutti quelli che<br />
vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, saranno perseguitati<br />
366? Infatti, prima del giorno della nostra sepoltura non<br />
potrà aver luogo per noi una liberazione piena e<br />
perfetta, perché un giogo pesante grava sui figli di Adamo,<br />
dal giorno della loro nascita dal grembo materno al giorno<br />
della sepoltura nella madre comune 367. È in questo giorno<br />
solamente che io lo libererò, dice il Signore, quando cioè<br />
il mondo non potrà fare più nessun male, né al corpo, né<br />
all’anima. La glorificazione, poi, è riservata all’ultimo<br />
giorno, quello della risurrezione, quando il corpo che<br />
ora si semina ignobile risorgerà glorioso 368.<br />
365<br />
Gv 16, 33.<br />
366<br />
2Tm 3, 12.<br />
367<br />
Sir 40, 1.<br />
368<br />
Se con la morte cessa ogni sofferenza, la glorificazione piena<br />
per Bernardo è rimandata alla fine dei tempi. L’uomo infatti non<br />
è un’unione accidentale di due sostanze diverse, ma trova la sua<br />
verità piena quando all’anima si riunisce il corpo glorificato.<br />
Inoltre, per la sensibilità ecclesiale di Bernardo, l’anima<br />
individuale è sposa del Verbo nella Chiesa e attraverso di essa,<br />
che è la Sposa in senso primario e proprio, per cui non può<br />
entrare ―ad nuptias‖ prima che vi sia entrato tutto il corpo<br />
ecclesiale: cfr. In fest. omnium Sanctorum 3, 1. Vedi H. DE LUBAC,<br />
Cattolicismo, Roma 1948, 104.<br />
161
3. Ma come veniamo a sapere che egli è con noi nella<br />
tribolazione? Dal fatto stesso che perseveriamo in essa.<br />
Chi, infatti, potrebbe sostenere, tener duro, persistere<br />
senza di lui? 369 Consideriamo perfetta letizia, fratelli<br />
miei, quando subiamo ogni sorta di prove, non soltanto<br />
perché è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare<br />
nel regno di Dio 370, ma anche perché il Signore è vicino a<br />
chi ha il cuore ferito 371. Se dovrò camminare in mezzo<br />
all‘ombra della morte, dice uno, non temerò alcun male,<br />
perché tu sei con me 372. Così dunque egli è con noi tutti i<br />
giorni fino alla fine del mondo. E quand’è che noi<br />
saremo con lui? Per certo quando saremo rapiti, per andare<br />
incontro al Signore nell’aria, e così saremo sempre con il<br />
Signore 373. Quando saremo manifestati con lui nella<br />
gloria? Quando si manifesterà Cristo che è la nostra vita.<br />
Ma per ora è necessario che la nostra gloria resti<br />
nascosta, bisogna che la tribolazione preceda la<br />
liberazione e la liberazione la glorificazione. Ecco la voce<br />
di uno che è stato liberato: Ritorna, anima mia, alla tua<br />
pace, perché il Signore ti ha beneficato; egli ha liberato la mia<br />
anima dalla morte, i miei occhi dalle lacrime, i miei piedi dalla<br />
caduta 374.<br />
Lo libererò e lo glorificherò. Beato colui che, per ora,<br />
possiede te come suo aiuto e come suo conforto, aiuto nel<br />
tempo del bisogno, nella tribolazione 375. Ma quanto più<br />
beato colui che tu hai già strappato e liberato da tanti<br />
369<br />
Cfr. QH, Praef., 1.<br />
370<br />
At 14 21.<br />
371<br />
Sal 33 19.<br />
372<br />
Sal 22, 4.<br />
373<br />
1Ts 4 17.<br />
374<br />
Sal 114 7-8.<br />
375<br />
Sal 9, 10.<br />
162
mali! Quanto più beato colui che è stato liberato dal<br />
laccio dei cacciatori e che ormai è stato rapito, perché la<br />
malizia non ne muti i sentimenti, o l’inganno non ne travii<br />
l’animo 376! E infinitamente più beato colui che avrai<br />
accolto presso dite, colui che avrai colmato con i beni<br />
della tua casa, colui che avrai trasfigurato anche nel<br />
corpo a somiglianza del tuo splendore!<br />
4. E ora, figlioli, gridiamo verso il cielo e il Signore avrà<br />
pietà di noi. Gridiamo verso il cielo perché sotto il cielo<br />
tutto è fatica e dolore, tutto è vanità e afflizione di<br />
spirito. E poi, il cuore dell’uomo è malvagio e<br />
inscrutabile, e i suoi pensieri inclinati al male. In me,<br />
cioè nella mia carne, non abita il bene. È la legge del<br />
peccato che abita in essa e che muove guerra alla legge<br />
dello spirito. Inoltre, il mio cuore mi è venuto meno 377 e il<br />
corpo è morto a causa del peccato 378. Ciascun giorno ha<br />
abbastanza della sua pena e il mondo giace tutto sotto il<br />
potere del maligno. Com’è malvagio questo mondo in<br />
tutte le cose! Con quanta perversità i desideri mondani<br />
fanno guerra all’anima! Vi sono poi anche i dominatori<br />
di questo mondo di tenebra, gli spiriti del male, le<br />
potenze dell’aria e, fra di esse, il serpente, il più astuto<br />
di tutti gli animali. Tutto questo si trova sotto il sole,<br />
tutto questo sotto il cielo. In quale di tutte queste cose<br />
puoi tu trovare rifugio? In quale di esse speri tu di<br />
trovare un po’ di conforto e un p0’ di aiuto? Se lo cerchi<br />
dentro dite, il corpo corruttibile appesantisce l’anima 379 Se<br />
intorno a te, la dimora terrestre deprime lo spirito dai molti<br />
376 Sap 4, 11.<br />
377 Sal 39, 13.<br />
378 Rm 8, 10.<br />
379 Sap 9, 15.<br />
163
pensieri 380. Cercalo allora sopra di te, ma stai bene<br />
attento a oltrepassare le schiere che abitano nell’aria 381.<br />
Sapendo, infatti, che ogni buon regalo e ogni dono<br />
perfetto non può venire se non dall’alto, essi si tengono<br />
fra cielo e terra come ladri appostati in mezzo alla<br />
strada. Allora scavalca, scavalca quegli spiriti maligni<br />
che sono sempre in agguato per controllare e osservare<br />
instancabilmente il passaggio, affinché nessuno possa<br />
evadere verso quella città beata. Se ti avranno percosso o<br />
ferito, lascia loro il mantello che una volta Giuseppe in<br />
Egitto lasciò nelle mani dell’adultera, lascia il lenzuolo,<br />
come quel giovane del Vangelo, per poter fuggire via<br />
libero da loro. Forse che è stato dato nelle mani di<br />
Satana solamente il mantello di colui nei cui riguardi il<br />
Signore dice: Risparmia soltanto la sua vita 382?<br />
Dunque, in alto il cuore, in alto il grido, in alto i<br />
desideri, in alto la vita, in alto la tensione del cuore e<br />
ogni tua attesa venga dall’alto. Alza la voce verso il cielo<br />
per essere esaudito e perché il Padre che è nei cieli ti mandi<br />
l’aiuto dal suo santuario e dall’alto di Sion ti protegga 383.<br />
Finché vivi, egli ti venga in aiuto nella prova, poi ti liberi<br />
dalla tribolazione, e ti glorifichi nella risurrezione. Cose<br />
grandi sono queste, ma sei tu, o grande Signore, che ce<br />
le hai promesse. Noi speriamo nella tua promessa. Per<br />
questo osiamo dire: ―Se gridiamo con cuore pio, per<br />
certo ci sei debitore <strong>sul</strong>la tua parola. Amen‖ 384.<br />
380<br />
Ibid.<br />
381<br />
Cfr. nota 8 al sermone I.<br />
382<br />
Gb 2 6.<br />
383<br />
Sal 19, 3.<br />
384<br />
Inno Summi largitor praemii, vv. 11-12, cantato dai Cistercensi a<br />
Compieta nel tempo quaresimale.<br />
164
SERMONE DICIASSETTESIMO<br />
«Lo colmerò di lunghezza di giorni e gli mostrerò la<br />
mia salvezza 385»<br />
(Sal <strong>90</strong>, 16)<br />
1. Ci capita una buona combinazione, fratelli, perché<br />
questo versetto del Salmo si adatta perfettamente al<br />
tempo liturgico nel quale ci troviamo. Fra breve<br />
celebreremo la Risurrezione del Signore e già fin d’ora è<br />
promessa a ognuno di noi la propria risurrezione,<br />
affinché le membra ricordino con maggiore giubilo,<br />
come già compiuto nel capo, ciò che attendono con ansia<br />
doversi un giorno compiere in esse. Come termina bene<br />
questo Salmo, quando a chi salmeggia è promessa una<br />
fine così beata! Lo si termina con gioia, quando in esso si<br />
promette una pienezza così lieta. Lo colmerò di lunghezza<br />
di giorni, dice il Signore, e gli mostrerò la mia salvezza 386.<br />
Quante volte, fratelli, vi ricordo che, secondo il detto di<br />
Paolo, la pietà porta con sé la promessa della vita<br />
presente e quella della vita futura. Per cui lo stesso<br />
Apostolo dice: Avete ora per vostro frutto la santificazione e<br />
per fine la vita eterna 387. Ecco la pienezza che è promessa<br />
in questo passo, ecco la pienezza di giorni. E che cosa è<br />
385 In questo sermone riecheggiano i temi essenziali di tutta la serie.<br />
La pietà, sinonimo di vita monastica, conduce alla santificazione;<br />
nella santificazione è contenuta in germe la vita eterna, condivisione<br />
della vita divina e della gloria di Cristo Salvatore, che rifulge come<br />
mèta suprema della speranza e del desiderio del monaco e del<br />
cristiano. Ancora una volta la fedeltà alle austerità della vita<br />
cistercense è presentata come fondamento di questa speranza e<br />
pegno della presenza del Signore, adombrata nella presenza di un<br />
essere divino accanto ai tre giovani nella fornace.<br />
386 Sal <strong>90</strong>, 16.<br />
387 Rm 6, 22.<br />
165
tanto lungo come quello che non finisce mai? È un buon<br />
fine la vita eterna, un buon fine quello che non ha fine. In<br />
effetti, quello che finisce bene è bene anche in se stesso.<br />
Lavoriamo allora per la nostra santificazione, perché essa<br />
è buona e perché termina in una vita senza fine.<br />
Cerchiamo la santità e la pace, senza la quale nessuno<br />
potrà vedere Dio. Lo colmerò di lunghezza di giorni e gli<br />
mostrerò la mia salvezza. Questa promessa viene dalla<br />
destra di Dio, è il dono di quella destra che una volta un<br />
Santo desiderava gli fosse pòrta: Tu porgerai la tua destra,<br />
egli dice, all’opera delle tue mani 388. Delizie eterne in<br />
questa destra. Anche colui del quale il Salmista dice: Vita<br />
ti ha chiesto, e tu gli hai concesso lunghi giorni in eterno,<br />
senza fine 389 desiderò e ottenne che gli fosse data questa<br />
destra. Il Saggio ha detto ancora più chiaramente: Nella<br />
sua destra lunghezza di giorni e nella sua sinistra ricchezza e<br />
onore 3<strong>90</strong>. Chi è che brama la vita e desidera di vedere dei giorni<br />
felici? 391 In realtà, questa vita che viviamo è più morte<br />
che vita, non è una vita in senso pieno, ma è una vita<br />
mortale. Quando siamo sicuri che uno sta avvicinandosi<br />
alla morte diciamo che muore. E che cosa facciamo noi<br />
dal principio della nostra esistenza se non avvicinarci<br />
alla morte e incominciare a morire? Inoltre anche i giorni<br />
di questa vita, quali che siano, sono pochi e cattivi, come<br />
dice il santo Patriarca 392. Si vive veramente soltanto là<br />
dove la vita è viva e vitale. I giorni felici si trovano<br />
solamente là dove essi durano per sempre. Sia<br />
ringraziato colui che dispone tutto non solo con forza,<br />
388<br />
Gb 14, 15.<br />
389<br />
Sal 20, 5.<br />
3<strong>90</strong><br />
Pr 3, 16.<br />
391<br />
Sal 33, 13.<br />
392<br />
Si tratta di Giacobbe: cfr. Gen 47, 9.<br />
166
ma anche con dolcezza, perché la pochezza di quei giorni<br />
dei quali ciascuno ha la sua pena passa ben presto,<br />
mentre là dove i giorni sono felici vi sarà anche l’eternità.<br />
2. Lo colmerò di lunghezza di giorni. Di ciò che prima il<br />
Signore aveva detto con le parole: Lo glorificherò, ora in<br />
questo versetto spiega chiaramente il significato. E chi<br />
non sarebbe contento di essere glorificato da colui le cui<br />
opere sono perfette? La sua così grande immensità non<br />
può glorificare nessuno se non in grado immenso. Una<br />
glorificazione che proviene da una gloria così magnifica<br />
dev’essere necessariamente grande. Voce rivolta dalla<br />
maestosa gloria 393, dice Pietro. Davvero gloria magnifica<br />
quella gloria che glorifica così magnificamente per<br />
sempre, con tanta varietà e in pienezza di splendore.<br />
Invece, fallace è la gloria di questo mondo, vano il suo<br />
splendore, breve il giorno degli uomini. Chi è saggio non<br />
desidererà nulla di tutto questo, ma piuttosto, dal fondo<br />
del suo cuore, dirà a colui che vede nel cuore: E non ho<br />
desiderato il giorno dell’uomo, tu lo sai 394. Per me, io<br />
desidero qualche cosa di ben più grande di quello che<br />
desidera l’uomo carnale. Questo, anzi, non voglio<br />
neppure riceverlo. Infatti, so bene chi sia colui che dice:<br />
Io non ricevo gloria dagli uomini 395. Quanto siamo<br />
miserabili noi che cerchiamo la gloria che gli uomini si<br />
danno l’un l’altro e non vogliamo quella che soltanto Dio<br />
può darci! Infatti quella di cui facciamo poco conto è<br />
eterna e perfetta. Brevi sono i giorni dell’uomo. Il suo<br />
giorno fiorirà come l’erba del campo 396. Secca l’erba,<br />
393 2Pt 1, 17.<br />
394 Ger 17, 16.<br />
395 Gv 5, 41.<br />
396 Sal 102, 15.<br />
167
appassisce il fiore, dice il Profeta, ma la parola del Signore<br />
dura sempre 397.<br />
Il vero giorno è quello che non conosce tramonto, quello<br />
dell’eterna verità, della vera eternità e, perciò, della vera<br />
ed eterna sazietà 398. Poiché, come potrebbe saziare<br />
quella gloria che è vana e fallace? Anzi, la si dice anche<br />
vuota, perché tu sappia che da essa puoi essere ancora<br />
più svuotato e mai saziato. Perciò, durante questa vita, è<br />
l’umiliazione che è un bene e non l’esaltazione.<br />
l’avversità e non il piacere, perché, dovendo l’una e<br />
l’altra durare poco, questa ti causerà pena e quella ti<br />
procurerà la corona 399.<br />
3. La tribolazione, utile perché produce la virtù provata,<br />
conduce alla gloria. Con lui sono nella tribolazione. lo<br />
libererò e lo glorificherò 400. Ringraziamo il Padre delle<br />
misericordie che è con noi nella tribolazione e ci dà<br />
conforto in tutte le nostre pene. Infatti, come ho detto, è<br />
una cosa necessaria la tribolazione che si cambia in<br />
gloria, la tristezza che si muta in gioia, e in una gioia così<br />
lunga da non poter essere rapita da nessuno, in una gioia<br />
molteplice, in una gioia piena. È cosa necessaria<br />
l’avversità di questa vita che produce la corona. Non<br />
facciamone poco conto, fratelli: il seme è piccolo, ma esso<br />
produrrà poi un gran frutto. Sarà forse un seme insipido,<br />
forse sarà acerbo, forse un grano di senapa. Non<br />
fermiamo lo sguardo su quello che di esso si vede, ma su<br />
quello che non si vede, perché le cose visibili sono di un<br />
397 Is 40, 8.<br />
398 Su questa e su altre espressioni di sapore agostiniano in questo<br />
sermone, cfr. Introduzione, pp. LXX-LXXI.<br />
399 Cfr. RB VII. 33.<br />
400 SaI <strong>90</strong>, 15.<br />
168
momento, quelle invisibili sono eterne 401. Pregustiamo le<br />
primizie della gloria, gloriamoci nella speranza di<br />
partecipare alla gloria del grande Iddio. E non solo<br />
questo, ma, per parlare più chiaramente, gloriamoci della<br />
tribolazione perché è in essa che risiede la speranza della<br />
gloria. Vedi se l’Apostolo non ha voluto insegnarti<br />
proprio questo aggiungendo che la tribolazione produce la<br />
pazienza con quello che segue 402. È chiaro che egli,<br />
avendo detto poco prima che ci gloriamo nella speranza,<br />
non ha inteso dire qualche cosa di diverso, ma qualche<br />
cosa di più aggiungendo: E non soltanto questo, ma ci<br />
vantiamo anche nelle tribolazioni. Infatti, non è che venga<br />
proposto un altro motivo di vanto, ma piuttosto si spiega<br />
dove si fonda la speranza della gloria, dove va ricercato<br />
il vanto della speranza. Sì! La speranza della gloria è<br />
riposta nella tribolazione, anzi la gloria stessa è<br />
contenuta nella tribolazione, proprio come la speranza<br />
del frutto è riposta nel seme e come in esso è contenuto il<br />
frutto. Anche il regno di Dio è dentro di noi in questo<br />
modo, tesoro immenso in un vaso di argilla, in un campo<br />
povero. Dico che è in noi, ma nascosto. Beato colui che lo<br />
avrà trovato dentro di sé. E chi sarà costui? Certamente<br />
colui che avrà pensato più alla messe che alla semente. È<br />
l’occhio della fede che trova questo tesoro, quell’occhio<br />
che non giudica secondo l’apparenza. ma vede ciò che<br />
non appare e contempla quello che non si vede. Come ha<br />
trovato davvero questo tesoro, desideroso che fosse<br />
trovato anche dagli altri, colui che diceva: Il momentaneo,<br />
leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità<br />
smisurata ed eterna di gloria 403. Non ha detto «ci<br />
401 2Cor 4, 18.<br />
402 Rm 5, 3.<br />
403 2Cor 4, 17.<br />
169
procurerà», ma: Ci procura una quantità smisurata ed eterna<br />
di gloria. La gloria, fratelli miei, non appare, ci sta<br />
nascosta nella tribolazione: in questa durata di un<br />
momento sta nascosta l’eternità, in questa pena così<br />
leggera è contenuto un peso sublime e che supera ogni<br />
misura. Allora, finché siamo quaggiù, affrettiamoci a<br />
comprare questo campo, ad acquistare questo tesoro che<br />
è nascosto nel campo. Consideriamo perfetta letizia<br />
quando subiamo ogni sorta di prove. Diciamo con il<br />
cuore, diciamo anche con le parole: È meglio andare in una<br />
casa in pianto che in una casa in festa 404.<br />
4. Io sono con lui nella tribolazione, dice Dio. Allora, andrò<br />
io in questa vita alla ricerca d’altro che della<br />
tribolazione? 405 Il mio bene è stare vicino a Dio, non solo,<br />
ma anche porre nel Signore la mia speranza 406, perché egli<br />
dice: Lo libererò e lo glorificherò. Sono con lui nella<br />
tribolazione 407. Io pongo le mie delizie nell ‘essere tra i figli<br />
dell’uomo 408. Egli è l’Emmanuele, il Dio con noi. Ti saluto,<br />
o piena di grazia, dice l’Angelo a Maria, il Signore è con te<br />
409. Egli è con noi in pienezza di grazia, noi saremo con<br />
lui in pienezza di gloria. È disceso dal cielo per essere<br />
accanto a quelli che hanno il cuore ferito, per essere con<br />
noi nelle nostre pene. Ma dopo accadrà che noi saremo<br />
rapiti nelle nuvole per andare incontro al Signore nell’aria, e<br />
404 Qo 7, 3.<br />
405 Cfr. QH Praef, 1, dove la grandezza delle avversità è presentata<br />
come ―certissimum divinae praesentiae argumentum‖.<br />
406 Sal 72, 28.<br />
407 Sal <strong>90</strong>, 15.<br />
408 Pr 8, 31.<br />
409 Lc 1, 28.<br />
170
così saremo sempre con il Signore 410, a condizione che ora<br />
cerchiamo di averlo con noi, affinché colui che ci darà in<br />
premio la patria adesso ci sia compagno <strong>sul</strong>la via, o,<br />
meglio ancora, ora ci sia via colui che un giorno ci sarà<br />
patria. Essere tribolato, purché tu mi stia accanto,<br />
Signore, per me è meglio che regnare senza dite, che<br />
godere della gloria senza dite. Meglio per me<br />
abbracciarti nella tribolazione, averti con me nel crogiolo,<br />
che essere senza dite anche in cielo. Chi altri avrò per me<br />
in cielo? Fuori di te nulla bramo <strong>sul</strong>la terra 411. La fornace<br />
prova l’oro e la tribolazione gli uomini giusti 412. Là, là tu sei<br />
con loro, o Signore, là tu stai in mezzo a coloro che sono<br />
uniti nel tuo nome, come una volta ti sei degnato di<br />
mostrarti fra i tre fanciulli anche a un pagano, tanto che<br />
egli disse: Il quarto è simile nell’aspetto a un figlio di Dio 413.<br />
Perché trepidare, perché indugiare, perché fuggire<br />
questa fornace? Sì, il fuoco infierisce, ma nella<br />
tribolazione c’è il Signore con noi. Se Dio è per noi, chi sarà<br />
contro di noi? 414. Inoltre, se egli anche ci libera, chi potrà<br />
strapparci dalle sue mani? Chi potrà rapirci dalla sua<br />
mano? E, finalmente, se è lui che glorifica, chi potrà<br />
gettare nell’ignominia? Se è lui che glorifica, chi<br />
umilierà?<br />
5. Ma senti, infine, con quale gloria egli glorificherà: lo<br />
colmerò, dice, di lunghezza di giorni. E, prima di tutto,<br />
usando il plurale per indicare i giorni, ha voluto rilevare<br />
non già un qualche loro avvicendamento, bensì il loro<br />
410 Ts 4, 17 (Vulgata ed. A. GRAMMATICA, 1959).<br />
411 Sal 72, 25.<br />
412 Sir 27, 6.<br />
413 Dn 3, 92.<br />
414 Rm 8, 31.<br />
171
grande numero. Perché, se tu pensassi a una successione,<br />
dovresti ricordare che un giorno negli atri del Signore è<br />
più che mille altrove. Noi leggiamo che anche oggi<br />
uomini santi e perfetti sono usciti da questa vita pieni di<br />
giorni, cioè, secondo la nostra interpretazione, pieni di<br />
virtù e pieni di grazie. Infatti, per raggiungere tale<br />
pienezza si trasfigurarono passando di giorno in giorno,<br />
di splendore in splendore, non già sotto l’azione del<br />
proprio spirito, ma dello Spirito del Signore. Se dunque<br />
la grazia è chiamata giorno, se, come abbiamo ricordato<br />
sopra, anche lo splendore che deriva dall’uomo e la<br />
gloria così poco brillante che gli uomini si scambiano<br />
l’un l’altro è detta giorno dell’uomo, quanto più si dovrà<br />
chiamare giorno vero, anzi, perfetto meriggio la pienezza<br />
della vera gloria?<br />
Se poi diciamo che le grazie così diverse distribuite da<br />
Dio sono come numerosissimi giorni, non si potrà forse<br />
considerare quella molteplice gloria come una<br />
moltitudine di giorni? Ma ascolta, infine, come si tratti di<br />
una moltitudine di giorni senza vicissitudine: La luce della<br />
luna sarà come la luce del sole, dice il Profeta, e la luce del<br />
sole sarà sette volte di più come la luce di sette giorni 415. Se<br />
non sbaglio, è proprio durante tutti questi giorni della<br />
sua vita che il pio Re desiderava di cantare i suoi salmi<br />
nella casa del Signore 416. Infatti, essere riconoscenti a Dio<br />
per i singoli doni che formano una gloria così grande e<br />
così multiforme, e in ogni cosa rendere grazie, sarà come<br />
un cantare salmi al suo nome per tutta la lunghezza dei<br />
giorni.<br />
415 Is 30, 26.<br />
416 Cfr. Is 38, 20.<br />
172
6. Lo colmerò di lunghezza di giorni. È come se dicesse in<br />
termini più chiari: So che cosa desidera, so di che ha sete,<br />
so che cosa gusta. Non è nell’argento o nell’oro, non è nei<br />
piaceri, non è nella curiosità, non è in qualche dignità<br />
mondana che egli trova il suo gusto. Ha reputato tutto<br />
come perdita, disprezza tutto, considera tutto come<br />
spazzatura. Si è spogliato completamente e non è più<br />
capace di interessarsi di ciò che sa che non può saziano.<br />
Non ignora a immagine di chi è stato creato e di quale<br />
grandezza è capace, e non accetta di crescere in quello<br />
che vale poco per subire diminuzione in quello che ha un<br />
prezzo immenso. Allora io colmerò di lunghezza di giorni<br />
colui che non può essere saziato se non dalla luce vera,<br />
né riempito se non dai beni eterni, perché quella durata<br />
non ha termine, quello splendore non ha tramonto,<br />
quella sazietà non genera fastidio. Vi sarà sicurezza per<br />
l’eternità, gloria per la verità, e<strong>sul</strong>tanza per la sazietà. E<br />
gli mostrerò la mia salvezza. Cioè, da quel momento in poi,<br />
meriterà di vedere quello che ha tanto desiderato,<br />
quando il Re della gloria si fa comparire davanti la<br />
Chiesa gloriosa senza macchia per lo splendore del<br />
giorno e anche senza ruga per la sua perfetta pienezza<br />
417. Altrimenti, come non può elevarsi alla visione del<br />
fulgore di quella luce chi non è puro, così non può<br />
vederlo l’animo che è anche leggermente inquieto e<br />
turbato. Per questo, come ho ricordato sopra, ci è<br />
comandato di cercare la santità e la pace anche adesso,<br />
perché senza di esse nessuno può vedere Dio. Quando<br />
dunque egli avrà saziato di beni il tuo desiderio tanto<br />
che non ti rimane più nulla da desiderare e avrai l’animo<br />
perfettamente tranquillizzato per questa stessa pienezza,<br />
allora, divenuto simile a lui perché lo vedrai come egli è,<br />
417<br />
Cfr. Ef 5, 27 e nota 12 al sermone XVI.<br />
173
ti sarà ormai possibile contemplare quella divina<br />
serenità, quella pienezza di maestà. Oppure, le parole e<br />
gli mostrerò la mia salvezza si possono riferire anche a<br />
questo: che il felicissimo abitante di quella deliziosissima<br />
eternità, pieno di tutta la gloria in se stesso, contemplerà<br />
anche fuori di sé tutt’intorno l’opera salvifica compiuta<br />
da Dio e la terra piena della sua maestà. L’aggiunta e gli<br />
mostrerò la mia salvezza potrà forse riferirsi anche a<br />
questo.<br />
7. Ma, se si preferisce, potremmo interpretare il testo<br />
anche in questo modo, cioè che Dio manifesta i giorni<br />
che aveva promesso in questa manifestazione della<br />
salvezza. Lo colmerò, dice, di lunghezza di giorni. E come se<br />
tu chiedessi come mai possono esistere quei giorni in una<br />
città della quale si legge che in essa di giorno non<br />
risplende il sole, perché non vi è notte, egli ti risponde:<br />
Gli mostrerò la mia salvezza, perché, secondo quello stesso<br />
brano della Scrittura, la sua lampada è l’Agnello 418. Gli<br />
mostrerò la mia salvezza, cioè non lo istruirò più nella fede,<br />
non lo eserciterò più nella speranza, ma lo riempirò con<br />
la visione. Gli mostrerò la mia salvezza: gli mostrerò il mio<br />
Gesù 419, affinché ormai veda in eterno colui nel quale ha<br />
creduto, colui che ha amato, colui che ha sempre<br />
desiderato. Mostraci, o Signore, la tua misericordia e donaci<br />
la tua salvezza 420. Mostraci, Signore la tua salvezza e<br />
questo ci basta. Infatti, colui che la vede, vede anche te,<br />
perché essa è in te e tu sei in essa. Questa è la vita eterna,<br />
che conosciamo te unico vero Dio e colui che hai mandato,<br />
418 Ap 21, 23.<br />
419 Cfr. Introduzione, pp. LXX-LXXI.<br />
420 Sal 84, 8.<br />
174
Gesù Cristo 421. E allora, Signore, lascerai che il tuo servo<br />
si stabilisca nella pace secondo la tua parola, quando i<br />
miei occhi avranno veduto la tua salvezza, Gesù Cristo<br />
Signore nostro, egli che è sopra tutte le cose Dio<br />
benedetto nei secoli.<br />
421 Gv 17, 3.<br />
Tratto dal sito: www.kenosis.it<br />
175
176
SOMMARIO<br />
PRESENTAZIONE ............................................................................ 3<br />
SAN BERNARDO - «SERMONI SUL SALMO <strong>90</strong>» ....................... 7<br />
PREFAZIONE ............................................................................... 7<br />
SERMONE PRIMO ..................................................................... 11<br />
SERMONE SECONDO ............................................................... 17<br />
SERMONE TERZO ..................................................................... 21<br />
SERMONE QUARTO ................................................................. 29<br />
SERMONE QUINTO................................................................... 35<br />
SERMONE SESTO ...................................................................... 39<br />
SERMONE SETTIMO................................................................. 47<br />
SERMONE OTTAVO ................................................................. 69<br />
SERMONE NONO ...................................................................... 83<br />
SERMONE DECIMO .................................................................. 95<br />
SERMONE UNDICESIMO ....................................................... 105<br />
SERMONE DODICESIMO ....................................................... 119<br />
SERMONE TREDICESIMO ..................................................... 129<br />
SERMONE QUATTORDICESIMO ......................................... 137<br />
SERMONE QUINDICESIMO ................................................... 149<br />
SERMONE SEDICESIMO ........................................................ 159<br />
SERMONE DICIASSETTESIMO ............................................. 165<br />
177
178