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e viceversa CS P - Associazione Onlus Centro Studi Panis

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SHAKESPEARIANAMENTE<br />

Vieni, mio caro,<br />

uomo più di qualunque altro,<br />

apriamo la finestra,<br />

che la tua fronte si arrossi del tramonto.<br />

A me le guance, pallide<br />

per così lungo lacrimar d’amore,<br />

Ascolta:<br />

giungono a noi orme di suoni antichi,<br />

canta l’usignolo con voce pura,<br />

leggero e mesto di smemorati voli.<br />

Leggeri i tuoi pensieri,<br />

uccelli piumati<br />

vestiti di colore verde-azzurro<br />

nella sera che già l’autunno accende.<br />

Tienmi per mano: vorrai?<br />

Ti condurrò fuori dal tuo nuraghe<br />

e opalescenti e tersi,<br />

e fatti noi stessi nuvole,<br />

alle nuvole ruberemo<br />

la fonte arcana<br />

del loro facile pianto.<br />

Mostrami ora la stella<br />

che in una notte tranquilla ci guardava,<br />

quando senza domande si scialava il tempo,<br />

e le pupille<br />

fissavano insieme la stessa eternità.<br />

Vedi? è sempre lì, lei:<br />

ferma, immutata, solamente nostra.<br />

Con la punta dell’indice,<br />

ricordi?<br />

una ciocca bagnata di mare<br />

a me scostavi lungo il viso<br />

quella strana notte.<br />

Strana carezza! e,<br />

lieve mantello sopra la mia pelle,<br />

piovevano i tuoi lunghi sguardi,<br />

verdi<br />

di quella strana luna che smagava.<br />

Scrollami ora dalle spalle<br />

l’immane peso della tua leggerezza:<br />

nell’angolo io deporrò i rimbrotti<br />

e poi, sbocconcellati e triti,<br />

per questa notte<br />

fingeremo di amarci come allora.<br />

19

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